Giugno/Luglio - Comune di Venezia

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Giugno/Luglio - Comune di Venezia
0609
Alla fine la vita non è fatta solo di labirinti pieni
di giravolte, strettoie, spigoli e gomiti
dove uno rimane intrappolato. Ci sono anche
sentieri, strade, pianure, praterie e orizzonti
illimitati da esplorare. Si tratta solo di
non aver paura, di mettersi in cammino e
non voltarsi mai verso il passato.
Alicia Giménez-Bartlett, Il silenzio dei chiostri
Anno IV, numero 06 giugno/luglio 2009
Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 17 R.S. del 26/05/2006
direttore responsabile: Roberto Ellero
Mensile edito dal Comune di Venezia | Centro Culturale Candiani
redazione e amministrazione: Centro Culturale Candiani, P.le Candiani, 7
30174 Venezia Mestre | T. 041 2386111 | F. 041 2386112
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direttore: Roberto Ellero | redazione: Elisabetta Da Lio
hanno collaborato: Marzia Berto, Donatella Boldrin, Marco Boscarato, Annalisa Bruni, Riccardo
Caldura, Alessia Carraro, Maria Giovanna Cassaro, Claudio Donà, Arianna Doria, Adriano Favaro,
Cristina Morello, Davide Sapienza, Atsoushi Takenouchi, Anna Toscano, Daniela Zucchiatti
Progetto grafico: Studio Lanza | Stampa: Arti Grafiche Venete
giugno/luglio
CAMMINANDO è il tema-contenitore dell’edizione 2009 del Candiani Summer Fest. Tema ampio, contenitore capiente, come già le nuvole, lo scorso anno, per declinare in prosa e poesia, con parole, suoni e immagini, un’azione del
vivere umano che certo va al di là del suo mero, meccanico accadimento. Si cammina in tanti modi e per tante ragioni, il più delle volte banalmente strumentali, per spostarsi da un luogo ad un altro. Ma camminare significa soprattutto mettersi ed essere in cammino, disposti dunque ad osservare, incontrare, conoscere, interloquire, trasmettere,
apprendere. Ed ecco che anche il movimento più elementare si fa quindi complesso, testimonianza di un’esperienza
destinata a modificare il soggetto che la compie. Si dice, non a caso, che la filosofia sia nata per strada, per le strade
di Atene, essa stessa pensiero in perenne movimento, eternamente in cammino, verso una verità mai completamente
appagante, mai interamente bastevole. Viaggiatori d’ogni tempo e luogo sanno bene, d’altra parte, che nessun viaggio sazierà mai la loro voglia di viaggiare, restando ogni meta un approdo provvisorio, un traguardo momentaneo, in
attesa di ripartire, di rimettersi in cammino. Verso “dove” ha certamente la sua importanza, ma non poi così decisiva
se un’intera letteratura ha saputo inverare la modernità accontentandosi della “semplice” flânerie. Avanti, dunque,
in assoluta libertà, camminando insieme agli artisti, ai pensatori e ai poeti che hanno accettato di condividere con
noi, al Candiani, questa inedita esperienza di ricerca. Naturalmente in movimento.
Roberto Ellero
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CANDIANI
foto di Riccardo Bevilacqua
PERCORSI DI CONOSCENZA
In un momento in cui i festival del cammino proliferano, da PassoParola a I suoni delle Dolomiti, dal Tuscany Walking
Festival a Il Cammino delle Dolomiti, in un periodo in cui vanno di gran moda il trekking e le passeggiate, i pellegrinaggi,
gli itinerari di fede e i “viaggiatori viandanti”, proporre un festival “residenziale” sul cammino potrebbe sembrare una
stranezza, forse un controsenso. Nel pregevole volumetto da lui curato Pensieri viandanti. Antropologia ed estetica del
camminare, Italo Testa ci spiega però che “il camminare non è solo una attività fisica, che coinvolge il corpo biologico
nella sua naturalità prima, ma è insieme una attività simbolica ed espressiva. E il camminare non è solo una pratica
reale, profondamente umana, ma è anche una costellazione metaforica ricchissima, un serbatoio di immagini, metafore, allegorie (…). Attività fisica ma insieme simbolica, espressa con il corpo, pratica reale ma anche potente metafora
dell’esistenza, il camminare è qualcosa che sembra essere profondamente legato all’essere uomini.”
L’argomento meritava sicuramente un approfondimento sotto i vari punti di vista, ed ecco che allora abbiamo pensato
di invitare chi il tema lo ha affrontato dal punto di vista filosofico, come Duccio Demetrio – autore filosofo che ha riletto
l’esistenza con le metafore molteplici del camminare – e lo stesso Italo Testa, che analizzerà alcuni aspetti che fanno del
camminare una pratica dalla valenza antropologica ed etica. Non potevamo poi ignorare chi del cammino ne ha fatto una
“opzione esistenziale” e una “pratica culturale”, chi ha preso “la giusta distanza critica dall’ebbrezza della velocità e dal
consumismo”, come Enrico Brizzi che quando non scrive è un fanatico camminatore e ci racconterà i suoi viaggi “a forza
di gambe” da Canterbury a Gerusalemme o, come Davide Sapienza, che nell’ “andare a piedi” ha trovato l’unico metodo per
riscoprire il segreto di un rapporto armonioso con la natura e ritrovare il legame con il territorio che l’uomo moderno ha
perduto, come Sergio Valzania – direttore dei programmi radiofonici Rai – che assieme a Piergiorgio Odifreddi ha affrontato il cammino di Santiago de Compostela, tra aprile e maggio dello scorso anno, dando vita a un quotidiano confronto
verbale, una meditazione sulla vita, trasmessa su Radio3 e riportata in seguito nel celebre libro La Via Lattea. E poi ancora
Daniele Del Giudice con la sua spedizione antartica raccontata in Orizzonte mobile, una mitografia di luoghi assoluti; Mario
Brunello, uno dei più grandi violoncellisti di oggi – aperto a esperienze musicali che escono dai confini dei generi – che
non esita a scalare il monte Fuji o a camminare nel deserto, trasportando sulle spalle il suo preziosissimo violoncello, per
poi suonare per un pubblico molto selezionato; Luigi Guglielmi coordinatore de Il Cammino delle Dolomiti, un itinerario tra
fede, cultura e natura e Michele Dalla Palma – direttore responsabile della rivista Trekking – che ci racconterà trent’anni di
vagabondaggi nei luoghi più isolati del pianeta dalle valli dell’Himalaya alle foreste africane, dai ghiacci dell’Estremo Oriente
russo alle coste artiche dell’Alaska, dal Sahara alla Tierra del Fuego; Francesca Bisutti che ci illustrerà l’idea del cammino
come costante della cultura americana e Fabrizio Borin che ci parlerà, e mostrerà, film incentrati sul camminare.
Ultimo, ma non ultimo, il Premio Chatwin – camminando per il mondo, l’unica manifestazione culturale con l’esclusiva
- concessa dalla vedova Elisabeth – di divulgare in Italia e all’estero la memoria, le opere e il pensiero di Bruce Chatwin
per la promozione e diffusione della cultura di viaggio. Un viaggio lento, molto spesso un cammino, appunto.
Elisabetta Da Lio
1 Editoriale / Camminando. Viaggio per racconti, immagini, suoni e metafore 2 Incontri 3 Reading 4 Concerti 5 Danza 6 Proeizioni 7 Animazioni a La Vida Nova / Shahrzad Ensemble 8 Agenda / Alban Hajdinaj
camminando incontri
INCONTRI
lunedì 8 giugno, ore 18.00
Sergio Valzania
giovedì 11 giugno, ore 18.00
Duccio Demetrio
venerdì 12 giugno, ore 18.00
Michele Dalla Palma
lunedì 15 giugno, ore 18.00
Italo Testa
giovedì 18 giugno, ore 18.00
Premio Chatwin
venerdì 19 giugno, ore 18.00
Luigi Guglielmi
mercoledì 24 giugno, ore 18.00
Premio Chatwin
Proiezioni
giovedì 25 giugno, ore 18.00
Mario Brunello
venerdì 26 giugno, ore 18.00
Fabrizio Borin
lunedì 29 giugno, ore 18.00
Enrico Brizzi
martedì 30 giugno, ore 18.00
Francesca Bisutti
sala conferenze quarto piano /
sala seminariale primo piano
ingresso libero
lunedì 8 giugno
Passi in terra, impronte in cielo
Dalla “via di Paolo e Giovanni” al “Cammino di Santiago”
(senza dimenticare la “via Francigena”)
Il pellegrinaggio è esperienza di vita, arricchimento di conoscenze, ma anche penitenza, accettazione della sofferenza
che è alla base del Mistero dell’Incarnazione. Il cammino
che il pellegrino percorre è sempre alla volta di un santuario,
verso il luogo dove sono conservati i miracolosi resti mortali
di un santo, di solito raccolti e composti dai fedeli dopo
il martirio. Le storie di Sergio Valzania – parlate prima e
scritte dopo – sono anche la memoria della modernità, perché – ama ricordare – “l’uomo nasce nomade. L’agricoltura
e la stanzialitá sono per lui avventure recenti. Radicato nel
profondo del suo DNA, o della sua anima, porta il desiderio di
partire, di andare, di spostarsi. Come si scopre lungo il cammino, la meta non è importante. Semmai essa rappresenta
l’occasione di un’esperienza. Nella Cattedrale di Santiago,
quando si abbraccia la statua del santo, dopo cinque settimane di viaggio a piedi, lo si fa per ringraziarlo. Convocandoci
laggiù, dove una volta finiva la terra conosciuta, ci regala
ogni volta un’esperienza ricca e appagante”.
Impegnato, da solo o con altri, a ripercorrere le tracce di uno
spirito che la modernità vorrebbe far evadere dalla ragione
Valzania ha sempre caricato di “passione e miti” le sue imprese radiofoniche e di narratore.
“Negli anni Sessanta, Mogol e Lucio Battisti – ha scritto –
cavalcavano insieme attraverso tutta l’Italia perché la pensavano allo stesso modo. Piergiorgio Odifreddi e io abbiamo
percorso a piedi gli 800 chilometri del Cammino di Santiago
per la ragione opposta. Lui è un ateo rigoroso, mentre io
sono un cattolico dalla fede incerta e sofferente, che nelle
preghiere chiede sempre di esser confortato nelle proprie
convinzioni. Ho creduto che 25-30 chilometri al giorno per
cinque settimane, volesse dire provare insieme un’esperienza
mistica, magari anche trasferendo dall’uno all’altro qualche
dubbio e qualche convinzione”.
Sergio Valzania, (nato a Firenze nel 1951) giornalista, autore televisivo è – dall’estate del 1999 – direttore di Rai Radio Due e, dal 2002,
dirige i programmi radiofonici di Radio Due e Radio Tre. È docente
di Lettere all’Università di Genova.
Michele Dalla Palma vive sulle pendici del Bondone, la montagna di Trento,
ma spesso abbandona la quotidianità per rincorrere emozioni, con la curiosità,
irrefrenabile, di conoscere il mondo e gli uomini.
Dalla fine degli anni Settanta si è dedicato all’alpinismo e all’esplorazione,
organizzando numerose spedizioni in tutto il mondo, dall’Himalaya alle Ande,
dai deserti africani alla Patagonia e alla Tierra del Fuego.
lunedì 15 giugno
Pensieri viandanti
Animali che camminano, gli uomini hanno fatto esperienza
del mondo da viandanti. E nel camminare, quale azione che
ha plasmato lo spazio umano, ha preso forma anche il pensiero. Sospesa tra urgenza vitale e apertura alla nudità del
mondo, la pratica del camminare unisce così le generazioni.
