Le Religioni Sud_Americane

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Le Religioni Sud_Americane
Le tradizioni religiose afroamerindie
Da Guida all’Umbanda, Candomblè e Santeria per il Praticante Individuale”, Anguana Editrice
(2013)
Le religioni afroamerindie hanno, a seconda delle origini, delle aree di provenienza e
di arrivo, tradizioni e credenze differenti, per quanto esista una ben definita linea
comune facilmente individuabile. Nel seguente saggio ci si è voluto soffermare sulle
manifestazioni religiose più diffuse nell’area sud americana e soprattutto su quelle
che hanno, più di altre, un’origine africana, ed in particolare l’Umbanda, il
Candomblè e la Santeria. Non mancheranno però richiami e rimandi ad altre
cultuazioni, forse meno note ma decisamente altrettanto interessanti.
Si parte così dal Candomblé, termine che significa “danzare di negri” ma più
probabilmente “gente del santo”. Nasce nelle città di Bahia e di Salvador, centri
nevralgici per il commercio degli schiavi africani e dove, fin dal XVI secolo, si
praticavano pratiche religose di origine bantù e yoruba. Da questi centri il
Candomblè si è poi diffuso in tutto Brasile, ma anche in Uruguay, Paraguay,
Argentina e Venezuela. Nato da differenti gruppi etnici come gli Yoruba, gli Ewe e i
Bantù, il Candomblè non ha una visione unitaria ed uniforme ma è suddiviso in sette
caratterizzate da differenze più o meno marcate. Esistono così molteplici
“Candomblè”, che variano dal luogo geografico, dal tempio, dal terreiro. E’ un culto
fortemente naturale, basato sulla credenze del sacro che pervade sia il mondo visibile
che quello invisibile e con il quale si può entrare in contatto. Non si tratta però di un
vero e proprio politeismo ma il principio unico, Zambi o Olorum, che manifesta i
suoi diversi aspetti nelle sembianze di molteplici divinità. Questa religione dunque,
definita da Bastide come quella in cui “gli dei africani incontrano gli dei indiani”, è
indirizzata alla cultuazione “delle forze della natura e degli antenati divinizzati”.
Consiste principalmente nel culto degli
Orishas, divinità di origine totemica e
familiare, associati ciascuno ad un elemento naturale. Nel Candomblè è presente il
fenomeno del sincretismo cristiano, ma questo è molto meno evidente che nelle altre
tradizioni come la Santeria e l’Umbanda e infatti le divinità vengono venerate e
rappresentate con il loro nome e con il loro aspetto originario. Spesso il Candomblé
viene anche identificato con il termine di Macumba, in realtà con questo termine si
dovrebbe indicare la parte più operativa della religione, con il significato di
“fattucchieria”. Alla fine del XIX secolo il Candomblé inizia a mescolarsi con le
nuove idee spiritualistiche europee di Kardec. Chi era costui? Cambiamo per un
attimo continente.
Nel 1855, in Europa, un certo Denizard Leon Hippolyte Rivail iniziò ad incuriosirsi
ai numerosi
fenomeni di tavolini ruotanti e sedute medianiche che stavano
travolgendo la società di Occidente. Durante una seduta spiritica, a cui partecipò per
pura curiosità, entrò in contatto con una entità che affermava di averlo conosciuto in
un’altra vita, ovvero quando entrambi erano druidi, quando Rivail aveva un altro
nome, quello di Kardec. Allan Kardec prese il posto di Rivail, da docente scettico
divenne il padre e fondatore dello Spiritismo. Il credo kardeciano, intriso di credenze
pagane e neodruidiche, è basato sull’idea che tutta la materia sia permeata di energia,
o perifLuido, derivante da un dio creatore. Un’idea molto simile a quella delle
tradizioni africane precedentemente descritte. L’influenza spiritica si fece sentire in
America e soprattutto in Brasile ove iniziò a fonderesi con le religioni locali come
appunto il Candomblè. Anche grazie al lavoro del sensitivo Zelio Fernandino de
Moraes nasce così l’Umbanda. Gli umbanderos credono, proprio come i seguaci del
Candomblè, nell’esistenza
di un supremo creatore e nelle sue differenti
manifestazioni, gli Orishas, i cui nomi però perdono l’atavica origine per associarsi
più strettamente a quelli dei Santi cristiani. Dal Kardecismo viene acquisito il
concetto di Reincarnazione, in realtà non estraneo alle culture africane: "Nascere,
morire, rinascere per progredire sempre, questa è la legge", tutto ciò che ci circonda
non perisce ma, proprio perché composto di energia, si trasforma in un eterno
progredire. L’aspetto più magico-applicativo è presente nella tradizione di “San
Cipriano”, ove la magia diventa uno degli elementi più intensi del culto. Esistono
profonde differenze tra Umbanda e Candomblè, per quanto, come visto, si tratta di
culti
strettamente
connessi
tra
loro.
