un`eroina criminale

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un`eroina criminale
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9108ANTIG_GBC3.pdf
data
1991
Contesto
GBC
Relatore
GB Contri
Liv. revisione
Pubblicazione
Lemmi
Città
Cristianesimo
Figlio
Fraternità
Freud, Sigmund
Modernità
Padre
Sofocle
Teoria
IL SABATO
«ANTIGONE PRO E CONTRO»
Inserto a cura di R. Farina
Agosto 1991
GIACOMO B. CONTRI
UN’EROINA CRIMINALE
INTERVISTA SU ANTIGONE *
I libri sono accatastati nella biblioteca in rifacimento. Testi di Freud, di Lacan, di Marx, di Giussani.
Per terra un quadro ricavato da un manifesto. Dice: “Sokocles, Oidipus, Antigone”. E i nomi di
regista e attori per una rappresentazione a Varsavia. Giacomo Contri, psicoanalista di prestigio
internazionale, ha in Antigone un punto fisso, come una sorta di idolo polemico. Una posizione che lo rende
unico tra gli interpreti di questa figura mitica, che ha, secondo Contri, il potere oggi, altro che Creonte. Una
faccenda strana. Antigone “non esiste, non può esistere”, ma siccome però, in questo nostro tempo moderno,
viene fatta esistere, ecco che essa “è la nostra maledizione, l‟obbligo di essere buoni che genera terrore”.
Nell‟elegante ed austero studio di Milano (non manca il lettino) Contri ci introduce ad Antigone
lungo strade inesplorate.
Quando ha conosciuto Antigone? È scoccata subito la scintilla dell’odio?
Il mio rapporto con Antigone è antico. Ne ho scritto nel mio primo libro, La tolleranza del dolore,
del 1977. Ma la cosa mi interessava sin dal liceo, perché non capivo chi fosse Antigone. Capivo che c‟era
qualcosa da capire.
Cos’era Antigone per lei al liceo? Le dissero che era l’eroina dell’amore...
Non ho la più vaga idea di che cosa me ne dissero. Ricordo a mala pena che non afferravo che cosa
volesse dire che Antigone era figlia di Edipo. E avevo ragione a non capire. Al di là del dato per così dire
anagrafico – oggi diremmo che portava il cognome di suo padre – il nesso filiale mi sfuggiva
completamente. Più tardi ho compreso che non lo capivo perché non c‟era. Per dirla con il gergo degli
psicoanalisti: Antigone sarà anche la figlia di Edipo, ma di certo non ha il complesso di Edipo.
Meglio non averlo, non le pare?
*
Pubblicato nell‟ inserto «Antigone pro e contro» di Il Sabato, agosto 1991, a cura di Renato Farina.
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Guardi che il complesso di Edipo non è quella cosa pornografica, la solita sciocchezza che si sente in
giro: che la figlia vuole andare a letto con il padre. Avere il complesso di Edipo vuol dire invece essere
strutturalmente figli. Antigone è la prima figura della storia dell‟umanità che non è edipicamente centrata sul
padre. Antigone non è una figlia! Puoi dire che è un‟eroina della Rivoluzione francese o un membro della
fraternité, associata (socius) al regime della fratellanza universale, ma figlia no. È impressionante che sia
stato lo stesso autore tragico, Sofocle, a scoprire la possibilità di due regimi di socialità – cioè dell‟essere
umani. Nel giro di pochi anni ha saputo concepire e mettere in scena la filialità e la fraternità. Due mondi che
si contrappongono. Usando una parola che si usa in psicoanalisi (ma non stiamo parlando di psicoanalisi)
Antigone è la prima figura della storia dell‟ umanità che non ha quello che Freud chiama inconscio.
E che cos’è l’inconscio? Ne parliamo tutti, non lo afferriamo mai.
L‟inconscio significa che la figura centrale è il padre; che essere uomo vuol dire essere figlio. Freud
è l‟unico, unicissimo pensatore dall‟età moderna fino alla contemporanea – non mi stancherò mai di dirlo e
stradirlo – che scopra e definisca l‟uomo come figlio. La modernità va contro questa idea. La modernità è la
perdita del figlio a favore della fraternità astratta. E stupefacente che Sofocle sia riuscito a costruire un simile
personaggio, anzi una simile persona in senso giuridico e in senso psicologico – la persona non figlio, ma
solo astrattamente fratello – quando "il cittadino", le citoyen è solo un parto mostruoso della modernità. Che
Sofocle quattro secoli prima di Cristo abbia saputo formulare la forma più generale della persona giuridica
moderna: be‟, è grossa.
