La Voce (dicembre 2009)

Transcript

La Voce (dicembre 2009)
     . 
Numero  Anno vii – Dicembre 
www.lse.te.it
NUMERO 1 ANNO VII – DICEMBRE 2009
SOMMARIO
REDAZIONE
Editoriali
 Una lettera inattesa -  
 Novità -  
 Uno sguardo a L’Aquila -  
Coordinatore
Caporedattore
Responsabile LATEX
Dai meandri dell’Einstein
 Intervista ai nuovi rappresentanti degli studenti




Uno sguardo sul mondo
L’influenza dell’influenza! -  & .
Suggestione o verità -  
Diritto di cronaca -  
Rispetto e convivenza? -  = & 





Oltre noi stessi
Diari di autodistruzione -  & 
I sogni: come capirli? - ı́
2060 -  = & 
I modelli Pro Forma -  
Dulcis in. . . primis! -  
Igor ["aIgO:*]
Giacomo (Frex) Frey, Lavinia (Blue
Samurai) Di Giovanni, Alice
Fotografi
Mario (V for vendetta) Di Nicola,
Marco (Marz) Di Marcantonio
Redattori
Alessandra (Alpix) Pigliacelli, Alessandro Vetuschi, Alessio Quarchioni, Andrea Bonomo, Andrea Core,
Angela Di Michele, Annalisa Galzio,
Carol (Carolı́) Delli Compagni, Catini Lorenza, Clarissa (Clari) Fonti,
Claudio Rofi, Danila (Fiore) Migliozzi, Edoardo (Fiamma) Topitti, Ernesto
(Erni) Consorti, Federica (Fede) Goderecci, Francesca (Frikky) Consorti,
Francesca Di Marco, Francesca Valentini, Francesco Tiberi, Gaia Babbicola,
Gaia (Gaia =p) Di Timoteo, Gianluca (Djgix) Di Giacinto, Giovanni
Rossi, Ingrid (Pac) Filippini, Jessica
(-Jesk@-) La Piccirella, Manuel Pilotti, Maria Clara Baldassarre, Maria Di
Donato, Marta Cozzi, Mattia (Dr. Johann Faustus) Brizzi, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Mattia (King) Sciamanna, Nicolò Chiacchiararelli, Sabrina (Sabba) Vallarola, Simone Stranieri, Stefania Standoli, Ugo Niccolò
Di Carlo
Intervista doppia
 Luciano Artese vs. Giacomina Di Battista
Forza Albert
 La frode scientifica -  
 I Get The Power -  
I colori della letteratura
 Poesie - . .  & 
 The Real McCoy? -  & 
Collaboratore

Recensioni
 New Moon - 
 Saltatempo - 
 The World Has Suddenly Become A Sadder
Place - 
Vignette
Federica (Fede) Termini
Illustratori
Sapori teramani
Io c’ero!
 Il concerto alla Villeroy - 
 A Very Green Day -  
 Il Concerto di Capodanno -  
Prof. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi
Sito del liceo
Andrea Cameli
Interamente realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via
Luigi Sturzo ,  Teramo. Composto in LATEX con la famiglia di font
Palatino di Hermann Zapf. Questa rivista è disponibile on-line nel sito web del
liceo.
http://www.lse.te.it
Enigmistica
 Parole crociate e altri giochi
©- Liceo Scientifico “Albert Einstein” – Teramo
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode
2
Editoriali
Numero  Anno vii – Dicembre 
Editoriali
Una lettera inattesa
di Gianmarco Ferreo
 ho lasciato Teramo per
trasferirmi nella capitale. Qui ha
sede la mia università, la Luiss Guido
Carli, dove studio economia e trascorro
le mie lunghe giornate accademiche. Tra
studio, lezioni, feste e cene con amici provenienti da tutt’Italia, può capitare (come
qualche giorno fa) di imbattersi in una
lettera che provochi un’accesa discussione. A pubblicarla è stato il quotidiano
“La Repubblica”, la firma è quella di Pier
Luigi Celli. Per chi non lo conoscesse,
attualmente è il direttore generale della
Luiss e ha ricoperto in passato cariche come quella di direttore generale della RAI e
consigliere d’amministrazione di Lottomatica ed Eni. Capita spesso di incontrarlo
A
per i corridoi della facoltà; a dire il vero è
un uomo qualunque, che nasconde sempre
un sorriso dietro la folta barba. Dedica
questa lettera al figlio Mattia, appena laureato, invitandolo con tutte le sue forze
ad andare via, a scappare letteralmente
dall’Italia, un paese in cui non esiste meritocrazia e in cui è possibile fare carriera
solo a patto di abbassarsi ad “affiliazioni
politiche, di clan e familistiche”, in cui si
inizierà a lavorare guadagnando un centesimo di veline e tronisti. Alcuni amici
hanno criticato questa lettera, vedendola
troppo pessimista, un po’ scontata e non
consona alla sua posizione di direttore di
università. È inutile dire che c’è stato un
po’ di stupore anche tra chi, come me, condivide in linea di massima questa visione
negativa del paese. Sapere di dover fare
sacrifici sui libri e di dover spendere mol-
to denaro (sia in università pubbliche che
private) per poi non avere i riconoscimenti
tanto attesi non è una novità, ma lascia
un po’ d’amaro in bocca se a dirlo è chi
fa della formazione dei ragazzi il proprio
mestiere. Tuttavia mi sono chiesto cosa
avrei fatto al suo posto. Avrei consigliato
a mio figlio di andare via, di trasferirsi
in Gran Bretagna, negli USA, magari in
Germania, o l’avrei spronato ad andare
avanti nel proprio paese attraverso mille difficoltà? La risposta non so darla!
Da cambiare c’è ancora tanto qui, e per
il momento, nonostante le critiche mossegli, mi sento solo di lodare Celli per aver
sollevato (probabilmente in modo un po’
provocatorio) un tema importante come
quello delle possibilità che l’Italia offre ai
giovani laureati.
ro che migliorino con l’esperienza. Ma
lasciatemelo dire, la copertina di Giacomo
Frey è splendida! Anche le foto hanno
aumentato il loro “peso” all’interno de
 . Ho spostato la pagina dell’enigmistica in fondo alla rivista e, per essa,
ho acquisito tre nuovi collaboratori che mi
toglieranno dei grattacapi. Ho una nuova
caporedattrice, Federica Termini, brava e
attenta. Col suo avallo, ho aggiunto una
rubrica nuova dedicata ai concerti “dal
vivo” chiamata opportunamente Io c’ero!
tragica notte. Ogni tanto fermiamoci e
rivolgiamo un pensiero a loro e soprattutto
teniamo conto del fatto che sullo schermo
del nostro televisore passano cento notizie
al giorno su gossip e celebrità che nella
vita hanno ogni cosa, e due al mese sulle
persone che a L’Aquila, in una sola notte,
hanno perso tutto. E Noi, che davanti alla
 guardando le immagini di quel giorno sembravamo spettatori di un brutto
film horror diretto da uno scadente regista, ricordiamoci di tutti quelli che hanno
dovuto interpretare la parte delle vittime e
ne stanno ancora subendo le conseguenze,
che hanno visto la loro speranza nasco-
sta senza vita sotto i resti della propria
casa, di coloro che ancora non riescono a
tirare un sospiro di sollievo e a pensare
di avere la possibilità di tornare alla vita
di prima perché la loro città non è piú
quella che hanno visto affacciandosi alla
finestra la sera del cinque aprile, prima di
addormentarsi e vivere un incubo.
Novità
di Nando Cozzi
 la nostra rivista avrete sicuramente notato le novità. Il formato
è diventato King Size e questo ha migliorato decisamente l’effetto tipografico. Ho
dato maggior spazio agli illustratori. Spe-
S
Che dire ancora se non darvi sinceri auguri di natale da parte mia e della
redazione. E buona lettura!
Uno sguardo a L’Aquila
di Annalisa Galzio
  otto mesi dal giorno che
ha interrotto senza preavviso la vita di centinaia di persone, che meritano
di non essere dimenticate. Non possiamo ricordare i loro nomi, che sono troppi,
ma cerchiamo di imprimere nella memoria
alcuni dei loro volti che, ricoperti di calcinacci, riemergevano da quelle macerie che
un pugno di secondi prima erano state le
loro case. Quei volti che, con un barlume
di speranza negli occhi, si cercavano a vicenda tra il disordine e la polvere di quella
S

Non spegniamo il ricordo, restiamo
vicini agli aquilani e cerchiamo di far capire a chi ancora non l’ha trovato, che quel
“Domani” di cui parlano gli artisti italiani
forse esiste davvero, anche se tarda un po’
ad arrivare.
Numero  Anno vii – Dicembre 
 
Dai meandri dell’Einstein
Intervista ai nuovi rappresentanti degli studenti
Soprannome di
uno degli altri
Fidanzato?
Mai scritto sui
muri?
Insegnante preferito
Orientamento politico
Cosa ti porterà
Babbo Natale?
La vostra dipendenza
Programma preferito
Credi nell’amore?
Alessio
Quarchioni
Piccina (Core)
Ingrid
Filippini
Chicca
(Francesca)
No ma ho molti
amanti
Certo
Francesca
Melozzi
Ingrida (Ingrid)
Andrea
Core
Pollo (Alessio)
Dario
Valeri
Vacca (Core)
Gianluca
Di Giacinto
Passo. . .
Sı̀
No
Sı̀
Sı̀
Sı̀
Ovvio
Sı̀
No
Barracchini no. . .
Artese no. . . Cozzi no. . . Suppa!!!
Cos’è la politica?
Marcattilii
Scoscina
Barracchini
Artese ma amo
Cozzi
Di Curzio
Rosso
Rosso acceso
Passo. . .
Risposta censurata
Toccare la piccina
di Core. . .
Uomini e Donne. . .
Sı̀
Nutella
Sinistra come il
cuore
Devo ancora pensarci. . .
Internet
Risposta censurata
Non ho dipendenze. . .
One Piece
Anno Zero
Sı̀
Risposta censurata
Sigarette. . .
alcol. . .
Prendere o lasciare. . .
No
Confuso. . . sinistra. . .
Preferisco le sorprese. . .
Internet. . .
Sı̀ e No
Sı̀
No
Sı̀
Sigarette
Uomini e Donne. . .
Nell’amore no ma
negli amanti sı̀. . .
Dipende
La prossima?
Dipende
No
No
No
Chiedere per avere
Nutella e panna
Affermare i nostri
diritti
Formaggio fritto
Ciò che serve
. . . creare coscienze critiche
Carbonara
Giudice
Rocco Siffredi
Mantenuta
Quarchioni
Mio padre
La volontà degli
studenti
Lasagn e pepentun
Non lo so. . .
Il rappresentante
più bello
Il rappresentante
più brutto
Il difetto di quelli che ti stanno
accanto
Francesca
Quarchioni (ride)
Dario
Con quanti voti
hai vinto?
Citazione preferita
Perdoneresti un
tradimento?
Cosa farete per
l’istituto?
Cibo preferito?
Cosa vuoi fare da
grande?
Il tuo idolo
Come sarà il rapporto con la preside?
Che lezione stai
saltando per fare
questa intervista?
Cosa pensate di
questa intervista?
No
Tutto ciò che mi
verrà chiesto
Tortellini con panna e salsiccia
Il mantenuto
da
Cannelloni
Non ho idoli
Quarchioni
Il padre di Quarchioni
Ingrid
Giurisprudenza e
scienze politiche
Mia madre
Quarchioni (ride)
Dario (ride)
Dario
Dario
Dario
Quarchioni (serio)
Quarchioni
Core: panza
Core: ingombrante.
Francesca:
troppo pacata
Ingrid:
sparla
troppo. Dario: lo
sto studiando. . .
Ingrid:
nessuno. Alessio: gli
occhietti brutti. . .
Dario: mi copia il
pizzo
Lista: 477; personali: 188
Non sarò mai nessuno. . . ma nessuno sarà mai come me. . . (suggerimento Core)
Conflittuale. . .
(gli dicono che
la preside legge
il
giornalino).
OTTIMO!
Ricci
Lista 353; personali: 106
Non cogito ergo
non sum
Lista: 206; personali: 122
Nulla si crea nulla si distrugge ma
tutto si trasforma
Lista 353; personali: 286
Non rimpiangere
ciò che hai fatto se
quando l’hai fatto
eri felice
Francesca: devo
conoscerla meglio.
Gianluca: barba
troppo lunga. . .
Lista: 139; personali: 90
Questa è Sparta (ride e guarda
Gianluca)
Costruttivo
Vedremo
Odi et amo
Un rapporto. . .
Costruttivo come
l’anno scorso
Marcattilii
Uscivo alle 12:25
Ricci
Ricci quindi niente. . .
Storia
fia. . .
Bellaaaaa!
Divertente!
Simpatica
Bella anche se
ci siamo presi a
parole a vicenda
Bella ma Core dice un sacco di
ca**ate!
Interessante
Mio padre
Informatica
Lista: 239; personali: 143
One more thing
(amministratore
delegato apple
Steve Jobs)
e
filoso-
Uno sguardo sul mondo
L’influenza dell’influenza!
di Angela Di Michele & Maria Clara
Baldassarre
“Influenza A: baci vietati tra gli
studenti” Centro, 02 settenbre 2009
“Tutti i giornalisti sono, per via del
loro mestiere, degli allarmisti: è il loro
modo di rendersi interessanti.” — Arthur
Schopenhauer
 S, avevi proprio
C ragione! Questa frase calza pro-
“Anche in Italia mutazione del virus!” prio a pennello con i tempi che corrono.
Corriere della Sera, 30 novembre 2009
Da mesi ormai, infatti, i mass media

