L`angolo dell`artista passionale: L`ultimo bacio

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L`angolo dell`artista passionale: L`ultimo bacio
L'angolo dell'artista passionale: L'ultimo bacio. Racconto breve, horror/thriller
Angolo virtuale dedicato alle mie creazioni; Vignette, ritratti, illustrazioni. Poesie, racconti, canzoni, fiabe e riflessioni personali.
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lunedì 2 dicembre 2013
L'ultimo bacio. Racconto breve, horror/thriller
PRIMO VOLTO, maggio 2006.
La mia prima faccia non era male, qualche difetto, le classiche imperfezioni, ma in fin dei
conti era un viso di cui non potevo lamentarmi. Era la mia vita a fare davvero schifo. Alle
soglie dei 30 anni la mia strada sembrava senza uscita, un totale fallimento. Ogni tanto
venivo chiamato per una supplenza in un paese sperduto sui monti più noiosi che avessi
mai visto, eppure dopo gli studi, ero quasi certo che mi avrebbero dato una cattedra in
qualche scuola della città.
Non mi ero mai impegnato molto sui libri, presi quella laurea col minimo, nel frattempo
continuavo a dipingere e suonare giorno e notte, notte e giorno. Ma i miei quadri non
vendevano e le mie canzoni,
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Post-eggiati più meglio:)
Bagheria. Sergio
Flamia diventa
pentito.
E' giunta notizia
che il mafioso
Sergio Flamia, da due mesi,
collabora con i magistrati
Mazzocco e Malagoli.
Trasferito con la famigl...
Bettino e Giulio.
Nuove rivelazioni
da pentiti ed ex
agenti su Moro e
Dalla Chiesa!
L'angolo dell'artista passionale: L'ultimo bacio. Racconto breve, horror/thriller
messe on line, non avevano un gran seguito.
Adesso so che lei cercava davvero di salvarmi da me stesso, ma non capivo, con quella
mia prima lunga faccia, che mi portavo dietro da quando ero nato, non riuscivo a vedere
oltre le palpebre dei miei occhi.
Era una notte come tante. Ubriaco alla guida, la mano sinistra sul volante, la mano destra
con il cellulare, un occhio alla strada e l'altro intento a scrivere versi sulle bozze dei
messaggi.
La musica della radio ad un volume assordante, per tenermi sveglio e non cedere al
giramento di testa ed al senso di vomito.
Una notte come tante, pensavo, mentre la strada scorreva sul parabrezza come una
grottesca giostra illuminata dai fari della mia auto. Asfalto irregolare e bagnato come un
serpente in calore. Ombre di pini che si trasformano in artigli. Nuvole rapide che vestono il
cielo e l'occhio luminoso della luna. Sembrava l'iride di un Dio minore, imprigionato lì da
qualcuno per vegliare sui falliti come me. Quell'occhio sembrava ammonirmi quella notte,
fai attenzione, ma no, non c'è nessun problema, finirà come ogni volta, resisterò all'alcool,
sarò fortunato e tra poco mi ritroverò sul mio letto mentre la stanza gira intorno a me
cullando il mio meritato riposo.
Il mio sorriso e gli occhi erano il pezzo forte della mia faccia, con quel fascino da sfigato
ribelle ottenevo sempre ciò che volevo. La tradivo spesso negli ultimi tempi. Dopo averla
accompagnata a casa mi dirigevo all'Art-ax, prendevo una bottiglia di vodka e parlavo con
Pete finchè non avvistavo qualche preda. Poi bastava tirar fuori i miei quadri o fare
qualche schizzo e nella maggior parte dei casi la ragazza cedeva alle mie mosse.
Lei era l'unica a credere in me, cercava di incoraggiarmi ma in realtà odiavo il suo
ottimismo e non riuscivo a capire perchè perdeva ancora tempo con me.
Stavo ancora scrivendo dei versi sul cellulare e pensavo a lei, quando le ruote persero
aderenza con l'asfalto.
Alice in chains - Rooster alla radio. Tutto divenne lento e assordante.
SECONDO VOLTO, giugno 2006.
Amore, è la prima parola che ricordo d'aver sentito quando mi risvegliai. Era la sua voce
rotta dalle lacrime. Sentivo le bende che coprivano la mia testa e la faccia fino alla base
del collo. Il mio braccio destro ingessato e sospeso alla barra di ferro del letto. Altre bende
sulle gambe. Provai subito a muoverle, per fortuna sembravo tutto sommato sano, pensai.
Dopo i primi istanti si fece sentire il dolore, mi sentivo come se fossi stato schiacciato da
un elefante.
Lei prese la mia mano sinistra mentre piangeva seduta su una sedia. Al capezzale del
letto un tizio in camice bianco, bello e dal sorriso cordiale. Scoprì più tardi che era un
giovane chirurgo plastico, molto più giovane di me. La cosa che mi irritava di lui è che a
differenza degli altri dottori non indossava un'espressione spiacente di circostanza. Aveva
un sorrisino professionale che sembrava voler dire, non me ne frega davvero nulla, la mia
vita a a gonfie vele.
Mentre lei mi stringeva la mano, il dottore mi spiegò la dinamica dell'incidente e il periodo
di coma in cui ero rimasto per quasi un mese. Le fratture col tempo si sarebbero messe a
posto. Ma quelle bende in viso mi insospettirono. Non sentivo più la mia faccia, pensavo
fosse colpa della morfina o di altri anestetici. Invece no.
Il giovane medico prese la mia cartella e cominciò a scrivere qualcosa su di essa. Mi
parlava senza guardarmi, col suo sorriso, dicendomi che da un'accurato esame, date le
gravi lezioni e ustioni riportate sul viso, era impossibile una ricostruzione facciale.
Avrebbero fatto solo dei micro interventi per migliorare le lacerazioni, nient'altro. Quel
simpatico dottore mi stava dicendo che sarei rimasto un mostro per il resto della mia vita.
La sua penna fece click, il suo sorriso divenne più ampio quando si rivolse a lei. Le lascio
il mio biglietto da visita, per qualsiasi dubbio non esiti a chiamare. Più tardi lo vidi dalla
finestra della mia camera mentre saliva sulla sua macchina sportiva rossa.
Avevo sempre detestato il mio naso pronunciato, i miei capelli senza forma, le mie
orecchie un pò a sventola. E adesso nessuna di queste cose stava sul mio viso, tutto
liquefatto dalle ustioni.
Lei veniva sempre a trovarmi. Passava dai pianti disperati ai rimproveri fino alle promesse,
erano i momenti che più detestavo. Non preoccuparti, non ti lascerò mai, ti starò sempre
vicino.
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Ieri mattina ho ascoltato il
programma di Minoli, Mix 24,
su Radio 24, riguardante
l'intervista a Steve Pieczenik,
consulente del Dip...
Italiani al bar,
Strip n.1 - Malta
vende
cittadinanza, e
noi?
In Italia ogni cosa è oggetto di
polemica tra i politici, persino
farsi i cavoli degli altri paesi
diventa motivo di scontro, alla
faccia...
Berlusconi &
Hitler. La strana
coppia!
Avevo promesso
a me stesso che
non avrei più vignettizzato il
Berluska, basta! Ero stufo, tutti
questi anni passati a
scarabocchiare le s...
APS in fallimento.
Le acque potabili
siciliane facevano
acqua già da
tempo!
Ennesimo caso di mala gestio
della res publica, stavolta
tocca all'APS, ovvero alle
acque potabili siciliane. Hanno
chiuso i battenti...
Nicole Minetti.
Quando la politica
ti entra dentro.
La Minetti è lo
squallido
emblema della politica italiana.
Sesso, corruzione e mafia.
Niente di meno e sicuramente
molto di più...di quel...
Schizzi, acrilici,
acquarelli vari,
uno spidey e un
batman
Eccovi oggi una
carrellata di vecchi schizzi e
disegni, alcuni con bic, altri
con la stabilo, acquarelli o
acri...
The growl singer
- Stabilo su A4
Non ci sarò per
alcuni giorni, vi
lascio con l'ultimo
disegno fatto oggi, ispirato a
un cantante che ho scoperto
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Il destino volle che finalmente venni chiamato per un posto da insegnante in una scuola
media. Avrei cominciato a lavorare non appena mi fossi ripreso dal trauma.
Il trauma giunse come un meteorite sulla mia testa. Una volta tolte le bende e ultimati i
micro interventi capì che la sorte mi aveva severamente punito per i miei eccessi. Lo
specchio non poteva mentire, eppure mi sembrava così irreale la mia orrenda faccia. Un
volto scarnificato, quasi senza pelle, senza labbra, senza naso, senza orecchie, senza
capelli. Alcune cicatrici e punti di sutura. Un teschio sorridente e rosato, questo pensai
mentre cercavo di distogliere lo sguardo da me stesso.
Lei cercò di entrare nella stanza ma sbattei la porta con forza e la chiusi a chiave mentre
le infermiere cercavano di tenermi fermo. Il chirurgo se ne stava lì con voce sommessa a
dirmi, si calmi giovane, troveremo una soluzione.
In realtà non c'era proprio nulla da fare. L'unica soluzione si trovava dentro me, avrei
dovuto accettare tutto questo, ma non lo volevo, quindi non c'era soluzione, nessuna via
d'uscita. Solo una scalinata che scendeva giù verso l'inferno.
Per un pò di tempo rimasi chiuso in casa senza vedere nessuno, tranne quello stupido
psicologo. Nemmeno lei poteva avvicinarsi, e dopo una settimana di tentativi smise di
cercarmi per alcuni giorni.
da poco e che second...
L'acchiappa-sogni
inventato da me
Sarà che oggi è
domenica e sarà
che ci sono le
elezioni costituzionalmente
illegittime, dato che violano gli
artt. 56 e 58 della costi...
Grande Mazinga Acrilici e
acquarelli su A4
Affezionatissimi
TERZO VOLTO, luglio 2006.
Quella domenica il citofono non smetteva di suonare. Era lei. Stavo per chiudere quando
mi disse che c'era una novità per il mio problema. Inciampai sulla bottiglia che mi ero
scolato la notte precedente e caddi sbattendo quel che rimaneva della mia faccia sul
pavimento. Cominciai a ridere forte pensando che mi sarei potuto rompere il naso.
Ripresi in mano il citofono, io non esco da qui, se c'è una novità portala da me, altrimenti
vai via.
Lei fece un lungo sospiro, c'è una nuova maschera facciale, il chirurgo ha detto che potrà
essere applicata al tuo viso senza causare problemi, è un composto in lattice e altri
materiali organici.
Vale la pena di tentare, pensai, meglio di vedere ancora questo sorriso da teschio allo
specchio o di spararsi un colpo in testa.
Poche settimane più tardi il giovane dottore mi strinse la mano con forza dopo
l'applicazione della maschera. Ha visto? Un bel passo avanti! E mentre sorrideva mise una
mano sulla spalla di lei che quasi arrossì e come per giustificare quel gesto si avvicinò a
me per abbracciarmi.
Istintivamente presi le sue mani e la tenni a distanza. E' ancora presto per gioire. Mi
guardai allo specchio e vidi una maschera inespressiva color pelle, luccicava alla luce
della lampada. Sembravo un commediante d'altri tempi. Sembro Micheal Jackson, dissi,
sbattendo i pugni sullo specchio. Il chirurgo col suo solito sorriso, vi lascio soli.
Lo capisci che stai rovinando le nostre vite? Ti è capitata una cosa orribile, anzi non ti è
capitata! Quante volte ti ho detto di guidare piano?! Di non bere?! Ma tu non mi ascolti
mai, fai sempre ciò che vuoi. Ora è questo quello che hai, non puoi farci niente. Io sono
qui, a sostenerti. Cerca di fare uno sforzo, per te, per noi! A settembre potrai cominciare a
lavorare stabilmente, potremo farci una famiglia come abbiamo sempre sognato!
Vuoi davvero rinunciare ai baci per il resto della tua vita?
Cosa?!
Io non ho più labbra, adesso ho questa fredda e luccicante maschera, le nostre labbra non
si toccheranno mai più, il massimo che potrai avere è questo lattice del cazzo!!
Non importa, io voglio stare con te! Credimi!
La presi tra le mie braccia con forza e mi avvicinai alle sue labbra. La mia maschera toccò
la sua bocca e vidi i suoi occhi spalancati.
Capisci cosa intendo?
Lo supereremo, vedrai. Dobbiamo abituarci.
Abituarci?! Ma vaffanculo! Non rinunciare a baciare le labbra di un uomo per il resto della
tua vita! Un giorno non molto lontano potresti cadere in tentazione e tradirmi per un paio di
labbra senza anima!
Come facevi tu quasi ogni notte?!
Cosa?!
Credi che non lo sapessi? Stronzo! Ti ho amato più di me stessa! Ho amato la tua arte, la
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tua creatività, i tuoi sforzi per cercare di dare un senso alla tua vita! E dentro me
giustificavo le tue sbandate e ti perdonavo ogni volta! Ma alla fine sei sbandato
completamente. Adesso nessuna ti vorrà più, solo io posso...!
Tu cosa?! Ah ah ah! Bene, allora ormai sappiamo entrambi la verità. Che cazzo! Ho
davvero perso la faccia! Su, ridi! Ah ah ah!
Lei corse via in lacrime.
QUARTO VOLTO, ottobre 2006.
Ti giuro che c'ho provato a riprendere la mia vita in mano. Insegnavo ormai da un mese, e
ogni giorno lottavo con le facce da ebete dei miei alunni. I loro occhi fissavano i miei come
se volessero scavare sotto la mia maschera.
Quando scrivevo alla lavagna sentivo i loro bisbigli e ormai ero stufo di alzare la voce.
Cominciai a perdere giorni di lezione, chiamavo la preside e lamentavo dolori al viso,
prendevo continuamente giorni di malattia. Finchè la vecchia stronza mi diede il suo
ultimatum, se domani non viene a lavoro, prenderemo seri provvedimenti!
Presi il telefono e lo scaraventai al muro, cadde su una sua foto posta sul comodino.
La guardai e capì che mi mancava.
Forse avrei potuto fare qualcosa per recuperare la situazione. Decisi di tornare in
ospedale, volevo che la mia maschera avesse un aspetto più umano, questo mi avrebbe
aiutato, pensai.
Giunto in ospedale chiesi di quel giovane chirurgo, lo detestavo ma adesso avevo bisogno
di lui.
Mi dissero che era appena uscito.
L'infermiera aggiunse un appunto prima che io abbandonassi la stanza.
Mi scusi, ma l'ha mancato di poco, era venuta in ricevimento la sua compagna, sono
andati via insieme, forse se prova a chiamarla..., l'infermiera sorrise maliziosamente, i suoi
grossi incisivi uscirono dalla bocca come lame di rasoio e quel suo volto scavato e osseo
sembrava ancora più orrido.
Che bel sorriso, le dissi.
Meglio del suo, rispose lei.
Avrei voluto tirarle il collo e staccarle quegl'incisivi cone le mie mani, ma sapevo che avrei
dovuto sfogare la mia ira su qualcun altro.
Presi un biglietto da visita del chirurgo dalla scrivania e andai via.
Stavo in macchina, seduto, quasi sdraiato, a piantonare il bel villino del dottore, ma della
sua macchina nessuna traccia.
Presi una china dal cruscotto e cominciai a disegnare su un foglio, ma non era ciò che
volevo, così cominciai a disegnare lacrime sulla mia maschera, lacrime, fiori e artigli, e poi
colorai le mie labbra di nero, con un rivolo di sangue che scendeva fino al mento.
Giunse la notte e la bella macchina sportiva comparve sul viale. Scesi dalla macchina e mi
nascosi dietro un albero mentre il simpatico dottore, dall'interno della sua auto, apriva il
cancello automatico con il telecomando.
Entrai prima che il cancello si chiudesse e rimasi dietro una siepe del giardino.
Il giovane scese dall'auto fischiettando e si diresse verso la porta di casa.
Con passo veloce e silenzioso fui subito dietro di lui. Non si accorse della mia presenza,
fischiettava ancora uno stupido motivetto, la pubblicità di un deodorante.
A proposito di deodorante.
Mentre apriva la porta sentì il profumo di lei sulla sua giacca.
Adesso le farò un consulto! Dissi mentre le mie mani lo presero per il collo trascinandolo
dentro casa.
Scaraventai la sua testa sullo specchio appeso sulla parete dell'entrata, lui cadde come un
sacco di patate e io chiusi la porta dietro me.
Era ancora sveglio e sprazzi di sangue gocciolavano dalla sua testa.
Non vogliamo rovinare questo bel viso! Dissi mentre lo trascinavo per i capelli verso la
cucina.
Mentre era ancora a terra decisi di finirlo e cominciai a sbattere la sua testa sul pavimento,
sempre più forte, finchè il cranio si schiuse e pezzi di cervello fuoriuscirono col sangue. Le
sue pupille presero orbite grottesche e la lingua fuori la bocca spalancata lo faceva
somigliare ad un bue da macello.
Rovistai tra i cassetti della cucina e presi i coltelli più grossi.
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Era ora di cambiare nuovamente volto, per l'ultima volta.
Tagliai via il volto del giovane chirurgo, una bella maschera di sangue incrostato e pezzetti
di muscolo attaccati alla pelle. Poi strappai via la mia maschera. Non sentivo più dolore,
ormai ero determinato, deciso più che mai, ome quando correvo ubriaco in auto.
Indossai il suo viso, anche se non mi stava molto bene. Inoltre non avevo buoni strumenti
per fissarlo, così usai ciò che avevo trovato in casa, ovvero colla, spilli e graffette.
Presi la sua auto sportiva. Era davvero comoda e profumata, nulla a che vedere con la
mia. Ma non era un problema ormai, anche perchè il mio e il suo sangue colavano sul
manubrio e sul cambio. Dentro me potevo sorridere immaginando quel fottuto chirurgo e la
sua faccia. Guardami stronzo! Ti sto sporcando la macchinina! Ora non sorridi più?! Ah ah
ah!
Comunque dovevo fare in fretta. Cominciava a girarmi la testa, stavo perdendo troppo
sangue. Che ironia, rieccomi di nuovo al volante, a grande velocità, stonato come se
avessi bevuto, ma con una nuova faccia.
E' proprio vero che l'abito non fa il monaco, pensai. Ma ormai era troppo tardi per
riflessioni filosofiche del cazzo o cambiamenti interiori da commedia commerciale. Dovevo
fare l'ultima cosa possibile al momento. Dai, rimani sveglio!
Giunsi finalmente da lei. Avevo ancora la copia delle chiavi. Entrai e la trovai a letto.
Dormiva nuda, potevo vedere le sue belle forme sotto le lenzuola. Da quanto tempo non la
guardavo così?
Mi avvicinai piano per non svegliarla. Mi sdraiai al suo fianco e le sussurrai, ora posso
baciarti.
Le mie nuove labbra incrostate di sangue e maciullate dal coltello incontrarono le sue. Il
tocco acre e l'odore putrido la svegliarono. Potevo scorgere nella penombra della luce di
quella fottuta luna piena i suoi occhi in preda alla paura.
Stava quasi per urlare ma tappai in tempo la sua bocca sporca del nostro sangue.
Amore mio, questo è il nostro ultimo bacio!
Sferrai un violentissimo fendente al suo addome con il coltello che avevo usato sul
chirurgo.
Vidi le sue lacrime mentre mi fissava esalando gli ultimi respiri.
Non è nulla amore, le dissi.
Improvvisamente le luci blu e rosse delle auto della polizia invasero la camera.
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Pubblicato da dome roti a 11:00
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