1.SALA DELLA GUARDIA.eps - SBAP Lazio

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1.SALA DELLA GUARDIA.eps - SBAP Lazio
Ministero dei beni e delle attività
attivit culturali e del turismo
Palazzo Farnese
Caprarola
PIANO DEI PRELATI
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PALAZZO FARNESE
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STANZA DELLA PRIMAVERA
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IL CARDINALE ALESSANDRO FARNESE
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STANZA DELL'ESTATE
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STANZA DELL'AUTUNNO
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SALA DELLA GUARDIA
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STANZA DELL'INVERNO
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IL CORTILE
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APPARTAMENTO INVERNALE
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SALA DI GIOVE
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SCALA REGIA
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
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PALAZZO FARNESE
1559 - 1575
Il palazzo fu costruito per volere del cardinale Alessandro Farnese. Celebratissimo in
tutte le epoche, fu realizzato da Jacopo Barozzi da Vignola ed è unanimemente
considerato il suo capolavoro. La mole dell'edificio e il suo rapporto con il borgo ne
fanno il segno tangibile del potere mentre le caratteristiche architettoniche tradiscono
la sua genesi complessa.
Il palazzo fu innestato sulle fondamenta di una rocca incompiuta (1521-1534),
commissionata ad Antonio da Sangallo il Giovane da Alessandro Farnese senior, nonno
del cardinale e futuro papa Paolo III. La pianta pentagonale, il fossato, i bastioni
angolari sono l'eredit
l'eredità di questa prima fase costruttiva; tutto il resto si deve all'opera di
Vignola, attuata per trasformare l'originaria fortezza in palazzo-villa. A lui si devono
anche il sistema di scale e il piazzale di raccordo con il paese, ed il lungo rettifilo che
funge da asse prospettico e cerimoniale, ottenuto tramite una radicale ristrutturazione
del borgo.
All'interno dell'edificio si dispiega una straordinaria decorazione parietale (1560-1583),
uno dei maggiori cicli pittorici del tardo Manierismo. La storia, la mitologia e le Sacre
Scritture sono il pretesto per rinviare alla funzione degli ambienti e per tessere le lodi del
committente, della sua famiglia o dei luoghi farnesiani.
Al palazzo furono annessi due giardini segreti (1563-1583), ideati da Vignola, ma
completati dopo la sua morte. Più
Pi a monte, a ridosso di una palazzina nota come
"Casina del Piacere", fu strutturato da Jacopo del Duca e Giovanni Antonio Garzoni
un complesso di fontane e terrazzamenti (1584-1586) su cui intervenne più
pi tardi
Girolamo Rainaldi per conto del pronipote di Alessandro, cardinale Odoardo Farnese.
Nel 1731 il complesso è passato in eredit
eredità ai Borbone di Napoli e dal 1941 è propriet
proprietà
dello Stato Italiano.
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IL CARDINALE
ALESSANDRO FARNESE
(Valentano 1520 - Roma 1589)
b
Alessandro Farnese nacque a Valentano, presso il lago di Bolsena, in un momento in
cui la sua famiglia era fortemente impegnata nella propria affermazione politica e
sociale, finendo precocemente coinvolto nei giochi di potere, quando suo nonno, di
cui portava il nome, salì
sal al soglio pontificio con il nome di Paolo III. Alessandro,
benché giovanissimo e figlio primogenito (quindi naturalmente destinato al potere
bench
secolare), era in quel momento l'unico esponente della famiglia in grado di essere
immediatamente inserito nelle gerarchie ecclesiastiche. Così,
Cos , a soli quattordici anni ed
a poche settimane dall'elezione di Paolo III, fu nominato cardinale, iniziando una
straordinaria carriera che lo vide accumulare onori, benefici ed incarichi che gli
fruttarono enormi fortune.
Dal 1535 e fino alla morte fu vicecancelliere, titolo che comportava anche il diritto di
alloggiare a Roma nel palazzo della Cancelleria; fu cardinale protettore di diverse
nazioni e ordini religiosi e, nel tempo, resse cinque arcivescovadi, nove episcopati,
nove governatorati e quattro abbazie.
abbazie. Durante il pontificato del nonno fu attivamente
impegnato nella politica internazionale e come legato papale frequentò
frequent le principali
corti europee; almeno due volte, negli anni successivi, fu anche sul punto di essere
eletto papa.
La formazione umanistica, le ingenti ricchezze e un'innegabile volontà
volont di autocelebrazione, ne fecero il maggior mecenate del tempo, guadagnandogli l'appellativo di
"gran cardinale". Conosceva il greco e possedeva una ricca biblioteca; collezionò
collezion
statue antiche, monete e gioielli, commissionando opere ai migliori artisti dell'epoca,
tra cui Tiziano. Si interessò
interess particolarmente alle arti decorative e all'architettura; il
Palazzo di Caprarola e la chiesa del Ges
Gesù a Roma costituivano motivo d'orgoglio,
quanto la bella figlia Clelia avuta da una dama di corte della regina di Francia, Caterina
de' Medici.
Morì a Roma il 4 marzo 1589, disponendo di un reddito che ammontava ad un decimo
Mor
di tutte le entrate pontificie.
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SALA DELLA GUARDIA
Federico Zuccari e aiuti, 1567
Il salone, le cui ampie dimensioni garantivano l'uso agevole delle armi, era destinato al
servizio di guardia.
La decorazione presenta il padrone di casa: sulla volta, tre stemmi ne glorificano il
casato, imparentato con gli Asburgo e i reali di Portogallo, mentre le vedute del
palazzo e del borgo in via di ristrutturazione ne ricordano i meriti come artefice della
"Caprarola Nova".
Le due grandi vedute dipinte sulla parete di fronte all'ingresso sottolineano il suo
impegno come difensore della Cristianità,
Cristianit , in quanto membro della commissione
istituita da Pio IV per fronteggiare la minaccia turca: a destra la liberazione dell'isola di
Malta nel 1565 dal lungo assedio di Solimano il Magnifico, a sinistra la partenza della
flotta cristiana da Messina.
Messina.
La decorazione si deve a Federico Zuccari e alla sua bottega, ad Antenore Ridolfi il
progetto generale della suddivisione della volta; i sei paesaggi fantastici del soffitto
sono stati attribuiti al fiammingo Cornelis Loots.
L'ambiente circolare adiacente, oggi biglietteria, è indicato nelle prime piante come
"armeria". La volta, molto restaurata, rappresenta un precoce esempio di pittura
prospettica tardo-manierista, realizzato da Vignola, forse nel 1567, per far apparire la
stanza pi
più alta, visto che il cardinale la riteneva troppo bassa rispetto alla larghezza.
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Vedute di Caprarola
Paesaggi immaginari
Stemma cardinale Alessandro Farnese
Stemma principe Alessandro Farnese
Stemma duca Ottavio Farnese
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IL CORTILE
1559 - 1579
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Fulcro dell'edificio, il cortile si caratterizza per la sua forma circolare, estremamente
rara per l'epoca in cui venne realizzato.
L'idea di un cortile tondo inscritto in un pentagono compare gi
già in uno studio di
Antonio da Sangallo per la fortezza di Caprarola, per la quale Baldassarre Peruzzi aveva
invece proposto un disegno pentagonale. La forma circolare risponde, comunque, ad
una precisa volontà
volont del Vignola e di Alessandro Farnese e rispecchia con ogni
probabilità motivazioni di natura simbolica legate in primo luogo all'ostentazione del
probabilit
potere, come nei precedenti illustri del palazzo dell'imperatore Carlo V a Granada e
nella Villa Madama di Roma, commissionata da papa Leone X.