Ma il viandante è animato pure da una tensione etica. Misurando il mondo con i suoi passi, chi cammina si inscrive nella
dimora terrestre e disegna lo spazio dell’incontro con l’altro.
A partire dalle sue più recenti pubblicazioni sulla filosofia del
camminare Pensieri viandanti. Antropologia ed estetica del
camminare (Diabasis, 2008); Pensieri viandanti II. L’etica del
camminare (Diabasis, 2009) Italo Testa si soffermerà su alcuni aspetti che fanno del camminare una pratica dalla valenza
antropologica ed etica.
Italo Testa è docente di Filosofia Politica all’Università di Parma e di Storia della
Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, oltre che poeta.
giovedì 11 giugno
Filosofia del camminare.
Esercizi di meditazione mediterranea
giovedì 18 giugno
Premio Chatwin
Camminando per il mondo - sulle vie dell’anima
L’Autore-filosofo dell’educazione all’Università degli Studi di
Milano-Bicocca, fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari – nel suo ultimo libro ha riletto l’esistenza con le metafore molteplici del camminare. È questa
una delle esperienze umane più naturali, che a seconda del
modo con cui la viviamo, ci dice non poco di chi siamo. Ci
si può muovere con modalità diverse ed ognuna assume
significati traslati differenti: a passeggio, in salita, in discesa, sul ciglio di una voragine, in linea retta o a zig zag. Ad
ogni nostro incedere fisico, dettato dalle circostanze o dalla
nostra volontà, corrispondono altrettante immagini e figure
del nostro modo di attraversare la vita. Il pensiero filosofico
è per definizione in inesausto camminare. Si muove al passo,
torna indietro, ricomincia.
La scrittura, specie se di noi stessi (diaristica, autobiografica,
ecc.) è inoltre paragonabile ad una penna che cerca la sua
strada, lasciando tracce che durano più dell’istante effimero.
Scrivendo di noi, ritorniamo con più consapevolezza ai cammini intrapresi, ai sentieri non percorsi, alle soste d’amore
o di dolore. Entriamo a far parte dell’esistere viandante, che
non aspira a raggiungere, ma piuttosto sempre ad andare,
a scoprire: senza mai dimenticare, però, le strade lasciate
alle spalle. Senza memoria di quel che siamo stati non può
esservi né incedere, né alcuna scrittura.
Dedicato al grande viaggiatore e scrittore inglese, il Premio
Chatwin - camminando per il mondo, è l’unica manifestazione culturale con l’esclusiva di divulgare in Italia e all’estero
la memoria, le opere e il pensiero di Bruce Chatwin per la
promozione e diffusione della cultura di viaggio.
Prima e unica nel suo genere, nasce nel 2001 da un’idea di
Luciana Damiano, responsabile dell’iniziativa.
Duccio Demetrio è professore ordinario di Filosofia dell’educazione e di Teorie
e pratiche autobiografiche all’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
venerdì 12 giugno
Bracconiere di emozioni
Trent’anni di vagabondaggi nei luoghi più isolati del pianeta, dalle valli dell’Himalaya alle foreste africane, dai ghiacci
dell’Estremo Oriente russo alle coste artiche dell’Alaska, dal
Sahara alla Tierra del Fuego, sono le “tappe” di un cammino
nella natura selvaggia e al tempo stesso dentro culture rurali,
rappresentative di tradizioni valligiane, che sono purtroppo
in procinto di scomparire.
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Ho imparato ad ascoltare il respiro del vento, la voce della
notte, l’armonia dei boschi accarezzati dalla neve.
Ho capito l’insensatezza di sfidare rocce, temporali, la valanga o la corrente di un fiume... ma anche il credere di poter
condizionare le stagioni, forzare la Natura rubando spazi
al mare, costruire città nei letti dei fiumi o sulle falde dei
vulcani. Illusorio delirio di onnipotenza, inutile tentativo di
sconfiggere con l’apparenza il tempo, i “mostri” e le angosce
che perseguitano l’uomo. Straordinario concentrato di sogni
e fantasie rinchiuso in un corpo fragile ed effimero.
Ma proprio gli uomini, con le loro infinite contraddizioni,
sono spesso i protagonisti delle mie curiosità che mi spingono in angoli lontani del mondo alla ricerca delle radici
profonde della vita.”
Tratto da Uomini e montagne (Input, 2008)
“La domanda di sempre è: “Perchè?”
Perchè, sempre più spesso, mi scoppia dentro improvviso,
irrefrenabile, il desiderio di abbandonare la tranquilla sicurezza
e le certezze della quotidianità per rincorrere un’emozione?
Per me, uomo di montagna, cacciare sogni tra rocce e ghiaccio delle grandi pareti è stata la risposta più facile.
Poche cose in uno zaino e la voglia di inseguire una nuova
avventura, alla ricerca di conferme, nel mondo reale, di storie
già vissute con la fantasia.
Ho scoperto la vertigine di conquistare lo spazio, un centimetro alla volta, sulle pareti strapiombanti delle Dolomiti,
accarezzando le rughe della roccia fin quando le dita, senza
più energia, si rifiutavano di stringere ancora.
Fabrizio Ardito, giornalista, fotografo e pellegrino, autore di numerosi volumi
dedicati all’escursionismo, al turismo e alla speleologia.
Sebastiano Audisio, si è cimentato in imprese quali l’esplorazione ciclo
alpinistica del monte Cong Kundam, l’attraversata in solitaria in mountain
bike del deserto Taklamakan in Cina, la spedizione sci alpinistica sul monte
Mutzagata in Cina.
Carla Perrotti, la signora dei deserti, la prima donna ad aver attraversato da
sola con i Tuareg il Sahara e il deserto del Ténéré in Niger a seguito di una
carovana del sale.
Luciana Damiano, giornalista, ha scritto per numerose testate ed è stata per
anni conduttrice ed autrice di programmi radio-televisivi per la RAI. Direttore
artistico di numerose manifestazioni nazionali, dal 2001 è responsabile del
Premio Chatwin - camminando per il mondo, di cui ne è l’ideatrice.
venerdì 19 giugno
Il Cammino delle Dolomiti.
Un itinerario tra fede, cultura e natura
Il Cammino delle Dolomiti è un progetto della diocesi di
Belluno-Feltre sviluppato in collaborazione con la Provincia
di Belluno. L’idea è semplice: unire i luoghi della fede del
territorio bellunese con un percorso in 30 tappe da affrontare a piedi, impegnative per lunghezza ma non per difficoltà
tecnica. Si cammina lontano dal traffico, alla riscoperta dei
percorsi antichi, dei villaggi rimasti esclusi dai flussi del
turismo di massa, al cospetto di paesaggi dolomitici di incomparabile bellezza. Il Cammino delle Dolomiti si sviluppa
ad anello con partenza e arrivo al Santuario dei santi Vittore
e Corona di Feltre, percorre tutto l’Agordino, il Cadore, il
Comelico, l’Alpago, la Val Belluna. Fondamentale, per la sua
realizzazione, è stato l’apporto del volontariato.
2° classificato sez. professionisti 2008); El repujado mas
grande del mundo (Manuel Bozzo, 1° classificato sez. non
professionisti 2008); Di sangue e di sogni (Paolo Mancinelli,
1° classificato sez. Amore senza frontiere 2008); Gli aquiloni
di Ahmedabad (Francesca Lignola e Stefano Rebecchi, 1°
classificato sez. professionisti 2007); A Sonagachi, dove il
sesso non è amore (Cinzia Bassani, 2° classificato sez. professionisti 2007); Intervallo (Alberto Pinato, 1° classificato
sez. non professionisti 2007); Anch’io ho mangiato bolle
di sapone (Pamela Garberini, 1° classificato ex aequo sez.
Amore senza frontiere 2007); Filho do boto (Filippo Lilloni,
1° classificato sez. professionisti 2006).
giovedì 25 giugno
Un violoncello italiano sul monte Fuji
Il 18 giugno 2007, per la prima volta uno strumento musicale delle dimensioni di un violoncello è arrivato in cima al
monte Fuji, la vetta più alta del Giappone, e ce lo ha portato
il maestro veneziano Mario Brunello, musicista e scalatore,
che non ha esitato a portarsi in spalla l’antico e preziosissimo violoncello fino a un’altitudine di 3.776 metri. Il maestro
l’ha raggiunta assieme a una trentina di altri entusiasti, per i
quali ha eseguito due concerti dedicati soprattutto a musiche di Johann Sebastian Bach. “È stata un esperienza unica
nella mia vita di artista – ha detto Brunello – mai avrei pensato che sarei riuscito a suonare il violoncello ricavato nel
1600 dagli abeti di Paneveggio, sul monte Fuji”. Brunello,
oltre a raccontarci la sua esperienza ci farà vedere il filmato
del suo concerto all’alba dove suona seduto praticamente
nella neve.
Mario Brunello - classe 1960 - è uno dei più grandi violoncellisti di oggi, è
musicista attento ai fermenti della cultura contemporanea, aperto a esperienze musicali che travalicano gli stretti confini dei generi tradizionalmente
codificati.
venerdì 26 giugno
Walk, Don’t Run! Ovvero: dello sperdersi
con Werner Herzog tra sequenze di film suoi e altrui
Per mezzo di una dissolvenza incrociata ideale tra lo spunto
suggerito del titolo del film americano Cammina, non correre
e alcuni frammenti di film centrati sul motivo del camminare
– o della sua apparente negazione – l’indagine proposta si
avvale della specialissima guida fornita da esempi di opere
dell’autore tedesco e di altri registi, nell’attraversamento di
brani dove la stasi sembra essere completamente bandita.
Fabrizio Borin insegna Storia e Critica del cinema all’Università Ca’ Foscari
di Venezia. Condirettore della collana Quaderni della Videoteca Pasinetti, ha
scritto di cinema polacco, spagnolo, russo, italiano, americano e sul “jewish
humour”.
lunedì 29 giugno
Da Canterbury a Gerusalemme, e altri viaggi a forza di
gambe
“Mi ritengo fortunato, naturalmente. Per un lavoratore dipendente inquadrato dal lunedì mattina al venerdì sera, sarebbe
quasi impossibile partire due mesi; chi invece fa un lavoro
atipico – più che a me, penso ai miei compagni di viaggio –
ha molte garanzie in meno, ma questa grande libertà in tasca.
Però sono tanti quelli che mi dicono “Beato te che puoi”, e
alla fine si inventano scuse per non partire zaino in spalla
nemmeno un weekend: se la schiavitù è una condizione oggettiva, la libertà è una percezione personale e, purtroppo,
qualcuno ne è terrorizzato. (…)
Nel campo dei pellegrinaggi storici, dopo Roma (2006) e
Gerusalemme (2008) non resta che Santiago, la meta più
frequentata. Però ripercorrere le orme di viandanti e pellegrini non è l’unico tipo di viaggio che m’interessa: l’Europa è la
nostra casa e il nostro campo da gioco, e le possibilità sono
infinite.”Questo è quello che ci racconterà Enrico Brizzi che
nella vita privata è un “fanatico” camminatore.