Come se lo spiega?
Non penso che fosse un profeta laico. Credo piuttosto che le condizioni della politica del suo tempo
gli dessero i mezzi per concepire una simile figura. È un peccato che Antigone non sia stata capita, se è vera
come sono certo la mia lettura di Antigone, perché se gli studiosi si fossero applicati su questo punto
avremmo una più chiara comprensione di quel che doveva essere la grande polis, Atene.
La tragedia di Antigone, come e più delle altre, non mette in campo assai più che una costruzione teorica
sulla socialità il tema dell’assoluto dominio di Dio sulle vicende umane?
Credo piuttosto che i tragici greci abbiano messo in scena con tutti i loro eroi l‟assoluta impotenza
dell‟uomo. E in questo caso Antigone non farebbe eccezione. Invece Antigone fa eccezione: non ama gli dei,
è una millantatrice di dèi. Sì, adopera le parole della lingua degli dèi, ma chiunque per mentire può usare le
parole della lingua. È millantatrice di dèi (nel testo di Sofocle è persino accusata di essere empia: e lo trovo
corretto), e peggio: c‟è bestemmia in Antigone perché invoca il nome di Dio invano. Riguardo all‟impotenza,
c‟è in Antigone un atteggiamento diverso rispetto agli altri eroi tragici. Aiace pensa di non avere vie d‟uscita,
Antigone ha una perfetta via d‟uscita. Il finale di Antigone è una specie di corsa a chi arriva prima al filo di
lana.
Narrativamente c‟e senso della corsa, della fretta. Creonte che finalmente rinsavisce e corre corre
corre a liberare Antigone dalla prigione. La corsa di Antigone è a battere sul tempo Creonte, ed è il suicidio.
Il suicidio di Antigone, a differenza di quello di Aiace, è l‟affermazione di sé: di sé cioè non-figlia, fratello.
Suicidandosi afferma una socialità contro un‟altra socialità. È l‟uomo o la donna della fraternità contro
l‟uomo o la donna della filialità. La sola cosa che trovo corretta nella gran parte degli interpreti è di aver
concepito Antigone come una figura politica. E una teoria, una pratica politica contro un‟altra. E la
rappresentante di un partito politico molto trasversale. È lesivo di Giovanna d‟Arco vedervi al fianco
Antigone.
Quest’idea della fraternità in Antigone: non ha ancora spiegato perché è così negativa.
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La fraternità di Antigone è il postulato che ha come conseguenza logica la rovina di tutti, fin
dall‟origine.
Eppure fraternità non per forza è postulato foriero di lutti.
Noi siamo sempre un po‟ ricattati dal linguaggio della secolarizzazione e la parola fraternità è un
caso dei più visibili di questa operazione niente affatto innocua. La modernità riprende la fraternità dal
contesto lessicale ed esperienziale cristiano, e la trasferisce nella società civile. In questo modo si combina
un grande guaio. Si svuota e si qualunquizza il significato cristiano di fraternità.
Una volta trasferita indebitamente la fraternità nel contesto dei rapporti giuridici nella società umana,
si introduce nella società civile un concetto che non ha alcun bisogno di esserci. Ma perché mai io sarei
fratello di qualcun altro? L‟idea di essere giuridicamente obbligato a considerarmi fratello di qualcun altro io
lo considero un atto ostile nei miei confronti. La sola fonte che mi convinca della mia fraternità con qualcun
altro, con un estraneo, può solo essere cristiana: lì e solo lì trovo la ragione della fraternità. Al di fuori della
sorgente cristiana il concetto di fraternità è omicida: storicamente si è così manifestato. In Italia, almeno per
il momento, per fortuna, secondo il codice, non sono obbligato a considerarmi fratello di nessuno, e mi è
lasciata la libertà di avere o no relazioni fraterne a seconda della mia fonte di ispirazione da cui tragga la
fraternità. Ma nella società civile domina la cultura moderna della fraternità: ed io non accetto che il mio
legame con altri sia trattato come legame fraterno. Nasce da un‟altra fonte, a cui liberamente posso dire sì.
Nella società della fraternité io sono obbligato ad essere buono: quest‟obbligo coincide in realtà, di
fatto e di diritto, con il terrore rivoluzionario. Sì, il postulato della fraternità si fa subito forma della violenza.
In base a questo concetto astratto – giuridico e formale o metagiuridico – i non buoni saranno discriminati
dai buoni. In Antigone accade questo. È sempre stato questo meccanismo l‟origine del terrore: giacobino o
novecentesco, in più partiti e regimi.
