Viktoria Mullova Katia Labèque - Società del Quartetto di Milano
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Viktoria Mullova Katia Labèque - Società del Quartetto di Milano
Martedì 20 gennaio 2015 ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Viktoria Mullova violino Katia Labèque pianoforte Mozart - Sonata in la maggiore K 526 Schumann - Sonata in la minore op. 105 Takemitsu - Distance de fée Pärt - Fratres Ravel - Sonata in sol maggiore Concerto in occasione della mostra al Museo Poldi Pezzoli Stagione 2014-2015 Concerto n. 8 dedicato a Claudio Abbado Di turno Antonio Magnocavallo Maria Majno AndreaMagnifico Kerbaker Fracaro Marco Consulente Artistico Artistico Consulente Paolo Arcà Paolo Sponsor istituzionali Sponsor Barocco e oltre Con il contributo di Media partner Con il patrocinio e il contributo di Con il patrocinio di In collaborazione con È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di: • disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici; • evitare colpi di tosse e fruscii del programma; • non lasciare la sala fino al congedo dell’artista. Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdì precedente il concerto. Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 - Vienna 1791) Sonata in la maggiore K 526 (1787) (ca. 26’) I. Molto allegro II. Andante III. Presto Non abbiamo notizie sulle circostanze della composizione, ma certamente la Sonata è stata scritta per un violinista di prima classe. Il primo movimento si apre con un irruento tema del pianoforte in 6/8 contrappuntato nota per nota dal violino. Subito dopo le parti si rovesciano e il tema viene esposto dal violino, mentre il pianoforte assicura il controcanto. Lo stile contrappuntistico del dialogo tra i due strumenti emerge in particolare nello sviluppo centrale, con una fitta trama di canoni e imitazioni. La ripresa viene chiusa da una brillante coda virtuosistica, che spinge il violino fino a toccare il registro più acuto. Il bellissimo “Andante” in re maggiore mette in luce una scrittura cameristica ancora più densa. Il chiaroscuro emotivo, tipico dei grandi episodi meditativi della musica strumentale di Mozart, trova una magnifica espressione qui nell’altalena tra le tonalità maggiori e quelle minori, con una grazia melanconica ineffabile. Il tema del Rondò finale è ricavato da un lavoro di Kark Friedrich Abel, un musicista che Mozart aveva conosciuto a Londra da bambino. Abel era scomparso da poco e forse Mozart voleva rendere omaggio in questo modo a un maestro che aveva ammirato in gioventù, trascrivendo addirittura una sua Sinfonia. Il “Presto” è un tour de force virtuosistico tra i due strumenti, che danno vita a una sorta di perpetuum mobile spumeggiante e pieno di energia. Robert Schumann (Zwickau 1810 - Endenich, Bonn 1856) Sonata in la minore op. 105 (1851) (ca. 17’) I. Mit leidenschaftlichem Ausdruck II. Allegretto III. Lebhaft Schumann scrisse la Sonata in la minore op. 105 in meno di una settimana, tra il 12 e il 16 settembre 1851, in preda a una delle sue tipiche estasi creative. La scrittura riflette il rapporto controverso nella sua musica tra violino e pianoforte, che sembrano avvinghiati in un abbraccio soffocante. L’introverso Schumann, con l’andare del tempo, aveva cominciato a disprezzare lo stile enfatico e spettacolare dei violinisti alla Paganini, uno degli idoli della sua gioventù. La Sonata evita lunghe melodie cantabili e iperboliche piroette da funambolo, privilegiando invece un fraseggio sincopato e il timbro scuro della quarta corda. Schumann distribuisce la densa trama contrappuntistica tra i due strumenti, che con un moderno e potente pianoforte fanno fatica a trovare un equilibrio sonoro. Al centro della Sonata, chiusa da un visionario e tempestoso movimento indicato come “Lebhaft”, vivace, affiora la parte più infantile e innocente dell’anima di Schumann, che accentua la tendenza a frammentare la forma in un caleidoscopio di immagini