E. ROFFIA, Considerazioni sulle fasi piu tarde delle “Grotte di Catullo”
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E. ROFFIA, Considerazioni sulle fasi piu tarde delle “Grotte di Catullo”
Elisabetta Roffia 43 CONSIDERAZIONI SULLE FASI PIU TARDE DELLE “GROTTE DI CATULLO” A SIRMIONE Le indagini effettuate nel corso degli ultimi anni nel settore meridionale e settentrionale della villa romana di Sirmione nota come “Grotte di Catullo” hanno permesso di acquisire elementi utili per precisare la cronologia iniziale dell’edificio e per definirne con maggiore esattezza le caratteristiche planimetriche1. Lo scarso interro delle strutture antiche e i diversi interventi di scavo già effettuati nella zona a partire dall’Ottocento hanno compromesso quasi irrimediabilmente la possibilità di ricavare informazioni dagli strati più superficiali e quindi pertinenti alle fasi più tarde dell’edificio. Nelle ricerche condotte di recente è stato tuttavia possibile recuperare anche alcuni dati relativi ai momenti finali di frequentazione dell’area. A questo proposito l’elemento di maggiore evidenza è costituito dal rinvenimento di diverse tombe, illustrate in questo stesso volume da M.Bolla. Le sepolture, benché in diversi casi già disturbate da precedenti interventi, hanno potuto fornire, attraverso gli elementi di corredo fortunosamente conservatisi, indicazioni utili per definire la cronologia della distruzione di una parte dell’edificio, essendo le tombe chiaramente posteriori al crollo delle strutture murarie. Altri elementi utili per chiarire le fasi più tarde dell’area sono venuti dallo scavo di uno dei vani del lungo corridoio 139 e, indirettamente, da ricerche eseguite al di fuori dell’area della villa. Dai vecchi scavi sono desumibili alcune notizie relative alla più tarda frequentazione della zona che possono essere richiamate per il loro interesse. Orti Manara, che intorno alla metà dell’Ottocento fece eseguire i primi ampi scavi e descrisse con osservazioni puntuali le strutture in evidenza fornendo la prima pianta dettagliata dell’edificio2, ricavò dalle sue indagini l’impressione che la villa avesse subito una precoce distruzione e che i resti superstiti non fossero mai stati interessati, proprio per la loro breve vita, da “alcuna riforma, o ristauro”3. L’analisi minuziosa condotta sul monumento e il nuovo dettagliato rilievo che ne è scaturito suggeriscono un giudizio simile a quello dato nel secolo scorso 4. Certo il fatto che il piano residenziale sia in gran parte distrutto e quasi totalmente privo di murature in elevato5, mentre sono relativamente ben conservate le sostruzioni dell’edificio che meno facilmente poterono essere oggetto di modifiche strutturali, consentirebbe in teoria di ritenere possibili fasi costruttive di un certo rilievo successive all’edificazione del complesso. Tuttavia, ad eccezione dell’ampio settore termale che si inserisce nell’angolo sud-ovest dell’edificio in un momento successivo alla costruzione della villa 6, non si riconoscono in altre parti del monumento modifiche o rifacimenti che rivelino interventi effettuati in periodi posteriori. Anche i recenti scavi, che hanno interessato in modo abbastanza esteso il settore meridionale del piano residenziale, sembrano far escludere interventi che abbiano modificato l’assetto iniziale della villa. Infatti le caratteristiche planimetriche di quanto è conservato documentano una rigorosa simmetria nella disposizione dei vani propria del progetto origina- 1 Brevi notizie sulle indagini eseguite sono in ROFFIA 1991; ROFFIA 1994. 2 ORTI MANARA 1856, pp.26-59, tavv. II-III. Le indagini di Orti Manara non furono eseguite in estensione, ma con trincee o saggi, come si può dedurre dalla non esatta corrispondenza, in alcune zone della villa, della sua planimetria con i resti attualmente in luce. Le indicazioni dello studioso veronese si rivelano però in genere molto precise, con analisi acute che trovano sovente conferme nelle ricerche più recenti. 3 ORTI MANARA 1856, p.54. La medesima opinione è ribadita anche a p.27 (“L’antichissima distruzione di questa fabbrica, siccome dirò in appresso, ingenerò in alcuni l’opinione che non fosse stata giammai compiuta”) e a p.57 (“Riflettendo agli scavi praticati è mestieri convincersi, essere antica d’assai la distruzione dell’edificio, e quasi oserei affermare, di pochi anni dopo la sua edificazione.”). 