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Relazione generale
S.S. 4 “Salaria”
Adeguamento del tratto Trisungo-Acquasanta Terme - 1° lotto 2° stralcio dal km 151+000 al km 153+780
Progetto definitivo della sistemazione del materiale di scavo in esubero
INDICE
1.
PREMESSA ...................................................................................................................................................2
2.
INTERVENTI DI MITIGAZIONE LUNGO IL TRACCIATO ...............................................................2
2.1.
2.2.
2.3.
3.
RIMODELLAMENTO MORFOLOGICO ....................................................................................................... 2
OPERE A VERDE .................................................................................................................................... 3
RIVESTIMENTI DELLE OPERE DI SOSTEGNO ........................................................................................... 4
PROGETTO DEI SITI DI DEPOSITO DEI MATERIALI DI SCAVO IN ESUBERO ........................4
3.1.
3.2.
3.3.
3.4.
3.5.
3.6.
SCELTA DEI SITI DI DESTINAZIONE ........................................................................................................ 4
GEOLOGIA ED IDROGEOLOGIA .............................................................................................................. 5
DESCRIZIONE DEL PROGETTO DEI RINTERRI .......................................................................................... 6
RIPRISTINO BOTANICO-VEGETAZIONALE ............................................................................................ 10
MOVIMENTI DI MATERIE - CANTIERIZZAZIONE .................................................................................... 11
CARATTERIZZAZIONE DEL MATERIALE DI RIPORTO AI SENSI DEL D.LGS 152/06 ................................. 12
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S.S. 4 “Salaria”
Adeguamento del tratto Trisungo-Acquasanta Terme - 1° lotto 2° stralcio dal km 151+000 al km 153+780
Progetto definitivo della sistemazione del materiale di scavo in esubero
1.
PREMESSA
Nell’ambito del Progetto Definitivo del tratto Trisungo-Acquasanta Terme I lotto - II stralcio
dal km 151+000 al km 153+780, la presente relazione illustra gli interventi di mitigazione ed
inserimento ambientale dell’infrastruttura e delle opere annesse.
La esauriente descrizione dei caratteri ambientali delle aree interessate, nonché le valutazioni
dei relativi impatti, sono contenute nell’apposito Studio di impatto ambientale, già oggetto di
approvazione V.I.A. in sede di progetto preliminare e rilascio autorizzazione paesistica
del….., il quale si intende richiamato nella presente relazione.
All’interno degli interventi di inserimento ambientale, assume peculiare importanza la collocazione del materiale di scavo in esubero, nei siti disponibili ricadenti all’interno del Parco
dei Sibillini. La necessità della redazione di un’apposita progettazione scaturisce, in particolar
modo, dall’ubicazione dei predetti siti all’interno del Parco, e dalla conseguente scelta di sposare l’esigenza di sistemare una notevole quantità di terre di scavo, con quella di perseguire
anche un recupero ambientale di siti la cui qualità ambientale è stata compromessa da pregresse attività di escavazione di inerti, cioè, in definitiva di un miglioramento delle condizioni
ambientali attuali.
Gli altri interventi di inserimento ambientale riguardano le aree in cui il tracciato stradale si
sviluppa all’aperto, alquanto limitate poiché il tracciato stesso si sviluppa per la maggior parte
in sotterraneo.
2. INTERVENTI DI MITIGAZIONE LUNGO IL TRACCIATO
2.1.
Rimodellamento morfologico
Le tratte iniziali delle gallerie saranno eseguite in artificiale, previo sbancamento di un volume di terreno che comunque sarà ridotto al minimo indispensabile per la presenza di paratie di
pali o micropali tirantati, che consentono di mantenere la verticalità delle pareti per l’intera
altezza di scavo o una sua parte cospicua.
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Le aree di scavo di tali tratte saranno ritombate con terreno di risulta degli scavi, allo scopo di
ricostituire il profilo originario del terreno e, pertanto, di conseguire l’annullamento o almeno
una minimizzazione dell’impatto dell’opera (oltre che, naturalmente, l’aumento della sua stabilità geomorfologica-geotecnica).
In superficie, verrà steso del terreno vegetale per uno spessore di 50 cm in modo da consentire
la piantumazione delle essenze arboree ed arbustive.
La rappresentazione grafica degli interventi di rimodellamento morfologico è contenuta
nell’elaborato
T00IA00GENPL01B
“SISTEMAZIONE
AMBIENTALE
TRATTE
ALL’APERTO - PLANIMETRIE E SEZIONI”
Opere a verde
2.2.
