Informa febbraio 2008

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Informa febbraio 2008
INforma
Anno XVIII – Numero 185 – Febbraio 2008
RINNOVA
l’ADESIONE
2008 al Grac
GENITORI E FIGLI DAVANTI ALLA TV
Stavo guardando la televisione con i miei due figli di otto e dodici anni, eravamo in attesa della cena. Io
volevo ascoltare il telegiornale, loro, naturalmente, no. "E' l'ora dei cartoni - mi dissero - non possiamo non
vederli!". Provai ad insistere per un po', cercando di convincerli che forse guardare insieme il telegiornale
poteva essere utile anche a loro, ma le mie argomentazioni non furono convincenti. Ne uscii perdente. Mi
dissi, tanto per addolcire la sconfitta, che i cartoni animati di Dragon Ball potevo guardarli anche io. In
fondo, serve per il mio lavoro entrare nel loro mondo, che è il mondo dei miei piccoli pazienti, i quali hanno
più o meno l'età dei miei figli. Cambiato canale, iniziammo a guardare i cartoni animati. Dragon Ball,
appunto. I personaggi sono potenti, forti e irreali. Si scontrano con scambi di pugni, onde energetiche,
sguardi penetranti e determinati. I miei figli erano ipnotizzati, nel senso clinico della parola. Chiesi perché
quei personaggi stessero combattendo tanto ferocemente. Mi dissero che lo facevano per salvare il mondo
dai cattivi. Mi fermai a pensare. Il rimedio del conflitto è quindi "uccidere i cattivi"; l'unica cura è uccidere.
Finalmente guardai il mio TG. La notizia che m' attanagliò alla gola come una tonsillite acuta: "Uccisa in
casa dall' ex convivente, il motivo pare gelosia". Istintivamente pensai a Goku, il super Sayan dei cartoni
dei miei figli, che uccide il cattivo con l'intenzione di distruggere la terra. Cercavo di capire se ci fosse un
collegamento tra la notizia del TG e il cartone che avevo guardato con i miei figli. La soluzione del
problema - nella realtà dell'efferato delitto e nella "irreale" dinamica del cartone animato - non passa
attraverso uno spazio di pensiero. Il conflitto emotivo non ha spazio per rappresentarsi e spiegarsi
all'esterno, bensì viene distrutto con l'azione violenta, senza il pensiero mediatore.
Non più uno spazio di parola ma l'azione, la sola azione finalizzata all' eliminazione di ciò che fa
male o è potenzialmente pericoloso per la sopravvivenza. Scrive il Professor Umberto Galimberti, nel suo
libro "L'ospite inquietante", pubblicato nel 2007 con la casa editrice Feltrinelli: "Se l'emozione non trova il
veicolo della parola ricorre al gesto truculento d'amore o di violenza". Cosa posso fare io come genitore,
come clinico? Capisco che la sola cosa possibile è permettere alle emozioni di esprimersi, alle lacrime di
uscire, alla rabbia di manifestarsi senza distruggere e distruggersi; permettere alla parola di essere
ascoltata e di narrare il suo significato profondo ed emotivo. Vorrei condividere questo pensiero con chi
passa molto tempo con i miei figli: mi riferisco ai loro insegnanti. Vorrei che le parole dette da tutti i ragazzi
nelle loro classi non siano prese unicamente come l'espressione manifesta di un apprendimento da
valutare, ma come l'espressione diretta d' un mondo interno, di un mondo emozionante ed emozionale;
vorrei che non li considerassero solo come "obiettivi di apprendimento" ma come portatori di una biografia,
di una storia unica. Vorrei che sapessero chi sono.
Non smetto di domandarmi cosa li ha fatti stare così concentrati a guardare "Dragon Ball". Perché
non si incantano ugualmente davanti ad un tramonto, ad un' opera d'arte? Credo che manchi loro la
capacità di stupirsi e invece sia presente massicciamente il desiderio di possedere. Ma possedere non per
"avere" ma possedere per "essere". La perdita di sé, della propria intimità, nel fallace tentativo di
identificazione omologante di massa, impedisce il processo essenziale della appartenenza; appartenere è
successivo ad identificarsi, ma se l'identificarsi è massivo, omologante, acritico, non è possibile una reale
appartenenza alla coppia, alla famiglia, alla scuola, alla Chiesa, alla società civile. In definitiva non si
"appartiene" con la propria identità, ma si "partecipa" alla realtà, in una dimensione
acritica,"aresponsabile", e unicamente indirizzata al possesso delle cose, dove "l'intimo" diventa "oggetto"
e il valore oggettuale prende il sopravvento sul valore morale, etico ed anche estetico. Le cose si
confondono con le emozioni al punto che agendo sulle cose si pensa di modificare le emozioni. Ecco
perché, a volte l'unica, soluzione diventa uccidere, distruggere, eliminare. Chiediamo ai nostri figli se, dal
loro punto di vista, ci sia una soluzione diversa, accompagniamoli nel processo del pensiero. Sono
convinto che scopriremo in loro doti diplomatiche e creative inaspettate. Questo comporta, anche da parte
nostra, un impegno attivo, una attenzione continua nei loro confronti, uno spazio mentale dedicato
esclusivamente a loro e non solo uno spazio temporale. Ne siamo capaci noi per primi?