ci hanno bombardato con numerosi
allarmismi, piú o meno giustificati,
sulla nuova pandemia, con informazioni confuse e contraddittorie. Quali
pericoli corriamo? Vaccino sı́? Vaccino no? Ritardiamo l’apertura delle
scuole? È piú mortale dell’influenza
stagionale? Piú se ne parla piú aumen-
Uno sguardo sul mondo
hanno fatto salire il livello di allarme.
Comportamenti apparentemente
banali sembrano avere una buona efficacia nel limitare e prevenire il contagio e i consigli per non ammalarsi
sono quelli consueti in questi casi: evitare di andare nei paesi d’origine della
malattia, non frequentare luoghi affollati, curare l’igiene personale. E
su quest’ultimo punto che poniamo
la nostra attenzione. Alzi la mano
chi non possiede l’amuchina gel o un
qualsiasi altro disinfettante. Eh già, ne
siamo diventati dipendenti, facendo
salire alle stelle il fatturato di numerose case farmaceutiche. Attenzione
però: secondo Altroconsumo l’efficacia
di questi prodotti può essere anche inferiore a quella di un normale lavaggio
con acqua e sapone. La stampa, quindi, ha condizionato le nostre abitudini,
poiché una volta, quando la scienza
era meno avanzata, per guarire dalle
malattie ci si affidava alla sorte. Certo,
oggi i tempi sono cambiati ed è senza
dubbio meglio sapere ciò he ci aspetta, pertanto, non potendo evitare del
tutto il contatto con agenti infettivi,
facciamo prevenzione ma evitiamo di
scatenare pandemie da iperigiene!
Dunque:
NON LASCIATEVI
INFLUENZARE!
tamente il passare dei giorni per piú
di 5000 anni e si interrompeva proprio
il 21 dicembre 2012. L’epoca in cui
noi viviamo ora, sempre per il Lungo
Computo, è la quarta, in cui, secondo
la mitologia Maya, gli dei, delusi dal
risultato ottenuto, alla fine delle tre
epoche precedenti, avrebbero distrutto con un cataclisma la loro creazione.
Questo fatto è riscontrabile anche nel
Popol Vuh, uno dei principali documenti storici dei Maya. Nella popolazione mondiale ormai è psicosi, infatti
oltre al film 2012, molti siti web si occupano di questa data, anche se molti
pensano che questa segni solo un passaggio verso un’epoca in cui l’uomo
sarà piú consapevole e avverà la fine
delle guerre. Anche la Nasa ha aperto
un sito per rispondere alle domande: http://www.nasa.gov/topics/-
earth/features/2012.html. Dunque gli scenari che si presentano all’uomo sono due: la fine del mondo
oppure la trasformazione radicale di
esso, con un periodo di pace globale.
Eppure per molti studiosi dei Maya,
la data sarebbe sbagliata, ma, nonostante ciò nei mezzi di comunicazione
si continua a parlare del problema del
2012, anche libri e film e serie  si
occupano di questo. . . in X-Files viene rivelato che il 22 dicembre 2012 è
il giorno in cui un gruppo di alieni
invaderà la terra. Per quanto riguarda
i libri uno dei piú importanti, è quello
scritto dall’ufologo e scrittore Whitley
Strieber del 2007 intitolato 2012: The
War for Souls, che ha ispirato Michael
Bay per il film. Il piú recente film, è
2012 di Roland Emmerich, uscito il 13
novembre.
di V for vendetta
ta l’incertezza, e l’incertezza scatena
la paura e la psicosi di massa.
Ma che cos’è in realtà l’influenza? Tale termine deriva dalla vecchia concezione astrologica di questa
malattia causata dalla cosiddetta “influenza” degli astri. In particolare
quella “suina”si riferisce ai casi provocati da un contagio endemico di
“Orthomyxovirus” nei suini stessi.
Secondo alcuni ricercatori, il virus
era presente già in passato ma, dall’aprile 2009 in Messico sono stati accertati focolai di infezione nell’uomo. Il
numero dei casi, la presenza di morti e la trasmissione da uomo a uomo
Numero  Anno vii – Dicembre 
Suggestione o verità
di Andrea Bonomo
  ogni occasione è stata
N buona, per proclamare la catastro-
fe, riguardo la fine del mondo, e ci
si pone sempre la stessa domanda:
verità oppure solo suggestione?
La teoria stavolta è quella dei Maya, popolazione antichissima, le cui
origini risalgono al 1800 a.C., per loro, il mondo dovrebbe finire il 21 dicembre 2012. I Maya calcolavano con
precisione lo scorrere del tempo utilizzando tre calendari: uno religioso,
che divideva l’anno in 260 giorni, uno
solare, che lo divideva in 365 giorni,
e il terzo, chiamato Lungo Computo, che calcolava il tempo fin dalla
data della creazione del mondo attuale, per i Maya l’11 agosto del 3114
a.C.. Questo calendario calcolava esat-

Numero  Anno vii – Dicembre 
 
Dunque ci si ritrova alla domanda il frutto di una suggestione globale? A solo il 22 dicembre 2012. . .
di partenza tutto questo è vero o è solo questa domanda si potrà rispondere
Diritto di cronaca
Scrittori perseguitati per il loro diritto alla parola
di Manuel Pilotti
 quello che dite, ma di-
“D fenderò fino alla morte il vostro
diritto di dirlo”, parlava cosı́ Voltaire,
uno degli esponenti principali dell’illuminismo, cercando di sottolineare
quanto fosse importante la libertà di
pensiero e di parola in una società
“illuminata” e intenta a superare le
imposizioni ideologiche del tempo.
È passato molto tempo ma la società attuale è ancora vittima di imposizioni; imposizioni pesanti, utili a
creare un gregge ottimistico di individualisti, facili da tenere a bada e da
manipolare. Immaginate di venire a
conoscenza di un fatto spaventoso che
se divulgato può fare aprire gli occhi
al mondo, immaginate di essere uno
scrittore o di avere i mezzi per rendere pubblica la vostra scoperta, non vi
sentireste in dovere di rivelare tutto?
Eventi che dovevano restare nascosti nel sottosuolo di una società
noncurante vengono riportati alla luce da coraggiosi narratori che spesso
danno in cambio la loro libertà e la
loro vita per poi sentirsi perseguitati
e smentiti. Un mezzo per far comprendere il limite del divulgabile è la
minaccia di morte e, se non bastasse,
la persecuzione diventa una diretta
conseguenza; Roberto Saviano, scrittore del best seller “Gomorra”, si trova
a vivere relegato in casa, costretto a
cambiare spesso dimora e accompagnato costantemente da una scorta per
il solo fatto di aver raccontato ciò che
era sotto gli occhi di tutti ovvero l’imponente potere commerciale e politico
che la mafia ha nel Sud Italia (e non
solo) con particolari riferimenti al suo
paese natale: Napoli.
“Ti abbiamo chiuso nella bara sen-
za averti ucciso”, queste le parole della
camorra a Saviano che vogliono sottolineare come un uomo abbia perso la
libertà di vivere semplicemente facendo uso della libertà di parola, troppo
spesso data per scontata. Il libro di
Saviano ha indubbiamente fatto male,
anche ad un’organizzazione grande
come la camorra, ma ha reso la sua vita e quella dei suoi familiari un inferno;
ma le sue affermazioni parlano chiaro:
“Certe volte mi sono interrogato se ne
è valsa la pena, se quello che sto pagando non è sproporzionato rispetto a
un libro, soprattutto quando penso ai
miei parenti, a quello che anche loro
hanno passato e passano. Poi però
non riesco a dirmi che non dovevo
scriverlo e alla fine penso sempre che
lo rifarei”. L’istinto di divulgazione
prevale non solo su Saviano ma su tutti
quegli scrittori che, da insaziabili sognatori quali sono, pensano realmente
di cambiare il mondo, troppo crudo e
insostenibile alla loro vista, ma spesso
si trovano a combattere cause troppo
grandi, cause sorrette dai cattivi della
situazione, nel caso di Saviano dalla mafia, ma è pura casualità. Anna
Stepanovna Politkovskaja è stata una
giornalista russa per la Novaja Gazeta
e ha dedicato gran parte della sua vita alla scrittura con fine critico contro
lo scarso rispetto dei diritti civili, sia
da parte del governo di Putin, sia da
parte dell’ esercito russo nella guerra
in Cecenia.
Anche lei è stata piú volte minacciata di morte ma in questo caso non
da parte dei “cattivi” ma da quelli che
dovrebbero essere i buoni, dallo stesso stato. I suoi scritti hanno messo in
evidenza le indecenze commesse dai
soldati russi: le torture, i rapimenti e
gli assassini di cittadini innocenti e im-

