E. ROFFIA, Considerazioni sulle fasi piu tarde delle “Grotte di Catullo”

Transcript

E. ROFFIA, Considerazioni sulle fasi piu tarde delle “Grotte di Catullo”
Elisabetta Roffia
43
CONSIDERAZIONI SULLE FASI PIU TARDE
DELLE “GROTTE DI CATULLO” A SIRMIONE
Le indagini effettuate nel corso degli ultimi
anni nel settore meridionale e settentrionale della
villa romana di Sirmione nota come “Grotte di
Catullo” hanno permesso di acquisire elementi
utili per precisare la cronologia iniziale dell’edificio e per definirne con maggiore esattezza le caratteristiche planimetriche1.
Lo scarso interro delle strutture antiche e i
diversi interventi di scavo già effettuati nella zona a
partire dall’Ottocento hanno compromesso quasi
irrimediabilmente la possibilità di ricavare informazioni dagli strati più superficiali e quindi pertinenti alle fasi più tarde dell’edificio. Nelle ricerche
condotte di recente è stato tuttavia possibile recuperare anche alcuni dati relativi ai momenti finali
di frequentazione dell’area. A questo proposito l’elemento di maggiore evidenza è costituito dal rinvenimento di diverse tombe, illustrate in questo stesso volume da M.Bolla. Le sepolture, benché in
diversi casi già disturbate da precedenti interventi,
hanno potuto fornire, attraverso gli elementi di corredo fortunosamente conservatisi, indicazioni utili
per definire la cronologia della distruzione di una
parte dell’edificio, essendo le tombe chiaramente
posteriori al crollo delle strutture murarie.
Altri elementi utili per chiarire le fasi più tarde
dell’area sono venuti dallo scavo di uno dei vani
del lungo corridoio 139 e, indirettamente, da ricerche eseguite al di fuori dell’area della villa.
Dai vecchi scavi sono desumibili alcune notizie
relative alla più tarda frequentazione della zona che
possono essere richiamate per il loro interesse. Orti
Manara, che intorno alla metà dell’Ottocento fece
eseguire i primi ampi scavi e descrisse con osservazioni puntuali le strutture in evidenza fornendo la
prima pianta dettagliata dell’edificio2, ricavò dalle
sue indagini l’impressione che la villa avesse subito
una precoce distruzione e che i resti superstiti non
fossero mai stati interessati, proprio per la loro
breve vita, da “alcuna riforma, o ristauro”3.
L’analisi minuziosa condotta sul monumento e
il nuovo dettagliato rilievo che ne è scaturito suggeriscono un giudizio simile a quello dato nel secolo scorso 4. Certo il fatto che il piano residenziale
sia in gran parte distrutto e quasi totalmente privo
di murature in elevato5, mentre sono relativamente ben conservate le sostruzioni dell’edificio che
meno facilmente poterono essere oggetto di modifiche strutturali, consentirebbe in teoria di ritenere
possibili fasi costruttive di un certo rilievo successive all’edificazione del complesso. Tuttavia, ad
eccezione dell’ampio settore termale che si inserisce nell’angolo sud-ovest dell’edificio in un
momento successivo alla costruzione della villa 6,
non si riconoscono in altre parti del monumento
modifiche o rifacimenti che rivelino interventi
effettuati in periodi posteriori. Anche i recenti
scavi, che hanno interessato in modo abbastanza
esteso il settore meridionale del piano residenziale, sembrano far escludere interventi che abbiano
modificato l’assetto iniziale della villa. Infatti le
caratteristiche planimetriche di quanto è conservato documentano una rigorosa simmetria nella
disposizione dei vani propria del progetto origina-
1 Brevi notizie sulle indagini eseguite sono in ROFFIA 1991;
ROFFIA 1994.
2 ORTI MANARA 1856, pp.26-59, tavv. II-III. Le indagini di
Orti Manara non furono eseguite in estensione, ma con trincee
o saggi, come si può dedurre dalla non esatta corrispondenza,
in alcune zone della villa, della sua planimetria con i resti
attualmente in luce. Le indicazioni dello studioso veronese si
rivelano però in genere molto precise, con analisi acute che trovano sovente conferme nelle ricerche più recenti.