Velio Degola
L’Adesione al GRAC può essere rinnovata, oltre che nella Serata del 17 gennaio, presso
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Genitori e figli insieme davanti alla tv
Stesso titolo, una diversa opinione
Ho letto con attenzione l’articolo del sig. Velio Degola pubblicato sul Cittadino, cogliendone spunti sicuramente
interessanti, ma invio un mio modesto contributo per invitare il lettore a focalizzare la questione da un altro punto di
vista.
Innanzitutto mantengo il titolo e non a caso. Ma vorrei dare una valenza più significativa alla parola
INSIEME. A mio avviso insieme non significa vicino, o accanto o con, ma sottintende la parola “unione”, laddove,
matematicamente parlando, due elementi separati diventano UNO, accogliendo le caratteristiche di entrambi. Per cui,
sedendomi accanto a mio figlio per vedere Dragon Ball, non mi ci metto rimpiangendo il mio “Telegiornale”, ma con
l’intenzione di godere di un’esperienza con lui in cui, per una volta, è la guida, in attesa che io, nella condivisione,
possa assumere a mia volta questo ruolo, per poi cederlo ancora e così via, in un reciproco scambio che ci arricchisca
entrambi. Non scavo nessun solco, tra l’adulto e il bambino, nel momento in cui entro nei suoi sogni (perché di
“sogni” si tratta, il mondo dei cartoni non è una novità extragalattica, ma qualcosa che ha “incantato” anche noi, e
ancora ci incanta, se non abbiamo perso la capacità di stupirci, e comunque ci incanta nel ricordo: chi, della mia
generazione – classe 1966 – non deve trattenersi per non finire, se cade nel mezzo di un discorso, la frase “si
trasforma” con un fuori luogo “in un razzo missile”?). Non scavo solchi, ripeto, ma chiedo umilmente di entrarvi. Ed
una volta che ho la chiave dei suoi sogni ho acquisito una confidenza con il suo essere più profondo che difficilmente
potrà avere un suo insegnante (quelli che secondo l’autore dell’articolo dovrebbero stare più tempo con i nostri figli…
ma io mi auguro che ogni genitore faccia il possibile perché non sia così!).
Forse il mio è un metodo un po’ terra terra, ma io m’interesso agli interessi di mio figlio per trovare spazi in
cui seminare. Ed è anche un modo per non spaventarsi ed eventualmente correggere il tiro. Ad esempio,
scandalizzatevi, il citato “Dragon Ball” è stato per mesi un appuntamento quotidiano cui mio figlio mi ha coinvolta,
piuttosto rinunciando a vederlo subito e registrandolo purché vi potessimo assistere insieme. Ed io, che conosco la
storia, posso assicurare che ne ho apprezzato – e non ho perso l’occasione di sottolinearli con mio figlio – i numerosi
messaggi positivi. Primo fra tutti la costanza e la fatica cui si sottopongono Goku e i suoi amici per raggiungere un
obbiettivo. Sicuramente l’amicizia e l’amore paterno. Goku, al contrario di come lo descrive il signor Degola, non
infierisce mai sui nemici, il suo scopo non è mai uccidere, concede sempre un’altra possibilità. Non a caso Vegeta e
Junior, suoi acerrimi nemici, una volta sconfitti passeranno ai buoni: altro ottimo messaggio, nessuno è mai così
cattivo da non potersi concedere la possibilità di redenzione. E, non ultima cosa, Goku non sottovaluta i suoi nemici,
ma da loro impara sempre qualcosa: una mossa, un comportamento, un atteggiamento. Diciamo che si pone in
posizione di ascolto.
Invito i genitori a porsi in medesima posizione nei confronti dei figli. Perché l’ascolto è un aspetto del dialogo, ed è
quello più seducente: nessuno resiste a chi ti domanda di entrare nei propri sogni in punta di piedi. E il sogno, come il
gioco, è la condizione ideale in cui far lievitare il proprio essere.
Teresa Pedullà
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Mercoledì 6 ore 21.15
Appuntamento in Sede … e
il 27 Febbraio sempre nell’ambito dei SALOTTI DEL TEMPO LIBERO
ore 21.30 Sede Via Torricelli 6-A fondi
Atto unico ad ingresso gratuito
“ I MITI GRECI “ misfatti del dio Amore
a cura della Compagnia Teatrale “Colpo di Scena!” diretta da Teresa Pedullà.
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Ritorna
“ TEMPO DI DERBY ”
L’altra GENOA – SAMPDORIA, quello amatoriale targato GRAC.
Presso il campetto di via Torricelli
– VENERDI’ 8 Febbraio ore 21.30
Le “squadre” si formano vedendoci alle ore 21.00 o, preferibilmente, segnalandosi
segreteria tel. Grac 010 8682027 – 349 5616168.
sulla
Benaglia Carlo 3 Febbr
Follo Alberto 6 Febbr
Fadda Angela 11 Febbr Canale Maddalena 15 Febbr
Giannotti Michela 24 Febbr Caffettieri Caterina 25 Febbr Oprisan Viorka 27 Febbr
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