potenti. Al contrario di Saviano, Anna
non aveva una scorta, non aveva posti
dove nascondersi.
“Certe volte, le persone pagano
con la vita il fatto di dire ad alta voce
ciò che pensano. Infatti, una persona
può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in
pericolo e ho esempi che lo possono
provare”.
Nel 2004 Anna fu avvelenata mentre viaggiava verso Beslan, ma si salvò
fortunosamente per poi essere uccisa
nel suo ascensore con quattro colpi
di pistola il 7 Ottobre 2006. La polizia sequestrò il suo computer e con
esso un importante scritto mai pubblicato. Saviano e Anna sono solo due
casi di molti altri come Ohran Pamuk,
Ayaan Hirsi Ali, Salman Rushdie, Xu
Zerong, Sayed Parvez tutti perseguitati per aver spinto il proprio diritto alla
parola oltre quello che lo stato volesse
che fosse detto.
Non si salva nemmeno la fonte
d’informazioni che noi riteniamo piú
libera, quella di internet; infatti Shi
Tao, giornalista cinese, non trovando
appoggio dal suo giornale, decise di
pubblicare un articolo su Yahoo. L’articolo riguardava la protesta di piazza
Tiananmen del 1989, tenuta contro il
partito comunista per avere una maggiore libertà, soprattutto di pensiero,
nella quale numerosi studenti e manifestanti pacifici e disarmati, furono
uccisi tra la notte del 3 e la mattina del
4 giugno. La notizia fu tenuta segreta e viene tutt’ora smentita, ma Shin
Tao è stato condannato a dieci anni di
carcere.
“Disapprovo quello che dite e opprimerò fino alla morte il vostro diritto
di dirlo”. (La stampa odierna)
Oltre noi stessi
Numero  Anno vii – Dicembre 
Rispetto e convivenza? Dove?
di Gaia =P & Alpix
  soleggiata a Tombu-
È ra Yam bio, nel Sud del Sudan e del
resto ci troviamo proprio nel bel mezzo di agosto, quando il caldo torrido
inebria piú che mai questo territorio.
Un gruppo di fedeli cristiani si sta recando tranquillamente in Chiesa, ma
la routine è improvvisamente spezzata da una scena agghiacciante: un
gruppo di ribelli musulmani irrompono nell’edificio e portano via numerosi
ostaggi. Sette di questi saranno poi
crocifissi sugli alberi di una foresta
vicina, durante la fuga.
Avete capito bene: crocifissi. Sı́,
nel XXI secolo ci sono ancora persone
che muoiono crocifisse.
Leggendo la notizia siamo rimaste
quasi inorridite e ancor di piú quando
ci siamo rese conto che, nonostante
l’accaduto sia un esempio palese di
brutale violenza ingiustificata, il tutto
è passato quasi inosservato.
Allora abbiamo iniziato a porci delle domande inevitabili, non da paladini della fede cattolica, ma forse
un po’ intrisi di uno spirito occidentale contemporaneo impossibile da
eliminare.
Come può un essere umano piantare nelle mani e nei piedi di un altro dei
chiodi? Come può un uomo, in virtú
di una qualsiasi fede, scagliarsi con
tanta veemenza contro un altro della
sua stessa specie? E, ancora piú grave:
come può un intero mondo rimanere
in silenzio?
Continuano a predicarsi il rispetto
fra i popoli, il cosmopolitismo e altre
belle storie del genere, ma di fronte a
degli eventi tali, come può un essere
umano solo sperare nella riuscita di
una convivenza pacifica e civile che
unisca tutta l’umanità nel progetto di
pace che tanto si esorta?
loro nuove “amiche”, le uniche che
possono realmente capirle, e scoprono
nel mondo virtuale un rifugio dove
esprimersi liberamente. Infatti in rete si possono facilmente trovare blog,
community e forum attraverso cui le
seguaci delle filosofie distorte di “Ana”
e “Mia” si raccontano, coalizzate verso il loro obiettivo, mai soddisfatte del
responso della “sacra” bilancia.
È il popolo delle anoressiche / bulimiche, alla ricerca della thinspiration:
ragazze ossessionate dal controllo del
peso che non accettano i loro corpi,
fermamente convinte della necessità
di spingersi al limite per poter trovare finalmente quella serenità interiore
che non troverebbero mai altrimenti.
Nei loro siti appaiono miriadi di foto
che mostrano donne scheletriche, per
lo piú modelle, con bacini strettissimi,
glutei minuti, seni inesistenti, visi scarni e occhi enormi che traspirano malessere, corpi trasparenti ma sempre
vestiti dalle griffe piú in voga. Ci sono
però anche immagini di ragazze piú
in carne, definite “grasse”, in modo da
avere quell’incentivo in piú per resistere alla tentazione di mangiare perché, come scrive “ana 4 ever”, “non
vorremmo mai essere cosı́ brutte”.
Per questo contemplano la magrezza assoluta e ammirano icone hollywoodiane quali Kate Moss, Nicole
Richie, Linsday Lohan. Icone esili,
ossute, come dovrebbero essere loro.
Oltre noi stessi
Diari di autodistruzione
di Claudio Rofi & Stefania Standoli
La regola è “think thin”, pensare
magro.
“Se non sei magra, non sei attraente”;
“Essere magri è piú importante che essere
sani”; “Non sarai mai troppo magra”. . .
  è ancora lunga, fa rabbrividire. Si tratta delle regole dei
siti cosiddetti “pro Ana” e “pro Mia”,
centinaia di siti sparsi per il web continuamente chiusi (a causa della loro
illegalità) e riaperti, che inneggiano all’anoressia e alla bulimia chiamandole,
affettuosamente, “Ana” e “Mia”. Già,
perché guai a definirle malattie mortali: devono invece essere considerate
due fedeli amiche onnipresenti per le
giovani utenti dei siti che, magari per
curiosità, gioco o convinzione, approdano in questi siti scambiandosi consigli,opinioni e dritte per raggiungere
la “perfezione” che, nella loro contorta visione, equivale alla massima magrezza. Cosı́, senza rendersene conto,
diventano vittime di gravi disturbi psichici, dovuti a seri disagi esistenziali:
si spingono in una dimensione oscura
e senza vie d’uscita, si dissociano dal
mondo esterno e restano sole con le
E

Nonostante tutto, molte di quelle
persone che hanno sofferto per mali
di questo tipo, additano la maggior
parte dei siti web come falsi, in gergo denominati fake, in quanto affermano che l’anoressia, la bulimia e i
disturbi alimentari in genere, hanno
sempre una matrice ben radicata nel
dolore dovuto a traumi preesistenti
e per questo, mentre si è soggetti a
tali malesseri, ci si chiude in sé stessi, preferendo al dialogo con gli altri
l’autocommiserazione.
Colpa dei mass media che impongono continuamente un ideale di bellezza lontano dalla realtà attraverso
stereotipi irraggiungibili, influenzando in tal modo il rapporto che i giovani
hanno con la propria identità.
Si tende cosı́ al convenzionalismo
per paura della diversità, nell’assurdo
pensiero che si venga approvati solo
se si è il riflesso della società. E intanto si offusca la vita, che proprio nella
diversità trova la bellezza piú alta.
Numero  Anno vii – Dicembre 
 
I sogni: come capirli?
di Carolı́
 chiudiamo gli occhi e ci ad-
A dormentiamo, la nostra mente si
abbandona ad un flusso di immagini
sconnesse che nel corso della notte produranno i nostri sogni; magari a volte
vogliamo “manomettere” il loro contenuto, volendo sognare ciò che si vuole,
o veniamo svegliati da qualche rumore
proprio “sul piú bello” o solitamente,
dopo un incubo, rimaniamo turbati
e per farci coraggio, continuiamo a
ripetere “era solo un sogno”.
I sogni non sono delle brevi follie?
Degli attimi o delle ore intere in cui
proviamo una seconda vita, trovandoci persino in situazioni paradossali
al limite della realtà? Questi però finiscono per essere dimenticati, per il
nostro scarso interesse, rimembrando
solo alcuni frammenti e tale ricordo si
dileguerà nel corso della giornata.
Per comprendere meglio i nostri
sogni si devono considerare tre fattori
che li condizionano inevitabilmente: i
fatti riguardanti il giorno precedente,
elementi relativi alla propria infanzia,
cio o ad un ginocchio flesso che
ma anche episodi insignificanti che
all’improvviso si estende;
sfuggono alla nostra vita da svegli, ad
• dei denti che cadono, provocati
esempio le pubblicità o una frase di
da uno stimolo dentario e non
un discorso.
alludono, come invece afferma
Possiamo trovare tre tipi di sogni:
la diceria popolare, alla morte
quelli causati da stimoli esterni, quelli
dei parenti;
tipici e quelli che sono la realizzazione
dei nostri desideri; il detto popolare
• del volare, riconducibili ad uno
“i sogni provengono dall’indigestione”
dei giochi della nostra prima età;
può spiegare il primo tipo, in quanto
• dell’imbarazzo di essere nudi o
questi sono il risultato di un disturbo
poco vestiti di fronte ad estradel sonno, come il fragore di tuono nel
nei, causati dalla coperta che casogno si trasformerà in una battaglia,
de dal nostro corpo durante la
o il suono della sveglia sarà il grido di
notte;
terrore di un uomo o il cigolio di una
porta sarà un sogno di ladri.
• i sogni d’esame, chiamato anPoi vi sono i sogni che rappresentache “sogno di angoscia”, che
no la realizzazione dei nostri desideri
solitamente vengono “sognaad esempio “l’innamorato è alle prese
ti” da coloro che supereranno
con l’oggetto delle sue dolci speranbrillantemente la prova.
ze” ed infine vi sono i sogni tipici, che
sono quelli piú comuni tra le persone
Ritengo, in conclusione, che ogni
come:
sogno contenga un proprio significato,
apparente o nascosto, ma che tocca a
• i sogni del cadere da un’altu- noi scoprirlo, in quanto unici padroni
ra, che sono dovuti ad un brac- della nostra mente.
2060: la fine del mondo sarebbe vicina!
di Gaia =P & Alpix
 non è un calendario maya a
E suggerirlo, ma una delle piú gran-
di menti di tutti i tempi: Sir Isaac
Newton. Ebbene sı́, anch’egli si sarebbe abbandonato a predizioni sull’apocalisse, d’altronde è nota a tutti
il suo forte interesse per l’ignoto e per
le scienze occulte.
Lo scienziato, figlio del ’600, da
perfetto biblicista, cercò di trovare nel
Libro Sacro le risposte ai suoi interrogativi e, cosı́, studiando i versi del libro
del profeta Daniele, arrivò alla data
fatidica: 2060, esattamente 1260 anni
dopo l’icoronazione di Carlo Magno.
A sostenere questa tesi ricorriamo
ai versi del profeta: “per un tempo, dei
tempi e la metà di un tempo, e quando
la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose
si compiranno”. Newton, quindi, diede ad “un tempo” valore 1, cosı́ “dei
tempi” assunse valore 2 e la metà di
un anno 6 (mesi): 1260.
Per “tutte queste cose” Newton
intende che il mondo “assisterà alla
rovina delle nazioni malvagie, alla fine
di ogni tristezza e sventura, al ritorno
degli ebrei dall’esilio e al sorgere di
un fiorente ed eterno regno.
È noto però, che Newton, in pre-
da ai fumi del mercurio, abbia scritto
lettere deliranti e visionarie, quindi
non è da escludere che questa del 1704
non sia una di quelle, anche se la stessa data venne inicata ancor prima da
Leonardo Da Vinci e da Gioacchino
Da Fiore.
Ad ogni modo la previsione appare piuttosto infondata, come del resto
sembrano esserlo quelle basate su altri
elementi, come ad esempio il calendario Maya. Ma quello che ci chiediamo
è: non sarebbe meglio godere appieno del tempo a nostra disposizione,
anziché preoccuparsi di trovare una
risposta potrà darci? Beh, ai posteri
l’ardua sentenza!
I modelli Pro Forma
di Giovanni Rossi
uno: entrare in quella scatola! Ma poi ra”, Uomini e donne, in cui troviamo
cos’avrà di tanto interessante?
modelli di perfezione assoluta da am sono i nostri modelli? Grazie a
Analizziamo il caso piú clamoro- bo i sessi e pensiamo tra noi: “quanto
quello schermo luminoso chiama- so:  5. Ancora non abbiamo vorrei essere come loro”; ma vediamo
to , che è presente in ogni casa, il digerito il pranzo e già assistiamo a solo l’apparenza e non la sostanza. Innostro scopo nella vita è uno e soltanto uno dei tanti “programmi spazzatu- fatti sembra che queste persone non
Q