Il cortile è delimitato da due porticati sovrapposti. Al piano terreno, venti pilastri
binati si alternano a dieci arcate, creando un ritmo ripreso nel loggiato al piano nobile
e sviluppato in senso verticale attraverso l'uso dell'arco trionfale con semicolonne
ioniche (ripreso dal bramantesco Cortile del Belvedere in Vaticano).
I due piani superiori del palazzo, riservati alla "famiglia" del cardinale, sono arretrati e
invisibili dal basso; l'espediente consente l'armonia delle proporzioni, in quanto
l'altezza del cortile corrisponde al suo diametro (21 metri circa) e dissimula gli spazi
sussidiari per concentrare l'attenzione sulla sfera del signore. Con la stessa logica
Vignola ha sistemato sotto il cortile le cucine e gli ambienti di servizio.
Il mascherone centrale, che funge da impluvium, è opera di G.B. de Bianchi.
La decorazione del portico è stata realizzata tra il 1579 e il 1581, probabilmente sotto
la direzione di Antonio Tempesta.
Nella volta anulare fitti graticci, ricoperti di frutta e di fiori e popolati da diversi
volatili, lasciano intravedere squarci di cielo. Sulla parete una serie di quarantasei
stemmi celebra le famiglie imparentate con i Farnese.
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SALA DI GIOVE
Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562
La prestigiosa sala che apre l'appartamento estivo svolgeva funzioni di rappresentanza
e in origine era detta "della Prospettiva", con riferimento alla stanza dipinta da
Baldassarre Peruzzi alla Farnesina, che sembra averne ispirato le decorazioni parietali.
L'attuale denominazione deriva dal soggetto trattato nella volta, dipinta tra 1560 e
1562 con sette scene relative all'infanzia di Giove: sottratto dalla madre al
cannibalismo del padre Saturno, il piccolo dio viene affidato alle cure delle ninfe e
allevato
al
levato a Creta, sul monte Ida, con l'aiuto di una capra, Amaltea, poi premiata da
Giove con l'assunzione in cielo come costellazione.
Il significato delle figurazioni gioca scopertamente con il nome del borgo che accoglie
il palazzo, Caprarola, cos
così chiamato perch
perché fondato da allevatori di capre; Giove allude
al cardinale Alessandro, mentre in Amaltea è adombrata la cittadina che gli ha offerto
asilo e che per questo è destinata ad assurgere agli onori della fama.
Le finte architetture sulle pareti, disegnate da Vignola e dipinte dal genero G.B. Fiorini,
conferiscono maggiore importanza alla sala, dilatandone illusoriamente lo spazio, ma vi
si coglie anche la volontà
volont di celebrare le arti e le discipline connesse all'architettura, cui
rimandano allegoricamente le statue dorate che si affacciano dalle nicchie.
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Nascita di Giove
Le ninfe con la capra Amaltea
Amaltea allatta il piccolo Giove
Le ninfe riempiono di fiori e frutta un corno
spezzato di Amaltea
5 La cornucopia viene presentata a Giove
6 Vulcano offre a Giove lo scudo fatto con la pelle
di Amaltea
7 Amaltea trasformata in costellazione
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STANZA DELLA PRIMAVERA
Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562
È la prima della serie di stanze dedicate alle Stagioni, nella sequenza che, in base alla
tradizione antica, fa coincidere l'inizio dell'anno con il risveglio della natura.
Le stagioni, solitamente rappresentate da donne e uomini accompagnati da attributi
canonici, sono qui raffigurate da fanciulli nudi, con attributi in gran parte inusuali. Il
fanciullo che incarna la Primavera ha il capo inghirlandato di mirto, pianta sacra a
Venere, forse come allusione agli amori primaverili e alla vitalit
vitalità stagionale. Agli stessi
temi sembrano rimandare altri dettagli del riquadro, mentre i tre gigli azzurri esibiti
dal putto alludono chiaramente alle insegne della famiglia Farnese. Il corno in primo
piano, da cui fuoriescono vapori, simboleggia forse il Sonno, favorito dalla stagione.
Nei quattro scomparti laterali sono rappresentati il Ratto di Europa, avvenuto in
primavera e il Ratto di Proserpina, simboleggiante il risveglio ciclico della natura; le
altre due scene, Metamorfosi di Proteo e Lotta di Ercole con Acheloo, alludono alla
varietà della primavera. Il dio fluviale Acheloo, come Proteo, aveva il potere di mutare
variet
sembianze; nella scena qui rappresentata appare in forma di toro mentre Ercole, al
quale contendeva l'amore di Deianira, gli stacca un corno. Come quello di Amaltea,
anche il corno di Acheloo sar
sarà trasformato dalle ninfe in cornucopia.
Attraverso le immagini dei corni e delle cornucopie continua in modo latente la
glorificazione della capra, iniziata nella sala di Giove e destinata a proseguire nelle
stanze seguenti.
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La Primavera
Ratto di Europa
Ratto di Proserpina
Metamorfosi di Proteo
Lotta di Ercole con Acheloo
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STANZA DELL'ESTATE
Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562
L'estate è chiaramente evocata, nel riquadro della volta, dai classici attributi legati alla
tradizione: le messi sullo sfondo, la falce e la ghirlanda di spighe.
Meno chiaro il significato degli altri oggetti dipinti nel riquadro, molti dei quali
rimandano al culto del dio Pan, come la maschera con le corna caprine, la siringa, la
pigna e la verga ritorta. Sulla base dei coevi mitografi, è possibile rintracciare nelle
allusioni a questa divinità
divinit boschereccia una sottile esaltazione della capra Amaltea.
Particolare evidenza è qui conferita ai segni zodiacali, che nelle altre stanze delle
stagioni sono relegati nelle cornici; la posizione centrale del cancro, in deroga alla
normale sequenza dei segni, potrebbe essere riferita ad un accadimento rilevante per la
famiglia Farnese, avvenuto nel periodo dell'anno presieduto dalla costellazione. Ai
Farnese infatti rimanda, in termini cifrati, l'arcobaleno o iris su cui i segni si stagliano,
assimilato all'iris dello stemma di famiglia, il famoso giglio azzurro.
Sulle pareti sono dipinte storie mitologiche attinenti la stagione: La caduta di Fetonte
pone l'accento sulla calura estiva, sottolineando il cielo infuocato dal carro del Sole che
il giovane non aveva saputo controllare. Sulla parete opposta è ritratta Cerere, dea delle
messi e classica personificazione dell'estate, mentre con il corno dell'abbondanza in
mano riceve gli omaggi dopo il raccolto. Gli altri due riquadri mostrano il figlio
adottivo di Cerere, Trittolemo, che da una parte prepara i campi per la coltivazione
dando fuoco alle sterpaglie e dall'altra sparge le sementi.
Le spighe estive tornano nei festoni e nel ricco fregio vegetale che corre sopra la
cornice su cui si imposta la volta.
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L'Estate
La caduta di Fetonte
Omaggio a Cerere
Trittolemo brucia le sterpaglie
Trittolemo sparge le sementi
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STANZA DELL'AUTUNNO
Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562
La decorazione della sala è incentrata sul tema dell'uva, frutto caratteristico
dell'autunno, e sulla figura del dio Bacco, celebrato dal mito come inventore del vino.
Nonostante la consuetudine ad identificare direttamente l'Autunno con Bacco, la
stagione qui è rappresentata dalla figura di un fanciullo, come nelle altre stanze
dell'appartamento; nel riquadro centrale il dio del vino è per
però ricordato dai suoi
attributi: la pantera, il tirso e la maschera di baccante.