4 Anche nel recente scavo del vano 111 l’unica documentazione certa di una frequentazione dell’area in età tardoromana-altomedievale si sovrappone a un pavimento di I secolo in pessimo stato di conservazione, senza documentazione di fasi intermedie fra esso e il più tardo insediamento. 5 I muri si conservano per un’altezza massima di 30-40 centimetri. Talora sono stati asportati sino ai livelli pavimentali, in pochissimi casi il prelievo interessa anche le fondazioni. 6 DEGRASSI 1956, p.20; ROFFIA 1987, pp.25; 29-30. 44 LA FINE DELLE VILLE rio e ugualmente i resti pavimentali individuati e gli intonaci dipinti rinvenuti sono attribuibili nel loro complesso al momento della costruzione dell’edificio. Anche l’analisi dei numerosissimi intonaci dipinti ritrovati nel corso dei vecchi scavi e quindi per lo più privi di una precisa localizzazione nell’ambito del complesso, indica che essi sono pressoché nella loro totalità contemporanei alla fase di edificazione della villa e che sono rimasti in uso sino al crollo delle murature7. La villa ha subito quasi sicuramente un incendio di vaste proporzioni, documentato da molti degli intonaci dipinti anneriti dal fuoco o ossidati dal forte calore, che ha provocato modifiche nei colori originari. Anche Orti Manara nel descrivere lo scavo del vano 126 parla di “traccie d’un grande incendio” e di “indizj lagrimevoli d’una vandalica distruzione”8. Secondo Degrassi, che ha eseguito ampi scavi nella villa a partire dal 1941, l’edificio venne distrutto da due incendi individuati da chiarissime tracce nel corso delle sue indagini9. Per le circostanze con cui furono condotti i vecchi scavi, non vi è allo stato attuale alcun elemento certo per definire cronologicamente questi eventi, ma diversi indizi concorrono a far ritenere che il crollo dell’edificio sia avvenuto in una data piuttosto antica, forse nell’ambito ancora del III secolo d.C. Un termine di datazione per la distruzione dell’edificio è fornito innanzi tutto dalla necropoli, secondo Orti Manara scavata “entro le fondamenta degli stessi muri abbattuti” 10, così come hanno confermato anche le ricerche eseguite negli ultimi anni. Le tombe sono situate entro strati di crollo o su piani pavimentali già quasi totalmente asportati o in stato di grave degrado. L’edificio dunque nel momento in cui vi si insedia la necropoli è non solo già in buona parte demolito, ma anche rimasto da tempo in stato di abbandono e divenuto oggetto di depredazioni. La cronologia della necropoli intorno alla metà del IV-inizi V secolo fornisce pertanto un termine ante quem per la distruzione dell’edificio o almeno di un ampio settore di esso. Ma vi sono altri elementi che possono far ritenere che il crollo delle strutture e il loro abbandono siano avvenuti in un momento alquanto precedente all’insediarsi delle tombe. Uno scavo recente nel centro storico di Sirmione, in via Antiche Mura, ha messo in evidenza parte di 7 Un piccolo gruppo di intonaci aventi caratteristiche molto diverse dal resto dei materiali e già isolati perché apparsi anomali nel panorama della pittura parietale della villa, è probabilmente da attribuire a vecchi rinvenimenti nell’area della villa di via Antiche Mura, confluiti nei depositi delle “Grotte di Catullo” (ATS, relazioni del 1° e del 9 aprile 1960). La loro attribuzione a questo scavo è basata su confronti stretti con i frammenti pittorici rinvenuti negli scavi della villa di via Antiche Mura nel 1993-1995. 8 ORTI MANARA 1856, p.49. 