3 ORTI MANARA 1856, p.54. La medesima opinione è ribadita
anche a p.27 (“L’antichissima distruzione di questa fabbrica,
siccome dirò in appresso, ingenerò in alcuni l’opinione che non
fosse stata giammai compiuta”) e a p.57 (“Riflettendo agli scavi
praticati è mestieri convincersi, essere antica d’assai la distruzione dell’edificio, e quasi oserei affermare, di pochi anni dopo
la sua edificazione.”).
4 Anche nel recente scavo del vano 111 l’unica documentazione
certa di una frequentazione dell’area in età tardoromana-altomedievale si sovrappone a un pavimento di I secolo in pessimo
stato di conservazione, senza documentazione di fasi intermedie fra esso e il più tardo insediamento.
5 I muri si conservano per un’altezza massima di 30-40 centimetri. Talora sono stati asportati sino ai livelli pavimentali, in
pochissimi casi il prelievo interessa anche le fondazioni.
6 DEGRASSI 1956, p.20; ROFFIA 1987, pp.25; 29-30.
44
LA FINE DELLE VILLE
rio e ugualmente i resti pavimentali individuati e
gli intonaci dipinti rinvenuti sono attribuibili nel
loro complesso al momento della costruzione
dell’edificio. Anche l’analisi dei numerosissimi
intonaci dipinti ritrovati nel corso dei vecchi scavi
e quindi per lo più privi di una precisa localizzazione nell’ambito del complesso, indica che essi
sono pressoché nella loro totalità contemporanei
alla fase di edificazione della villa e che sono rimasti in uso sino al crollo delle murature7.
La villa ha subito quasi sicuramente un incendio di vaste proporzioni, documentato da molti
degli intonaci dipinti anneriti dal fuoco o ossidati
dal forte calore, che ha provocato modifiche nei
colori originari. Anche Orti Manara nel descrivere
lo scavo del vano 126 parla di “traccie d’un grande
incendio” e di “indizj lagrimevoli d’una vandalica
distruzione”8. Secondo Degrassi, che ha eseguito
ampi scavi nella villa a partire dal 1941, l’edificio
venne distrutto da due incendi individuati da chiarissime tracce nel corso delle sue indagini9.
Per le circostanze con cui furono condotti i vecchi
scavi, non vi è allo stato attuale alcun elemento
certo per definire cronologicamente questi eventi,
ma diversi indizi concorrono a far ritenere che il
crollo dell’edificio sia avvenuto in una data piuttosto
antica, forse nell’ambito ancora del III secolo d.C.
Un termine di datazione per la distruzione
dell’edificio è fornito innanzi tutto dalla necropoli,
secondo Orti Manara scavata “entro le fondamenta degli stessi muri abbattuti” 10, così come hanno
confermato anche le ricerche eseguite negli ultimi
anni. Le tombe sono situate entro strati di crollo o
su piani pavimentali già quasi totalmente asportati o in stato di grave degrado. L’edificio dunque
nel momento in cui vi si insedia la necropoli è non
solo già in buona parte demolito, ma anche rimasto da tempo in stato di abbandono e divenuto
oggetto di depredazioni. La cronologia della necropoli intorno alla metà del IV-inizi V secolo fornisce
pertanto un termine ante quem per la distruzione
dell’edificio o almeno di un ampio settore di esso.
Ma vi sono altri elementi che possono far ritenere
che il crollo delle strutture e il loro abbandono
siano avvenuti in un momento alquanto precedente all’insediarsi delle tombe.
Uno scavo recente nel centro storico di Sirmione,
in via Antiche Mura, ha messo in evidenza parte di
7 Un piccolo gruppo di intonaci aventi caratteristiche molto diverse dal resto dei materiali e già isolati perché apparsi anomali nel
panorama della pittura parietale della villa, è probabilmente da
attribuire a vecchi rinvenimenti nell’area della villa di via Antiche Mura, confluiti nei depositi delle “Grotte di Catullo” (ATS,
relazioni del 1° e del 9 aprile 1960). La loro attribuzione a questo
scavo è basata su confronti stretti con i frammenti pittorici rinvenuti negli scavi della villa di via Antiche Mura nel 1993-1995.