immediate e d’impressioni emotive. Toru Takemitsu (Tokyo 1930 - 1996) Distance de fée (1951, rev. 1989) (ca. 8’) Toru Takemitsu è stato senza dubbio il maggior compositore giapponese del Novecento. Il suo percorso artistico comincia nel primo dopoguerra, quando si avvicina alla cerchia di artisti e intellettuali riunita attorno alla figura del poeta Shugo Takigushi, il principale esponente del Surrealismo in Giappone. Una delle sue raccolte poetiche, Distance de fée, ispirò nel 1951 il giovane musicista per un breve lavoro per violino e pianoforte, che rappresenta lo spartiacque tra il periodo di apprendistato e la prima fase della sua produzione. La prima produzione di Takemitsu risente gli influssi della musica francese moderna, in particolare di Debussy e Olivier Messiaen. Proprio studiando Messiaen Takemitsu scoprì le possibilità aperte dall’uso della scala ottotonica, che sarebbe una scala divisa in otto note invece che sette. Il risultato pratico è una sorta di effetto modale, che permetteva al compositore di rinnovare il suo stile senza rompere del tutto con il sistema pentatonico della musica tradizionale giapponese. Distance de fée mette in luce un’altra caratteristica, che sarà importante in tutta la musica di Takemitsu. La ripetizione del materiale, con lievi slittamenti di colore e di armonia, rappresenta infatti un elemento significativo del suo stile, che trova in questo lavoro una prima e acerba definizione. Arvo Pärt (Paide, Estonia 1935) Fratres (1977, versione per violino e pianoforte 1980) (ca. 10’) Fratres è una delle opere più conosciute ed eseguite di Arvo Pärt. Scritta nel 1977 sotto l’influsso della scoperta della musica di Benjamin Britten, che era scomparso l’anno precedente, Fratres segna la svolta della musica di Pärt dallo stile iper-razionalista della cosiddetta Nuova musica a forme d’espressione ispirate ai fondamenti del sistema musicale e a intensi valori spirituali. L’effetto di questo lavoro sulla scena musicale fu così dirompente, che Pärt in seguito ne ha licenziate ben 17 versioni. La versione per violino e pianoforte, una delle più note, è stata scritta nel 1980 per il violinista Gidon Kremer, che ne ha dato la prima esecuzione al Festival di Salisburgo nel 1980. La struttura del lavoro è articolata su tre livelli. Una voce mantiene un bordone costante sulla triade di la minore (la-do-mi). Il secondo elemento melodico è una frase di tre misure e la sua inversione, che viene iterata per nove volte con una trasposizione di terza minore a ciascuna ripetizione. A queste prime parti infine si sovrappone un elemento ritmico, che gioca un ruolo essenziale nel conferire al lavoro un’aura mistica e solenne. Maurice Ravel (Ciboure, Pirenei 1875 - Parigi, 1937) Sonata in sol maggiore (1927) (ca. 18’) I. Allegretto II Blues. Moderato III. Perpetuum mobile. Allegro La Sonata per violino era una promessa di molti anni, a Hélène JourdanMorhange, ma all’epoca della prima esecuzione, nel 1927, la violinista aveva dovuto abbandonare la carriera a causa di una grave forma di artrite. Ravel dunque si rivolse a un vecchio compagno di studi al Conservatorio di Parigi, George Enescu, divenuto nel frattempo uno dei maggiori virtuosi della scena internazionale. In realtà l’intesa tra i due artisti, durante la preparazione del concerto, non fu molto buona, a causa del disaccordo sul movimento centrale, “Blues”. Enescu infatti disapprovava la scelta di introdurre all’interno di un lavoro di stampo classico il linguaggio del jazz. Ravel, anche se in maniera distaccata, avvertiva l’influenza del mondo culturale parigino e della spregiudicata libertà stilistica del Neoclassicismo di Stravinskij e dei compositori più giovani. In fondo, perché non mascherare l’inflessione malinconica del movimento centrale della Sonata dietro l’ironico riferimento a un linguaggio musicale estraneo alla tradizione europea come il blues? La Sonata intendeva mettere in rilievo l’indipendenza