dinamiche della “saturnalia” o
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dinamiche della “saturnalia” o
Saggio sulla “Natura Umana”: dinamiche della “saturnalia” o “senso dell’evoluzione”. Romeo Lucioni – Leticia Elvira Lucioni Di fronte all’ottocentesca visione della vita che impone una linearità esemplare, priva di cedimenti e di tentennamenti, proclive all’auto-accusa ed alla difesa dei dogmi moralistici di una tradizione che crea al soggetto percorsi tormentati e costellati da conflitti interiori (e da conseguenti disagi), Carl Gustav Jung ha parlato di “malattia creativa” che apre alla richiesta di indagini nuove che rispecchiano anche la nuova ipotesi di sostenere il “… senso della vita umana”. Con questo si preconizza una nuova rinascita, la scoperta di nuovi paradigmi esistenziali, ontologici ed antropologici, nuovi assetti ed anche nuovi orizzonti. Il nuovo presuppone anche un profondo cambiamento (… o almeno, un profondo ripensamento) delle concettualizzazioni psicosomatiche sulla evoluzione della psico-mente o “mente affettivo-cognitiva”. In questo ordine di idee, va considerato come Freud abbia indagato soprattutto le dinamiche maschili o, se vogliamo, maschiliste, dando interpretazioni sull’Edipo, sullo sviluppo psico-sessuale, sulle dinamiche evolutive dell’inconscio (… e per Jung, anche dell’inconscio collettivo). Ancor oggi ci troviamo a dover riconoscere che troppo poco sappiamo sulle dinamiche che coinvolgono la figura materna in sé ed anche il complesso rapporto del bambino (… e forse anche dell’adulto) con il suo oggetto interno primordiale: “l’oggetto genitoriale”. Purtroppo anche l’imposizione di un razionalismo assoluto ha portato a limitare lo studio e la comprensione dei miti, le dinamiche delle “finzioni borgesiane”, i paradossi e le ambivalenze del pensiero, la molteplicità percettiva, ecc.ecc. Da queste considerazioni, riconosciamo oggi il bisogno di un “nuovo Rinascimento”, ma anche di una nuova psicologia, una nuova psico-analisi e, soprattutto, una nuova e definitiva comprensione della “natura umana” come modello esistenziale diverso, qualitativamente superiore, temporalmente spinto verso le dinamiche del futuro (… che cancellino le ansie indotte dall’entropia che nasce dalla lettura ossessiva del passato). La “teoria trialista dello sviluppo psicomentale” tiene conto: a) di una organizzazione strutturale enormemente complessa (il cervello umano) che si sviluppa e aumenta le capacità meccanicistico-materialiste che, nell’orbita della “mente tetradica”, si esprimono come emozioni (lobo limbico), affetti (aree corticali frontali), cognizioni e creatività (legate ai processi integrativi di tutto il cervello partendo dalle connessioni talamocorticali). Queste “attività teleològiche” rispondono a modalità di stimolorisposta che rispecchiano una finalità e si materializzano come risposte obbligate, ripetitive e, proprio per questo, anche soddisfacenti o libidiche (prive di tensioni e di ansie); b) di una organizzazione teleonòmica (non legata alla struttura) che rispecchia un “programma” e comprende: - le funzioni preconsce dell’Io; - le dinamiche della “chiralità affettiva”; - le funzioni teleonòmiche evolute che comprendono “l’autocoscienza”, la soggettivazione ed il “senso di Sé”. Il passaggio dal teleològico al teleonòmico rappresenta quello che per Jung è una “continuità spirituale come processo (programma) di trasformazione dalla materia allo spirito, dall’uomo naturale (l’anthropos) a creatura spirituale. Oggi, grazie anche alla poetica di Leopardi, parliamo più liberamente di “natura umana” che rappresenta una specificità del divenire, del crescere, di una evoluzione trascendente alla quale l’uomo, l’homo sapiens, era, in qualche modo, predestinato. In questo ordine di idee (che riflettono una complessità evolutivo-funzionale veramente straordinaria), lo sviluppo della “natura umana” prende l’avvio dalla “libido” (il piacere) che per Freud rappresenta il motore principale dei comportamenti umani e per Jung “… una sorta di forza vitale che supera la semplice interpretazione sessuale per immettersi nelle dinamiche del linguaggio, della relazione, della memoria, dell’inconscio e della cultura”: il nucleo centrale, profondo e fondamentale per lo sviluppo-evolutivo dell’uomo. Lo sviluppo libidico