il grande bianco

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il grande bianco
Sospesi nel blu, in una gabbia di protezione, si assiste alle
evoluzioni dei possenti predatori, che a volte sono solitari,
a volte riuniti in gruppetti di quattro o cinque individui. Uno
spettacolo unico, valorizzato dall’eccezionale limpidezza
dell’acqua. Nell’agosto del 2010, attorno all’isola sono stati
monitorati ben 109 esemplari di Carcharodon carcharias, ma si
ritiene che ce ne fossero di più. L’organizzazione delle immersioni
Testo e foto di RINO SGORBANI
Incontri ravvicinati
Duecentoquaranta chilometri al largo
della costa messicana della Baja California
Appuntamento con
il grande bianco
di Guadalupe
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Lo squalo si è avvicinato
ancora, fino a pochi
centimetri, e ha perfino urtato
la gabbia, ma senza mostrare
atteggiamenti aggressivi.
A
ll’Eudi Show ho conosciuto un
certo Sten Johansson, della
compagnia Nautilus Explorer.
Sten lavorava da diversi anni
come guida subacquea nel Mare di Cortez, a Socorro e nell’isola di Guadalupe,
nella Bassa California, e quando capì
che avevo un particolare interesse per
gli squali bianchi, dopo aver visto i miei
reportage e i filmati, mi parlò di una spe-
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Sono stato uno dei primi a scendere. Visibilità
eccezionale, acqua limpida, di un blu
intenso...Dopo qualche minuto ho cominciato
a intravedere il primo squalo bianco.
guidato dal famoso Andre Hartman (SUB
n. 222). Sten mi disse che non sarebbe
stato possibile, ma che comunque avrebbe deciso il capitano della barca in base
alla situazione del momento. L’occasione
era comunque buona e così, pochi mesi
dopo, sono partito per la mia nuova
avventura.
Il viaggio è lunghissimo: volo aereo fino
a San Diego, in California, una notte in
hotel, poi un viaggio in pullman di tre
ore, passaggio del confine messicano a
Tijuana e finalmente arrivo a Ensenada,
dove ci siamo imbarcati sulla Nautilus
Explorer, una barca di quaranta metri
attrezzatissima e con tutti i confort. Dopo altre venti ore di navigazione siamo
arrivati alla meta finale.
L’ I s o l a d i G u a d a l u p e s i t ro v a
nell’Oceano Pacifico (29°2’20,4”N 118°16’40,8”W), a duecentoquaranta
chilometri dalle coste messicane della Baja California. Di origine vulcanica, ha una
superficie di duecentoquarantatremila
novecentottantotto chilometri, una lunghezza di trentacique e una larghezza di
dieci. Fa parte della riserva del Vizcaino
ed è sotto la protezione della Conservation and Scientific Projects Funded. Gli
abitanti sono pochissimi: alcuni pescatori e gli addetti a una piccola base del
Meteorolistis Mexican Navy con le loro
famiglie. È quasi priva di vegetazione,
distrutta dalle capre selvatiche. In sostanza, è come una enorme roccia, con
le pareti a picco sul mare, dove trovano
rifugio colonie di leoni ed elefanti marini.
Abbiamo ancorato in una baia del
versante ovest dell’isola, Jack’s Bay, a
cento metri dalla costa e su un fondale
di ottanta metri. All’alba del mattino
seguente sono state calate in acqua le
gabbie antisqualo e io, che mi ero alzato
prestissimo, ho seguito tutti i preparativi.
Il mare calmo e l’acqua limpida lasciavano già intravedere qualche ombra che si
muoveva in profondità.
Il comandante, Allan Spilde, ci ha riunito
per il briefing: le gabbie sono quattro,
ha detto, una in superficie, una a cinque
metri, dove si può entrare liberamente
dalla piattaforma di poppa, e due fra i
dodici e i tredici metri di profondità, nelle
quali ci si alterna cinque o sei volte al
giorno in turni di trentacinque - quarantacinque minuti. Il capitano Allan e i
divemaster Darcy Gillmore, Sam Mavdell
e Juan Carlos Telechga, a turno, ci avrebbero dato assistenza nelle due gabbie.
Sono stato uno dei primi a scendere.
Visibilità eccezionale, acqua limpida, di
un blu intenso, ma fredda: venti gradi.
Dopo qualche minuto ho cominciato a
dizione a Guadalupe dove si potevano
vedere molti di questi bestioni.
La cosa mi sembrò interessante, soprattutto per la grande visibilità subacquea,
abitualmente fra i quaranta e i cinquanta
metri in orizzontale. L’aspetto un po’
meno interessante era che ci si sarebbe
immersi nelle gabbie di protezione calate
in acqua dalla barca, mentre io avrei voluto ripetere un’esperienza come quella
che feci in Sud Africa nel 2003, quando
mi immersi in mezzo agli squali
bianchi senza gabbia,
Sopra, la costa brulla di
Guadalupe, una piantina
dell’isola e la rotta con
partenza da Ensenada, in
Messico, per raggiungerla.