Oltre noi stessi
abbiano alcun interesse nella vita oltre
vestirsi e osservarsi allo specchio; e noi
vorremmo essere come loro? Persone
che oggi tutti conoscono e ammirano e
che domani cadranno nel cestino pieno di tutti i partecipanti del Grande
Fratello e di programmi simili.
Siamo attanagliati ogni giorno da
tutte queste trasmissioni che, pur cambiando nome, canale e modalità di programmazione, sono in realtà identiche
tra loro.
Purtroppo neanche il sabato sia-
Numero  Anno vii – Dicembre 
mo liberi: poco dopo pranzo inizia
Amici, un programma che si propone
di modellare nuovi talenti in diverse
discipline come ad esempio danza e
canto e, come prevedibile, è trasmesso su canale 5. Di talentuoso la gran
parte dei partecipanti ha ben poco e a
mio parere i partecipanti si vanno ad
ammucchiare nel cestino che abbiamo
nominato poche righe fa.
Oltre hai reality made in Italy, si
aggiungono poi le molte fiction importate dagli USA, che ci propinano
uno dei modelli di vita piú in voga di
questi tempi, basato esclusivamente
sul lusso e sulla ricchezza che, secondo molta gente, regalano al fortunato
possessore di tali valori tutto ciò che è
desiderabile in questa vita.
Ma siamo proprio sicuri che sia
davvero cosı́? Non sarebbe meglio
aspirare a qualcosa di piú nella vita
che non essere un tronista o una velina
o che?
“Gli dei bevono ambrosia e gli uomini cioccolata” cita il Trattato dell’Uso e dell’Abuso della Cioccolata, edito
a Venezia nel 1779.
Oggi almeno otto ragazzi su dieci
risultano affetti da acne giovanile e
puntualmente a finire sotto accusa è
anzitutto la cioccolata. Ad assolverla
sono proprio i medici, insospettabili
sostenitori, con affermazioni suffragate da recenti studi americani, i quali
sosterrebbero che non vi è alcun legame tra il diffuso fenomeno dermatologico e l’afrodisiaco indagato, e ne
divulgano piuttosto le sue inaspettate
proprietà benefiche.
Note sono le capacità energizzanti
dovute all’alta concentrazione di zuccheri, di teobrumina - di struttura simile alla caffeina - e di anandamide, un
cannabinoide prodotto naturalmente,
in minori quantità, dal nostro cervello.
Da non trascurare è il triptofano
contenuto in essa, un neurotrasmettitore coinvolto nei processi della regolazione dell’umore, grazie al quale la cioccolata è definita “la dolce
medicina”.
La sua assunzione stimolerebbe peraltro, tramite rilascio di endorfine,
non solo l’umore, ma anche gli ormoni, il che le conferisce l’appellativo di
“chimico amoroso”.
di Gaia Babbicola
 è l’impresa di mantenersi
A composti e distaccati davanti ad
una barretta di cioccolato, soprattutto
per noi adolescenti che, senza farcelo
ripetere due volte ne abusiamo senza
giudizio.
Nata presso le civiltà precolombiane, la cultura della cioccolata ebbe origine dal seme del “Theobroma Cacao”.
Il prezioso liquido ottenuto dal suo impasto, mescolato con spezie, dava vita
ad una bevanda energetica e afrodisiaca, capace di confondere i sensi e
inebriare la mente.
Il suo consumo, inizialmente riservato agli alti ceti sociali, fu poi
esteso e i suoi preziosi semi utilizzati addirittura come valide monete di
scambio.
Giunta in Europa tramite gli spagnoli nel XV secolo in una versione piú
dolce e raffinata, fu celebrata da dotti
e filosofi e menzionata nei piú celebri
trattati, entrando nei salotti dell’alta
aristocrazia.
di V for vendetta
Dulcis in. . . primis!

“Fa bene al cuore” testimoniano ulteriori ricerche. Il fondente può essere
considerato un auto-medicante utile
a contrastare l’indurimento delle arterie nei soggetti fumatori e a ridurre
la pressione sanguigna. Altri punti a
favore di coloro che annegano il malumore e soffocano i rimorsi in un bel
barattolo di Nutella.
Ma non gioite! Il problema del
“Cioccolismo”, l’irrefrenabile e convulsivo bisogno di cioccolata, degenerato
in dipendenza, si sta diffondendo velocemente nei Paesi dell’Occidente ed
è la causa dell’alto tasso di obesità
infantile.
Ispiratrice di scrittori e poeti, oggetto di film e cartoni, la cioccolata è
dunque la miglior pillola della giovinezza — seppur con qualche piccola
controindicazione — e con lei si torna
tutti un po’ bambini.
Numero  Anno vii – Dicembre 
 
Sapori teramani
I calcionetti
Gli gnocchi
Le sfogliatelle
Gli spaghetti alla chitarra
di Marz

Intervista doppia
Numero  Anno vii – Dicembre 
Intervista doppia
Luciano Artese vs. Giacomina Di Battista
Luciano
(Titubante) 54/55. . . non porto bene il
conto!
Storia e filosofia.
Lettere e filosofia a Firenze.
Mah. . . (ci pensa un po’) apertura mentale
forse, capacità di ascolto, tolleranza. . .
Timidezza!
Storia.
Attualmente “Uomini contro”. . . Diciamo
in generale i film storici, ma i film preferiti miei sono di epoche. . . che se chiedi
a qualche professore qui non li conosce
nemmeno!
Ne ho avuti diversi, attualmente “Don Chisciotte” che ho letto di recente; ma poi tutti
i libri di Simenon, quelli del commissario Maigret, quando ho qualche problema
leggo quello!
Non ho grandi pretese, Grecia o a Parigi. . .
in Europa comunque!
La mia filosofia di vita? Illuminismo! Perchè non ha verità assolute e quindi fa meno
danni delle altre.
Beh, storicamente sinistra. . . ma non sinistra storica!
Sı̀, l’unica politica l’ho fatta da studente. . .
poi ho cominciato a studiare!
Grazie a Dio no! (cit. di Luis Buñuel)?
Sı̀, come Sı̀ fa a non crederci?
Non ci ho mai pensato. . . mmm. . . beh, in
una donna! Per poter vedere l’altro punto
di vista!
Ma per fare cosa? Sicuramente Socrate. . .
probabilmente poi però lo manderei a quel
paese, deve essere una tale palla!
Mah. . . forse sarei stato bene nel ’700, ma
bisogna vedere come nasci. Ripensandoci però sı̀, perché ora si hanno molte più
probabilità di nascere dove si mangia!
Beh, per fortuna sı̀, come potrebbero non
esserlo? Non perché la mia avesse qualche
problema, ma perché è giusto che siano
diverse.
Libri. . . libri antichi!
Nome?
Anni?
Giacomina
57
Insegnante di. . . ?
Università frequentata?
Miglior pregio?
Storia e filosofia.
La Sapienza di Roma, facoltà di filosofia!
Mmm. . . senso dell’umorismo!
Peggior difetto?
Storia o filosofia?
Film preferito?
Diciamo che talora mi lascio andare all’ira!
Filosofia.
“Una giornata particolare”!
Libro preferito?
“I promessi sposi”. . . il primo che mi è
venuto in mente!
Viaggio dei sogni?
Alaska!
La sua filosofia di vita?
Kantiana, perché lascia molto spazio sia alla
scienza e alla religione sia al sentimento.
Destra o sinistra?
Sinistra!
Da giovane era uno studente attivo politicamente?
Crede in Dio?
E nell’Amore?
In cosa vorrebbe reincarnarsi?
Sı̀ sı̀, all’età di 17/18 anni!
Classica, e diciamo musica etnica. . .
Che tipo di musica ascolta?
Il ciclismo, ma non ho tempo! E poi dopo il
fatto di Pantani mi sono disamorato, sono
tutti impasticcati!
Non penso di avere una frase particolare. . .
ci dovrei pensare troppo!
Mmm. . . scrivere qualcosa di bello!
Segue qualche sport?
Matematica! Però anche in greco non
scherzavo. . .
Mi rifiuto di rispondere, non dico nulla. . .
Con i tempi che corrono non si puo’ parlare!
Dove? In una casa fortunatamente! Anche
perché non ho avuto esperienze di altro
genere. . . (Fuori onda: Se mi aveste chiesto
dove la seconda, lı̀ mi sarei imbarazzato,
mi avreste messo in difficoltà!)
La materia in cui andava peggio?
“Aiutati che Dio ti aiuta” o “chi fa da sé fa
per tre”!
Fare un lungo viaggio, Nord Europa o
Alaska!
Matematica!
Mai fumato una canna?
No.
Dove la prima volta?
All’università, in un appartamento!
Quale personaggio storico vorrebbe in contrare?
Ritiene di essere nato nell’epoca giusta?
Pensa che la generazione attuale sia molto distante dalla sua?
Hobby o passioni?
La frase che sente più sua?
Il suo sogno nel cassetto?

Sı̀.
Sı̀ (stentato), nel senso universale!
Nel Presidente degli Stati Uniti d’America,
per avere la possibilità di cambiare un po’
la politica dell’economia globale!
Palmiro Togliatti.
Non do giudizi di valore sulla mia epoca.
Sono nata qui, punto. Anche perché il
passato viene sempre spogliato delle sue
caratteristiche peggiori.
Sotto alcuni aspetti sı̀, per altri no. È una
generazione intelligente, curiosa intellettualmente, ma meno abituata a leggere!
Lettura, pittura e uncinetto (ma solo per i
miei nipotini!).
Un po’ tutto, dalla classica a quella degli
anni ’70/’80, molto il blues!
Seguivo il nuoto. . .
Numero  Anno vii – Dicembre 
 