L’Umbanda ha un pantheon costituito da sette principali Orishas e le loro Linee
principali, mentre nel Candomblè il numero delle divinità venerate è superiore,
attorno a 13-14 Orishas a cui si aggiunge il culto degli spiriti ancestrali e dei defunti,
gli Eguns.
Per molti all’Umbanda è contrapposto il culto della Kimbanda o Quimbanda
associato al lato oscuro e nero della tradizione afroamerindia. Il termine proviene dal
bantù e significa “sacerdote” o “stregone”. In questo culto le entità venerate sono gli
Exù e le Pomba Giras. A capo egli Exù troviamo Exù Maioral, lo spirito bicefalo
uomo e donna, simbolo della doppia anima del culto, maschile governato da Exù Rei,
e femminile con a capo Pomba Gira Rainha. Queste entità sono state da sempre
raffigurate iconograficamente con l’immagine il diavolo e le sue differenti
manifestazioni (fig.3), da qui la fama sinistra di questi “Santi” e l’associazione della
Quimbanda al malefico o peggio al Satanismo.
Fig.3 Raffigurazione di Exù Capa Petra
In realtà, come vedremo successivamente, gli Exù non sono forze negative o peggio
ancora demoni, ma le energie vitali che permettono il passaggio del messaggio tra gli
uomini e gli dei. Molto simile all’Umbanda è la Santeria, anche chiamata Regla de
Ocha o Lukumi. Di origine Yoruba è praticata nell’area più mesoamericana e
caraibica come Cuba, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Panama, Colombia e
Venezuela.
Il termine indica il culto di quei “Santi” cristiani dietro i quali si nascondevano le
antiche divinità africane a causa della proibizione tassativa per gli schiavi neri di
professare gli antichi culti. Oggi cuore della Santeria è Cuba, ma è fortemente diffusa
in altre aree geografiche, più di 22.000 sono, ad esempio, i praticanti nei soli USA.
Dalla Santeria è bandita la Macumba, ovvero la parte magico-operativa, con
l’eclusione della divinazione e rituali di protezione, ovvero con l’esclusione di quella
che potremmo definire la “magia bianca”, mentre è forte il culto degli antenati e dei
defunti. Anche nella Santeria il culto principale è quello degli Orishas, una
quarantina in tutto, e del Dio primordiale Olorun.
Sempre nell’area caraibica, ed in particolare tipica del Suriname , di Trinidad e
Tobago, della Giamaica e della Repubblica di Dominica è la tradizione Obeah. Il
termine appare per la prima volta nel 1700 ma la sua origine è molto antica.
Deriverebbe infatti dal termine africano ubio, ovvero “cattivo presagio” o dalla
parola Ashanti Obayifo ovvero stregoneria. Caratteristico invece di Haiti è il Vudù,
oggi praticato da circa sessanta milioni di persone e religione ufficiale in Benin.
Circondato sempre da un’aura di “malefico” associatagli dal cinema occidentale, il
Vudù, anche noto come Vodoo, Voodoo, Voduo o Vodoun, non ha nulla a che fare
con la magia nera e con il demoniaco. E’ però una religione piuttosto differente da
quelle sin ora descritte. Sempre di origine africana, sviluppatasi nel periodo dello
schiavismo, crede in un dio universale e in molteplici spiriti della natura, chiamati
Loa, che solo in parte possono essere connessi agli Orishas. Troviamo ad esempio,
entità tipiche vuduiste come Agwé, spirito dei mari, Ayida Wedo, spirito
dell'arcobaleno, Baron, protettore delle anime dei morti, Erinle, spirito delle foreste e
dei luoghi naturali ma anche Orishas tradizionali come Ogun, Xangò e Yemanjià. A
queste divinità si aggiungono una serie di spiriti, detti zanj, ovvero “santi”, e mystè,
sempre in continua crescita, essendo una religione aperta e “viva”. Anche questa
religione per alcuni studiosi potrebbe essere associata alla tradizione sciamanica,
infatti secondo Martha Ward1 alcuni rituali e pratiche magiche nonché gli stati
alterati di coscienza dei praticanti possono essere accomunate alle pratiche
sciamaniche tradizionali.