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Gli squali restano
vicino all’isola sino
alla fine di ottobre,
poi si dividono in due
gruppi: uno va verso
S. Francisco, l’altro
va alle Hawai.
intravedere il primo squalo bianco. Più
si avvicinava, più diventava grande, maestoso. Ha cominciato a girarci attorno,
il cuore mi batteva forte, ho iniziato a
scattare foto a raffica. Lo squalo si è avvicinato ancora, fino a pochi centimetri,
e ha perfino urtato la gabbia, ma senza
mostrare atteggiamenti aggressivi.
Vedere il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) in immersione è
sempre uno spettacolo entusiasmante.
Può arrivare a una lunghezza di sette
metri ed è l’unico squalo che tutti gli
specialisti considerano antropofago. È
strettamente imparentato con il gigantesco Carcharodon megalodon, ora
estinto, che visse circa settanta milioni di
anni fa e aveva una lunghezza stimata di
oltre dodici metri.
Il tempo corre veloce quando le situazioni che stai vivendo sono intense e
così, dopo quarantacinque minuti che
paiono secondi, la gabbia viene issata in
superficie. A bordo c’è solo il tempo per
riscaldarsi con un buon tè, risistemare
l’attrezzatura fotografica e prepararsi
alla prossima discesa. In ogni immersione abbiamo visto diversi squali bianchi;
molte volte due, tre, una volta cinque
tutti insieme. Uno spettacolo unico.
Ho notato che gli squali erano prevalentemente maschi e la cosa mi ha incuriosito.
Così ho chiesto spiegazioni a Sam e Juan,
che da diversi anni fanno questo lavoro
Abitata da
pochissimi pescatori,
Guadalupe è quasi
priva di vegetazione.
In sostanza, è come
una enorme roccia
con le pareti a
picco sul mare dove
trovano rifugio
colonie di leoni ed
elefanti marini
all’Isola di Guadalupe e sono in stretto
contatto con i biologi che marcano e
tengono monitorati i grandi predatori. Mi
hanno detto che gli squali bianchi arrivano
a Guadalupe ai primi di agosto, attirati
dai cuccioli dei leoni marini che in questo
A chi rivolgersi
er effettuare una crociera alla scoperta dello squalo bianco, a bordo del
Nautilus Explorer, ci si può rivolgere a Nosytour. Il motoryacht salpa da
San Diego per raggiungere Guadalupe dopo venti ore di navigazione. Le crociere, che si effettuano solo da fine luglio a inizio ottobre, hanno una durata di 6
giorni/5 notti. Praticamente illimitata la permanenza in gabbia in quanto, dopo
la prima immersione, si può rimanere all’interno, in superficie, anche fino alla sua
chiusura, intorno alle 17. Il 7 agosto e il 16 settembre 2013 sono invece previste
due crociere di 11 giorni/10 notti che abbinano gli squali bianchi di Guadalupe
con immersioni nelle foreste di kelp delle isole del Canale California, delle San
Benito e di altre isole sul lato del Pacifico della
Informazioni
Baja California. Sono disponibili posti in cabina
Nosytour
a tre letti da € 2.100,00 per Guadalupe e da
Via Pola 16 - 10135 Torino
€ 3.000,00 per la crociera da 10 notti. Se si è
Tel.: 011360934
interessati è consigliabile prenotare con ampio
[email protected] - nosytour
anticipo perché le cabine disponibili sono solo
nove e solo otto le crociere nell’arco dell’anno.
www.nosytour.it
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periodo abbondano sull’isola, ma anche
per accoppiarsi. I primi ad arrivare sono i
maschi, i quali cominciano a delimitare il
proprio territorio. È anche per questo motivo che è sconsigliato fare immersioni fuori
dalla gabbia di protezione. Poi, verso la fine
di agosto, arrivano gli esemplari femmina.
Nel 2010 sono stati avvistati e monitorati a
Guadalupe ben centonove squali bianchi,
ma si pensa che siano molti di più.
Gli squali restano vicino all’isola sino alla fine di ottobre, poi si dividono in due gruppi:
uno va verso San Francisco, e precisamente
a Farrallon Island, l’altro va alle Hawaii. Però è stato accertato che durante il tragitto si
fermano a metà strada, per un mese circa,
tra Guadalupe e le Hawaii, in un punto
in mezzo all’oceano a grande profondità.
Cosa facciano e perché si fermino sempre
in quella zona, dove apparentemente non
c’è niente, rimane un mistero.
Nei giorni successivi mi sono immerso
molte volte, dall’alba al tramonto, accumulando tanto freddo, ma anche tanta
soddisfazione, perché ho alternato il
video alla fotografia con risultati più che
buoni. Merito certo della grande quantità di squali bianchi, ma anche, e forse
soprattutto, dell’eccezionale limpidezza
dell’acqua, che fa di Guadalupe uno dei
posti più adatti per ammirare questo gigante dei mari, una volta ricordato come
la morte bianca e ora entrato a far parte
delle specie da studiare e proteggere.
Rino Sgorbani
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