9 DEGRASSI 1956, p.7. Per una ipotesi cronologica relativa al secondo incendio, che sarebbe posteriore all’avanzato IV-V Fig.1) Sirmione, via Antiche Mura. Il fusto di colonna e il capitello in fase di crollo. un edificio i cui resti sono collegabili ad altre strutture venute in luce in passato, in particolare alle murature e ai mosaici pavimentali scoperti e distrutti nel 1959 in piazzetta Mosaici e alle murature rinvenute e distrutte nel 1960 fra via Antiche Mura e via S. Maria Maggiore. Si tratta di una seconda grande villa per la quale, sulla base dei vecchi dati di scavo e dei materiali allora recuperati, era stata già proposta, prima delle recenti scoperte, una cronologia iniziale in età augustea e una continuità di vita sino almeno al IV-V secolo d.C.11 Lo scavo eseguito nel 1993-95 e ancora in corso12 ha confermato queste prime indicazioni e ha fornito dati importanti soprattutto sulla fase tardoromana e sul crollo dell’edificio, avvenuto, sulla base dei numerosi materiali fittili contenuti nello strato di macerie che copre uniformemente tutta l’area dello scavo, nel V secolo inoltrato, probabilmente alla sua fine, o poco più tardi13. Ma il dato che maggiormente interessa in quanto collegabile alle vicende subite dall’altra grande villa di Sirmione, quella delle “Grotte di Catullo”, è rappresentato dal ritrovamento nella villa di via Antiche Mura di un fusto di colonna e del relativo capitello, in fase di crollo accanto ad un muro in scaglie di pietra locale, coperto da lastre in pietra grigia, su una delle quali originariamente appoggiava la colonna (Fig. 1). Gli elementi architettonici sono relativi a un porticato, presente sul lato sud dell’area indagata. Questo secolo, vedi BOLLA, in questo stesso volume. 10 ORTI MANARA, p. 58. 11 ROFFIA 1994, pp.120-125. 12 È stata indagata sino ad ora un’area di circa mq.100. Rimane da completare lo scavo nel resto dei mappali, comprendenti una parte dell’edificio moderno e il cortile prospiciente. Per la relazione preliminare dello scavo, cfr. ROFFIA, BAZALGETTE, LUPANO 1994-95, in corso stampa. 13 Ringrazio S.Massa per le prime informazioni che mi ha fornito su alcuni dei contesti stratigrafici di maggiore interesse. Elisabetta Roffia 45 Fig.2) Sirmione, le “Grotte di Catullo” e il tratto settentrionale delle mura di fortificazione della penisola. vano appartiene ad un momento di rilevanti modifiche nell’impianto dell’edificio, caratterizzato dalla creazione di nuovi ambienti, fra cui anche un ampio vano termale absidato. Tale fase può essere per il momento indicativamente collocata nell’ambito del III-prima metà del IV secolo. Il porticato rimane in uso anche nel periodo successivo (seconda metà IV-prima metà V secolo) che vede nuove sostanziali modifiche in diversi altri vani dell’edificio. Solo nel momento della generale distruzione della costruzione il porticato crolla con la caduta rovinosa degli elementi strutturali. Il capitello a foglie d’acqua rinvenuto nella villa di via Antiche Mura proviene con sicurezza dalle “ Grotte di Catullo” dove si conservano diversi altri capitelli del tutto simili, anche nelle dimensioni. Essi appartengono alla fase di costruzione dell’edificio. Il capitello riutilizzato nella seconda grande villa di Sirmione fornisce quindi un dato estremamente significativo in quanto la sua asportazione 14 Per Desenzano cfr. SCAGLIARINI 1994, pp.50-54, che pone questa fase fra la fine del regno di Costantino e la metà del secolo. dalle “Grotte di Catullo” deve essere avvenuta dopo il crollo e l’abbandono di quest’ultimo edificio. Si può quindi ritenere che già nel III-prima metà del IV secolo la villa fosse in rovina e ormai oggetto di spoglio delle sue parti decorative. È probabile che un evento traumatico abbia determinato la rovina totale o parziale della villa già nel III secolo e che da tale epoca cessi la funzionalità dell’edificio senza che vengano effettuati in nessuna sua parte rifacimenti o restauri per riportare in uso le strutture degradate. La situazione delle “Grotte di Catullo” appare anomala nell’ambito delle altre grandi ville gardesane. Gli altri due imponenti edifici situati nella medesima zona, quello di Sirmione, via Antiche Mura più sopra brevemente trattato e quello di Desenzano via Borgoregio-via Crocifisso, hanno avuto un momento di grande sviluppo, caratterizzato da ingenti opere di ristrutturazione e ampliamento fra il III e la metà del IV secolo14. Entrambi hanno poi avuto una successiva fase di ristruttu- 46 LA FINE DELLE VILLE Fig.3) Sirmione, “Grotte di Catullo”. Ubicazione vano 111. razione, con adattamenti e modifiche anche di un certo rilievo in un momento per ora genericamente databile fra gli ultimi decenni del IV e la prima metà del V secolo15. Il diverso destino delle “Grotte di Catullo” rispetto a questi vicini edifici che proprio nel IV e V secolo sono stati contraddistinti