Un corpo immerso in un liquido riceve una
spinta dal basso verso l’alto pari al volume
spostato!
Sappiate che lo studio e la conoscenza
rendono la vita molto più piacevole ed
interessante!
Ora una domanda di fisica. . . il principio
di Archimede?
E infine, un messaggio per i suoi studenti:
Un corpo immerso in un liquido riceve una
spinta dal basso verso l’alto pari al peso
del volume spostato.
Studiate!
A cura di Clari & Sabba
Forza Albert
La frode scientifica
di Francesca Valentini
  scientifica è un fenomeno
L che genera sempre stupore e scon-
certo poiché nella nostra mente gli
stessi concetti di “frode” e “scienza”
sono agli antipodi, e non conciliabili
in alcuna maniera.
La frode è “un artificio con cui si
sorprende la buonafede altrui” e in
campo scientifico si traduce principalmente nella falsificazione di dati
e nella descrizione di esperimenti mai
effettuati o effettuati senza una metodologia rigorosa. Tuttavia sarebbe ingenuo pensare che gli autori di queste
falsificazioni siano solamente scienziati falliti, d’animo malvagio o con
squilibri mentali, insomma le classiche mele marce. Potremmo in questo
modo metterci l’anima in pace: questi
personaggi esistono in ogni ambiente,
e dunque perché non in quello scientifico? Analizzando vari casi di frode
si osserva tuttavia, che esse non sono
solo opera di imbroglioni, e che anzi
questi ultimi rappresentano solo una
parte, nemmeno la piú interessante,
di tutto il fenomeno. Bisogna chiedersi, invece, perché capiti che anche
scienziati talentuosi ed intelligenti si
riducano ad operare falsificazioni piú
o meno gravi. Una delle cause è, senza dubbio, l’enorme pressione a cui
ogni ricercatore è sottoposto: essendo
egli spesso uno stipendiato, non può
permettersi di deludere le aspettative dei superiori; deve preoccuparsi
di mantenere alta la sua produttività
ed il suo livello di competitività: per
ottenere i finanziamenti, pubblici e privati, vitali per ogni ricerca moderna,
deve infatti esibire risultati, che però
spesso si fanno attendere o non vanno nella direzione desiderata. Si crea
cosı́ un ambiente lavorativo ed una
condizione psicologica ideali per la
falsificazione. Per evitarli si potrebbe
smantellare l’intera macchina della ri-
cerca (e dei finanziamenti), ma d’altra
parte essa produce ogni giorno progressi che solo un secolo fa sarebbero
stati impensabili ed il tutto ad un’impressionante velocità. Qualche piccola
“caduta” è quindi fisiologica in un sistema che, nonostante tutto, produce
molti ed eccellenti risultati. Ciò che
semmai andrebbe sempre tenuto alto è
il livello di guardia e quindi la vigilanza, che deve essere necessariamente
esterna all’ambiente accademico, che
spesso non è stato in grado di svolgere adeguatamente la sua funzione di
controllo sui ricercatori o che peggio
ha tentato di insabbiare casi scottanti,
specie se i protagonisti erano dotati di
una sicura fama scientifica.
Molto diverso è il caso di quegli
studiosi che, in nome della scienza,
hanno operato delle piccole falsificazioni, soprattutto quando dovevano ricondurre dei fenomeni particolarmente caotici ed estremamente influenzati
da fattori casuali a schemi semplici
e lineari. Spesso, anche a livello scolastico, ci troviamo a dover studiare delle situazioni fisiche oppure dei
particolari fenomeni biologici riconducendo la realtà a degli schemi idealizzati, operando una semplificazione,
che a suo modo è una, seppur lieve,
falsificazione. Ma se non la operassimo, ci sarebbe impossibile studiare
tutti i fenomeni, anche i piú banali.
Allora “scegliamo” di semplificare la
situazione, idealizzandola e rendendola precisa e rispondente a regole
fisse, il tutto in nome della “scienza”
e della “ricerca”. Davanti allo stesso
dilemma si trovarono, probabilmente, i primi “scienziati” con l’accezione
moderna del termine. Essi dovettero
scegliere se ammettere qualche piccola falsificazione e andare avanti con i
loro studi, oppure rinunciarvi e non
compiere importanti progressi. Naturalmente la maggior parte, piú o
meno consciamente, optò per la prima
scelta.

Ma la “colpa” di tutto ciò non è degli scienziati: essa va, forse, ricercata
nella natura stessa della nostra mente:
per quanto possiamo elevare il nostro
pensiero e portarlo ai piú sofisticati
ragionamenti, esso risulta sempre inadeguato a capire la complessità del
mondo; cosicché non possiamo che
averne una visione semplificata e “riadattata” alle nostre facoltà di conoscere. E la scienza, essendo una creazione
umana, non è immune da ciò. Uno dei
suoi compiti, semmai, è e resta sempre quello di ridurre lo scarto tra la
realtà sensibile (che percepiamo e viviamo ogni giorno), il mondo naturale
(la realtà com’è) e il nostro pensiero;
grazie alla scienza possiamo farci un’idea sempre piú precisa dei fenomeni
che riguardano sia noi che il mondo
che ci circonda. Potremo arrivare cosı́
a visioni sempre meno semplificate e
sempre piú utili a risolvere i problemi piú svariati. Infatti il metro piú
sicuro e, per ora, piú efficace per verificare la validità di ogni teoria è la
sua possibile applicazione: se essa risolve efficacemente problemi pratici, è
“ragionevolmente” vera, almeno fino
a quando non verrà dimostrata falsa, verrà cioè dimostrata una teoria
piú precisa, che affronta in maniera
migliore lo stesso problema.
In definitiva, la scienza è una continua ricerca, e compito sia dei singoli
scienziati, sia dell’ambiente accademico, sia dell’opinione pubblica è saper
distinguere tra le frodi perpetrate per
ragioni economiche, politiche o di prestigio e le piccole falsificazioni che
sono connaturate con la scienza stessa e le permettono di andare avanti e
attuare i progressi che sono sotto gli
occhi di tutti.
Per chi volesse approfondire, molti
di questi argomenti sono esposti in un
interessante saggio, Le bugie della scienza di Federico Di Trocchio (Mondadori
DeAgostini).
I colori della letteratura
Numero  Anno vii – Dicembre 
I Get The Power
di Simone Stranieri
 uno scandaloso fatto
R di cronaca ha colpito l’università
di Catania. Un professore, molto conosciuto all’interno della facoltà, è stato scoperto nell’intento di promettere
voti alti agli esami in cambio di favori sessuali dalle giovani studentesse.
L’uomo, scoperto anche grazie al programma di denuncia Le Iene, è stato
accusato da quattro studentesse alle
quali ha proposto la sua idea ed è stato
arrestato. Nonostante sia stata fatta
giustizia resta da capire cosa spinge un
uomo di 66 anni, con un’onorata cariera e prossimo alla pensione, a buttare
la sua vita all’aria cercando piaceri o
voglie (perseguibili benissimo anche
altrove) e andando contro la legge e
soprattutto contro la propria integrità
morale. Non ci sono spiegazioni ma
solo probabili motivi: forse lo ha fatto
per noia? Forse per follia?
L’unica cosa certa è che l’uomo da
sempre usa il proprio potere per so-
vrastare gli altri, spesso ingiustamente
ed esclusivamente per se stesso.
Oggigiorno si è andato a creare il
binomio Potere-Sesso: chi ha potere
prima o poi verrà sicuramente immischiato in una vicenda sessuale; Tra
i politici italiani troviamo infatti chi
esce con minorenni, chi tradisce il partner, chi divorzia e si risposa, chi è stato
avvistato in compagnia di transessuali e chi si diletta nella produzione di
filmini hard amatoriali.
Queste tipo di voglie sono sempre
piú presenti sia nell’uomo che nella
donna ma in diversi modi. Degli scienziati, infatti, hanno provato a fare un
esperimento mandando un modello
e una modella in alcune università
nel tentativo di sedurre gli studenti;
gli studenti maschi hanno quasi subito accettato le avance della modella
accettando subito il rapporto, le studentesse invece, piú rispettose della
propria posizione ma non fino in fondo, hanno allungato la relazione, ma
sono ugualmente arrivate al rapporto
dopo qualche appuntamento.
Le differenza tra l’uomo e la donna
su questo argomento si nota. Secondo
dati statistici l’uomo considera il sesso come un rapporto esclusivamente
finalizzato al piacere, mentre la donna
come qualcosa di speciale da condividere con una persona molto importante della la propria vita. Non mancano
certamente eccezioni da ambo le parti;
ci sono uomini che danno importanza
fondamentale al rapporto sociale ma
anche donne che concedono il proprio
corpo a chiunque.
Inoltre tutto questo non è da confinare alla specie umana infatti dall’australia ci arriva la notiza che un cammello di 10 mesi che, a causa della sua
eccitazione, ha tentato di montare una
donna di sessant’anni. Il cammello
aveva già dato segni di una certa “focosità”, tentando in passato piú volte
di fare sesso con una capra, anch’essa
di proprietà della donna, rischiando
piú volte di schiacciarla.
Il sesso, quindi, è stato, è, e sarà
sempre una delle principali cause
dell’abuso di potere sulla Terra.
I colori della letteratura
Poesie
Questa poesia è per Halloween passato. . .
Acque nere accarezzano la barca e la
spuma che fa da scia è presagio di morte. . .
Una tempesta ci sorride, io sono
Caronte e le anime color pece
ho il dovere di accompagnare. . .
Rombi di tuoni e lampi sono la
mia luce e miei amici. . .
tremate perché Satana è
felice di avere nuovi compagni. . .
Dormite sereni signori. . .
Vi aspetta una notte di ombre. . .
Non chiudete gli occhi se non volete rischiare,
io sono un sogno e nel mio sogno vi voglio mangiare!
Del mio regno tu sei l’eletto,
e a tuo tal favor castigar potrai
chiunque nella mia reggia
a toglier chete verrà,
o Caronte traghettatore oscuro,
con le tue fauci potrai tenerti
caro il favore dei sette fratelli,
a cui prestavi servigio.
Dr. Johann Faustus & Niccolò Chiacchiararelli

Martedı́ 8 dicembre è stato messo un albero di Natale al centro
della città dell’Aquila ed a ognuno è stata data la possibilità di
appendere una propria pallina. . . e io ho deciso di accompagnare
la mia con questa poesia:
Scende una lacrima al ricordo. . .
speravo non riaccadesse ma
non posso farci nulla. . .
ne scende un’altra se penso ad
altri che hanno sofferto piú di me. . .
A quasi un’anno di distanza non
cerco i colpevoli. . . cerco di smettere
di piangere. . . Ma a chi in cuor suo sa
di aver sbagliato gli chiederei cosa prova. . .
A questo pezzo di carta ed a questa
pallina lascio un messaggio che spero
giunga alle orecchie di chi ho perso. . .
Ti voglio bene. . . perdonami qualsiasi mia
mancanza. . . perdonami se ci siamo lasciati male. . .
Ti voglio bene e vorrei tutto non fosse
accaduto per avere l’occasione di dirtelo. . .
per guardarti un’altra volta. . .
non in una foto come adesso. . .
Dr. Johann Faustus
Numero  Anno vii – Dicembre 
 
The Real McCoy?
di Francesca Consorti & Maria Di
Donato
  - society, there is
I almost no difference between what
is fake and what is not. Although
it may seem a modern problem, this
theme has been dealt with in literature
by a lot of writers, and especially by
Oscar Wilde in his The Picture of Dorian
Gray.
In Wilde’s work, the opposition
between what is real and what is not
is a very strong one that will remain
until the end of the book. The novel in
fact opens showing us the picture of
Dorian Gray — even before we have
met the actual Dorian — which is his
mirror representation, the image of
perfection and youth.
Wilde, a member of the Aesthetic
Movement, underlines the dichotomy
between the natural — that is, something that is brutal and savage — and
the artificial — made by humans and
so something whose degree of refinement can be perfectly controlled.
But there is also a second comparison, the one between the object and its
simulacrum. In fact, if in the opinion
at large images are only appearance,
in other words, useless, according to
the artist objects of reality can be justified only by their simulacra. So the
artist reverses commonplaces saying
that it is the image, the result of the
artist’s work and so an artificial thing,
the real component of reality, therefore you need to live your life as if it
were a work of art, a ritual that can be
controlled.
In the book this division is embodied by the character of Dorian. During
the first chapter of the novel the picture will be the real Dorian because
the man is not aware of himself yet,
so he does not see himself as the Dorian in the picture. Then he meets
Henry Wotton who makes him aware
of himself and of his beauty, which for
him “is a form of genius — is higher,
indeed, than genius, as it needs no explanation” and so when Dorian looks
again at the portrait it is “as if he had
recognized himself for the first time”.
In that magic moment the two
halves of Dorian are the same: his
natural and artificial parts are joined
in an unique form of higher perfection for the first and very last time.
In fact, in that moment, Dorian also
understands that life is like a match
that you have lost since the beginning
because, not only life ends with death,
but it also undergoes that decay and
deterioration that kills beauty and, as
Henry himself says, beauty is the only
thing that can keep us alive.
Therefore he wishes to switch
places with the painted image of himself, “If it were only the other way! If
it were I who was to be always young
and the picture that was to grow old!”,
and without his knowing it, the wish
becomes true.
So what is natural, that is, Dorian
himself, becomes artificial, mere appearance and what is artificial, that is,
the picture of him, becomes his natural
part, the mirror of his soul.
From here on Dorian will act with
awareness and he will commit a series of actions that will show only on
the static, natural part of himself: the
portrait. At the beginning he will feel
guilty for his actions but then he will
free himself of this burden accepting
that what he does is right. This reflects
Wilde’s rejection of a society bent under the Puritan sense of guilt and so
in the book he allows Dorian to enjoy
every sensation, even if they are evil
and utterly corrupt.
Therefore he can live joyfully and
untainted because he is artificial while
it is the true part of himself that will
take the burden and the stains of his
sinful life.
One of his many evil actions will
hurt one of the other key-role characters in the book: Sybil Vane. She represents the binomial artificial-natural.
At the beginning, when we first see
her and when Dorian falls in love with
her, she is a talented actress, even if
she performs in a forgotten theatre.
As we will understand later, in reality,
that first image of Sybil was a fake;
what Dorian falls in love with is the
character she plays night after night.
Sybil is not yet a real woman so
she is capable of taking the form of

