Alpe di Siusi Magazine

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Alpe di Siusi Magazine
Estate 2015
ALPE
Alpe di Siusi Magazine
CASTELROTTO · SIUSI ALLO SCILIAR · FIÈ ALLO SCILIAR · ALPE DI SIUSI · TIRES AL CATINACCIO
Luis Zöggeler
Pastore dello Sciliar per passione
Associazioni di alpinisti
In ottima compagnia tra le Alpi
Tessuti dei costumi folcloristici
Loden, lino, velluto e seta
Sommer | ALPE 1
Alto Adige.
È bello sentirsi arrivati.
Un viaggio in Alto Adige/Südtirol è sempre l’inizio di
un’esperienza unica che ti offre emozioni autentiche.
E la meravigliosa sensazione di essere nel posto giusto.
www.suedtirol.info
2 ALPE | Sommer
Foto: Helmuth Rier
Editoriale & Sommario
Cari ospiti!
T
rascorrere l’estate nell’area vacanze Alpe di
Siusi significa godere di belle e rilassanti vacanze a stretto contatto con una natura incontaminata, dove l’avventura fa da padrona. Fare
escursioni o arrampicate, andare in mountain bike, cimentarsi nel parapendio, nell’equitazione o nel nuoto,
gironzolare oppure oziare, qualsiasi cosa decidiate di
fare, per tutta la vacanza dimenticherete la quotidianità.
Il fulcro di quest’edizione è la figura del pastore dello
Sciliar Luis Zöggeler, che durante i mesi estivi si occupa di ca. 350 bovini e che, insieme alla madre Rosl e al
giovane apprendista Tobias, avverte a queste altitudini
un’indescrivibile sensazione di libertà. Dalla montagna
simbolo dell’Alto Adige, la vista spazia sul regno di Re
Laurino, il Catinaccio: nessuno conosce i suoi tour così
bene come le associazioni alpine Bergler e Tschaminta­
ler. Chi invece preferisce mantenersi a bassa quota, può
imboccare l’antico sentiero lastricato da Castelrotto a
S. Osvaldo, dove potrà esplorare un luogo particolare:
le buche di ghiaccio.
Nella rubrica “Loden, lino, velluto e seta”, vi presentiamo i tessuti di cui sono costituiti i costumi locali che,
un tempo, richiedevano un impegnativo lavoro artigianale e con cui venivano realizzati gli abiti delle feste.
Proprio i lavori manuali, il disegno, la pittura e il faida-te sono la passione dei tre fratelli Gasser che, con
creatività e occhio esperto, danno vita a personaggi dei
libri per bambini, eroi storici e coltelli artistici.
Pagina 4
Castel Prösels
Pagina 6
Il regno del pastore
dello Sciliar
Da consueto pasto quotidiano, a specialità altoatesina:
la mosa di grano saraceno, un tempo servita anche a
colazione, ancora oggi viene consumata in compagnia,
direttamente dalla padella. La nostra ricetta vi svelerà
come preparare questa pietanza a casa vostra. Ma accanto ai piaceri gastronomici non mancheranno quelli
musicali: lo Schlern International Music Festival di Fiè
allo Sciliar offre uno spettacolo pirotecnico di improvvisazioni e sorprendenti combinazioni di suoni.
ALPE vorrebbe anche essere un’utile guida per la vostra vacanza: oltre ad informazioni importanti sui servizi pubblici e dati interessanti, presenta molti consigli
circa i migliori ristoranti, trattorie e punti d’incontro,
così come numerose e allettanti possibilità per lo shopping nei paesi dell’altopiano e dintorni. Questo magazine contiene anche un programma dettagliato di
eventi, appuntamenti culturali e ricreativi, da vivere in
compagnia. Se deciderete di partecipare, l’album delle
vostre vacanze sarà ricco di momenti felici e indelebili.
Pagina 12
Associazioni alpine
ai piedi del Catinaccio
Pagina 17
Il mito delle Dolomiti
Pagina 18
Un‘escursione
a Sant‘Osvaldo
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Evi, Jochen e Armin Gasser:
un trio artistico di fratelli
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Loden, lino, velluto e seta
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Schlern International
Music Festival
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Tutto sulla Muas
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Mosa di grano saraceno
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I 10 consigli dell’area
vacanze Alpe di Siusi
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Vi auguriamo di trascorrere un meraviglioso e indimenticabile soggiorno, all’insegna di benessere e relax.
Anteprima estate ‘15
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Anteprima inverno ‘15/16
Pagina 50
Eduard Tröbinger Scherlin
Presidente per Alpe di Siusi Marketing
e le Associazioni Turistiche di Castelrotto,
Siusi allo Sciliar, Fiè allo Sciliar,
Alpe di Siusi e Tires al Catinaccio.
Visto & sentito
Sommer
Estate | ALPE 3
4 ALPE | Estate
Foto: Helmuth Rier
Castel Prösels
Costruito su una soleggiata collina dai Signori di Fiè,
Castel Prösels svolse per secoli la funzione
di residenza principale e luogo di ritiro.
L’erede più importante di questa famiglia,
Leonhard von Völs-Colonna (1458-1530),
Capitano all’Adige e di Burgraviato del Tirolo,
ne ampliò la struttura, trasformandolo in un
maniero in stile tardo gotico e rinascimentale.
Una delle mete culturali più significative dell’Alto Adige,
Castel Prösels può essere ammirato tutti i giorni (eccetto il sabato)
nel corso di visite guidate. In estate, eventi culturali d’alta
caratura attirano un pubblico vicino e lontano
all’interno delle sue magnifiche mura storiche.
www.schloss-proesels.it
Estate | ALPE 5
Libertà a 360°:
Rosl e Luis Zöggeler sono
impegnati sullo Sciliar
da giugno a settembre.
Pastori a cavallo
in una pace celestiale
Le greggi di Fiè trascorrono l’estate sui verdi pascoli
dello Sciliar, accudite dal pastore Luis Zöggeler,
mamma Rosl e dal giovane apprendista Tobias,
che ogni anno vivono emozionanti avventure sull’altipiano.
A
Testo: Elisabeth Augustin
Foto: Helmuth Rier
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l Moarboden la stagione più incantevole è l’autunno, quando la nebbia
aleggia sulle valli e il sole immerge
nella sua calda luce i pascoli dello Sciliar e le cime dolomitiche che li circondano: Rosl lo
adora. Verso sera, dal sentiero proviene il respiro
affannoso degli ultimi escursionisti che salgono al
Rifugio Bolzano, per trascorrervi la notte, mentre
a Malga Moarboden si sono raccolti un paio di cacciatori che, il mattino seguente, desiderano mettersi in cammino il prima possibile con cane, fucili
e munizioni. Intorno a un tavolo gli uomini giocano
a carte (a Watt’n), sperando di vincere, Rosl pre-
para altri canederli per deliziare i suoi ospiti e Luis
e Tobias sono ancora alla ricerca di un vitello ribelle. Presto, però, concluderanno insieme la serata in piacevole compagnia, prima di addormentarsi stanchi ma felici.
Da tempi immemorabili, al Moarboden sorge il
rifugio del pastore dello Sciliar: ricostruito nel 2012,
oggi Malga Moarboden accoglie Luis Zöggeler,
mamma Rosl Kompatscher Zöggeler e il nipote
Tobias, che in estate offre la sua preziosa collaborazione come “apprendista pastore”. Luis e
Rosl hanno ricevuto questo incarico dal comi- »
Estate | ALPE 7
8 ALPE | Estate
Un posto di lavoro idilliaco:
da tempi immemorabili,
il Moarboden è la dimora
del pastore dello Sciliar.
tato dell’Alpe (Almkomitee), un’unione di agricoltori del Comune di Fiè allo Sciliar, e dal 2006 trascorrono qui ogni estate. “Nei 20 anni precedenti,
abbiamo vigilato sull’intera Val Duron che unisce
l’Alpe di Siusi alla Val di Fassa”, racconta Rosl. Suo
figlio Luis, con lei fin da piccolo, oggi ha 33 anni e il
mestiere nel sangue!
Il regno del pastore dello Sciliar comprende 560
ettari di pascolo. Sotto la sua custodia ci sono 350
bovini (vitelli, vitelle gravide, buoi e mucche non
più in grado di produrre latte) e 20 cavalli. Su Moni,
il suo Avelignese, Luis cavalca ogni giorno per questi sconfinati pascoli o meglio “viaggia”, come dice
lui: l’essenziale, infatti, è la mobilità. I suoi predecessori si spostavano a piedi e, così, inizialmente
gli agricoltori diffidarono di Luis, pieno di temperamento e di vita, nonché il primo pastore dello Sciliar a cavallo. Il timore che spaventasse gli animali
non trovò riscontro nella realtà e ora sono tutti
contenti della sua impeccabile assistenza. Luis conosce ogni singolo animale affidatogli, che a sua
volta riconosce il pastore. Ogni giorno, conta il suo
gregge sparpagliato per il pascolo, per poi cercare
gli “amici” mancanti fino a trovarli.
Gli animali vengono portati sullo Sciliar per lo più a
metà giugno, attraversando l’omonima gola lungo
il Sentiero dei tronchi, dopo aver lasciato la stalla al
termine dell’inverno e aver pascolato per un mese
sui prati a valle di Fiè, Umes, Presule e Aica di Fiè.
Sugli ampi pascoli dello Sciliar, poi, si suddividono,
pur restando per lo più in gruppo, ad esempio su
Monte Castello (cocuzzolo a 2.500 m che porta a
Punta Santner e luogo di culto dell’epoca preistorica). “In qualche modo, tutti trovano il loro posto
preferito”, spiega Luis.
Se in estate nevica, e sullo Sciliar non è certo un
caso eccezionale, animali e pastore si trovano in
difficoltà e, così, gli agricoltori di Fiè si affrettano
a salire, per aiutare a riunire il bestiame, evitando
che precipiti in qualche dirupo oppure muoia di
freddo o di fame. Quando, magari a causa della
neve o di un temporale, un animale cade da una parete dello Sciliar o da Monte Castello, Luis fa il possibile per trovarlo, raggiungerlo e togliergli il marchio che porta sull’orecchio. “Questo lo restituisco
poi all’agricoltore, per fare in modo che l’assicurazione gli risarcisca i danni”, precisa. Mediamente,
ogni estate muoiono quattro/cinque animali, eccetto in caso di un forte fulmine, quando le perdite
possono essere maggiori.