dei due strumenti, che Ravel riteneva incompatibili. Il tema principale, di stampo dolce e cantabile, viene esposto prima dalla mano destra del pianoforte, come per sottolineare la semplicità pastorale della melodia. Quando entra il violino, però, l’ombra della tonalità minore offusca la solare luminosità del tema, che acquista un’espressione più intensa. La mano sinistra del pianoforte introduce infine una nuova idea tematica, secondo le testimonianze degli amici, l’imitazione del verso di una gallina. Questi vari elementi sono combinati in maniera brillante e ingegnosa, attraverso una scrittura di stile asciutto e trasparente. Il tema della gallina, un espediente retorico in voga nella musica francese del primo barocco, fornisce lo spunto per il brillante movimento finale. Dopo la dissimulata melanconia del “Blues” centrale, nulla poteva apparire tanto paradossale quanto il ritorno allo stile bucolico dell’inizio, soprattutto nella forma meccanica e astratta di un “Perpetuum mobile”. Mentre il violino dispiega il solito bagaglio di acrobazie del repertorio tradizionale, il pianoforte rimane incollato a una precisione ritmica e impersonale, con una scrittura di stampo originalissimo che apre la strada alle invenzioni del successivo Concerto in sol. Oreste Bossini Viktoria Mullova violino Viktoria Mullova è nata a Mosca dove ha studiato alla Scuola Centrale di Musica e in seguito al Conservatorio. Nel 1980 si è imposta all’attenzione internazionale vincendo il Concorso Sibelius di Helsinki. Nel 1982 ha vinto la Medaglia d’oro al Concorso Čajkovskij. La sua brillante carriera l’ha portata ad esibirsi in tutto il mondo ospite dei maggiori festival e delle maggiori sale da concerto. L’interesse per la prassi esecutiva su strumenti originali l’ha portata a collaborare con complessi quali The Orchestra of the Age of Enlightenment, Venice Baroque, Il Giardino Armonico e l’Orchestre Revolutionnaire et Romantique. Collabora stabilmente con Katia Labèque (con la quale ha realizzato il CD “Récital”) e il clavicembalista Ottavio Dantone. Con il fortepianista Kristian Bezuidenhout ha inciso un CD dedicato alle Sonate di Beethoven. L’avventura di Viktoria Mullova nella musica contemporanea inizia nel 2000 con l’album “Throug theLooking Glass” con brani di world, jazz e pop music arrangiati per lei da Metthew Barley. L’esplorazione continua con la commissione di nuovi brani a giovani compositori fra cui Fraser Trainer e Thomas Larcher. Con l’Ensemble di Matthew Barley ha realizzato nel 2011 “The Peasant Girl”. La registrazione dei concerti di Čajkovskij e Sibelius con la Boston Symphony e Seiji Ozawa ha ottenuto il “Grand Prix du Disque”. Le sue incisioni hanno inoltre meritato il “Premio Edison”, due volte il “Diapason d’Or”, il “Deutscher Schallplattenkritikpreis” per la registrazione del Concerto di Brahms con Claudio Abbado e i Berliner Philharmoniker, l’“Echo Klassik Award” e la nomination al Grammy per le Sonate e Partite di Bach. L’ultima incisione con Ottavio Dantone e l’Accademia Bizantina è dedicato ai Concerti per violino di Bach. Particolarmente attenta alla ricerca delle molteplici potenzialità del violino (suona lo Stradivari “Julius Falk” del 1723 e un Guadagnini), ha fondato nel 1994 il “Mullova Chamber Ensemble” che si dedica con pari entusiasmo alla musica antica e a quella contemporanea. È stata ospite della nostra Società nel 1990, 1996, con il Mullova Ensemble nel 1999, con Katia Labèque nel 2002, con Katia Labèque e Gautier Capuçon nel 2006 e con un recital bachiano nel 2012. Katia Labèque pianoforte Katia Labèque è nata in Costa Basca francese, vicino al confine con la Spagna. Ha ricevuto le prime lezioni di pianoforte dalla madre Ada Cecchi all’età di tre anni. In seguito ha frequentato il Conservatorio di Parigi, meritando il “Premier Prix”. In duo con la sorella Marielle ha suonato con le più grandi orchestre del mondo ed è stata ospite dei più importanti festival, da