Enrico Brizzi, classe 1974, è uno dei pochi autori italiani della nuova leva per
cui non c’è bisogno di lunghe presentazioni: il suo romanzo d’esordio, Jack
Frusciante è uscito dal gruppo lo ha collocato appena ventenne in testa alle
classifiche di vendita e gradimento fra i ragazzi.
martedì 30 giugno
Sentieri del Nuovo Mondo:
da Henry David Thoreau a Alexander Supertramp
mercoledì 24 giugno
Premio Chatwin
Camminando per il mondo
Selezione dei video finalisti del Premio 2006-2007-2008
Pista, strada, percorso, passaggio: dai primi scritti dei Puritani che proiettavano sulla wilderness una metaforica “via
lastricata d’oro” per esorcizzarne il terrore, ai più recenti film
che rappresentano la ricerca degli ultimi sentieri selvaggi
rimasti come antidoto ai mali della società dei consumi, l’idea
di cammino è una costante della cultura americana. L’opera
dello scrittore trascendentalista Henry David Thoreau – un
classico del pensiero del Nuovo Mondo – celebra la pratica
del camminare come strategia filosofica per decondizionare
lo sguardo e come terapia, igienica e insieme estetica, per
ritrovare un rapporto organico tra il corpo e l’ambiente.
Riso con mango (Lorenzo Moscia, 1° classificato sez. professionisti 2008); Kusi (Serena Mora e Simone Pecorari,
Francesca Bisutti è docente di Lingua e Letteratura Anglo-Americana e Storia
del Teatro Americano all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Luigi Guglielmi, giornalista professionista dal 1998, come volontario ha coordinato la Commissione comunicazione del Sinodo diocesano di Belluno-Feltre,
ideando e organizzando nel 2005 la prima esposizione monografica di una tela di
Tiziano Vecellio a Belluno (la “Trasfigurazione di Cristo” di San Salvador, Venezia,
30.000 visitatori in un mese) e, successivamente, Il Cammino delle Dolomiti.
reading camminando
VERSO LA NOTTE POLARE
Una spedizione antartica, una mitografia di luoghi assoluti, un’esperienza condivisa che diventa romanzo. In viaggio verso la notte polare dell’uomo e del mondo, alla
scoperta del limite estremo, ascoltando le storie di quando l’avventura era ancora possibile.
La solitaria Wanderung di un uomo assottigliato dai venti, in esilio nel pozzo freddo della Terra, alla ricerca di nuove coordinate espressive per guardare, da quell’ultima
frontiera, ai segreti del reale.
(…) Può darsi che anche i pinguini siano portati a pinguinomorfizzare gli umani, e questo certamente accade qualche settimana dopo, quando in una attraversata a piedi,
mentre accompagnavo una missione internazionale di dieci biologi, incontrammo una carovana di Imperator, la specie più grande. Loro, i pinguini in fila, noi, umani in fila.
Due comunità egualmente in marcia, i pinguini dall’interno verso le coste per procurarsi cibo, noi dalle coste verso l’interno per raggiungere le regioni più fredde abitate
dagli Imperator. Loro, noi, vivevamo la stessa solitudine in un oceano di ghiacci e nevi, e le stesse preoccupazioni. Giunti ad una rispettosa distanza il capo dei pinguini
Imperator, un individuo voluminoso e importante della loro specie, allungò il collo verso di noi in un profondo inchino e con il becco contro il petto fece un lungo discorso
gorgogliando. Finito il discorso, da quella posizione di riverenza fissò negli occhi Jacques, capo della missione, per vedere se aveva capito. Né Jacques, l’etologo più
esperto, né chiunque di noi poteva comprendere quel discorso. Allora il pinguino ripetè di nuovo il lungo gorgoglio con la testa china, senza spazientirsi. Chi si spazientiva
erano gli altri pinguini dietro di lui, cominciavano a dubitare che il loro capo avesse combinato qualche pasticcio. Si fece avanti un altro di loro, spingendo da parte il suo
predecessore. Con lo stesso inchino e lo stesso sguardo in alto tenne un nuovo discorso che sarebbe rimasto per noi altrettanto incomprensibile. (…)
Daniele Del Giudice vive a Venezia. I suoi libri sono: Lo stadio di Wimbledon (1983), Atlantide occidentale (1985), Nel museo di Reims (1988), Staccando l’ombra da terra
(1994), Mania (1997) e, con Marco Paolini, I-TIGI Canto per Ustica (2001). Ha pubblicato inoltre saggi su Italo Svevo e Primo Levi, per il quale ha introdotto l’edizione
delle Opere.
ANGRY & YOUNG
Con questa lettura scenica, la compagnia Molino Rosenkranz ci dà l’occasione di rivisitare il racconto - manifesto del movimento artistico inglese noto con il nome di
Angry Young Man.
La solitudine del maratoneta fu scritto da Alan Sillitoe negli anni Cinquanta e conserva sorprendentemente tutta la sua forza e la sua modernità .
Si tratta di un monologo interiore dal ritmo travolgente, a tratti palpitante, per la carica vitale che lo anima; in esso vi è tutta la ribellione ed il vuoto di speranza che oggi
come allora affligge le nuove generazioni.
Smith è un giovane ribelle cresciuto nei sobborghi industriali della città, dopo il furto in una panetteria viene sbattuto in un riformatorio modello. Il direttore dell’istituto scopre
le sue doti da podista, lo allena come un “cavallo di razza” in vista della competizione annuale tra gli istituti britannici e punta su di lui per vincere la prestigiosa coppa.
Mentre corre nella solitudine della campagna il giovane maratoneta ricorda la sua difficile esistenza, riflette sulle vittorie e le sconfitte, sulla libertà, sulla coscienza di sé,
medita sul suo futuro. Potrebbe riscattarsi, integrandosi nella società mediante la vittoria sportiva, ma la rabbia che si porta dentro contro i riti e le ipocrisie di questa società
che lo ha respinto lo induce a beffare tutti. Pagine già memorabili si fanno spettacolo straordinariamente aspro e graffiante attraverso una partitura scenica costituita dai
diversi linguaggi espressivi propri dei giovani: musica rap, graffiti, e tecniche multimediali create in équipe.
Daniela Zucchiatti
READING
martedì 23 giugno, ore 21.30
Orizzonte mobile
Daniele Del Giudice
martedì 30 giugno, ore 21.30
La solitudine del maratoneta
Dal racconto di Alan Sillitoe
Lettura scenica per voce, musica rap,
graffiti
A cura di Molino Rosenkranz
con Roberto Pagura
Mario Massimino rapper specialista
in freestyle-musiche
Chiara Vialmin riprese e video editing
Daniela Zucchiatti adattamento del testo e
collaborazione artistica
regia di Roberto Pagura
giovedì 9 luglio, ore 21.30
Il Signor Loci, presumo?
(l’ultimo esploratore)
Uno spettacolo di Davide Sapienza con
Francesco Garolfi
auditorium quarto piano
ingresso libero previo ritiro del biglietto
omaggio alla biglietteria del Centro Culturale Candiani. I biglietti saranno disponibili
nei due giorni antecedenti lo spettacolo.
NELLE VALLI DI OGNIDOVE
Camminando è l’espressione giusta per definire il lavoro di scrittore che per me significa andare fuori dal seminato, dai sentieri divenuti trincee pericolose dell’editoria
attuale. Camminare per capire dove aprire una pista tra i rovi spinosi, tra le macerie abbandonate. Nello Spirito della Voce che suggerisce parole e sentieri allo scrittore,
qui io esploro.
Il mio “modo” spesso si incrocia con l’applicazione corporea del cammino: nelle nevi, nella tundra, sulle alpi, e tra le vie delle città e dei borghi. Così mi ha insegnato
la musica che mi ha svelato i sogni giusti per guardare i paesaggi della vita. Nella mia città natale – lasciata nel 1990 – lo scorso anno mi hanno chiesto di diventare
ideale continuatore del “modo” di un grande esploratore, Gaetano Osculati per celebrarne il bicentenario. Per gli amici dell’associazione Brianze, era stato lo spettacolo
La stagione di Ognidove, i cammini e i trekking per raccontare il mio libro La Valle di Ognidove (divenuto documentario della RSI, la Tv Svizzera Italiana lo scorso
aprile), l’ipotesi interessante da tentare. Nacque così Il Signor Loci, Presumo? (l’ultimo esploratore).
Ulisse viaggiava per scoprire se stesso, facendosi ritrovare ogni volta in un luogo diverso. Esplorare è dialogare con il Genius loci e il maestro della transumanza spirituale ci ha così istruiti nei secoli. Prima del debutto di questo “ultimo esploratore” avrei viaggiato un mese in zone remote del “mio” Canada (da qui nasce il libro con
il fotografo Andrea Aschedamini Tremilachilometri a mano, celebrazione poetica e in immagini di Loci): avrei certamente scambiato due parole con Lui da raccontare
sul palco.
Proprio da diverse esperienze in Canada – tra gli Inuit in Nunavut, nello Yukon boreale, nella Terranova di Caboto – avrei attinto gran parte del testo, mentre il viaggiatore
dei suoni Francesco Garolfi, il mio Ulisse dei suoni, era l’uomo che avrebbe ancora una volta tradotto il Suono in Loci.
Lo spettacolo mantiene la semplicità del viaggio: cerca di portare il pubblico verso un’idea di OgniDove - OgniLoci attraverso frammenti e ricordi, reportage e pagine
inedite. Lì, noi e il pubblico abbiamo un appuntamento importante.
Poiché è mia ferma convinzione che le persone sono esse stesse il Genius loci che ci permette di rendere viva la performance, il testo muta di continuo come un fiume.
“Garolfi e Sapienza” vogliono solo essere coloro che sospingono alcune gocce di questo fiume nel mare solcato dai tanti Ulisse che decidono di condividersi.
Il titolo si ispira alla famosa frase dell’esploratore Stanley (Il Dottor Livingstone, presumo?) quando ritrova il Dottor Livingstone, partito alla ricerca delle sorgenti del Nilo
in Africa. Le canzoni di grandi contemporanei (Daniel Lanois, Bruce Cockburn, The Doors, Nick Drake, Lucio Battisti) seguono un filo che si snoda attraverso la composizione di Garolfi scritta per il protagonista de La valle di Ognidove: la sua Ishmael è inclusa – guarda caso – nel progetto discografico 1968: Odissea Nel Rock.
Davide Sapienza
Davide Sapienza ha 45 anni, un passato glorioso di specialista di musica rock con collaborazioni prestigiose con riviste e musicisti, diventati poi famosi: ha per esempio
intuito per primo, in Italia, la grandezza degli U2. Da quasi vent’anni ha cambiato vita: lasciata la città è andato a vivere sull’altopiano di Clusone, nella bergamasca, alle
pendici della Presolana, dove andava da bambino per i mesi estivi. I suoi mondi sono diventati i grandi spazi nei quali camminare e dialogare con la natura, ascoltandola:
quella natura selvaggia e incontaminata che resiste all’assalto della modernità.
Davide attraversa un territorio non solo camminandoci, ma soprattutto con il cuore, lo spirito e lasciando che attraversi tutti i sensi.
Ha trovato o meglio “scoperto” un mondo La Valle di Ognidove che è qui e dappertutto, dentro e fuori di noi: un luogo che non esiste sulla carta geografica, ma dentro
il quale ognuno di noi può ritrovarsi e riconoscersi.
E ce lo racconta in modo molto singolare e personale: Davide oggi è scrittore, narratore di questi spazi, che spesso noi guardiamo con aria molto distratta.
In questa Valle che contiene tutte le nature della terra c’è posto anche per noi, per ognuno di noi.