L’obiettivo prevalente della progettazione delle opere a verde è quello di inserire l’opera stradale in modo compatibile ed integrato al sistema naturale e di conseguire il ripristino o anche
il miglioramento delle condizioni ambientali di quelle porzioni di terreno interessate dai lavori, circostanti la piattaforma stradale. In particolare, gli obiettivi da conseguire sono:
-
ricucire la vegetazione dei versanti interferiti
-
mantenere e riqualificare le formazioni vegetali preesistenti
-
realizzare la sistemazione ed il consolidamento delle scarpate artificiali
-
svolgere la funzione di arredo stradale
Per le aree oggetto di rimodellamento nonché quelle in adiacenza al solido stradale, si è optato
per una tipologia di rimboschimento misto arboreo - arbustivo; la componente arbustiva ha il
duplice scopo di costituire una formazione di sottobosco e di accelerare l’effetto di copertura
e mascheramento vegetale. Per la scelta delle essenze da utilizzare, ci si è orientati su specie
arboree ed arbustive tipiche della flora locale, che meglio si adattano alle condizioni ambientali dell’area.
Le essenze arboree prescelte sono Quercus pubescens ed Acer campestre, nonché una specie
intermedia arborea-arbustiva come il Cercis siliquastrum (“Albero di Giuda”).
Le essenze arbustive saranno Prunus spinosa, Spartium junceum, Rosa canina, Crataegus
monogyna.
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Le essenze, sia arboree che arbustive, saranno posizionate secondo sesti d’impianto irregolari
e densità variabili (da 1 ogni 64 mq per Quercus pubescens a 1 ogni 4 mq per gli arbusti), dettagliati nella citata tavola progettuale.
Le fasce al piede dei rilevati stradali (sia dell’asse principale che della bretellina di collegamento) presenti nella zona dello svincolo di Trisungo, saranno piantumate con arbusti di
Spartium junceum (ginestra) e Crataegus monogyna (biancospino), disposti a quinconce.
Sul perimetro delle recinzioni delle vasche di trattamento delle acque di piattaforma, a mascheramento delle stesse, verranno disposte file di Spartium junceum, associate con Cercis siliquastrum (in rapporto 1/4 rispetto alla ginestra e più arretrati).
Le scarpate dei rilevati ed i tratti di trincea più acclivi saranno rivestiti con manto erboso tramite idrosemina con mulch.
2.3.
Rivestimenti delle opere di sostegno
Il progetto prevede, nei tratti all’aperto, numerose opere di sostegno sia in controripa che in
sottoscarpa (muri, paratie tirantate), i cui paramenti saranno rivestiti con pietra naturale, di tipologia idonea e tipica del contesto locale.
La scelta del materiale è caduta sul travertino, pietra a chimismo carbonatico tipica del vicino
bacino estrattivo di Acquasanta Terme. Il travertino è stato preferito all’arenaria, pur più diffusa localmente, in quanto maggiormente tenace e resistente alla gelività.
3. PROGETTO DEI SITI DI DEPOSITO DEI MATERIALI DI SCAVO IN
ESUBERO
3.1.
Scelta dei siti di destinazione
La scelta dei siti all’interno dei quali collocare il materiale di scavo è il frutto di un percorso
che, inizialmente, ha contemplato l’ipotesi di distribuire il materiale su 5 aree, individuati nel
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progetto ANAS con numerazione da 1 a 5, di cui n° 3 ricadenti in fregio alla S.S. 4 “Salaria” e
n° 2 costituiti da ex cave.
Nella successiva fase di concertazione con gli Enti coinvolti nel processo approvativo (ANAS
- Provincia di Ascoli Piceno - Parco Nazionale M.ti Sibillini - Comune di Arquata del Tronto), sono emerse, da un lato, problematiche e criticità relative ad alcuni dei predetti 5 siti (nello specifico i tre siti in fregio alla S.S. 4), dall’altro lato sono emersi notevoli elementi a favore di un più consistente utilizzo dei restanti due siti.
Riassumendo, le criticità evidenziate hanno riguardato:
-
le incertezze sull’effettiva utilizzabilità del sito identificato con il n. 5, situato
all’interno di un’area P.I.P. interessata da una lottizzazione di imminente realizzazione;
-
la collocazione dei siti n. 3, 4 e 5 all’interno della Zona S.I.C. (Sito di Interesse
Comunitario - “Boschi ripariali Colli del Tronto”);
-
le Norme di Piano del Parco dei M.ti Sibillini, che non prevedono la possibilità di
utilizzo dei siti n. 3, 4 e 5 per interventi di ritombamento.