da i momenti di grande splendore, appare inspiegabile se non viene giustificato dalla diversa destinazione che l’area della villa assume in età tardoromana. Nel corso del IV-V secolo la penisola di Sirmione viene interessata dalla costruzione di una cinta di fortificazione: essa riguarda inizialmente solo la parte settentrionale, lungo i lati orientale e occidentale della penisola stessa, successivamente verrà ampliata più a sud. Le prime mura di fortificazione si collegano alle due estremità nord-ovest e sud-ovest dell’edificio delle “Grotte di Catullo”, posto sull’estremità della penisola (Fig.2). La villa diviene così parte integrante della struttura difensiva, inglobata entro la cinta stessa di fortificazio- ne, di cui diventa a nord la parte estrema, con i suoi perimetrali settentrionale e orientale16. Sulla base dei dati emersi da due saggi di scavo eseguiti lungo le mura di fortificazione nel 1994 si è proposta una cronologia del primo tratto di mura al IV-V secolo. Una nuova conferma a questa datazione deriva dal rapporto cronologico di posteriorità ricavabile dal recentissimo scavo del tratto successivo della fortificazione, di diversa tecnica edilizia e con differenti caratteristiche strutturali17. La costruzione della cinta difensiva è l’elemento che può spiegare l’abbandono dell’edificio residenziale e la conversione della zona ad un uso diverso. Appare importante ora definire quale potesse essere comunque l’utilizzo della vasta area interna all’edificio o della immediata fascia esterna, entrambe situate comunque entro il perimetro delle mura di fortificazione. L’ubicazione delle diverse tombe della necropoli indica che una parte abbastanza vasta dell’area era usata in questo stesso periodo come sepolcreto. 15 A Desenzano, in base a scavi molto recenti, un momento di sostanziali modifiche dell’impianto, almeno nel settore rustico dell’edificio, in corso di scavo a sud-est della villa, può essere posto negli ultimi decenni del IV secolo. È solo per il momento ipotizzabile una contemporaneità con gli interventi non molto estesi, ma qualificanti, documentati in particolare da nuovi pavimenti in opus sectile nel settore B e C e attribuiti alla fine del IV o all’inizio del V secolo (SCAGLIARINI 1994, p.55). 16 ROFFIA 1995, pp.17-32, a cui rimando per l’analisi del primo tratto della struttura difensiva. 17 Lo scavo di un tratto delle mura e di una torre presso San Salvatore è attualmente in corso. I dati sino ad ora acquisiti e quelli ricavabili da altre indagini previste in un prossimo futuro permetteranno nuove puntualizzazioni sul problema delle cinte di fortificazione della penisola. Elisabetta Roffia Fig.4) Sirmione, “Grotte di Catullo”. Vano 111, fase tardoromana. La presenza nei vecchi scavi di una consistente testimonianza di monete di IV secolo18 e di numerosa ceramica di IV-VI secolo dimostra una frequentazione non sporadica della zona anche in questo periodo. Gli stessi scavi nel settore centrale o meridionale della villa non forniscono alcuna informazione al riguardo anche perché possono essere stati difficilmente identificati resti di abitazioni documentati solo da strutture modeste, in materiale deperibile, appoggiate a murature ancora parzialmente conservate in alzato19. È più probabile che eventuali insediamenti siano localizzabili nella parte settentrionale, dove la presenza di murature del livello intermedio o del livello delle sostruzioni, ancora ben conservate in elevato e dotate di copertura, poteva permetterne l’utilizzo20. In effetti nell’unico scavo effettuato in anni recenti in questa zona, nel vano 111, si è potuta 18 Dall’analisi preliminare effettuata da E.A. Arslan, pubblicata come confronto alla situazione documentata nella vicina villa di Desenzano, appare una forte presenza di monete di questo secolo, a fronte di una notevole scarsità di monete di epoca precedente. Anche se l’affidabilità del campione statistico può essere dubbia per la incerta presenza di un ripostiglio (cfr. BOLLA, ultra), tuttavia le tabelle relative alle monete tarde mostrano come alla prima metà del IV secolo risalga il 70 % delle monete, mentre solo il 30 % è riferibile alla seconda metà, con una situazione diversa da quella verificata per la vicina villa di Desenzano. A Sirmione sono assenti monete di V secolo (ARSLAN 1994, pp.115-118, 135-137). 