La giornata lavorativa al Moarboden ha inizio poco dopo le sei. Luis, Rosl e Tobias trascorrono l’estate qui con Moni e Bessy (due cavalli), il
cane Bubi, galline, conigli e tre mucche. Dopo aver
munto le pecore, il latte viene scremato, per ricavarne il burro. Al termine della colazione, Luis e Tobias salgono a cavallo fino al Rifugio Bolzano, dove
ripartiscono il sale, trasportato da valle con l’apposita teleferica, nelle mangiatoie degli animali.
Durante il loro giro di perlustrazione, il pastore e
l’apprendista controllano anche gli abbeveratoi, in
modo che i loro protetti non patiscano la sete. Se »
Estate | ALPE 9
Sugli ampi pascoli verdi
dello Sciliar, la neve
può sorprendere le greggi
anche in piena estate.
si presenta l’occasione, Luis e Tobias si concedono
un breve allenamento sui verdi pascoli con i loro
destrieri, per prepararsi e mantenersi in forma per
le gare di galoppo, gli eventi cavallereschi come la
Cavalcata di Oswald von Wolkenstein e lo Skijöring
invernale. Gli Zöggeler, infatti, sono molto famosi
nei circoli degli Avelignesi.
Nel frattempo, mamma Rosl “difende il fortino”.
A Malga Moarboden è possibile offrire da bere e
mangiare a chi desidera concedersi una sosta: gli
agricoltori che vanno a vedere i loro animali o gli
escursionisti che nella mezz’ora di cammino che
li separa dal Rifugio Bolzano vogliono fare una
pausa. Rosl propone succo, vino e birra, ma anche il tagliere dello Sciliar con speck, salsicce e
formaggio o una deliziosa Kaiserschmarrn (omelette dolce servita con marmellata di mirtilli rossi)
e, nel periodo della sagra dello Sciliar ad agosto,
anche lo Schöpsernes (agnello, patate e verdure) e
qualche acquavite distillata in casa. Durante il fine
settimana, quando anche numerosi abitanti locali si dirigono al Rifugio Bolzano, Rosl li ammalia con i freschi e dolci Krapfen di Fiè. Dopo aver
svolto il lavoro sui pascoli, Luis e Tobias le danno
una mano con gli ospiti, ma il momento più speciale è la sera… Gli ultimi escursionisti sono ormai
lontani e al Moarboden regna una pace celestiale:
“Quando ci accomodiamo davanti al rifugio, osservando marmotte, caprioli, camosci e il Catinaccio
che risplende davanti a noi, avvertiamo un’indescrivibile sensazione di libertà”, rivela Rosl, “una
bellezza allo stato puro”. Quassù, in montagna,
non manca proprio niente!
A metà settembre, a seconda delle condizioni meteorologiche, l’intera “carovana” fa ritorno a valle
e la transumanza è accompagnata da un’atmosfera
festosa: pastori e agricoltori sono felici che il bestiame abbia trascorso una piacevole estate e che
ora sia nuovamente a casa sano e salvo. Luis e Rosl
fanno ritorno a Maso Kompatscher (grande tenuta
ereditaria del 16° secolo), a Santa Caterina, dove
in inverno aiutano il giovane agricoltore Peter con
30 Avelignesi, 70 mucche, 20 capre e 20 pecore.
Nell’antica Stube e nel corridoio, innumerevoli trofei e campane testimoniano il successo in occasione di mostre di grigio alpina, eventi riguardanti
l’allevamento dei cavalli e concorsi di equitazione.
Così, nemmeno in inverno Luis e Rosl si annoiano
mai e l’estate successiva arriverà presto: arrivederci Sciliar! n
10 ALPE | Estate
Lo Sciliar, il simbolo dell’Alto Adige
Una silhouette inconfondibile di
oltre 2.500 m d’altitudine e visibile da lontano: la cima dello Sciliar è il lucente simbolo dell’Alto
Adige. Qui, l’orogenesi delle Dolomiti, note in tutto il mondo e
dichiarate nel 2009 dall’UNESCO
patrimonio dell’umanità, è più
viva che mai. Lo Sciliar è una barriera corallina pietrificata, le cui
forme così contrastanti ebbero
origine dall’accostamento diretto di barriere in grado di formare rocce e potenti getti vulcanici sotto la superficie del grande
mare primordiale.
Da secoli, lo Sciliar affascina
l’uomo: ritrovamenti preistorici,
infatti, dimostrano che viene scalato da sempre, e le persone, che
vivono alle falde di questo imponente massiccio, hanno con lui
una relazione pragmatica. L’alta
quota dello Sciliar non fu conquistata solo dai pionieri alpini
del 19° secolo, sebbene fu a quel
tempo che ebbe inizio il turismo.
Inoltre, era ed è un’importante
sorgente d’acqua e un pascolo
per gli animali.
Nel 1885, sullo Sciliar fu inaugurato il Rifugio Bolzano (2.457 m
s.l.m.), il terzo più antico delle
Dolomiti. I rifugi dello Sciliar divennero il punto di cristallizzazione della tradizione del club
alpino altoatesino e ancora oggi
godono di grande popolarità.
Inoltre, da metà giugno a inizio ottobre, sono il ritrovo degli
amanti della montagna provenienti da tutto il mondo. In presenza di bel tempo, il panorama
dal Pez (2.563 m) diffonde emozioni indimenticabili, spaziando
fino al Gruppo dell’Ortles-Cevedale e a lontani massicci dolomitici come quelli di Pelmo e
Civetta. Particolare attenzione
merita anche la vegetazione delle
regioni in quota e artiche, che
cresce sui prati dello Sciliar: garofani alpini (streghe dello Sciliar),
primule, stelle alpine, il papavero
alpino retico e diverse specie di
genziana.
In estate, l’aria salubre e l’erba sana
sono particolarmente apprezzate
dalle greggi, che possono godersi
una dieta molto nutriente. Il popolo
suole dire: “Un cesto pieno a valle
si riduce a un cappello a monte, per
soddisfare le necessità degli animali.” Ma dal momento che i pascoli sullo Sciliar sono molto ampi
e non recintati, è grande il pericolo
che i capi di bestiame cadano, soprattutto verso la fine della transumanza, quando osano spingersi
fino ai margini esterni più ricchi di
cibo.
Il famoso Sciliar,
patrimonio dell’umanità,
è un richiamo in
confondibile per gli
amanti delle escursioni
e della natura.
Intorno al 1797, Maria Kritzinger di
Maso Deiml fece costruire a Umes
la cappella di San Cassiano, consacrata al santo e alla Madonna, in
segno di riconoscimento per il salvataggio delle greggi sullo Sciliar.
Il 13 agosto, San Cassiano (Kaschestog in altoatesino), regna un’allegra atmosfera e, in occasione della
sagra (solitamente il sabato vicino
al 13), dopo la gioiosa Santa Messa,
si festeggia davanti alla cappella
presso il Rifugio Bolzano. n
Estate | ALPE 11
12 ALPE | Estate
A destra, la Torre Delago
(una delle tre Torri del Vajolet).
A sinistra, la Torre Est e la Nord.
In ottima compagnia
tra le Alpi
I Bergler e i Tschamintaler, che si dedicano all’alpinismo e all’arrampicata, conoscono
ogni singola pietra dell’area del Catinaccio e Tires rappresenta, per entrambe le
associazioni, la porta delle Dolomiti e il punto di partenza di numerosi tour.
Q
uando un anziano signore con una
giacca a vento sportiva e il viso
abbronzato entrò nel ristorante a
Bolzano in cui ci eravamo dati appuntamento, non ebbi alcun dubbio: era il mio interlocutore Rochus Oehler, poiché gli alpinisti si
riconoscono facilmente e non solo grazie al fatto
che trascorrono molto tempo all’aperto! Rochus
Oehler è il presidente dei Bergler, un’associazione alpina di Bolzano, i cui membri si attribuiscono oltre 100 prime ascensioni solo nell’area
di Sciliar-Catinaccio, nonché il successore di Otto
Eisenstecken, noto alpinista altoatesino deceduto
nel 2004, che fu alla presidenza dal 1967 al 2000.
La storia dell’alpinismo. Risalendo alle origini,
verso la fine del Medioevo erano quasi esclusivamente gli eruditi e gli scienziati a provare interesse o divertimento nello scalare basse cime. Un
tempo, ci si recava in montagna solo per cacciare
o attraversare i passi e non spinti dalla passione
per fauna, flora, geologia o l’alpinismo stesso. An- »
Testo: Katja Sanin
Foto: Helmuth Rier
Estate | ALPE 13
Dal 1923, la baita Bergler
è il loro punto di partenza
per le ferrate.
che nel 1786, in occasione della prima ascensione
della cima più elevata delle Alpi, il Monte Bianco, al
centro dell’interesse figuravano ancora questioni
di natura scientifica, piuttosto che obiettivi sportivi, ma ciò segnò comunque l’inizio della sfida alle
vette. Come epoca d’oro dell’alpinismo si indica il
periodo intorno alla metà del 19° secolo, quando
vennero scalate per la prima volta le più importanti
montagne delle Alpi occidentali e a cui risale anche la fondazione delle prime associazioni di alpinisti. A quel tempo, il regno di questo sport era la
Svizzera: questo piccolo Stato nel cuore delle Alpi
divenne, infatti, la meta più amata d’Europa e scoprire le montagne era il desiderio della società benestante straniera. Le cime dolomitiche, invece,
erano troppo basse e quindi di scarso interesse: lo
sfruttamento delle Alpi orientali e l’alpinismo nelle
Dolomiti ebbero inizio solo alla fine del 19° secolo
con la prima ascensione di Monte Pelmo (3.168 m
d’altitudine) nelle Dolomiti d’Ampezzo. L’idea di
semplificare agli alpinisti l’accesso al mondo dolomitico tramite una strada percorribile in auto fu
dei club alpini tedeschi e austriaci. Dal 1860 era già
presente la strada della Val d’Ega e dal 1896 quella
di Passo di Costalunga, ma per gli attraversamenti
più in quota erano disponibili solo percorsi sterrati
e mulattiere. Il promotore della strada delle Dolomiti fu Theodor Christomannos, appassionato alpinista e pioniere, con cui ebbe inizio il turismo nelle
valli dolomitiche.
