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Omaggio delle Edizioni Giuridiche Simone
Capitolo
6
Hacking: per capire davvero
Sommario: 1. Avvertenze. - 2. Come iniziare. - 3. Dove reperire informazioni e materiale.
1. AVVERTENZE
La pratica dell’hacking può essere conforme o contraria alle norme vigenti; le nozioni apprese durante lo studio del funzionamento
dei sistemi informatici e telematici possono, infatti, essere utilizzate
per perpetrare crimini o per trovare soluzioni idonee a prevenirli.
Così come lo studio di un sistema di allarme può essere finalizzato a
disattivarlo per perpetrare un furto o a migliorarlo per prevenire un
reato, così l’apprendimento delle tecniche di hacking, di cracking e
di phreaking può essere sfruttato in modo lecito o illecito.
Lo scopo di questo volume, come già ampiamente delineato dallo
svolgimento dei temi di cui si è trattato, è quello di restituire al termine hacker il suo significato storico, differenziandolo da qualsiasi altro
sostantivo teso invece ad identificare i soggetti che si rendono responsabili della perpetrazione di reati informatici.
Altro obiettivo prefissato, inoltre, è quello di avvicinare il lettore al
mondo degli hacker, attraverso l’indicazione delle principali fonti di
informazione del movimento, dalle quali trarre spunti di approfondimento e discussione.
Appare superfluo evidenziare che qualsiasi esperimento basato
sui contenuti o sul materiale acquisito tramite le fonti citate in questo
volume deve essere effettuato su sistemi informatici e telematici o su
network di cui si abbiano la piena proprietà, il pieno controllo, il
pieno possesso e la piena disponibilità, senza ledere diritti di terzi.
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Si invita il lettore a non perseguire fini e scopi illeciti, dei quali
potrebbe essere chiamato a rispondere civilmente e penalmente, sfruttando le nozioni ed il materiale acquisiti seguendo le indicazioni di
questo libro.
2. COME INIZIARE
L’approccio all’hacking presuppone una buona base culturale che
consenta di comprendere a fondo le motivazioni e la filosofia che
sono alla base del movimento culturale nato negli anni cinquanta al
MIT.
Occorre quindi procedere, preliminarmente, all’individuazione dei
testi che costituiscono la bibliografia essenziale da leggere e consultare per chiunque voglia approfondire questo interessante argomento.
Un testo sull’hacking ritenuto completo ed attendibile, in parte
romanzato ma sempre obiettivo, è stato pubblicato in Italia nel 1996
con il titolo «Hackers, gli eroi della rivoluzione informatica».
Il volume, scritto da Steven Levy, giornalista esperto d’informatica
residente a New York, nel 1994 (titolo originale: Hackers. Heroes of
the computer revolution), e successivamente tradotto in italiano, racconta la storia degli hacker d’America dagli anni cinquanta ai giorni
nostri, sottolineandone gli aspetti caratteriali, l’intelligenza, l’astuzia,
la versatilità, l’intuito, le manie, le paure, gli entusiasmi e lo sconforto; Levy esegue un’analisi obiettiva della cultura e dei suoi singoli
esponenti nel corso delle varie fasi che ne hanno caratterizzato l’evoluzione in quasi cinquant’anni, tenendo sempre presente, parallelamente, il contesto storico e sociale con il quale il movimento veniva
a contatto.
Naturalmente collegato al volume di Steven Levy è il lavoro di
Bruce Sterling, statunitense scrittore di romanzi cyberpunk, «Giro di
vite contro gli hackers», edito nel 1993 (il titolo originale: «The hackers
crackdown») che racconta gli eventi dell’operazione Sundevil condotta dalle forze dell’ordine USA contro il movimento degli hacker a
seguito del blocco dei sistemi AT&T, erroneamente attribuito ad
un’azione di hacking.
Omaggio delle Edizioni Giuridiche Simone
Per l’hacking italiano costituisce una pietra miliare il libro di Stefano Chiccarelli (Sysop storico di Metro Olografix) e Andrea Monti (Avvocato esperto in diritto delle tecnologie dell’informazione nonché
Presidente di ALCEI (1)) dal titolo «Spaghetti Hacker», edito nel 1997,
che racconta l’evoluzione dell’hacking italiano e le vicende ad esso
connesse, con frequenti parallelismi e richiami al movimento statunitense.
