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sommario
Un volàno per Pordenone
di Francesca Orlando
14
Primo piano
Orizzonte
Europeo
Un’euroregione
per la ricerca
di Leo Brattoli
di Marcello Guaiana
2
15
Ricerca & Tecnologia
Il tech-transfer
viene da Est
di Graziano Bertogli
L’informazione
che APRE
di Ciro Franco
16
5
La calzatura
termoregolata
Protagonisti
a InnovAction
17
6
8
Antidoping
bestiale
Scienza & Dintorni
Catalizzatori
più efficienti
di Mauro Scanu
20
Direttore responsabile:
Leo Brattoli
Comitato editoriale:
Leo Brattoli, Paolo Cattapan,
Giuseppe Colpani, Gabriele Gatti,
Giancarlo Stavro di Santarosa.
Climatizzazione
da diporto
Parkinson:
a caccia di geni
di Silvia Rosa Brusin
22
9
Redazione:
Consorzio per l’AREA di Ricerca
Scientifica e Tecnologica di Trieste
Padriciano 99 - 34012 Trieste
tel. 040 375 5221 - 5206
fax 040 226698
Celiachia:
più facile scoprirla
Hanno collaborato:
Graziano Bertogli, Silvia Rosa Brusin,
Ciro Franco, Marcello Guaiana,
Francesca Orlando, Serena Petaccia,
Adriano Savoini, Mauro Scanu,
Andrea Trevisi.
10
Innovazione & Impresa
L’unione
fa l’impresa
foto di copertina:
Roberto Barnabà
di Adriano Savoini
Formazione & Lavoro
Arriva il broker
tecnologico
25
Spazio ai talenti
di Ciro Franco
26
11
fotografie:
Roberto Barnabà , Archivio APS
Progetto grafico,
impaginazione e pubblicità:
tel. 040 410910
www.apsonline.it
Stampa: Graphart
Tiratura: 5.000 copie
Registrazione Tribunale Trieste
n. 906 del 16.06.1995
Questo numero è stato chiuso in
tipografia nel mese di maggio 2006
colophon
versione on line:
www.area.trieste.it
Animazione
udinese
La statistica
aiuta la ricerca
12
27
AREA NEWS
Sedia: distretti
a confronto
di Serena Petaccia
13
Energia dalle biomasse | Un ponte verso il Qatar | Un laboratorio
Microsoft in AREA | L’ICGEB collabora con il Sudafrica | T-Connect
partecipa a eu-Domain | Un impegno per la Carta Europea dei
Ricercatori | ITAL TBS si rafforza | La tecnologia fotovoltaica |
Investire nella Regione dell’Innovazione
28
magazine
Primo piano
Intervista al presidente di AREA Science Park
Maria Cristina Pedicchio sui temi della valorizzazione
della professione di ricercatore, sulla mobilità
internazionale e sui programmi del Parco Scientifico.
ORIZZONTE
EUROPEO
temi della ricerca e dell’innovazione sono prepotentemente
entrati nell’agenda politica degli ultimi anni come risposta
alle sfide della competitività e della globalizzazione. L’argomento, di grande attualità a livello internazionale, ha assunto
un peso crescente anche nei programmi e negli indirizzi politici dell’Unione Europea, fissando priorità e obiettivi per gli Stati membri. Nel 2000, al vertice dei capi di Stato a Lisbona, fu
presentata l’idea di rendere l’Europa un’economia fortemente
dinamica e di restituirle un ruolo leader nel campo della conoscenza. Il Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 ha
fissato l’obiettivo di portare entro il 2010 gli investimenti per la
ricerca al 3% del prodotto interno lordo degli Stati UE. Un altro
importante aspetto da considerare è quello delle risorse umane. C’è la necessità di attrarre più studenti verso le facoltà
scientifiche, ma anche e soprattutto di sviluppare un sistema
di regole e incentivi per selezionare capacità e talenti. Anche
qui l’Unione Europea ha posto un obiettivo ambizioso: incrementare di 700mila unità il numero dei ricercatori europei.
“Questo traguardo presuppone per i ricercatori la creazione
di condizioni che diano loro prospettive di carriera a lungo
termine, migliorandone le condizioni di lavoro, valorizzandone la professionalità, facilitando la mobilità – sottolinea il
presidente di AREA Science Park, Maria Cristina Pedicchio.
Va evidenziato che uno dei parametri fondamentali che registra la qualità del sistema ricerca (insieme all’investimento
percentuale in rapporto al Pil) è il numero di ricercatori per
mille unità di forza lavoro. Il Friuli Venezia Giulia in questo si
I
presenta come un distretto di punta a livello europeo, con
una concentrazione di ricercatori, fatte le dovute proporzioni,
paragonabile a quella degli Stati Uniti o del Giappone”.
Soffermiamoci sulla mobilità: ci può spiegare quali vantaggi derivano dalla possibilità, per i ricercatori, di maturare esperienze professionali in diversi Paesi?
Assicurare una maggiore mobilità dei ricercatori rappresenta un obiettivo prioritario per consentire un effettivo trasferimento delle conoscenze e della tecnologia anche verso il
mercato. La mobilità dei ricercatori contribuisce a questa
osmosi, attribuendo nel contempo dimensione europea alla
carriera scientifica e incentivando l’arrivo di ricercatori dal
resto del mondo. Si tratta, è evidente, di un presupposto
indispensabile alla creazione di un vero e proprio mercato
europeo della ricerca, capace di competere con i Paesi più
avanzati, a cominciare da Stati Uniti e Giappone. Un mercato la cui attuazione servirebbe anche a invertire la tendenza, da tempo in atto, che vede l’abbandono dell’Europa
da parte di molti ricercatori, attratti da realtà meglio in grado di rispondere alle loro aspettative professionali.
Anche il mondo produttivo può beneficiare di questo
processo di apertura e di scambio?
Certo. La problematica della mobilità può essere declinata
anche come mobilità tra università e impresa, un aspetto di
particolare interesse per la crescita dell’Europa. In effetti, il
consolidamento di una collaborazione costruttiva tra accademia e industria si connota come un dato necessario nei
percorsi di trasferimento delle conoscenze, delle tecnologie
e delle innovazioni, ancorché risulti difficile trovare un comune denominatore organizzativo e culturale a livello continentale. In questa direzione, i Parchi Scientifici, insieme alle
Università, possono giocare un ruolo determinante nel fornire contesti qualificati e stimolanti nei quali promuovere la
mobilità internazionale di studenti e ricercatori, favorendo un
legame stabile tra mondo accademico e produttivo. AREA
Science Park, parco multi-settoriale e multi-disciplinare,
pone non a caso molta attenzione alle risorse umane e all’attrazione di talenti, all’attivazione di sinergie con enti di ricerca presenti in regione, al rafforzamento delle partnership
pubblico-privato e alle collaborazioni internazionali.