03
CAMMINANDO >> CONCERTI
IL DURO CAMMINO VERSO LA LIBERTÀ
Negli Stati Uniti, prima del 1865, anno in cui venne abolita per legge la schiavitù, l’associazione Underground Railroad cercava di aiutare gli schiavi a fuggire, anche se la cosa non era delle più facili.
I fuggitivi camminavano quasi sempre di notte, usando torce e la luce della luna. Se era necessario,
dovevano camminare nell’acqua, affinché i cani non potessero annusare le loro tracce. Per nascondersi e fuggire, talvolta saltavano sulle carrozze dei treni merci, ma quando queste si fermavano nelle stazioni, finivano spesso per essere arrestati. Canti spiritual come Wade in the Water, The Gospel
Train o il celeberrimo Swing Low, Sweet Chariot fanno esplicito riferimento a questi tentativi di fuga
ed all’Underground Railroad. Camminando dalle campagne alle città, da Sud verso Nord, i primi bluesmen macinavano centinaia di chilometri, inseguendo un grande sogno di libertà. Ma ancor più lungo
e doloroso era stato il viaggio di milioni di schiavi, stipati nelle stive di navi negriere, dalle coste
dell’Africa Occidentale alle Americhe. Non Terra Promessa, né terra di libertà… Non è un caso che il
ciclo concertistico di Camminando parta proprio dall’Africa, dalla musica suggestiva (ma anche dalla
danza) dell’ivoriana Dobet Gnahoré, nuova grande voce dell’Africa contemporanea, che ha tutte le carte
CONCERTI
in collaborazione con
Circolo Culturale Caligola
giovedì 11 giugno, ore 21.30
Dobet Gnahoré
Dobet Gnahoré voce, percussioni
Colin Laroche De Feline chitarra, voce
Clive Govinden basso
Boris Tchango batteria, percussioni
posto unico: intero 15 euro – ridotto* 12 euro
martedì 16 giugno, ore 21.30
Louisiana Red
Louisiana Red chitarra, voce
posto unico: intero 13 euro – ridotto* 10 euro
in regola per riempire il vuoto lasciato dall’indimenticata Miriam Makeba. Quello stesso sentiero passerà subito dopo per il blues arcaico e genuino di Louisiana
Red, solitario “cantastorie” dell’Alabama, che per la sua libertà ha pagato un pedaggio molto oneroso. La madre morta dopo il parto, il padre ucciso dal Ku Klux
Klan, ed un’infanzia trascorsa nell’orfanotrofio di New Orleans. Alla conquista di una libertà che sia in grado di sconfiggere le diseguaglianze sociali è il jazz libertario
e veemente del pianista friulano Claudio Cojaniz, qui alla testa di uno straordinario ensemble di nove elementi, la N.I.O.N. Orchestra, in cui spiccano le presenze
del veterano trombonista Giancarlo Schiaffini, del più giovane ma già affermato sassofonista Francesco Bearzatti, e del trombettista d’origine vietnamita – anche
se da svariati anni vive a New York – Cuong Vu, noto per aver suonato a lungo nel gruppo di Pat Metheny. Cammineremo quindi con la musica per le “calli” di
Buenos Aires, dove risuona il tango notturno e poco convenzionale di Melingo, con quella voce roca e sbilenca, a metà strada fra Tom Waits e Nick Cave. Il suo
tentativo di attualizzare il “tango canzone” di Carlos Gardel è senza dubbio encomiabile. Come il blues, tango è nostalgia, emozione e rancore, rabbia e passione;
esprime anche un grande senso di estraneità e spiazzamento, che accomuna l’emigrante appena arrivato in Argentina al neroamericano, anche nella sua nuova
condizione di “schiavo liberato”. Ma sia in Africa che in Alabama, a Buenos Aires così come a New York, la libertà ha sempre lo stesso identico profumo, dolce
ed inebriante; il che rende un po’ meno faticoso il duro cammino necessario per raggiungerla.
Claudio Donà
DOBET GNAHORÉ
Dobet Gnahoré, giovane artista ivoriana d’origine Bété, figlia di Boni Gnahoré, uno dei più noti percussionisti del suo paese, è considerata una delle nuove grandi voci dell’Africa.
È cresciuta a Ki–Yi M’Bock, villaggio della Costa d’Avorio che ospita molti artisti, pittori e cantanti, danzatori, attori e musicisti, e per questo noto in tutto il continente africano.
Si dedica completamente alla musica e alla danza dall’età di dodici anni ed oggi, non ancora trentenne, può definirsi artista davvero completa. Sa interpretare le proprie canzoni
in diverse lingue africane, in francese ed inglese. Suona molto bene le percussioni e sa ballare. Benché abbia inciso sin qui solo due dischi – Ano Neko (2004) e Na Afriki
(2007) – viene già considerata dalla critica figlia esemplare della grande tradizione vocale africana, erede di Miriam Makeba e Angelique Kidjo.
L’Europa e l’Africa si mescolano continuamente nell’arte di Dobet Gnahoré. I ritmi tribali e le melodie funky della band, capace di una forte propulsione ritmica, i dialetti
africani ed il francese, la danza delle ballate e quella da discoteca interagiscono e trasmettono un unico messaggio: il desiderio di vivere in un mondo migliore, senza
fame ed in pace. L’amore per il proprio paese e quello per la famiglia vengono magnificamente espressi in brani come Pillage, Issa o Nan, presenti nell’ultimo disco.
Le canzoni si basano su polifonie tradizionali africane, che combinano i canti bété con quelli dei pigmei centroafricani, integrando un ampio spettro di ritmi e generi di
musica pop africana, dalla musica mandinga alla rumba congolese, dallo ziglibiti ivoriano al bikutsi camerunense, dall’high-life ghanese ai cori zulu. Gli arrangiamenti,
costruiti su misura per le sue qualità canore, privilegiano i toni acustici, esaltando la potenza, il calore e la profondità della voce, così come la suggestione dei testi, che
parlano di una terra intrisa di sofferenza ma anche di grande speranza, eternamente combattuta tra passato e futuro.
LOUISIANA RED
giovedì 25 giugno, ore 21.30
N.I.O.N. Orchestra
diretta da Claudio Cojaniz
Cuong Vu tromba
Giancarlo Schiaffini trombone
Francesco Bearzatti sax tenore, clarino
Maria Vicentini violino
Claudio Cojaniz pianoforte, arrangiamenti
Romano Todesco contrabbasso,
fisarmonica
Danilo Gallo contrabbasso
Zeno De Rossi batteria
Luca Grizzo percussioni
posto unico: intero 15 euro – ridotto* 12 euro
Non trascorre un’infanzia felice Louisiana Red (vero nome Iverson Minter), nato nel 1932 a Bessemer (Alabama). La madre muore una settimana dopo il parto ed il padre
viene linciato dal Ku Klux Klan nel 1941. Red cresce in un orfanotrofio di New Orleans. Qui impara a suonare la chitarra e l’armonica, prima di trasferirsi a Chicago, dove
suona professionalmente dal 1950, avendo come principali modelli Muddy Waters e Lightnin’ Hopkins. Dopo aver compiuto il servizio militare, accompagna per due
anni a Detroit John Lee Hooker, un altro dei suoi dichiarati maestri. Incide il suo primo album da leader nel 1963, Lowdown Back Porch Blues, cui farà seguito l’anno dopo
Seventh Son. Durante gli anni Settanta il suo crescente impegno politico lo porta a diventare attivista dei Black Muslim. Nel 1972 perde la giovane moglie. Si risposerà nel
1984. Dal 1975, dopo una fortunata apparizione al Festival Jazz di Montreux, frequenta sempre più assiduamente l’Europa, fino a decidere nel 1981 di trasferirsi stabilmente
ad Hannover. Viene circondato ovunque dall’affetto e dal calore del pubblico, che ama il suo stile down home irruento ma creativo, contraddistinto dall’uso dello slide e da
un canto passionale, istintivo, spesso legato a testi fortemente politicizzati. Il successo europeo lo aiuterà a vincere nel 1983, con Blues for Ida B., il prestigioso William C.
Handy Award, per il miglior album di blues tradizionale. Nel 1997 decide di affrontare finalmente, dopo molti anni, un lungo tour negli Stati Uniti, riportando un trionfale
e meritato successo. Louisiana Red ha inciso sin qui oltre cinquanta dischi. Le sue canzoni esprimono il suo forte legame con la tradizione, assomigliando a delle composizioni spontanee che ci riportano alle origini del Blues del Delta. Utilizza sempre la stessa intensità ed entusiasmo, sia che si esibisca in un festival davanti a diecimila
persone che in un piccolo pub. Red é senza dubbio uno dei pochi grandi bluesman viventi, musicista interessante quanto forse sottovalutato.
N.I.O.N. ORCHESTRA diretta da Claudio Cojaniz
Il progetto Not In Our Name (N.I.O.N.) s’ispira dichiaratamente alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, focalizzando l’attenzione sulle culture di quei paesi in
cui i diritti umani vengono quotidianamente calpestati. Il pianista Claudio Cojaniz lavora su suggestioni africane ma lascia ampio spazio alle singole sensibilità improvvisative, anche perché quello che si trova a guidare è un vero e proprio “supergruppo”, formato da protagonisti dell’avanguardia italiana di ieri e di oggi, fra cui Giancarlo
Schiaffini, Francesco Bearzatti, Danilo Gallo e Zeno De Rossi, contando per di più sulla partecipazione straordinaria del trombettista vietnamita Cuong Vu, da tempo
attivissimo nella downtown newyorlese, ma diventato celebre soprattutto per aver suonato nel gruppo di Pat Metheny.
La N.I.O.N. Orchestra dispiega il suo canto senza rubare melodie e ritualità al Terzo Mondo, com’è spesso stato fatto a causa di una visione culturale troppo “eurocentrica”,
ma cerca invece di rispettare le diversità, conscia del fatto che “tutto viene dalla grande Madre Africa”. Cojaniz, autore delle musiche, potrà trasformare all’occasione
l’ensemble orchestrale in duo, trio o quartetto, in una miriade di possibili combinazioni strumentali, comunque sempre avvincenti e suggestive.
I temi sono distribuiti in modo da condurre musicisti ed ascoltatori in territori comuni, condivisi. La partitura si divide in dieci momenti, diversi per intensità e ritmo, ma
capaci di ricongiungersi in una storia coerente, che nasce da una narrazione originale e allo stesso tempo legata alla grande tradizione, madre di tutte le avanguardie.
L’obiettivo è superare l’ammiccamento etnico presente spesso in simili contesti. La musica non può esser soltanto intrattenimento, deve esprimere valori nel sentimento
e nella solidarietà, conquistando dignità di testimonianza e pensiero. I solisti debbono sforzarsi di costruire il “nuovo” e non “ri–costruire”, perché altrimenti vorrebbe
dire togliere dignità a quelle culture, rubare loro l’anima.
lunedì 20 luglio, ore 21.30
Melingo
Maldito Tango
Daniel Melingo voce, chitarra, clarino
Nestor Dardo “Nini” Flores bandoneon
Rodrigo Guerra chitarra, mandolino
Avelino “Rudi” Flores chitarra
Romain Lecuyer contrabbasso
posto unico: intero 15 euro – ridotto* 12 euro
auditorium quarto piano
* riduzioni Candiani Card, CinemaPiù, studenti
Biglietti già in vendita
MELINGO
Daniel Melingo è un cantautore di Buenos Aires che re–interpreta in modo originale la forma del “tango canciòn” inventata da Carlos Gardel, proponendo un tango che,
pur non rinnegando le sue radici, é eclettico e moderno, “strano” e lunare. Con la sua voce insolita, scura e fumosa, fra Nick Cave e Tom Waits, Melingo è l’uomo della
nuova frontiera porteña, ambasciatore di un tango allo stesso tempo colto e popolare. Non è un caso che abbia firmato per la Mañana, importante label dell’argentino
Eduardo Makaroff (Gotan Project), che ha prodotto il suo ultimo disco Maldido Tango. La sua è un’altra voce tormentata, dopo quella di Juan Carlos Caceres, che tenta di
portare la musica argentina al di fuori dei suoi confini più usuali e conosciuti. L’album precedente, Santa Milonga, era una raccolta di anni di avventure, in cui la milonga
era santificata e la faceva da padrona, con canzoni che annullavano ogni barriera tra sacro e profano, tra irriverenza ed adorazione.