Ultima, in ordine di apparizione, la recente fatica editoriale di Carlo Gubitosa (volontario dell’associazione Peacelink), «Italian
Crackdown», edito nel 1999, nella quale è descritta nei minimi dettagli l’operazione Hardware 1 contro le BBS amatoriali dei primi anni
90, che portò alla chiusura di decine di nodi della rete Fidonet nel
maldestro tentativo di individuare e perseguire alcuni soggetti dediti
al traffico illecito di software privo di licenza d’uso (che con la maggior parte delle BBS non avevano nulla a che fare).
La lettura di questi testi — ai quali potrebbe aggiungersi, per l’interessante disquisizione operata in materia di tutela dei diritti d’autore, il volume «No Copyright», edito nel 1994 e curato da Raf «Valvola»
Scelsi — rapresenta uno strumento essenziale per un approccio ad
una cultura troppo spesso dimenticata dai testi «tradizionali» e considerata, spesso a sproposito, «controtendenza».
In realtà lo studio del fenomeno dell’hacking, dagli anni 50 ai
giorni nostri, e soprattutto nelle diverse evoluzioni e manifestazioni
avute in Europa e in America, è essenziale per comprendere le ragioni di un movimento che ha realmente rivoluzionato il rapporto tra
l’uomo e le tecnologie dell’informazione e che deve ora essere sviscerato e approfondito, nelle sedi opportune, per poter dare ad ogni
nazione una legislazione all’altezza delle mutate esigenze della collettività.
Il radicale cambiamento degli istituti giuridici pervenutici intatti
dal trascorrere dei millenni (molti elementi fondamentali del diritto
italiano sono tuttora conformi al diritto romano) per effetto dell’avvento delle nuove tecnologie dell’informazione (è sufficiente pensare
ai problemi di applicabilità del copyright — sviluppato per tutelare
opere dell’ingegno incorporate nel supporto che le veicola — rispetto alla possibilità di trasferire i dati tramite Internet) impone al giuri(1) Per informazioni su ALCEI si rinvia al capitolo 7.
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sta, e all’operatore del diritto più in generale, una serie di riflessioni
che non possono prescindere dallo studio dei fenomeni che a questa
rivoluzione hanno contribuito in maniera determinante.
3. DOVE REPERIRE INFORMAZIONI E MATERIALE
Per approfondire adeguatamente lo studio del fenomeno dell’hacking è opportuno visitare i siti web pubblicati agli indirizzi
www.hackers.com e www.2600.com.
Il sito HDC (2) è nato nel 1983 come BBS amatoriale per la libera
diffusione delle informazioni e la tutela della libertà di manifestazione del pensiero. Successivamente, nel 1994, è stato trasferito su Internet a seguito dell’estrema diffusione avuta dal World Wide Web.
Questo sito è, al momento, il punto d’incontro per hacker, cracker
e phreaker di tutto il mondo e persegue lo scopo di rendere le informazioni e la conoscenza dei sistemi informatici e telematici disponibili a tutti per fini esclusivamente didattici.
I titolari si dichiarano apertamente contrari agli atti di vandalismo,
alla pirateria informatica, alle frodi e ad ogni altro atto che abbia
come conseguenza la violazione dei diritti di terzi.
Il sito è organizzato in sezioni, ciascuna dedicata ad un argomento, alle quali si può accedere direttamente dalla pagina principale.
Una sezione è espressamente dedicata ai neofiti, ossia a quanti si
avvicinano per la prima volta alla materia.
Il visitatore viene invitato a scaricare i file disponibili e a studiarli,
al fine di ampliare le basi della propria conoscenza ed apprendere
sempre nuove nozioni.
Tra i file disponibili per il download, si segnalano Hack Kit, redatto nel marzo del 1997 da Invisible Evil, The Newbie’s Guide to Hacking
and Phreaking, anch’esso del 1997, nonché The Hackers Manifesto,
nella versione originale scritta nel 1983 dall’hacker conosciuto come
The Mentor.
Sono disponibili on line le pubblicazioni Phrack Magazine e 2600
Magazine, e-zine dedicate, rispettivamente, al phreaking e all’hacking,
curate dai titolari degli omonimi siti web.
(2) www.hackers.com.
