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Osservatorio Popai di Daniele Tirelli* Bluewater, il gigante che attrae con decoro IL MALL, SORTO IN UN’AREA ABBANDONATA DEL KENT, SI RELAZIONE CON LA NATURA CIRCOSTANTE E IL PATRIMONIO CULTURALE LEGATO AL PASSATO DI QUESTA REGIONE N el mezzo della bufera finanziaria che sta rimodellando le economie occidentali, può essere interessante analizzare la tenuta della cattedrali dello shopping costruite nel pieno della precedente euforia del new millenium. Così, salito a Euston (London) sul treno ad alta velocità, giungo a Greenhithe e, dopo un breve tragitto via bus, eccomi nuovamente davanti a Bluewater, nella valle che lo ospita e che fu ricavata da una cava di gesso dismessa profonda ben 60 m. Questo shopping center che, al momento dell’apertura, 2 ottobre 2011 il 16 marzo 1999, si contendeva con il Colombo di Lisbona il primato della più grande struttura commerciale d’Europa, conserva tuttora gran parte della sua spettacolarità visionaria. Il progetto iniziale fu certamente oltremodo coraggioso. Insediare un complesso di 325 store in un’area abbandonata del Kent, a 23 miglia da Londra, costituiva una sfida verso molti criteri di localizzazione da manuale, dato che un calcolo realistico della clientela potenziale evidenziava un notevole rischio. Oggi, a undici anni di distanza, la sfida sembra essere in gran parte vinta sebbene nuove minacce sembrano profilarsi all’orizzonte. Il riferimento è alla recentissima apertura del maestoso Westfield London che con i suoi 314 store si colloca nei pressi della White City, collegata alla Central Line dalla metropolitana della capitale, un’altra splendente cattedrale facilmente raggiungibile da ogni parte di quest’area metropolitana. Vi sono pochi dubbi, infatti, che il potere attrattivo di questo modernissimo centro commerciale non mancherà di spostare ● Dida xxxxxxx xxxxxxx xxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx ottobre 2011 3 Osservatorio Popai il baricentro degli acquisti dell’immensa massa di londinesi e di turisti che affluiscono nella capitale. Dunque Bluewater dovrà adattarsi al nuovo contesto competitivo enfatizzando le caratteristiche che tuttora lo contraddistinguono e che fungono da richiamo per gli shopper che per un giorno desiderano evadere dal traffico caotico della città. Il primo punto di forza è certamente la filosofia che lo ispira: essere un luogo interamente dedicato allo “shop-entainment”, chiuso su stesso, autosufficiente... il massimo dell’ispirazione postmodernista in quanto “total space, a complete world, a kind of miniature city”, come avrebbe detto Fredric Jameson. In esso il suo frequentatore tipico ha un unico scopo (avendo deciso di affrontare uno spostamento non breve!): dedicare la sua giornata e il suo tempo libero agli acquisti, allo spettacolo della merce e all’alimentazione e ai passatempi consumistici offerti dal centro. Il secondo è l’attualità della sua architettura volta a interpretare perfettamente ogni predisposizione del proprio shopper. La sua pianta triangolare lega tra loro tre mall specializzati: The Guildhall, dedicato al fashion, al lifestyle e ai ristoranti gastronomici collegati all’area The Village; The Rose Gallery, che ospita le insegne e i franchising più celebri e popolari e sfocia nell’area del Winter Garden; The Thames Walk, che accompagna il visitatore verso un’ampia sequenza di café, casual restaurant collocati nel cosiddetto Water Circus e a luoghi destinati al leisure. Il concetto è stato elaborato dell’architetto Eric Khune per la società australiana Lend Lease Corporation che ne ha curato lo sviluppo. Nel complesso lungo questo percorso lo shopper ha disposizione 335 punti di vendita, disposti su un tracciato chiuso che risponde a una organizzazione 4 ottobre 2011 longitudinale arcuata, la quale agevola la visione prospettica di ogni punto di vendita sviluppandosi sui due livelli del complesso. Questi due piani sono poi armonicamente collegati da scale mobili e altri passaggi che consentono un agevole interscambio dei flussi di traffico. Ai vertici del triangolo si trovano gli anchor store John Lewis, Marks & Spencer e House of Fraser. Per la novità del suo disegno Bluewater fu considerato al tempo un caposaldo di una nuova generazione di altri shopping mall che ne trassero ispirazione. L’investimento richiesto per la sua realizzazione fu nella seconda metà degli anni ’90 notevolissimo: circa 600 milioni di euro a cui corrispose un giro d’affari, nel suo prima anno di vita, di oltre 1 miliardo di euro. Bluewater dovette comunque risolvere un difficile problema ambientale. Occorreva infatti stabilire una relazione il più felice possibile tra la dimensione della struttura e l’enorme vuoto che l’avrebbe ospitato. Le contraddizioni generate da questa collocazione molto particolare furono evidenti. Tuttavia il risultato ottenuto da questo inserimento avveniristico nella campagna del Kent appare tuttora felice. La soluzione prescelta fu costituita da un ulteriore investimento non immediatamente finalizzato ai fini commerciali: la creazione di ampi giardini con passeggiate e piste ciclabili attorno ai 7 laghetti recuperati dall’antica cava e dotati di giochi d’acqua: una scelta che regge all’usura del tempo e che contribuisce in maniera intangibile anche agli obiettivi più prosaici del “vendere”. Rispetto ai tempi dell’apertura il rimboschimento dell’area con oltre 1 milione di nuovi alberi piantati costituisce infatti un ulteriore arricchimento dell’atmosfera rilassata dell’ambiente circostante. L’esterno di Bluewater gioca un ruolo ● Dida xxxxxxx xxxxxxx xxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx fondamentale. È funzionalmente complementare al disegno delle strutture interne, come nel caso dell’enorme serra che contiene piante, alte sino a 18 m, provenienti dalla foresta pluviale della Florida e che con i suoi 1.000 mq funge da ingresso laterale dell’ala denominata Winter Garden, il cui ambiente distensivo ed esteticamente accattivante gioca un ruolo fondamentale per l’immagine complessiva. In questo senso l’investimento fatto è andato oltre le pure finalità commerciali dell’impresa. All’epoca della progettazione infatti il centro commerciale venne concepito come un importante punto d’avvio della rinascita sociale ed economica di una zona colpita dalla ristrutturazione industriale e posta ai margini del grande attrattore londinese. Da qui la cura notevolissima prestata a ogni genere di facility per la popolazione anziana e disabile che avrebbe potuto trovarvi un momento di svago e di integrazione sociale. La grande disponibilità ottobre 2011 5 Osservatorio Popai ● Dida xxxxxxx xxxxxxx xxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxx xxxxxxxxxx xxxxxxxxx di parcheggi (13.500 posti) di collegamenti con i mezzi pubblici (600 autobus giornalieri) e, all’interno, di aree relax, di punti di ristoro, di toilette rendono l’agibilità di Bluewater ancora senza paragoni. Un altro accesso allo shopping centre è la monumentale Steeplechase Square, predisposta per accogliere i 20 milioni di visitatori annui. Il simbolismo dei suoi elementi decorativi e l’epigrafe di Rudyard Kipling che corre sulle fasce laterali e sul frontone, contribuiscono a conferire all’insieme una notevole carica di suggestione. L’inflessione di questa entrata è rafforzata dai padiglioni asimmetrici antistanti, sui quali sono stati giustapposti un cubo e un cono fuoriscala che si confrontano con l’enorme spazialità della depressione circostante. Bluewater non manca pertanto di sorprendere 6 ottobre 2011 l’occhio di chi lo visita per la prima volta con le sue ambigue dualità di forma e di significato. In sintesi, l’espressività dell’architettura e del decoro traggono ispirazione da un patrimonio visuale e letterario autenticamente legato al passato di questa regione. Un aspetto particolare è costituito inoltre dalle strutture della copertura, dalle 11 cupole che ne sono parte integrante e dalle curiose prese d’aria per la ventilazione. Va ricordato che a parte la loro estetica avveniristica, la loro geometria estrema ha richiesto, negli anni ’90, l’uso di tecniche computeristiche d’avanguardia. Gli interni di Bluewater si caratterizzano poi per l’inserimento di 50 opere d’arte moderna ispirate al concetto del lavoro, dell’acqua e del grande fiume Thames poco distante. Il percorso del fiume è stato anche riprodotto su una “mappa” lunga 200 m intarsiata nel pavimento del mall omonimo. All’occhio meno superficiale che ammira i decori delle pareti appaiono poi evidenti (tra i tanti) i richiami all’atmosfera dei Kew Gardens londinesi, della Burlington Arcade, a Shakespeare, a John Sargent, ai riferimenti della New Age. Resta inoltre validissima la scelta di costruire una scenografia interna attorno alle superfici luminose costituite dalle ampie vetrate e dagli oblò dai quali filtra la luce naturale che sostituisce per quanto possibile l’uso della luce artificiale, ma senza alcun detrimento alla corretta percezione cromatica degli interior. Particolarmente riuscito resta anche il gioco delle spazialità interne che vincono il pericolo della monotonia con l’uso di diverse tensostrutture. Esse richiamano a volte le vele delle imbarcazioni, in altri creano giochi di luce e d’ombra con le loro forme inusuali. Insomma la carica sinestetica è notevole pur senza sovrastare psicologicamente la predisposizione dei frequentatori verso lo scopo principale della visita, ovvero curiosare tra le innumerevoli proposte del luogo e soprattutto acquistare e consumare. Bluewater resta dunque un punto di riferimento obbligato per tutto il settore degli shopping center e ciò per molte e svariate ragioni. L’importanza di quest’opera si evidenzia soprattutto da un fatto: il sovrainvestimento iniziale motivato da un lungo e profondo lavoro analitico aprioristico. Rispetto ai big box nati da pure operazioni immobiliari di breve respiro, la creazione di un attrattore che si inserisce seriamente nella vita sociale e culturale di un luogo ripaga più che proporzionalmente l’investimento con la sua durata nel tempo. ● *Presidente di Popai Italy