VAI - Boston Consulting Group
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11/03/2016 Pag. 68 N.3 - marzo 2016 tiratura:150000 MODELLI DI CRESCITA. A colloquio, in esclusiva, con l'economista Michael Silverstein Brand che durano nel tempo Visione di lungo periodo, non meno di 50 anni, e velocità d'azione devono andare a braccetto. Solo così si possono trasformare i clienti più affezionati in "alfieri" capaci di influenzare le decisioni di acquisto più di una qualsiasi strategia di marketing S olo l'innovazione costante porta alla crescita infinita. Questo lo sapevamo già, ma, come declinare questa innovazione, step by step, verso cosa, con quali strumenti e quali tempistica, ce lo ha spiegato Michael Silverstein nell'intervista esclusiva che ha rilasciato a "L'Impresa" durante il suo viaggio in Italia in occasione dell'uscita dell'ultimo libro, Rocket. Otto lezioni per as- sicurarsi una crescita infinita, di cui è coautore insieme a Dylan Bolden, Rune Jacobsen e Rohan Sajdeh, la cui prefazione italiana è curata da Lamberto Biscarini e Alvise Scaroni (Bcg). Da clienti ad alfieri Rocket racconta le storie di diversi leader che hanno saputo costruire brand destinati a durare nel tempo, dando vita a community di portatori d'interesse stabili e importanti e trasformando alcuni dei propri clienti più affezionati in "alfieri" capaci di comunicare i valori del marchio meglio di come avrebbe mai potuto fare un'azienda dall'interno. «Partiamo dal presupposto che chi quel prodotto contribuisce a crearlo è un partner e quindi tutti i dipendenti di un'impresa devono essere considerati tali. Loro sono i primi stakeholder, ma dovrebbero essere anche shareholder, perché i risultati vanno condivisi con chi ha contribuito a generarli. Questa è una delle prime lezioni per vincere la sfida - spiega Silverstein -. Un buon leader sa coinvolgere il suo team intorno ai progetti, genera continuo engagement ma soprattutto ha una visione a lungo termine». Quanto lungo? Secondo Silverstein almeno due generazioni. «L'investimento su un progetto, su un gruppo di persone, su un mercato deve essere un investimento a lungo termine, non meno di 50 anni, per questo dico che occorre un fondatore visionario per dar corpo a un'azienda di successo il cui brand possa durare nel tempo». 66 LIMPRESAN°3/2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato STRATEGIE 11/03/2016 Pag. 68 N.3 - marzo 2016 Cucinelli, un esempio per il mondo La squadra, come conditici sine qua non per la realizzazione di un progetto. Quella squadra verso la quale l'unico protagonista italiano del libro di Silverstein dice di sentirsi il "custode", non il proprietario. Brunello Cucinelli, secondo l'economista americano, è il datore di lavoro che tutti sognano, disposto a pagare retribuzioni più elevate del 20% rispetto alla media ai suoi artigiani e di garantire loro un ambiente luminoso in cui creare. «Cucinelli ha circa 1300 dipendenti — scrive Silverstein nel suo libro — oltre a 3500 collaboratori artigiani. Ha creato una rete di fornitori locali — fabbri- che di tessuti, creatori, designer — che gli sono fedeli in virtù di rapporti personali e della longevità delle proprie relazioni commerciali. Oggi l'impresa umanistica, fondata su legami solidi con dipendenti e fornitori, consente a Cucinelli di offrire mercé di qualità superiore, di essere tra \ first mover nell'innovazione e di produrre abbigliamento veramente "Made in Italy" per Stati Uniti, Europa, Giappone, Cina e Russia». Cucinelli è l'unico imprenditore italiano la cui case history sia diventata paradigmatica verso la crescita infinita. «La maggior parte delle medie imprese italiane non ha questa visione e deve investire ancora molto per diventare una global company. Nonostante molte abbiano il design, il know-how e l'artigianalità, non hanno davvero investito per uscire dall'Europa. Il design è certamente un vantaggio, un punto di partenza, ma la visione resta LIMPRESAN°3/201ó 67 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Un razzo che però, come si