Antigone terrorista! Be’, qualcuno l’ha riletta di recente anche così, per supremo amore.
Antigone quando parla di amore, già in Sofocle secolarizza la nozione di amore. Secondo me questo
è molto grave.
Significa introdurre l‟amore nell‟obbligo dell‟ordine giuridico e politico.
Quando Antigone dice: "Io faccio ciò che faccio non per odio, ma per amore", mentre intanto porta
una excusatio non petita: nessuno gliel‟ha obiettato. In secondo luogo quest‟espressione va verificata. Ed io
ne ricavo che le ragioni della sua condotta sono esattamente l‟opposto di quanto dice: non l‟amore ma l‟odio,
la guida. È la contrapposizione della fraternità alla figliolanza, oppone il fratello al figlio. L‟essere umano
nell‟Antigone non è figlio. Antigone, lei stessa, sviluppa tecnicamente quest‟idea: “Io posso non avere figli,
posso non avere il padre e la madre. ma un fratello...”
C’è una filosofia di Antigone?
Non è difficile individuare una serie di nuclei teorici: non l‟odio ma l‟amore, il fratello è il top dei
valori (non il padre, non il figlio), non è importante aver figli. È un trattato l‟Antigone, ed è un trattato
politico.
Non la preoccupa di essere isolato nel vedere in tal modo Antigone: in fondo è un’intoccabile.
La pace con se stessi allorché si presenta come simultanea a certe conclusioni, è un buon indice di
essere nel giusto.
In questo caso sono in pace, sono entusiasta.
Sembra che lei incolpi Antigone di aver secolarizzato il cristianesimo prima di Cristo. Non è importante che
essa venga prima di Cristo?
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Fondamentale domanda. Accertato che Antigone è stata scritta nel 443 a.C., ed ammesso elle abbia
ragione io, resta da capire come Sofocle abbia potuto concepire questa immensa alternativa antropologica,
politica. giuridica, a livello di ciò che é una persona e una società. Altro è che Sofocle abbia scoperto
Antigone, quattro secoli prima di Cristo, altro è la scoperta che è stata compiuta dell‟Antigone. Per quanto ne
so il rinvenimento della sua portata culturale, civile, umana, non è stata affatto compiuta prima di Cristo: e
stata compiuta dopo il 15° secolo. Risulta che le Antigoni, nella storia siano un centinaio. Risulta che siano
state scritte delle Antigoni nel primo e nel secondo secolo dopo Cristo. Dopo di che non si sono più scritte
delle Antigoni fino al 16° secolo. È la nuova intellighenzia umanistica e post-umanistica a scoprire Antigone,
a scoprirla come si scopre una miniera. Il minerale Antigone, una vola che comincia a venire estratto verso la
metà del „5oo, entra in commercio in grande stile. Da allora si scrivono decine e decine di Antigoni, fino ai
giorni nostri. Ci sono, come diceva lei, le Antigoni degli anni di piombo, anni „70. È stata scoperta proprio
come quando si dice: scoprire un filone. Che non è d‟oro però.
C’è un recupero cristiano di Antigone: è legittimo o no?
Quando Antigone comincia a venire scoperta la si individua come il massimo di contrarietà all‟uomo
cristiano, al senso cristiano dell‟esistenza della persona e della socialità. Sono contrario all‟individuazione
che alcuni fanno come cristiani di Antigone come la figura umana che attende di incontrare Cristo. E il
nemico di quell‟incontro.
E perché mai? Anche una citoyenne può essere percossa da Cristo, salvo limitarne la grazia.
Non ho il minimo dubbio su questo. Ma ciò che diventa concettualmente potente è allora la categoria
di conversione. L‟incontro precede le conseguenze logiche. E l‟incontro non avviene in virtù delle premesse
logiche di colui che incontra (ogni essere umano incontra Cristo perché è lui a farsi incontrare). Detto questo,
si tratta di sottolineare che io, Antigone, che incontro Cristo, come conseguenza dell‟incontro dovrò
abbandonare il mio antigonismo.
Anche Creonte, se mi permette, dovrebbe abbandonare il creontismo.
Ognuno individui il peccato in base al quale avverrà la sua conversione.
Ma in Antigone nulla sarà compiuto di Cristo? Antigone, come suggerisce Balthasar, pecca per unilateralità, "dispregia la legge della polis", e "non ha uno sguardo per l’uomo amato e per sua sorella". Ma...
