GiovannaBotteri allaricerca delleradicitrentine
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GiovannaBotteri allaricerca delleradicitrentine
Costume & Società MARTEDÌ 4 AGOSTO 2015 TRENTINO I “SUONI” » Giovanna Botteri alla ricerca delle radici trentine MISTERO DEI MONTI LA RASSEGNA In mille al Valojet per Zehetmair Un concerto fantasmagorico, pieno di energia e libertà, ha letteralmente incantato gli oltre mille spettatori saliti a piedi sin sotto le cime che fanno corona al Rifugio Vajolet nelle Dolomiti della Val di Fassa. A interpretarl o Thomas Zehetmair che ha portato i Capricci di Paganini al festival I Suoni delle Dolomiti e dopo un'ora e mezza di concerto è stato letteralmente sommerso dagli applausi meritatissimi del pubblico. L’inviata Rai oggi al Salone Hofer di Madonna di Campiglio «Le tracce della mia famiglia tra Strembo, Trieste e gli Usa» di Elena Baiguera Beltrami ◗ MADONNA DI CAMPIGLIO Da Strembo, minuscolo borgo della Val Rendena, a New York, passando per Trieste, una saga familiare dal fascino di un romanzo d’appendice. È la genesi della famiglia di Giovanna Botteri, corrispondente Rai dagli USA ed inviata nei più cruenti teatri di guerra, Iraq, Afghanistan, che questa sera al Salone Hofer di Madonna di Campiglio alle 18, per il festival “Mistero dei Monti”, ripercorrerà insieme al padre Guido le tappe salienti di una emigrazione a cavallo tra due guerre, il giornalismo di famiglia, fino al dottorato in filosofia della giornalista alla Sorbona di Parigi. Dal frondoso albe- ro genealogico dei Botteri, la cui maestria artigiana nella produzione di carni e salumi ha raggiunto le botteghe più rinomate d’Italia, un ramo emigra a Trieste verso la metà dell’800, dove nasce Giovanni, il nonno della giornalista. «Gli emigranti rendeneri nel modo sono famosi come arrotini (moleta) e spulciando sotto l’impulso di mio padre nell’archivio di Ellis Island, la principale porta d’ingresso per gli immigrati che sbarcavano negli Usa – racconta entusiasta la giornalista - ho trovato documenti straordinari, come la vicenda della mia trisavola Giovanna Botteri, vedova con 8 figli, che attraversò da sola l’oceano agli inizi del 900. Tutte queste storie di emigrazione approderanno ad un lavoro televisivo a cui mio padre sta lavorando, che ci mantiene indissolubilmente legati alle nostre radici». Arrotini superstars dunque o salumai come i Botteri , gli emigrati di Rendena e infatti inizialmente il nonno di Giovanna lavora come garzone di arrotino, fino a quando la buona sorte non gli porta in dote la prima salumeria aperta dallo zio Albino a Trieste. L’America di quel ramo dei Botteri allora era tutta là, in quella straordinaria arte salumaia, passata di padre in figlio, che per un fortuito gioco del destino, si trovava in una delle poche città italiane in piena espansione socio-economica. Dopo la Prima Guerra Mondiale, combattuta con i Kaise- La giornalista Giovanna Botteri è corrispondente Rai da New York rjäger nell’esercito austroungarico, nonno Giovanni decide di accasarsi, nasceranno Sergio che alla morte del padre proseguirà con i salumi, Giordano che farà l’avvocato e Guido, padre di Giovanna. Quest’ultimo il legame con il Trentino non lo ha mai reciso, tanto che ha ancora casa a Strembo. In Trentino Guido trascorrerà l’adolescenza, la guerra, da sfollato, con la famiglia. A Trento si iscriverà al liceo Prati, dove lentamente maturerà la “vis” giornalistica. Dopo la proverbiale gavetta, Guido passerà alla sede Rai di Trieste dove risiederà stabilmente, divenendo ben presto direttore di testata. E siamo alla nascita di Marco e Giovanna. Da bambina un giorno Giovanna vedendo il padre chino sulla lettera 22 ne volle una tutta per sè e il padre, in quel preciso istante intuì che il destino, l’ambizione, la caparbietà di quella bimbetta arruffata, la porteranno lontano da lui, da Trieste, dalla Rendena. E così è andata. Che volto abbia oggi l’America di Obama l’abbiamo chiesto a Giovanna Botteri: «Sono arrivata nel 2007 ed ho trovato un paese stanco, Badaloni e quei bambini strappati alle madri Il giornalista oggi a Comano per “Trentino d’Autore”, racconta una terribile pagina del franchismo di Fausta Slanzi MOLVENO ◗ COMANO TERME “In nome di Dio e della patria”, Castelvecchi editore è un libro-denucia che racconta l’orrenda tragedia vissuta da moltissime madri (e padri) spagnole a cui sono stati sottratti i figli per darli illegalmente in adozione. Ne è autore Piero Badaloni, giornalista e scrittore, a lungo conduttore del Tg1 Rai, corrispondente (Rai) da Parigi, Bruxelles, Berlino e Madrid. Oggi ale 17 sarà a Comano al Salotto letterario “Trentino d’Autore”. Dell’inquietante vicenda vissuta da tante famiglie spagnole è stato fatto anche un documentario “Vite strappate” trasmesso da Rai Storia. Piero Badaloni racconta il crimine orrendo del traffico di bambini che, secondo le associazion dei familiari, ha coinvolto circa trecentomila piccoli. Crimine cominciato subito dopo la fine della sanguinosa guerra civile spagnola (che portò al potere con un colpo di stato - il generale Francisco Franco) e proseguito - incredibilmente - fino al 1987. A Badaloni abbiamo rivolto alcune domande. Com’è nato questo libro-inchiesta? «Appena arrivato a