Nel lontano 1811 fu costruita l’antica strada fino a
Tires, paese che svolse un importante ruolo nella
storia alpinistica delle montagne altoatesine, in
quanto porta delle Dolomiti. Alla fine del 19° secolo,
furono edificati i primi rifugi (Bergamo, Vajolet e
Fronza alle Coronelle), che ben presto risultarono
troppo piccoli e così, prima ancora della Grande
Guerra, vennero ampliati e portati alle dimensioni
odierne. Il Rifugio Bergamo fu il primo a essere co-
Nel regno di Re Laurino
Sul Catinaccio aleggiano numerose storie, miti e leggende. Un tempo, il re dei
nani Laurino lanciò una maledizione sul
suo regno. Tra le grigie rocce in quota
del Catinaccio, oggi ricoperte da un ghiaione deserto (la gola del Gartl), in passato s’estendeva il suo giardino di rose
(Rosengarten in tedesco, Catinaccio in
14 ALPE | Estate
italiano), ma dopo il rapimento di Similde, la figlia del re, Laurino fu imprigionato dai fedeli compagni del sovrano
e gridò: “Queste rose mi hanno tradito
e non fioriranno mai più, né di giorno
né di notte!”. Tuttavia, preso dalla furia
della maledizione, dimenticò il crepuscolo, momento in cui il Catinaccio mo-
stra tutto lo splendore delle sue fiammeggianti rose rosse. Questa cima, che
ebbe origine da una barriera corallina,
quando l’acqua ricopriva ancora la superficie terrestre, oggi è un gioiello della
natura, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel 2009 insieme a gran
parte delle Dolomiti.
Il registro della
baita Bergler.
struito nell’area del Catinaccio (nel 1887), per volontà di Johann Santner della sezione di Lipsia del
club alpino tedesco (Deutscher Alpenverein); da
qui, in due ore era possibile raggiungere il Catinaccio d’Antermoia, la cima più elevata (3.004 m).
Nel 1888/1889, Johann Santner fondò insieme ad
alcuni alpinisti bolzanini e stranieri l’associazione
dei Tschamintaler. Alcuni scalatori esperti di Tires,
che ruotavano intorno ai fratelli Johann e Alois
Villgrattner, sfruttarono il momento favorevole
di fine secolo per creare un’associazione di guide
alpine. Fu Alois Villgrattner con Johann Santner a
“inaugurare” Passo Santner (che gli deve il nome)
il 19 giugno 1878, rendendo così accessibile il Catinaccio dal versante di Tires. Dal momento che
all’epoca erano soprattutto i borghesi benestanti
delle città a recarsi in montagna, le guide alpine e
i portatori vissero un periodo d’oro: un tour da Tires alla cima del Catinaccio, ad esempio, costava
da 14 a 16 fiorini; per un rapido confronto, un artigiano guadagnava quasi mezzo fiorino al giorno.
Tuttavia, solo le migliori guide alpine potevano vivere esclusivamente della loro professione, come
ad esempio Franz Schroffenegger e Franz Wenter.
Quest’ultimo era anche membro del club alpino
dei Bergler, fondato nel 1914, come il leggendario
Otto Eisenstecken, il cui nome è indissolubilmente
legato all’alpinismo nelle Dolomiti. Prima della
Prima Guerra Mondiale, Schroffenegger e Wenter
intrapresero numerosi e impegnativi tour nell’area
del Catinaccio, quali la prima scalata sulla parete
nord-ovest della Torre Delago, sulla parete nordovest e sul versante est di Monte Sella, sulla parete est della Roda di Vaèl e il difficile percorso settentrionale sulla parete della Croda di Re Laurino.
Catinaccio, il paradiso degli alpinisti. “Dopo la
Seconda Guerra Mondiale, alla fine degli Anni ’40,
fu Otto Eisenstecken a dare inizio alla nuova epoca
dell’alpinismo con le sue prime scalate sulla Roda
di Vaèl, la parete ovest della Croda di Re Laurino, la
torre principale del Vajolet e molte altre”, mi spiega
Rochus Oehler, raccontandomi che fu Eisenstecken
a far rinascere al termine della guerra l’attività
pubblica dei Bergler dopo il divieto della libertà di
associazione imposto dai fascisti negli Anni ’20 e i
disordini bellici. “Ancora oggi, c’incontriamo ogni
giovedì intorno al nostro tavolo dell’Hotel Hanny”,
riferisce Rochus Oehler, dalla cui voce trapelano
gioia e orgoglio per la loro tradizione centenaria.
Quella del giorno non fu una scelta casuale: all’
epoca non esistevano ancora gli smartphone, per
potersi dare appuntamento tramite SMS o Whats­
App. I Bergler predilessero, quindi, il giovedì per
organizzare i tour dell’imminente fine settimana.
Tuttavia, la Prima Guerra Mondiale frenò l’intraprendenza degli alpinisti, gettando un’ombra sulla
storia e sullo sviluppo dell’Europa. Il club alpino dei
Tschamintaler, invece, in quel periodo si sciolse,
per poi essere rifondato nel 1959 da cinque alpi- »
Estate | ALPE 15
Entrambi i club alpini sono strettamente legati al
Catinaccio e svolgono una vivace attività che oggi
va molto oltre questa cima e i confini altoatesini. Il
Catinaccio è la montagna dei Tschamintaler, mentre per i Bergler di Bolzano svetta davanti a casa e,
in passato, arrivavano in treno a Prato Isarco e poi
in bicicletta fino a Tires, dove dormivano nei fienili,
prima di affrontare i loro tour al mattino presto.
Si narra che una volta furono allontanati piuttosto
venne la sede segreta dell’associazione, dove si
sfuggiva alle vessazioni del regime e s’intonavano
canzoni tedesche senza essere scoperti per l’intera
durata del divieto della libertà di associazione, ovvero fino al 1943. I Tschamintaler non s’incontrano
ogni giovedì, bensì, a prescindere dall’attività associativa, una volta all’anno in occasione dell’assemblea generale, organizzata anche dai Bergler.
In qualità di moglie di uno dei 17 membri dei Tscha­
mintaler ebbi l’onore di partecipare all’evento di
quest’anno, a cui erano invitate anche le donne.
Ci incontrammo vicino alla baita Bergler: alcuni arrivavano dall’arrampicata su ghiaccio, mentre altri
salivano fino alla malga Haniger Schwaige. Quando
eravamo tutti seduti a tavola, passai ai presenti un
foglio di carta e una penna, affinché scrivessero il
loro tour preferito per un’arrampicata nell’area del
Catinaccio e da assoluta profana scoprii che qui,
oltre alle note ferrate adatte a tutti gli alpinisti allenati (Catinaccio d’Antermoia, Laurenzi, Masaré e
Passo Santner), ci sono infiniti percorsi riservati ai
più esperti. Il bello fu che ciascuno indicò un itine-
bruscamente da un agricoltore e, così, durante la discesa attraverso i camini di Wenter decisero di costruire un rifugio alle falde della parete della Croda
di Re Laurino. La realizzazione della baita Bergler
durò dal 1921 al 1923 e durante il fascismo, quando
la cultura tedesca in Alto Adige era proibita, di-
rario differente: l’unico tour menzionato due volte,
fu proprio quello nominato anche da Rochus Oehler alla fine della nostra intervista: la ferrata Eisenstecken, inaugurato il 2 settembre 1946 da Otto Eisenstecken sulla parete ovest di IV grado e diretto
alla gola del Gartl. n
nisti di Tires: Markus Villgrattner, Toni Trompedeller, Sepp Robatscher, Albert Robatscher e Günther
Pattis. Oggi, quest’associazione di scalatori annovera 17 membri e vanta anche un giovane aspirante
che, al compimento della maggiore età, sarà il “piccolo” del gruppo.
La baita privata dei
Bergler con vista sulla
valle di Bolzano.
16 ALPE | Estate
Foto: SAM/Laurin Moser
L’affascinante mondo
delle Dolomiti seduce
soprattutto per le
bizzarre formazioni
di roccia e l’inconfondibile
colorazione.
Il mito delle Dolomiti
Dal 2009 sono Patrimonio dell’Umanità secondo l’UNESCO, per l’alpinista estremo altoatesino
Reinhold Messner sono “le montagne più belle del mondo” e per molti sono il sinonimo
per eccellenza della vacanza estiva: l’ineguagliabile bellezza delle Dolomiti colpisce tutti.
Una barriera corallina pietrificata
che si eleva verso il cielo definisce l’impareggiabile mondo alpino
delle Dolomiti. Grazie alla loro bellezza monumentale e al loro significato geologico e geomorfologico, i
cosiddetti “monti pallidi” nel 2009
sono stati inclusi dall’UNESCO nel
Patrimonio dell’Umanità. Suddivise
in nove aree, di cui fa parte anche il
Parco Naturale dello Sciliar-Catinac-
sue torri Santner e Euringer, rappresenta una delle immagini simboliche
dell’Alto Adige. Anche il massiccio
del Catinaccio, con le sue innumerevoli cime, è conosciuto molto oltre i
confini della regione. Una delle tante
vette del massiccio, il Catinaccio
d’Antermoia, raggiunge i 3.002 metri.
Fanno parte del parco naturale anche
i boschi di Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires,
oltre alla Val Ciamin. «
cio, le Dolomiti sono considerate ufficialmente uno dei più bei paesaggi
naturali del mondo.
Parco naturale Sciliar-Catinaccio.
Il parco naturale più antico dell’Alto
Adige è stato istituito nel 1974. L’area
protetta, grande 7.291 ettari, si trova
nella parte occidentale delle Dolomiti
altoatesine. Lo Sciliar è un imponente
massiccio dolomitico, che, con le
Bruneck
Brunico
Südtirol
Brixen
Bressanone
Meran
Merano
Pelmo, Croda da Lago
2 Marmolada
St. Ulrich
Kastelruth Ortisei
Castelrotto
Seis am Schlern
Seiser Alm
Siusi allo Sciliar
Alpe di Siusi
Völs am Schlern
6
Auronzo
Corvara
Cortina d’Ampezzo
Fiè allo Sciliar
Bozen
Bolzano
Tiers/Tires
7
Canazei
2
8
Alleghe
Pieve
di Cadore
1
Agordo
3
Longarone
Cimolais
Pordenone
Madonna
di Campiglio
Fiera di
Primiero
9
Trento
Belluno
Udine
Belluno
Feltre
Trentino
Ampezzo
4
Zoldo
Cavalese
3 Pale di San Martino, San Lucano
Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine
4 Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
St. Vigil
S. Vigilio
5
Dolomiti
Patrimonio
dell’Umanità
UNESCO
1
Lienz
Toblach
Dobbiaco
Pordenone
5 Dolomiti Settentrionali
6 Puez-Odle
7 Sciliar-Catinaccio, Latemar
»
8 Rio delle Foglie
9 Dolomiti di Brenta
Estate | ALPE 17
Rigogliosa vegetazione in fiore lungo
il sentiero escursionistico nº 16.
Cosa sono le
buche di ghiaccio?
È giunto il momento di scoprire
cosa sono, nel corso di un’escursione
da Castelrotto a Sant’Osvaldo,
passando per il colle Puntschakofel.
