Comunicato stampa - Pavillon social Kunstverein
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Comunicato stampa - Pavillon social Kunstverein
Pavillon Social Kunstverein, Lucca, presents and invites you to the next exhibition: PAOLA ANZICHÉ VEDERE CON LE MANI Pavillon Social Kunstverein collabora con artisti che ricercano un’interpretazione dei cambiamenti in atto della realtà: un assieme di individui, popoli, culture, minoranze, trasformati nella propria identità e rivolti alle altre all’interno della globalizzazione, come un rispecchiamento. Per questo motivo la collaborazione con Paola anziché in questa mostra Vedere con le mani prende piede da un viaggio a Baku, nell’Azerbajan, anche se le opere in mostra fanno parte di famiglie e tempi diversi del proprio lavoro. Scrive Ivan Bargna: Baku come molte altre città nel mondo è presa in un moto vorticoso che di giorno in giorno ne muta la fisionomia: i grigi edifici sovietici sono rimessi a nuovo con piastrelle finto antico e gli sventramenti cancellano i vecchi quartieri popolari per far spazio ai grattacieli. La città si veste a nuovo e si traveste: se mai Baku ha avuto un genius loci, oggi sembra averlo smarrito (…) Paola Anziché fa un ritratto del corpo vivo di Baku. Il suo lavoro con le fibre tessili ha a che vedere con il sistema di segni che attraverso il costume rivestono il corpo. Il costume, condizione antropologica fondamentale: attitudine, presupposto al comportamento, al gesto, all’interrelazione; nonché attrezzatura per farsi parte del paesaggio (urbano). Per Lévi Strauss i popoli stranieri prendono per prima cosa l’uno dall’altro il costume, il vestiario. In questa sorta di rispecchiamento fra popoli e globalizzazione, il tessuto della città è considerato qui come il tessuto e le fibre dei corpi: quindi si tratta di ritratti-architettura, che si originano da contesti, luoghi, persone, materiali, storie. Non è un caso se a questo punto riportiamo l’attenzione ai figurinai lucchesi tra sette e novecento. Sembra che sia nato, rilevato dagli artisti, un nuovo ordine di migrazioni; e dissepolta una nuova idea di metamorfosi (sorta dalla serie delle immagini insepolte, poiché il termine oggi è sepolto, appunto, con il significato che si porta dietro, a favore del più strutturale sentire iso-cronico): ovvero, in particolare, si propone l’idea che le opere Yurta, di fibre vegetali, siano dimore-tetti da indossare. Per riassumere quanto suddetto il medium nasce insieme al fare e il fare è anche idea. Nel suo lavoro, ad esempio, quasi imitando i Maggi, rappresentazioni popolari, si imita il rinnovamento del mondo naturale, creando un microcosmo di arbusti, fibre e colori. Esperienze-situazioni che Lygia Clark chiamava proposizioni.