Ora con questo lavoro – disco creato, distrutto e ricostruito in sei mesi – Melingo crea un’opera ancor più elaborata, che rompe le regole e distorce i codici del tango, citando
i poeti di ieri e di oggi, restituendo nuova vita alla musica del suo paese. Molte delle canzoni sono opere di poeti maledetti sudamericani, o di autori di tango che s’identificano
con la sofferenza e l’astuzia della gente argentina. Viene usato anche il lunfardo, lo slang di Buenos Aires; vengono descritti i suoi quartieri, i cabaret ed i bar, la povertà e la
tristezza dei suoi abitanti. Le canzoni sembrano delle bizzarre fotografie: il borsaiolo sull’autobus, la prostituta che piange, il vagabondo, il lavoratore che diventa ballerino
la notte, il bambino che muore per la solitudine, l’argentino di Montmartre, il vecchio playboy… Melingo è un bohemienne che ama i piaceri notturni e sembra non curare
apparenza e forma, ma solo il proprio spontaneo modo di essere, di gaucho cinquantunenne che ha messo in musica ciò che da anni ha scritto sulla pelle.
CAMMINANDO >> DANZA
A PASSO DI DANZA
Il tanguero non corre, non salta, non danza, il tanguero cammina. Il passo base del tango è il passo
in sé, quello normale di una camminata. Come non ricordarci di Pablo che in Lezioni di tango (Sally
Potter, 1997) alla prima lezione invita la sua allieva a camminare e non danzare. Por las calles de
Buenos Aires, il concerto-danza in programma il tre di luglio, dal semplice atto umano del cammino
porterà sul palco tutta l’emozione del rituale di una coppia che per tre minuti, la durata di un tango,
appunto, diventa un corpo unico ed armonioso. Ma il cammino è lo strumento che rende l’uomo
capace di cogliere la bellezza delle cose che lo circonda, il semplice atto fisico si trasforma in
una esperienza estetica. L’atto di camminare secondo David Le Breton rappresenterebbe infatti “il
trionfo del corpo e dei sensi, con sfumature diverse secondo il grado di libertà della persona”.
È per questo che abbiamo fatto del nostro cammino un cammino anche fra le musiche e le danze
del mondo, dove poter trovare quel trionfo di corpi e sensi, dove cogliere le varie sfumature come
nel flamenco, arte andalusa che ha radici molto antiche, che affondano nell’espressione artistica
popolare gitana.
DANZA
venerdì 3 luglio, ore 21.30
Sestetto Quejas de Bandoneon
Por las calles de Buenos Aires
in collaborazione con Circolo Culturale Caligola
Cristina Bertoli flauto
Alessandro Bonetti violino
Marco Fabbri bandoneon
Daniel Pacitti bandoneon
Stefano Giavazzi pianoforte
Samuele Pasini contrabbasso
Silvina Aguerra & Sebastian Romero danzatori
Patricia Carrazco & Pablo Linares
danzatori
posto unico: intero 13 euro – ridotto* 10 euro
Sulla scena del Candiani la compagnia Flamenco Lunares svilupperà l’interiorità e la personalità di questa danza, una ricerca
estetica trasformatasi ormai in stile di vita e modo di essere.
Un discorso a parte lo merita lo spettacolo prodotto dal Centro Teatrale di Ricerca di Venezia, uno spettacolo di teatro-danza dove
non solo si incontrano due mondi e due culture, ma dove il cammino è un cammino nella luce e nell’ombra, dove “danziamo,
con tutte le nostre forze, la vita e la morte”. No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij, il titolo dello spettacolo, è
insieme metafora del cammino e omaggio a Luigi Nono e Andrej Tarkovskij. Il primo, che a metà degli anni Ottanta in un monastero vicino a Toledo si imbatte nella scritta che rappresentando perfettamente il suo cammino creativo lo porta a comporre,
negli ultimi tre anni della sua vita, una trilogia i cui titoli sono ispirati da questa iscrizione, il secondo, autore di Stalker divenuto
emblema del viaggio come percorso di conoscenza.
QUEJAS
DE BANDONEON
Por las calles de Buenos Aires
Elisabetta Da Lio
Questo spettacolo, dove musica e danza si uniscono, porta in teatro il tango ballato nelle milongas più famose di Buenos Aires. Sul palco viene trasferito tutto il sapere ereditato dai ballerini degli anni Quaranta e Cinquanta, per condurre gli spettatori il più vicino possibile alla vera essenza del tango:
l’emozione del rituale di una coppia che per qualche minuto diventa un corpo unico ed armonioso. Ad interpretare Por las calles de Buenos Aires sono
due celebri coppie di ballerini argentini ed il sestetto Quejas de Bandoneon, da tempo fra i migliori interpreti italiani di tango. Nato come quintetto nel
1997 – di quella formazione rimangono oggi solo Cristina Bertoli e Marco Fabbri – il gruppo ha sin qui pubblicato tre dischi, Quejas de Bandoneon
(1999), Quejas de Bandoneon 2 (2001) e Tango 3 (2003). Le trascrizioni di vecchi tanghi danno vita ad un repertorio molto esteso che comprende,
oltre al Tango Nuevo di Astor Piazzolla, autori meno frequentati come Juan de Dios Filiberto, Anibal Troilo e Osvaldo Pugliese. Tutti i componenti del
sestetto, ad eccezione di Marco Fabbri, autodidatta, hanno compiuto regolari studi classici. Daniel Pacitti poi, unico argentino del gruppo, nonostante
qui suoni il bandoneon, è diplomato in clarinetto e pianoforte, ed è anche un apprezzato direttore d’orchestra.
Oltre a mettersi frequentemente a disposizione della danza, il sestetto ha tenuto concerti ovunque in Italia, ma anche in Turchia, Svizzera, Germania,
Repubblica Ceca – dove ha suonato con l’orchestra sinfonica della Radio di Pilsen – e nel 2002 addirittura negli Stati Uniti. Dal 2006 Quejas de Bandoneon collabora ad una nuova produzione della Compagnia Naturalis Labor di Luciano Padovani, Alma de Tango, con cui ha girato l’Europa. Qui ha
incontrato Silvina Aguera e Sebastian Romero, insieme dal 1995, ballerini che hanno insegnato nelle più celebri scuole di tango di Buenos Aires. A loro
si affiancano in questa produzione i più giovani ma già affermati Patricia Carrazco e Pablo Linares.
sabato 11 luglio, ore 21.30
C.T.R. (Centro Teatrale di Ricerca)
No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij
Performance di danza per corpo, costume e suono
Atsoushi Takenouchi coreografia e danza
Hiroko Komia musica dal vivo
Sonia Biacchi costumi
posto unico: intero 13 euro – ridotto* 10 euro
C.T.R. (CENTRO TEATRALE DI RICERCA)
No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij
Performance di danza per corpo, costume e suono
L’incontro tra due mondi, due culture, quello di Sonia Biacchi (creatrice dei costumi) con Atsoushi Takenouchi (coreografo e danzatore) e Hiroko Komia
(musicista) ha già prodotto uno spettacolo di grande suggestione, Trame del tempo, e ora sta rinnovando il suo impegno con gli stessi autori in una
nuova opera di teatro danza dal titolo No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij. Lo spettacolo, come in una meravigliosa macchina del
tempo, percorre un’infinita inesausta tessitura di rimandi arcaici e nuovi insieme mistici, eroici, sofisticati nella essenzialità sul tema del caminar. Le
forme-sculture per il corpo di Sonia Biacchi, agite da Atsoushi Takenouchi in una totale immedesimazione con un movimento continuo e plastico, fermano il pensiero e spalancano alla variazione della luce le pupille dello spettatore, che non deve chiedersi nulla, ma semmai perseguire il viaggio che gli
è stato indicato: lo schiudersi in un germoglio, il gemito di un neonato o qualsiasi altra cosa che in continua mutazione come cera liquida si manifesta
davanti al televisivo utente, a dimostrare che c’è ancora un germe di poetica generosità nel mondo.
Maria Giovanna Cassaro
Cammino nella luce e nell’ombra
Siamo nati e siamo in cammino verso la morte.
Anche in questo momento stiamo andando verso il futuro che ci sta di fronte.
E vi sono luci ed ombre fino all’ultimo momento della vita.
Stiamo andando verso il cielo? O ritorniamo alla terra?
Tuttavia camminiamo.
Mantenendo la visione della luce e dell’ombra, noi danziamo con tutta la nostra più profonda energia la vita e la morte nella sua completezza.
Abbracciando bellezza e bruttezza, ridicolo, emozioni (gioia, collera, piacere e dolore), silenzio, disordine, caos e tranquillità che incontriamo sul nostro
cammino, noi continuiamo ad andare e a danzare.
Atsoushi Takenouchi
COMPAGNIA
FLAMENCO LUNARES
Mi sombra
martedì 14 luglio, ore 21.30
Compagnia Flamenco Lunares
Mi sombra
posto unico:
intero 13 euro – ridotto* 10 euro
auditorium quarto piano
*riduzioni: Candiani Card, CinemaPiù, studenti
Biglietti già in vendita
L’intento di questo nuovo spettacolo è quello di proiettare lo spettatore nelle più suggestive atmosfere flamenche, alternando ritmiche conturbanti a
melodie suggestive e indimenticabili. Ogni ballerina del gruppo rappresenterà il flamenco a proprio modo, sviluppando sulla scena l’interiorità e la
personalità di questa danza che è più uno stile di vita e un modo di essere che una semplice ricerca estetica. Il risultato è un insieme di stili, da quello
più sensuale di Siviglia, a quello più conturbante e ritmico di Jerez De La Frontera, fino alla fusione dei due nel più moderno stile madrileno. Mi sombra,
passione e ritmo, mistero e fascino, cattureranno il cuore dello spettatore offrendo uno spettacolo affascinante e… sicuramente, indimenticabile.
La Compagnia Flamenco Lunares si costituisce nel 1998 sotto la direzione artistica di Carmen Meloni e nasce dall’unione di validissimi musicisti e
danzatori. Ogni artista è un solista originale nel suo genere e dalla loro collaborazione è nata un’equipe italo-spagnola di altissimo livello.