Giusto per assonanza un cenno merita l’HooDoo o in altro casi definito il New
Orleans Voudou. Nasce e si sviluppa in area Statunitense, specialmente negli stati
del’Alabama, Georgia, Louisiana, Arkansas, Florida, Mississippi, South Carolina, e
comunque in quegli stati del Sud ove forte era il legame con lo schiavismo. Si tratta
in realtà di un insieme di pratiche senza una connotazione religiosa ben definita e
dunque senza divinità precise. Assolutamente pregna di commistioni, i seguaci
hoodoo cultuano un coacerbo di Spiriti e Santi, che possono andare da quelli cristiani
agli africani, passando anche dalle tradizioni Indiane o buddiste. Per l’hoodooista
non è importante chi o cosa si cultua ma ottenere propri vantaggi terreni attraverso
tale cultuazioni. E’ dunque una via magica fortemente pratica e personale, un culto
fortemente pragmatico: non importa la tecnica o la divinità a cui ci si rivolge se essa
“funziona” e permette di raggiungere lo scopo. Tornando a culti più propiamente
1
Antropologa all’University of New Orleans
afro-amerindi troviamo il Catimbò, anche se per alcuni studiosi2 si tratterebbe in
realtà di una tradizione fortemente influenzata dalla stregoneria europea e
strettamente connessa alla cultuazione dei defunti, e la Pagelansa. Quest’ultima è
diffusa soprattutto in Venezuela, Colombia, Guyana, Ecuador e Però, centrata sulla
figura del Pagè, il sacerdote-sciamano-guaritore, noto anche con il termine di karaìb.
Nella Pagelansa, la componente cultuale più importante è quella dell’adorazione dei
defunti, chiamati Caboclos, spiriti di antenati indios che portano la loro conoscenza e
saggezza tra i loro discendenti. Proprio per questa caratteristica quasi ereditaria, il
culto dei Caboclos, come quello che incontreremo dei Petros Velhos, è più che altro
destinato ai discendenti nativi da queste terre. Oggi in realtà la figura del Pagè ha
perso le sue connotazioni indie, per quanto rimane forte il legame con i suoi spiriti
guida, focalizzando principalmente le sue abilità sulla guarigione e divinazione.
Esistono poi una serie di tradizioni religiose che vanno sotto il nome di religioni del
Palo. Consistono in un gruppo di tre vie magiche africane, la Briyumba, la Kimbisa e
il Mayombe, quest’ultima la più pura e meno sincretizzata, di provenienza congolese
ed importata a Cuba. Gli iniziati al Palo Mayombe vengono chiamati paleri o tata
n’kisi, ovvero “padri degli spiriti”. Come fa intendere infatti il termine stesso si tratta
di pratiche legate agli Eguns, ovvero agli Antenati, o comunque al mondo dei defunti
dai quali il palero acquista l’energia. Le cerimonie di iniziazione, infatti, richiedono
l’invocazione di uno spirito di un defunto, spesso disseppellito in un cimitero dallo
stesso iniziando, e che diverrà la guida del sacerdote e sua fonte di potere. Esso viene
spesso confinato in un oggetto, ad esempio una bottiglia, chiamata secondo la
tradizione africana nganga, gelosamente custodita dal palero.
Per completare questo breve seppur abbastanza completo excursus tra le tradizioni
magiche afroamerindie, ne citiamo un’ultima, seppur poco nota, anche perché
piuttosto recente: il Sant Daime. Fondato negli anni ’30 da Raimundo Irineu Serra,
tale pratica ha molteplici punti di contatto con la tradizione sciamanica degli
ayahuasqueros, ovvero coloro che consumano la ayahuasca, una bevanda ottenuta
attraverso l’utilizzo dell’omonima pianta psicotropa, tipica dell’area del Perù e
Bolivia. Fu infatti dopo aver bevuto tale infuso che Serra ebbe delle visioni che lo
portarono a fondare la sua Chiesa e a diventare abile guaritore. Il Saint Daime, che
2
Del Zotti C., Magia e Stregoneria in Sud America, SugarCo, Milano, 1974
risente di influssi Rosacruciani, Kardeciani e delle influenze del Candomblè, è basato
su rituali collettivi durante i quali si consuma appunto la ayahuasca, il “vino degli
dei”, chiamato in tale tradizione Daime, termine derivante dal portoghese "Dai-me"
ovvero "dammi". Durante i “lavori”, ovvero i trabalho, vengono cantati inni e
ripetute preghiere ai santi cristiani commisti al pantheon autoctono delle tradizioni
afro-amerindie come gli Orishas, in attesa delle visioni procurate dal Daime che
mette direttamente in contatto il fedele con gli Spiriti che gli rivelano le risposte alle
specifiche domande.
Questa la breve panoramica sui culti che potremmo definire afro-amerindi.
Cerchiamo ora però di entrare più nel vivo della vera e propria credenza e
cultuazione religiosa per così al cospetto degli Orishas.