Rosa Balistreri - l`ultima cantastorie
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Rosa Balistreri - l`ultima cantastorie
Rosa Balistreri - l’ultima cantastorie Barbara Taglioni R moleskine 20 osa Balistreri rappresenta le donne della Sicilia, quelle che non chinano la testa e che sono pronte a graffiare, non come gatte ma come tigri. Artista indimenticabile per la forza espressiva, per il coraggio delle Rosa Balistreri idee, per la passione intensa del suo canto. Il suo timbro di voce forte ed originale le consentì di interpretare le canzoni popolari siciliane con tono drammatico, esprimendo il senso di povertà e di orgoglio della sua terra. Nacque nel marzo del 1927 a Licata. Figlia di un ebanista, prima di quattro femmine e di un maschio disabile, Rosa, fin da piccola lavorava nei campi per aiutare la famiglia. Il canto era la sua fuga dalla dura realtà che la circondava. Cantava quando lavorava, quando nessuno la poteva sentire, lontano e di nascosto da suo padre che spesso la picchiava dicendole che: “le donne non cantano, lo fanno le puttane”. Cantava tra sé e sé Rosa, sfogando la sua rabbia, quando a 15 anni, per un matrimonio combinato dalle famiglie interessate, fu data in sposa ad un poco di buono che lei stessa definì “latru, jucaturi e ‘mbriacuni”. Il marito-padrone era un violento e a causa delle sue percosse Rosa perse il primo figlio. Per difendersi dall’ ira di quest’uomo, in preda alla disperazione, un giorno lo accoltellò e, pensando di averlo ammazzato, si costituì e trascorse sei mesi in carcere. La sua fu una vita di duro lavoro, di delusioni e di grande dolore, di tragedie e di lutti. Dopo il fallimento del suo matrimonio cadde nelle grinfie di un benestante palermitano che la mise incinta e la illuse con false promesse. Il bambino nacque morto. Indebolita nell’anima e nel corpo da questi tristi eventi, Rosa divenne facile bersaglio delle molestie da parte del nuovo e giovane prete del paese e finalmente trovò la forza di fuggire a Firenze con il fratello. Qui lavorò come domestica e incontrò il pittore Manfredi con cui visse 12 anni. Egli la presentò ad artisti quali Mario De Micheli, Ignazio Buttitta e Dario Fo. Proprio il De Micheli estasiato dalla sua voce le diede la possibilità di incidere il primo disco dando così inizio alla sua carriera artistica. Dopo la fine del suo amore con Manfredi, che la lasciò per una modella, e un tentativo di suicidio, nel 1971, Rosa fece ritorno nella sua Isola, nella città di Palermo, che non smise di adorare e di essere sempre fonte di ispirazione artistica, continuando ad esibirsi in vari spettacoli. Mori per un ictus nel settembre del 1990. Sulla sua vita è stato girato un film dal titolo “La voce di Rosa” di Nello Correale (in vendita in DVD assieme al libro di Giuseppe Cantavenere per Sciascia Editore). La sua grafia Una grafia esplosiva ed effervescente, che si agita sul rigo, rivela un’emotività forte, generatrice di turbolenze interiori. L’attivismo e l’ampiezza del gesto esprimono il desiderio di fuggire da una realtà dolorosa e di esplorare il mondo. Il movimento fluttuante che genera forme personalizzate e aperte ci parla di vivacità intellettuale, di una ricca immaginazione, di apertura e curiosità verso l’animo umano. La sua fantasia, creatività ed eloquenza, la rendevano capace di improvvisare e di trovare soluzioni brillanti. Supportata da entusiasmo e ottimismo, nonostante la durezza delle sue esperienze, Rosa era una donna con un forte bisogno di contatti sociali, temeva la solitudine, desiderava rendersi utile al prossimo, in un estremo bisogno di riconoscimento. Voleva comunicare, stare in compagnia, condividere, conoscere tanta gente interessante. Aveva uno spirito critico poco sviluppato che la rendeva spesso ingenua e influenzabile. La disuguaglianza delle forme ci informa della poca perseveranza, dell’ umore variabile, si arrabbiava, ma le passava in fretta, senza serbare rancore. Il suo comportamento era contraddittorio, a volte imprevedibile, con alternanza di alti e bassi che destabilizzava le persone vicine e le procurava una grande insoddisfazione. Una donna che sapeva guardare dentro le cose della vita e dietro le apparenze, che ha fatto della sua voce un’arma di denuncia così tagliente ed efficace che lascia una cicatrice profonda in coloro che ascoltano le sue canzoni.