Il dio Bacco è protagonista assoluto nei tondi e negli ovali ai lati della volta.
La sequenza inizia con la nascita del dio, animata dal sorprendente naturalismo di
una scena di parto e prosegue con un episodio cardine della sua infanzia: il piccolo
Bacco, nato da un amore adulterino di Giove, viene fatto a pezzi dai Titani per
ordine di Giunone, bollito in un calderone e resuscitato dalla nonna Rea che ne
ricompone i pezzi. I tre momenti dello smembramento, bollitura e resurrezione del
dio, sono raccontati in modo simultaneo, forse con allusione al processo di raccolta,
pigiatura e fermentazione
fer mentazione del vino. Nell'altro tondo Bacco fa crescere edere e viti
sulla nave, liberandosi dei pirati che avevano tentato di rapirlo. Il ciclo si chiude con
il dio condotto in trionfo dal classico corteo.
La decorazione è animata da puttini intenti a vendemmiare, sileni ebbri e baccanti, in
un tripudio di grappoli d'uva, descritti con minuzia scientifica.
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L'Autunno
Nascita di Bacco
Smembramento, bollitura e resurrezione di Bacco
Nave di Bacco
Trionfo di Bacco
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STANZA DELL'INVERNO
Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562
Nel riquadro centrale della volta è rappresentato l'Inverno: un paesaggio desolato,
caratterizzato da alberi spogli, ove un ragazzo trascina un animale, con allusione forse
ad una scena di caccia. Nella parte di affresco perduto compariva una maschera
poggiata a terra, come nelle altre stanze, elemento iconografico ricorrente nella
rappresentazione delle Stagioni di Caprarola, ancora di problematica interpretazione.
Gli ottagoni ai lati della volta incorniciano scene mitologiche riferite agli aspetti
meteorologici della cattiva stagione,
stagione, in primo luogo vento e pioggia.
Le quattro scene descrivono diversi episodi probabilmente collegati tra loro, in parte
attinti dalle Metamorfosi di Ovidio: Giove, sdegnato per l'empietà
l'empiet dei figli di Licaone,
decide di distruggere con un diluvio l'intero genere umano; dopo aver convocato un
Concilio degli dei, ordina a Vulcano di incatenare Borea, il vento asciutto del nord, e a
Eolo di liberare i venti del sud, portatori di piogge. Dal diluvio si salveranno
Deucalione e Pirra, da cui avrà
avr origine la nuova umanit
umanità.
Come nelle altre stanze, la raffinata ornamentazione a grottesche riprende i temi della
stagione. I bracieri accesi, le figure ammantate che si scaldano al fuoco e i giovani che
versano acqua alludono al tempo freddo e umido dell'inverno; anche le panoplie e le
corazze appese ai baldacchini rimandano al tema, poich
poiché i rigori invernali segnavano
generalmente la sospensione delle attività
attivit militari.
1 L'Inverno
2 Il concilio degli dei decide di sterminare l'umanità
l'umanit
con il diluvio
3 Vulcano incatena Borea
4 Eolo scioglie i venti
5 Deucalione e Pirra sopravvivono al diluvio
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APPARTAMENTO INVERNALE
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PIANO DEI PRELATI
Le cinque stanze che seguono compongono l'appartamento invernale, sviluppato
lungo il versante sud-ovest del palazzo, più
pi soleggiato. Furono decorate da Federico
Zuccari e aiuti tra 1567 e il 1569, con motivi tratti dall'araldica e dall'emblematica
farnesiana.
Il salone, tradizionalmente noto come Sala del Teatro o dei Cigni, riprende la
decorazione di un soffitto di Giulio Romano nella Villa Madama di Roma, all'epoca
possedimento farnesiano. La presenza dello stemma di Odoardo Farnese tra i cigni in
volo ed il fregio con i cappelli cardinalizi, suggeriscono una relazione tra queste pitture
e la nomina a cardinale di Odoardo (1591). Questa datazione è confermata
dall'affermazione del cronista che nel 1578, in occasione della visita di papa Gregorio
XIII a Caprarola, notava che la decorazione dell'appartamento invernale era ancora
incompleta.
Sui lati lunghi della volta sono dipinte due scene di sacrificio.
Nell'ambiente successivo, il Salotto, la volta presenta una decorazione più
pi articolata
con il riquadro centrale, richiamante l'impresa farnesiana della Vergine con l'unicorno,
inquadrato da quattro paesaggi fantastici.
Nelle tre stanze private che concludono l'appartamento, grandi stemmi campeggiano
al centro delle volte decorate a grottesche; l'esecuzione delle pitture presenta una
qualità pi
qualit
più modesta sia nell'ideazione che nell'esecuzione, con riprese di temi e soggetti
presenti in altri ambienti del palazzo.
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SCALA REGIA
Antonio Tempesta e aiuti, 1580 - 1583
Gioiello dell'architettura del Cinquecento, la scala fu celebrata già
gi dai contemporanei
come capolavoro del Vignola e pi
più volte imitata.
L'aspetto più
pi originale della struttura consiste nella forma elicoidale, qui utilizzata in
modo inusuale: la scala a chiocciola, da sempre usata per praticità
praticit e per i percorsi di
servizio, diviene scalone di rappresentanza.
Il progetto prende le mosse dalla grande "lumaca" di Bramante in Vaticano, ma le
trenta colonne doriche binate proiettate sulla parete perimetrale, i comodi gradini, la
balaustra, la cupola, la sapiente illuminazione e la preziosa decorazione sono tratti
distintivi che differenziano in senso monumentale questa scala dal suo prototipo
bramantesco, facendone a sua volta il modello per le successive scale ellittiche del
Quirinale e di Palazzo B
Barberini.
arberini.
Lo scalone inizia al piano seminterrato, dove accoglieva gli ospiti arrivati in carrozza;
serve il piano "dei prelati", dove entrava chi arrivava a piedi e si conclude al piano
nobile, meta di tutti gli illustri visitatori.
Lungo il percorso si dispiega una ricca decorazione, che introduceva chi saliva nel
magnifico mondo del padrone di casa, richiamandone continuamente l'identit
l'identità e le
virtù.. Se i paesaggi fantastici mirano al diletto, il tripudio di gigli, anche nei fregi in
virt
peperino, prepara l'apoteosi della cupola, dove il cardinale è celebrato da una
complessa allegoria che ruota intorno al suo stemma cardinalizio. Lungo la volta,
motivi a grottesca commentano le "imprese" farnesiane, inneggianti alle qualità
qualit morali
del cardinale e della sua famiglia. Tra le più
pi frequenti, l'immagine di una vergine con in
grembo l'unicorno, accompagnata dal motto Virtus securitatem parit (la virtù
virt genera
sicurezza), ad indicare la necessità
necessit di una vita virtuosa; tra le altre, la freccia che
colpisce il bersaglio, Pegaso, la nave degli Argonauti, i fulmini di Giove, i gigli
sormontati dall'arcobaleno.
Tra gli autori della decorazione è attestato Antonio Tempesta, cui si attribuiscono i
paesaggi, mentre il pittore della cupola rimane per il momento sconosciuto.