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Tra le letture consigliate spicca la versione originale di «Giro di
Vite contro gli hackers» di Bruce Sterling. Infine, alcuni programmi
per iniziare ad effettuare le prime prove sul proprio sistema: Cracker
Jack 1.4, un’utility che permette di verificare la sicurezza delle password di un sistema Unix; il PGP Freeware 5.0, per crittografare i
dati, e il 7th Sphere Portscan, in grado di individuare le porte di comunicazione attive su un server remoto.
Altre sezioni del sito sono dedicate agli informatici più esperti. La
più interessante è certamente quella nella quale sono raccolti, in schede
monografiche, tutti i difetti scoperti in ciascun sistema operativo nel
corso degli anni, che consentono di violare la sicurezza degli elaboratori sui quali detti software di base sono installati. In ogni scheda
sono descritti, nei minimi particolari, i difetti del sistema, le possibili
soluzioni e le tecniche per accertarne il malfunzionamento.
Sono anche segnalati, ove disponibili, gli aggiornamenti e le patch
per rimediare all’inconveniente, nonché i programmi di utilità in grado di sfruttare il bug per introdursi abusivamente nel sistema, al fine
di approntare le opportune contromisure.
The Hackers Quarterly (3) è considerato il sito storico degli hacker
d’America (non a caso 2600 è la frequenza che le blue box inviavano
sulle linee telefoniche per evitare l’addebito dei costi delle chiamate)
ed ospita attualmente la e-zine omonima, pubblicata anche su supporto cartaceo, che costituisce l’organo di informazione ufficiale del
movimento.
Oltre ad un ricchissimo archivio di news, nel quale, ad integrazione della rivista cartacea, vengono inserite quotidianamente le notizie
più importanti che riguardano il mondo dell’hacking, all’interno del
sito è conservato un elenco illustrato dei siti che hanno subito l’assalto goliardico degli hacker e la sostituzione delle pagine originali con
altre appositamente realizzate dagli incursori.
Spicca, per simpatia, la sostituzione operata in danno del sito ufficiale della CIA, all’interno del quale l’intestazione «Central Intelligence Agency» è stata sostituita con la frase «Central Stupidity Agency».
Se si considera che, recentemente, proprio la CIA ha suggerito al
Governo USA di assumere alcuni hacker per contrastare l’operato dei
criminali informatici che hanno operato l’assalto portato nel mese di
(3) www.2600.com.
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febbraio 2000 ai danni dei siti dedicati al commercio elettronico, appare evidente che la sostituzione della pagina è stata accolta con
adeguato spirito goliardico e che gli stessi servizi di intelligence statunitensi stanno iniziando a valutare diversamente gli hacker.
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Capitolo
7
Libertà, diritti civili
e comunicazione interattiva
Sommario: 1. Electronic Frontier Foundation (EFF). - 2. League for Programming
Freedom (LPF). - 3. Free Software Foundation (FSF). - 4. Associazione per la Libertà
della Comunicazione Elettronica Interattiva (ALCEI). - 5. FAQ su ALCEI.
1. ELECTRONIC FRONTIER FOUNDATION (EFF)
La Fondazione per la Frontiera Elettronica si è costituita nel mese
di Luglio del 1990, ad opera di J.P. Barlow, S. Wozniak e M. Kapor,
per favorire la diffusione della cultura dell’informatica ed assicurare
che i principi della libertà di opinione e di scambio di informazioni
siano pienamente rispettati con l’emergere delle nuove tecnologie di
comunicazione.
Da allora la EFF lavora per la «democrazia elettronica», ossia per
assicurare che la promulgazione di norme in materia di tecnologie
dell’informazione avvenga nel rispetto del Primo Emendamento della
Costituzione Americana, della «privacy» degli utenti dei servizi telematici e di tutti i valori democratici.
I principali obiettivi perseguiti dalla EFF possono essere così sintetizzati:
— promozione e supporto di attività didattiche e formative finalizzate alla diffusione tra la gente comune della cultura informatica;
— promulgazione di leggi che assicurino ai cittadini un uso consapevole e privo di rischi delle nuove tecnologie dell’informazione;
— promulgazione di norme comuni per tutti i fornitori di servizi telematici che garantiscano il rispetto delle libertà di pensiero e di
informazione;
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— realizzazione di un sistema integrato, di natura pubblica, tramite il
quale erogare e rendere accessibili a tutti i cittadini i servizi telematici e l’uso delle nuove tecnologie;
— valorizzazione delle individualità e delle comunità, per permettere
a chiunque di manifestare liberamente il proprio pensiero ed esercitare liberamente le proprie attività mediante lo sfruttamento delle nuove tecnologie dell’informazione.