8 ORTI MANARA 1856, p.49.
9 DEGRASSI 1956, p.7. Per una ipotesi cronologica relativa al
secondo incendio, che sarebbe posteriore all’avanzato IV-V
Fig.1) Sirmione, via Antiche Mura. Il fusto di colonna e
il capitello in fase di crollo.
un edificio i cui resti sono collegabili ad altre strutture venute in luce in passato, in particolare alle
murature e ai mosaici pavimentali scoperti e
distrutti nel 1959 in piazzetta Mosaici e alle murature rinvenute e distrutte nel 1960 fra via Antiche
Mura e via S. Maria Maggiore. Si tratta di una
seconda grande villa per la quale, sulla base dei
vecchi dati di scavo e dei materiali allora recuperati, era stata già proposta, prima delle recenti scoperte, una cronologia iniziale in età augustea e una
continuità di vita sino almeno al IV-V secolo d.C.11
Lo scavo eseguito nel 1993-95 e ancora in
corso12 ha confermato queste prime indicazioni e
ha fornito dati importanti soprattutto sulla fase
tardoromana e sul crollo dell’edificio, avvenuto,
sulla base dei numerosi materiali fittili contenuti
nello strato di macerie che copre uniformemente
tutta l’area dello scavo, nel V secolo inoltrato, probabilmente alla sua fine, o poco più tardi13.
Ma il dato che maggiormente interessa in
quanto collegabile alle vicende subite dall’altra
grande villa di Sirmione, quella delle “Grotte di
Catullo”, è rappresentato dal ritrovamento nella
villa di via Antiche Mura di un fusto di colonna e
del relativo capitello, in fase di crollo accanto ad
un muro in scaglie di pietra locale, coperto da
lastre in pietra grigia, su una delle quali originariamente appoggiava la colonna (Fig. 1). Gli elementi architettonici sono relativi a un porticato,
presente sul lato sud dell’area indagata. Questo
secolo, vedi BOLLA, in questo stesso volume.
10 ORTI MANARA, p. 58.
11 ROFFIA 1994, pp.120-125.
12 È stata indagata sino ad ora un’area di circa mq.100. Rimane da completare lo scavo nel resto dei mappali, comprendenti
una parte dell’edificio moderno e il cortile prospiciente. Per la
relazione preliminare dello scavo, cfr. ROFFIA, BAZALGETTE, LUPANO 1994-95, in corso stampa.
13 Ringrazio S.Massa per le prime informazioni che mi ha fornito su alcuni dei contesti stratigrafici di maggiore interesse.
Elisabetta Roffia
45
Fig.2) Sirmione, le “Grotte di Catullo” e il tratto settentrionale delle mura di fortificazione della penisola.
vano appartiene ad un momento di rilevanti modifiche nell’impianto dell’edificio, caratterizzato
dalla creazione di nuovi ambienti, fra cui anche un
ampio vano termale absidato. Tale fase può essere
per il momento indicativamente collocata
nell’ambito del III-prima metà del IV secolo.
Il porticato rimane in uso anche nel periodo
successivo (seconda metà IV-prima metà V secolo)
che vede nuove sostanziali modifiche in diversi
altri vani dell’edificio. Solo nel momento della
generale distruzione della costruzione il porticato
crolla con la caduta rovinosa degli elementi strutturali. Il capitello a foglie d’acqua rinvenuto nella
villa di via Antiche Mura proviene con sicurezza
dalle “ Grotte di Catullo” dove si conservano diversi altri capitelli del tutto simili, anche nelle dimensioni. Essi appartengono alla fase di costruzione
dell’edificio.
Il capitello riutilizzato nella seconda grande
villa di Sirmione fornisce quindi un dato estremamente significativo in quanto la sua asportazione
14 Per Desenzano cfr. SCAGLIARINI 1994, pp.50-54, che pone
questa fase fra la fine del regno di Costantino e la metà del secolo.
dalle “Grotte di Catullo” deve essere avvenuta
dopo il crollo e l’abbandono di quest’ultimo edificio.
Si può quindi ritenere che già nel III-prima metà
del IV secolo la villa fosse in rovina e ormai oggetto di spoglio delle sue parti decorative.
È probabile che un evento traumatico abbia
determinato la rovina totale o parziale della villa
già nel III secolo e che da tale epoca cessi la funzionalità dell’edificio senza che vengano effettuati
in nessuna sua parte rifacimenti o restauri per
riportare in uso le strutture degradate.
La situazione delle “Grotte di Catullo” appare
anomala nell’ambito delle altre grandi ville gardesane. Gli altri due imponenti edifici situati nella
medesima zona, quello di Sirmione, via Antiche
Mura più sopra brevemente trattato e quello di
Desenzano via Borgoregio-via Crocifisso, hanno
avuto un momento di grande sviluppo, caratterizzato da ingenti opere di ristrutturazione e ampliamento fra il III e la metà del IV secolo14. Entrambi
hanno poi avuto una successiva fase di ristruttu-
46
LA FINE DELLE VILLE
Fig.3) Sirmione, “Grotte di Catullo”. Ubicazione vano 111.
razione, con adattamenti e modifiche anche di un
certo rilievo in un momento per ora genericamente
databile fra gli ultimi decenni del IV e la prima
metà del V secolo15.
Il diverso destino delle “Grotte di Catullo”
rispetto a questi vicini edifici che proprio nel IV e
V secolo sono stati contraddistinti da i momenti di
grande splendore, appare inspiegabile se non
viene giustificato dalla diversa destinazione che
l’area della villa assume in età tardoromana.
Nel corso del IV-V secolo la penisola di Sirmione viene interessata dalla costruzione di una cinta
di fortificazione: essa riguarda inizialmente solo la
parte settentrionale, lungo i lati orientale e occidentale della penisola stessa, successivamente
verrà ampliata più a sud. Le prime mura di fortificazione si collegano alle due estremità nord-ovest
e sud-ovest dell’edificio delle “Grotte di Catullo”,
posto sull’estremità della penisola (Fig.2). La villa
diviene così parte integrante della struttura difensiva, inglobata entro la cinta stessa di fortificazio-
ne, di cui diventa a nord la parte estrema, con i
suoi perimetrali settentrionale e orientale16.
Sulla base dei dati emersi da due saggi di scavo
eseguiti lungo le mura di fortificazione nel 1994 si è
proposta una cronologia del primo tratto di mura al
IV-V secolo. Una nuova conferma a questa datazione deriva dal rapporto cronologico di posteriorità
ricavabile dal recentissimo scavo del tratto successivo della fortificazione, di diversa tecnica edilizia e
con differenti caratteristiche strutturali17.
La costruzione della cinta difensiva è l’elemento che può spiegare l’abbandono dell’edificio residenziale e la conversione della zona ad un uso
diverso. Appare importante ora definire quale
potesse essere comunque l’utilizzo della vasta area
interna all’edificio o della immediata fascia esterna, entrambe situate comunque entro il perimetro
delle mura di fortificazione.
L’ubicazione delle diverse tombe della necropoli indica che una parte abbastanza vasta dell’area
era usata in questo stesso periodo come sepolcreto.
15 A Desenzano, in base a scavi molto recenti, un momento di
sostanziali modifiche dell’impianto, almeno nel settore rustico
dell’edificio, in corso di scavo a sud-est della villa, può essere
posto negli ultimi decenni del IV secolo. È solo per il momento
ipotizzabile una contemporaneità con gli interventi non molto
estesi, ma qualificanti, documentati in particolare da nuovi
pavimenti in opus sectile nel settore B e C e attribuiti alla fine
del IV o all’inizio del V secolo (SCAGLIARINI 1994, p.55).
16 ROFFIA 1995, pp.17-32, a cui rimando per l’analisi del
primo tratto della struttura difensiva.
17 Lo scavo di un tratto delle mura e di una torre presso San
Salvatore è attualmente in corso. I dati sino ad ora acquisiti e
quelli ricavabili da altre indagini previste in un prossimo futuro permetteranno nuove puntualizzazioni sul problema delle
cinte di fortificazione della penisola.
Elisabetta Roffia
Fig.4) Sirmione, “Grotte di Catullo”. Vano 111, fase tardoromana.