significa: desiderio, volontà, frenesia, desiderio, piacere, aspettativa, auto valorizzazione, … volontà di potenza, desiderio di amore e di essere amati. Tutto questo prende l’avvio a partire dagli otto mesi di vita, quando: - il bambino (il maschio che risponde alle pressioni del testosterone) sviluppa (… caratteristiche delle dinamiche dell’Io) quella tensione di dominio che (… nelle auto identificazioni multiple dell’Io) si manifesta come senso di potere, volontà di dominio, egocentrismo, immagini di Sé che (nate dal rispecchiamento nella figura paterna) diventano “espressioni maschilisteonnipotenti”; - la bambina (per la pressione degli ormoni femminili: estrogeni e progestinici) sviluppa quelle tensioni salvifico-nutrizionali che rispecchiano desideri ed espressioni anaclitiche, sussidiarie oltre che di … aiuto e rispetto per l’altro. Stiamo parlando dello “sviluppo teleonòmico preconscio dell’Io”, ma va considerato come sia semplicistico affermare che il passaggio dal somatico allo psichico abbia in sé un significato ed anche una funzionalità che restano del tutto inconsci. Questa affermazione porterebbe a considerare l’inconscio come “… qualcosa di “esistente”, quindi dare all’inconscio una dimensione di struttura. La teoria trialista dello sviluppo psico-mentale porta a proporre una terza via per: - affrontare il dualismo di stampo cartesiano che conduce a differenziare tra somatogenesi e psicogenesi; - superare un monismo razionalista-meccanicistico (sostenuto oggi da che centralizza la funzione del “connettoma”) nel quale lo psichico viene minimizzato, trasformato in semplice epifenomeno secondario che caratterizza gli organismi biologici superiori o cerebrizzati; - stabilisce i termini di una ricerca antropologico-psicosomatica che porta a definire: * lo sviluppo della struttura (il cervello) che permette di comprendere i meccanismi della “mente tetradica”: emozioni, affetti, cognizioni, intuizioni; * l’organizzazione preconscia dell’Io; * l’integrazione di un “programma di autocoscienza” che porta alla soggettivazione, vale a dire: al Sé (Kohut) o “Io-ideale” (lacan). La molteplicità auto-identificatoria dell’Io è espressa anche da Fidias Cesio come “innumerables existencias del Yo” e va tenuto in conto che l’Io non fa riferimento a qualcosa di evolutivo, ma atemporale, che funzione attivamente durante tutta la vita del soggetto condizionando, in maniera più o meno incisiva, il funzionamento dell’autocoscienza e, quindi, del Sé (… del soggetto). La molteplicità percettiva (espressine dell’ordine teleològico umano) insieme alle auto identificazioni molteplici dell’Io (espressioni della funzionalità preconscia) generano una “molteplicità inquieta” che si esprime come tensione interna, disagio psichico, debolezza funzionale che chiamiamo “… debolezza dell’Io”. La molteplicità psico-mentale caratteristica dell’uomo è sostenuta, come processo evolutivo, - dalle relazioni interpersonali – che in sé traggono potenzialità diadiche contrastanti di crisi e di autosoddisfazione; - dal linguaggio comunicativo – che arricchisce lo sviluppo proprio perché sono le parole che trascinano e organizzano le idee ed i pensieri insieme alla molteplicità delle immagini e, soprattutto, dalle variabili fondamentali che, arricchendo l’inconscio, si pongono anche come fondamento per le capacità interpretative ed immaginarie; - dalla cultura – che possiamo rappresentare come “immagini di memorie, di vissuti, di integrazioni, di conflitti, di equilibri e disequilibri, di esperienze di auto-soddisfazione e di disagio. In questo si delinea una forma di “cultura personale e soggettiva” che partecipa (insieme alla cultura di tutti i partecipanti di una determinata società -che oggi si è trasformata, attraverso la comunicazione di massa, in “società globale”) alla formazione di una “cultura partecipativa e sociale … resa “vera” proprio nella misura di una più elevata partecipazione, per la creazione di miti, di eroi, di rappresentanti e sostenuta da rituali, da partecipazioni di massa, ecc.ecc. Anche il “mondo della cultura” riguarda continui cambiamenti di senso e di significato, tanto che parliamo di “nuove sessualità”, “nuove patologie”, nuove modalità di organizzazione familiare, nuove espressioni di “disturbi di personalità”, nuove violenze, ecc.ecc. I “disturbi”, le “situazioni di crisi”, il “disagio esistenziale”, gli “abusi di sostanze”, le “dipendenze da farmaci”, gli attacchi di panico, hanno rimpiazzato le “nevrosi” di un tempo, assumendo un ordine “… abarcativo ampio” (globale) che fa riferimento a disordini affettivi, ansietà sociali o alle limitazioni per es. nelle modalità alimentare, ecc. Queste configurazioni psicopatologiche si pongono su nuove frontiere (… che riguardano anche la pratica psico-terapeutica e della prevenzione) che evidenziano intrecci con il “corpo organico” che, ricevendo i segni dell’universo simbolico, creano nuove interpretazioni delle pulsioni, delle situazioni, delle derive psico-somatiche, delle ripetitività, delle ossessioni. Questa molteplicità psico-funzionale genera tensioni ed ansie, sostenute da valenze affettive riferite ai valori di sé, alla verità, alla permanenza degli oggetti interni ed all’equilibrio della vita sociale e relazionale nella quale l’individuo si trova immerso e partecipante. Attraverso le relazioni, il linguaggio e la cultura, la funzione dell’Io assume dinamiche riflessive ed auto-riflessive, che portano alla costituzione della autocoscienza. L’autocoscienza rappresenta quella funzione psichica che si definisce come “coscienza di sé” e “coscienza di essere nel mondo” (l’esser-ci di Heidegger) ed è rappresentata da quel processo di “soggettivazione” che crea il “Sé” (di Kohut) o “Io-ideale” (di Lacan). Anche questo processo richiede l’intervento funzionale ed energetico che lo stabilizzi, che lo renda credibile (… immesso nell’ordine della verità), che porti il soggetto (… finalmente Sé) in un ordine sociale che integra liberando da tentennamenti dissolutivi, disorganizzanti e dal pericolo di regressioni (… tendenza a tornare a vivere quella debolezza dell’Io che soggiace alle pressioni delle dinamiche egocentrico-narcisiste). Lo “stato di soggettività” richiede dunque di una base organizzativa adeguata che chiamiamo “Io-forte”, nel senso che ha superato le pericolosa oscillazioni che si evidenziano in uno stato di “Io-debole”. Nell’ambito evolutivo dell’uomo, nella sua espressione teleonòmica, la “… conquista dell’autocoscienza e, quindi, del Sé” (la soggettivazione) rappresenta la attuazione di quel “salto di qualità” che porta a superare le dinamiche dell’individuazione, espresse come “… molteplicità auto-identificatoria dell’Io” (“Iocipolla” di Lacan), in questo “salto antropologico” si dimostra l’organizzazione di una autocoscienza intesa come “… mente aperta sostenuta dall’autentico desiderio di acquisire nuove coscienze, ma soprattutto nuove prospettive nell’ordine delle scienze umane e delle scienze affettive. È una vera rivoluzione proprio perché si perdono le dinamiche impositive delle “valenze preconsce ed egocentriche dell’Io, per aprire le porte all’Altro, al Sociale, alla dinamicità della partecipazione. Si tratta di “intenzioni profonde” che portano Lèvinas a definire la possibilità dello sviluppo soggettivo nella relazione con l’altro. In questo ordine di definizioni, i processi costitutivi della soggettivazione (la nascita del Sé) vengono, nella teoria dello sviluppo, compresi in: - la poetica della vita – autentico desiderio di acquisire nuove conoscenze e, soprattutto, una visione nuova della vita, del diritto, della responsabilità, dell’altro, del potere. Il soggetto non può sviluppare le potenzialità socio-culturali e di un “sapere timologico”, senza basarsi sui principi fondanti di autenticità e di onestà intellettuale. - il senso morale che riguarda …… - l’ integrazione sociale - la partecipazione al funzionamento sociale che impone di trovare una coesione collettiva più intensa e più generale (Jung) nell’ordine della politica e del comportamento sussidiario. Il processo di soggettivazione rende la persona solidale con il mondo e con la storia, l’aiuta a trovare la propria “volizione”: vivere se stessi significa essere un compito per se stessi, proiettato sui bisogni e le aspettative dell’altro, in una logica di amore che ricorda la visione timologico-ontologica di Eraclito. In questo ordine di idee, si denota un cambiamento fondamentale della concezione della costituzione evolutiva dell’autocoscienza proprio perché questa non può più essere intesa come un collettore di esperienze che derivano dal