Abstract libro - Ad est dell`equatore

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Abstract libro - Ad est dell`equatore
L’”EVERGREEN”
A chi non è capitato almeno una volta nella vita di giocare con la propria età?
Del resto, a volte, è proprio la vita che si diverte a costringere le donne a
togliersi qualche annetto. Quando? Tutte le volte, ad esempio, che una donna
conosce un ragazzo più giovane che poi, vai a vedere, è ancora più giovane di
quello che è in realtà perché quando un ragazzo si trova di fronte ad una donna
più grande di lui (e, soprattutto, si accorge che lei sia tale), tende, a sua volta,
ad alzarsi l’età!
Farò un esempio: quando una donna di trentacinque anni conosce uno di
ventotto, che cosa fa? Si abbassa l’età di almeno tre anni, mentre l’uomo, nel
contempo, se la alza in egual misura. Risultato? Alla fine i due saranno,
bugiardamente, coetanei!
LA “MA ‘NDO VAI?”
La “Ma‘ndo vai?” è una di quelle donne che ha sempre un saluto per tutti, che
non risparmia uno “sciao” a nessuno (perché uno“sciao” sibilante è molto più
chic di un banale “ciao”!), anche se, vai a vedere, in realtà non si ricorda il
nome del salutato o, ancora peggio, non lo ha mai conosciuto!
Ecco, ad esempio, un incontro-tipo della “Ma‘ndo vai?”
“Sciao, come stai?”.
“Bene grazie” – risponde il malcapitato, spesso senza avere la più pallida idea
di chi sia quella donna che lo ha appena salutato e che ora gli si è messa
proprio davanti.
“Che fai di bello?”.
“Niente, un giro.”
“E stasera, che fai di bello”?
“Vado a una festa”.
“Ah, una festa? Che festa? Dove? Di chi?”
“Non credo che tu conosca il festeggiato. Di sicuro, non benissimo”.
“Dimmi chi è? Come si chiama? Il nome, voglio sapere il nome!”.
“Beh, veramente sarei io!”.
Cade un silenzio tombale, poi la “Ma‘ndo vai?”, senza alcun ritegno, riattacca:
“E allora puoi invitarmi adesso!”.
LA “CAGACAZZI”
Di solito all’inizio di una storia, ossia quando la Cagacazzi non si è ancora
rivelata nella sua vera essenza, è solita pronunciare frasi come: “Amore, lo sai,
per me è uguale, decidi tu”. In altri termini, fa credere all’uomo che le sta di
fronte di lasciare sempre a lui il potere di decidere, apparendo docile come un
agnellino.
Dopodiché, comincerà col dire al proprio uomo che quella maglia non gli sta
bene, che lo vedrebbe meglio con una camicia o con un altro taglio di capelli,
in poco tempo arriverà a plasmarlo come una statua di argilla. Vorrà
controllare ogni singolo aspetto della sua vita, non solo il modo di vestire, ma
anche gli amici che frequenta, persino che macchina guida. Alla fine il suo
uomo si ritroverà ad essere un’altra persona, che non si riconoscerà più allo
specchio. Per non parlare, poi, della sfera lavorativa: anche qui la Cagacazzi
non potrà fare a meno di ficcare il proprio naso, scoraggiando il proprio lui
dall’occuparsi di tutte quelle attività che possano allontanarlo da lei e dal
proprio mondo (spesso molto piccolo), incurante di ogni aspirazione che un
uomo, a mio avviso, deve tassativamente possedere.
Ed è davvero furba lei, perché appare del tutto diversa da quella che è la sua
natura, che, poi, nella maggior parte dei casi, è la stessa della madre, della
sorella, della nonna. Sì, perché, in genere, la Cagacazzi è tale perché la madre
è così, la sorella è così, la nonna è così. Raramente, invece, lo è il padre,
altrimenti il poveretto non avrebbe potuto sopportare una moglie, una suocera e
due figlie di tale forgia!
“LA CHIHUAHUA-TOY”
Avete presente Paris Hilton? O Elisabetta Canalis che imita Paris Hilton? O,
peggio, Melissa Satta che imita la Canalis che imita Paris Hilton? Che cosa
hanno in comune queste donne? E’ facilissimo, tutte hanno almeno un
chihuahua! (a meno che Paris Hilton non abbia avuto una storia con Cristian
Vieri, ma questo non ci è dato saperlo!). Negli ultimi, anni, però, di donne che
si accompagnano a chihuahua-toy se ne vedono un po’ ovunque, anche in città
che non siano Los Angeles, New York o Milano.
Sono donne molto curate nel look e, ancor di più, lo sono i loro piccoli
accompagnatori. Che, a dire il vero, più che animali da passeggio, sono
considerati e soprattutto, trattati, come l’ennesimo accessorio must-to-have,
quello al quale non si può rinunciare se non si vuole essere in, trendy o cool.
Insomma, la donna Chihuahua-toy è una di quelle che, nella vita, le ha provate
tutte, ma proprio tutte, per non passare inosservata, spendendo una fortuna in
abbigliamento, borse, scarpe, occhiali da sole, gioielli, per non parlare, poi, di
coiffeur, massaggiatori e chirurghi estetici, fino a che non ha avuto
un’intuizione, ossia quella secondo cui andare in giro con un cagnolino possa
dare una svolta alla sua esistenza.
Del resto, un chihuahua sta bene su tutto. Inoltre, è leggero e maneggevole ed
entra ovunque, anche in una borsa, anzi “la borsa”, come quella mitica ispirata
a Grace Kelly. Anzi, spesso le due cose sono così strettamente correlate tra
loro, che oggi riesce quasi difficile immaginare l’una senza l’altra!
L’“IPOCONDRIACA”
Perché se è vero e sacrosanto che “prevenire è meglio che curare” e,
continuando con i luoghi comuni, “la salute è la prima cosa” (più difficile è
stabilire quale sia la seconda!), tuttavia se una donna ha l’ardire di sottoporsi a
tre differenti visite specialistiche nell’arco di una sola giornata, allora deve
esserci qualcosa che non va e non mi riferisco di certo al corpo.
In altre parole, avete avuto la sfortuna di imbattervi in un’Ipocondriaca, ossia
in una creatura affetta dalla paura e, spesso, dalla convinzione, di essere colpita
da una qualche malattia, quasi sempre rarissima, di quelle, per intenderci, che
si manifestano “una su un milione”. E ciò nonostante le continue rassicurazioni
di eserciti di specialisti che, a seguito di ripetute visite e infiniti esami
diagnostici, abbiano escluso la presenza di una qualsiasi patologia.
Del resto, un atteggiamento tipico dell’Ipocondriaca è quello di avere la
presunzione di saperne più di tanti specialisti, ritenendo che nessuno possieda
le competenze e l’intuito necessari per riuscire ad individuare il suo male
oscuro, ma così oscuro che esiste solo nella sua mente offuscata.
Una volta ho chiesto a un’amica, ipocondriaca “doc”: “Tu pensi di saperne più
di tanti medici?” – e lei mi ha risposto: “No, ma sono certa che 80 medici su
100 ne capiscono solo della propria specializzazione. Per il resto, meglio il
generico con i coglioni!”.