C
alzature adeguate, zaino, acqua sufficiente per un’escursione di circa due ore
e tanta curiosità e passione per la natura:
ecco gli ingredienti essenziali di un’emozionante
giornata lontano dai sentieri affollati.
Testo: Rosa Maria Erlacher
Foto: Helmuth Rier
18 ALPE | Estate
Da Castelrotto ci dirigiamo verso la valle, percorrendo per circa dieci minuti la strada asfaltata e oltrepassando i Vigili del Fuoco in direzione di Ponte
Gardena. Al primo tornante pronunciato svoltiamo
su una stretta stradina asfaltata, al di sopra della
quale sorgono gli edifici amministrativi di Maso
Pilgram, il maso successivo (con la grande insegna
“Rundschuh” sul tetto del fienile) si trova al di sotto
della strada, mentre la nostra meta intermedia è
il Maso Puntschu. Qui, ha inizio il sentiero escursionistico nº 16, che scende dolcemente attraverso
un prato, per poi sfociare in un ripido sentiero lastricato.
Sentiero escursionistico nº 16. Per un po’, non
possiamo più bearci del magnifico panorama circostante, poiché il terreno irregolare dovuto alle
pietre logore per i secoli in cui vi hanno transitato
i carri richiede tutta la nostra attenzione. Quante
cose avrebbero da raccontare... Storie di stanchi ca- »
Estate | ALPE 19
20 ALPE | Estate
Buche di ghiaccio,
un raro fenomeno
naturale.
valli e buoi, che dalla Valle Isarco trainavano pesanti botti di vino o sacchi di cereali
sul ripido sentiero attraverso il Puntscha­
kofel fino a Castelrotto, prima della costruzione della strada dalla stazione dei treni
di Ponte Gardena all’altipiano alle falde
dello Sciliar alla fine del 19° secolo. Aneddoti delle numerose persone che al mattino presto scendevano frettolose lungo il
sentiero fino alla “stazione di Castelrotto”,
la fermata a valle del treno, per raggiungere Bolzano o Bressanone e poi risalire
ogni sera verso casa lungo la ripida strada
carrozzabile.
All’ombra di faggi e querce, seguendo
le pietre porfiriche ricoperte di muschio
lungo il margine del sentiero, saliamo
sempre di più. Il percorso diventa un sentiero ben tenuto e assicurato con le corde
(in perfetta sintonia con la natura), mentre con ginocchia affaticate raggiungiamo i
primi masi di Sant’Osvaldo. Seguiamo il nº
16 in direzione di questo paese, lasciando
subito la strada asfaltata, per immergerci
nella frescura di un bosco misto sulla sinistra. Qui, il soffice terreno attutisce i nostri
passi, mentre un capriolo spaventato fugge
attraverso il prato.
Le buche di ghiaccio di Sant’Osvaldo.
Un prato recintato in mezzo alla foresta? Il
cartello, che ora seguiamo, indica “Buche
di ghiaccio” e sul limitare del bosco, infatti, scorgiamo una fenditura nella roccia
da cui fuoriesce dell’aria fredda che crea
un clima davvero particolare nell’ambiente
circostante, contraddistinto da una vegetazione altrettanto peculiare. Si tratta di
un fenomeno naturale estremamente raro,
da osservare in prima persona! Sul prato
Madrunglfuchsboden soffia regolarmente
aria fredda: ecco perché qui, a 700 m s.l.m.,
crescono piante che normalmente si trovano solo a partire dai 1.200 m.
Ci aggiriamo per la frana di massi porfirici
alla ricerca di altre buche di ghiaccio, notando che da numerose fenditure fuorie- »
Estate | ALPE 21
sce aria fredda. Com’è possibile? Una bacheca
informativa illustra che: “Tra le macerie rocciose
all’interno delle spaccature è presente una corrente d’aria. Quella calda entra nelle fessure,
viene raffreddata e fuoriesce ghiacciata. Nell’area inferiore, quindi, si crea una temperatura
compresa tra 0 e 5 gradi Celsius”. Pertanto, non
dobbiamo meravigliarci di trovare del ghiaccio
in alcune buche!
Sant’Osvaldo. Avvertiamo un certo languorino,
sapendo che ormai Sant’Osvaldo è vicino. Questo piccolo borgo, casa di Norbert Rier (cantante
dei Kastelruther Spatzen), ha conservato tutto il
suo fascino, grazie alla consapevolezza con cui la
popolazione vive le sue tradizioni e all’imperdibile museo contadino nel fienile dell’Albergo Zu
Tschötsch, la cui terrazza o l’antica Stube sono
ideali per fare il pieno di nuove energie.
Infine, per fare ritorno a Castelrotto, si presentano numerose possibilità: direttamente lungo
il sentiero nº 16 oppure lungo i sentieri nº 7 e
5 attraverso la valle Böstal fino a Telfen e alla
meta; lungo il nº 7A fino a Maso Pfleger con il
suo giardino delle spezie e al mulino Malenger
(due perle da visitare), per poi raggiungere Siusi
e arrivare al punto di partenza in autobus; con
l’autobus di linea da Sant’Osvaldo a Siusi e poi
a Castelrotto (partenza ogni 1½ ora circa; ultima
corsa alle 18.30). n
In estate, faggi e querce
dispensano ombre
particolarmente apprezzate.
22 ALPE | Estate
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Jochen, Evi
e Armin Gasser:
tre personaggi
interessanti.
I fratelli Evi, Armin e Jochen
Gasser esprimono il loro
talento artistico disegnando,
dipingendo, illustrando e
creando. Evi e Jochen sono
noti illustratori di libri, mentre
Armin realizza coltelli unici
fatti a mano: insieme sono
un trio di successo.
Q
ualche anno fa, i fratelli Gasser
hanno ereditato da una prozia una
bella casa antica nel centro di Castelrotto. Cresciuti in un paesino
presso Bressanone, Evi, la maggiore, e Armin vivono e lavorano a Castelrotto, mentre Jochen,
il più giovane, abita ancora nella casa della loro
infanzia, sebbene piuttosto sporadicamente dal
momento che viaggia spesso.
Evi Gasser mi accoglie nel grazioso appartamento, in cui lavora e vive con il suo compagno
e due bambini piccoli. In passato, questa grafica
diplomata avviò con un’amica uno studio nel paese limitrofo di Siusi allo Sciliar, dopo una pluriennale esperienza presso il famoso settimanale
altoatesino ff.
Quando le chiedo se riesce a combinare il ruolo di
mamma con il successo professionale, risponde:
“Meravigliosamente! I miei figli disegnano e colorano con me”. Nel 2005, ha illustrato il primo
volume per bambini, di cui ricorda: “Fu il mio debutto in una nuova dimensione artistica: l’illustrazione dei libri”. Ed è andato così bene che,
da quel momento, non ha smesso di ricevere ri- »
Creatività
Testo: Rosa Maria Erlacher
Foto: Helmuth Rier
24 ALPE | Estate
à alla terza
Estate | ALPE 25
Evi e Jochen:
eccezionali
e creativi.
Il mio Alto Adige
Una fonte di scoperte
per tutta la famiglia
L’ultima pubblicazione di Evi Gasser, illustratrice di libri, e dell’autrice Karin Gschleier è una lettura facile, divertente e ricca di
sfaccettature, che racconta l’Alto
Adige da una prospettiva nuova.
Marie e Alex, due bambini altoatesini che vivono rispettivamente
in un maso e a Bolzano, viaggiano
tra città e campagne alla scoperta
di cultura e arte, ma anche di natura, stili di vita e tradizioni popolari. Sulle ali di un’aquila volano
nel passato, dove osservano con
sommo stupore le numerose vicissitudini storiche che hanno portato all’evoluzione di questa regione alpina, dall’età della pietra
a oggi. Questo libro avvicina in
maniera divertente i bambini all’eclettico Alto Adige, offrendo anche agli adulti la possibilità di scoprire qualche curiosità.
L’edizione rilegata (109 pagine)
della casa editrice Weger Verlag
di Bressanone, da luglio 2015 è disponibile presso tutte le librerie
altoatesine.
26 ALPE | Estate
chieste, che hanno portato all’illustrazione di dieci libri per bambini e due
dozzine di opere minori, tra cui numerosi volumi di leggende e saggi per
adulti. Oltre a quest’attività, trova ancora il tempo per disegnare manifesti
per esposizioni e rappresentazioni teatrali. “Finora si è sempre trattato di
lavori su commissione, ma adesso ho
pubblicato insieme a un’autrice il mio
primo libro, la cui idea e il concetto
sono mie creature”, rivela Evi. Tre anni
fa ha cominciato questo progetto che
sta già registrando ottime vendite: “Il
mio Alto Adige. Una fonte di scoperte
per tutta la famiglia”.
Evi racconta di aver realizzato sul suo
blocco oltre 500 disegni a matita, per
poi curare il layout al PC, impaginando
testo e illustrazioni, e scannerizzare la
versione finale ottimizzata con la china
e colorata con Photoshop. Un lavoro
davvero impegnativo… “Mi sono anche divertita molto”, racconta. Inoltre,
con il pennello trasforma i suoi schizzi
preferiti in un acrilico su tela: una magia che le consente di svagarsi e dare
gioia alla sua famiglia.
Nel frattempo si unisce a noi Jochen
Gasser, un moderno hippy di 33 anni
con i capelli ossigenati e un abbigliamento casual, in grado di sentirsi a
suo agio sia in una grande città sia in
un rifugio in alpeggio. Jochen è molto
famoso in Alto Adige come entertainer, nonché come spiritoso e divertente illustratore del libro di successo
“Andreas Hofer – Eine illustrierte Geschichte” (Una storia illustrata), di cui è
già stata pubblicata la quarta edizione
(oltre 15.000 copie vendute finora).
“Questo volume viene acquistato dalle
scuole per le lezioni di storia e spesso
mi invitano a presentarlo”, racconta
Jochen. Ovviamente, studiare con un
simile materiale è più divertente, anche se Andreas Hofer, combattente
per la libertà ed eroe nazionale della
coscienza storica altoatesina, ci rimette qualche penna. Se i testi dell’autore e storico Norbert Parschalk si
sono attenuti ai fatti reali con neutralità e precisione, Jochen Gasser ha rivendicato la libertà artistica, gettando
luce sul lato umano di quest’eroe con
malizia e sottile ironia.