a different Shakespearian heroine in
love and behaving like her. She is
nothing more than a projection of a
play. But then, when she falls in love
with Dorian, she becomes complete.
She is now her real self and so she
loses the ability of multiplying herself
in the characters. That will indeed
make her a perfect woman in love but,
unfortunately, also a poor actress and
so she will lose Dorian’s love because
he cannot accept her loss of beauty
and grace.
This happens because, for Dorian,
beauty is above everything and it is
the only thing which can save him
from the decay and aging of common
people.
However, at some point, Dorian
will not be able to bare this duplicity any longer, he will become more
and more obsessed by the signs of
moral failure visible in the portrait, so
that he will try to destroy the part of
himself that he can’t stand, that part
that shows the ugly signs of his brutal
decadence.
This task will be impossible,
though. The only thing left to do at
this point is to destroy the portrait: “it
had been like conscience to him. He
would destroy it”, but as the image
is half of a whole person, once he destroys the real nature, also the artificial
one breaks and everything goes back
to normal. Dorian goes back to be
his natural self and, as he is finally
real again, all the stains of his soul’s
corruption will show, and of course
he will be dead, stabbed by his own
hand. The picture, instead, will revert
to being just a mere representation of
the pure perfection and innocence that
Dorian used to have.
In conclusion, the perfection of
Sybil Vane’s art is symbolic. In fact
the perfection that her art contains is
so immortal that the heroines she embodies on the stage do not fall into
oblivion like common people who are
subject to the fickle will of time. And
this is the beauty that Dorian wants to
reach by destroying the painting: the
beauty that celebrates, in life as well
as on a stage, art’s success over time.
Io c’ero!
Numero  Anno vii – Dicembre 
Io c’ero!
Il concerto alla Villeroy
di Fiamma
 di poco piú di un mese
A dal terremoto di L’Aquila è arriva-
Il primo a salire sul palco è Franz
Di Cioccio, cantante e batterista della
Premiata Forneria Marconi (PFM). Sotto
una pioggia fine e fitta il pubblico si
avvicina tutto attorno al grande musicista. Le parole di “Impressioni di
Settembre” iniziano a invadere l’aria
e subito dopo le voci delle numerose
persone intonano le celebri note della
canzone. Sembra di tornare negli anni
’70, quando la musica psichedelica e
il progressive rock erano la colonna
sonora dei giovani.
“La tarantella del serpente” che con
il suo ritmo costringe gli spettatori a
saltare e ballare.
Ma colui che di piú ha coinvolto il
suo publico è certamente Piero Pelú.
Quando attraverso i fumi si sono sentite le note della chitarra elettrica e la
sua voce intonare “Tribú”, ad una sola
voce tutti i presenti hanno cantato con
lui diventando una vera famiglia, una
tribú.
Sono stati momenti emozionanti e
bellissimi nonostante il freddo e nonostante la pioggia: ci sentiamo sentiti
tutti uniti e forti pronti a combattere per qualcosa di importante. E io
c’ero.
fosse il massimo. Arrivammo a Bologna verso le 11 circa e dopo varie
peripezie per trovare un mezzo che ci
portasse a Casalecchio Di Reno, eccoci
davanti al Futurshow circondati da
fans con le maglie a stampa dei Green
Day. Ricordo che la folla dell’ingresso
6 era già in fila accalcata al cancello,
perciò siamo andati all’ingresso 7 dove la situazione era piú tranquilla e
ci godemmo quel momento di calma
sdraiate sull’erba sotto il tiepido sole
Bolognese; Verso le due, qualcuno iniziò ad alzarsi, e poi un altro e poi un
altro ancora; Alla fine, ci ritrovammo
tutti ammassati l’uno contro l’altro per
ore che sembravano interminabili, senza alcuno spazio vitale, trascinati da
una parte all’altra, a volte addirittura
senza neanche toccare terra con i piedi.
Inutile dire quanto sia stato stressante, in particolare verso le sei e trenta
quando iniziarono ad aprire i cancelli
permettendo di entrare una persona
alla volta, cosa che moltiplicò l’ansia
già alle stelle. Superato il cancello,
siamo stati costretti a lasciare zaini e
acqua fuori dal palazzetto e, varcata
la soglia del Futurshow, partı́ istintivamente la corsa lungo quel parterre
grandissimo, nel quale avrò lasciato
sicuramente qualche residuo di me —
come un polmone — durante il tragitto. In quel momento stava suonando
il gruppo di supporto, i Prima Donna,
e ne abbiamo approfittato per trovare
una buona posizione. Calato il loro
sipario e passato qualche minuto, ecco sul palco il “coniglietto ubriacone”,
mascotte della band, con le mani occupate rigorosamente da pinte di birra:
esaltò un po’ la folla e poi scese. Passarono altri minuti, ma ormai mancava
pochissimo e l’idea del concerto si faceva sempre piú nitida. “Sing us a
song of the century, that is louder than
bombs” Si spensero le luci e partı́ l’intro dell’ultimo C D. Successivamente
si sentirono le note iniziali di 21th Century Breakdown e, finalmente, ecco il
salto sul palco, quindi l’attacco per
suonare a dovere. Hanno eseguito in
tutto trenta canzoni, regalando uno
show di ben due ore e mezza: tutto
fantastico, contornato da effetti speciali come spari, fuochi e quant’altro;
Inoltre, hanno interagito tantissimo
con il pubblico, facendo salire un gran
numero di persone sul palco, sia per
cantare, che per suonare, che per fare stage diving, tra cui addirittura un
bambino con cui si sono divertiti a giocare. Dire quale sia stata la canzone
piú bella per me è davvero un’impresa.
Probabilmente tra tutte mi ha toccata
in modo particolare Jesus Of Suburbia
perché tra quelle da me preferite, e
sentirla dal vivo mi ha lasciata senza
parole. Durante quei dodici minuti,
infatti, non sono riuscita neanche a
to il giorno in cui la musica farà la sua
parte per aiutare le famiglie terremotate. È il 31 maggio e la Villeroy sono
stati allestiti due palchi sui cui diversi artisti, da quelli emergenti a quelli
già famosi, si esibiranno. Nel corso
della giornata sono tanti gli artisti che
hanno cantato davanti al pubblico teramano, ma il momento piú aspettato
arriva intorno alle sette di sera, quanSubito dopo Franz Di Cioccio è il
do le vere pietre miliari della musica turno dei Ratti della Sabina, band di Rieitaliana ci intrattengono con le loro ti molto apprezzato dai giovani. Sono
canzoni piú famose.
proprio questi ultimi a scatenarsi con
A Very Green Day
di Marta Cozzi
 you had the time of
“. . . I your life” con queste sem-
plici nove parole e le dolci note finali
che vibravano sulle corde di una chitarra acustica si concluse il concerto
dei Green Day, tenutosi nel Futurshow
a Casalecchio Di Reno (Bologna): nel
palazzetto in silenzio religioso regnava un’atmosfera magica quasi surreale. Le persone presenti erano toccate
nell’animo in quel momento indescrivibile, dove si sarebbe voluto persino
non respirare pur di non rovinarlo. E
poi gli applausi, le urla, i saluti, il lancio dei plettri, delle bacchette ed eccoli
sparire dietro le quinte, cosı́ velocemente com’erano arrivati. Sicuramente sono riusciti a regalare a tutti gli
spettatori “Il momento della loro vita”
l’11 Novembre 2009, con uno show da
accontentare tutti, sia i fan dagli inizi
che quelli piú recenti, grazie al vasto
repertorio di canzoni sia dei primi che
degli ultimi album. Tutto cominciò un
mercoledı́ mattina alle sei, ora prevista
per la partenza, per andare a prendere
il treno delle sette a Giulianova. Sarà
stato il sonno, saranno state le quattro
ore di viaggio trascorse a guardare lo
scorrere del paesaggio, ma l’idea del
concerto mi sembrava ancora cosı́ lontana, come quando guardavo a 13 anni
Bullet In a Bible pensando che quello