Per attrarre ricercatori dal resto del mondo occorrono
politiche mirate e capacità di accoglienza in termini culturali, di servizi e di strutture. Pensa che Trieste abbia le
necessarie credenziali?
Intanto registro che in città ogni anno transitano, per periodi di studio più o meno prolungati, 8.500 ricercatori dall’eMaria Cristina Pedicchio
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Maggio 2006
Primo piano
stero. Cospicua è inoltre la presenza stabile di ricercatori
stranieri nelle nostre istituzioni di ricerca. Questo ci dà la
percezione che la Trieste scientifica abbia acquisito una
certa notorietà a livello internazionale. È un segno di forza,
ma non c’è da dormire sugli allori: c’è spazio e potenziale
per fare di più per favorire una maggiore integrazione delle
centinaia di ricercatori e ricercatrici che da tutto il mondo
vengono nella nostra città. Si tratta, molto concretamente,
di facilitarne la partecipazione alla vita sociale e culturale,
di predisporre servizi di trasporto che ne agevolino la permanenza. Bisogna creare condizioni logistiche e di accoglienza simili a quelle comuni nei campus universitari
anglosassoni, dove all’eccellenza dei laboratori, che da noi
non manca, si affianca la creazione di una comunità della
quale sentirsi parte integrante, con standard di vita qualitativamente elevati per i ricercatori e i loro familiari. Anche
questo vuol dire fare politiche per la ricerca che vadano
nella direzione indicata dall’Unione Europea.
in tema di sviluppo, trasferimento e condivisione delle conoscenze, nonché maggiori certezze sul versante delle carriere
professionali. Vogliamo migliorare il reclutamento dei ricercatori, rendere più eque e trasparenti le procedure di selezione, valutare la loro esperienza non solo in base al numero
delle pubblicazioni ma anche all’attività d’insegnamento, al
numero di brevetti e all’attitudine a condividere il sapere
con la comunità. Stiamo cercando di estendere questa prassi a tutto il sistema della ricerca regionale, attraverso il tavolo del Coordinamento degli enti di Ricerca del Friuli Venezia
Giulia, che si presta particolarmente bene alla programmazione di azioni e iniziative comuni in questo ambito, in un’ottica più ampia di attrattività territoriale. Noi abbiamo
puntato molto negli ultimi tempi sul Distretto di Biomedicina Molecolare che, con i suoi progetti nel campo delle bionanotecnologie, ha l’esigenza di calamitare i migliori esperti
del settore sul piano nazionale e internazionale, offrendo
loro però credibili prospettive di crescita professionale.
Può fare un esempio di “buona politica” già in cantiere?
Per quanto ci riguarda direttamente, un atto concreto da
parte di AREA è stata l’adozione della Carta Europea dei
ricercatori, che ha l’obiettivo di disegnare migliori percorsi
Allargando lo sguardo anche al mondo dei “non” ricercatori, quanto è importante in prospettiva lavorare perché
AREA: i programmi 2006
Ampliamento degli spazi
Per il prossimo triennio è programmato un incremento di oltre
18.000 mq di superfici dedicate a nuovi laboratori e servizi nei
campus di Padriciano e Basovizza.
Trasferimento tecnologico e innovazione
Su questo versante cruciale nelle attività di AREA, tre nuove iniziative:
z Innovation Factory, in fase di avvio, che si occuperà di sostenere la nascita delle nuove imprese a partire da università
e/o progetti imprenditoriali, con servizi di accompagnamento (management, organizzazione aziendale, pianificazione,
analisi di mercato) e sostegno finanziario (risorse finanziarie e spazi per svolgere attività), in sinergia con le azioni già intraprese da università (a monte della filiera) e dagli incubatori presenti (a valle della filiera);
z Innovation Campus, corso di alta formazione effettuato in collaborazione con il MIP del Politecnico di Milano con l’obiettivo di formare le figure del broker tecnologico (vedi articolo pag. 25);
z Innovation Team, progetto di supporto tecnologico alle Pmi della regione che prevede l’utilizzo di una squadra di professionisti a disposizione delle aziende per la realizzazione di innovazioni di processo e prodotto.
Formazione e mobilità
Forte investimento sulla mobilità dei ricercatori con il Programma “Talents”, che punta ad attrarre da tutto il mondo scienziati,
sia giovani che esperti, che contribuiscano alla costituzione di una rete regionale dell’innovazione volta a sviluppare la collaborazione tra il mondo della ricerca e quello industriale. Completamento dell’erogazione dei 140 assegni e borse di ricerca
del Progetto D4, l’azione pluriennale promossa e finanziata dalla Direzione Centrale Lavoro, Formazione, Università e Ricerca
della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, i cui bandi sono stati pubblicati alla fine del 2005.
Promozione della Cultura scientifica
È uno degli impegni costanti di AREA, che vede numerose iniziative nel 2006, tra le quali il nuovo ciclo di incontri con i Premi
Nobel e la riproposizione degli appuntamenti Science Cafè, con sette date in calendario fino a giugno, una delle quali dedicata anche ai bambini. Il 27 maggio l’Open Day, la giornata di laboratori a porte aperte non solo al Parco Scientifico ma anche
all’OGS e all’Osservatorio astronomico.
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Numero 34
Primo piano
I nuovi progetti del CBM
Il Distretto di Biomedicina Molecolare del Friuli Venezia Giulia entra nella fase operativa. Sui nastri di partenza ci sono tre progetti, di
cui due per applicazioni delle nanotecnologie alla medicina e uno sulla bioinformatica, predisposti dal CBM e già finanziati per 5 milioni di euro. Quello delle bio-nanotecnologie, uno dei settori trainanti per il Distretto, dato il suo vasto potenziale di applicazione in ambito medico nel prossimo futuro, è un campo che vede impegnati sinergicamente ricercatori di formazione diversa (biologi, fisici,
medici) sotto il coordinamento di Giacinto Scoles, esperto di nanoscienza e nanotecnologia di fama internazionale. Scoles è stato
recentemente insignito della prestigiosa Medaglia Franklin, è professore della SISSA di Trieste e dell’Università di Princeton (USA),
nonché responsabile del laboratorio di microscopia a forza atomica presso il Sincrotrone ELETTRA.
Per portare avanti i progetti di ricerca sono state realizzate o sono in fase avanzata di realizzazione, nel campus di Basovizza di AREA
e presso il CRO di Aviano, cinque piattaforme tecnologiche con strumentazioni e attrezzature sofisticate per lo studio di nanovettori
per diagnosi e terapie mirate, proteomica e farmacogenomica, microarray.
Accanto ai progetti di ricerca, sono altri due i filoni prioritari sui quali si stanno concentrando energie e risorse: la nascita di nuove
imprese e l’attrazione di risorse umane qualificate.