La presenza nei vecchi scavi di una consistente
testimonianza di monete di IV secolo18 e di numerosa ceramica di IV-VI secolo dimostra una frequentazione non sporadica della zona anche in questo periodo. Gli stessi scavi nel settore centrale o
meridionale della villa non forniscono alcuna informazione al riguardo anche perché possono essere
stati difficilmente identificati resti di abitazioni
documentati solo da strutture modeste, in materiale deperibile, appoggiate a murature ancora parzialmente conservate in alzato19. È più probabile
che eventuali insediamenti siano localizzabili nella
parte settentrionale, dove la presenza di murature
del livello intermedio o del livello delle sostruzioni,
ancora ben conservate in elevato e dotate di copertura, poteva permetterne l’utilizzo20.
In effetti nell’unico scavo effettuato in anni
recenti in questa zona, nel vano 111, si è potuta
18 Dall’analisi preliminare effettuata da E.A. Arslan, pubblicata come confronto alla situazione documentata nella vicina
villa di Desenzano, appare una forte presenza di monete di questo secolo, a fronte di una notevole scarsità di monete di epoca
precedente. Anche se l’affidabilità del campione statistico può
essere dubbia per la incerta presenza di un ripostiglio (cfr.
BOLLA, ultra), tuttavia le tabelle relative alle monete tarde
mostrano come alla prima metà del IV secolo risalga il 70 %
delle monete, mentre solo il 30 % è riferibile alla seconda metà,
con una situazione diversa da quella verificata per la vicina
villa di Desenzano. A Sirmione sono assenti monete di V secolo
(ARSLAN 1994, pp.115-118, 135-137).
1 9 Una testimonianza riferibile probabilmente a questo
momento, anche se non meglio precisabile cronologicamente, è
stata documentata nello scavo del 1990, nel vano 64, poco al di
sotto del livello di coltivo. Essa è costituita dalla presenza sulla
parte non asportata del pavimento in cocciopesto di fori per pali
disposti in modo regolare, che potrebbero documentare l’esistenza di strutture in legno.
47
documentare una frequentazione dell’area in età
tardoromana-altomedievale e ancora in età bassomedievale, con una soluzione di continuità relativa solo alle prime fasi di vita dell’edificio (Fig.3).
Benché la zona fosse già stata interessata da scavi
negli anni Quaranta21 si è verificato che era ancora presente su tutta la superficie del vano sopra
citato una stratificazione archeologica di circa un
metro di spessore sino alla roccia naturale.
Al di sopra di quest’ultima si sono distinti alcuni strati da collegare alla fase di costruzione della
villa, sigillati da un pavimento in malta bianca
molto ricca di calce, con piccoli ciottoli, in fase con
i muri dell’ambiente e con un breve tratto di intonaco bianco, presente sul muro occidentale del
vano e legato alla pavimentazione stessa. Il materiale molto abbondante rinvenuto al di sotto del
pavimento data la costruzione del vano ad età
augustea, confermando i dati acquisiti da precedenti indagini in altri settori della villa.
Ad età tardoromana sono riferibili alcuni tagli e
asportazioni del piano pavimentale originario, che
hanno messo in evidenza larga parte del sottofondo.
Allo stesso periodo è attribuibile anche un piccolo
focolare, situato nell’angolo sud-ovest del vano,
dove alcuni frammenti laterizi disposti di piatto circondano una chiazza con numerosissimi carboni.
Entro questo piccolo focolare si sono rinvenuti alcun
frammenti in ceramica comune e un frammento con
vetrina giallo verdastro all’interno (Fig. 4).
Il pavimento in malta con il relativo strato di
preparazione, dove il pavimento era stato asportato, e il piccolo focolare sono coperti quasi totalmente da uno strato entro cui si sono rinvenuti numerosi frammenti fittili, databili ad un primo esame
al VI, forse VII secolo22.
Questo e gli strati sottostanti sino alla roccia
naturale sono tagliati da una grande buca di forma
rettangolare, situata nella parte sud-est del vano.
Si tratta di una sepoltura, orientata est-ovest,
costruita con cura a ridosso dei muri sud e est del
vano; la parete nord è quasi verticale, quella ovest
20 Orti Manara segnala la presenza nel settore settentrionale
dell’edificio di un “pilastro” alto m 2.50, che giudica non pertinente al monumento antico, bensì a una costruzione posteriore
“perchè è formato con materiali delle preesistenti edificazioni e
impiantato sul falso” (ORTI MANARA 1856, pp. 32 e 54, tav.
III, fig.I,9 e fig.III, A). Né dal suo rilievo, né dai disegni e da un
dipinto di Basiletti che riproducono chiaramente questa struttura oltre vent’anni prima della descrizione di Orti Manara
(MONDINI 1993, pp.48-49, cat.nn.14,15,18,21), è possibile
comprendere la destinazione d’uso della struttura e se si tratti
effettivamente di un costruzione successiva al crollo del piano
residenziale dell’edificio. Se Orti Manara non fosse così preciso
nella sua descrizione si potrebbe ipotizzare che si tratti
dell’unica muratura in alzato relativa al piano residenziale
ancora superstite in questa zona.
21 DEGRASSI 1956, pp. 12-13.
22 Ringrazio A. Guglielmetti per l’esame dei materiali e per le
indicazioni che mi ha fornito.
48
LA FINE DELLE VILLE
Fig.5) Sirmione, “Grotte di Catullo”. Vano 111, fase bassomedievale.
è arrotondata nell’angolo sud-ovest e leggermente
inclinata verso il fondo piatto.
La tomba dovette essere depredata e sconvolta
non molto tempo dopo la deposizione del defunto, di
certo comunque in base ai dati di scavo in un momento precedente il Bassomedioevo. Il fatto che sia stata
violata e il suo contenuto in parte ributtato nella stessa fossa è provato dal fatto che dalla parte superiore
del riempimento della buca, oltre a poche ossa
umane, provengono un pettine e un coltellino databili a VI-VII secolo, in ottimo stato di conservazione. Si
può pertanto ritenere che la tomba sia stata scavata
entro i livelli di età romana poco dopo l’utilizzo
dell’ambiente in età tardoromana e depredata in un
momento non molto successivo.
La fase tardoromana-altomedievale sopra
descritta è sigillata da uno strato che interessa tutto
il vano e costituisce un livellamento che precede la
sistemazione bassomedievale dell’ambiente. Su di
esso è costruito un focolare, di forma quadrangolare,
collocato in posizione quasi centrale rispetto ai perimetrali del vano (Fig.5).
Al focolare si appoggiano due strati interpretabili
come successivi livelli d’uso del vano. La presenza in
entrambi gli strati di ceramica comune bassomedievale, tra cui frammenti di pentola con ansa sopraelevata dotata di foro passante, indica l’uso del vano e
del relativo focolare in tale periodo.
Contemporanee alla prima fase d’uso del focolare
sono alcune buche, una a ridosso del muro occidentale, di forma semicircolare con pareti verticali e fondo
irregolare, una piccola buca per palo nell’angolo sudovest, un più grande taglio circolare di forma regola-
re, affiancata a una buca oblunga nell’angolo sud-est.
Lo scavo, oltre ad aver fornito per la prima volta
nell’area della villa una completa sequenza stratigrafica per le fasi più tarde, ha dimostrato una frequentazione prolungatasi a lungo nel tempo del settore settentrionale dell’edificio e in particolare l’uso ininterrotto di uno dei vani del livello intermedio che non
aveva subito distruzioni, diversamente dal piano residenziale. È probabile che una situazione simile si ripetesse negli altri ambienti del lungo corridoio e in tutti
quei vani della parte nord dell’edificio non collassati.
Le vicende della villa di maggior rilievo architettonico e strutturale dell’area gardesana appaiono
dunque differire in modo considerevole da quella
degli altri edifici dello stesso territorio. Forse proprio
l’importanza o la notorietà dell’edificio in ambito non
solo locale per la sua ricchezza e per le sue dimensioni -era ben visibile anche da lontano soprattutto
dalla sponda bresciana del lago- ne determinarono la
fine precoce e traumatica.