Madrid, nel 2009, sono stato colpito dalla posizione di non pochi organi di stampa che criticavano polemicamente alcune associazioni di familiari delle vittime del franchismo perché chiedevano di recuperare i corpi di un padre, una madre, un fratello una sorella, per poter dare loro una sepoltura dignitosa. Erano state appena scoperte mi- Domani dibattito con Marino Bartoletti Marino Bartoletti, uno dei volti più amati del giornalismo sportivo italiano, sarà protagonista questa settimana di due appuntamenti organizzati dall’Associazione Artegiovane. Bartoletti sarà infatti domani in Piazza della Chiesa a Molveno, dalle 21, per un pubblico dibattito sul tema “Sport e processi educativi: un binomio ancora possibile?”, e il 6 agosto in Piazza Cesare Battisti a Tione, sempre alle 21, per un incontro dibattito sul tema “Dove va lo sport italiano?”. Il giornalista Piero Badaloni gliaia di fosse comuni in cui i franchisti avevano gettato quelle persone dopo averle uccise senza alcuna colpa, ben oltre la fine della guerra civile. In nome di una presunta pace sociale quegli organi di stampa non volevano che quelle fosse comuni fossero aperte. In realtà volevano coprire un ben più grave misfatto, il traffico turpe di bambini rubati alle loro madri finite in quelle fosse e venduti a coppie fedeli al regime». Il furto dei bambini è un reato infame. Ci racconti brevemente una delle storie che ha documentato? «Sono purtroppo tante le storie che ho avuto modo di conoscere e selezionarle nel libro non è stato facile perché avrebbero avuto tutte diritto ad essere pubblicate. Ma ce n’è una che mi ha colpito in modo particolare perché a rivelare alla figlia di averla comprata è stata proprio la madre adottiva che pentita del suo gesto, ha aiutato la figlia a portare in tribunale la suora che gliela aveva venduta. Ma la religiosa è sparita poco prima della condanna, ufficialmente perché morta; secondo i familiari della vittima perché è stata in fretta e furia fatta espatriare verso il sud 15 America». Quale è stato il ruolo di una parte della Chiesa in tutta questa orribile vicenda? «Ad essere coinvolte sono state alcune congregazioni religiose che hanno utilizzato la loro rete di conoscenze per favorire il traffico. Non dimentichiamo che la Chiesa spagnola si schierò da subito in favore di Franco e del suo tentativo poi riuscito di colpo di Stato. In varie cliniche gestite dalle suore e da medici compiacenti, venivano fatti sparire dopo la nascita i bambini e alle madri veniva fatto credere che erano morti subito dopo il parto». Un giudice, in particolare, ha cercato di far luce su questa inquietante storia…ma, alla fine, non ha potuto concludere l’inchiesta, perché? «Il giudice in questione è Fernando Garzon, che riuscì a far arrestare il dittatore cileno Pinochet convincendo la corte suprema spagnola che i suoi erano crimini contro l’umanità. Ma quando provò a seguire la stessa procedura contro il generale Franco e i suoi complici, venne bruscamente destituito dal suo incarico e accusato di abuso di ufficio. Questo ci fa capire come nonostante siano passati sconvolto da due guerre, con una disoccupazione al 12%. Oggi è al 5,3%, 13 milioni di americani possono accedere alle cure sanitarie, sui diritti civili si stanno facendo passi da gigante e l’autosufficienza energetica del più industrializzato paese al mondo è una conquista epocale. Inoltre l’educazione alimentare perseguita con garbo, ma determinazione da Michelle Obama sta abbattendo la percentuale di cittadini diabetici. È un paese in cui è in atto una profonda e speriamo progressiva, rivoluzione culturale». 40 anni dalla morte del Caudillo, la sua influenza sia ancora molto forte sulle istituzioni spagnole». Lei è ancora in contatto con le associazioni che hanno fatto le prime denunce, a che punto è la vicenda? «Le associazioni dei genitori di questi bambini rubati si incontrano la prima domenica di ogni mese a Puerta del Sol, per far conoscere le loro storie ai madrileni, per sensibilizzare l’opinione pubblica spagnola e ottenere una loro collaborazione nelle battaglie che conducono da anni contro una magistratura che nella maggioranza continua a mostrarsi ostile alla richiesta di condannare i colpevoli di questo traffico infame. In questo senso la stampa e la tv possono essere preziose se vogliono. Ed è quello che nel mio piccolo cerco di fare. Aiutare queste associazioni ad ottenere giustizia». Questo è il suo secondo libro dedicato alle vicende spagnole, l’altro, di cosa tratta? «Ho dedicato un libro al dramma delle fosse comuni, il primo crimine del franchismo venuto alla luce dopo che nel 2007 il governo spagnolo guidato dal socialista Zapatero è riuscito con molta fatica a fare approvare dal parlamento una legge che si ripromette di “riequilibrare” la memoria storica del recente passato spagnolo, consentendo ai familiari delle vittime della dittatura di accedere agli archivi finora secretati e di denunciare i mandanti delle stragi. Non a caso l’ho intitolato “ Una memoria squilibrata”. Un problema, quello della memoria storica, da salvaguardare dai tentativi di revisionismo o in molti casi da riportare alla verità, che non è certamente solo spagnolo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA