giacomo casanova a salerno - UTE Nuceria Università delle tre Età

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giacomo casanova a salerno - UTE Nuceria Università delle tre Età
GIACOMO CASANOVA A SALERNO
Giuseppe Lauriello
Forse non tutti sanno del soggiorno a Salerno di Giacomo Casanova, cavaliere di Seingalt (17251798), felicemente narrato dal protagonista e con ampiezza di particolari nella Storia della mia vita,
una monumentale autobiografia, forse non troppo edificante per gli eventi descritti, ma certamente
di estremo interesse per la ricostruzione ambientale di un’epoca.
Nel lungo e turbolento percorso delle sue vicende personali Salerno è la tappa conclusiva di una
tormentata storia di attrazione fisica e di sesso che, pur con svariate digressioni, si svolge sin
dall’inizio della sua ridondante documentazione biografica. Essa prende le mosse da un’avventura
con un avvenente signora, Lucrezia Castelli, conosciuta nel 1744 in un viaggio da Napoli a Roma,
avventura trasformatasi in un’impetuosa relazione passionale, costellata di rendez vous e di
esperienze voluttuose e interrotta improvvisamente dalla ripresa erratica del nostro amatore. Ma nel
1761 i due si rincontrano a Napoli; Lucrezia ha sposato il duca di Matalona ed ha una figlia, una
bellissima fanciulla quindicenne, Leonilde, che la donna confessa al cavaliere di aver concepito in
quella travolgente love story romana avuta con lui. Nonostante il nuovo e responsabile ruolo in cui
viene a trovarsi, il veneziano non si fa scrupolo di concupire la giovanetta con propositi non proprio
paterni, un trasporto amoroso peraltro palesemente ricambiato dalla fanciulla, che non lo sente e
non lo riconosce come genitore. Il progetto comunque non si realizza per l’ennesima dipartita del
cavaliere. Ma nel 1770 Giacomo è di nuovo a Napoli alla ricerca dell’antica amante, dove apprende
che Lucrezia, rimasta vedova, si è stabilita a Salerno in casa del marchese C., che ne ha sposato la
figlia. Nell’agosto dello stesso anno Casanova raggiunge Salerno, rivede Lucrezia e Leonilde e
conosce il marchese, un vero signore, che da persona perbene e generosa si premura di ospitarlo
sotto il suo tetto. Il nobiluomo, identificato con un Carrara, avanti negli anni e affetto da gotta, si
presenta in condizioni fisiche decisamente compromesse. Ammette infatti candidamente,
riconoscendo la giovane età della moglie e la sua malferma salute, la propria scarsa attitudine ad
assolvere i doveri coniugali. Di tanto approfitta il veneziano per scatenarsi in un’orgia di sesso in
casa dell’anfitrione (palazzo Carrara in via dei Mercanti), che dura un paio di settimane, nel corso
delle quali alterna come partner e senza alcuna remora morale Lucrezia, Leonilde e la cameriera
personale di costei Anastasia.
Fin qui il racconto dell’Autore, dovizioso di particolari scabrosi, ma anche interessanti sulla
nostra città e sui salernitani.
Ma cosa è in realtà il Settecento e chi è Giacomo Casanova?
Nei banchi di scuola siamo stati abituati a considerare il XVIII secolo come l’epoca dei lumi, il
secolo di ascesa del pensiero e di decisive scoperte scientifiche, un secolo di svolta segnato dalla
ventata illuministica, che rischiara e stravolge i fondamenti della conoscenza. L’intervento della
“ragione” negli schemi culturali consolidati crea un sovvertimento critico in tutti i campi
dell’umano sapere dal morale al letterario, dal religioso al filosofico, dallo scientifico all’artistico; a
dirla con Kant, si ha l’evasione dell’intelligenza dalla minorità, la ribellione ai modelli prestabiliti,
il rifiuto di delega ad essere guidati da altri.
Ma il Settecento è anche il secolo delle frivolezze, delle tabacchiere, della cipria e dei minuetti; è
il secolo di tronfi cavalieri e di dame vezzose, di cicisbei e di abatini. I gentiluomini amano esibirsi
in spadino e parrucca e con le fibbie dorate alle scarpette, sospirano e s’inchinano con leziosa
galanteria alle signore in crinolina e col tuppè incipriato, quella cipria che molto spesso copre il
lezzo di una scarsa igiene personale. E’ un aspetto del “secolo dei lumi” non sufficientemente
messo a fuoco, ma efficacemente tratteggiato dal Parini con la rappresentazione della giornata
futile, indolente e immorale dei ricchi, sottesi alla volubilità del capriccio e del piacere e solo
apparentemente a uno sterile per quanto meticoloso galateo, di una società in cui l’adulterio è uno
svago e il pettegolezzo un certame di abilità, di una società contrassegnata da ipocrisie, intrallazzi,
giochi, duelli e insulse vuotaggini, risaltata dalle pomposità aristocratiche di una nobiltà oziosa e
greve, incastonata in un ambiente sfarzoso per quanto inutile e meschino.