Antigone non è valorizzabile in alcun modo. La mia risposta è no, assolutamente no. La ragione è
formale. Antigone non è, non esiste, è un puro discorso, è l‟incarnazione dell‟anti-Verbo. In questo senso,
anticipando una possibile obiezione sarei d‟accordo nel dire che Antigone non può incontrare Cristo per la
semplice ragione che non esiste, ed allora non può esistere il caso dell‟incontro.
Un soggetto che coincidesse perfettamente con Antigone secondo me non esiste.
Insomma: benedetta contraddizione, santa incoerenza, per cui nessun uomo è uguale alla sua ideologia.
Ma Antigone è la pura ideologia della fraternità. per questo non è suscettibile di incontro.
E Creonte?
Il caso di Creonte è diverso. Creonte, finché noi ci riferiamo a società precristiane, può ancora
rappresentare la parte forte dinanzi alla parte debole.
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Ma oggi Creonte, preso come rappresentante di una politica, è assolutamente la parte debole. La
nostra cultura è antigonea. Oggi Creonte che cos‟è? È lo Stato di diritto di ieri, uno che deve usare un po‟ di
polizia contro le Br o la mafia. Creonte è solo un buon uomo, preso come soggetto astratto di un potere che
oggi perde sempre più la forza.
Si pensi alla tragedia: c‟è un potere che indugia, prima ci pensa, e poi ci ripensa e non usa più la
forza. Sono i giorni nostri.
Un potere schizzato, nemmeno certo della propria legittimità, che si rivede in funzione delle mosse
compiute dal partito che vuole costituire un nuovo potere. Se pensiamo ai nostri anni „80 e soprattutto agli
incipienti anni „90, Creonte è l‟anello debole. Non è il rappresentante del potere: è il rappresentante del
potere di ieri. L‟antigonismo è il potere di domani, ed in gran parte è già quello di oggi.
Balthasar, il quale ritiene che "la serietà assoluta della grande tragedia... si riversa e si risolve nel dramma
di Cristo", è uno dei pochi tra i grandi lettori di Sofocle ad ammettere che Antigone "pecca per eccesso e per
rigore".
Aggiungerei solo questo: mentre tutti gli altri peccatori sono impuri, sono cioè peccatori reali,
Antigone è una peccatrice pura, e per questo è la criminale dell‟umanità.
Il peccato puro è il più grave di tutti. In questo l‟ho riportata all‟imperativo categorico kantiano. E la
prima kantiana della storia. Antigone spinge all‟estremo l‟opposizione moderna tra dovere ed essere,
abolendo completamente l‟essere a favore del dover essere.
In questo senso è puramente Kant nel quarto secolo avanti Cristo.
Antigone agisce in nome dell’eterno, non di un dovere senza ancoraggi nel reale.
Ma no, agisce fuori dal tempo, e questo è completamente diverso, è la disincarnazione totale dal
tempo e dallo spazio.
Possiamo dire, per tentare una sintesi, che, dopo Cristo, elevare Antigone a simbolo assoluto significa
eternizzare, rendere bastante a se stessa una figura che non può avere questa pretesa?
È giusto. Tant‟ è vero che sulla gnosi sostengo ciò che lei sta dicendo sull‟Antigone trasferita all‟era
post-cristiana. Gli gnostici sostengono che lo gnosticismo è nato millenni prima di Cristo poi è andato avanti.
insinuandosi anche nel cristianesimo. No. Il vero gnosticismo è quello che comincia con il cristianesimo, e
ne è il parassita. Quello antecedente poteva essere un tentativo nobile, dopo è inescusabile.
Pensi, lei ce l’ha tanto con Antigone, eppure esiste la gru Antigone.
Un uccello rosa, leggerissimo e grande, che immotivatamente, gratuitamente danza.
Provi a immaginare un‟Antigone vecchia, macilenta e brutta. Allora la sua scelta di coprire con un
velo di polvere (non di più) il cadavere del fratello, a prezzo di sofferenze terribili per lei e per tutti, apparirà
nel suo orrore. Qualcuno osi allestire una Antigone così.
Ed allora con che spirito lei andrà al Meeting?
Ai miei unici argentini ho proposto di aprire uno stand gastronomico al Meeting. Con questa
insegna: "Mangia, Antigone!" Solo mangiando, costringendola a mangiare, può uscire dall‟astrazione,
dall‟irrealtà del suo moralismo. Come nel Pranzo di Babette, il film tratto da Karen Blixen, che io proietterei
al Meeting.
© Studium Cartello – 2007
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