Numero  Anno vii – Dicembre 
 
cantarla assieme a tutta la folla. Altre
canzoni su cui metterei una nota di
rilievo: Jaded, durante la quale, a differenza di prima, ho cantato cosı́ forte
da non avere piú forza neanche per respirare e, inoltre, ho avuto il piacere di
vedere dal vivo la mitica “Baby Blue”,
storica chitarra di Billie Joe Armstrong;
East Jesus Nowhere, canzone che non
ho mai apprezzato piú di tanto prima
di ascoltarla dal vivo; Going To Pasalaqua & Coming Clean, due pezzi
vintage del loro primo album.
Di sicuro, ad esperienza fatta, posso dire di aver trascorso una delle giornate piú belle della mia vita, che difficilmente riuscirò a dimenticare negli
anni a venire.
1o gennaio 1993 – 1o gennaio 1997 – 1o gennaio 2000 – 1o gennaio 2004.
di Valentino Veraldi
 C  C, il tradi-
I zionale concerto della Filarmonica
di Vienna che si tiene a Vienna (appunto) che viene presentato nella sua
storica sede (la sala dorata del Musikverein) e trasmesso in tutto il mondo, in queste (ben) quattro occasioni
è stato diretto dal maestro Riccardo
Muti.
Le emozioni di quelle giornate
viennesi svolte in 3 fasi: Concerto del
30 dicembre dedicato alle Forze Armate e ai familiari dei musicisti, Concerto di San Silvestro del 31 dicembre
e poi il Concerto di Capodanno vero
e proprio - sono a dir poco uniche e
irripetibili, indimenticabili per chi è
“favorevole” alla buona musica, anche
non conoscendone un’acca, ma soprattutto per chi ammira e, nell’accezione
piú profonda del termine, comprende i meccanismi che rendono questi
eventi, in tutta la loro maestosità e magnificenza, autentici tesori di bellezza
e raffinatezza.
Dei Concerti di Capodanno tutti (o
almeno la maggior parte, si spera. . . )
ricordano, anche quasi banalizzandoli,
i due brani piú celebri che immancabilmente vengono eseguiti ogni anno
come fuori programma: il “Walzer sul
bel Danubio blu” di Johann Strauss figlio e la “Marcia Radetzky” di Johann
Strauss padre.
Aprendo le porte della nostra mente a questi quattro Concerti diretti da
Riccardo Muti e adagiandoci su alcuni
dei momenti piú significativi, ci si può
rendere conto di come le musiche di
famiglia Strauss (Johann padre e figlio,
Joseph ed Eduard), di Joseph Lanner
e di Franz von Suppé abbiano reso,
come nessun’altra musica al mondo,
la nostalgia della Vienna imperiale.
Nostalgia che, nonostante tutto, “serpeggiava” anche quando il “Walzer”,
la DANZA REGINA, cedeva il proprio
posto a qualche scherzosa e spensierata “Mazurka”, a qualche raffinata e
signorile “Polka” o a qualche ribelle e
aggressiva “Czardàs”.
Joseph Lanner prima e gli Strauss
poi, per i loro walzer da concerto si
erano ispirati alla musica da ballo popolare e, in particolare, al “ländler”,
danza folk di fine XVIII secolo.
La stupefacente bellezza delle loro
melodie (soprattutto di Johann Strauss
figlio, ammirato da molti altri musicisti, a partire da Wagner), ha permesso il loro ingresso (di diritto, aggiungerei) nel repertorio delle orchestre
sinfoniche.
Però il passaggio dall’orchestra da
ballo — 20 o 30 strumentisti — a quella sinfonica (60 o 70 esecutori) non è
stato “indolore”. Infatti, l’esecuzione
di un gran walzer di Strauss con un’orchestra sinfonica, anche di altissimo
livello e con un ottimo direttore, rischia di tradire quello che è lo spirito
con il quale è stata concepita l’opera.
L’unica orchestra al mondo, che
pur suonando con formazione completa riesce a far rivivere quello spirito
di cui la composizione è intrinseca e
quello slancio universale degno dei
grandi sinfonisti, è appunto la Filarmonica di Vienna, che fonde in sé le qualità
di un’orchestra d’opera e di un’orchestra sinfonica; inoltre i membri della
Filarmonica hanno avuto la loro formazione all’Accademia musicale della
capitale austriaca e quindi sono stati
allievi dei maggiori strumentisti dei
Wiener Philharmoniker: Haydn, Mozart, Beethoven, Shubert costituiscono
il repertorio sinfonico della Filarmonica di Vienna, come anche di Riccardo
Muti.
Questa collaborazione è fiorita proprio attorno a questi nomi. Nel caso di
Mozart, poi, il nome di Riccardo Muti
si è unito a quello della Filarmonica
dando prova di poter e saper fare di
quelle musiche una vera e propria pietra miliare, creando le piú belle interpretazioni operistiche che si possano
immaginare.
Fin dalle primissime battute del

Walzer “Die Publizisten” op. 321 di
Johann Strauss, all’inaugurazione del
Concerto del 1993, ci si ritrova subito
immersi nell’inconfondibile atmosfera di questa musica, costantemente
divisa tra gioia e malinconia, talmente
affascinante da ascoltare da non accorgersi di quanto in reltà sia difficile da
concepire ed eseguire.
La simbiosi tra Muti e la Philharmoniker, oltre a questo bellissimo inizio, regala al pubblico-ascoltatore un
variegato snodamento di percorso uditivo, dal vertiginoso, con le “Danze Stiriane” op. 165 di Lanner, allo scanzonato e quasi scherzoso del
“Perpetuum Mobile” op. 257 di Johann Strauss, fino all”’incantazione”
- o, usando un termine piú moderno
e leggibile, mistico e sconcertante (in
tono positivo, ovviamente. . . ) - del
walzer “Transactionem” op. 184 di
Joseph Strauss.
Ed è proprio da questo brano che
prende spunto, per il Concerto del
1997, la Polka Mazur op. 330, “Fata
Morgana”, altro esempio di quella genialità tipica del suo autore, che come
pochi possedeva un dono per la melodia pari a Mozart e Shubert; musica,
la sua, che necessita di un’esecuzione
particolarmente delicata sensibile che
non appartiene a tutti. . .
Nello stesso Concerto appare un
nome fuori dall’ordinario di famiglia
Strauss e annessi: quello di Franz von
Suppé, compositore di operette, le cui
ouvertures hanno avuto l’ingresso nel
repertorio tradizionale e in quello del
Concerto di Capodanno.
Infatti era la prima volta che, in
questa occasione, veniva suonata l’ouverture dall’operetta “Cavalleria leggera”, che il Maestro Muti e la Philharmoniker hanno interpretato ed eseguito con a dir poco impareggiabile
solennità, nobiltà e slancio.
Dello stesso autore, nel Concerto
del 2000, ritroviamo un’altra ouverture: “Un mattino, un mezzogiorno
Recensioni
e una sera a Vienna”. Due parole:
interpretazione magnifica.
Ritorniamo a parlare di pezzi incantatori: “Die libelle”, Polka Mazur
op. 204 di Joseph Strauss.
Meno conosciuto del fratello Johann, ma non per questo meno dotato
in campo di composizione, bastarebbe ascoltare questa “Die libelle” per
capire di che pasta fosse fatto Joseph.
Stiamo parlando di un brano particolarmente ispirato, dai contorni chiari
e ben definiti, ma che si presenta al
nostro apparato uditivo come se fosse sospeso dolcemente nell’aria, quasi
irraggiungibile e inafferrabile, velato
un poco di nostalgia.
Impressione che viene confermata
dall’esecuzione del Muti e della Filarmonica, che come al solito ne danno
un’ esegesi magistrale.
Numero  Anno vii – Dicembre 
Un altro brano, (l’ennesimo, tanto
per rimanere in ambito della genialità. . . ) semplicemente incantevole
e meraviglioso di Joseph Strauss, è il
Walzer “Marien-Klänge”, op. 214, la
cui raffinatissima scrittura serve per
dipingere un quadro di colori brillanti
e allo stesso tempo leggeri, comunque
ben definiti.
Passiamo ora al Concerto di Capodanno del 2004 per marcare non poco
una composizione in cui attimi di spumeggiante vivacità e di calma trasognata si uniscono per formare un solo
corpo e una sola anima: l’ouverture
“Il fazzoletto ricamato della Regina”.
L’interpretazione che ne danno il
Muti e la Philharmoniker affascina
soprattutto per la naturale scioltezza
con cui si passa da un’atmosfera all’altra, ma anche per la chiarezza con cui
viene dato spazio alle stesse.
Sphärenklänge, Walzer op. 235 di
Joseph Strauss, è una fra le opere piú
belle e mirabili dell’intero repertorio
di questo genere. Piú che un Walzer, sembra il “sogno” di un Walzer,
caratterizzato da temi “soffici” e delicati, con atmosfere limpide e sospese,
che avvolgono lo spettatore facendolo
diventare attivo partecipe di questa
realtà magica e sbalorditiva, che lascia
ogni volta di piú a bocca aperta.
In poche parole, quattro Concerti capolavoro, autentici pezzi di bravura, per un direttore e un’orchestra
che sono capaci di mettere in luce tutta la loro passione, la loro sensibilità
e delicatezza in un’armonia di suoni
che diventano, in questo modo, perle
splendenti e radiose di una cultura
profonda e sentita.
messo in pericolo la vita di Bella, la
lascia e scappa via. La ragazza si deprime, trasformandosi lentamente in
una sorta di automa, che non ha nessuna ragione di vivere. Dopo alcuni
mesi, però, nel buio della sua vita, si
affaccia uno spiraglio di luce: Jacob
Black.
Jacob si scopre essere un licantropo, ma, nonostante ciò, diventa il compagno di avventura di Bella, che nel
frattempo si rende conto di riuscire a
sentire la voce di Edward ogni volta
che si trova in pericolo. È per questo
che decide di buttarsi da una scogliera, ma fortunatamente Jacob la salva.
Edward intanto è portato a credere,
a causa di un equivoco, che Bella sia
morta. Decide, quindi, di recarsi dai
Volturi, gli unici vampiri in grado di
distruggerlo per sempre. Bella allora,
aiutata da Alice, la sorella di Edward,
riesce a salvarlo. I due tornano insieme e quest’ultimo sorprende la ragazza chiedendole di sposarlo prima di
renderla vampira per l’eternità.
Un elemento particolarmente interessante è la contrapposizione tra la
figura di Edward e quella di Jacob. Il
primo, simbolo di una bellezza assoluta, quasi eterea, è in un certo senso
il prototipo di uomo bello e dannato.
Il secondo invece è il classico esempio
di vitalità ed entusiasmo. È anch’egli
estremamente bello, ma la sua è una
bellezza diversa. È una bellezza viva,
calda, travolgente, limpida, senza alcuna ombra. Credo che sia questo il
motivo che ha spinto la Meyer a definirlo “il sole” nelle pagine di New
Moon. Probabilmente corro il rischio
di essere impopolare ma dopo aver letto il libro, sono rimasta un po’ delusa
dal film.
Recensioni
New Moon
di Fiore
ı́ 18 novembre è uscito in
M tutti i cinema “New Moon”, l’atte-
sissimo secondo capitolo della saga di
Stephenie Meyer. I fan, in trepidazione da giorni, hanno atteso con grandissimo e travolgente entusiasmo il
ritorno dei “vampiri buoni”, lo scorso
anno campioni di incassi al botteghino
con Twilight.
Abbiamo lasciato i due protagonisti, Bella e Edward, finalmente liberi
di vivere il loro amore, vero, profondo, quasi viscerale. In New Moon li
ritroviamo nuovamente insieme. Questa volta, però, Bella, il giorno del suo
compleanno, si ritrova a riflettere sullo scorrere degli anni, immaginandosi
vecchia e rugosa al fianco di Edward,
bello e giovane per l’eternità. Edward
la rassicura ribadendole il suo amore,
quindi la invita a casa sua per festeggiare il compleanno. Al momento di
scartare i regali, Bella si taglia suscitando l’appetito di Jasper, un componente
della famiglia Cullen, che la attacca.
Edward, distrutto dal dolore per aver

Onestamente penso che l’unico elemento di originalità sia rappresentato
dalle figure dei licantropi, personaggi
molto interessanti, che hanno conquistato il pubblico attraverso l’immagine
dei lupi. Trovo assolutamente geniale
utilizzare il loro sguardo per colpire
lo spettatore nella propria emotività.
E aspettando l’uscita del 3o capitolo della saga, chi sa se Bella accetterà la proposta di matrimonio di Edward? Appuntamento al prossimo
episodio!
Numero  Anno vii – Dicembre 
 