D’altronde, sono emersi forti elementi in favore dell’utilizzo dei siti 1 e 2 che, pur situati
all’interno del Parco dei Sibillini, possono trarre vantaggio dall’allocazione del materiale di
scavo a fini di recupero ambientale, in quanto si tratta di due cave dismesse con processi di
rinaturazione in atto incerti o scarsi. In effetti, tale tipo di intervento risulta espressamente
previsto dalle Norme del Parco.
Pertanto, in definitiva, sono stati scartati i siti n. 3, 4 e 5, avendo sommariamente verificato la
possibilità di allocare tutto il materiale nei siti n. 1 e 2.
3.2.
Geologia ed idrogeologia
Entrambe le aree sono situate nel medesimo contesto geostrutturale, al “footwall” del grande
sovrascorrimento dei Sibillini che pone a contatto i terreni carbonatici del Mesozoico e il terrigeno dell’Oligo-Miocene. Il sistema di thrust corre comunque a quote superiori.
La stratigrafia locale è costituita da forti spessori di detrito di falda rimaneggiato, a litologia
calcarea e calcareo-marnosa, proveniente dai suddetti terreni carbonatici, sovrimposto al
“Flysch della Laga”, a litologia arenaceo - marnosa (in zona, dai sondaggi eseguiti, sembra
prevalentemente marnoso).
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3.3.
Descrizione del progetto dei rinterri
Il sito n. 1, cava dismessa, ufficialmente classificata con codice PRAE 4043 in comune di Arquata del Tronto, con litologia calcari massicci calcari stratificati e materiale detritico, dista
circa 5 km dal cantiere di provenienza delle terre. Su di esso si andranno a sistemare i mag___________________________
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giori quantitativi di materiale, e di conseguenza si avrà un impatto volumetrico maggiore rispetto all’altro sito (n. 2).
Il sito, individuato dalle norme del Parco dei Sibillini come area di recupero ambientale e paesistico, risulta perfettamente compatibile con la destinazione finale progettuale.
L’area, posizionata su di un accumulo di materiale detritico di versante , risulta interessata da
processi di colonizzazione da parte di vegetazione pioniera in buona parte formata da salice e
pioppo.
Il sito n° 2,cava dismessa con codice PRAE 4042 in località Arquata del Tronto, con litologia
calcari massicci calcari stratificati e materiale detritico, dista circa 4.5 km dal cantiere di provenienza delle terre. Detta cava coltivava un accumulo di materiale detritico di versante a litologia calcarea.
Esso presenta il massimo grado di interferenza antropica che relega solo a nuclei di vegetazione pioniera in corso di affermazione su limitate superficie, il compito di mitigare gli effetti
della attività in corso.
La definizione del progetto di sistemazione ha dovuto tener conto di diverse esigenze:
A)- Massimizzazione delle volumetrie allocabili:
(Sito n.1) :
La quantità di materiale da sistemare è ingente (circa 255.000 mc) se rapportata ai diversi vincoli di seguito elencati, che hanno di fatto portato ad escludere una parte dell’area disponibile.
Non si è potuto, pertanto, scegliere una configurazione “classica” a gradoni paralleli che ricoprisse tutta l’area, bensì una morfologia a conoide che compensasse i settori non ritombabili.
(Sito n.2) :
L’area ritombabile del sito 2 è più definita, essendo caratterizzata da scarpate perimetrali nette
e poco o per nulla vegetate. La configurazione del ritombamento in grado di assicurare elevate
cubature, comporta, gioco forza, un riempimento delle suddette scarpate fino in sommità. Inoltre, si è scelto di conformare il rinterro con una sezione trasversale a displuvio, rialzandone
il profilo mediano e ricoprendo anche la stradina sul lato nord-est; quest’ultima sarà riposizionata sul nuovo rinterro.
La cubatura allocabile è di circa 140.000 mc.
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B) - Garanzia di stabilità geotecnica globale e puntuale:
(Sito n.1) :
Considerando il materiale utilizzato (75% arenaria - 25% marna all’incirca), si è imposto il
vincolo che nessun tratto di sezione superi la pendenza di 1/2 (27°) che si ritiene idonea a garantire la stabilità locale. Comunque, il materiale sarà compattato a rilevato.