Il successo non è arrivato per caso: Jochen disegna e pittura da sempre e
all’Istituto tecnico per grafica di Bressanone meravigliava compagni e docenti con la sua abilità nel realizzare in
pochi secondi strisce a fumetti o trasporre idee su carta. Dopo l’esame di
maturità, ha lavorato presso un architetto d’interni, per poi dedicarsi interamente al suo talento. Inoltre, è anche
designer di una linea di abbigliamento
e accompagna il famoso cantautore altoatesino “Doggi” Dorfmann in tournée, dando vita insieme a uno spettacolo teatrale innovativo. Si dice in giro
che sia un connubio di sagaci canzoni
e caricature che fanno da sfondo a un
impeccabile show in grado di intrattenere il pubblico per due ore.
Infine, è già stato pubblicato il nuovo
libro che ha illustrato per Norbert Parschalk: “Michael Gaismair. Eine illustrierte Geschichte” che segue il modello del precedente, dando un volto e
una voce a un altro tradizionale personaggio tirolese. Gaismair, vissuto nel
16° secolo, è passato alla storia come ribelle, capo degli agricoltori e ideologo
di un mondo più giusto.
Infine, completa il trio Armin Gasser
che mi accompagna nel suo regno a
piano terra. Questo ex maestro di sci
nei mesi estivi lavora nel parco naturale, di cui realizza anche le originali
recinzioni che costeggiano il sentiero
e le panche in legno, mentre in inverno
si dedica alla sua officina. A differenza
dei fratelli, il qualificato meccanico,
che per un certo periodo ha svolto la »
Estate | ALPE 27
professione di lattoniere, mette il suo talento
artistico al servizio dell’artigianato. Armin, infatti, è “creatore di coltelli per passione”, come
ama definirsi.
Non produce modelli qualunque, bensì quelli
per gli abiti folcloristici maschili e posate da
viaggio, tipici di Baviera e Tirolo. “Il bricolage
mi appassiona fin da bambino, quando realizzavo da solo i miei giocattoli”, racconta. Mentre
i fratelli disegnavano e dipingevano, lui subiva
I coltelli creati
da Armin sono
pezzi unici.
il fascino della manualità, avvertiva il desiderio di creare qualcosa con le proprie mani, trasformando idee in oggetti unici. Dieci anni fa,
quando ereditò dal nonno, un artigiano specializzato in accessori artistici per la casa e i costumi folcloristici, i “ferri del mestiere”, decise
di portare avanti la tradizione. Dal prozio apprese una speciale tecnica di incisione e l’arte
del ricamo con le costole delle penne, oltre a
visitare numerosi musei storici, per conoscere i
dettagli di coltelli antichi fatti a mano.
“Poi, passo dopo passo, ho imparato i segreti di
quest’arte senza arrendermi mai, nonostante gli
28 ALPE | Estate
insuccessi”, racconta. E infine ha trionfato: dal
2007, infatti, è un artigiano professionale che
crea coltelli per abiti folcloristici e posate da
viaggio nello stile del 18° e 19° secolo, così come
coltelli da speck e da caccia. Nel 2010, l’elevata
qualità dei suoi modelli unici è stata onorata dal
conferimento del Premio altoatesino per l’artigianato. Armin rivela di rivolgere particolare attenzione alle decorazioni, mostrandomi alcune
impugnature in alpacca e lame fatte a mano con
meravigliose incisioni, anche di motti. Come ri-
vestimento o intarsio del manico utilizza preferibilmente il corno di mucca, che taglia, pressa
e leviga egli stesso; sempre a mano vengono
prodotti anche i foderi in pelle, piuttosto difficili da lavorare. Questo processo, naturalmente,
richiede tempo. “Per un set di posate composto
da due pezzi ci vogliono circa 40 ore di lavoro”,
stima approssimativamente. I clienti devono essere pazienti: l’attesa per una creazione Armin
Gasser dalla prima bozza, discussa insieme, al
prodotto finito può durare anche un anno. “In
cambio, ognuno avrà il coltello dei suoi sogni,
unico al mondo e fatto a mano”, conclude l’artigiano. n
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30 ALPE | Estate
I molteplici tessuti dei costumi folcloristici
spaziano dal loden alla seta.
Loden, lino,
velluto e seta
L’abbigliamento è sempre stato un segno distintivo
dello status sociale e originariamente i tessuti e
le decorazioni dei costumi folcloristici dovevano
sottolineare proprio queste differenze.
L
a società medievale europea era suddivisa in numerosi ceti chiaramente separati tra loro da norme giuridiche e, in
molti luoghi (Tirolo compreso), si tentava di definire la differenza tra agricoltori, borghesi, nobili ed ecclesiastici con regole per l’abbigliamento. I contadini, ad esempio, dovevano
limitarsi a indossare i tessuti che producevano
loro stessi, ovvero prevalentemente loden, lino e
lana. All’epoca di Carlo Magno, quindi, al ceto inferiore erano interdetti gli abiti costosi e al massimo gli era concessa una giacca in loden, mentre
materiali preziosi come seta e broccato erano riservati ai ricchi.
Solo nella seconda metà del 18° secolo, durante il
regno di Maria Teresa, queste norme non furono
più rinnovate e così ebbe inizio l’evoluzione dei
costumi folcloristici degli agricoltori che non volevano più presentarsi con i cupi colori della lana
(marrone, grigio e nero), bensì emulare i nobili e
adornarsi di accessori glamour e raffinati. Finalmente, potevano liberare la loro fantasia, da cui
ebbe origine l’attuale molteplicità di abiti folcloristici.
Tessuti naturali. Oggi, osservando attentamente
i costumi folcloristici, notiamo un connubio di materiali differenti: giaccone in lana, giacca in loden,
fazzolettino in seta, corsetto in velluto, nastri in
broccato, merletti in cotone, cintura in pelle e numerosi ornamenti in piume e paillettes. Tale varietà rappresenta anche il principale problema dei
sarti specializzati che devono realizzare a mano la
maggior parte dei lavori di cucito. Dove trovano i »
Testo: Rosa Maria Erlacher
Foto: Helmuth Rier
Estate | ALPE 31
32 ALPE | Estate
Camicia in lino, gilet in velluto
e pantaloni in loden per il semplice
abito folcloristico maschile.
tradizionali tessuti naturali e gli accessori, senza inserti sintetici, per rammendare o modificare i capi
antichi oppure per confezionarne di nuovi?
Negli ultimi secoli, la produzione di tessuti è notevolmente cambiata. Nel Medioevo, ad esempio,
esisteva la corporazione degli artigiani del loden,
che produceva questo tessuto, oggi realizzato in
gran parte nelle fabbriche.
Loden. Originariamente, per trasformare la lana
in loden era necessario un dispendioso processo
manuale. Gli agricoltori cardavano la lana con due
assi ricoperte di chiodi e nelle lunghe sere invernali
le donne (contadine e domestiche) sedevano all’arcolaio, per filarla, ricavandone gomitoli resistenti.
Un tessitore, che si spostava da un maso all’altro,
tesseva poi il morbido materiale che gli agricoltori
portavano al follatore. Il tessuto veniva energicamente follato in acqua calda e compresso. In seguito a questa fase la lana s’infeltriva, diventando
più spessa e restringendosi del 40% circa, tanto da
rendere il loden impermeabile e resistente al vento.
Ancora oggi la follatura avviene in parte secondo
questo antico metodo, poiché, nonostante l’evoluzione tecnologica, per produrre un loden raffinato,
sono ancora necessarie numerose fasi di lavorazione. Dopo la follatura, il tessuto viene colorato,
stirato da bagnato e fatto asciugare delicatamente
all’aria fresca, come vuole la tradizione. La lucentezza, acquisita dalla stoffa con lo stiramento finale,
viene perfezionata con la decatizzatrice.
Lino. In passato e fino all’inizio del 20° secolo, anche il lino veniva coltivato e impiegato nei nostri
masi. Prima che il cotone conquistasse il mercato
europeo, quasi tutto ciò che serviva per l’abbigliamento e in casa era realizzato con questo materiale
(camicie, bluse, grembiuli, lenzuola e asciugamani).
La fibra di lino viene ricavata dai fusti dell’omonima
pianta ed è annoverata tra le fibre della rafia. Subito
dopo essere stati raccolti, gli steli venivano legati
insieme, suddivisi per lunghezza, spessore e livello
di maturazione, e fatti seccare sui campi falciati. »
Museo e laboratorio
dei costumi
folcloristici
Nel centro di Castelrotto
è stato progettato il
Museo dei costumi
folcloristici locali, la
cui multifunzionalità
dovrebbe essere
presentata in una
cornice storica.
Per favorire la conservazione e la cura degli abiti
antichi, viene allestito
anche un laboratorio
specializzato nella riparazione dei capi e nella
confezione di nuovi
modelli su misura.
Estate | ALPE 33
Il costume folcloristico
della banda musicale di
Castelrotto è impreziosito
da straordinari ornamenti.
“Prima di essere indossato, il lino deve passare
per 72 mani”, dicevano un tempo gli agricoltori.
“Pettinare” gli steli con un pettine in ferro era un
duro lavoro e la rafia, così ottenuta, doveva poi
essere bollita in acqua calda per numerosi giorni.
Una volta asciutta, avveniva la maciullatura, ovvero la rimozione del midollo dagli steli. Infine,
con un sottile pettine in ferro, il lino veniva scomposto in singole fibre, rimuovendo le ultime particelle di legno. Questo materiale puro, ora, poteva essere filato e avvolto sull’aspo, per ottenere
il tessuto grezzo (iuta), mentre per le varietà più
raffinate le donne intrecciavano le matasse, più
volte pettinate, e le bollivano nella liscivia di cenere di legno che poi risciacquavano nell’acqua
del ruscello. Ora, il tessitore poteva recarsi a casa
con il telaio e lavorare il filato, trasformandolo in
tessuto.
Velluto e seta erano e sono ancora oggi tessuti
preziosi, rimasti per secoli al di fuori della portata della gente semplice: indossarli era appannaggio di ricchi e potenti. Non c’è da stupirsi, se
si pensa che la seta viene ricavata dai bozzoli dei
bachi (larva del ragno della seta, una specie di farfalla) e per un kg di filo ne sono necessari oltre
10.000. Inoltre, è molto dispendiosa anche la lavorazione successiva.
Il velluto, all’epoca solo di seta, veniva confezionato già a partire dal 14° secolo, principalmente
nel nord Italia. Le città di Rovereto e Ala nella vicina Provincia di Trento, ad esempio, sono state
centri di produzione di seta e velluto fino al 19°
secolo, prima che una malattia paralizzasse l’allevamento dei bachi in Europa. Intorno al 1770,
quando fu inaugurata la prima fabbrica di velluto
di cotone a Manchester, questo sostituì ampiamente quello di seta.
