IL PRESEPE NAPOLETANO

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IL PRESEPE NAPOLETANO
IL PRESEPE NAPOLETANO
flessi dell’acqua raccolta si vedrebbero le
sembianze di coloro che sarebbero morti
nell’anno.
Nell’Avellinese si raccomanda ai bambini di tenersi lontano dai pozzi nelle sere
delle festività natalizie perché in quel periodo è in agguato un essere demonico
detto “Maria a manilonga” che allunga
le mani dal pozzo per catturare i bambini
e trascinarli nelle acque sotterranee.
I personaggi, l’arcano, le allusioni,
le favole popolari, la simbologia, l’astrologia,
della rappresentazione della nascita di Gesù
dell’amm. Giuseppe TOMMASIELLO
Socio del Gruppo di Roma
LA FONTANA
a rappresentazione della Natività di cui qui si fa cenno non
è altro che un parziale riferimento al “Presepe Napoletano” che nei secoli ha costituito, e costituisce, una delle
tradizioni più consolidate nel tempo con una stagione d’oro nel
Settecento.
È, infatti, in quell’epoca che il Presepe, dalla chiese dove era
fonte di devozione religiosa, entrò nelle abitazioni aristocratiche ove nobili e ricchi borghesi gareggiarono per allestire impianti scenografici sempre più pregiati.
L
LA GROTTA
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La scena del Presepe si sposta sempre più dal gruppo della sacra
famiglia per rappresentare una varia umanità nelle figure dei pastori, dei venditori ambulanti, dei re Magi, nell’anatomia degli animali.
Prima di illustrare i singoli personaggi e tentare di dare il loro significato popolare, è necessario fare un accenno alla “scenografia” del Presepe Napoletano che si presenta, in genere, come un “anfiteatro” fatto di più piani con stradine in discesa e ove
si aprono tre ambienti chiusi che simboleggiano la “Grotta della Natività”, la “Grotta del Male” e la “Grotta dei re Magi”.
Al centro della scena, nel luogo più basso, si trova la grotta contornata da altre,
di proporzioni più ridotte, nelle quali vi
sono greggi di pecore con il pastore nell’atto di scaldarsi accanto al fuoco.
Ripidi sentieri conducono dalla montagna alla grotta, quale simbolo materno
per eccellenza, luogo della nascita miracolosa; un viaggio di “discesa“ dall’alto
verso il basso, un viaggio verso il sotterraneo, le viscere della terra. Vincendo le
paure della discesa nel buio più profondo, si partecipa alla nascita del sole, al
trionfo della luce sulle tenebre, alla rinascita della natura sull’inverno.
La grotta può costituire l’antro della Sibilla Cumana o, come narra una popolare
leggenda napoletana, la grotta costruita
da Virgilio (dotato di particolari poteri magici e con l’aiuto di potenze sovrannaturali) che mette in collegamento Pozzuoli
con gli abitanti dei Paesi limitrofi.
IL POZZO
Nelle favole popolari la fontana è luogo di
apparizioni fantastiche o di incontri amorosi.
La donna alla fontana è raffigurazione
della Madonna che, secondo varie tradizioni, avrebbe ricevuto l’Annunciazione
mentre attingeva acqua alla fonte.Nel
Vangelo di Tommaso (?) si legge:”il giorno dopo, mentre Maria stava presso la
fonte a riempire la brocca, le apparve un
angelo del Signore e le disse: - Beata tu
sei Maria, perché nel tuo ventre hai preparato un’abitazione al Signore!”.
L’Annunciazione di Maria alla fontana è,
quindi, una rappresentazione popolare
molto antica derivata dai Vangeli apocrifi.
Il ponte è un noto simbolo di passaggio
collegato alla magia.
Alcune favole raccontano di ponti costruiti in una sola notte per opera dei diavoli; in altre si narra di tre bambini, di nome Pietro, uccisi e sepolti nelle fondamenta allo scopo di tenere magicamente salde le arcate.
Il Ponte è perciò transito e limite che collega il mondo dei vivi a quello dei morti,
è luogo di spaventosi incontri notturni
che avvengono specialmente nel periodo natalizio.
Vi appaiono il lupo mannaro, la monaca
con in mano la testa mozza dell’amante
decapitato, i suicidi che da lì si sono gettati, i morti giustiziati, gli impiccati, ecc…
Con riferimento al Ponte, a Napoli, nel
giorno dell’Epifania nel presepe appariva una scena particolare: nel punto dove il ponte è fra due dirupi si ponevano
dodici figurine di frati scalzi e incappucciati con il pollice della mano sinistra
fiammeggiante; essi rappresentavano i
mesi morti dell’anno trascorso che, al
seguito dei Magi, ritornavano nell’aldilà.
IL MULINO
L’OSTERIA
Si tratta di un elemento da inserire nella
“Grotta del Male” in quanto rappresenta
quell’umanità che continua a badare ai
soli piaceri della vita, insensibile alla novità della venuta sulla terra del Cristo e
alla sua altissima valenza spirituale.
L’osteria tenta di riprodurre, altresì, i rischi
connessi con i viaggi; anticamente, infatti,
percorrendo lunghi e faticosi tragitti, a cavallo o a piedi, si era obbligati a fermarsi di
notte presso un’osteria per sfamarsi e riposare. Nelle storie popolari ricorrono spesso figure di albergatori malvagi che avvelenano o uccidono nel sonno gli sventurati
viaggiatori. In una leggenda napoletana si
narra di un oste che nei giorni precedenti il
Natale uccise tre bambini, li tagliò a pezzi e
li mise in una botte per servirne le carni agli
avventori spacciandole per filetti di tonno.