Per la stabilità globale: la pendenza media dei versanti varia da 17° a 22° (a seconda delle sezioni); nella distribuzione delle masse, si è scelto di “caricare” maggiormente la parte basale
del versante. Comunque, sono state svolte alcune verifiche di stabilità globale allo scopo di
ottimizzare la configurazione.
A causa delle limitazioni di spazio, è stato necessario assegnare pendenze maggiori ad alcuni
settori perimetrali. In tali settori si prevede un miglioramento geotecnico del terreno, mediante
l’inserimento di “terre rinforzate” del tipo rinverdibile, con rafforzamenti distribuiti
all’interno del reinterro con teli di geogriglia.
L’altezza delle strutture in terra rinforzata non supera mai i 7 m.
(Sito n2) :
In questo caso, la pendenza generalmente non supera i 25°, tranne nel settore di piede, dove si
raggiungono i 34°; in questa porzione è previsto l’inserimento di “terre rinforzate” del tipo
rinverdibile (miglioramento della stabilità locale), con rafforzamenti distribuiti all’interno del
reinterro con teli di geogriglia ad alta resistenza (miglioramento della stabilità globale).
Inoltre, il raccordo con la superficie circostante determina su alcune piccole aree (molto limitate in estensione) pendenze di 30° - 32°. Comunque, il materiale sarà compattato a rilevato.
Per la stabilità globale: la pendenza media dei versanti varia da 17° a 22° (a seconda delle sezioni); nella distribuzione delle masse, si è scelto di “caricare” maggiormente la parte basale
del versante. Si rileva la presenza di una falda freatica, con un punto di emergenza all’interno
dell’area da ritombare. Tale presenza ha comportato la necessità di prevedere un sistema di
drenaggio, costituito da strati di pietrame sub-orizzontali di 1 m di spessore con a tergo uno
strato di geosintetico drenante e un tubo di raccolta longitudinale e scarichi trasversali, in modo da impedire anomali innalzamenti del livello piezometrico. Al tempo stesso è stata previsto
il rifacimento dell’esistente canalizzazione della sorgente per il suo convogliamento
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all’esterno dell’area interessata dal ritombamento. D’altra parte, il materiale di rinterro è prevalentemente granulare e dunque dotato di una buona permeabilità.
Anche in questo caso sono state condotte alcune verifiche di stabilità globale del versante allo
scopo di ottimizzarne la configurazione.
C- Presenza di bosco non compensabile: tale problematica riguarda il sito n. 1. Per tale sito, le
scarpate perimetrali sono state colonizzate da specie arboree che, nel settore destro (est), costituiscono una tipologia di bosco stabilizzato, il cui abbattimento non è compensabile con ripiantumazioni. Pertanto questo settore è stato escluso dall’intervento; ciò ha comportatola necessità di redistribuire una certa quantità di materiale nel la porzione centrale del sito; ne è
conseguita una morfologia dell’intervento piuttosto articolata, a conoide delimitato da vallecole laterali.
D - Regimazione idraulica : È necessario che i rinterri siano protetti dall’azione erosiva delle
acque di ruscellamento e dai potenziali ristagni idrici superficiali. Perciò, in entrambe le aree,
la configurazione progettuale a displuvio favorisce l’andamento centrifugo dei flussi di ruscellamento interni. Il contorno è presidiato da canalette -del tipo “ecologico” in legname e
pietrame - per la regimazione delle acque provenienti dal versante. Infine, le scarpate interne
saranno attraversate da canalette che intercetterano le acque ruscellanti, impedendone
l’aumento di velocità e di potere erosivo.
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3.4.
Ripristino botanico-vegetazionale
Si riassumono i criteri informativi delle scelte progettuali relative alla sistemazione botanico vegetazionale finale.
La motivazione di fondo alla base del presente recupero è quella di ricostituire un ambiente
starter per le cenosi relitte locali a partire dagli stessi nuclei di vegetazione pioniera che con
tanta difficoltà, a causa della componente antropica cercano di riaffermarsi.
Si ripropone cioè sul profilo finale a sistemazione avvenuta un recupero prevedente la costituzione , su entrambi i siti , di isole a vegetazione pioniera, dislocato a random sulla superficie ,nuclei di vegetazione che per la particolar specificità si ritiene essere in grado di avviare il
processo di recupero.