1 9 Una testimonianza riferibile probabilmente a questo momento, anche se non meglio precisabile cronologicamente, è stata documentata nello scavo del 1990, nel vano 64, poco al di sotto del livello di coltivo. Essa è costituita dalla presenza sulla parte non asportata del pavimento in cocciopesto di fori per pali disposti in modo regolare, che potrebbero documentare l’esistenza di strutture in legno. 47 documentare una frequentazione dell’area in età tardoromana-altomedievale e ancora in età bassomedievale, con una soluzione di continuità relativa solo alle prime fasi di vita dell’edificio (Fig.3). Benché la zona fosse già stata interessata da scavi negli anni Quaranta21 si è verificato che era ancora presente su tutta la superficie del vano sopra citato una stratificazione archeologica di circa un metro di spessore sino alla roccia naturale. Al di sopra di quest’ultima si sono distinti alcuni strati da collegare alla fase di costruzione della villa, sigillati da un pavimento in malta bianca molto ricca di calce, con piccoli ciottoli, in fase con i muri dell’ambiente e con un breve tratto di intonaco bianco, presente sul muro occidentale del vano e legato alla pavimentazione stessa. Il materiale molto abbondante rinvenuto al di sotto del pavimento data la costruzione del vano ad età augustea, confermando i dati acquisiti da precedenti indagini in altri settori della villa. Ad età tardoromana sono riferibili alcuni tagli e asportazioni del piano pavimentale originario, che hanno messo in evidenza larga parte del sottofondo. Allo stesso periodo è attribuibile anche un piccolo focolare, situato nell’angolo sud-ovest del vano, dove alcuni frammenti laterizi disposti di piatto circondano una chiazza con numerosissimi carboni. Entro questo piccolo focolare si sono rinvenuti alcun frammenti in ceramica comune e un frammento con vetrina giallo verdastro all’interno (Fig. 4). Il pavimento in malta con il relativo strato di preparazione, dove il pavimento era stato asportato, e il piccolo focolare sono coperti quasi totalmente da uno strato entro cui si sono rinvenuti numerosi frammenti fittili, databili ad un primo esame al VI, forse VII secolo22. Questo e gli strati sottostanti sino alla roccia naturale sono tagliati da una grande buca di forma rettangolare, situata nella parte sud-est del vano. Si tratta di una sepoltura, orientata est-ovest, costruita con cura a ridosso dei muri sud e est del vano; la parete nord è quasi verticale, quella ovest 20 Orti Manara segnala la presenza nel settore settentrionale dell’edificio di un “pilastro” alto m 2.50, che giudica non pertinente al monumento antico, bensì a una costruzione posteriore “perchè è formato con materiali delle preesistenti edificazioni e impiantato sul falso” (ORTI MANARA 1856, pp. 32 e 54, tav. III, fig.I,9 e fig.III, A). Né dal suo rilievo, né dai disegni e da un dipinto di Basiletti che riproducono chiaramente questa struttura oltre vent’anni prima della descrizione di Orti Manara (MONDINI 1993, pp.48-49, cat.nn.14,15,18,21), è possibile comprendere la destinazione d’uso della struttura e se si tratti effettivamente di un costruzione successiva al crollo del piano residenziale dell’edificio. Se Orti Manara non fosse così preciso nella sua descrizione si potrebbe ipotizzare che si tratti dell’unica muratura in alzato relativa al piano residenziale ancora superstite in questa zona. 21 DEGRASSI 1956, pp. 12-13. 22 Ringrazio A. Guglielmetti per l’esame dei materiali e per le indicazioni che mi ha fornito. 48 LA FINE DELLE VILLE Fig.5) Sirmione, “Grotte di Catullo”. Vano 111, fase bassomedievale. è arrotondata nell’angolo sud-ovest e leggermente inclinata verso il fondo piatto. La tomba dovette essere depredata e sconvolta non molto tempo dopo la deposizione del defunto, di certo comunque in base ai dati di scavo in un momento precedente il Bassomedioevo. Il fatto che sia stata violata e il suo contenuto in parte ributtato nella stessa fossa è provato dal fatto che dalla parte superiore del riempimento della buca, oltre a poche ossa umane, provengono un pettine e un coltellino databili a VI-VII secolo, in ottimo stato di conservazione. Si può