Miss Italia: “La bellezza è plurale”

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Miss Italia: “La bellezza è plurale”
Miss Italia: “La bellezza è plurale”
9/9/2011
L’allegria, la spontaneità ma, soprattutto, un rapporto equilibrato, a tratti autoironico con il proprio
corpo e la propria immagine. E’ questa la “filosofia” della donna curvy, con le forme, raccontata
dalla giornalista e scrittrice Daniela Fedi, coautrice del libro intitolato, per l’appunto, “Curvy, il lato
glamour della rotondità”. Edito da Mondadori, scritto a quattro mani insieme a Lucia Serlenga, il
libro, che raccoglie anche una serie di consigli per evidenziare al massimo il lato glamour delle
proprie rotondità, è stato al centro di un incontro svoltosi nel Caffè Gambrinus e dedicato a Miss
Italia alla taglia 44.
Ospiti d’eccezione, insieme alla patron del Concorso Patrizia Mirigliani e a Daniela Fedi, due
rappresentanti della taglia 44: la siciliana Anna Munafò, seconda classificata nel 2005 e la
bolognese Valentina Mezzetti, modella di Elena Mirò e Miss Emilia 2005.
“Indossare una taglia superiore alla 42 è rimasta oggi l’ultima forma di apartheid – ha dichiarato
Daniela Fedi, che si occupa di moda dal 1980 -. Solo il cinque per cento delle donne rispecchia
senza sforzo i canoni imposti dalla moda. La conclusione è che tra la donna reale e quella ideale
c’è un abisso: la bellezza è plurale – ha affermato -. Questo libro non è un inno all’obesità – ha
precisato -, ma è un regalo a tutte le donne, perché possano trovare un rapporto equilibrato con se
stesse e la propria immagine, giocando con l’autoironia. Purtroppo nella nostra società si sta
affermando sempre di più un grave disturbo che si chiama dismorfofobia, che nasce da una visione
distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, causata da un'eccessiva preoccupazione della propria
immagine corporea. A causa di questo disagio – ha proseguito -, ci sono donne bellissime che si
vedono brutte, ragazze magre che si vedono grasse e viceversa. I media hanno una responsabilità in
questo: la famosa size zero ha senso solo in Tv, dove le figure appaiono dilatate. Ma nel futuro, con
la visione anamorfica, questo problema non ci sarà più. Il futuro, perciò, è delle donne curvy. Non
bisogna dimenticare che la rotondità è un segno dell’evoluzione genetica. Occorre riadattare uno
sguardo obiettivo alla realtà – ha detto -, rimasta per troppo tempo lontana dalle passerelle. E poi ci
sono gli uomini, che si dividono in due categorie – ha concluso -: quelli che amano le tonde e gli
altri. La cosa più difficile da fare è una, anzi tre: amarsi, perdonarsi e accettarsi come portatrici sane
di rotondità”.
Daniela Fedi ha avuto parole di elogio per Elena Mirò, uno dei marchi storici della Miroglio
Fashion, quest’anno tra gli sponsor ufficiali di Miss Italia.
“Ogni anno, durante le sfilate, la moda consuma il suo ‘fiero pasto’ a scapito delle donne – ha detto
la Fedi -. Gli stilisti prediligono ancora donne magrissime, perché vestire donne con le curve è più
faticoso e richiede più tempo: la moda è veloce e non vuole fare fatica. Una donna rotonda, con le
forme, attira l’attenzione, a scapito del vestito. A partire dal 2005, Elena Mirò è stata l’unica a
portare in passerella a Milano le taglie 44, 46, 48: spero che il suo esempio venga seguito”.
Volto di Elena Mirò è appunto la modella emiliana Valentina Mezzetti, presente all’incontro.
“Quando ho partecipato nel 2005 a Miss Italia portavo una 42 – ha detto la Mezzetti -. Ora sono una
46. Il mio percorso è stato del tutto naturale – ha raccontato -, ho acquistato chili nel tempo,
mangiando bene, quindi non ho sensi di colpa, anzi: ho un’esperienza bella alle spalle: credo che
una donna sia bella e sana al di là della taglia. Ciò che conta è stare bene, a prescindere dalle misure
e dal peso. Con le mie colleghe modelle – ha concluso – c’è un bel rapporto, anche se noi di Elena
Mirò siamo molto diverse. I nostri backstage sono allegri, pieni di cibi colorati, di risate. E poi,
essendo poche, c’è meno concorrenza e ci consociamo tutte: siamo un bel gruppo”.
Dello stesso parere di Valentina, Anna Munafò, che nel 2005 si classificò seconda dopo Edelfa
Chiara Masciotta e che, delle sue curve, ne ha sempre fatto un vanto.
“Ho sempre portato una 44 –ha detto con orgoglio Anna -. Quando ho partecipato a Miss Italia sono
stata molto discriminata dalle altre ragazze: leggevo molta disapprovazione nei loro sguardi.
Davano per scontato che una ragazza come me, che non portava e non porta tuttora la taglia 40,
non avrebbe mai potuto superare né le selezioni né, tantomeno, aspirare al titolo: invece, sono
arrivata seconda. E’ stata la mia più grande rivincita – commenta -, anche se io ho vissuto
serenamente la mia partecipazione, perché sono sempre stata bene con me stessa e ho sempre avuto
un buon rapporto con il mio corpo e la mia immagine: non mi sono mai sentita inadeguata”.
Una testimonianza toccante e preziosa sul tema è stato dato da Lisa Guidi, psichiatra, e da Silvia
Lucchesi, psicologa, del centro per i disturbi alimentari di Montecatini “Gli Aquiloni”.
“E’ molto difficile dire che cosa sia la bellezza: questo ideale non ci appartiene mai del tutto, perché
è influenzata da molteplici fattori esterni che bombardano le donne da quando sono piccole – ha
detto la dott.ssa Guidi -. Ognuno di noi ha quindi un ideale estetico spesso acritico e inconsapevole.
Si pensi alla bambola Barbie: è nata nel 1953, non si è mai sposata, non ha mai avuto figli e dopo
43 anni di amore, ha interrotto la sua storia con Ken. Non c’è molto di positivo in lei, eppure tutte le
bambine crescono nel suo modello. Se, fino a ieri, la magrezza era un valore indiscutibile di
bellezza – ha concluso - oggi è invece possibile cominciare a diffondere un ideale di bellezza più
morbida, che ritrova il corpo e il volto delle miss del passato”.