Fa scuola Darius, l`ultimo gladiatore

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Fa scuola Darius, l`ultimo gladiatore
GIOVEDÌ
17
MARZO
2005
LIBRI E FILM
LA CENA
Per imparare
Tacito, Cesare
e Kubrik
A tavola
con idromele
e amorsellato
Trascorrere una serata come
gli antichi Romani o come i loro
eterni nemici, i Galli d’Oltralpe?
Il «Sol Invictus» aperto dall’associazione «Ars dimicandi» non
è solo un centro di addestramento all’antica arte della guerra, ma propone anche menù,
musica e spettacoli romani. L’inaugurazione del centro di Trezzano Rosa è in programma sabato con «De re militari», una festa con spettacoli e un menù dai
sapori remoti: amorsellato (salsicce di maiale in salsa di pesce),
zuppa del legionario (osso e parti di prosciutto con cipolla, aglio,
verze e farro), pollo alla tractogalatus (panna e porri) con panis militari e, ovviamente, idromele. La serata sarà ulteriormente condita con danze, combattimenti tra gladiatori e lotte
di pugilato.
Coloro che si presenteranno con
il costume romano o gallico otterranno una riduzione sul biglietto d’entrata.
le storie
Volete avvicinarvi all’arte della guerra degli antichi Romani
e avete voglia di cimentarvi con
il latino? «Dariùs» Battaglia consiglia di leggere Tito Livio, Cesare e Tacito. Se, invece, preferite
lasciar perdere il latino e mettervi
di fronte alla televisione, non noleggiate il dvd de «Il gladiatore»:
«Un bel film – dice Battaglia –,
ma non dal punto di vista della
ricostruzione storica. Né il gesto
atletico, né armature e armamenti
sono stati riprodotti come nell’antica Roma: per esempio, nella gladiatura il "retiarius" combatte sempre e solo contro un "secutor", e mai contro altre categorie di lottatori: sarebbe come mettere di fronte un giocatore di basket e un calciatore. Entrambi gli
sport ruotano attorno al pallone,
ma le regole sono ben diverse».
Un film sull’antica Roma da non
perdere, invece, è lo «Spartacus»
di Stanley Kubrik: «Sul piano
della ricostruzione storica, resta
il migliore», conclude Battaglia.
Fa scuola Darius, l’ultimo gladiatore
Dario Battaglia, di Curno, apre nel Milanese un centro che insegna l’«ars dimicandi»
Dall’esibizione per il debutto del colossal di Ridley Scott al set di «Rome» a Cinecittà
ALL’INTERNO
L’ultimo gladiatore? Non è il premio Oscar
Russel Crowe che, smessi i panni del romano Massimo Decimo Meridio, nella vita fa l’attore. L’ultimo è un bergamasco, seppur nato
a Napoli 38 anni fa: è Dario Battaglia (Darius
sul lavoro), papà del piccolo Enea di 6 anni,
che sabato con la sua associazione «Ars dimicandi» (l’arte di combattere) inaugura a
Trezzano Rosa (provincia di Milano) «Sol Invictus», nuovo centro di addestramento e formazione permanente di legionari e gladiatori che portano con spettacoli e iniziative
l’arte romana della guerra in tutta Europa.
«Ars dimicandi, nata nel ’94 – spiega Dario
Battaglia, residente a Curno – è un’associazione che ha come obiettivo la ricostruzione delle discipline del mondo atletico e militare dell’antichità greco-romana».
Dopo una breve carriera di quattro anni nella Polizia, Dario lascia le forze dell’ordine e
a 25 anni decide di dedicarsi alla sua passione: quella della ricerca storica e del riportare
in vita l’arte del combattimento dell’antica
Roma.
Si dedica anche agli sport di
«Il nostro
combattimento moderni, ma
obiettivo è quello non certo usuali. Il suo curriculum annovera il titolo italiano
di riportare
nel ’90 e nel ’91 di «Sandà» o
boxe cinese; ancora nel ’91 è
in vita l’antica
campione italiano nella boxe
arte dei
francese e nella boxe thailandese.
combattimenti
L’incontro con il passato remogreco-romani»
to inizia in maniera del tutto casuale: «Avevo avviato una ricerca personale nell’ambito dello sport e dei
giochi dell’antichità classica – spiega – concentrandomi particolarmente sull’atletica pesante, nelle discipline del pugilato antico, della luctatio (lotta antica, ndr) e del pankration
(una forma mista di lotta e pugilato, ndr). Nel
’92, poi, con l’Università di Bologna è nata
una collaborazione finalizzata alla ricostruzione delle tecniche del pugilato etrusco e
greco, dando il via alla creazione di un gruppo di sperimentatori per la ricostruzione completa delle discipline dell’atletica pesante greco-romana».
Così Dario Battaglia è diventato gladiatore e
la sua fama, insieme a quella di «Ars dimicandi», prende il largo. «Abbiamo appena terminato – spiega Dario – una collaborazione
ad Albano Laziale con Alberto Angela per il
programma Ulisse di Raitre, che verrà trasmesso tra aprile e maggio, facendo le riprese di un documentario sulle tecniche di combattimento militari romane in inverno, sotto una bufera di neve. Abbiamo lavorato anche con Alessandro Cecchi Paone e la "Mac-
50 BERGAMO
Volontari
in concorso
con il «Premio
Takunda»
china del tempo" per un documentario sui
gladiatori in occasione del film di Ridley
Scott». E proprio per la conferenza stampa di
presentazione del film premio Oscar, nel 2000
la casa produttrice de «Il gladiatore» vuole
«Ars dimicandi» davanti al Colosseo per una
dimostrazione di combattimenti.