La proposta teatrale Mi sombra, è uno spettacolo la cui vena ispiratrice è sicuramente la musica flamenca vista da più punti, risaltandone le influenze
arabo-indiane alternando suggestive melodie con innovazioni tematiche e armoniche, che hanno portato i solisti della compagnia, Daniele Bonaviri
(chitarra, compositore della compagnia) e Carmen Meloni (solista e coreografa) a collaborazioni internazionali con grandi musicisti sia del genere
flamenco, come Manolo Sanlucar, che di musica classica-jazz-pop, come il cantante italo-canadese Gino Vannelli.
camminando proiezioni
PROIEZIONI
lunedì 8 giugno, ore 21.00
Luci della città (City Lights, USA, 1931,
87’) di Charlie Chaplin
venerdì 12 giugno, ore 21.00
Ladri di biciclette (Italia, 1948, 93’)
di Vittorio De Sica
lunedì 15 giugno, ore 21.00
Il cammino della speranza (Italia, 1950,
101’) di Pietro Germi
mercoledì 17 giugno, ore 21.00
Zazie nel metrò (Zazie dans le métro,
Francia, 1960, 88’, V.M. 16)
di Louis Malle
lunedì 22 giugno, ore 21.00
Uccellacci e uccellini (Italia, 1966, 88’)
di Pier Paolo Pasolini
venerdì 26 giugno, ore 21.00
La via lattea (La voie lactée, Francia/Italia,
1968, 102’) di Luis Buñuel
VAGABONDAGGI IRREQUIETI NELLA SETTIMA ARTE
Il sogno originario che vive nel profondo dell’anima umana è sempre stato quello del “cammino”. Il cinema, grazie al suo potere evocativo e in virtù del suo processo
di identificazione, ci permette di seguire chi, per vocazione o necessità, intraprende questa strada. Camminare può divenire un’attività totalizzante, acquisire valori
inaspettati. Ci offre l’occasione di intraprendere un viaggio spazio-temporale che diventa, a seconda delle occasioni, ricerca interiore, rivelazione del mondo, flânerie,
azione politica, narrazione, solitudine. Di volta in volta il cammino si fa presa di coscienza della realtà: induce ad abbandonare la terra natia per recuperare altrove il
diritto al lavoro e alla dignità (Il cammino della speranza), diventa estenuante ricerca di qualcuno in un ambiente chiuso e indifferente (Dov’è la casa del mio amico?),
lunga e mesta perlustrazione in una città che viene assunta a tutti gli effetti come protagonista (Roma in Ladri di biciclette) o sfondo di mille, esilaranti avventure
(Parigi in Zazie nel metrò). Camminare può divenire azione politica dalle conseguenze anche drammatiche (Bloody Sunday, I cento passi), riflessione religiosa (La via
lattea) o politica (soprattutto in Uccellacci e uccellini, dove il cammino dei protagonisti interroga e riflette un sentire sociale).
Spostarsi a piedi può sembrare una scelta obbligata, che ci svela un’inaspettata parte di noi e degli altri (L’estate di Kikujiro), ma può anche rappresentare l’unica via
possibile per ritornare “a casa” (La generazione rubata) o una scelta di vita, la volontà di fuggire dalle certezze materiali per abbandonarsi alla scoperta di sé, della
felicità e della verità nell’immenso potere della natura selvaggia e incontaminata (Into the Wild). Grazie alle caratteristiche tipiche del mezzo cinematografico spazio e
tempo si confondono, guidandoci tra i labirinti della Zona proibita della conoscenza accompagnati da uno Stalker; conducendoci nella riflessione sul reale significato
dell’esistenza e sullo scorrere del tempo in Arca Russa, in cui la macchina da presa diventa personaggio, ci prende per mano e “cammina” regalandoci un unico,
lungo, piano sequenza.
Come dicevano i saggi dell’antichità, la deambulatio non è forse il rimedio sovrano di tutti i mali e soprattutto di quelli che affliggono l’anima? La soluzione più semplice
e immediata è una sola: camminare. Non solo in senso metaforico, ma reale. Muoversi, allontanarsi. Magari anche soltanto stando seduti davanti ad uno schermo.
Cristina Morello
lunedì 29 giugno, ore 21.00
Stalker (Russia/Germania, 1979, 140’)
di Andrej Tarkovskij
mercoledì 1 luglio, ore 21.00
Dov’è la casa del mio amico?
(Khane-ye doust kodjast?, Iran, 1987, 85’)
di Abbas Kiarostami
lunedì 6 luglio, ore 21.00
L’estate di Kikujiro (Kikujirô no natsu,
Giappone, 1999, 121’) di Takeshi Kitano
mercoledì 8 luglio, ore 21.00
I cento passi (Italia, 2000, 114’)
di Marco Tullio Giordana
venerdì 10 luglio, ore 21.00
Bloody Sunday (Irlanda/Gran Bretagna,
2002, 107’) di Paul Greengrass
lunedì 13 luglio, ore 21.00
La generazione rubata
(Rabbit-proof Fence, Australia, 2002, 94’)
di Phillip Noyce
Luci della città di Charlie Chaplin. Charlot, il “tramp”, il celebre vagabondo – che con il suo sguardo disincantato e puro ci racconta l’ipocrisia della società moderna e
l’amore che si può nascondere ovunque – un giorno conosce una giovane fioraia cieca che, per una serie di coincidenze, lo scambia per un milionario.
Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Antonio Ricci, operaio, padre di famiglia, dopo un lungo periodo di disoccupazione ottiene finalmente un lavoro come attacchino
municipale. Il lavoro richiede però l’uso della bicicletta che Antonio ha impegnato al Monte di Pietà. Appena riscattata, gli viene rubata. Inizia così un mesto pellegrinaggio
per la città, in compagnia del figlioletto Bruno.
Il cammino della speranza di Pietro Germi. Un gruppo di minatori siciliani rimasti senza lavoro dopo la chiusura di una zolfara sono contattati da un losco truffatore
che promette, in cambio dei loro risparmi, di condurli in Francia verso un lavoro sicuro e un’esistenza migliore. Comincia così un estenuante cammino della speranza
attraverso l’Italia.
mercoledì 15 luglio, ore 21.00
Arca Russa (Russkiy Kovcheg, Russia/Germania, 2001, 96’) di Aleksandr Sokurov
Zazie nel metrò di Louis Malle. Parigi, anni Cinquanta. La dodicenne Zazie, arrivata dalla provincia per passare due giorni nella capitale, viene affidata allo zio Gabriel.
Unico desiderio della piccola è prendere il metrò, ma uno sciopero glielo impedisce. Zazie non si perde d’animo: fugge alla custodia dello zio e si lancia alla scoperta
della grande metropoli.
venerdì 17 luglio, ore 21.00
Into the Wild – Nelle terre selvagge
(Into the Wild, USA, 2007, 148’, V.M 14)
di Sean Penn
Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini. Totò e suo figlio Ninetto si mettono in cammino, nei dintorni di Roma, per sfrattare la povera gente che non paga l’affitto.
Durante il cammino, i due incontrano un corvo parlante che gli fa la morale, secondo la filosofia razionale di un intellettuale marxista. Riflessione sui problemi degli anni
Sessanta: crisi del marxismo, destino del proletariato, ruolo dell’intellettuale, approssimarsi del Terzo Mondo.
sala conferenze quarto piano
ingresso riservato ai soci CinemaPiù 2008
/ 2009 (valida sino al 30 giugno 2009) e
CinemaPiù 2009 / 2010 (valida sino al 30
giugno 2010)
tessera ordinaria 30 euro, studenti 20 euro
in vendita alla biglietteria del Centro Culturale Candiani.
È consigliata la prenotazione.
La via lattea di Luis Buñuel. La fantastica avventura di due pellegrini del XX secolo che viaggiano in direzione di Santiago de Compostela ma a ritroso nel tempo, attraverso i secoli e le varie manifestazioni eretiche alle quali hanno dato luogo i principali dogmi cristiani.
Stalker di Andrej Tarkovskij. È stata forse la caduta di un meteorite che ha dato origine alla “Zona”, un luogo dove si manifestano misteriosi fenomeni. Uno scrittore e
uno scienziato si fanno guidare da uno Stalker, una guida, all’interno della Zona proibita, dove esiste una camera nella quale si possono esaudire tutti i desideri.
Dov’è la casa del mio amico? di Abbas Kiarostami. Ahmad porta a casa per sbaglio il quaderno del suo compagno di banco. Sapendo che l’amico rischia una punizione
severa, Ahmad è deciso a riportarglielo. Ma il compagno abita in un altro villaggio e sua madre non ha nessuna intenzione di lasciarlo uscire. Così la fuga di Ahmad
diventa un’odissea, un viaggio fra gli ordini, i divieti e le assurdità del mondo adulto.
L’estate di Kikujiro di Takeshi Kitano. Masao vive con la nonna e non sa come passare l’estate, dopo che tutti i suoi amici sono partiti per le vacanze. Decide allora di
partire per andare a trovare la mamma, che non ha mai conosciuto. Ad accompagnarlo, per quanto inizialmente riluttante, lo yakuza Kikujiro.
I cento passi di Marco Tullio Giordana. Cento sono i passi che occorre fare, nella piccola Cinisi, per colmare la distanza tra la casa degli Impastato e quella del Boss mafioso
Tano Badalamenti. Peppino Impastato vive cercando di sfuggire a quest’inesorabile legame con l’ambiente mafioso che il padre non ha la forza di rompere.
Bloody Sunday di Paul Greengrass. Domenica 30 gennaio 1972, Derry, Irlanda del Nord: l’esercito inglese apre il fuoco contro i dimostranti di una marcia per i diritti
civili. La tragedia innesca una guerra civile: il tragico evento divenne un simbolo che spinse molti giovani ad entrare nelle file dell’IRA, avviando una spirale di violenza
destinata a durare per lunghi anni.
La generazione rubata di Phillip Noyce. Nel 1931 tre sorelline aborigene percorrono a piedi centinaia di miglia, lungo la rete di protezione dai conigli selvatici che taglia
l’Australia da Nord a Sud, per tornare dalla madre. Fino al 1972 i bambini aborigeni di sangue misto sono stati, per legge, sottratti alle loro famiglie e internati in colonie
di rieducazione e preparazione alla loro nuova vita nel mondo dei bianchi.
Arca Russa di Aleksandr Sokurov. Un’infinita “soggettiva”, un viaggio nel labirintico Museo dell’Ermitage, avanti e indietro nel tempo, accompagnati da un austero nobile
di origine francese. Un sinuoso piano-sequenza in grado di fondere passato e presente, in un percorso onirico che spazia dalla fondazione di San Pietroburgo fino ai
giorni nostri.
Into the Wild – Nelle terre selvagge di Sean Penn. Fresco di laurea e con un promettente futuro davanti a sé, Chris sceglie di abbandonare la sua vita agiata e di vivere
un’esistenza on the road. Un viaggio lungo quasi tre anni che lo porta ad attraversare gli States per recuperare un rapporto incontaminato con la Natura e tagliare ogni
possibile legame con il consumismo e l’arrivismo imperanti.
06
animazioni camminando
ERRARE, ERRORE. SBAGLIANDO SI IMPARA
Oppure, sbagliando invece si fa il giusto: nel senso che proprio nella sua “erranza”
il pellegrino (colui che non viene dalla città ma giunge e si muove per ager, dai
campi) realizza la verità del suo cammino.
Di questo e di altro si parlerà il 18 giugno con Massimo Donà e Marco Boscarato,
durante un incontro a cura di Annalisa Bruni, durante il quale si presenteranno
immagini, racconti e riflessioni nate lungo il cammino.
Il cammino è nello specifico la via Francigena, affrontata in un viaggio a piedi da
Fidenza a Roma nel gennaio 2007, che diventa lo spunto per rappresentare cammini interiori, pensieri, paure, gioie che in fondo ci accomunano, perché noi tutti
siamo in qualche modo pellegrini, costretti ad uscire dai luoghi a noi conosciuti
per inoltrarci lungo sentieri ignoti, affidandoci al destino.
Sbagliando, appunto; e imparando.
ANIMAZIONI A LA VIDA NOVA
Così come dovrebbe accadere nell’amore, un percorso spesso accidentato e faticoso che esploreremo il 2 luglio con Giulio Mozzi in un reading, a cura di Annalisa
Bruni, intitolato Camminerò fino alla fine di questo amore, ispirato alla canzone di
Leonard Cohen Dance me to the End of Love.
Ma prima di tutto questo, i cammini rituali e le processioni, ai quali è dedicato un
incontro il 9 giugno: il cammino, nella sua dimensione sacra, accompagna la storia
dell’uomo da sempre, manifestando grande vitalità e radicamento anche in una
regione fortemente industrializzata come il Veneto di oggi. Troviamo cammini rituali
in varie tradizioni, come quella del Natale, o quella delle “Rogazioni” popolari, che
dimostrano capacità di adattamento continuo, acquistando di nuove forme e nuovi
significati. Ci racconterà qualcosa di tutto questo Alessia Carraro, ricercatrice di
etnologia e tradizioni popolari.
Associazione RistorArti
CAMMINANDO
CAMMINADO, POESIA IN CAMMINO
Poetry Slam
Il Poetry slam è poesia in cammino o se si vuole il cammino che la poesia fa in mezzo
alla gente. Un modo per far camminare le parole tra il pubblico e farle ascoltare
e acclamare. Per i due appuntamenti molti sono gli autori che parteciperanno a
questo percorso, a questo cammino poetico: Clara Vajthò, Andrea Sassetto, Manuela
Bellodi, Morgan Menegazzo, Nadia Tammanini, Renzo Favaron, Roberta Rosada,
Grazia Sterlocchi, Fabio Michieli, Massimo Palladino, Marco Boscarato, Annalisa
Bruni, Vittoria Fonseca, Roberto Ranieri, Giacomo Sandron, Silvia Zoico.
Ogni autore avrà a disposizione tre minuti per “colpire” gli ascoltatori con le proprie poesie e verrà votato da una giuria composta da “addetti ai lavori”, cioè una
giuria tecnica, e da persone estratte a sorte dal pubblico. I tre autori che avranno
il punteggio più alto si esibiranno nuovamente con altri testi, fino all’elezione del
vincitore. La giuria si esprimerà, alla fine di ogni singola esibizione, con delle
palette che mostrano un punteggio da uno a dieci; il pubblico è vivamente invitato
a manifestare la propria opinione.
Ancora una novità in Italia ma già molto diffuso in America, Canada, Inghilterra,
Germania, il Poetry Slam è sostanzialmente una gara di poesia in cui diversi poeti
leggono i propri versi e competono tra loro, valutati da una giuria composta estraendo
a sorte dal pubblico. È un modo nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre
la poesia, una maniera inedita e rivoluzionaria di ristrutturare i rapporti tra il poeta
e il “pubblico della poesia”, che si fa esso stesso critica viva e dinamica, giudica e
sceglie superando un atteggiamento spesso passivo nei confronti della poesia.
La parola slam, nel gergo americano, indica un impatto, una sberla; deriva dall’espressione to slam a door, letteralmente “sbattere una porta”. Questo termine è stato
associato a un genere di poesia orale - sonora e vocale - per il suo potere di catturare
lo spettatore e ‘schiaffeggiarlo’ con le parole, con le immagini, al fine di scuoterlo,
di emozionarlo. È un’arte che nasce dalla strada - come il rap ai suoi inizi - e crea
un legame tra scrittura e performance, focalizzata sulla parola e realizzata con
grande economia di mezzi. È una poesia che mette in arte l’espressione popolare,
declamatoria che è praticata nei luoghi pubblici, sotto forma di testi quasi recitati,
a ritmo serrato.
Come disse Mark Smith, il “creatore” dello slam, “la poesia non è fatta per glorificare il poeta, essa esiste per celebrare la comunità”. I valori fondamentali su cui
si basa lo spirito dello slam sono la parola, il pensiero, il dialogo, la polemica e la
critica ma al tempo stesso la tolleranza e l’apertura all’altro.
Anna Toscano
martedì 9 giugno, ore 19.00
Camminando tra Terra e Stelle. I riti in
movimento
Racconti e immagini dei cammini nelle
tradizioni popolari
a cura di Alessia Carraro
Seguirà cena a buffet con i piatti delle
tradizioni popolari raccontate.
Quota di partecipazione 20 euro - sconto del
20% per gli iscritti a RistorArti
mercoledì 10 giugno, ore 21.15
Poesia in cammino/Poetry Slam
a cura di Anna Toscano
ingresso libero
giovedì 18 giugno, ore 21.15
Una domanda che cammina
Racconti e immagini lungo la Via Francigena
con Marco Boscarato e Massimo Donà
Letture di Annalisa Bruni
Sarà preceduta alle ore 20.00 da
Il calderone di Altopascio: ristoro a buffet per
tutti i pellegrini, alla presenza dei viandanti
che animeranno l’incontro.
Quota di partecipazione 20 euro - sconto del
20% per gli iscritti a RistorArti
venerdì 19 giugno, ore 19.00
Lo Zen e l’arte di inciamparsi
Incontro con il Maestro Zen
Fausto Taiten Guareschi
in collaborazione con l’Associazione
Mushotoku Dojo Zen Mestre.
Seguirà alle ore 21.15
Leo di Angilla in mini-concerto
a cura di Ubi Jazz e cena a buffet ispirata alla
tradizione: veneta, parmigiana e Zen.
Quota di partecipazione 20 euro - sconto del
20% per gli iscritti a RistorArti
mercoledì 24 giugno, ore 21.15
Poesia in cammino/Poetry Slam
a cura di Anna Toscano
ingresso libero
giovedì 2 luglio, ore 21.15
Camminerò fino alla fine di questo amore
Reading di Giulio Mozzi
a cura di Annalisa Bruni.
Sarà preceduta alle ore 20.00 da una cena
con cucina d’amore, a cura dei cuori de
La Vida Nova.
Quota di partecipazione 20 euro - sconto del
20% per gli iscritti a RistorArti
Informazioni e prenotazioni
Osteria La Vida Nova
Piazzale Candiani, 7 – 30174 Mestre
tel. 041 8220213
SULLA VIA DELLA SETA
I suoni delle percussioni (tombak, daf,
dayerè, dammam, dohol) e degli antichi
strumenti a corde come il tar, il barbat e
kamanchè ci condurranno in cammino in
sei diverse regioni del territorio iraniano Azerbaigian, Kurdistan, Ghilan, Lorestan,
Fars e Khorassan - in un viaggio metaforico sulle carovaniere della Via della Seta
a scoprire nuovi posti, nuove musiche,
nuove genti e infine, se stessi, perché “il
vero viaggio di scoperta non consiste nel
cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi
occhi”. (Marcel Proust)
Ecco allora le musiche e i canti, dettati
dalla loro funzione, a seconda che vengano suonati per la mietitura, la tessitura
dei tappeti, i matrimoni, le nascite, i riti
religiosi, le ninne nanne, le danze e i canti
d’amore, diversi per ogni gruppo tribale e per ogni regione, storie in musica,
suonate da musiciste che hanno scelto
come nome del loro Ensemble quello
della più famosa narratrice di tutti i tempi,
Shahrzad. Legata ai luoghi e ai paesaggi,
ai dialetti e alle diverse lingue, ai riti, miti
e usanze specifiche, la musica popolare
iraniana è caratterizzata da una grande
varietà di stili, semplificati, rispetto alla
musica tradizionale persiana.
Il repertorio delle musiciste dello
Shahrzad Ensemble ci farà scoprire i tesori del patrimonio culturale dell’altipiano
iranico, testimoniando la ricchezza di una
civiltà che si è tramandata oralmente di
generazione in generazione, rappresentando lo specchio perfetto del pensiero di
popoli che sono stati artefici e creatori, in
prima persona, della musica stessa.
Marzia Berto
EVENTI COLLATERALI
Shahrzad Ensemble – Donne e musica.
Viaggio nell’altipiano iranico
in collaborazione con Casa della Cultura
Iraniana, Centro Veneto Donne in Musica,
Comune di Venezia - Servizio Immigrazione e Promozione dei Diritti di Cittadinanza,
Regione Veneto
lunedì 29 giugno, ore 21.00
Concerto
auditorium quarto piano
ingresso: intero 13 euro - ridotto 10 euro
biglietti già in vendita
Conferenza e master class di percussioni
(fine giugno, data da confermare)
Informazioni e prenotazioni:
Casa della Cultura Iraniana onlus
tel. 041 5348599
www.casadellaculturairaniana.com
07
agenda
Candiani
INFORMAZIONI
CENTRO CULTURALE CANDIANI
Piazzale Candiani 7
30174 Mestre Venezia
Tel. 041 2386126 - Fax 041 2386112
www.centroculturalecandiani.it
Biglietteria / Informazioni
lunedì: 15.00 - 22.00
da martedì a domenica:
10.00 - 13.00 / 15.00 - 22.00
Dal 21 luglio
lunedì: 15.00 - 20.00
da martedì a venerdì:
10.00 - 13.00 / 15.00 - 20.00
chiuso sabato e festivi
Tel. 041 2386126
Videoteca di Mestre
(Aderente all’AVI Associazione
Videoteche-Mediateche italiane)
lunedì: 14.00 - 17.00
da martedì a venerdì
09.00 - 13.00 / 14.00 - 17.00
Tel. 041 2386138
[email protected]
Chiuso 1-2 giugno
Ingresso riservato ai soci CINEMAPIÙ
Tessera ordinaria 30 euro
Studenti 20 euro
validità un anno
(CinemaPiù 2009-2010 sino
al 30 giugno 2010)
in vendita alla biglietteria
del Centro Culturale Candiani
sabato 6 giugno
auditorium IV piano, ore 21.00
SCHEGGE DI STAGIONI
Musical
Spettacolo di Marco Salvadori
Regia di Massimo Pagan
ingresso libero*
lunedì 8 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Sergio Valzania
Passi in terra, impronte in cielo
Dalla “via di Paolo e Giovanni” al “Cammino di Santiago”
(senza dimenticare la “via Francigena”)
ingresso libero
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Luci della città (City Lights, USA, 1931, 87’)
di Charlie Chaplin
ingresso soci CinemaPiù
martedì 9 giugno
osteria La Vida Nova piano terra, ore 19.00
ANIMAZIONI
Camminando tra Terra e Stelle. I riti in movimento
Racconti e immagini dei cammini nelle tradizioni popolari
a cura di Alessia Carraro
Seguirà cena a buffet con i piatti delle tradizioni popolari
raccontate.
quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli
iscritti a RistorArti
mercoledì 10 giugno
osteria La Vida Nova piano terra, ore 21.15
ANIMAZIONI
Poesia in cammino/Poetry Slam
ingresso libero
giovedì 11 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Duccio Demetrio
Filosofia del camminare.