Si abbandona da subito la concezione del pronto effetto ,tanto cara ai cultori della soluzione
pronta, per sposare il concetto di mitigazione ambientale progettuale.
Si creeranno isolo aventi parametri dimensionali di 5* 10 m quindi aventi superficie ciascuna
di 50 mq all’interno delle quali troveranno posto le stesse essenze che, ad oggi, si rendono
protagoniste della ricolonizzazione .
La scelte delle specie è quindi ricaduta su: Popolus spp; Salix spp; Acer spp; Fraxinus ornius,
Quercus pubescens così come riassunto nei moduli con i relativi parametri di costo .
In questo modulo di impianto troveranno in maniera casuale posto : 3 Popolus spp; 3 Salix
spp:2 Acer spp: 2 Fraxinus ornius 1 Quercus pubescens 1 Ostrya carpinifolia.
I paramenti delle strutture in terra rinforzata verranno inerbiti mediante idrosemina e piantumati con talee poste in apposite tasche vegetative ricavate sui paramenti.
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3.5.
Movimenti di materie - cantierizzazione
Tenuto conto che il progetto di recupero è relativo al riutilizzo di materiali di scavo, il bilancio terre è pressoché esclusivamente costituito da riporti (fanno eccezione alcuni irrisori quantitativi di scavo, localmente necessari per la regolarizzazione dei piani di fondazione delle terre rinforzate).
Il materiale da utilizzare proviene, quasi totalmente, dagli scavi previsti nel progetto di adeguamento della S.S. 4; purtuttavia, è previsto l’utilizzo di una minima quantità di materiale di
cava, per la realizzazione degli strati drenanti e dello stabilizzato per la stradina nel sito 2 e
dei rinfianchi ai collettori di drenaggio.
Per l’approvvigionamento di tali limitati quantitativi è possibile utilizzare le cave previste nel
progetto principale, relativo alla S.S. 4.
La seguente tabella riassume i quantitativi dei materiali da utilizzare e la loro provenienza
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Tenendo conto della limitatezza delle aree da utilizzare allo scopo, dovuta al fatto che le aree
di lavoro sono un’ “appendice” del cantiere principale relativo alla S.S. 4, sono state individuate due aree, al piede dei ritombamenti, da utilizzare per la cantierizzazione. Esse sono riportate nelle planimetrie di progetto, nonché nello studio di V.I.A.
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Le previsioni di traffico veicolare generato dalle operazioni di trasporto delle terre, risultano
compiutamente dettagliate nell’allegata Relazione di impatto ambientale.
Esse, comunque, si riassumono nel modo seguente:
- traffico veicolare verso il sito n° 1 = 2 camion /ora per circa 18 mesi
- traffico veicolare verso il sito n° 2 = 2 camion/ ora per circa 10 mesi.
Nel caso di riempimento contemporaneo dei siti, il modello previsionale fornisce questi dati
di output:
- n° 1,3 camion /ora per mesi 28 verso il sito n° 1;
- n° 0,7 camion/ora per mesi 28 verso il sito n° 2
3.6.
Caratterizzazione del materiale di riporto ai sensi del D.Lgs 152/06
Al fine di caratterizzare il materiale di smarino ai sensi del D. Lgs 152/06, si è proceduto con
il campionamento di coppie di campioni su tre siti di prelievo, ubicati in affioramento lungo il
tratto interessato dallo scavo della galleria (tavola 3.2 dell’allegata Relazione di impatto ambientale). I campioni di ogni coppia, prelevati rispettivamente sul termine arenaceo e sul termine argilloso-marnoso, sono stati opportunamente miscelati tra loro in laboratorio, onde costituire un campione unico, rappresentativo di ogni sito di prelievo.
Nei tre campioni ricostituiti sono stati ricercati metalli pesanti ed idrocarburi, considerati
maggiormente importanti rispetto ad altri elementi solo potenzialmente inquinanti.
Dai risultati sulle analisi di laboratorio svolte, risulta evidente, nonostante il campionamento
superficiale, la non contaminazione dei sedimenti. E’ quindi ammissibile considerare almeno
di pari qualità, il materiale naturale di smarino da abbancare nei siti scelti.
Essendo il materiale naturale incontaminato, sarà obbligatorio certificare la compatibilità dei
materiali estratti, predisponendo adeguati controlli a campione sullo smarino, in relazione alla
potenziale contaminazione connessa con le metodiche utilizzate in fase di perforazione e /
movimentazione del materiale.
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