Il velluto, divenuto così accessibile a tutti, fece
il suo ingresso nei costumi folcloristici, ad esempio nei corsetti di quelli femminili per gli eventi
festosi e le sfilate, così come nel “corsetto” a fiori
di quelli maschili di Castelrotto e Fiè. La seta, invece, viene impiegata per i preziosi costumi locali
da donna: tra gli accessori particolarmente originali figurano le variopinte e sgargianti fettucce
dei grembiuli, gli scialli ornati da frange e i meravigliosi e nobili grembiuli in seta moiré. Gli uomini, invece, si limitano a un piccolo foulard in
seta infilato in un anello d’oro. n
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Schlern International Music Festival a Fiè allo Sciliar, il punto
d’incontro di talenti e grandi della musica classica, a luglio 2015.
Q
Testo: Rosa Maria Erlacher
Foto: Helmuth Rier
uest’evento musicale è diventato
ormai una tradizione: lo scorso
anno ha avuto luogo la 12ª edizione, a cui partecipai per la prima
volta. Riprendersi dallo stupore era impossibile:
quali melodie celestiali aleggiavano sul paesino di
montagna in quelle tre settimane, create da numerosi giovani provenienti da paesi lontani… Giorno
e sera, un surreale tappeto magico di note volteggiava sul paesaggio estivo: concerti, eccellenti studenti di musica, rinomati docenti, così come esi-
bizioni di artisti ospiti, ammaliavano ovunque il
pubblico.
Concorso musicale. Tatiana Gerasimova, direttrice artistica del festival, è da sempre la responsabile del concorso internazionale di nuovi talenti.
“Il processo di selezione è severo: ogni anno, s’iscrivono centinaia di giovani studenti di musica
di tutto il mondo e per il 2015 ne sono stati scelti
54 tra pianisti, violinisti e violoncellisti”, mi racconta. Una giuria seleziona i vincitori che, alla fine »
Giovani talenti e famosi artisti,
come Paul Badura-Skoda,
ammaliano il pubblico.
36 ALPE | Estate
Estate | ALPE 37
38 ALPE | Estate
Il festival musicale
di Fiè allo Sciliar
è una delizia per gli
occhi e... le orecchie!
dell’evento, si esibiscono insieme in un concerto
davanti al pubblico. Fortunatamente, ogni anno la
direzione del festival può contare sul supporto di
generosi sponsor, che si fanno carico delle spese
di vitto e alloggio dei partecipanti, dei premi in
denaro, di locali per le prove, sale concerti e strumenti musicali. “Ne siamo molto riconoscenti, poiché il festival è davvero oneroso dal punto di vista
finanziario”, rivela Tatiana Gerasimova.
Dell’organizzazione si occupa un’associazione d’interesse collettivo con sede a Houston (USA). Anni
fa, il direttore del festival, Vagram Saradjian, violoncellista e docente di musica noto a livello mondiale,
scelse come sede dell’evento il paese alle falde
dello Sciliar. “Il paesaggio è così incantevole, che
tutti hanno immediatamente appoggiato con entusiasmo e supportato la nostra idea: qui regna l’armonia pura!”, ribadisce così la sua decisione. Ogni
anno, Vagram Saradjian s’impegna anche energicamente in prima persona per dare forma alla sua
visione: essendo conosciuto sulla scena musicale
mondiale, riesce sempre a conquistare professori di fama internazionale per workshop e lezioni
d’alto livello o ad attirare a Fiè allo Sciliar note star
della musica per un concerto.
Numerosi concerti. Karl Hofer è il responsabile
della coordinazione e dell’assistenza dei parteci-
panti in loco. Mi racconta che per numerosi musicisti
è la prima volta in Europa e, così, hanno l’occasione
di conoscere il paese e la sua gente tramite corsi di
lingua, escursioni e gite, ad esempio a Salisburgo,
la città di Mozart, o Verona per assistere all’Aida.
Il Music Festival di Fiè ha già un pubblico fisso,
che cresce di anno in anno. “Non sono pochi gli
amanti della musica che arrivano espressamente
per quest’evento, ma anche gli abitanti e i turisti
apprezzano la qualità dei concerti”, rivela Karl Hofer. Le numerose esibizioni pomeridiane e serali
hanno luogo a Fiè, Siusi, Castelrotto e Castel Prösels. “Farsi conoscere e presentare agli spettatori
ciò che hanno imparato durante le lezioni con maestri d’eccezione, apprendendo anche molto reciprocamente, per gli studenti è un’esperienza preziosa”, precisa Tatiana Gerasimova.
L’apice del piacere musicale è dato poi dai concerti
di star di livello mondiale, quali Misha Maisky, Paul
Badura-Skoda, Sergey Khachtryan e Alexander Rudin, che lo scorso anno hanno entusiasmato numerosi spettatori, ma anche studenti e docenti, che
hanno potuto ammirare dal vivo questi eccezionali interpreti. Infine, i virtuosismi di Gerasimova
al piano e Saradjian al violoncello offrono scoppiettanti improvvisazioni e sorprendenti combinazioni musicali. n
La direttrice artistica
Tatiana Gerasimova e il
fondatore e direttore del
festival Vagram Saradjian.
> 8 - 28 luglio 2015
Schlern
International
Music Festival
Come le precedenti, anche
la tredicesima edizione
dello Schlern International
Music Festival offre l’insolita possibilità di ascoltare
concerti di musicisti di
fama mondiale nel territorio dell’Alpe di Siusi.
Il programma del festival
prevede anche quest’anno,
oltre al concorso internazionale, corsi di approfondimento e workshop, circa
30 concerti pomeridiani e
serali, a cui parteciperanno riconosciuti professori di musica e giovani
artisti provenienti dall’America del Nord e del Sud,
dall’Asia e dall’Europa.
Tutti i concerti, i corsi e i
workshop sono aperti gratuitamente al pubblico.
Solo i concerti delle grandi
star sono a pagamento.
Le note degli straordinari
Marina Prudenskaya,
Mikhail Voskresensky,
Viktor Tretyakov e Natalia
Likhopoi saranno fonte
di un eccellente piacere
musicale.
www.schlernmusicfestival.eu
Estate | ALPE 39
Tutto sulla Muas
Se in passato la mosa di grano saraceno era un alimento quotidiano,
oggi è una specialità gastronomica altoatesina particolare e apprezzata,
che ricorda la vita autoctona e povera di un tempo.
P
Testo: Barbara Pichler
Foto: Helmuth Rier
40 ALPE | Estate
er la preparazione della mosa viene
impiegato il saporito grano saraceno
(Schwarzplenten in altoatesino), poiché un tempo nelle Stube contadine si
servivano in tavola i prodotti di coltivazione propria. Sui campi il grano saraceno faceva seguito
alla segala invernale e doveva essere seminato
preferibilmente prima del 26 luglio, Sant’Anna.
Così vuole la tradizione nell’area dello Sciliar.
La pesante padella per la mosa adornava la tavola quasi quotidianamente e sostituiva il pane
fin dalla prima colazione. Il grano saraceno conferisce energia e forza, necessarie per la vita contadina, e la mosa consentiva di rifocillarsi anche
durante la faticosa raccolta del fieno.
Questa dolce purea viene cotta in una padella
piatta in ferro e mescolata finché sul fondo non si
Da consueto pasto quotidiano,
a specialità altoatesina:
la mosa di grano saraceno.
forma una bella crosticina, la Scharren ovvero
la “ciliegina sulla torta” che le conferisce ancor più sapore. Ma prima di collocarla a centro
tavola, vi viene ancora versato sopra del burro
fuso. Poi, come da tradizione, la mosa si mangia direttamente dalla padella e, per evitare
conflitti, ogni commensale vi traccia un solco
con il cucchiaio, assicurandosene una porzione, per poi farsi lentamente strada fino a
raggiungere la crosta marrone, perfettamente
riuscita se questa specialità viene preparata su
una cucina a legna, come ai vecchi tempi.
Come particolare accompagnamento, in una
piccola conca all’interno della mosa viene collocato l’Holersulze, un denso sciroppo di bacche di sambuco, apprezzato soprattutto dai
bambini. n
Estate | ALPE 41
Mosa di grano saraceno
con sciroppo di sambuco
Mosa
1 tazza d’acqua
1 l di latte
150 g di farina di grano saraceno
1 cucchiaio di farina di frumento
Sale
Burro fuso
Preparazione
Imburrare una padella in ferro, farvi bollire l’acqua, aggiungere
il latte, salare e portare nuovamente a ebollizione. Versare
lentamente le due varietà di farina, mescolando con una frusta.
Continuare a rimestare per circa 15 minuti, poi ridurre la fiamma
e lasciar stufare la mosa per 20 minuti circa. Versarvi sopra
il burro fuso e far raffreddare un po’. Lo sciroppo di sambuco
è un accompagnamento delizioso.
L’Holersulze, un denso sciroppo di
bacche di sambuco, raffina la mosa.
42 ALPE | Estate
Holersulze (sciroppo di sambuco)
6 kg di bacche di sambuco mature
Preparazione
Staccare le bacche dai rametti, inserirle in un
sacchetto in lino e schiacciarle accuratamente o
utilizzare una centrifuga (da 6 litri di succo se ne
ricavano circa 2 di sciroppo). Versare il succo in
una pentola capiente e far cuocere a fuoco lento
per sei/otto ore, fino a ottenere uno sciroppo
denso. Attenzione a non farlo attaccare! Riempire
i vasetti con lo sciroppo caldo e chiuderli bene.
L’Holersulze è anche un eccellente rimedio popolare contro tosse e mal di gola: è sufficiente
scaldarne brevemente un po’ con un pezzetto di
burro e degustarlo.
Fonte: “La cucina nelle Dolomiti”, Anneliese Kompatscher
Ricetta per 4 persone
ti
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Pro chi
fres
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u
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e
d l
Il Vostro nuovo supermercato Coop nel cuore di Castelrotto Vi offre un‘ ampia offerta di prodotti di prima qualità. Unico nel suo genere
è l’assortimento di delizie culinarie di contadini del luogo, di produzione biologica e del commercio equo e solidale. Al banco vendita ci sono
Heinz, il mastro macellaio della conosciutissima Macelleria Silbernagl che vi offrirà dello speck tipico del luogo e la signora Helga,
cuore ed anima del Panificio-Pasticceria Burgauner lo correderà col pane adatto lo “Schüttelbrot”. VeniteCi a trovare.
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Famiglia Cooperativa di Castelrotto
Via Panider, 24 · Tel. 0471 706 330 · www.konsummarkt.com
Orari d’apertura: da lunedì a sabato dalle ore 7.30 alle 12.30, dalle ore 15.00 alle 19.00
I 10 luoghi da visitare
nell’area vacanze Alpe di Siusi ...