Saltatempo
di Puc
’ molto piccolo ho visto
“Q un Dio.”
Questo l’esordio di “Saltatempo”
di Stefano Benni, un capolavoro in cui
l’ironia, lo stravolgimento della realtà,
il surreale e la storia italiana si fondono
per regalarci 264 pagine di magia.
Incontriamo Lupetto, il protagonista, una mattina mentre scarpagna
verso la sua scuola, mangiando un
grappolo di schizzobibbo. Improvvisamente vede un uomo, o meglio
un Dio, una divinità del bosco che gli
regala un orobilogio, cioè la meravigliosa facoltà di poter vedere il futuro
e il passato del mondo che lo circonda.
Da questo momento il suo nome sarà
Saltatempo.
Orfano di madre, trascorre la sua
infanzia in un paesino di montagna
circondato da Selene, il suo grande
amore, dai suoi amici Osso e Gancio,
che il tempo dividerà inesorabilmente,
da suo padre, falegname comunista
capace di regalargli l’immagine di una
famiglia e dagli uomini del paese, figure interessanti sotto ogni punto di
vista.
Crescendo Saltatempo si trasferisce in città per frequentare le scuole
superiori, e qui viene catapultato in
un mondo completamente differente,
basato su ritmi e valori diversi. Siamo
negli anni della contestazione studentesca e Benni riesce a descrivere il vortice di colori, emozioni e sensazioni di
quegli anni con una freschezza e una
bravura fuori dal comune.
Sono affrontati il tema dell’iniziazione alla politica, del sesso e dell’amore, delle amicizie e dei contrasti
con uno stile eccezionale, mischiando
ironia e serietà, ingenuità e maturità
per arrivare a un romanzo spiritoso e
allegro e soprattutto sempre attuale.
Perché, anche se la vita politica descritta è quella degli anni ’50 e ’60 fino ad
arrivare alla strage di Piazza Fontana,
gli elementi sono sempre quelli: la presa di coscienza dei ragazzi che tutto
sta cambiando, la voglia di combattere
l’ipocrisia e la falsità di chi ha in mano
il potere per riuscire davvero a vivere
in un tanto agognato mondo migliore. Cosı́ vediamo Saltatempo a Parigi prima “impegnato” nel cosiddetto
Maggio francese e poi a combattere
per preservare la sua amata montagna
dall’abusivismo e dalla deforestazione
portata dal nuovo sindaco cittadino in
combutta con alcuni speculatori senza
scrupoli. L’oasi felice che era stato il
villaggio di montagna verrà deturpato
però anche da mali meno vistosi ma
altrettanto brutali come l’usura, che
trasforma la mentalità dei paesani, e
la droga, che distruggerà uno degli
amici di Saltatempo.
Nell’ultima parte del romanzo lo
stile di Benni diventa amaramente ironico perché il nostro giovane eroe si
scontra con il mondo falso che lo circonda ma inutilmente. Con il suo
orobilogio vede a che cosa porterà la
mentalità di quegli anni: uomini e
donne ipnotizzati dal potere della televisione, il paese distrutto, le piazze
vuote. Dove sono finiti tutti quegli uomini e quelle donne che erano scesi per
le strade rifiutando di sottostare a una
strategia ben precisa? Dove è finita la
ribellione, l’indignazione, l’orgoglio,
il coraggio?
Ma non tutto è perduto, abbiamo
ancora una possibilità! Queste sono
le parole dette da un Dio che tempo addietro aveva regalato a un certo
Lupetto un dono speciale, un certo
orobilogio.
The World Has Suddenly Become A Sadder Place
di Andrea Cameli
 storie sono in grado di attirare
C l’attenzione piú di altre. Certe sto-
rie di vita, si intende, storie di gente
che riesce in qualcosa su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo.
Quel ciclista, guarito da un tumore ai
testicoli con metastasi fino al cervello, vincitore di sette Tour de France
consecutivi, per esempio; quel nipote
di contadini africani, nato negli anni di Martin Luther King e di Rosa
Parks, ora Presidente degli Stati Uniti
d’America; quell’emigrante irlandese,
partito povero oltre ogni immaginazione e senza uno straccio di titolo di
studio, vincitore di un Premio Pulitzer.
Si parla di Frank McCourt, nato nel
1930 e morto lo scorso luglio. Dopo i
primi quattro anni di vita trascorsi a
New York torna con la sua famiglia a
Limerick, in Irlanda, patria dei genito-
ri, e lı́ rimane fino ai diciannove. Nel
mentre, tutto: i fratellini morti di fame,
il padre alcoolista che scapperà di casa
qualche anno dopo, la madre costretta
a umiliarsi chiedendo elemosina ovunque, il tifo che lo porta a un passo dalla
morte, la Chiesa e il ceto benestante
che confinano lui e tutti i poveri nella
sua condizione ai margini della vita
sociale. Con l’adolescenza è costretto
ad abbandonare gli studi, nonostante
segnali di un enorme talento e una
passione senza pari per la letteratura:
alterna lavoretti a furtarelli, scopre il
sesso e l’alcool, aiuta la madre a tirare
avanti come può. È destinato insomma a rimanere succube della mediocre
vita irlandese di quegli anni, quasi subendola con rassegnazione, come del
resto tutti lı́ . . . e invece, l’America.
Viene a sapere di quel mondo dove
tutti hanno una seconda opportunità,
si convince che può avere di meglio,

ci mette corpo e anima per realizzare
quel sogno: ci riuscirà, dopo anni di
sacrifici, salirà su una nave che lo riporterà a New York e lı́ comincerà una
nuova, migliore, vita.
Il suo capolavoro è Le ceneri di Angela (Angela’s Ashes), autobiografia della
parte di vita appena narrata, premiato
con il Premio Pulitzer di categoria nel
1997. “Essenziale” ed “ingenuo” sono
forse i migliori aggettivi per descrivere il suo stile: scritto in prima persona,
racconta tutto quello che gli succede
senza mezzi termini, ricorrendo al gergale e al volgare se necessario, ignorando ogni tipo di censura; al tempo
stesso però vede il mondo con gli occhi
di un bambino prima e di un ragazzino poi, e la disinvoltura, la semplicità
e la naturalezza con cui descrive la sua
miserabile vita sono un pugno nello
stomaco per il lettore. Molti i temi
ricorrenti: la povertà, di quelle tanto
Vignette
estreme che non si vedono neanche
nei film (“. . . domanda perché stiamo
là con quell’aria da pesci lessi se c’ha
detto di andare a prendere i vestiti. Io
temo che mi picchi o mi strilli quando le rispondo che siamo pronti, che
i vestiti ce li abbiamo già addosso”),
verso la quale c’è un atteggiamento di
blanda resistenza, quasi come se agli
abitanti di Limerick non servisse altro;
il radicale nazionalismo, negli anni del
Bloody Sunday e di De Valera, che desta in tutti amor patrio e odio verso gli
Inglesi (“Alla Scuola statale Leamy ci
sono sette maestri [. . . ] e se per caso
dici una cosa bella qualsiasi su Oliver Cromwell ti picchiano tutti quanti”); l’alcool, i cui effetti colpiscono il
protagonista in maniera dirompente,
Numero  Anno vii – Dicembre 
seppur indiretta; l’amore di Frank per
la letteratura, uno dei pochi stimoli
che ha per andare avanti; il bigottismo
e l’oppressione di scuola e religione,
esempi dell’ottusità intellettuale predominante. Non mancano comunque
passaggi di straordinaria tenerezza e
commozione, come quando McCourt
analizza il dolcissimo rapporto che ha
con la famiglia — col padre, sebbene
sia il principale responsabile dei guai
della famiglia a causa del suo alcolismo cronico, con la madre, sempre
pronto a sostenere nei suoi momenti
di depressione, con i fratelli, verso i
quali l’affetto che prova è piú forte
di ogni difficoltà; c’è spazio inoltre
per comicità e sarcasmo, che si fa piú
sprezzante e pungente quando ven-
Vignette

gono descritte ingiustizie e paradossi
di quella società e di chi la comanda
(“. . . un’infanzia infelice irlandese è
peggio di un’infanzia infelice qualunque, e un’infanzia infelice irlandese e
cattolica è peggio ancora”). Un gran
libro, insomma, di quelli che scorrono
velocemente e che si leggono di gusto:
appassiona, intriga, commuove, indigna, incuriosisce, esalta, fa riflettere.
Ed è una storia vera.
Frank McCourt è l’ultimo rappresentante della letteratura irlandese, in
ordine cronologico, di cui il mondo è
stato privato: forse non sarà mai messo sullo stesso piano di Joyce, Yeats,
Wilde e compagnia, ma davvero dallo
scorso luglio il nostro mondo è un po’
piú triste.
Enigmistica
Parole crociate e altri giochi
1
2
3
4
5
15
6
7
16
19
26
32
49
38
13
23
29
40
44
14
41
24
30
35
39
31
36
42
45
46
51
56
12
22
34
50
55
11
18
28
33
43
10
21
27
37
9
17
20
25
8
52
57
47
53
58
60
61
48
54
59
62
ORIZZONTALI: 1. Il piano dell’aula d’informatica - 7. Biblico mostro marino - 13. Distributore di benzina - 15. Il
vicino dello scientifico - 16. Gruppo ultras del teramo basket - 17. Affermazione - 18. Dopo senza fine - 19. Acido
Desossiribonucleico - 20. La chiave che apre il pentagramma - 21. La caporedattrice del giornalino - 22. Frutti delle
rosacee - 25. Sono al centro di teramo - 27. Il nome del fiore - 29. Tipica espressione romana - 30. Lo stato dei Mormoni 32. Scheda telefonica - 34. Nella rosa - 35. Composizione musicale - 37. Si taglia alla nascita - 43. Piano Operativo
Nazionale - 44. Enna - 45. Non è lei - 46. L’extraterrestre di Spielberg - 47. Pari in voce - 49. Monarca russo - 50. Il punto
piú lontano dal sole - 52. Compagna d’affari - 55. Terza e quinta di Einstein - 56. Omicron e Iota - 57. Consonanti di
vene - 58. Può essere solforico - 60. Erano ufficiali di corte - 61. Il pareggio a reti inviolate - 62. Era nero quello di Battisti
VERTICALI: 1. Bevanda ottenuta dalla fermentazione delle rosacee - 2. Noto vulcano siciliano - 3. Central
Intelligence Agency - 4. La bocca di Virgilio - 5. Lo stilista Christian - 6. Le finestre delle navi - 8. Oriente - 9. L’inizio
della vita - 10. Uno dei figli di Crono - 11. Taglia, rasa - 12. Appropriato, adatto - 14. La capitale della Cechia, in
originale - 21. Momento. . . lunare - 22. Uccello rapace diurno - 23. Cambia spesso d’umore - 24. Non è del tutto
letale - 26. Il leone inglese - 28. Not daughter - 31. Non credente - 32. Gruppo di sorveglianza di un personaggio 33. Abbreviazione di mister - 36. Un telefilm Statunitense - 38. Scrisse Robinson Crusoe - 39. Lo Shaquile del basket 40. Una colonna senza estremi - 41. L’altro continente perduto - 42. Bollito nell’acqua - 43. Li moltiplicò Gesú - 48. L’io
latino - 51. Imposta Valore Aggiunto - 55. Un figlio di Noè - 54. Il soprannome di Micheal Jordan - 59. Il. . . Bello Gallico
A cura di Marz
Sostituisci a ogni incognita (∗) la medesima cifra affinché i conti tornino!
a − ∗9 ∗ x9∗ = ∗738∗
b − 4 ∗ ∗9 + 194∗ = ∗ ∗ 15
c − 892 ∗ /1∗ = ∗9∗
d − 9 ∗ 5 ∗ − ∗ 70 = ∗9 ∗ ∗
Quanto dev’essere alto un bastone che
è piú basso di 5 metri rispetto a un palo
che è alto il doppio del bastone?
Quanti compleanni festeggia mediamente una persona durante la sua
vita?
In questo quadrato la somma di ciascuna riga e ciascuna colonna è sempre
uguale. Almeno cosı̀ dovrebbe essere,
se non fosse per due numeri che si sono
scambiati di posto. Riesci a rimettere
tutto in ordine?
9
2
5
4
6
8
7
10
3
A cura di Francesca Di Marco
20
rlbZ0a0j
ZpZnZpop
pZpZ0Z0Z
Z0Z0Z0Z0
0ZNZ0Z0Z
ZPZ0Z0L0
PAPZ0OPO
Z0Z0S0J0
Il bianco matta in tre mosse.
A cura di Francesco Tiberi