Il personaggio Casanova è il figlio congeniale di questo secolo, l’incarnazione del “giovin
signore”, arricchita dall’intrigo e dall’avventura: i problemi complessi gli sono lontani, anche
perché la vita non gli si presenta mai come dramma, nemmeno quando è costretto a fuggire la
giustizia patria. Non è turbato da inquietudini religiose, non da ansie morali; coglie appena in
superficie la vita quotidiana di coloro che incontra, non ne affronta la psicologia elementare, se non
per sfruttarla a fini erotici o speculativi. Ed infatti la Storia della mia vita, configurata da un
susseguirsi di vicende, di peregrinazioni, di incontri, di descrizioni audaci, di adescamenti, di
lusinghe, di amplessi, non è che l’espressione storicizzata di un secolo, di cui egli è il paradigma, il
testimone; è il campione insomma di un ambiente sociale che ha dominato un’epoca, anche se
spesso ignorato dall’esegesi ufficiale.
Ma proprio per questo il nostro cavaliere è personaggio degno di risalto. Non tutti i critici
letterari infatti lo bollano come inqualificabile esempio del negativo. Aldo Borlenghi lo definisce
“autore eccezionale come persona e temperamento, personaggio provvisto di orgoglio intellettuale e
di premura di buon senso e, per quanto di un gradino inferiore, va collocato nella cultura del secolo
che spazia da Metastasio a Voltaire, da Crébillon a Rousseau fino ai salotti alla moda”. Carla
Cremonesi sottolinea come “le sue memorie ne hanno ratificato la gloria e con essa il ritratto di un
uomo e di un’epoca”. Ed ancora Giulio Natali lo ritiene “ingegno versatile, nonostante le imprese
erotiche, nonché storico cosmopolita di una società di gaudenti e di intriganti; dipinge uomini e cose
del Settecento, narrando fatti controllabili con i documenti e offrendo un quadro vivissimo della vita
intima del secolo e di alcuni tra i più illustri personaggi dell’epoca. Casanova insomma è uomo che
rappresenta bene il suo tempo in Europa e non soltanto in Italia”.
Ed in verità il Nostro non va visto soltanto come eterno donnaiolo e libertino: è un uomo
intelligente, provvisto di buona cultura e discreto scrittore. Il rocambolesco episodio della sua fuga
dai Piombi, pubblicato a Lipsia nel 1788, unica e clamorosa evasione nelle vicende di questo
celebre penitenziario, è una storia di alto profilo, ancora molto letta, ripetutamente pubblicata e
presente tuttora in molte librerie. Meno noti il romanzo fantastico Icosameron e la traduzione in
ottave dell’Iliade, ma non per questo gli può essere negato il possesso di un significativo genio
letterario. Il suo nome è presente in tutte le enciclopedie, dalla Treccani al Dizionario delle Opere
della Bompiani ed a quello dei Personaggi. Insomma Casanova è stato e resta una figura, nel bene e
nel male, rilevante nella storia della nostra cultura e del costume di un’epoca.
Ippolito di Pàstina, bieco assassino e oscuro manigoldo locale ha avuto a Salerno l’onore
dell’intestazione di una piazza; a Giacomo Casanova, immortalato tra l’altro da una Mostra di
successo tenutasi a Ca’ Rezzonico nel 1998: “Il mondo di Giacomo Casanova, un veneziano in
Europa”, tale privilegio, richiesto per lo slargo davanti palazzo Carrara in via dei Mercanti, è stato
negato.
GIACOMO CASANOVA IN SALERNO
by Giuseppe Lauriello
translated by Antonio Tuzzi
Very few people know about the stay in Salerno of Giacomo
Casanova, knight of Seingalt (1725-1798), effectively and with full
details narrated by the protagonist in his Storia della mia vita, an
impressive autobiography, perhaps not much exemplary on account
of the events which are described, but extremely useful for the
reconstruction of the atmosphere of that age.
In the long and stormy journey of his own happenings, Salerno is the
final stage of a tormented story of physical attraction and sex that,
even though with various digressions, takes place from the beginning
of his redundant biographical documentation. It starts from an affair
with an attractive gentlewoman, Lucrezia Castelli, met in 1744 during a
journey from Naples to Rome, an affair which, turned into an
impetuous passionate liaison, full of rendez vous and of voluptuous
situations, was unexpectedly broken by the new wanderings of our
lady-killer. But the two meet again in 1761 in Naples. Lucrezia has
married the Duke of Matalona and has got a daughter, a lovely
fifteen-year-old girl, Leonilde, whom the gentlewoman reveals to the
knight to have conceived in that passionate liaison she had had with
him in Rome. In spite of the new role, full of responsibilities, he happens
to be, the Venetian has no scruples about coveting the young woman
with not precisely fatherly intentions. Moreover, a love rapture
manifestly returned by the young woman, who does not feel or
recognize him as a parent. However, the scheme is not carried out on
account of the umpteenth departure of the knight. But in 1770
Giacomo is once again in Naples, looking for his old mistress. Here he
learns that Lucrezia, now a widow, has settled in Salerno, by the
marquis C., who has married her daughter. In the month of August of
the same year Casanova goes to Salerno, meets again Lucrezia and
Leonilde and makes the acquaintance of the marquis, a real
gentleman, who, being a generous and decent person takes care of
giving him hospitality at his house. The gentleman, possibly a Carrara,
well advanced in years and suffering from gout, shows a decidedly
compromised condition. In fact, he candidly admits, acknowledging
his wife’s youth and his poor health, his own feeble aptitude for
performing his conjugal duties. The Venetian takes advantage of this
and goes wild into a sex orgy in his host’s house – Palazzo Carrara, Via
dei Mercanti – that lasts a couple of weeks, during which he alternates
as his lovers without any moral hesitation Lucrezia, Leonilda and
Anastasia, the latter’s maid-servant.