La EFF assicura anche assistenza legale nei casi in cui sia oggettivamente riscontrabile la violazione delle libertà civili di un qualsiasi
utente di servizi telematici.
Fornisce, inoltre, consulenza on line in materia di tutela dei diritti
civili in relazione all’uso delle nuove tecnologie dell’informazione.
Produce, raccoglie e distribuisce testi ed informazioni sui temi
della libertà della comunicazione interattiva e dello sviluppo delle
comunità elettroniche.
Al fine di garantire il dialogo e promuovere il confronto con le
istituzioni, organizza ogni anno, tra gli altri eventi, il convegno «Computers, Freedom and Privacy», al quale sono invitati a partecipare
liberamente accademici, attivisti delle libertà civili, funzionari pubblici ed utilizzatori di computer, per dibattere i temi della libertà e della
«privacy» nella comunicazione elettronica (1).
Assegna annualmente, inoltre, i Pioneer Awards a persone che abbiano dato un contributo significativo alle comunicazioni via computer.
L’associazione può essere contattata ai seguenti recapiti: Electronic Frontier Foundation, 1550 Bryant Street - Suite 725, San Francisco CA 94103 USA; Tel.: (415) 436-9333; sito Internet: www.eff.org.
2. LEAGUE FOR PROGRAMMING FREEDOM (LPF)
La Lega per la Libertà della Programmazione è un’associazione
che si prefigge di ottenere un mutamento nell’attuale indirizzo giurisprudenziale e la promulgazione di norme che escludano l’assoggettabilità a brevetto industriale di singoli algoritmi e tecniche di programmazione.
(1) Al «Computer, Freedom & Privacy 2000» è stata invitata a partecipare anche ALCEI e ciò
costituisce un importantissimo riconoscimento internazionale dell’attività dell’associazione italiana.
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Solo così, sostiene a ragione l’associazione, si potrà garantire ai
programmatori la libertà di programmare senza dover sostenere gli
altissimi costi delle ricerche sui brevetti e gli eventuali costi di una
causa civile intentata dai detentori di brevetti riguardanti tecniche di
programmazione già utilizzate in precedenza.
L’associazione non si oppone al sistema del copyright ma si batte
per l’abolizione dei monopoli che dominano attualmente il mercato
mondiale del software attraverso la detenzione di brevetti relativi a
tecniche di programmazione che costituiscono il presupposto inevitabile per la creazione di nuovi software.
L’associazione agisce anche come ufficio informazioni per assistere i programmatori citati in giudizio per violazione di brevetti relativi al software allo scopo di ottenere l’annullamento dei singoli brevetti in tribunale. Per questo la Lega si rivolge soprattutto al mondo
dell’informatica, come pure ai comuni cittadini, affinché appoggino
l’associazione, quantomeno segnalando i precedenti impieghi di tecniche di programmazione tutelate da brevetto industriale, allo scopo
di ottenerne l’annullamento in giudizio.
L’associazione può essere contattata ai seguenti recapiti: League for
Programming Freedom, 1 Kendall Square #143, PO Box 9171, Cambridge MA 02139; Tel.: (617) 243-4091; sito Internet: http://lpf.ai.mit.edu.
3. FREE SOFTWARE FOUNDATION (FSF)
La Fondazione per il Software Libero opera a Cambridge, presso il
MIT, ed è stata costituita negli anni 80 da Richard Stallman, uno degli
hacker storici transitati nell’istituto, con l’obiettivo di realizzare software opensource e contrastare così gli interessi e l’operato delle multinazionali del software protetto da copyright, ritenute responsabili di mantenere artificiosamente alto il costo dei programmi per elaboratori per
fini esclusivamente economici e di ritardare lo sviluppo di questo importante settore delle nuove tecnologie dell’informazione.