Non è possibile accertare a quali vicende storiche
siano da collegare la distruzione dell’edificio, anche
se non può essere trascurato il fatto che a poca
distanza, alla base della penisola di Sirmione passava la via utilizzata in età tardoantica fra Aquileia e
Milano, costituita dal tronco Postumia-Annia da
Aquileia sino a Verona e dal tronco Verona-BresciaMilano. Questo itinerario divenne importante
soprattutto nel IV secolo quando collegava Milano
capitale dell’impero con Aquileia e le province danubiane e illiriche23, ma era praticato già in precedenza
e anche nei secoli successivi rimase il percorso seguito dagli eserciti24. Nella seconda metà del III secolo
fu probabilmente la via percorsa dagli Alamanni in
una delle incursioni operate nella pianura padana:
nel 268 Claudio il Gotico fermava la seconda invasione degli Alamanni proprio presso il lago di Garda25.
Alla fase di rovina e di abbandono seguono le
diverse vicende dell’area come parte della prima
cinta difensiva della penisola. La particolare posizione topografica della villa può essere stata determinante per questo suo diverso utilizzo. È ubicata infatti in un luogo che, se al momento della sua costruzione aveva rappresentato la migliore scelta dal punto
di vista panoramico, in un momento di crisi politica e
militare costituiva una posizione privilegiata e strategica per il controllo della parte meridionale del
lago. Sulla base dei materiali dei vecchi scavi e
dell’indagine recente, è documentabile nell’area un
insediamento nel IV-VI secolo - che sembra da collegare, almeno nella sua fase iniziale, alla presenza
della struttura di fortificazione - e ancora una probabile sporadica frequentazione in età altomedievale,
quando l’abitato, la necropoli e il centro religioso si
spostarono più a sud, nell’area occcupata dall’attuale
centro storico della cittadina di Sirmione.
(Elisabetta Roffia)
23 ROFFIA 1994, pp.111-119.
24 CALZOLARI 1994, pp.118-121.
Elisabetta Roffia
49
BIBLIOGRAFIA
E.A. ARSLAN 1994, Le monete, in Studi sulla villa romana
di Desenzano, 1, Milano, pp.115-143.
M. CALZOLARI 1994, L’itinerario di Attila nella pianura
padana: aspetti topografici, in Attila Flagellum
Dei? Convegno internazionale di studi storici
sulla figura di Attila e sulla discesa degli Unni in
Italia nel 452 d.C. (a cura di BLASON SCAREL),
Roma, pp.118-130.
M. CAPOZZA 1987, La voce degli scrittori antichi, in Il
Veneto nell’età romana, I (a cura di E. Buchi),
Verona, pp.3-58.
N. DEGRASSI 1956, Le Grotte di Catullo, Taranto.
E.ROFFIA 1991, Nuove ricerche sulla villa romana di Sir mione: problemi di cronologia e di attribuzione, in
Archeologia e architettura romanica nel Basso
Garda bresciano. Nuovi contributi (Lonato 1989),
Brescia, pp.7-18.
E. ROFFIA 1994, Sirmione in età romana. Società e cultura
della Cisalpina alle soglie dell’impero (a cura di
N.Criniti), Brescia, pp.111-131.
E. ROFFIA 1995, Sirmione tra l’età tardoromana e l’inizio
del medioevo: le mura di fortificazione della peni s o l a, in Società e cultura della Cisalpina tra
tarda antichità e altomediovo (a cura di N.Criniti), Brescia, pp.17-36.
M. MONDINI 1993, Taccuini e colori nel primo Ottocento.
Dallo studio sul “motivo” al dipinto dal “vero”, in
Il paesaggio del Garda. Evoluzione di un mito,
secoli XV-XIX, Brescia, pp.47-52.
E.ROFFIA, S.BAZALGETTE, L.LUPANO, Sirmione (Bs),
via Antiche Mura, 11. Scavo della villa romana,
in NSAL 1994, in corso stampa.
G.G. ORTI MANARA 1856, La penisola di Sirmione sul lago
di Garda, Verona.
D. SCAGLIARINI CORLAITA 1994, La villa di Desenzano.
Vicende architettoniche e decorative, in S t u d i
sulla villa romana di Desenzano , 1, Milano,
pp.43-58.
E. ROFFIA 1987, Le “Grotte di Catullo”, in R. BOSCHI, E.
ROFFIA, Sirmione, Milano, pp.6-39.