passato, dai miti, dalle tradizioni, dalle religioni, ecc. L’autocoscienza risponde ad una proiezione verso il futuro, sostenuta da una “energia retro-causale” che, come dice il matematico Luigi Fantappiè, dal futuro genera le dinamiche del presente, liberando il soggetto dalle tensioni che accompagnano l’entropia, sostenuta dalla sicurezza, la serenità e la verità delle “dinamiche sintropiche”. La sintropia è il vero senso della “natura umana”, fatta di autocoscienza, di capacità di controllare le molteplicità funzionali teleològiche (delle percezioni, delle emozioni, degli affetti, delle dinamiche immaginarie) che cos’ possono tranquillamente accedere alle dinamiche funzionali che supportano la razionalità, la saggezza, la responsabilità. In queste elaborazioni prende spessore e significato scientifico-antropologico il senso di una “natura-umana”, di una evoluzione che presume e sostiene un divenire, il dasein (essere-in) di Heidegger, il senso ed il destino dell’essere, quel progresso leggibile come “… le vere radici dell’essere”. A questo punto assume un senso preciso la necessità di una dimensione costitutiva (teleològica) molteplice, della molteplicità delle auto identificazioni dell’Io e della ricchezza evolutiva impressa nelle relazioni, nel linguaggio e nella cultura, per diventare poi poetica della vita, senso morale e integrazione sociale. Carl Gustav Jung fece luce sulla natura intimamente globale della “naturaumana” che, creando le dinamiche della comprensione, della partecipazione, dell’integrazione e della saggezza, trascende di molto quella formulazione razionalista che aveva sostenuto l’illuminismo. Superare le barriere della pura ed ossessiva razionalità equivale a creare i termini di trascendenza e di saggezza che danno senso e significato alla “natura-umana”. OSSERVAZIONI Il vero salto qualitativo della “cultura” è rappresentato nell’ambito artistico, dal “dadaismo” che rompe il razionalismo del rinascimento del rinascimento e dell’idealismo, creatori di quella “teologia creativista” racchiusa nell’assioma: bello – santo – vero – giusto. Una rivoluzione culturale che influisce sull’arte, ma anche nel teatro, la psicologia, … un nuovo volo del sapere che porta a reincorporare i miti, le strutture oniriche, l’inconscio, i simboli arcaici, la partecipazione empatica, … per dare senso all’esistenza e supporto creativo alla “natura-umana”, come espresso magistralmente da Giacomo Leopardi, la parola del soggetto crea nuove idee, libere dall’imposizione teologica e carica di evoluzione espressa negli “esperimenti associativi” (Freud e Jung), nel valore delle emozioni, nella comprensione del valore delle tonalità affettive, la definizione dei “complessi psichici” (le dinamiche delle personalità soggettive), i conflitti interni (le dinamiche dei “fantasmi”), ecc.ecc. il simbolo di questa “vita nuova” è Orfeo che, con la sua discesa agli inferi, si misura con i suoi complessi, delinea i principi dell’auto-realizzazione, capovolge gli schemi interpretativi, dando senso alla vita propria e dell’altro, dell’uomo e della donna. Tutto questo è ben interpretato da C.G. Jung: siamo precipitati nella fiumana di un progresso che ci proietta verso il futuro, con una violenza tanto maggiore quanto più ci strappa dalle nostre radici … è proprio la perdita di questo legame che ha generato uno “scontento della civiltà”. Il rapporto con le parole svolge un ruolo decisivo per il passaggio dal teleològico al teleonòmico e per la “… nascita delle funzioni preconsce dell’Io”. Linguaggio come paradigma di un dialogo trasformativo tra “di loro”; una parola che circola per creare segni di riflessione, scambi di metafore e creazioni di miti, di immagini trasformatrici. Per Jung, non assume nessun intimismo né individualismo, ma un “ponte d’amore” dove si crea una “comunità consapevole”, componente di una crescita personale e sociale, educazione e cultura del rispetto dei punti di vista , dei bisogni e delle attese di tutti. Linguaggio come promozione di occasioni di creatività che nascono dall’incontro di persone di diverse condizioni, radici, tensioni propositive e prospettive per il futuro. L’Io nasce dalla sorpresa, dal dubbio, dalla tensione derivata dalla molteplicità percettiva che supporta la genesi delle sue molteplici auto identificazioni.