Con una canzone si uccide il dolore
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Con una canzone si uccide il dolore
la Repubblica MARTEDÌ 28 LUGLIO 2009 MILANO @ SPETTACOLI PER SAPERNE DI PIÙ www.omaraportuondo.com www.latinoamericando.it ■ XV Il concerto Il successo La carriera Il paragone Non mi spiace che sia arrivato tardi, anzi mi fa ridere. Con Wenders la musica cubana si ascolta a Tokyo e a Mosca Ho festeggiato i 60 anni con un disco cui hanno collaborato tanti artisti Unico rimpianto: che non ci fosse più Ferrer È un onore essere avvicinata a Edith Piaf: ma lo potranno dire solo gli storici quando io non ci sarò più LUIGI BOLOGNINI L A VITA sa essere bizzarra. Una si batte e si sbatte per decenni portando avanti la bandiera della musica cubana, diventa un mito nel suo Paese, paragonata a Edith Piaf per quanto è un esempio morale e politico, oltre che artistico, ma fuori dall’isola ottiene stima solo dagli addetti ai lavori e da pochi appassionati. Poi Wim Wenders gira Buena vista social club, e di botto Omara Portuondo ottiene in età avanzata tutta la fama mondiale che non aveva mai avuto prima. Ora, a quasi 80 anni e a 61 di carriera, la cantante cubana approda al Latinoamericando. Non le fa rabbia essere diventata celebre così tardi? «No, anzi mi fa ridere. E comunque quel film ha reso celebre la musica cubana nel mondo. Per cui preferisco emozionarmi all’idea che le canzoni mie e degli altri artisti ora siano ascoltate e amate a Tokyo, Sydney, Mosca. E Milano, ovvio». Quanto le è cambiata la vita? «Diciamo che è più facile trovare date, e questo significa più tempo lontano da casa, che non è mai facile a una certa età. Ma siamo tutti professionisti, e l’emozione di salire sul palco, di ricevere calore e applausi, di produrre arte, è qualcosa di unico. Ecco, ora torniamo a Ibrahim Ferrer CLASSE 1930 Omara Portuondo è nata in quartiere povero di L’Havana Edith Piaf Omara regina del son “Con una canzone si uccide il dolore” La Portuondo giovedì al Latinoamericando casa con un po’ di soldi in tasca» A Milano arriva dopo Gracias, il suo ultimo disco, in cui ha suonato con gente come Pablo Milanés, Jorge Drexler, Chucho Valdés, Buarque de Hollanda. Come si fa a metterli assieme? «Semplice: gliel’ho chiesto. È un regalo che mi son voluta fare per i miei 60 anni di attività. Ed è, appunto, un grazie, al pubblico e a chi mi ha aiutato nella mia carriera. Ho solo un rimpianto, che non ci fosse Ibrahim Ferrer. Era un grande artista e un grande amico». Nella canzone che dà il nome al disco, Jorge Drexler scrive che lei “uccide il dolore con una canzone”. Concorda? «La musica è la mia terapia: se ti senti triste basta mettere su un po’ di musica per risollevarti, e se sei felice starai anche meglio. Non potrei immaginare la vita senza musica». Lei è una paladina della tradi- zione cubana, come il son. Ora imperano la contaminazione tra caraibico, afroa, ericano e altri generi. Le piace? «Da matti. Ora Cuba è piena di ragazzi che hanno studiato al conservatorio, imparando ogni genere, e per loro è giusto e naturale mischiare. Mi divertono molto, anche se io prediligo cose più classiche. Ma quando ascolti la fusione di jazz e ritmi cubani di Roberto Fonseca, come fai a non amarla?». La sua figura è stata spesso paragonata a Edith Piaf. «Troppo onore. Sarebbe bello essere l’ambasciatrice della musica cubana come lei lo fu della francese. Ma credo che lo potranno dire gli storici, e io allora non ci sarò più». Com’è la situazione a Cuba ora? «Pessima, ma un po’ come dappertutto. Certo in un Paese povero come il nostro certe cose si sen- tono ancor di più. Confido molto in Obama per migliorare un po’ la nostra situazione internazionale». Chi è il più grande artista con cui ha mai suonato? «Da dove parto? Non so: Chucho Valdés, Herbie Hancock, Maria Bethania, Avishai Cohen, Trilok Gurtu...». E di italiani chi stima? «Rita Pavone. Ma anche Modugno e Bocelli. Un paio di mesi fa ho avuto il piacere di cantare in una canzone del nuovo disco di Joe Barbieri. I musicisti italiani sono caldi, come il loro pubblico. È sempre così bello suonare in Italia, fin dagli anni Ottanta, quando avevamo pochissimi soldi di diaria e dormivamo a casa degli organizzatori dei festival». Assago Mediolanum Forum, via Di Vittorio, giovedì alle 21.30, biglietti 10 euro. Tel. 199301071