pertanto ritenere che la tomba sia stata scavata entro i livelli di età romana poco dopo l’utilizzo dell’ambiente in età tardoromana e depredata in un momento non molto successivo. La fase tardoromana-altomedievale sopra descritta è sigillata da uno strato che interessa tutto il vano e costituisce un livellamento che precede la sistemazione bassomedievale dell’ambiente. Su di esso è costruito un focolare, di forma quadrangolare, collocato in posizione quasi centrale rispetto ai perimetrali del vano (Fig.5). Al focolare si appoggiano due strati interpretabili come successivi livelli d’uso del vano. La presenza in entrambi gli strati di ceramica comune bassomedievale, tra cui frammenti di pentola con ansa sopraelevata dotata di foro passante, indica l’uso del vano e del relativo focolare in tale periodo. Contemporanee alla prima fase d’uso del focolare sono alcune buche, una a ridosso del muro occidentale, di forma semicircolare con pareti verticali e fondo irregolare, una piccola buca per palo nell’angolo sudovest, un più grande taglio circolare di forma regola- re, affiancata a una buca oblunga nell’angolo sud-est. Lo scavo, oltre ad aver fornito per la prima volta nell’area della villa una completa sequenza stratigrafica per le fasi più tarde, ha dimostrato una frequentazione prolungatasi a lungo nel tempo del settore settentrionale dell’edificio e in particolare l’uso ininterrotto di uno dei vani del livello intermedio che non aveva subito distruzioni, diversamente dal piano residenziale. È probabile che una situazione simile si ripetesse negli altri ambienti del lungo corridoio e in tutti quei vani della parte nord dell’edificio non collassati. Le vicende della villa di maggior rilievo architettonico e strutturale dell’area gardesana appaiono dunque differire in modo considerevole da quella degli altri edifici dello stesso territorio. Forse proprio l’importanza o la notorietà dell’edificio in ambito non solo locale per la sua ricchezza e per le sue dimensioni -era ben visibile anche da lontano soprattutto dalla sponda bresciana del lago- ne determinarono la fine precoce e traumatica. Non è possibile accertare a quali vicende storiche siano da collegare la distruzione dell’edificio, anche se non può essere trascurato il fatto che a poca distanza, alla base della penisola di Sirmione passava la via utilizzata in età tardoantica fra Aquileia e Milano, costituita dal tronco Postumia-Annia da Aquileia sino a Verona e dal tronco Verona-BresciaMilano. Questo itinerario divenne importante soprattutto nel IV secolo quando collegava Milano capitale dell’impero con Aquileia e le province danubiane e illiriche23, ma era praticato già in precedenza e anche nei secoli successivi rimase il percorso seguito dagli eserciti24. Nella seconda metà del III secolo fu probabilmente la via percorsa dagli Alamanni in una delle incursioni operate nella pianura padana: nel 268 Claudio il Gotico fermava la seconda invasione degli Alamanni proprio presso il lago di Garda25. Alla fase di rovina e di abbandono seguono le diverse vicende dell’area come parte della prima cinta difensiva della penisola. La particolare posizione topografica della villa può essere stata determinante per questo suo diverso utilizzo. È ubicata infatti in un luogo che, se al momento della sua costruzione aveva rappresentato la migliore scelta dal punto di vista panoramico, in un momento di crisi politica e militare costituiva una posizione privilegiata e strategica per il controllo della parte meridionale del lago. Sulla base dei materiali dei vecchi scavi e dell’indagine recente, è documentabile nell’area un insediamento nel IV-VI secolo - che sembra da collegare, almeno nella sua fase iniziale, alla presenza della struttura di fortificazione - e ancora una probabile sporadica frequentazione in età altomedievale, quando l’abitato, la necropoli e il centro religioso si spostarono più a sud, nell’area occcupata dall’attuale centro storico della cittadina di Sirmione. (Elisabetta Roffia) 23 ROFFIA 1994, pp.111-119. 24 CALZOLARI 1994, pp.118-121. Elisabetta Roffia 49 BIBLIOGRAFIA E.A. ARSLAN 1994, Le monete, in Studi sulla villa romana di Desenzano, 1, Milano, pp.115-143. M. 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