Sono stati presentati nove business plan per dare avvio a nuove aziende biotecnologiche, di cui tre in fase avanzata di valutazione.
Friulia, entrata di recente nella compagine societaria del CBM, consorzio di gestione del Distretto, ha firmato una convenzione per il
supporto e il finanziamento delle start-up. Il CBM ha concluso inoltre un accordo con la società di Milano Vantagepharma per il supporto alle attività di business development. A ciò si affianca un’attività di consulenza brevettuale specializzata in bio e nano tecnologie, fondamentale per lo sviluppo delle idee imprenditoriali.
Sul versante della formazione e della mobilità, è già stato investito un milione di euro per una cinquantina di borse di ricerca internazionali e per programmi di formazione dedicati alle aziende del Distretto, in collaborazione con l’ENFAP.
A supporto dell’attività di trasferimento tecnologico, da novembre 2005 è stato istituito un Osservatorio Economico, coordinato da
Cristiana Compagno, docente di strategie d’impresa presso l’Università degli Studi di Udine. L’Osservatorio ha scopo di monitorare
l’evoluzione del settore biomedico localizzato in Friuli Venezia Giulia e nelle aree geografiche limitrofe (Austria e Slovenia), per orientare le iniziative mirate alla crescita del tessuto imprenditoriale regionale in quel settore.
Un altro Osservatorio, in questo caso dedicato alle biotecnologie per la salute, è deputato al monitoraggio della domanda e della
capacità di assorbimento da parte del mercato di particolari applicazioni biotech, per indirizzare al meglio la programmazione degli
investimenti in ricerca e sviluppo.
Infine, è stato eseguito un approfondito censimento dei centri di biomedicina molecolare esistenti in Italia, commissionato dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie (CNBB) della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
la cultura scientifica sia patrimonio comune di una fascia
di popolazione sempre più ampia?
Direi che questo è un aspetto cruciale per uno sviluppo consapevole e, pensando ai giovani, aggiungerei che la conoscenza
scientifica rappresenta la premessa per incoraggiarli ad avvicinarsi negli studi e nelle scelte occupazionali al mondo della
ricerca. In tema di promozione della cultura scientifica l’impegno di AREA è costante da anni: l’idea è quella di conquistare
con la curiosità per la scienza e il sapere la gente comune. Ciò
significa non solo creare laboratori di ricerca con strumentazioni e piattaforme tecnologiche d’avanguardia, ma anche
ambienti socialmente e culturalmente stimolanti, luoghi e
occasioni d’incontro attraverso cui avvicinare il cittadino a temi
importanti per il nostro futuro. Puntano a questo, per esempio,
gli incontri con i Premi Nobel curati da AREA Science Park,
durante i quali si discute di economia, di scienza, di tecnologie
con il massimo di autorevolezza e di chiarezza. Appuntamenti
da non perdere per quanti amano conoscere il proprio tempo e
non esserne semplicemente ignari spettatori. Vanno nella stessa direzione gli appuntamenti dei Caffè Scientifici, così come
le giornate di porte aperte nei laboratori, gli Open Day.
Leo Brattoli
Il premio Nobel Paul Nurse
all’ICGEB - ottobre 2002
4
Maggio 2006
Una ricerca condotta tra Kiev, Trieste e Pordenone
mira a progettare nuovi sistemi per la produzione
di apparecchiature elettrodomestiche industriali.
L’interesse della Electrolux Applicances.
U
magazine
Ricerca & Tecnologia
IL TECH-TRANSFER
VIENE DA EST
na tecnologia originata in un Paese emergente che trova
applicazione in un’industria del “primo” mondo, invertendo il flusso di conoscenza cui siamo “normalmente” abituati. È
questo l’esito potenziale di un progetto di ricerca congiunto tra
l’Accademia Ucraina delle Scienze di Kiev, il Dipartimento dei
Materiali e Risorse Naturali dell’Università di Trieste e
l’Electrolux Major Applicances di Pordenone, promosso
dall’ICS-UNIDO, il Centro Internazionale per la Scienza e l’Alta
Tecnologia (ICS-UNIDO) il cui mandato è di contribuire allo sviluppo socio-economico dei Paesi in via di sviluppo tramite il
trasferimento di conoscenze e tecnologie.
Al centro del progetto un gruppo di FGCM (Functionally Graded
Ceramic Materials), materiali a matrice ceramica basati su
sistemi composti di nitruri, carburi di silicio e metalli di transizione, per approfondire la correlazione esistente tra la loro
microstruttura e le loro proprietà elettriche. La ricerca prende le
mosse da un seminario dell’ICS dell’autunno 2004, dove il professore Vitaly Petrovsky dell’Accademia Ucraina delle Scienze
di Kiev, uno degli scienziati che più hanno contribuito alla progettazione di nuovi materiali, viene invitato a presentare il suo
lavoro. Successivamente, un incontro organizzato fra Petrovsky,
Electrolux Applicances e il Dipartimento dei Materiali e Risorse
Naturali dell’Università di Trieste dà il via a una collaborazione
che ambisce a concretizzarsi in applicazioni produttive all’interno dell’azienda pordenonese.
Il progresso tecnologico dipende, in gran parte, dalla progettazione e dallo sviluppo di nuovi materiali, talvolta completamente diversi da quelli utilizzati finora, ma spesso differenti
soltanto nella loro microstruttura. Questo è il caso degli FGCM,
che sono caratterizzati da un progressivo cambiamento della
composizione e della microstruttura lungo una direzione specifica. Possono perciò esprimere proprietà diverse nel passare
da una zona all’altra del composito stesso, a causa della stretta correlazione che esiste tra la microstruttura e le sue proprietà, tra le quali quelle elettriche occupano una posizione
privilegiata. Infatti, gli FGCM possono trovare importanti applicazioni tecnologiche sia come sensori che come trasduttori,
come schermi elettromagnetici, come elettrodi per celle a
combustibile o come resistori. In quest’ultimo caso, un’applicazione molto importante dal punto di vista industriale è quella di utilizzarli come elementi riscaldanti per forni ed elettrodomestici, funzione per la quale sono sfruttate sia le caratteristiche di tipo resistivo che induttivo.
La versatilità di questi FGCM ceramici deriva dalle proprietà
elettriche che si manifestano intorno alla cosiddetta “soglia di
percolazione”, che corrisponde al punto in cui il materiale
esprime una transizione metallo–isolante. Questa è stata studiata a fondo dal punto di vista teorico con l’impostazione di
modelli che, peraltro, non spiegano del tutto le caratteristiche
sperimentali degli FGCM, per via di alcuni aspetti ancora non
completamente compresi.