Centro storico di Castelrotto
Il simbolo di Castelrotto è il campanile barocco ben visibile in lontananza,
affiancato da un’imponente chiesa in stile neoclassico, un municipio
interessante dal punto di vista architettonico, edifici con dipinti sulle
facciate e una storica collina porfirica, il Colle.
Chi desidera ammirare Castelrotto dall’alto, può salire i 298 gradini
del campanile di 82 m, per godersi il meraviglioso panorama
sul paese e i dintorni.
Marinzen
L’Alpe di Marinzen, che si estende a circa 1.500 m d’altitudine, è un’amata meta
escursionistica estiva. Oltrepassando la stazione a valle dello lift Marinzen,
il sentiero sale attraverso i prati e successivamente il bosco verso l’omonima alpe,
che si può anche raggiungere in pochi minuti con la seggiovia. Una volta arrivati,
vi attendono uno zoo per i più piccoli con animali da accarezzare, un avventuroso
parco giochi e un laghetto per la pesca.
Durata dell’escursione: 2 ore circa.
Centro visite del Parco Naturale a Tires
All’imbocco della Val Ciamin, all’interno dell’antica segheria Steger (una segheria veneziana
nuovamente funzionante), sorge il centro visite del Parco Naturale Sciliar-Catinaccio con
informazioni sull’area protetta, la sua geologia, flora e fauna. La segheria e l’abitazione
del segantino, testimoni della tradizione artigiana e della cultura alpina, sono state conservate. Il centro visite è aperto dal 3 giugno al 24 ottobre, da martedì a sabato, dalle 9.30 alle
12.30 e dalle 14.30 alle 18. Nei mesi di luglio e agosto è aperto anche la domenica.
Ogni mercoledì alle ore 11, 15 e 16.30, viene attivata l’antica segheria veneziana.
Sentiero Oswald von Wolkenstein e Rovine di Castelvecchio
Oswald von Wolkenstein risiedeva a Castelvecchio, al di sopra di Siusi allo Sciliar.
Lungo il Sentiero Oswald von Wolkenstein, gli escursionisti scoprono come il poeta
e cavaliere viveva con la sua gente nel lontano 15° secolo. Quest’emozionante
percorso oltrepassa le Rovine di Castel Salego e di Castelvecchio, raccontando
aneddoti sul galateo a tavola e sugli strilloni dell’epoca di cavalieri e damigelle.
Il facile sentiero tematico segue un piacevole percorso didattico-escursionistico,
apprezzato non solo dai bambini. Durata dell’escursione: 2 ore circa.
La “Veduta del re”
Il panorama che si ammira dalla Veduta del re, un belvedere affacciato sulla Valle Isarco
e sull’Altipiano del Renon, era apprezzato già da Federico Augusto III re di Sassonia.
Durante le sue visite intorno al 1900, quest’illustre ospite amante delle Dolomiti soggiornò
spesso a Siusi allo Sciliar, partendo poi alla volta del bosco di Laranza, il cui belvedere
divenne per la popolazione locale la “Veduta del re“, che di regale schiude anche il panorama.
Durata dell’escursione “Grande giro di Laranza”: 2 ore e ½ circa.
44 ALPE | Estate
Sciliar e Monte Pez
Cima simbolo dell’Alto Adige, massiccio altoatesino delle streghe, barriera corallina
pietrificata: lo Sciliar ha numerosi nomi e il suo rilievo più elevato è Monte Pez (2.563 m).
In tutte le stagioni e in ogni momento del giorno, avvolto dalle nubi o dalla nebbia,
nella scintillante luce del sole o al crepuscolo, lo Sciliar affascina l’uomo da millenni.
Numerosi sentieri, alcuni secolari, si snodano fino alla cima, partendo da Fiè allo Sciliar,
Siusi, Castelrotto o dall’Alpe di Siusi (Sentiero dei turisti). L’altipiano dello Sciliar
è raggiungibile anche da Tires.
Castel Prösels
Chi era Leonardo di Fiè? Quando ebbe luogo l’ultimo processo a una “strega”
a Castel Prösels? Durante una visita guidata attraverso quest’imponente maniero,
gli amanti della cultura conosceranno tutte le risposte, ammaliati dalla collezione
di armi nella sala dei pilastri e dalla cappella di Sant’Anna. Le visite di Castel Prösels
hanno luogo dal 1° maggio al 31 ottobre 2015. Inoltre, tutti i martedì di agosto,
il programma “Viaggio nel passato” attende le famiglie.
Val Ciamin
L’escursione in Val Ciamin, una vallata romantica e selvaggia tra lo Sciliar e il Catinaccio,
ha inizio al di sopra di San Cipriano e, attraversando i prati Doss e la sorgente Schwarzn
Lettn, raggiunge i prati Erster Leger, da dove si prosegue verso le sorgenti del Ciamin:
nell’arco di pochi metri il letto secco del rio si trasforma in un vivace ruscello alpino.
Meta dell’escursione è il Rechter Leger, un meraviglioso belvedere con area di sosta
e panorama sulle Torri del Principe e le Cime del Ciamin.
Laghetto di Fiè
Un tuffo a 1.056 m s.l.m.: il Laghetto di Fiè, il più incantevole lago balneabile
dell’Alto Adige, è stato ripetutamente premiato da Legambiente per l’ottima
qualità delle sue acque. Con una temperatura di circa 22 °C è l’ideale per
rinfrescarsi e, inoltre, la breve escursione intorno a questo bacino è adatta
anche alle famiglie con bambini piccoli e carrozzine, anziani e disabili.
Giro del Bullaccia con le Panche delle streghe
e il belvedere Engelrast
Il Bullaccia non accoglie solo i belvedere più affascinanti con una vista a 360°, ma anche
alcuni luoghi energetici. Il tour del Bullaccia conduce alla piattaforma panoramica
Engelrast e da lì, passando per la croce Filln, alle Panche delle streghe, per poi proseguire
fino alla croce Goller. Consiglio: concedetevi una sosta sulle Panche delle streghe,
proprio come facevano le Streghe dello Sciliar.
Durata dell’escursione: 3 ore circa.
Estate | ALPE 45
Anteprima estate 2015
> 29 - 31 maggio 2015
> 3 - 4 luglio 2015
>Luglio 2015
> Estate 2015
33 Cavalcata Oswald
von Wolkenstein
Jazzfestival Alto Adige:
Jazz at Dusk and Dawn
Estate: tutti
in famiglia!
Nessun altro evento riesce a fondere così sapientemente storia,
sport, tradizione, cultura e folclore
come la celebre cavalcata intitolata
ad Oswald von Wolkenstein. Il tradizionale spettacolo equestre è celebrato ogni anno sullo sfondo di un
paesaggio unico e di fronte ad un
pubblico in visibilio. Il torneo storico ha inizio al Castel Forte a Ponte
Gardena: vessilli al vento, i cavalieri
passano di torneo in torneo mettendo alla prova le loro doti di velocità, abilità e governo del cavallo.
Spirito di squadra, coraggio e amore
per l’animale: questi i requisiti fondamentali chiesti ad una squadra
che voglia aggiudicarsi il prestigioso
concorso. Al termine delle sfide, la
solenne premiazione a Castel Prösels fra la pompa e lo sfarzo tipici
del grande poeta e cantore lirico. La
presentazione delle squadre partecipanti e la grande festa si terranno
nella località di Fiè allo Sciliar.
Montagna e jazz, jazz e montagne...
D’altronde siamo o non siamo nelle
Alpi? Ecco allora che una camminata
di cinque ore, con pernottamento
in quota, sarà il biglietto da pagare
per assistere ad uno spettacolo della
natura e della musica. Amanti del
jazz e musicisti – locali e internazionali – partiranno nel mattino da
Castelrotto, Siusi, Compaccio, Tires
e Fiè e, attraverso sentieri differenti,
convergeranno tutti nello stesso
punto: il Rifugio Bolzano. L’ascensione sarà inframezzata da pause musicali e comunque la fatica sarà ripagata da due eccezionali concerti a
quota 2.475 metri. Il guru della fisarmonica Vincent Peirani e il suo storico partner François Salque suoneranno al tramonto (ore 19) e all’alba
(alle 6) del giorno dopo sullo sfondo
di un panorama unico al mondo.
Luglio – Mese del
Running e della Mezza
Maratona Alpe di Siusi
a
www.ovwritt.com
www.suedtiroljazzfestival.info
Con la 3a Mezza Maratona Alpe di
Siusi in data 5 luglio, l’allenamento
dei maratoneti keniani e la Running Shoe Experience, il mese di
luglio è all’insegna del running. La
mezza maratona all’Alpe di Siusi,
l’altipiano più vasto d’Europa, è non
solo una gara affascinante per il
panorama mozzafiato delle Dolomiti, ma è anche una sfida particolare per i suoi 601 m di dislivello.
Per la quarta volta consecutiva,
quest’anno saranno presentati al
pubblico i nuovi modelli delle collezioni di scarpe da running dell’anno
2016. Per tutti coloro che vogliono
testarli lungo i tracciati del Running
Park Alpe di Siusi, l’appuntamento
è per il 26 e il 27 luglio con Alpe di
Siusi Running Shoe Experience.
Dal 28 giugno al 12 luglio 2015, i
migliori maratoneti keniani ritorneranno ad allenarsi sull’altipiano
più grande d’Europa dove si prepareranno per i prossimi appuntamenti podistici. Il 5 luglio saranno
presenti anche quest’anno durante
la Mezza Maratona Alpe di Siusi. Un
appuntamento da non perdere per
tutti gli appassionati della corsa!
running.seiseralm.it
46 ALPE | Estate
In estate l’Alpe di Siusi si trasforma
in un paradiso magico per i bambini:
in occasione del Dolomiti Ranger
grandi e piccoli detective scoprono
l’architettura faunistica, osservano
gli animali notturni, ne seguono le
tracce ed esplorano il loro biotopo.
Assieme alla strega Martha, grandi e
piccini vanno sulle tracce di streghe
e stregoni. Si può scegliere tra una
passeggiata notturna tra fate e folletti assieme alla strega Martha,
creare delle streghette d’erbe
oppure viaggiare nel passato; lo
spasso e il mistero sono garantiti.
Coloro che invece preferiscono
esplorare la vita di un maso lo
possono fare con il programma
“Un universo in fattoria”. Oltre
vedere da vicino mucche e cavalli
le famiglie scopriranno anche
come il grano viene trasformato
in farina e la farina in pane.