vede dalla copertina, deve essere costruito da più persone che lavorano assieme come una squadra», puntualizza. tiratura:150000 11/03/2016 Pag. 68 N.3 - marzo 2016 tiratura:150000 Coop Italia, un'altra storia di successo Rocket. Otto lezioni per assicurarsi una crescita infinita, M. Silverstein, Dylan Bolden, Rune Jacobsen e Rohan Sajdeh, Egea 2016 In realtà c'è un altro caso italiano in Rocket, ma non è la storia di un fondatore visionario, quanto di un retailer che ha saputo generare, nel tempo, una comunità con forti legami. Coop Italia ha sviluppato valori tali intorno alla sua supply chain, in grado di trasformare il consumatore in socio e cittadino, perché «I consumatori si aspettano di più da una cooperativa che da un altro tipo di attore», dice Silvano Ambrosetti, ex presidente di Coop Lombardia. «E teniamo conto che è difficile essere un retailer di successo», aggiunge Silverstein. Eppure Coop Italia ce l'ha fatta, è riuscita a differenziarsi stabilendo forti legami con le persone e le comunità. «La Coop garantisce definizioni rigorose per l'approvvigionamento e molteplici controlli sui prodotti», scrive l'economista. E, stando alla fotografia scattata con grande precisione da Biscarini e Scaroni, il consumatore italiano ha un'opinione ragionata sui brand che sceglie di acquistare. E, se si innamora di quel brand, vuole entrare a far parte di quel 2% di consumatori-alfieri che è determinante per generare una crescita infinita. «Siamo un popolo di alfieri», concludono i due curatori italiani. Consumatori italiani più consapevoli Michael Silverstein e Brunello Cucinelli 68 L'IMPRESA N°3/2016 Nel 2015, infatti, il Boston Consulting Group (Bcg) ha selezionato sette settori - industria, cosmetica, industria automobilistica, telecomunicazioni, banche, assicurazioni auto, gas ed elettricità, Gdo - e per ognuno di questi ha intervistato 2000 consumatori italiani, valutandone il comportamento per poterlo mettere a confronto con quello di altri paesi. Dalla ricerca emerge che l'Italia ha una percentuale di consumatori che esprimono un'opinione (positiva o negativa che sia) più alta di circa 8 punti percentuali rispetto agli altri paesi oggetto dello studio. Gli alfieri italiani non solo dunque sono più numerosi, ma anche più influenti. Le aziende che sapranno far tesoro di queste tendenze potranno più facilmente assicurarsi una crescita infinita, dato che, come emerge dal saggio di Silverstein, gli alfieri influenzano la decisione d'acquisto più di qualsiasi strategia di marketing. Impostare una strategia commerciale e un marketing mix che puntino a costruire una base solida di alfieri del brand potrebbe dunque generare un ritorno duraturo ed elevatissimo. «È vero ovunque e ancora più vero in Italia», assicurano Biscarini e Scaroni. Dove concentrare gli sforzi Un cliente fedele (un alfiere) può garantire otto volte il proprio consumo tramite il passaparola ad amici e parenti, solo che la maggior parte delle aziende si ostina a condurre ricerche sulla popolazione in generale invece che su quei potenziali clienti-alfieri che farebbero fare loro passi da gigante o crescite accelerate. Se corteggiare gli alfieri deve essere la prima lezione da imparare, ce ne sono altre sette non meno importanti, secondo Silverstein, da non dimenticare, come: non chiedere ai clienti che cosa vogliono perché ancora non lo sanno finché non glielo avrete detto voi; accettare le loro critiche perché rendono le imprese più forti; cercare la bellezza perché tutti giudicano un libro dalla copertina; trasformare i dipendenti, per primi, in sostenitori appassionati; rafforzare i rapporti virtuali; usare parametri quantitativi nella misurazione del proprio business e non procedere a piccoli passi, ma a grandi balzi. «Per vincere alla grande, occorre sognare alla grande. Per questo è necessario essere visionari», conclude l'autore. I Pa.S. La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato la cosa più importante, il sapere quale forma si vuole dare al proprio business», specifica Silverstein.