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PIANO NOBILE
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DEAMBULATORIO
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STANZA DELLA SOLITUDINE O DEI FILOSOFI
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LOGGIA DI ERCOLE
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GABINETTO DELL'ERMATENA
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LOGGIA DI ERCOLE
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STANZA DEL TORRIONE
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CAPPELLA
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STANZA DELLA PENITENZA
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SALA DEI FASTI FARNESIANI
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STANZA DEI GIUDIZI
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SALA DEI FASTI FARNESIANI
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CAMERA DEI SOGNI
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ANTICAMERA DEL CONCILIO
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ANTICAMERA DEGLI ANGELI
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CAMERA DELL'AURORA
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SALA DEL MAPPAMONDO
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STANZA DEI LANIFICI
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SALA DEL MAPPAMONDO
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DEAMBULATORIO
1576-1577
Attraverso un piccolo vestibolo, destinato alla cosiddetta "seconda guardia", la Scala
Regia immette nel portico che circonda il cortile al livello del primo piano. Questo
corridoio anulare funge da raccordo tra gli ambienti principali del piano nobile, i
giardini e le piccole scale di servizio che salgono ai livelli superiori.
La decorazione pittorica fu realizzata tra il 1576 ed il 1577, forse sotto la direzione di
Antonio Tempesta, come vorrebbe la tradizione; essa consiste fondamentalmente in
motivi a grottesca,
g rottesca, che nella volta incorniciano imprese araldiche e nella parete
riquadri con paesaggi, scenette a monocromo e diverse specie di uccelli.
La caratterizzazione principale del deambulatorio consisteva nella presenza di una
serie di busti dei dodici Cesari, realizzati da Giovanni Battista de' Bianchi sul modello
di quelli che il cardinale Alessandro aveva già
gi commissionato a Tommaso della Porta
per il palazzo di Roma. I busti dei primi dieci imperatori erano collocati nelle nicchie
della parete circolare e quelli degli ultimi due, Tito e Domiziano, erano ospitati negli
oculi sopra le porte dei saloni di rappresentanza. Questi busti furono trasferiti intorno
al 1861 nel palazzo Farnese di Roma. Il re Francesco II di Borbone li fece prelevare
dall'architetto Antonio Cipolla nel corso della vasta campagna di lavori finalizzata ad
adeguare la residenza romana dei F
Farnese
arnese alle esigenze della corte napoletana in esilio.
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LOGGIA DI ERCOLE
PIANO NOBILE
Le grandi arcate della sala, chiuse precocemente a vetri, si aprivano un tempo sul vasto
panorama. La presenza di una fontana, il pavimento smaltato, le vedute dipinte sulle
pareti ne sottolineano il carattere di luogo semi-aperto.
Le pareti e la fontana (1572-1573)
Le dieci vedute sulle pareti ritraggono i principali possedimenti farnesiani, integrando
il panorama reale goduto dalla loggia: sui lati corti, le cittadine del ducato di Castro e
Ronciglione; sopra le porte, le capitali del ducato di Parma
Par ma e Piacenza.
Nelle arcate dipinte opposte ai finestroni, i quattro paesaggi quasi illeggibili dovevano
alludere alle stagioni.
A destra della fontana, il gentiluomo che esce dalla porta con un libro sotto braccio è
forse identificabile con Fulvio Orsini, bibliotecario e antiquario dei Farnese, quasi
certamente autore del programma iconografico della sala.
La fontana rustica accresceva il senso di frescura della loggia; l'acqua, un tempo sgorgante
da un amorino addormentato, giungeva dal fiume rappresentato nello sfondo, in un
paesaggio proteso verso lo spazio reale. Un ricco rivestimento di stucchi e mosaici
conferisce spessore al fondale, fino al gruppo in marmo cipollino, con statue di fanciulli
intenti a versare acqua nella grande tazza di giallo antico.
Alla decorazione lavorarono maestranze gi
già attive nella Villa d'Este a Tivoli. La
fontana è opera di Curzio Maccarone, noto come "Curzio delle fontane", esperto
conteso dai committenti più
pi illustri. Il mosaico dello sfondo è attribuito a Francesco
da Tivoli o al giovane El Greco. Le sei statue di putti sono in parte antiche interessate
da restauri cinquecenteschi, in parte attribuibili a Giovanni Battista de' Bianchi,
scultore-restauratore al servizio del cardinale Alessandro.
La composizione della fontana è stata interpretata come allegoria del battesimo.
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LOGGIA DI ERCOLE
PIANO NOBILE
La volta e le lunette (1568-1569)
Nella volta, tra ricchissimi stucchi con putti ad altorilievo, sono rappresentate le gesta
di Ercole.
I riquadri maggiori (1, 2, 3, 4, 5) illustrano un mito legato al territorio, tratto dal
commento di Servio a Virgilio: Ercole, di passaggio sui monti Cimini, è impegnato in
una prova di forza e dopo aver conficcato una lancia nel terreno, fa scaturire il lago di
Vico. La storia ha intenti celebrativi nei confronti di Alessandro Farnese, che aveva
promosso la regolazione delle acque del lago. L'assimilazione con Ercole è pienamente
rivelata nel riquadro che illustra La costruzione del tempio di Ercole (5), dove
l'architetto della fabbrica ha le sembianze del Vignola.
Nei riquadri minori (6, 7, 8, 9) sono illustrate quattro delle dodici fatiche di Ercole,
mentre le lunette raffigurano il furto dei buoi di Ercole da parte di due ladroni e
l'intervento in suo aiuto di Giove, con una pioggia di sassi.
La decorazione della sala fu avviata da Federico Zuccari, autore del riquadro centrale;
a seguito di dissapori con il cardinale venne poi allontanato dal cantiere e sostituito
con Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, che completò
complet il lavoro adeguando il proprio stile
a quello del predecessore.
Tre delle quattro fatiche di Ercole, nei riquadri più
pi piccoli (7, 8, 9) sono attribuite al
fiammingo Bartholomaeus Sprangher.
L'ORIGINE DEL LAGO DI VICO
1 Ercole conficca la lancia nel terreno, sfidando i pastori ad estrarla
2 I giovani pastori tentano inutilmente di estrarre la spranga
3 Ercole estrae la spranga, e dal terreno sgorga l'acqua
4 Ercole è disteso tra le aque del lago ormai formato
5 Gli abitanti dei Cimini costruiscono un tempio dedicato ad Ercole
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LE FATICHE DI ERCOLE
6 Battaglia di Ercole con i Centauri
7 Ercole cattura Cerbero
8 Ercole uccide l'Idra di Lerna
9 Ercole uccide il Toro Cretese
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CAPPELLA
Federico Zuccari e aiuti, 1566 - 1567
L'ambiente circolare della cappella corrisponde in pianta allo spazio simmetrico della
Scala Regia e comunica con il portico tramite una piccola sacrestia. L'interno è
armonico, con il ritmo scandito uniformemente su pareti, soffitto e pavimento e con il
raffinato utilizzo della luce filtrata dalle vetrate istoriate. Il pavimento disegnato da
Vignola è la proiezione della cupola ed è arricchito da gigli araldici e da preziosi tondi
marmorei, specchio dei medaglioni della volta.
La decorazione pittorica si deve a Federico Zuccari, che nel settembre del 1566 si
sostituì al fratello Taddeo, morto pochi giorni prima. Nella cupola sono rappresentati
sostitu
episodi del Vecchio Testamento; sulle pareti, dove è più
pi evidente la mano di Federico,
apostoli a figura intera accompagnano una Piet
Pietà tra S. Giovanni Battista e le Marie al
sepolcro. Tra i discepoli si riconoscono i ritratti di Taddeo Zuccari (Giuda Taddeo) e del
Vignola (S. Giacomo maggiore).
La Piet
Pietà che serve da pala d'altare, è una replica su muro della splendida tavola che
Taddeo aveva già
gi dipinto per questa cappella, ma che Federico volle tenere per sé.
s.