Foto: Helmuth Rier
> Estate 2015
> 16 luglio 2015
> 21 luglio - 10 agosto 2015
> 1 - 31 ottobre 2015
Escursioni per gli
amanti dei fiori
Berglertafel
a Tires al Catinaccio
Silenzi d’Alpe
38a Dispensa di Fiè
Nel territorio dello Sciliar nel corso
dell’anno si possono trovare oltre
790 piante da fiore e felci dai più
diversi aspetti e di diversa provenienza. Sui prati delle malghe, sui
pascoli e sui ghiaioni spuntano
tipici fiori alpini e molte altre rarità
botaniche. Nel corso dell’anno l’Ufficio Parchi Naturali organizza in
collaborazione con le associazioni turistiche dei comuni del Parco
Naturale circa 30 escursioni guidate con l’esperto escursionista
e naturalista Riccardo Insam.
La Cena del montanaro (Bergler­
tafel) offre un menù per buongustai di cinque portate con tipiche
ricette di Tires e vista panoramica al
cospetto dello scenario leggendario di Proa, un alpeggio affacciato
sul Catinaccio. Non esistono altri
belvedere a Tires al Catinaccio, da
cui ammirare meglio il regno di re
Laurino e il noto fenomeno dell’enrosadira, accompagnato da favolose specialità gastronomiche. La
tavolata di oltre 100 m accoglie 160
buongustai, che potranno godersi il
menù e il panorama sul Catinaccio.
All’Alpe di Siusi la montagna dona
incontri di Cultura in Natura,
insieme a paesaggi sorprendenti
e scenari incantati. Tutt’intorno
echeggia la voce del silenzio, s’alzano racconti di miti e leggende, si
specchia la bellezza della natura,
canta la luce di pietre e cime,
chiama la felicità dell’animo.
Uno spunto per i buongustai e
gli amanti della cucina locale: la
Dispensa di Fiè allo Sciliar. Dal 1978
i ristoratori della località invitano
a partecipare all’Ottobre gastronomico, pronti a sorprendere ancora
una volta con la rivisitazione di
piatti tradizionali. Piatti creati con
amore e serviti con altrettanta passione. Piatti originali eppure antichi.
L’ottobre culinario di Fiè: un’occasione da non lasciarsi sfuggire.
www.alpedisiusi.info
> 13 luglio - 17 agosto 2015
Summer Classics
di Siusi allo Sciliar
Agli appassionati di musica classica,
Siusi propone anche quest’anno una
serie di straordinari concerti. Artisti
italiani con alle spalle esperienze
internazionali si esibiranno sulle
note di grandi compositori. Con il
suo alto livello, la “Summer Classics”
è da tempo parte integrante del programma culturale estivo proposto,
ai piedi dello Sciliar, ad un pubblico
estasiato di residenti e villeggianti.
Questo suggeriscono i lenti passi
dei partecipanti ora cadenzati ora
leggeri che li immergono in flussi
di voci, colori, profumi, sorprese,
lungo umidi pendii, territorio di
metamorfosi e ascensione, dove
l’immersione nel passato (natura)
è anche trasformazione e il paesaggio è soglia della bellezza.
Il silenzio tesse risonanze, s’allarga come un’attesa, una promessa di rivelazione.
www.voelserkuchlkastl.com
> 9 - 11 ottobre 2015
Grande festa dei
Kastelruther Spatzen
La tradizione ha un nome. 31 anni
di “Festa dei Kastelruther Spatzen”: l’occasione per festeggiare
è ancora più grande, fra migliaia di fan radunati sotto il grande
tendone di Castelrotto. Un’emozione davvero senza eguali.
Estate | ALPE 47
Foto: Helmuth Rier
Anteprima inverno 2015/16
> Dicembre 2015
> 12 dicembre 2015
> Dicembre 2015
> 10 gennaio 2016
Natale a Castelrotto
Krampus a Castelrotto
Per la nona volta gli abitanti di
Castelrotto rivelano i segreti delle
loro antiche usanze natalizie. Le
contadine di Castelrotto allietano poi gli ospiti del Mercatino
a suon di biscotti di panpepato,
dolci natalizi, panforte e krapfen.
Chi sono i Krampus e cosa fanno a
Castelrotto? Nelle zone di lingua
tedesca, i Krampus sono dei diavoli travestiti che accompagnano
San Nicolò, nella tradizionale sfilata lungo le strade del paese. Ma
mentre San Nicolò regala doni ai
bambini buoni, il Krampus, con i
suoi campanacci e la sua maschera
incute timore in grandi e piccini.
In data 7 dicembre 2013 gruppi di
Krampus provenienti da Italia, Germania e Austria si incontreranno
a Castelrotto e muniti di abiti e
maschere artigianali si presenteranno al pubblico presente.
Festival invernale per
bambini con la Strega Nix
Il matrimonio contadino
di Castelrotto
In occasione dell’apertura della stagione sciistica all’Alpe di Siusi, la
Strega Nix invita tutti i bambini ad
un particolare festival invernale.
Vi aspetteranno due giorni pieni
di intrattenimento, giochi e puro
divertimento invernale! Durante il
festival i bambini possono anche sciare o imparare a sciare giocando.
Lo spettacolo in costume più affascinante dell’Alto Adige. Si tratta della
ricostruzione storica di un matrimonio contadino, così come si celebrava un tempo ai piedi dello Sciliar.
Il matrimonio contadino ha inizio a
S. Valentino, luogo dal quale il corteo nuziale ci si incammina con la
slitta trainata dai cavalli splendidamente addobbata – nella più precisa
osservanza dell’ordine da sempre
seguito – e attraversa campi innevati per giungere fino a Castelrotto.
L’11 e il 12 dicembre l’appuntamento
è anche con i „Kastelruther Spatzen“, e le loro note musicali: l’ideale
per favorire l’atmosfera di raccoglimento che precede il Natale.
Appuntamenti
5 - 8 dicembre 2015
11 - 13 dicembre 2015
18 - 20 dicembre 2015
25 - 27 dicembre 2015
48 ALPE | Estate
Foto:Foto:
Moonlight
Helmuth
Classic
Rier
> 22 gennaio 2016
> 24 gennaio 2016
> Febbraio - marzo 2016
> Marzo 2016
Alto Adige Moonlight
Classic Alpe di Siusi
Torneo invernale di
golf all’Alpe di Siusi
Winter Survival Camp
all’Alpe di Siusi
Swing on Snow
Winter Music Festival
Che stupore, per la luna, quando
farà capolino da dietro le Dolomiti…
Al suo sorgere sarà infatti al via una
maratona di fondo quanto mai insolita nel suo genere. L’appuntamento
per le centinaia di fondisti partecipanti è a Compaccio. Armati di sci
e torcia, eccoli scivolare silenziosamente nella notte, fra il candore del
paesaggio invernale, lungo i 15 o 30
km del tracciato che li ricondurrà al
punto di partenza. L’evento si prospetta unico ed emozionante anche
per i tanti spettatori della „Moonlight Classic“ dell’Alpe di Siusi.
Giocare a golf sulla neve e rallegrarsi di un panorama mozzafiato: in
data 1 febbraio, tutti gli appassionati di golf potranno provare l’ebbrezza di questo evento speciale.
Si gioca su 9 buche che hanno una
lunghezza tra i 61 e i 1150 m. Con gli
sci o lo snowboard si va di buca in
buca. I fairways sono bianchi invece
che verdi, i green white e le palline
da golf si differenziano dalla bianca
neve grazie ai loro colori scintillanti.
Come si costruisce un igloo? Come
fanno gli animali a sopravvivere nella
neve? E come dovremmo comportarci in caso di rischio valanghe? Il
“survival camp” consente a piccoli
e grandi artisti della sopravvivenza
di approfondire queste tematiche,
mentre scopriremo insieme il bosco
e gli animali che popolano l’Alpe di
Siusi in inverno. Poi, con apparecchi
ARVA e cani da valanga cercheremo
un oggetto sepolto in profondità
sotto la neve. Non appena conosceremo i trucchi per far fronte alle
emergenze nella natura incontaminata, saremo pronti per l’inverno!
Swing all’Alpe di Siusi! Sullo sfondo
dorato delle sue distese di neve
baciate dal sole, le note musicali di
diverse band allieteranno per una
settimana le imprese di sciatori e
boardisti fondendosi con la dolcezza
del paesaggio. Ritmi travolgenti e
toccanti pervaderanno al mattino
le piste dell’Alpe per poi spostarsi nei rifugi e ristoranti a pranzo.
A partire dalle ore 21, nei locali di
Castelrotto, Siusi, Fiè allo Sciliar e
Tires al Catinaccio saranno in programma „concerti after-hour“.
www.moonlightclassic.info
www.swingonsnow.com
Estate | ALPE 49
Foto: Helmuth Rier
Visto & sentito
Premiazione. In occasione degli Skipass Awards 2014, lo snowpark dell’Alpe di Siusi è stato eletto per la prima volta il migliore d’Italia.
A fine gennaio 2015, qui è stata celebrata anche una première altoatesina: i professionisti di tutt’Europa hanno messo alla prova la loro
abilità durante la Coppa Europa FIS di freestyle ski nella disciplina “slopestyle”, ammaliando gli spettatori con spettacolari salti.
Herbert Pixner Projekt allo Swing on Snow
Foto: Seiser Alm Marketing
Durante il 10° anniversario di questo festival musicale invernale Swing
on Snow, il quartetto di Herbert Pixner ha pervaso l’Alpe di Siusi con la
magnifica atmosfera creata da ritmi popolari sperimentali, tango e jazz
(raffinato dall’arpa). Ecco il segreto del successo dell’Herbert Pixner Projekt.
Nei suoi brevi video, Peter Fill, sciatore di
Coppa del Mondo, allena simpaticamente lo
zio Norbert Rier, membro dei Kastelruther
Spatzen, per la stagione sciistica sull’Alpe di
Siusi, offrendo anche consigli e trucchi per
lo stretching e la postura in pista.
COLOFONE. ALPE: registrato pr. il trib. BZ, decreto n. 9/2002 R.St. Editore: Alpe di Siusi Marketing,
39050 Fiè allo Sciliar, Via del Paese, 15, Tel. 0471 709 600, Fax 0471 704 199, [email protected], www.alpedisiusi.info.
Redazione: Alex Andreis (Caporedattore), Elisabeth Augustin, Rosa Maria Erlacher, Barbara Pichler Rier, Katja Sanin, Michaela Baur, Daniela Kremer.
Traduzioni: Studio Bonetti & Peroni. Pubblicità: Sabine Demetz, Christoph Trocker. Impaginazione: Komma Graphik. Stampa: Litopat.
50 ALPE | Estate
Foto: Seiser Alm Marketing
Fitness invernale con Peter Fill
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