Lo scopo dell’associazione è stato parzialmente raggiunto grazie al
sistema operativo Linux, un sistema operativo di base (di cui si è già
parlato nel paragrafo ad esso dedicato) di cui sono disponibili i codici sorgente (ad eccezione del kernel), per consentire a chiunque di
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utilizzarlo, di studiarlo, di modificarlo, di redistribuirlo, con la sola
condizione di assoggettare le nuove distribution alla medesima licenza opensource.
Linux costituisce solo il primo passo di un sistema completo ed
integrato, scalabile verso l’alto e compatibile con Unix, dal nome
GNU (Gnu’s Not Unix), che è il software definitivo con il quale la
Fondazione si prefigge di raggiungere il suo scopo; del progetto GNU
sono disponibili maggiori informazioni sul sito ufficiale della fondazione (2) che può essere contattata anche ai seguenti recapiti: Free
Software Foundation, 59 Temple Place - Suite 330, Boston MA 021111307 USA; Tel.: (617) 542-5942; sito Internet: www.gnu.org.
4. ASSOCIAZIONE PER LA LIBERTÀ DELLA COMUNICAZIONE
ELETTRONICA INTERATTIVA (ALCEI)
ALCEI è una associazione italiana nata nel 1994, libera e indipendente, che persegue il fine di tutelare e affermare i diritti del «cittadino elettronico», intendendo per tale ogni utente di sistemi informatici
e telematici.
L’associazione persegue tale obiettivo attraverso il contatto con le
istituzioni, con le aziende, con la gente comune, per diffondere la
cultura delle nuove tecnologie dell’informazione ispirata ad un uso
corretto delle stesse, nel rispetto dei diritti e degli interessi di ognuno.
Da sempre è in prima linea nell’opporsi a norme e regolamenti
che limitino il libero uso delle tecnologie dell’informazione; storici i
suoi interventi in difesa dei diritti degli indagati contro i sequestri di
hardware; di uguale portata la recente segnalazione al Garante per la
Privacy delle violazioni alla legge 675/1996 contenute in alcuni contratti di abbonamento gratuito ad Internet, che ha portato alla modifica dei medesimi previo intervento delle autorità competenti (3).
ALCEI sostiene il diritto di ciascun cittadino di manifestare liberamente e con ogni mezzo il proprio pensiero e di ottenere il rispetto
della propria riservatezza dall’indebita ingerenza altrui; per questo si
(2) www.gnu.org.
(3) Maggiori informazioni sull’attività di ALCEI sono disponibili sul sito dell’associazione
(www.alcei.it).
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oppone con forza a ogni tentativo di limitare questi diritti, ad ogni
forma di censura, ad ogni tentativo di impedire od ostacolare la libertà dell’individuo.
Interviene, anche legalmente, in tutti gli ambiti nei quali le pur
giuste esigenze di sicurezza dei sistemi e le pressioni di carattere
economico e/o politico rischiano tuttavia di comprimere la libertà
d’espressione e i diritti civili del cittadino telematico.
L’associazione non pratica alcuna discriminazione di carattere filosofico, religioso, etnico, politico, ideologico ed è completamente indipendente da partiti o movimenti politici. Intende essere, invece, un
punto di riferimento e un centro di documentazione in tutti i casi in
cui la libertà e i diritti del cittadino telematico siano lesi o siano a
rischio, intervenendo, se del caso, laddove la libertà di manifestazione del pensiero sia comunque vietata o limitata.
Non intende, ovviamente, essere solo un’associazione per la «difesa
dei consumatori» ma un punto di produzione e sviluppo della nuova
cultura della comunicazione interattiva, un centro di riferimento per le
iniziative volte a perseguire la conoscenza e l’uso consapevole, da
parte della società italiana, delle risorse offerte in campo economico,
industriale, commerciale, sociale e civile dalle nuove tecnologie dell’informazione e dalla «frontiera elettronica» della comunicazione. L’associazione può essere contattata ai seguenti recapiti: Associazione per
la Libertà della Comunicazione Elettronica Interattiva, Via Carducci n.
71, 65122 - Pescara; Tel.: 1780-252341; sito Internet: www.alcei.it.
5. FAQ SU ALCEI
Proponiamo, di seguito, la FAQ presente sul sito di ALCEI.
Perché si chiama ALCEI?