So far the Author’s account, copious in titillating details, though
interesting as concerns our town and the Salernitani.
But what is exactly the XVIII century and who is Casanova?
At school we have been accustomed to regard the XVIII century as
the age of enlightenment, the century when reason raised itself
together with new decisive scientific discoveries, a watershed century
marked by the wave of Enlightenment that lights up and upsets the
foundations of knowledge. The intervention of ‘reason’ in the firm
cultural patterns creates a critical agitation in every field – moral
literary religious philosophical scientific artistic – of human knowledge.
As Kant emphasizes, intellect gets away from minority, there is a
rebellion against the pre-established patterns, and the refusal of being
led by others by proxy.
But the XVIII century is also the age of the frivolities, of the snuff-boxes,
of powder and the minuets. It is the age of conceited knights and
affected ladies, of gallants and little prelates. Gentlemen love showing
off with a dress sword, a wig and with golden buckles on their light
shoes, sigh and bow down with affected gallantry to the ladies who
wear crinoline and a toupee powdered with a powder that very often
covers the stench of a poor personal hygiene. It is an aspect of the
century of enlightenment not adequately focalized, but effectively
sketched out by Parini with the portrayal of the frivolous slothful
immoral day of the rich – who are intent on the fickleness of a whim or
of their pleasure, and only apparently on a sterile though meticulous
etiquette – of a society in which adultery is a pastime and gossiping an
ability contest, of a society marked by hypocrisy, intrigues, games,
duels, and inane vacuity, emphasized by the aristocratic pompousness
of an idle coarse nobility, set in a magnificent though mean useless
environment.
The personage of Casanova is the congenial child of this century, the
embodiment of the young gentleman, enriched by intrigues and
adventures. He is far off from complex problems, also because his life is
never a tragedy, not even when he is compelled to escape from the
justice of his own country. He is not upset by religious apprehensions or
by moral anxiety. He catches only on the surface the everyday life of
the people he meets, tackles their elementary psychology only in
order to exploit it for his erotic or speculative aims. Actually, the Storia
della mia vita, shaped as a rapid succession of happenings,
wanderings, encounters, of spicy descriptions, of allurements and
enticements, of sexual intercourses is just the historicized expression of
a century, of which he is the paradigm, the witness. In a word, he is the
champion of a social environment that has ruled over an epoch, even
though often neglected by the mainstream exegesis.
But precisely for this, our knight is a personage worth of being
emphasized. Not all the literary critics, in fact, brand him as a
disgraceful example of negativeness. Aldo Borlenghi defines him as
‘an exceptional author thanks to his persona and temperament, a
personage endowed of intellectual pride and attention to common
sense and, although on a lower step, he should be placed in the
culture of a century which ranges from Metastasio to Voltaire, from
Crébillon to Rousseau and to the a-la-mode salons’. Carla Cremonesi
emphasizes how ‘his memoirs have confirmed his glory and with it the
portrait of a man and of an age’. And Giulio Natali considers him as ‘a
versatile mind, notwithstanding his erotic exploits, as well as a
cosmopolitan historian of a society of revellers and schemers. He
portraits people and things of the XVIII century, narrating facts
verifiable through the documents and offering a vivid portrait of the
inmost life of the century and of some of the most distinguished
persons of that age. In conclusion, Casanova is a man who well
symbolizes his age - in Europe and not only in Italy’.
Casanova cannot really be considered as a perpetual philanderer
and a libertine. He is intelligent, endowed with a good cultural
background, and a not bad writer. The amazing episode of his escape
from the Piombi, published in Leipzig in 1788, the one and only
sensational jailbreak in the history of that famous jail is a high-profile
story, still much read, repeatedly published and still on the shelves of
many bookshops. Less well-known are his fantasy novel Icosameron
and the translation into ottava rima of Iliad. But in spite of this, there is
not denying that he owns a significant literary talent. His name can be
found in every encyclopaedia, from the Treccani to the Bompiani
Dizionario delle Opere and to the Dizionario dei Personaggi. In
conclusion, Casanova has been and still is one way or another, a
relevant character in the history of our culture and of the morals of an
age.
Ippolito di Pàstina, a despicable murderer and obscure local rogue
has had in Salerno the honour of the dedication of a square. Instead,
Giacomo Casanova, immortalized among the others in a successful
1998 exhibition at Ca’ Rezzonico – Il Mondo di Giacomo Casanova, un
veneziano in Europa, has been refused this privilege, required for a
widening in front of Palazzo Carrara in Via dei Mercanti.