All’osteria giunse però S.Nicola che non
mangiò e, benedicendo quei miseri resti, fu
capace di resuscitare i bambini.
I PERSONAGGI DEL PRESEPE
I RE MAGI
IL PONTE
Il pozzo rappresenta il collegamento tra la
superficie e le acque sotterranee. Alla figura del pozzo si rifanno molte credenze natalizie; un tempo ci si guardava bene dall’attingere acqua dal pozzo nella notte di
Natale perché si credeva che contenesse
spiriti diabolici capaci di possedere la persona che l’avesse bevuta. Oppure nei ri-
Il mulino è segno delle ruote o delle pale
che girano a dimostrazione del tempo
che passa.
Chiara è l’allusione al nuovo anno come
una ruota che riprende a girare.
Nel significato magico il Mulino è la macina che schiaccia il grano per produrre
farina bianca, antica simbologia della
morte. Ma la farina, in senso positivo, diventa pane, alimento indispensabile per
la vita, nutrimento per tutti noi (Cristo è
detto “Pane della vita”).
Sono i nobili del presepe e sono rappresentati sui tre rispettivi cavalli bianco,
rosso e nero. Nelle favole campane i tre
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colori rappresentano l’iter quotidiano del
sole: bianco l’alba, rosso il mezzogiorno
e nero la sera e la notte.
I Re Magi, in una interpretazione cosmologica, costituiscono il viaggio notturno dell’astro che termina lì dove nasce il sole
“bambino”. Secondo la tradizione i corpi
dei Re Magi sarebbero stati sepolti in un
unico sepolcro a Gerusalemme da dove
sarebbero stati traslati a Costantinopoli
dall’imperatrice Elena madre di Costantino. Santo Eustorgio avrebbe poi ricevuto
le reliquie in dono dall’imperatore Costante e le avrebbe portate a Milano dopo un
viaggio estremamente avventuroso.
La filologia moderna ha collegato i nomi
dei Magi a un nome etnico originario della Media o all’antico termine persiano magu, “dono”, con il quale si indicava la religione zoroastriana nella quale erano presenti dei fedeli di Zarathustra intenti a
scrutare negli astri i segni dell’arrivo sulla
terra del “Soccorritore” che sarebbe stato partorito da “una fanciulla senza che alcun uomo l’avvicini” e la sua nascita annunciata da un astro fulgente nel cielo.
I cristiani occidentali conoscevano i Magi
attraverso il testo di Matteo nel quale essi
non sono né re né tre, ma nel quale vi è un
preciso riferimento alla loro origine orientale e alle loro cognizioni astrologiche.
L’11 giugno del 1164 un corteo guidato da Rinaldo di Dassel, cancelliere imperiale di Federico I° di Svevia (il Barbarossa), muoveva
da Milano alla volta di Colonia recando le
sacre reliquie che vi giungevano il 23 luglio
per essere deposte nella chiesa carolingia
di San Pietro, divenuto in seguito il famoso
duomo gotico della città.
LA LAVANDAIA
La lavandaia è presente quale testimone
del parto verginale di Maria.
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Secondo la versione dei Vangeli apocrifi
la Madonna fu assistita, al momento del
parto, da più levatrici ma una di esse volle accertarsi della sua verginità osando
toccarla.
La conseguenza di quel gesto fu che la
mano che aveva tanto osato, rimase incenerita all’istante; guarì solo dopo aver
toccato il divino Bambino.
Sulla base, quindi di tale variante si trovano nei presepi orientali più levatrici che,
dopo aver lavato il Bambino stendono ad
asciugare i panni del parto, il cui candore
è dimostrativo della verginità di Maria.
LA ZINGARA
CICCI BACCO
Il presepe napoletano è, tuttavia, anche
rappresentazione della “rivoluzione religiosa” che avverrà con la morte del Messia.
Il vino ed il pane saranno,infatti, i mezzi
attraverso i quali Gesù istituirà l’Eucarestia, diffondendo a tutta l’umanità il messaggio di morte e resurrezione al Cielo.
Quale contrapposizione ideologica e riferimento al precedente mondo pagano
vi è la figura di Cicci Bacco, retaggio di
antiche divinità, segnatamente Dioniso
(Bacco per i romani).
BENINO
La zingara con il bambino in braccio può
essere messa in relazione con la Fuga in
Egitto di Maria che era divenuta, ella stessa, zingara in paese straniero, ma anche
con un mito legato ad una antica divinità
solare, molto simile al Bambinello della
tradizione cristiana.
Si narra di una donna vergine, chiamata
Stefania, che, quando nacque il Redentore, si incamminò verso la grotta per adorarlo ma ne fu impedita dagli angeli che
vietavano alle donne non sposate di visitare la Madonna che aveva da poco partorito. Allora Stefania prese una pietra,
l’avvolse nelle fasce fingendosi madre e,
ingannando gli angeli, riuscì ad entrare
nella grotta. Quando il giorno dopo fu alla presenza di Maria avvenne un miracolo, la pietra starnutì e divenne un bambino, Santo Stefano, la cui data di nascita
si festeggia appunto il 26 dicembre.
È il pastorello raffigurato nell’atto di dormire, è collocato nei punti alti del presepe, simboleggia il cammino esoterico
verso la grotta, il percorso in discesa attraverso il sogno, il viaggio compiuto da
un giovinetto, da una guida iniziatica.
Perciò il significato del Natale è comprensibile solo effettuando un viaggio onirico
con la guida di un animo visionario. Alla fine del viaggio, superate le varie tappe della crisi mistica, il personaggio, dinanzi alla Grotta della Nascita diventa il pastore
della meraviglia che accecato dalla rivelazione rimane abbagliato e non trova parole per esprimerla.
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