Nelle lunette sopra le porte sono dipinti Gregorio Magno, con l'attributo della colomba,
S. Lorenzo e S. Stefano, con i rispettivi strumenti del martirio, graticola e pietre.
Le vetrate con i dodici apostoli si devono a un "Roberto fiammingo", attivo a corte
anche come pittore di paesaggi.
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Creazione degli astri
Creazione di Eva
Diluvio universale
Sacrificio d'Isacco
Passaggio del Mar Rosso
Samuele consacra re David, ungendolo con l'olio che cade dal corno
David riceve i tributi dai popoli assoggettati
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SALA DEI FASTI FARNESIANI
Taddeo Zuccari e aiuti, 1561 - 1563
Il fastoso salone è dedicato all'esaltazione dinastica del committente, come nel Salotto
del palazzo Farnese di Roma o nella Sala dei cento giorni alla Cancelleria, residenza
romana del cardinale Alessandro.
I momenti salienti dell'epopea farnesiana sono esibiti con solennit
solennità,, datati e
commentati da iscrizioni di gusto classico; gli episodi più
pi antichi sono illustrati nella
volta, i più
pi recenti sulle pareti, dipinti come fossero arazzi.
I temi furono elaborati da Onofrio Panvinio, con la collaborazione di Paolo Manuzio
per le epigrafi.
Sulla volta sono rievocati gli episodi relativi al periodo di ascesa e affermazione
territoriale della famiglia (1100-1435).
I quattro riquadri nei lati lunghi (3, 4, 5, 6) celebrano gli antenati del cardinale
Alessandro come condottieri al servizio della Chiesa o di potenze secolari ad essa
fedeli; le due scene di investitura (5, 6) sottolineano la legittimità
legittimit del potere esercitato.
I tondi nei lati corti (1, 2) si riferiscono a fatti memorabili compiuti dai Farnese a
Orbetello e a Orvieto, località
localit ai confini del ducato di Castro.
Al centro della volta, lo stemma farnesiano nella versione antica con sedici gigli, ridotti
prima a nove, poi a sei. Da oculi sfondati si affacciano quattro allegorie, che
rappresentano i fondamenti della gloria dei Farnese (a, b, c, d).
1 Pietro Farnese fonda Orbetello dopo aver sconfitto i nemici della
Chiesa (1100)
2 Guido Farnese, principe d'Orvieto, riporta la pace in citt
città (1313)
3 Pietro Niccolò
Niccol Farnese libera Bologna dall'assedio dei Visconti
(1361)
4 Pietro Farnese entra in trionfo a Firenze dopo aver sconfitto i
Pisani (1362)
5 Ranieri Farnese a capo dell'esercito fiorentino dopo la morte del
fratello Pietro (1362)
6 Ranuccio Farnese nominato capitano dell'esercito pontificio da
Eugenio IV ed insignito della rosa d'oro (1435)
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Allegoria della Sovranit
Sovranità spirituale
Allegoria della Sovranit
Sovranità temporale
Allegoria della Fama
Allegoria del Valore
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SALA DEI FASTI FARNESIANI
Taddeo Zuccari e aiuti, 1561 - 1563
Le pareti illustrano il periodo di massimo splendore della dinastia, coincidente con il
pontificato di Paolo III, quando i Farnese ricoprirono ruoli di grande rilievo grazie
all'aiuto del pontefice e ad una accorta politica matrimoniale.
Nella pareti corte si ricordano le nomine conferite da Paolo III al figlio Pierluigi e al
nipote Orazio e i matrimoni che imparentarono i Farnese con la famiglia imperiale e
con i reali di Francia. I ritratti di Filippo II ed Enrico II sono un omaggio ai regnanti
di Spagna e di Francia all'epoca della decorazione della sala.
I grandi riquadri delle pareti lunghe esaltano il committente mentre porta a termine
delicate missioni diplomatiche in nome del papa o ne ricordano i meriti come
difensore degli interessi familiari.
Le vicende sono descritte con grande attenzione per i costumi e il cerimoniale, segni
distintivi del rango e del potere, e per i tratti fisionomici dei personaggi. La sala è una
vera galleria di ritratti che i contemporanei potevano facilmente riconoscere e che il
pittore ha spesso mutuato dai quadri eseguiti per i Farnese da Tiziano.
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Pier Luigi Farnese è nominato capitano della Chiesa da Paolo III (1535)
Orazio Farnese è nominato prefetto di Roma da Paolo III (1538)
Incontro di Worms (1544)
Giulio III restituisce Parma ai Farnese (1550)
Ottavio Farnese sposa Margherita d'Austria (1539)
Matrimonio di Orazio Farnese con Diana di Valois (1552)
La Guerra Luterana (1546)
Francesco I riceve a Parigi Carlo V, accompagnato dal cardinal Farnese (1540)
a Enrico II di Francia
b Filippo II di Spagna
c Allegoria di Roma
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ANTICAMERA DEL CONCILIO
Taddeo Zuccari e aiuti, 1561 - 1563
L'ambiente mediava il passaggio dal salone d'onore agli spazi pi
più intimi del cardinale,
introducendo per gradi alle stanze private dell'appartamento estivo.
La decorazione prosegue il tema dell'esaltazione dinastica, qui focalizzata sulla figura di
Paolo III, vero artefice delle fortune della famiglia. Tutte le scene rappresentate sono
infatti riferibili ad episodi salienti del suo lungo pontificato (1534-1549), segnato dalla
minaccia espansionistica dei Turchi e da gravi crisi politiche e religiose, come lo scisma
anglicano o la riforma luterana.
La sala prende il nome dal dipinto nella parete di fronte alle finestre, raffigurante il
Concilio di Trento (1545-1563), indetto da papa Farnese in risposta ai Protestanti.
Le figure femminili sopra le porte personificano le virtù
virt fiorite all'ombra di Paolo III,
ideate da Annibal Caro e Fulvio Orsini su modelli di monete antiche della collezione del
cardinale Alessandro. Onofrio Panvinio fu l'inventore delle scene storiche e delle relative
iscrizioni.
La decorazione si distingue per i preziosi stucchi con effetto di cammeo e per lo schema
compositivo basato su un impianto architettonico illusionistico, ideato e realizzato da
Vignola, al quale si devono le colonne corinzie dipinte agli angoli come ideale sostegno
di finti architravi
architravi marmorei, assai celebrate dai contemporanei.
VOLTA
1 Investitura di Paolo III (1534)
2 Paolo III ottiene l'unione della flotta imperiale e veneta contro i Turchi
(1538)
3 Paolo III scomunica Enrico VIII d'Inghilterra (1536)
4 Sottomissione di Perugia dopo la ribellione contro la tassa sul sale
(1540)
5 Paolo III accompagna con preghiere la flotta imperiale che salpa verso
Tunisi (1535)
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PARETI
1 Omaggio di Carlo V a Paolo III dopo la vittoria di Tunisi (1535)
2 Paolo
Paolo III nomina dei cardinali, quattro dei quali destinati a divenire papi
3 La tregua di Nizza tra Carlo V e Francesco I (1538)
4 Apertura del Concilio di Trento
a. Allegrezza ((Hilaritas
Hilaritas)) b. Abbondanza c. Sicurezza d. Pace e. Religione f. Giustizia
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CAMERA DELL'AURORA
Taddeo Zuccari e aiuti, 1563 - 1565
La Camera dell'Aurora apre la sequenza delle stanze private dell'appartamento estivo
che, dall'Anticamera del Concilio, si susseguono con un grado di crescente intimità.
intimit .