Nessun motivo speciale... si è cercata una sigla che avesse il significato giusto e «suonasse» abbastanza bene.
ALCEI ha qualche altro significato?
No. Ma ci siamo divertiti a scoprire che esistono personaggi storici
e mitologici dell’antica Grecia con il nome Alceo, tutti con valori
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positivi; per esempio alké in greco vuol dire «forza» e il poeta Alceo
combatteva contro la tirannide. Ci sembra di buon augurio.
ALCEI è una «filiale» della EFF?
No. La EFF non ha «filiali» né «affiliate», né negli Stati Uniti, né fuori.
Siamo un’associazione italiana. Tutte le «Electronic Frontiers» sono
associazioni indipendenti.
ALCEI è sistematicamente in contatto con altre associazioni in molti
paesi, che collaborano scambiandosi informazioni e lavorando insieme su idee e problemi specifici.
L’idea è venuta dall’America o è nata in Italia?
È nata in Italia. Ma, non appena abbiamo cominciato a lavorare su
questo progetto, abbiamo subito preso contatto con la EFF, che fin
dall’inizio ci ha risposto in modo positivo, dandoci anche utili consigli.
Come si colloca ALCEI rispetto ad altre organizzazioni in Italia?
Pensiamo di essere l’unica organizzazione che si occupa in senso
generale dei diritti e della libertà di tutti i «cittadini telematici». Siamo
ben lieti di collaborare con altre organizzazioni, anche se hanno caratteristiche più di «settore» su temi di interesse comune.
Siete per la libertà totale, assoluta e senza limiti?
No. Capiamo che ci devono essere regole, e che i gestori di sistemi
(siano BBS, ISP, università o imprese) hanno i loro diritti. Nei limiti di
una relazione corretta e ragionevole, siamo dalla parte della libertà.
Crediamo che ci siano regole di «buon comportamento telematico»
e che debbano essere rispettate; per questo abbiamo un nostro codice di comportamento.
ALCEI è nata in seguito ai sequestri nei BBS nel 1994?
No. È stato un fatto grave, ma l’impegno di ALCEI è continuo, su
molti fronti diversi e con una continua attenzione a tutto ciò che può
interferire con la libertà di opinione e con un sano e libero sviluppo
della comunicazione interattiva.
Fin dall’inizio ALCEI è nata con una prospettiva di «lungo periodo».
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ALCEI è solo un’organizzazione per la difesa della libertà?
La libertà è un tema fondamentale e di grande importanza, ma in
Italia la telematica è ancora poco sviluppata e mal conosciuta; ALCEI
vuole anche farla conoscere meglio, diffondere una cultura umana e
civile della comunicazione interattiva.
ALCEI si occupa di crittografia?
Sì: naturalmente non dal punto di vista tecnico, ma sotto l’aspetto del
diritto di comunicazione privata. ALCEI è per la «privacy» e il libero uso
della crittografia è un aspetto della «privacy». ALCEI ha sviluppato anche
iniziative specifiche per l’affermazione e la diffusione di sistemi di crittografia a disposizione di tutti, come PGP; e considera importante anche
un corretto sviluppo di tecniche e garanzie per la «firma elettronica».
Chi c’è «dietro» ALCEI?
Assolutamente nessuno. Siamo totalmente indipendenti e non legati ad
alcuna struttura pubblica o privata - né ad alcun partito o «parte» politica.
ALCEI è aperta a «tutti»?
Non in modo indiscriminato. L’iscrizione (a norma di statuto) deve
essere verificata ed approvata. Non è desiderabile che siano associate
ad ALCEI persone il cui comportamento è scorretto (dal punto di
vista della legge e dell’etica generale, o dal punto di vista specifico
della telematica), o non è coerente con i principi di ALCEI e con il
suo codice di comportamento. Naturalmente ALCEI non interferisce
mai con il comportamento privato dei suoi associati, anche quando
questo si discosta dalle comuni abitudini.
Se una persona è incriminata, o in qualsiasi modo danneggiata,
per una legge che consideriamo ingiusta, o per un’ingiusta interpretazione della legge, siamo dalla parte di chi è perseguitato.
ALCEI discrimina per opinione, filosofia, razza, religione eccetera?
Assolutamente no.
Gli iscritti a ALCEI devono essere italiani?