La ricerca condotta tra i partner di Kiev, Trieste e Pordenone
punta al perfezionamento del binomio “composizione–microstruttura” e a progettare nuovi sistemi d’uso per la produzione
di apparecchiature elettrodomestiche industriali. La sua valenza, tuttavia, è più generale, dimostrando come, accanto ai processi classici di trasferimento tecnologico dai Paesi industrializzati ai Paesi in via di sviluppo/emergenti, sia possibile offrire
a questi ultimi l’opportunità di sviluppare a livello industriale e
commerciale tecnologie suscettibili, magari, di trovare sbocco
anche nei Paesi tecnologicamente più avanzati.
Graziano Bertogli
Graziano Bertogli
ICS-UNIDO
Tel. +39 040 9228111
[email protected]
http://www.ics.trieste.it/
Riferimento
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Numero 34
magazine
Ricerca & Tecnologia
LA CALZATURA
TERMOREGOLATA
egli ultimi anni i settori industriali collegati al tempo
libero hanno registrato un’evoluzione di prodotto più
rapida e innovativa rispetto ad altri settori. Sono sempre di
più, infatti, i consumatori disponibili a fare acquisti di qualità che garantiscano maggiore benessere nel tempo dedicato allo sport, agli hobby o semplicemente a sé stessi. Il
settore calzaturiero, più degli altri, ha saputo interpretare
questa tendenza, introducendo importanti innovazioni di
prodotto legate soprattutto all’utilizzo di materiali tecnologici (microfibre, carbonio, politetrafluoroetilene, nylon) in
alternativa a quelli utilizzati tradizionalmente (pelle, cuoio,
gomma).
Un interessante esempio di trasferimento tecnologico in
questo settore è stato realizzato da Ergoline’s, azienda dell’AREA Science Park specializzata nella ricerca, sviluppo e
progettazione di prodotti e processi innovativi attraverso
un approccio ergonomico. Il risultato è la “calzatura termoregolata”, un prodotto protetto da brevetto internazionale, esteriormente simile alle scarpe tradizionali ma con
caratteristiche del tutto innovative, in grado di mantenere
il piede nelle migliori condizioni di comfort anche in presenza di sbalzi di temperatura, sia all’interno che all’esterno
della scarpa.
Una speciale suola e un’originale sottotomaia realizzati in
materiali a struttura multistrato, la cui formulazione è stata
interamente messa a punto e ottimizzata da Ergoline’s,
sono gli elementi che più caratterizzano il prodotto (fig. 1).
In particolare, la suola ha la funzione di aumentare o diminuire lo scambio termico fra interno ed esterno della calzatura a seconda delle esigenze d’uso. La trasmissione del
calore, infatti, avviene in modo significativo per conduzione
N
Scarpe con caratteristiche innovative,
in grado di mantenere il piede
nelle migliori condizioni di comfort
anche in presenza di sbalzi di temperatura.
Sono il frutto della ricerca ergonomica
sviluppata da Ergoline’s.
fra la suola, l’esterno della scarpa, il terreno e l’aria circostante (è nota a tutti la sensazione di piedi freddi quando si
passa del tempo su superfici fredde come marmi o metalli).
Per questo è importante agire sulle caratteristiche di conducibilità termica dei materiali che costituiscono la suola e
la tomaia. Numerosi fattori concorrono a determinare il
valore di conducibilità termica di un materiale, quali la
struttura molecolare, la composizione, la presenza di impurezze o difetti, la temperatura di esercizio, ecc.. Tutti questi
fattori sono stati esaminati nella messa a punto della formulazione ottimale dello strato della tomaia deputato alla
regolazione del flusso termico, per garantire le condizioni di
comfort che sono emerse dallo studio ergonomico.
L’idea alla base di un prodotto così innovativo è la definizione di un metodo, protetto da brevetto, per la caratterizzazione e progettazione di un materiale con caratteristiche
termoregolanti tali da assicurare condizioni di comfort termofisiologico su una vasta gamma di utilizzatori e in condizioni ambientali anche molto variabili. Il meccanismo di
termoregolazione della calzatura è stato quindi ottenuto
mediante l’utilizzo di un particolare materiale con conducibilità termica fortemente dipendente dal valore della temperatura locale media, in modo tale da permettere un
aumento del flusso termico verso l’esterno all’aumentare
della temperatura interna e, viceversa, una diminuzione
all’abbassarsi della temperatura esterna. In particolare, il
design della suola, raffinato e ricercato, è stato realizzato
ponendo molta attenzione ai principi di conducibilità termica.
Ciò ha contribuito in maniera rilevante all’efficacia del prodotto (fig. 2).
Per giungere a un risultato ad alta performance è stato
indispensabile effettuare uno studio di tipo fisiologico sui
processi termici del piede e uno studio di tipo ergonomico
fig. 1
Particolari del sottotomaia
6
Maggio 2006
Ricerca & Tecnologia
fig. 2
Design della suola con veduta
del caratteristico disegno
a “chiocciola” particolarmente
adatto allo scambio termico.
sulle modalità d’uso della calzatura nei diversi ambienti di
vita. Lo studio di tipo fisiologico ha previsto la definizione
di un modello chiamato “PMS” (Piede Medio Standard)
creato attraverso l’acquisizione di parametri dimensionali
caratteristici (antropometria), di curve di temperatura e
sudorazione (a riposo e in movimento), e di caratteristiche
dei processi metabolici di termoregolazione (fig. 3). A tale
scopo è stata condotta un’attività di ricerca su un campione di soggetti selezionato per risultare rappresentativo
dell’utilizzatore medio.
Lo studio ergonomico, condotto in parallelo, ha definito gli
ambiti di utilizzo del prodotto (casa, lavoro, trasporti, tempo libero) e ha ottenuto risposte alle seguenti domande:
z Chi utilizza il prodotto?
z Come viene utilizzato il prodotto?
z Dove viene utilizzato il prodotto?
z Quali sono gli aspetti costitutivi il prodotto che influenzano la sensazione di comfort?
z Quali sono gli aspetti sensoriali che influenzano la sensazione di comfort?
z Quale è il ciclo di vita del prodotto?
Una volta definito il modello PMS e individuati i problemi connessi con l’utilizzo, è stato messo a punto un
modello matematico di previsione in grado di calcolare il
bilancio termico del sistema piede – calzatura – ambiente. Inoltre, è stato effettuato uno studio sulla distribuzione delle pressioni e delle vibrazioni sulla pianta del
piede, nella zona fra piede e suola, durante le diverse
situazioni d’utilizzo.
Tutto ciò ha portato alla definizione di specifiche tecniche
sulle caratteristiche del materiale da usare per la realizzazione della suola:
z caratteristiche fisiche: densità, resistenza meccanica,
elasticità, carico a fatica, conducibilità termica, calore
specifico;
z caratteristiche chimiche: pH, punto di fusione, resistenza biologica, compatibilità con altri materiali (ad
es. adesivi).