A Cinecittà a gennaio la Hbo di Los Angeles
(la stessa casa produttrice di «Sex and the
city») vuole lui come historical advisor (consulente storico) per il serial «Rome». A dicembre del 2004, alcuni gladiatori di «Ars dimicandi» sono stati in Marocco sul set di un
nuovo film sulla vita di San Pietro interpretato da Omar Sharif.
Dario Battaglia è anche scrittore con lo pseu-
51 CORTENUOVA
In 30 mila
alle Acciaierie
con Elisabetta
Canalis
donimo di Gordon Russel, e a dicembre 2004
per la Piemme pubblica «Il grande gladiatore», un romanzo storico attorno alla vita del
generale romano Antonio Primo.
La sede di «Sol Invictus» a Trezzano Rosa ha
a disposizione una vasta area con torri d’assedio, macchine per l’addestramento alla
scherma e tutta l’attrezzatura per imparare
l’arte della guerra come un vero antico romano.
«Le richieste sono tante e arrivano da ogni dove; molti chiedono di entrare a far parte del
nostro Istituto, il problema è mantenere una
dimensione adeguata alle nostre finalità di ricerca rigorosa e di seria sperimentazione –
spiega Battaglia –. Proprio per mantenere que-
sto carattere scientifico i corsi sono gratuiti,
ma richiedono un grande sforzo psico-fisico e questo non è da tutti». Il metodo di ricerca usato è quello dell’archeologia sperimentale per ricostruire il soggetto storico attraverso tentativi empirici, colmando il vuoto dei dati che il corpus documentario, fatto
di iscrizioni, letteratura, ma anche di immagini, vasi e rilievi, non può fornire.
«Ars dimicandi» produce la maggior parte
degli armamenti e delle attrezzature che utilizza e anche per questo l’archeologia sperimentale è insostituibile: «Prima di tutto per
poter costruire un elmo, ad esempio – continua il gladiatore –, devo chiedermi a cosa
serve, qual è esattamente la sua funzione; lo
Nella foto in alto,
legionari
dell’associazione
«Ars dimicandi».
Da sopra in
senso orario,
Dario «Darius»
Battaglia, un
combattimento
di gladiatori
e una
«testuggine»
romana
con gli scudi
su cui è dipinta
l’aquila, simbolo
dell’Urbe
52 L’INIZIATIVA
In gara
con la bussola
per le vie
di Clusone
53 OLTRE IL COLLE
Nell’Arera
una grotta
profonda
630 metri
scopo non è riprodurre un elmo esattamente come venne dipinto, ma è capire perché ha
determinate caratteristiche, e l’unico modo
per capirlo è farlo vivere, rivivere nei combattimenti, perché riveli così il suo significato integrale. In questo senso l’archeologia
sperimentale è più una forma di ingegneria
che di ricostruzione storica».
È stato proprio questo approccio sistematico
e sempre legato alla verità storica a suscitare l’interesse di molte istituzioni e musei sia
italiani che europei, che hanno chiesto ad
«Ars dimicandi» la realizzazione di mostre e
spettacoli.
Con il «Teatro Alfieri» di Torino, «Ars dimicandi» ha portato la gladiatura sul palcoscenico con lo spettacolo «Pòlemos»; in Spagna
a Tarragona, invece, l’istituto collabora con il
«Museo d’historia» e inaugura il grande anfiteatro della città, e con l’Università di Nimes per l’introduzione dell’archeologia sperimentale come disciplina di studi. Spettacoli ed esposizioni sono stati organizzati anche a Verona, Rimini, Piacenza, Como, Amburgo, Monaco e Rosehneim.
Perché tutto questo interesse? «Non dimentichiamo che nell’antichità erano oltre 300 gli
anfiteatri sparsi per il mondo antico, dove
il fenomeno gladiatorio era vivo quanto nell’Urbe. Oltre 300 arene, dunque, più degli stadi di calcio di serie A e B oggi in Europa. La
gladiatura ha altissime componenti sia fisiche che culturali, sia religiose che storiche,
per questo la gente la apprezza e ne subisce
ancora il fascino».
Prosegue Battaglia: «Il "Munera gladiatorio"
(i giochi dove i gladiatori un tempo potevano
essere uccisi, ndr) è un rituale complesso, che
deve seguire una consecutio di combattimenti
ben precisa che noi rimettiamo in scena ancora oggi con combattimenti veri, dove le probabilità di farsi male sono però le stesse di
una partita di calcio. In questa ricostruzione entrano nell’arena anche
le gladiatrici donne».
Dario Battaglia, anzi Darius, è invece un «retiarius», che combattendo senza armatura, ma solo con un
tridente e una rete contro il «secùtor» (l’inseguitore con cui lottare), trascina lo spettacolo all’apoteosi e alla conclusione di questo
antichissimo rito.
«Ho sempre subito il fascino della fisicità dello scontro, dell’etica e del rischio. La disciplina del combattimento permette a due persone di mettere le basi per un rispetto inconscio fondato sull’astuzia e non sull’inganno; è un conoscere andando al di là della capacità intellettiva».
Estella Beltramelli
54 PONTE SAN PIETRO
Petizione
contro
il senso unico
in via Forlanini
55 LOVERE
Le suore
di clausura
cantano
la Passione