Innamorato oFurioso,Orlando èquiaccanto
Transcript
Innamorato oFurioso,Orlando èquiaccanto
Cultura .33 LA STAMPA . VENERDÌ 17 MAGGIO 2013 XXVI SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO Bobbio, un’idea di giustizia per il mondo di ieri e di oggi MAURIZIO ASSALTO «N oi siamo fedeli a una posizione che vorrei chiamare “illuministica”, che è ispirata non alla disperazione, ma alla fiducia nell’uomo e nella sua ragione, e non è dettata dalla paura, ma dalla coraggiosa assunzione dei sempre nuovi compiti e doveri che la lotta per il miglioramento della condizione umana ci impone». Così Norberto Bobbio concludeva il suo corso di filosofia del diritto dell’annata 1952-53 all’Università di Torino, ora pubblicato da Aragno con il titolo Teoria della giustizia (pp. 141, € 12). Il volume viene presentato oggi alle 18 in Sa- CARLO OSSOLA I l classico, ha scritto Italo Calvino, «è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»; di quando è, dunque, Dante? Di oggi e, molto più, di domani: di quel domani che è speranza, possibilità, redenzione, testo volto al futuro: «sustanza di cose sperate / e argomento de le non parventi» (Paradiso, XXIV, 6465). Nulla è più proprio all’incremento d’avvenire che la poesia: essa si dispiega – come definì Mandel’štam il percorso del poema dantesco – in futurum. La storia raccoglie in narrazione la scarsa traccia (leggi e cronache, testamenti e diari, archivi e registri) che ci è rimasta di eventi irrevocabili: non abbiamo visto e non vedremo Orlando e i paladini, Napoleone e le sue battaglie; ma sempre è presente, qui accanto, Innamorato o Furioso, il paladino del Boiardo e dell’Ariosto, ancora ci accompagna – «dall’Alpi alle Piramidi» – il condottiero del Manzoni (Il cinque maggio). La lettura dei classici ha bisogno di poco corollario di eventi: è, essa stessa, storia, quando il documento più non esiste, scomparsi i corpi, obliati i misfatti, cancellate le vite; avremmo ancora memoria, vergogna, lutto di Auschwitz e dei Lager di sterminio, se non ci fosse qui la parola, viva e dolente, di Primo Levi: «Voi che vivete sicuri / Nelle vostre tiepide case, / Voi che trovate tornando a sera / Il cibo caldo e visi amici: // Considerate se questo è un uomo / […] / Che lotta per un mezzo pane / Che muore per un sì o per un no. / Considerate se questa è una donna, / Senza capelli e senza nome»? La storia umana è un grande fiume di oblio: a che varrebbe conservare gli scontrini di acquisto dei tanti calzini usati, i biglietti dei tram, gli inserti dei quotidiani, già dimenticati la settimana dopo? Che cos’è la storia se non una narrazione «sopra» questi immensi detriti, dettagli, in cui si sono spesi opere e giorni? Che rimane dei singoli segni del progresso: dove la prima ruota, il primo carattere di piombo che con l’invenzione della stampa fece avanzare conoscenza e uguaglianza, ove la prima spoletta meccanica per i moderni telai, la prima mongolfiera? Nulla la Rossa, con Andrea Bobbio, Luigi Bonanate, Gianrico Carofiglio e Gustavo Zagrebelsky. Nell’idea di giustizia il filosofo individuava l’incontro di tre fondamentali dimensioni della realtà umana - pace, uguaglianza e libertà - particolarmente avvertite in quegli anni di piena Guerra fredda. Una lezione attualissima anche nei nostri tempi di crisi forse più insidiosa di quella, come evidenzia nella prefazione il filosofo del diritto Gregorio Peces-Barba, bobbiano di Spagna, che nel 1978, ispirandosi al suo maestro ideale, è stato tra gli estensori della nuova Costituzione democratica del suo Paese. Innamorato o Furioso, Orlando è qui accanto Dal Boiardo ai Beatles, il classico non finisce mai di parlarci 15,30, Sala Gialla Carlo Ossola interviene oggi alle 15,30 in Sala Gialla sul «Canone dei classici» (con Gian Luigi Beccaria e Giorgio Ficara, letture di Fabrizio Gifuni). Anticipiamo uno stralcio del suo discorso. ci rimane di quei mitici oggetti: ma qui, eccola vivace e autentica, l’Ode al signor di Montgolfier, il «volator naviglio» di Vincenzo Monti. E come parlare ai figli degli idoli musicali, delle serate in discoteca, se in vent’anni sono spariti prima i dischi, poi le cassette, e tra poco i cd? Fortunata quella generazione che avrà letto Vittorio Sereni e – quando nulla tornerà più di quelle musiche – potrà ancora leggere Giovanna e i Beatles: «Nel mutismo domestico nella quiete / pensando- si inascoltata e sola / ridà fiato a quei redivivi. / Lungo una striscia di polvere lasciando / dietro sé schegge di suono / tra pareti stupefatte se ne vanno / in uno sfrigolio / i beneamati Scarafaggi». La letteratura non è spiegata dalla storia, al contrario la raccoglie, la rappresenta, la restituisce all’universo: «Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo» (I. Calvino, Perché leggere i classici). La scuola, i libri, non debbono, non possono, tradire questo universo, che ci fa tutti