Berlino a Blossom, Hollywood Bowl, Lucerna, i Proms di Londra, Ravinia, Tanglewood, Festival di Pasqua a Salisburgo. Insieme hanno dato vita alla Fondazione KML il cui scopo è la ricerca e lo sviluppo del repertorio per duo pianistico attraverso l’incontro di artisti di tutti i campi. Dal 2001 suona in duo con Viktoria Mullova. ospite delle maggiori sale da concerto di tutto il mondo. Insieme hanno suonato alla Carnegie Hall di New York, al Musikverein di Vienna, alla Musikhalle di Amburgo, alla Philharmonie di Monaco di Baviera e ancora a Lucerna, Belgrado, Atene, Roma, Firenze, Londra e inciso un CD “Récital” con musiche di Schubert, Ravel e Stravinskij. Nota per l’ampiezza del suo repertorio – da Bach, Mozart e Schubert a Stravinskij, Gershwin e Bernstein, fino ai compositori d’avanguardia del Novecento – Katia Labèque coltiva un particolare interesse per la musica jazz. Importante è stato l’incontro con John McLaughlin con il quale si è esibita in tournée in tutto il mondo e ha realizzato numerose incisioni discografiche. Miles Davis che le ha dedicato due canzoni del suo album “You’re under arrest”. Nel suo nuovo album da solista “Shape of my heart” collabora con Sting, Herbie Hancock e Chick Corea, Gonzalo Rubalcaba e David Chalmin. Tra le recenti pubblicazioni della casa discografica KML Recordings - fondata dalle due sorelle Labèque per creare un ponte fra tutti gli stili di musica e la creazione contemporanea - un CD con la nuova versione della Rapsodia in blue di Gershwin e West Side Story di Bernstein, “Minimalist Dream House” ispirato ai concerti del 1961 curati da La Monte Young nel loft di Yoko Ono e “Sisters” con la sorella Marielle. Attualmente sta lavorando al progetto “Star Cross’d Lovers” con il coreografo breakdancer Yaman Okur e il compositore David Chalmin per la Philharmonie a Parigi. È stata ospite della nostra Società in duo con la sorella e altri musicisti nel 1980, 1992, 1995, 1998, 2001, 2009 e con Viktoria Mullova nel 2002 e 2006 (con Gautier Capuçon). Prossimo concerto in omaggio a tutti i Soci: Martedì 3 febbraio 2015, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Quartetto Guadagnini Quartetto Noûs Uno degli impegni che la Società ha ribadito in maniera concreta in occasione del 150° anniversario della fondazione è l’impegno a favore delle nuove generazioni, per garantire alla musica un futuro ancora più ricco di successi e di bellezza. Questo vale per il pubblico, ovviamente, ma anche per i giovani artisti, che spesso trovano i maggiori ostacoli proprio agli inizi della loro carriera. Il Quartetto ha dunque voluto fare un regalo ai Soci e in senso metaforico a tutti i giovani musicisti, invitando due dei migliori quartetti italiani dell’ultima generazione a condividere il palcoscenico del Conservatorio. Sarà un’occasione per loro di farsi conoscere da un pubblico più ampio e per gli appassionati di ascoltare due giovani formazioni impegnate a tenere alta la bandiera della musica da camera italiana. Per accedere al concerto i Soci possono ritirare il biglietto omaggio in sede o ritirarlo la sera del concerto presentando la propria tessera o il proprio abbonamento alle maschere all’ingresso della Sala Verdi. Per i non Soci, i biglietti sono già in vendita in sede a E 10. Le dame dei Pollaiolo - Una bottega fiorentina del Rinascimento Museo Poldi Pezzoli, fino al 16 febbraio 2015 Per i nostri Soci biglietto ridotto a 7 E (anziché 10 E), presentando la tessera associativa. Inoltre presentando il biglietto del concerto di questa sera anche i non Soci potranno accedere alla mostra al prezzo ridotto di E 7. Mercoledì 4 e mercoledì 11 febbraio, alle ore 19, si terranno due visite guidate alla mostra, riservate ai nostri Soci. In occasione delle visite, sarà possibile degustare un aperitivo. Prenotazione obbligatoria (02.795393). Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 20122 Milano - tel. 02.795.393 www.quartettomilano.it - [email protected]