Esercizi di meditazione mediterranea
ingresso libero
auditorium IV piano, ore 21.30
CONCERTI
Dobet Gnahoré
posto unico: intero 15 euro – ridotto 12 euro
biglietti già in vendita
giovedì 18 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Premio Chatwin
Camminando per il mondo - sulle vie dell’anima
Incontro con Fabrizio Ardito, Sebastiano Audisio,
Carla Perrotti e Luciana Damiano
ingresso libero
osteria La Vida Nova piano terra, ore 21.15
ANIMAZIONI
Una domanda che cammina
Racconti e immagini lungo la Via Francigena
con Marco Boscarato e Massimo Donà
Letture di Annalisa Bruni
Sarà preceduta alle ore 20.00 da Il calderone di Altopascio:
ristoro a buffet per tutti i pellegrini, alla presenza dei
viandanti che animeranno l’incontro.
quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli
iscritti a RistorArti
venerdì 19 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Luigi Guglielmi
Il Cammino delle Dolomiti. Un itinerario tra fede,
cultura e natura
ingresso libero
osteria La Vida Nova piano terra, ore 19.00
ANIMAZIONI
Lo Zen e l’arte di inciamparsi
Incontro con il Maestro Zen Fausto Taiten Guareschi
Seguirà alle ore 21.15
Leo di Angilla in mini-concerto
cena a buffet ispirata alla tradizione: veneta, parmigiana
e Zen.
quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli
iscritti a RistorArti
lunedì 22 giugno
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Uccellacci e uccellini (Italia, 1966, 88’)
di Pier Paolo Pasolini
ingresso soci CinemaPiù
martedì 23 giugno
auditorium IV piano, ore 21.30
READING
Orizzonte mobile
Daniele Del Giudice
ingresso libero*
venerdì 12 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Michele Dalla Palma
Bracconiere di emozioni
ingresso libero
mercoledì 24 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Premio Chatwin
Camminando per il mondo
Selezione dei video finalisti del Premio 2006-07-08
ingresso libero
Ingresso riservato ai soci
Candiani Card
La tessera costa 15 euro per 15 ore
Ogni successiva ricarica
10 euro per 15 ore
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Ladri di biciclette (Italia, 1948, 93’) di Vittorio De Sica
ingresso soci CinemaPiù
osteria La Vida Nova piano terra, ore 21.15
ANIMAZIONI
Poesia in cammino/Poetry Slam
ingresso libero
Segreteria Ludomedialab
martedì, giovedì e venerdì: 10.00 - 12.00
mercoledì: 15.00 - 17.00
Tel. 041 2386113
[email protected]
lunedì 15 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Italo Testa
Pensieri viandanti
ingresso libero
giovedì 25 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Mario Brunello
Un violoncello italiano sul monte Fuji
ingresso libero
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Il cammino della speranza (Italia, 1950, 101’)
di Pietro Germi
ingresso soci CinemaPiù
auditorium IV piano, ore 21.30
CONCERTI
N.I.O.N. Orchestra
diretta da Claudio Cojaniz
posto unico intero 15 euro – ridotto 12 euro
biglietti già in vendita
Navigazione Internet
Ufficio Informazioni e Videoteca
nei rispettivi orari di apertura
Osteria La Vida Nova
da lunedì a sabato: 08.30 - 21.00
Tel. 041 8220213
Si ricorda che non è consentito
l’ingres­so in sala a spettacolo iniziato
* ingresso libero previo ritiro
del biglietto omaggio
alla biglietteria del Centro
sino ad esaurimento dei posti.
I biglietti saranno disponibili nei
due giorni antecedenti lo spettacolo.
martedì 16 giugno
auditorium IV piano, ore 21.30
CONCERTI
Louisiana Red
posto unico: intero 13 euro – ridotto 10 euro
biglietti già in vendita
mercoledì 17 giugno
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Zazie nel metrò (Zazie dans le métro, Francia, 1960, 88’,
V.M. 16) di Louis Malle
ingresso soci CinemaPiù
venerdì 26 giugno
sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Fabrizio Borin
Walk, Don’t Run! Ovvero: dello sperdersi con Werner
Herzog tra sequenze di film suoi e altrui
ingresso libero
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
La via lattea (La voie lactée, Francia/Italia, 1968, 102’)
di Luis Buñuel
ingresso soci CinemaPiù
lunedì 29 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Enrico Brizzi
Da Canterbury a Gerusalemme, e altri viaggi a forza
di gambe
ingresso libero
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Stalker (Russia/Germania, 1979, 140’)
di Andrej Tarkovskij
ingresso soci CinemaPiù
auditorium IV piano, ore 21.00
EVENTI COLLATERALI
Shahrzad Ensemble – Donne e musica.
Viaggio nell’altipiano iranico
ingresso: intero 13 euro - ridotto 10 euro
biglietti già in vendita
martedì 30 giugno
sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00
INCONTRI
Francesca Bisutti
Sentieri del Nuovo Mondo: da Henry David Thoreau a
Alexander Supertramp
ingresso libero
auditorium IV piano, ore 21.30
READING
La solitudine del maratoneta
Dal racconto di Alan Sillitoe
Lettura scenica per voce, musica rap, graffiti
ingresso libero*
mercoledì 1 luglio
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Dov’è la casa del mio amico? (Khane-ye doust kodjast?,
Iran, 1987, 85’) di Abbas Kiarostami
ingresso soci CinemaPiù
giovedì 2 luglio
osteria La Vida Nova piano terra, ore 21.15
ANIMAZIONI
Camminerò fino alla fine di questo amore
Reading di Giulio Mozzi
a cura di Annalisa Bruni.
Sarà preceduta alle ore 20.00 da una cena con cucina
d’amore, a cura dei cuori de La Vida Nova.
quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli
iscritti a RistorArti
venerdì 3 luglio
auditorium IV piano, ore 21.30
DANZA
Sestetto Quejas De Bandoneon
Por las calles de Buenos Aires
posto unico: intero 13 euro – ridotto 10 euro
biglietti già in vendita
lunedì 6 luglio
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
L’estate di Kikujiro (Kikujirô no natsu, Giappone, 1999,
121’) di Takeshi Kitano
ingresso soci CinemaPiù
mercoledì 8 luglio
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
I cento passi (Italia, 2000, 114’)
di Marco Tullio Giordana
ingresso soci CinemaPiù
giovedì 9 luglio
auditorium IV piano, ore 21.30
READING
Il Signor Loci, presumo? (l’ultimo esploratore)
Uno spettacolo di Davide Sapienza con
Francesco Garolfi
ingresso libero*
venerdì 10 luglio
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Bloody Sunday (Irlanda/Gran Bretagna, 2002, 107’)
di Paul Greengrass
ingresso soci CinemaPiù
sabato 11 luglio
auditorium IV piano, ore 21.30
DANZA
C.T.R. (Centro Teatrale di Ricerca)
No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij
Performance di danza per corpo, costume e suono
posto unico: intero 13 euro – ridotto 10 euro
biglietti già in vendita
lunedì 13 luglio
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
La generazione rubata (Rabbit-proof Fence, Australia,
2002, 94’) di Phillip Noyce
ingresso soci CinemaPiù
martedì 14 luglio
auditorium IV piano, ore 21.30
DANZA
Compagnia Flamenco Lunares
Mi sombra
posto unico: intero 13 euro – ridotto 10 euro
biglietti già in vendita
mercoledì 15 luglio
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Arca Russa (Russkiy Kovcheg, Russia/Germania, 2001,
96’) di Aleksandr Sokurov
ingresso soci CinemaPiù
venerdì 17 luglio
sala conferenze IV piano, ore 21.00
PROIEZIONI
Into the Wild – Nelle terre selvagge (Into the Wild, USA,
2007, 148’, V.M 14) di Sean Penn
ingresso soci CinemaPiù
lunedì 20 luglio
auditorium IV piano, ore 21.30
CONCERTI
Melingo
Maldito Tango
posto unico intero 15 euro – ridotto 12 euro
biglietti già in vendita
MOSTRE
Fino al 14 giugno 2009
ELIO CIOL
Terre di poesia
Fotografie 1950 - 2007
sala espositiva II piano
orario: da lunedì a venerdì 15.00 – 19.00
sabato e festivi 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00
ingresso libero
Fino al 14 giugno 2009
IL GESTO INDICATORE
Fotografie degli studenti del Laboratorio
di Fotografia B 2008 - IUAV
sala Paolo Costantini III piano
orario: da lunedì a venerdì 15.00 – 19.00
sabato e festivi 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00
ingresso libero
GALLERIA CONTEMPORANEO
Dal 6 giugno al 25 luglio 2009
ALBAN HAJDINAJ
orario: da martedì a sabato 15.30 - 19.30
ingresso libero
Piazzetta Mons. Olivotti, 2 (via Piave) Mestre
Informazioni:
tel. 041 952010
info@galleriacontemporaneo.
VIDEO, FOTOGRAFIE, LAVORI SU CARTA DI ALBAN HAJDINAJ ALLA CONTEMPORANEO
ALBAN HAJDINAJ
in collaborazione con la Galleria Nazionale
delle Arti di Tirana
Dal 6 giugno al 25 luglio 2009
orario: da martedì a sabato 15.30 - 19.30
ingresso libero
Galleria Contemporaneo
Piazzetta Mons. Olivotti, 2 (via Piave)
Mestre
Informazioni:
tel. 041 952010
[email protected]
08
Con la mostra di Alban Hajdinaj (Tirana,
1974) si apre il progetto Only One (artist) scandito da due distinte personali (la
seconda vedrà protagonista l’italiano Italo
Zuffi, n. Imola, 1969) che si terranno durante il periodo della 53° Biennale di Arti
Visive, a cui la Galleria Contemporaneo
partecipa all’interno dell’evento collaterale Krossing. Alban Hajdinaj, presente
in alcune esposizioni collettive di rilievo
internazionale come Eurasia al Mart di
Rovereto, Transmediale 08 a Berlino, è
alla sua prima personale in Italia. Una
occasione unica per conoscere la complessa articolazione di un lavoro di uno
degli artisti più promettenti dell’area est
europea. Il suo lavoro mette bene in luce
la problematica relazione che la cultura, le
abitudini, gli usi tipicamente occidentali
instaurano nella vita di un paese dalla tradizione e dalla storia diverse. Hajdinaj lavora sui segni quotidiani, apparentemente
privi di rilievo e che proprio per questo
invece evidenziano la profondità dei mutamenti in atto. Gli involucri pubblicitari
delle confezioni di prodotti di consumo
(fino a non molti anni fa completamente
assenti in Albania) vengono riutilizzati
mediante sovrapposizione di nuovi dise-
gni che li alterano in un modo lievemente
surreale. Anche un banale album per la
presentazione dei protagonisti americani del wrestling, se sfogliato da due
ragazzine albanesi in un interno casalingo,
può diventare occasione per un video
che evidenzia senza alcun particolare
clamore, ma con una estrema lucidità
quello che sta avvenendo sul piano delle
modificazioni sottili dell’immaginario di
un paese e sul processo di progressiva
omogeneizzazione a cui è sottoposto. Un
nuovissimo lavoro di Alban si concentra
non a caso sulla raccolta e sulla visualizzazione di ciò che sta “dietro” un’immagine dipinta. E le immagini dipinte di
cui viene documentata con accuratezza
filologica il retro, sono quelle del passato
regime comunista, immagini ripresentate
al pubblico il 7 maggio 2009, alla Galleria Nazionale di Tirana, dopo lo studio, il
restauro e la riorganizzazione espositiva.
Il lavoro di Hajdinaj è dunque un lavoro
intento a sondare quella faglia dove sta
avvenendo il contatto fra l’immaginario
di un passato regime totalitario e quello
della attuale società globalizzata.
Riccardo Caldura