uomini, e uguali, tutti in viaggio, senza sosta, senza frontiera: «Va / lui, dimentico della sua andatura, / perduto nelle sue creature» (M. Luzi, Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini). La letteratura è l’universale e insieme l’unico, l’insostituibile: non ha pezzi di ricambio un verso di Montale, «sorprende in quella / eternità d’istante» (E. Montale, La bufera). Il testo poetico consegna mondi possibili e restituisce a se stessi, nel ricordo d’una sera, d’un po’ di fuoco, d’un silenzio: «Lasciatemi così / come una / cosa / posata / in un / angolo / e dimenticata // […] / Sto / con le quattro / capriole / di fumo / del focolare» (G. Ungaretti, Natale). [...] PAOLO MASTROLILLI INVIATO A NEW YORK «N el prossimo futuro saremo tutti chiamati a prendere profonde decisioni etiche sugli sviluppi della tecnologia, e cosa significano per gli uomini». Scienza e religione saranno complementari, per cercare risposte, e questa è la ragione che ha spinto Dan Brown a scrivere il suo nuovo romanzo, Inferno (pubblicato in Italia da Mondadori, uscito da quattro giorni e già in testa alle classifiche ufficiose, tra i più ricercati anche al Salone di Torino). Brown ha presentato il libro mercoledì sera al Lincoln Center di New York, davanti ad almeno duemila spettatori Dan Brown: io non c’entro con le dimissioni del Papa Lo scrittore ha presentato Inferno a New York, davanti a duemila paganti paganti (30 dollari a biglietto, con il volume in omaggio). Inferno racconta la storia di uno scienziato che si fissa sull’idea della «bomba demografica», e decide di fermare l’aumento della popolazione mondiale. Senza svelare troppo la trama, l’autore ha offerto tre parole per introdurre il romanzo: «contrappasso», ossia la regola per cui chi pecca viene punito con una pena definita in base alla sua colpa; «transumanesimo», teoria secondo cui il progresso tecnologico sta creando una super specie postumana; e «malthusianesimo», la dottrina economica di Malthus legata alla sovrappopolazione. Dante, «uno dei pochi artisti capaci di trascendere il suo momento storico e creare qualcosa che si applica a tutte le epoche», fornisce il canovaccio su cui Robert Langdon corre freneticamente per salvare il mondo minacciato dallo scienziato. Quello che interessa davvero a Brown, però, è mettere religione e scienza di fronte alla necessità di rispondere alle angosce dell’uomo davanti ai progressi della tecnologia. Il dilemma della sua vita, visto che Dan è figlio di un matematico e di una corista di chiesa, presenti in sala per ridere alle battute del figlio sulla sua contraddittoria educazione. Effetti collaterali GABRIELE FERRARIS Sul Lingotto la calata dei twitteri A lle due del pomeriggio di ieri, l’hashtag #SalTo13 era già terzo nella classifica dei più twittati d’Italia. Alla stessa ora, al Lingotto mandare un tweet diventava una faccenda dannatamente complicata: le vie del tweet erano affollate come l’Autofiori d’agosto. Eppure ieri prevalevano i ragazzini delle scuole, che in genere preferiscono Facebook. Noi twitteri sudiamo freddo al pensiero di cosa accadrà oggi, con la calata di masse maggiorenni che arrivano brandendo lo smart e una vocazione da inviati a Librolandia. Ieri, questi twitteri erano relativamente pochi, e non ancora ben carburati: uno, durante la cerimonia d’inaugurazione, ha rivelato di essere lì solo per vedere il ministro @massimobray. #stranigusti. A pieno regime invece i professionali: gli editori annunciano i loro appuntamenti – addio, tristi volantini appiccicati qua e là – e taluni fanno la cronaca degli incontri minuto per minuto. Scoop di @crpiemonte, che alle 16,50 riferisce: «Una sala gremita ascolta in silenzio perfetto Sepulveda». E che dovevano fare, tirar fuori trombette e putipù? Anche i politici twittano. Alcuni, almeno. Ok, il presidente Cota parla dei pericoli di Internet in termini vecchi già vent’anni fa (aspettatela, la modernizzazione del paese…), ma intanto il suo assessore @Michele_Coppola ritwitta la qualunque. Infine, i preziosi tweet di servizio: tipo, alle 13 @CircoloLettori annuncia che alla lounge le birre Menabrea ghiacciate attendono scrittori, editori, giornalisti. #sapevatelo. Lo scrittore stavolta dà un ruolo laterale alla Santa Sede: «Un lettore mi chiede se il Papa si è dimesso dopo aver letto l’anticipazione di Inferno: mi piacerebbe, ma il Vaticano viene a malapena citato nel libro». Il fatto curioso è che il soggetto scelto da Brown, la «bomba demografica», sta perdendo colpi: anche lo United Nations Population Fund ormai ammette che esiste il problema inverso, cioè una frenata della fertilità in troppe zone del mondo. Questo però non toglie che il progresso tecnologico, specie nella biologia e nella medicina, sta mettendo l’uomo davanti a dilemmi complicatissimi, e per evitarci l’inferno servirà che scienza e fede riescano a darsi la mano.