Dal punto di vista metodologico, è stato individuato un
campione significativo di soggetti, selezionati per target
di utilizzo (consumatori a cui è destinato il prodotto), sui
quali sono state eseguite una pluralità di prove e misurazioni di tipo biomedico. Prove e misurazioni che hanno
definito le condizioni di temperatura e umidità superficiale
della parte del corpo umano interessata e del relativo
scambio termico con l’ambiente, fattori cioè che caratterizzano statisticamente una condizione di comfort termofisiologico. Si è presa in considerazione anche l’eventuale
presenza di malformazioni, di comportamenti anomali (ad
esempio sudorazione molto al di sopra o molto al di sotto
della media), di abitudini alimentari, di patologie e altro.
La fase successiva ha portato alla definizione delle caratteristiche fisiche del materiale, quali la dimensione, lo
fig. 3
Esempio di modello “PMS”
spessore e le caratteristiche termiche necessarie per la
progettazione. È stata anche prevista una variante del processo in cui vengono prese in considerazione condizioni
ambientali tipiche parametrizzate, corrispondenti cioè alle
più probabili situazioni di utilizzo del capo di abbigliamento da progettare. Ad esempio, può essere individuata una
specifica area geografica di probabile utilizzo ovvero un
periodo temporale tipico quale una stagione. La caratterizzazione è utile per definire dei parametri relativi agli
aspetti termici che concorrono, nel caso di una calzatura,
alla formazione del microclima interno (un aspetto fondamentale della percezione di comfort).
Il risultato finale è il frutto di un progressivo avvicinamento alla condizione ideale: i parametri fisici del materiale da determinare sono stati progressivamente
modificati fino a che il modello di simulazione ha coinciso
con le condizioni di scambio termico e distribuzione di
temperature identificate dall’individuazione statistica soggettiva e corrispondenti alle situazioni di minima sudorazione e sostanziale costanza di potenza dispersa.
Sabrina Strolego
ERGOLINE’S LAB S.r.l.
Tel. +39 040 3755422
[email protected]
Riferimento
7
Numero 34
magazine
Ricerca & Tecnologia
Gli anabolizzanti impiegati illegalmente in
zootecnia rappresentano un rischio per la salute
del consumatore. Il Programma Sicurezza
Alimentare di Euroclone punta a rendere più efficace
la rilevazione di farmaci residui negli alimenti.
ANTIDOPING
BESTIALE
er garantire la sicurezza degli alimenti e, nel contempo,
elevare lo standard igienico-sanitario delle produzioni
zootecniche, la Commissione Europea ha emanato norme
guida per il controllo dei residui da trattamenti illeciti a scopo anabolizzante. È noto che gli anabolizzanti impiegati illegalmente in zootecnia, oltre agli effetti perseguiti, quali lo
sviluppo della fibra muscolare e la diminuzione dei grassi di
deposito, producono gravi alterazioni a quegli organi che in
condizioni fisiologiche sono stimolati positivamente o negativamente da queste sostanze.
Le sostanze potenzialmente pericolose e/o allergizzanti che
entrano nel ciclo dell’alimentazione umana sono sottoposte a
continui controlli imposti, soprattutto, dalle rigide direttive
comunitarie. Queste sostanze devono essere rilevabili in laboratorio anche a concentrazioni molto basse e i metodi diagnostici per individuarle devono essere utilizzabili anche in
situazioni non particolarmente agevoli e da personale non particolarmente esperto. Tutto ciò per perseguire al meglio e con
la massima efficienza la salvaguardia del consumatore, del
quale deve essere in ogni caso garantita la salute. Un obiettivo
che necessita di strumenti di indagine sempre più raffinati e
precisi, frutto di ricerche che solo laboratori con un’alta spe-
P
Euroclone
Le origini del gruppo risalgono agli inizi degli anni ‘90 con
l’obiettivo di realizzare un’azienda leader nel settore biomedico che, partendo dalla distribuzione di prodotti
importati, approdasse alla ricerca e sviluppo e alla produzione di prodotti propri da commercializzare sul mercato nazionale e internazionale.
Promotore di questo progetto fu un gruppo di manager
uscito da una multinazionale nel settore delle Biotecnologie (Flow Laboratories), che fondò la società Celbio tuttora braccio operativo commerciale per il mercato italiano.
Nel quinquennio 2006-2010 è intenzione del gruppo investire nella realizzazione di un’unità di laboratorio analitico
per conto terzi per il settore della “Sicurezza Alimentare”,
da collocare inizialmente nella sede di Trieste.
All’inizio del 2006 il numero dei dipendenti complessivo è
salito a 69 unità, più una decina di consulenti e borsisti/stagisti. Il Centro R&D di Trieste è cresciuto nell’ultimo anno di tre unità, tutte provenienti dal bacino
universitario del Friuli Venezia Giulia.
8
Maggio 2006
cializzazione nella diagnostica sono in grado di sviluppare.
Il Centro Ricerche Euroclone SpA, insediato in AREA, è fortemente impegnato da un paio d’anni nel “Programma Sicurezza Alimentare”, che ha consentito di portare avanti con
successo uno studio per la realizzazione di tre saggi diagnostici rapidi con tecnica immunologica (ELISA), per la rilevazione
di farmaci residui negli alimenti (MPA, Boldenone, Corticosteroidi). Su questo filone, un passo avanti è rappresentato da un
nuovo studio per lo sviluppo di saggi multiparametrici rapidi
con metodiche molecolari e immunochimiche per la rilevazione di allergeni tipici del latte e suoi derivati e dell’ocratossina
A negli alimenti. Come si intuisce, in entrambi i casi si tratta di
questioni di largo impatto sui controlli nei settori della trasformazione alimentare e della zootecnia e, soprattutto, di grande
rilevanza per la popolazione in relazione al consumo di carni di
allevamento e di latte e suoi derivati, alimenti largamente diffusi sin dall’infanzia.
Euroclone collabora con numerosi Istituti Universitari e di
Ricerca nazionali e internazionali ed è tra i soci fondatori di
Constem, un consorzio tra imprese e Università finalizzato alla
ricerca nel settore delle cellule staminali. Il posizionamento
strategico di Euroclone è basato sulla capacità di anticipare le
evoluzioni della domanda, sia attraverso miglioramenti da
applicare alle nuove generazioni di reagenti e strumenti, sia
attraverso diversificazioni degli ambiti specialistici applicativi
nei seguenti settori: biologia cellulare, citogenetica, biologia
molecolare, diagnostica umana e agro-alimentare, veterinaria,
immunologia, strumentazione per il laboratorio.
Roberto Vano
EUROCLONE SpA
Tel. +39 040 3755411
[email protected]
www.euroclone.net
Riferimento
Dalla ricerca applicata al settore della termoelettricità,
nuove tecnologie per la climatizzazione dedicata
alla nautica da diporto o alla termoregolazione
degli acquari. Ma non solo.