ALCEI è un’associazione italiana; ma si possono iscrivere tutti, indipendentemente dalla nazionalità o residenza.
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Ci sono terreni di dibattito?
Certamente, e potranno essere diversi. Principalmente sono due:
l’assemblea degli associati per decidere sulle direttive e strategie dell’associazione; e il Forum ALCEI, un luogo di dibattito e scambio
aperto a tutti e non legato ad un singolo sistema, per discutere i temi
della libertà e dello sviluppo della telematica in Italia e nel mondo.
Dove trova i soldi ALCEI?
L’attività di ALCEI è basata sul volontariato. Il denaro di cui dispone viene dalle quote e contributi dei suoi associati. Se ci saranno,
ALCEI potrà accettare anche altri contributi e «donazioni», ma non
potranno mai essere «condizionanti».
ALCEI è un’associazione di esperti in telematica o informatica?
No. È un’associazione di cittadini interessati alla comunicazione
interattiva - esperti o non.
ALCEI si occupa solo di chi usa un computer e un modem?
No. Oggi questi sono gli strumenti principali della «comunicazione
interattiva» ma le tecnologie si possono evolvere.
Anche chi non usa personalmente un computer o un modem, ma
ha accesso ad informazioni o ne trasmette, direttamente o indirettamente, è un «cittadino telematico».
ALCEI è un’associazione di «utenti»?
Non solo. ALCEI vuole rappresentare tutte le persone che hanno a
che fare, in qualsiasi ruolo e funzione, con le attività in rete, con
particolare attenzione alle strutture di servizio «senza fini di lucro».
ALCEI vuole rappresentare tutti i «cittadini telematici».
Qual è la posizione di ALCEI sulla proprietà del software?
Crediamo nel diritto di chi produce software, come ogni altra tecnologia o opera dell’ingegno, a essere correttamente compensato per il suo
lavoro. Non siamo favorevoli al commercio illegale di software. Ma ci
impegneremo, se necessario, in difesa degli utenti contro ogni attività
prevaricatoria o strumentale delle grandi organizzazioni - siano di hardware o software. Siamo favorevoli ai sistemi aperti e compatibili. Siamo per
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uno sviluppo esteso e sano del freeware e shareware, nel giusto riconoscimento dei diritti di chi utilizza i programmi, ma anche di chi li ha ideati.
Qual è la posizione di ALCEI sugli «abusi» telematici?
Siamo ovviamente contro chi usa la telematica per scopi disonesti,
come contro chi sparge virus; ed anche contro chi fa danno alla
comunità telematica con un comportamento fastidioso o scorretto.
Siamo per la difesa dei «cittadini telematici» contro l’immagine negativa che può essere diffusa in seguito al cattivo comportamento di alcuni.
Nel caso di idee «controverse», che qualcuno potrebbe voler reprimere, siamo dalla parte della libertà.
Siamo contro ogni forma di bigottismo e per la difesa delle «differenze» e «minoranze».
Siamo per il rispetto della legge ma (come dice anche il nostro
statuto) se c’è una legge che consideriamo ingiusta ci mobiliteremo per
modificarla ed anche per difendere le persone ingiustamente represse.
Chi sono gli iscritti a ALCEI?
Non pubblichiamo l’elenco degli associati per motivi di «privacy»
(gli associati hanno il diritto, per esempio, di non andare a finire su
indirizzari commerciali se non lo vogliono). Se ti iscrivi e partecipi
alle assemblee saprai chi sono gli altri associati, ma sei pregato di
non «diffondere» l’elenco.
Posso collaborare attivamente?
La più importante risorsa dell’associazione saranno quegli associati che vorranno dare un contributo di lavoro, iniziativa e idee.
Nessun associato è obbligato a lavorare per l’associazione, ma
quelli che lo fanno sono la forza attiva di ALCEI.
ALCEI c’entra con le polemiche nel Forum o in altre conferenze?
No. Quando un associato ALCEI esprime opinioni, senza dichiarare che «parla a nome di ALCEI», lo fa a titolo personale.
ALCEI non controlla le opinioni personali dei suoi associati, non
lo deve fare e non lo farà mai.
Quali rapporti esistono fra ALCEI ed i sistemi telematici?
ALCEI collabora con tutti, ma non è «legata» ad alcuno.

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