Più piccole rispetto agli ambienti di rappresentanza, le stanze presentano le pareti
Pi
nude, ornate un tempo da sontuosi paramenti di seta o di cuoio, venduti all'asta dai
Farnese nel 1681.
In questa stanza, destinata a camera da letto, sono illustrate personificazioni, miti o
divinità allegoricamente legate ai temi della notte e del sonno. Nell'ovale centrale,
divinit
l'Aurora irrompe dalla direzione della finestra e, preannunciata dal Crepuscolo, mette
in fuga la Notte; ai lati la Luna e Mercurio, che scende sulla terra per infondere il
sonno. Le architetture dipinte - forse del Vignola - rafforzano la finzione prospettica,
simulando anche una maggiore altezza della stanza, per accompagnare il passaggio visivo
dall'anticamera, notevolmente più
pi alta. Il programma iconografico è di Annibal Caro, che
fornì al pittore indicazioni molto precise sui soggetti da rappresentare. La sua lunga
forn
lettera di istruzioni a Taddeo Zuccari venne pubblicata da Giorgio Vasari, rendendo la
stanza celebre già
gi tra i contemporanei.
Una parte consistente dell'ovale con l'Aurora, caduta a più
pi riprese a partire dalla fine
del XVIII secolo, è opera di un rifacimento del pittore Andrea Giorgini sotto la
direzione di Vincenzo Camuccini (1834).
1 La Vigilanza
2 Cefalo, giovane amato dall'Aurora dalla cui unione nascer
nascerà Fetonte
3 Titone, marito dell'Aurora
Soggetti relativi a Mercurio
4 Sacrifici a Mercurio
5 I Lari, geni tutelari della casa
6 Batto, pastore traditore trasformato in sasso da Mercurio
Soggetti relativi alla Notte
7 La Quiete
8 Atlante, sostiene la volta celeste con le stelle della notte
9 Oceano, attende che la Notte si tuffi
Soggetti relativi alla Luna
10 Sacrifici per placare i Lemuri
11 Pan, innamorato della Luna
12 Endimione, giovane amato dalla Luna
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Arpocrate
Arpocrate,, dio egizio del silenzio
Angerona, dea della segretezza
La casa del Sonno
Brito, interprete dei sogni
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STANZA DEI LANIFICI
Taddeo Zuccari, 1563 - 1565
La stanza mette in comunicazione l'appartamento estivo con il cortile e con il giardino
segreto. I documenti la descrivono come "fatta per vestire"; sia la posizione, vicina alla
camera da letto, che il tema della decorazione confermano in effetti la sua funzione di
spogliatoio.
Le scene rappresentate nei riquadri della volta rimandano ad attività
attivit come la filatura, la
tessitura, la colorazione dei tessuti e più
pi in generale alla realizzazione degli abiti. Gli
stessi motivi ricorrono nei fondi a grottesche, dove compaiono graziose figurette che
armeggiano con diversi tipi di filati.
Nel riquadro centrale campeggia Minerva, inventrice delle tecniche di lavorazione della
lana, nell'atto di insegnare l'uso delle vesti agli uomini, che la onorano per questo con
offerte sacrificali.
Il riquadro ottagonale dal lato del camino è dedicato alla scoperta della porpora da
parte di Ercole e Tyro, argomento quanto mai pertinente alla funzione specifica della
stanza, considerato che la porpora, come colore cardinalizio, doveva ampiamente
caratterizzare l'abbigliamento del padrone di casa. La presenza di questo soggetto ha
fatto supporre che Fulvio Orsini, esperto conoscitore del mito di Ercole, possa aver
quanto meno partecipato alla redazione del programma iconografico di questa stanza,
generalmente attribuita invece ad Annibal Caro.
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Minerva insegna agli uomini l'uso delle vesti
Aracne sfida Minerva nella tessitura
Minerva distrugge i telai e trasforma Aracne in un ragno
Ercole e Tyro scoprono la porpora sulla spiaggia, dopo che il
loro cane, addentato un mollusco, si macchia il muso di rosso
Ercole dona a Tyro la veste tinta con la porpora in cambio
della quale la ninfa fenicia gli aveva promesso il suo amore
Il dio Pan cerca di adescare la ninfa Siringa offrendole
canestri di lana
Le tre Grazie, sorelle di Minerva e compagne di Venere,
derubate dei vestiti da Cupido, presso la fonte Acidalia
I Cinesi raccolgono le more di gelso per la produzione della
seta
Gli Sciti raccolgono dagli alberi materie da filare
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STANZA DELLA SOLITUDINE O DEI FILOSOFI
Taddeo Zuccari e aiuti, 1565 - 1566
La stanza, vero e proprio elogio della solitudine, esemplato sulla scia del De vita solitaria
di Petrarca, era lo studio del cardinale Alessandro. Il significato degli affreschi, come
per la Camera dell'Aurora, è chiarito in una lettera di Annibal Caro in cui l'erudito
discute le "invenzioni per dipingere lo studio di Monsignor Illustrissimo Farnese" con
Onofrio Panvinio, anch'egli impegnato nel programma iconografico.
I riquadri principali della volta presentano due diversi concetti di solitudine: come
mezzo per rafforzare lo spirito per i Cristiani, come aspirazione finale per i filosofi.
Sopra il camino, Cristo, S. Giovanni Battista e S. Paolo escono dall'isolamento per
darsi alla predicazione, mentre i filosofi raffigurati di fronte rifuggono sdegnosamente
ogni contatto col mondo; un platonico si cava gli occhi ed un cinico scaglia sassi
contro i curiosi.
Nei riquadri minori troviamo i ritratti di coloro che hanno celebrato o praticato la
solitudine: poeti, filosofi ed eremiti, compresi quei sovrani che, abdicando, si sono
ritirati dalla vita attiva, come Carlo V o Diocleziano, nel tondo a monocromo nello
strombo della finestra.
Numerosi gli animali raffigurati, simboleggianti la solitudine, come il passero solitario,
la lepre e l'aquila. Altri rimandano ai concetti della contemplazione e dell'elevazione
della mente, come l'elefante, la fenice o il pegaso, o alla prudenza, come il serpente. Il
pellicano bianco che nutre i figli con le proprie viscere simboleggia il sacrificio di se
stessi.
1 La solitudine dei pagani
2 La solitudine dei cristiani
ANTICHI LEGISLATORI
3 Minosse
4 Numa Pompilio
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FILOSOFI ANACORETI DI QUATTRO DIVERSE NAZIONI
5 Gimnosofisti - indiani
6 Iperborei - "settentrionali"
7 Esseni - giudei
8 Druidi - galli
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PERSONAGGI LEGATI AL TEMA DELLA SOLITUDINE
Celestino V (9), Diogene (10), Menandro (11), Aristotele (12), eremiti (13), Carlo V (14)
Seneca (15), Euripide (16), Solimano (17),visione di S. Agostino (18), Catone (19), Cicerone (20)
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GABINETTO DELL'ERMATENA
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Federico Zuccari e aiuti, 1566
La funzione di questo ambiente, studiolo personale del cardinale Alessandro, è
confermata dalle fonti, dalle ridotte dimensioni della stanza e dalla sua particolare
posizione appartata, elementi che ne fanno uno spazio intimo e adatto al
raccoglimento.
Il grande tondo al centro del soffitto, considerato uno dei migliori brani autografi di
Federico Zuccari, raffigura un essere androgino costituito dalla fusione di Mercurio e
Minerva, identificato da un cartiglio in greco come Hermathena
Hermathena..
La figurazione simboleggia l'unione di eloquenza e sapienza e benchè
bench rappresentata di
rado, veniva spesso evocata negli ambienti umanistici, sulla scia di Cicerone che per
primo l'aveva posta ad ornamento della propria Accademia. È possibile che
Alessandro Farnese abbia richiesto questo soggetto per sottolineare il proprio ruolo di
mecenate nei confronti della prestigiosa istituzione di studi umanistici di cui era
protettore, la bolognese Accademia Bocchiana, che aveva come insegna proprio la
coppia Ermes-Atena.
Nei pennacchi agli angoli della volta sono raffigurati oggetti relativi alle scienze e alle
arti che alluderebbero, secondo alcune letture, alle invenzioni di Mercurio e di Minerva.
Nelle lunette d'imposta della volta sono inseriti riquadri con paesaggi antichizzanti. In
uno dei paesaggi è riconoscibile il Serapeo di Villa Adriana, in un altro l'episodio di
Ulisse con le sirene, inno al desiderio di conoscenza.
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STANZA DEL TORRIONE
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PIANO NOBILE
Celebrato dai contemporanei come sacro alle Muse e alle Arti, anche questo ambiente
doveva avere una funzione legata al godimento estetico e alle attività
attivit intellettuali. Qui,
come nello studiolo, con ogni probabilità
probabilit il cardinale custodiva gelosamente oggetti
mirabili delle sue straordinarie collezioni, ad esclusione dei libri, sistemati invece nella
stanza al piano superiore.
La concentrazione al vertice del pentagono di ambienti destinati alle collezioni
preziose e alle attività
attivit intellettuali, suggerisce per questa zona del palazzo un ruolo di
vera e propria "testa" dell'organismo architettonico, deputata all'esercizio dell'intelletto.
La stanza è ricavata nell'unico torrione del palazzo, edificato sul retro dell'edificio, in
posizione opposta alla facciata. Siamo nella zona pi
più intima e più
pi lontana dagli spazi
pubblici e di rappresentanza; negli altri piani del torrione sono sistemati altri ambienti
dalla funzione strettamente privata, come la stanza da bagno del cardinale e la
biblioteca. I diversi livelli sono raccordati da una scaletta a chiocciola chiamata
tradizionalmente "scala del cartoccio", per la particolare caratteristica del passamano
elicoidale, la cui forma permette ad un cartoccio, opportunamente zavorrato, di
scivolare lungo tutta la balaustra senza cadere.
Il cassettonato, che
che presenta analogie con alcuni soffitti del Palazzo Farnese di Roma,
reca in bella mostra lo stemma di Alessandro circondato dalle imprese farnesiane.
Venne realizzato nel 1579 da un "maestro Marco da Caprarola falegname", alla cui
bottega il cardinale affidò
affid anche l'esecuzione del cassettonato della chiesa romana di S.
Lorenzo in Damaso, di cui era titolare.
Il fregio dipinto sulla parete, con paesaggi inquadrati agli angoli da unicorni araldici
rampanti, simula una cornice su cui ricadono morbidamente dei drappi. Espressione di
una cultura figurativa diversa da quella degli Zuccari e più
pi vicina ai fiamminghi,
tradizionalmente attribuito a Bartolomeo Spranger, è forse opera di Antonio
Tempesta.
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STANZA DELLA PENITENZA
Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569 - 1571
La stanza apre la successione di ambienti che formano l'appartamento invernale;
considerata a lungo una sala da pranzo, doveva ricoprire anch'essa la funzione di
studio.
Rispetto all'appartamento estivo, dove prevalgono i soggetti storico-mitologici, qui la
decorazione presenta contenuti prevalentemente incentrati su temi religiosi, legati al
clima della Controriforma; anche sul piano formale, i modi di Jacopo Zanguidi detto il
Bertoja, più
pi vicini a Parmigianino, segnano uno stacco rispetto allo stile degli Zuccari.
La stanza corrisponde a quella della Solitudine e la decorazione ne riprende il tema,
trattandolo però
per da un punto di vista squisitamente religioso; gli eroi della vita
contemplativa, proposti come modello di virtù,
virt , sono eremiti, monaci ed anacoreti,
intenti alla meditazione o alla penitenza; il digiuno, la preghiera e la mortificazione
della carne, vengono indicati come mezzi "per abnegar se stesso et portar la croce di
Christo". Si spiega cos
così l'esaltazione della croce nel riquadro centrale, punto focale per
tutti gli exempla dipinti nel resto della volta.
Il programma generale della decorazione si deve al cardinale Guglielmo Sirleto, storico
della Chiesa e bibliotecario vaticano, che ideò
ide con ogni probabilit
probabilità anche le due stanze
successive. In linea con i decreti del concilio di Trento, che rifiutavano la dottrina
protestante della giustificazione per fede, i soggetti qui rappresentati vogliono
sottolineare l'importanza delle buone opere, ribadendo anche il valore del
monachesimo, messo in discussione dai Luterani.
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Esaltazione della croce
S. Giovanni Battista
S. Pambo
S. Pior
S. Macario d'Alessandria
S. Arsenio
Visione di S. Antonio
S. Macario d'Egitto
S. Paolo eremita
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STANZA DEI GIUDIZI
Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569 - 1571
La decorazione della stanza inneggia alla saggezza ed alla giustizia di coloro che
governano con l'aiuto di Dio.
Al centro della volta Il Giudizio di Salomone, esempio paradigmatico di questo
concetto, ribadito dalle scene dei due lunettoni laterali, che rappresentano da una parte
Mosè e dall'altra i giudici da lui delegati nell'atto di amministrare la giustizia.
Mos
Agli angoli della volta, quattro episodi mostrano le conseguenze dell'obbedienza o
della disobbedienza alle leggi di Dio: da una parte due esempi di punizione, dall'altra la
costruzione di edifici dedicati al Signore.
La presenza dello stemma farnesiano in una di queste due ultime scene, come i putti
che nei tondi e negli ovali esibiscono i gigli di famiglia, denotano un chiaro intento
celebrativo e alludono alla benevolenza e alla giustizia dei Farnese, che governano in
ossequio alle leggi di Dio.
È forse in questa stanza che il cardinale concedeva udienza; i passaggi diretti verso il
cortile o verso l'esterno, permettevano infatti di regolamentare gli accessi, garantendo
la riservatezza degli ambienti adiacenti. Questa funzione non rispetta la simmetria con
la omologa stanza dell'appartamento invernale, adibita a spogliatoio; funzione che qui
non trova riscontro in alcun elemento.
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Giudizio di Salomone
Mosè
Mos unico giudice degli Israeliti
I giudici delegati da Mosè
Mos esercitano le loro funzioni
David sceglie i sacerdoti del Tempio e nomina del
"sommo sacerdote"
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5 Dio benedice il tempio di Salomone
6 Mosè
Mos e gli Israeliti costruiscono il santuario di Dio
7 David indica a Salomone dove erigere il Tempio
8 Il profeta Natan rimprovera David per l'uccisione di Uria
9 David punisce con la morte il soldato amalecita che aveva ucciso il re Saul
10 S. Paolo
11 S. Pietro
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CAMERA DEI SOGNI
Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569 - 1571
È la camera da letto invernale del cardinale Alessandro, concepita in stretto rapporto
con la stanza dell'appartamento estivo destinata ad analoga funzione (Camera
dell'Aurora): uguale il disegno delle volte e identiche alcune soluzioni decorative.
Il compito di evocare la notte e il riposo è qui affidato a soggetti biblici, in linea con il
carattere controriformato di tutta la decorazione dell'appartamento invernale, il cui
programma si deve forse ancora al cardinale Sirleto.
Le scene dipinte sono tratte dall'Antico Testamento e riguardano sogni o eventi
accaduti durante il sonno dei protagonisti, come la creazione di Eva dalla costola di
Adamo dormiente o il taglio dei capelli operato da Dalila su Sansone addormentato. I
sogni premonitori recano a volte messaggi espliciti, come nel Sogno di Giacobbe, altre
volte richiedono l'intervento di interpreti, quali Giuseppe o Daniele.
Il fregio a monocromo che circonda l'ovale centrale, i colori cangianti dalle tinte
pastello, l'eleganza delle figure in movimento, fanno di questa stanza il capolavoro di
Bertoja.
Il paesaggio che fa da sfondo al Sogno di Giacobbe è attribuito al fiammingo Cornelis
Loots.
La camera è servita da una scaletta a chiocciola ricavata nello spessore dei muri e
dispone di uno "stantiolino" per la seggetta, che consentiva al cardinale di appartarsi in
privato per i bisogni fisici. Il piccolo ambiente presenta un curioso cassettonato ligneo
a forma di labirinto che replica in formato ridotto un soffitto del Palazzo Ducale di
Mantova.
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Il sogno di Giacobbe
Sansone e Dalila
Sogno del Faraone
Giuseppe in prigione
Il sogno di Nabuccodonosor
Elia nutrito dall'Angelo
Altro sogno di Nabuccodonosor
Il sogno di Giuseppe
La creazione di Eva
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ANTICAMERA DEGLI ANGELI
Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, Giovanni de' Vecchi
Raffaellino Motta da Reggio, 1572 - 1575
La sala è dedicata agli angeli, celebrati come strumento della potenza e della giustizia
divine. Negli episodi rappresentati sulle pareti e nei lunettoni, gli angeli annunciano o
eseguono la volontà
volont del Signore, benevolo verso i giusti, ma sdegnoso nei confronti
degli empi.
Il programma iconografico ha un valore propagandistico, prodotto dei nuovi indirizzi
tridentini; l'idea fondamentale del trionfo del bene sul male, ben esemplificata dalla
Cacciata degli Angeli Ribelli nella volta, rivendica il successo dottrinale e spirituale
della Chiesa di Roma, ampliando cos
così il significato dell'altra anticamera, dedicata alle
gesta di Paolo III, dove venivano celebrati i trionfi della Chiesa in senso politico e
temporale.
La decorazione del soffitto e dei lunettoni si deve al Bertoja, che ha lasciato il suo
autoritratto nella volta (demone a mezzo busto con lunghe orecchie che si sporge da una
nuvola). La precoce scomparsa impedì
imped al pittore di proseguire la decorazione della sala,
completata nel 1575 da Giovanni de' Vecchi con l'assistenza di Raffaellino da Reggio. La
sala è nota anche per gli effetti acustici ottenuti con accorgimenti architettonici,
destinati a stupire gli ospiti.
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Daniele nella fossa dei leoni
Angelo del settimo sigillo
Angelo che purifica le labbra di Isaia
L'Angelo ferma la mula di Balaam
L'Arcangelo Michele appare al pastore Gargano
Davide edifica un altare, placando l'ira di Dio
Annuncio dell'Angelo a Gedeone
S. Michele Arcangelo
Arcangelo Raffaele con Tobiolo
Strage dell'esercito assiro di Sennacherib
L'Arcangelo Michele annuncia la fine della pestilenza
Gabriele con giglio e clematide
L'Angelo con la Gerusalemme celeste
Un Angelo segna gli eletti e ferma gli Angeli dell'Apocalisse
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SALA DEL MAPPAMONDO
Giovanni Antonio da Varese detto Vanosino
Giovanni de' Vecchi, Raffaellino Motta da Reggio
1573 - 1574
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Il salone di rappresentanza dell'appartamento invernale è celebre per le decorazioni di
soggetto astronomico e geografico, filone figurativo di moda nel XVI secolo, dopo il
generale interesse suscitato dalle grandi navigazioni e risponde all'esigenza di adeguare
la rappresentazione del mondo alle nuove conoscenze. La descrizione del cielo e della
terra nasconde qui ulteriori significati - politici, religiosi e filosofici, tesi essenzialmente
a celebrare il potere e le aspirazioni del committente.
Il programma decorativo è stato elaborato da Orazio Trigini de' Marij, presentato al
cardinale dall'amico Fulvio Orsini, che probabilmente collabor
collaborò con lui. Per le carte
geografiche intervenne lo specialista in cartografia, Giovanni Antonio da Varese detto
il Vanosino, gi
già autore della Cosmografia nella Terza Loggia vaticana.
La volta e le lunette
Nella volta una mappa celeste descrive in forma universale le costellazioni attraverso i
personaggi mitologici ad esse associati. Le stelle dorate sono distribuite secondo i più
pi
aggiornati cataloghi astronomici, come accurate sono le linee di orientamento, in oro,
proiezione dei cerchi della sfera celeste: equatore, eclittica, tropici e coluri. Il cielo è
colto nel momento del solstizio d'inverno.
Autore della mappa dovrebbe essere Giovanni de' Vecchi, anche se il Vanosino ne
eseguì una analoga per Gregorio XIII in Vaticano. A Giovanni de' Vecchi e Raffaellino
esegu
da Reggio spettano sicuramente i dipinti dei lunettoni, che raccontano l'origine
mitologica dei dodici segni zodiacali, distribuiti sulle pareti secondo le stagioni.
Nei lati lunghi, le quattro figure maschili abbigliate all'antica con dei rotuli in mano,
interpretabili come profeti o astronomi, hanno il compito di collegare il cielo dipinto
sulla volta con la terra rappresentata sulle pareti.
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SALA DEL MAPPAMONDO
Giovanni Antonio da Varese detto Vanosino
Giovanni de' Vecchi, Raffaellino Motta da Reggio
1573 - 1574
Sulle pareti si dispiegano straordinarie carte geografiche, dipinte dal Vanosino sulla
base delle indicazioni che il de' Marij aveva tratto da fonti sia letterarie che
cartografiche.
Sulla parete di fondo campeggia la rappresentazione del planisfero, circondato da teste
di putti che soffiano, con allusione ai venti, e da quattro matrone disposte agli angoli,
personificazione dei continenti allora conosciuti.
Sulle pareti lunghe sono distribuite le carte dei quattro continenti allora noti, mentre la
parete opposta al planisfero è dedicata alle terre d'origine del Cristianesimo e della
Chiesa, Giudea e Italia, accompagnate anch'esse da relative personificazioni. Le porte e
le finestre sono sovrastate dai ritratti dei più
pi illustri esploratori.
Le mappe sono corredate da una scala in miglia, dipinta in oro come i tracciati dei
fiumi e delle coste. Poche le concessioni agli elementi decorativi, nel rispetto del
carattere scientifico delle rappresentazioni: navi, balene e qualche animale fantastico a
segnare i confini meno noti.
Nel 1578 la sala ospitò
ospit per un banchetto il papa Gregorio XIII, che poco dopo
commissionò la Galleria delle carte geografiche in Vaticano, forse proprio sulla scia
commission
della suggestione esercitata da Caprarola.
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Asia
America
Planisfero
Personificazione dell'America
Personificazione dell'Europa
Personificazione dell'Africa
Personificazione dell'Asia
Europa
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Giudea
Personificazione della Giudea
Personificazione di Gerusalemme
Italia
Personificazione di Roma
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Ferdinando Magellano
Marco Polo
Cristoforo Colombo
Ferdinando Cortez
Amerigo Vespucci
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