Ricerca & Tecnologia
CLIMATIZZAZIONE
DA DIPORTO
a termoelettricità è una scienza che fino a oggi è stata utilizzata soprattutto in ambito spaziale, militare, scientifico.
Molte altre applicazioni nei beni di consumo a basso costo
non hanno dato risultati soddisfacenti, spesso per un
approccio improprio a questa scienza.
Partendo da basi scientifiche consolidate, Peltech, azienda
specializzata in sistemi termoelettrici ad alto contenuto tecnologico, ha investito risorse in un’attività di ricerca e di studio volta allo sviluppo di sistemi affidabili per l’applicazione
su beni durevoli e industriali. Tale attività è oggi suddivisa in
due filoni: il progetto EUTEC e il progetto GEO.
EUTEC, sviluppato a Trieste, riguarda la generazione elettrica
mediante effetto termoelettrico. Questa tecnologia, che presuppone la possibilità di ottenere materiali termoelettrici più
performanti, può essere largamente applicata o per il recupero del calore disperso o per la microgenerazione diffusa. Il progetto, attualmente in fase di ricerca, vede l’interesse di
aziende internazionali operanti nel settore dei grandi impianti.
È giunto invece alla finalizzazione il progetto GEO, incentrato
sul cosiddetto “effetto pompa di calore”, con molteplici possibili utilizzi nei più svariati settori tecnologici e di mercato.
L’approccio, totalmente innovativo in ambito termoelettrico,
è stato quello di una progettazione sistemica che permet-
L
magazine
tesse di sviluppare “motori” termoelettrici molto flessibili e
modulari, adattabili a ogni applicazione.
La piattaforma GEOtronic® è la grande novità portata da Peltech nell’utilizzo della termoelettricità. Si tratta di un prodotto
su misura costruito con criteri industriali di qualità e di costo
che consente di servire diverse nicchie di mercato. Grazie
alle molte combinazioni in cui possono essere assemblati gli
elementi di cui è composto, il prodotto GEOtronic® può essere personalizzato per diversi usi specifici, da quelli industriali a quelli domestici. In particolare, i progetti ai quali Peltech
sta lavorando spaziano dalla nautica da diporto alla climatizzazione degli ambienti domestici e alla termoregolazione
degli acquari.
Da queste premesse è nata la gamma GEOtronic® Marine,
esempio unico di innovazione che, nell’applicazione di alcuni
suoi prodotti al settore della nautica da diporto, ha trovato
prestigiosi riconoscimenti ad Amsterdam, con il Premio internazionale DAME 2005, e a Carrara, con la menzione d’onore
del Qualitec Award 2006. La realizzazione di un simile sistema assemblabile e in grado di garantire con certezza la ripetibilità delle prestazioni ha permesso a Peltech di coprire
GEOtronic® con brevetti internazionali, a sottolineare il livello
di innovazione raggiunto in cinque anni di ricerca e sviluppo.
Per raggiungere questo obiettivo sono stati utilizzati gli strumenti più sofisticati di simulazione matematica e di modellazione solida. Infine si è giunti alla co-progettazione delle
macchine per la produzione e il controllo automatico in linea
di produzione.
Peltech collabora attivamente con il mondo della ricerca non
solo attraverso assidui rapporti con le Università, ma soprattutto grazie al laboratorio insediato in AREA Science Park,
dove vengono effettuate le prove di funzionamento e i test di
qualificazione. La competitività di Peltech non è riconducibile
ai soli aspetti altamente innovativi dei suoi prodotti, ma anche
alla capacità di correlarsi a più nicchie tecnologiche. Ciò ne fa
il nodo centrale di una rete di competenze eccellenti relative ai
sistemi termoelettrici, autentico valore aggiunto dell’azienda.
Lorenzo Olivieri
PELTECH Srl
Tel. +39 0341 645059
Fax +39 0341 644101
[email protected]
www.peltech.com
Riferimento
9
Numero 34
magazine
Ricerca & Tecnologia
Sapere se si è intolleranti al glutine con
una semplice goccia di sangue, in soli cinque minuti.
È la promessa di un nuovo test prodotto dalla Eurospital
di Trieste, azienda leader in Italia nella diagnostica.
CELIACHIA:
PIÙ FACILE SCOPRIRLA
a celiachia è un’intolleranza permanente al glutine,
sostanza proteica presente in avena, frumento, farro,
kamut, orzo, segale, spelta e triticale. Secondo i dati dell’Associazione Italiana Celiachia, l’incidenza di questa
intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni
100/150 persone. I celiaci potenzialmente sarebbero quindi 400mila, ma ne sono stati diagnosticati solo 35mila.
Ogni anno vengono effettuate 5mila nuove diagnosi e,
ogni anno, nascono 2.800 nuovi celiaci, con un incremento
annuo del 9%.
L
Per curare la celiachia, attualmente, occorre escludere
dalla dieta alcuni degli alimenti più comuni quali pane,
pasta, biscotti e pizza, ma anche eliminare le più piccole
tracce di farina da ogni piatto: questo implica un forte
impegno di educazione alimentare. Infatti l’assunzione di
glutine, anche in piccole dosi, può causare danni. La predisposizione genetica è un fattore determinante nella
celiachia, pertanto quando questa viene diagnosticata a
un paziente sarebbe opportuno che tutti i familiari si sottoponessero al test di accertamento. Lo stesso discorso
10
Maggio 2006
vale per quanti sono affetti da patologie spesso associate
alla celiachia, come il diabete mellito insulino-dipendente,
endocrinopatie autoimmuni, deficit di IgA, sindrome dell’intestino irritabile, sindrome di Down.
La diagnosi precoce della celiachia rimane pertanto l’unico
sistema per evitare i danni che la malattia provoca a carico
dell’organismo. È di aiuto in questa direzione una recente
novità introdotta dalla Eurospital di Trieste, azienda leader
nella diagnostica. Si tratta di nuovo test veloce e affidabile, in grado, con l’analisi di una semplice goccia di sangue, di formulare in cinque minuti la diagnosi
sull’intolleranza al glutine. La semplicità del test lo rende
facilmente ripetibile nell’ambulatorio del medico di famiglia o direttamente in farmacia.
La validità del nuovo prodotto, basato sulla ricerca nel
sangue degli anticorpi di classe IgA anti-transglutaminasi
che sono indice di celiachia, è stata dimostrata in uno studio condotto in un centro di riferimento finlandese specializzato nella diagnosi della malattia. Qui sono stati
testati 149 campioni clinici i cui risultati sono stati confrontati con le diagnosi di celiachia ottenute con la più
nota biopsia. Lo studio ha fornito un risultato di sensibilità altissimo, pari al 96,3%.
“Un risultato che è stato confermato anche dalla nostra
ricerca effettuata finora su altri sessanta campioni – dice
il professor Alessandro Ventura, direttore della Clinica
pediatrica dell’Ospedale Burlo Garofolo di Trieste e coordinatore dell’indagine con il dottor Tarcisio Not. L’elevata
sensibilità, la velocità del risultato e la semplicità di esecuzione fanno di questo test lo strumento ideale per lo
screening di massa della celiachia, tenuto conto che fino
a poco tempo fa la diagnosi della malattia richiedeva tempi lunghi e complesse analisi di laboratorio. Se applicato
su vasta scala il nuovo test – continua il professor Ventura – consentirà di individuare velocemente e a costi contenuti tutti coloro che ignorano di essere celiaci”.
Francesca Ferro
AIPEM - UDINE
Ufficio Stampa EUROSPITAL
Tel. +39 0432 50443
Fax + 39 0432 507482
Cell. +39 335 5636359
[email protected]
Riferimento
Da un’alleanza tra soggetti pubblici e privati, il
caso da manuale di una start-up basata sulla
ricerca. È la Biosensor Technologies, specializzata
nello sviluppo di biosensori ad altissima selettività.
na felice intuizione iniziale, le prime difficoltà e l’urgenza di focalizzare meglio gli obiettivi, l’analisi di settore,
la ricerca dei finanziamenti, l’interesse di alcuni partner
industriali, la sinergia stretta con l’ambiente scientifico. La
storia di Biosensor Technologies è un buon esempio di
come l’interazione tra realtà scientifiche, istituzioni, industria, società di servizi e investitori possa contribuire ad
avviare attività imprenditoriali con elevati potenziali di
innovazione per mercati di grandi dimensioni.
Nato inizialmente con la denominazione “GenErgy” nell’ambito del programma per la creazione d’impresa “QuasiE”, il progetto ha preso le mosse affiancando a un giovane
laureato in Fisica alcuni ricercatori del Laboratorio di Biologia Cellulare del Dipartimento di Biologia dell’Università di
Trieste. Un esperto in Biotecnologie ha esercitato le funzioni di tutor e, contemporaneamente, l’acquisizione di competenze base di carattere più strettamente imprenditoriale
è andata a completare il percorso formativo.
L’idea intorno alla quale si era cominciato a lavorare aveva a
che fare con “lingue” e “nasi” elettronici, ovvero con la possibilità di mettere a punto nuovi strumenti di analisi grazie
all’aiuto di specifici sistemi di selezione biomolecolari capaci
di individuare molecole peptidiche da utilizzare in apparecchiature a biosensore. L’utilizzo di trasduttori di origine peptidica (basati sulla combinazione della ventina di aminoacidi
presenti in natura) permette, infatti, di disporre teoricamente
di un numero enorme di molecole strutturate, abbastanza
selettive da poter individuare sostanze molto diverse fra loro
e in grado, quindi, di trovare applicazione nei campi alimentare, diagnostico (umano e veterinario), ambientale, anti-terrorismo e nel controllo di processo industriale.
U
magazine
Innovazione & Impresa
L’UNIONE
FA L’IMPRESA
Una prima verifica di fattibilità aveva coinvolto esperti di
due ulteriori Dipartimenti universitari triestini, il cui contributo ha spaziato dalla sintesi chimica alla strutturistica
(Dipartimento di Scienze Chimiche) e dall’elettronica all’analisi dati (Dipartimento di Elettrotecnica, Elettronica e
Informatica). Superata positivamente questa fase, ci si è
resi conto che il prosieguo delle attività necessitava di
risorse finanziarie ben superiori a quanto inizialmente previsto. È stato quindi avviato un programma di fund raising
affidato da AREA Science Park alla società di consulenza
T&B e associati, che si è avvalsa dell’apporto di un professionista del settore finanziario. Questo passaggio ha permesso di identificare un’azienda fortemente interessata
alla tecnologia e di far entrare nel gruppo dei soci fondatori illycaffè SpA e altri finanziatori privati.
La tappa decisiva è venuta di conseguenza: nel maggio
2004 è stata fondata la società Biosensor Technologies Srl
che ha immediatamente avviato le attività di ricerca, affidando specifiche commesse al Dipartimento di Biologia e al
Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Trieste.
Contemporaneamente è stato affidato a T&B e associati
(anch’essa tra i soci della neoimpresa) l’incarico di mettere
a punto un progetto strategico finalizzato a garantire la
massima copertura possibile di contributi pubblici. Ciò a
fronte di un programma scientifico e di sviluppo fortemente caratterizzato dalla interdisciplinarietà degli approcci e
dalla decisa focalizzazione sulle applicazioni finali nei settori alimentare e diagnostico umano.
Dal 2005 Biosensor Technologies ha sede operativa nel
campus di Padriciano di AREA, usufruendo di servizi a valore aggiunto e di una borsa per una giovane ricercatrice.
Attualmente le attività di ricerca coinvolgono una decina di
addetti, ognuno dei quali contribuisce con conoscenze specifiche e diversificate alla pianificazione e realizzazione dello studio di fattibilità allargato, il cui completamento è
previsto entro il 2006.
Adriano Savoini
Adriano Savoini
Responsabile Scientifico
BIOSENSOR TECHNOLOGIES Srl
Cell. +39 339 5752258
[email protected]
Riferimento
11
Numero 34
magazine
Innovazione & Impresa
ANIMAZIONE
UDINESE
i è chiuso con segno positivo il progetto dedicato da
AREA Science Park all’innovazione delle imprese della
provincia di Udine, frutto della collaborazione a quattro
tra il Parco, l’Associazione Industriali di Udine, la locale
Camera di Commercio e il Consorzio Friuli Innovazione.
I risultati dell’attività, realizzata tra il 2004 e il 2005, soddisfano i partner e incoraggiano le aziende coinvolte a
proseguire il percorso avviato: 514 sono state le imprese
informate delle opportunità a disposizione, 92 quelle
direttamente contattate, 67 quelle visitate e, a valle del
percorso di approfondimento, 35 gli interventi di innovazione realizzati. Tra questi anche 11 ricerche brevettuali e
documentali effettuate a titolo gratuito dall’Ufficio Studi e
Patlib di AREA.
Il progetto ha avuto l’obiettivo di facilitare l’avvio di innovazioni di prodotto, di processo e gestionali, mettendo a
disposizione delle aziende competenze, strumenti, servizi
e finanziamenti. Gli interventi attuati hanno coinvolto
settori che vanno dalla chimica al legno e arredo, dalla
metalmeccanica all’alimentare, e numerosi altri. Di questi, 24 progetti sono stati sostenuti grazie al finanziamento di 100mila euro del Programma ARGE – Crescere
insieme all’Europa, messi a disposizione dalla CCIAA di
Udine e comprensivi di un contributo da parte delle
aziende coinvolte.
