Ein Madchen oder Weibchen wünscht Papageno

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Ein Madchen oder Weibchen wünscht Papageno
E’ il 30 settembre del 1791 quando il librettista del Flauto
magico, Emanuel Schikaneder, canta in prima esecuzione,
nella parte di Papageno, l’allegro uccellatore, favolistico
alterego dell’eroe Pamino, “Ein Madchen oder Weibchen
wünscht Papageno sich!”, tra gli scintillii incantati del
glockenspiel...
E’ un inno giocoso al femminile, di cui un solo bacio
accogliente basta a trasfigurare il mondo, così che l’uomo
ritrova gusto nel mangiare e bere, si compara ai re, gioisce
della vita e si sente in Paradiso..
L’aria diventa popolarissima a Vienna, ed è proprio
nell’attingere alla vitalità del popolare e testimoniarla che
Beethoven, solo sette anni dopo, la usa come spunto per
comporre delle Variazioni per violoncello e pianoforte dando voce, ancor più che
all’elaborazione degli elementi strettamente musicali del tema, al carattere stesso di
Papageno, rievocandone le sfaccettaure con “un’estrema inventiva e vivacità”
(Rattalino).
E’ il primo momento del viaggio di oggi nelle “inner memories”, che inizia dunque
ascoltando la radice generativa del popolare e della gioia di vivere della cultura
tedesca; le variazioni, di per sè, già ricercano e manifestano potenzialità interne del
tema. il riferimento originario: lo trasformano, e a tratti, allontanandosene, solo lo
ricordano, ma in questo ne svelano anche aspetti nascosti o non immediatamente
percepibili.
E’ proprio questo gioco che lega spesso i rapporti, e i confronti, tra i diversi autori,
nel riutilizzo di materiali, ed è quel che sottende anche il secondo momento del
nostro incontro di oggi, la Suite italienne.
L’Italia, la cultura napoletana, così presente in Russia fin dal tempo degli operisti,
Cimarosa, Paisiello, resta un punto di riferimento anche per Igor Stravinsky, il mago
della citazione, della rielaborazione di mondi, della memoria e riutilizzo di generi,
che ricrea qui una suite, una serie di danze, di ispirazione settecentesca, da materiali
più di Domenico Gallo e Fortunato Chelleri, (di cui abbiamo ascoltato domenica
scorsa, con Casazza violinista, una versione della Follia di Spagna ed una Sinfonia
proprio in forma di suite) davvero stupefacenti per perizia di scrittura e forza
poetica, che, come un tempo si affemava, del più conosciuto
Pergolesi. Scritta nel 1932 e pubblicata nel 1935, la Suite italienne
riprende materiali dal Pulcinella, la prima opera (1920) in cui
Stravinsky si stacca dalla radice ispiratrice popolare russa ed
incontra, in un gioco di accoglienza e rielaborazione, altri
materiali e presenze. Realizzato all’Opéra National de Paris da un
ambiente culturale e cast d’eccezione, con la coreografia e la
presenza di Léonide Massine a fianco di Tamara Karsavina,
l’allestimento di Pablo Picasso, la direzione di Ernest Ansermet,
come spettacolo dei Ballet russe di Diaghilev, Pulcinella è la base
per l’elaborazione della Suite italienne, e le due composizioni restano un insuperato
esempio di felice riattualizzazione di una memoria musicale archetipica (anche
nell’uso delle maschere, da commedia dell’arte), ben continuando il nostro viaggio
d’ascolto iniziato dal Flauto magico.
La sonata di Franck, nella versione per violoncello di Jules Delsart, l’unica versione
approvata da Franck stesso per uno strumento che non fosse il violino, per cui era
stata concepita, rappresenta oggi un altro aspetto delle “Inner memories”, sia per la
pienezza evocativa di alcuni momenti, alcune “apparizioni” di contenuti emotivi che
per forza e carattere sembrano delle parti importanti di memoria di sè, che per la
stessa rivisitazione del brano originale da parte di uno strumento nuovo, che fa sì
che l’ascolto rimandi costantemente, in un gioco di richiami, alla memoria
dell’esecuzione al violino, più frequentata e conosciuta.
Ma il gioco della memoria è solo un aspetto di un ascolto che offre innumerevoli altri
percorsi ed interessi possibili, e il suggerimento di questa chiave di lettura resta
davvero solo un’indicazione iniziale per un viaggio, che ognuno poi percorrerà
secondo le proprie inclinazioni e scelte, e che ci auguriamo ricco e soddisfacente.
Buon ascolto!
Se la memoria la fa da regina
in un programma che di citazioni
è ricco, ed al passato ci avvicina,
non saran solo queste suggestioni
che condurranno il nostro ascolto vivo,
e che ci creeran grate emozioni..
ognun saprà trovare il suo motivo
per apprezzar, con nuova meraviglia,
il repertorio, con orecchio attivo!
MdC