Un’iniziativa concreta quella condotta nella provincia di
Udine, che ha voluto sostenere la fase di avvio dell’innovazione aziendale, particolarmente critica e a rischio: il
passaggio da un’intuizione a un progetto di innovazione
realizzabile, che per avere successo necessita non solo di
finanziamenti ma anche di competenze, strumenti, servizi
e professionisti del trasferimento tecnologico, risorse che
AREA Science Park mette a disposizione delle aziende
regionali.
I risultati ottenuti grazie alla sinergia creatasi tra i partner
hanno favorito i contatti con le imprese e la promozione
del progetto stesso, in virtù della consolidata esperienza
di AREA nell’individuare e raccordare la domanda delle
imprese con le soluzioni adeguate a tutte le fasi di introduzione dell’innovazione.
In base alla valutazione degli stessi imprenditori, il circolo virtuoso innescato dagli interventi di innovazione avviati porterà in futuro sia a un incremento complessivo degli
investimenti che al deposito di nuovi brevetti.
S
Andrea Trevisi
12
Maggio 2006
Trentacinque interventi di innovazione
di prodotto, di processo e gestionali
sono stati avviati con successo
in provincia di Udine, mettendo
a disposizione delle aziende
competenze, strumenti, servizi
e finanziamenti.
Risultati e investimenti indotti
macchinari, impianti, attrezzature + 930.500 €
innovazioni di prodotto + 522.000€
progetti di ricerca + 719.500 €
organizzazione aziendale + 172.000 €
acquisizione di servizi reali + 67.500 €
nuovi brevetti 14
Prodotti da forno:
ottimizzazione
del processo produttivo
Un’azienda del settore alimentare realizza prodotti da
forno utilizzando ingredienti provenienti dall’agricoltura
biologica. In fase di forte espansione e con la necessità
di rispondere in tempi rapidi a un’importante commessa, l’azienda ha manifestato l’urgenza di adeguare il
proprio processo produttivo e la logistica aziendale ai
nuovi volumi di produzione. Il progetto ha analizzato le
caratteristiche del processo e ha individuato possibili
soluzioni, sostenibili da parte di una piccola impresa.
L’intervento ha fornito all’azienda indicazioni utili per
procedere a una ristrutturazione e ottimizzazione dell’intero processo produttivo.
Legno & Arredo:
macchinario per
lavorazioni speciali
Un’azienda del settore legno e arredo ha segnalato la
necessità di integrare nel proprio processo produttivo, a
costi contenuti, una particolare lavorazione su un componente di mobilio, in grado di rendere più efficienti le operazioni di montaggio dei mobili. Per progettare un nuovo
macchinario rispondente a queste esigenze, sono state
attivate le competenze più adeguate ed è stato avviato lo
studio di fattibilità di un nuovo impianto. A seguito del
buon esito dell’intervento, l’azienda ha deciso di commissionare il macchinario, di integrarlo nel processo produttivo e di depositare la domanda per due nuovi brevetti a
protezione dell’invenzione. Grazie a questa innovazione di
processo, l’impresa ha potuto mantenere in Italia il proprio
stabilimento.
Grazie a Bench-Profile è stato possibile comparare le
caratteristiche competitive del Distretto della Sedia friulano
e di quello di Valencia, regione della Spagna che vanta una
delle più alte concentrazioni di imprese del settore.
magazine
Innovazione & Impresa
SEDIA: DISTRETTI
A CONFRONTO
l Centro di Competenza Legno & Arredo è uno dei nodi specializzati della rete Innovation Network, struttura al servizio
delle imprese distribuita sull’intero territorio regionale e creata
da AREA Science Park per trasferire alle vocazioni produttive
tipiche del Friuli Venezia Giulia – tra le quali il legno-arredo –
conoscenze e tecnologie presenti nel mondo della ricerca e stimolare la nascita di progetti di innovazione.
Nel suo lavoro di accompagnamento continuo delle imprese,
è stato realizzato uno studio comparativo condotto grazie
all’utilizzo di Bench-Profile™, strumento innovativo di analisi dell’efficienza aziendale sviluppato da AREA e messo a
disposizione di tutte le imprese del Friuli Venezia Giulia che
intendono analizzare e misurare in modo oggettivo la propria efficienza aziendale.
Ricorrendo a tecniche di benchmarking e all’utilizzo di un
algoritmo matematico, Bench-Profile™ consente di:
z posizionare l’impresa all’interno di un gruppo di competitor il più possibile omogeneo;
z individuare potenziali punti di forza e debolezza, attraverso
il confronto con i risultati raggiunti dagli altri competitor;
z indicare alcuni possibili percorsi di miglioramento della
propria posizione competitiva.
Oltre a permettere il confronto di una singola impresa con
un cluster di riferimento, Bench-Profile™ dimostra la sua
validità nel paragonare a livello internazionale cluster di
aziende. Come si è fatto nel caso in cui si sono valutate le
caratteristiche competitive del Distretto della Sedia friulano
I
e di quello di Valencia, regione della Spagna che vanta una
delle più alte concentrazioni di imprese attive nel comparto
arredamento e sedie.
Lo studio condotto dal Centro Legno & Arredo ha risposto
all’esigenza di analisi delle modalità operative del Distretto
della Sedia locale, per cogliere spunti utili e innescare
riflessioni su nuovi modi di affrontare il mercato e la concorrenza asiatica, divenuta oggi particolarmente aggressiva. Una concorrenza testimoniata dai dati forniti in
anteprima da Teresa Gargiulo del Centro Studi Cosmit di
Federlegno-Arredo Milano. Da qui l’esigenza di intervenire
tracciando un quadro di riferimento dello scenario evolutivo del mercato della sedia e fornendo elementi utili alla
definizione di azioni e strategie di miglioramento della posizione competitiva, attraverso il ricorso alla leva dell’innovazione e al recupero di efficienza. L’analisi ha preso in esame
37 aziende del Friuli e 15 della regione valenciana.
“Il principale elemento che traggo da quest’analisi – spiega
Roberto Grandinetti, docente di Economia e Gestione delle
Imprese all’Università di Padova – è l’esistenza in Friuli di un
ristretto nucleo di imprese caratterizzate da un’elevata efficienza, superiore alle migliori aziende spagnole, accanto a
numerose imprese che si collocano invece a una significativa distanza dalla frontiera dell’efficienza. Ciò conferma i processi di cambiamento che attraversa nella fase attuale il
Distretto della Sedia, processi fortemente selettivi, come
segnalano sia il progressivo assottigliamento del numero di
aziende attive che i dati sull’export forniti da Federlegno. In
questo scenario è possibile delineare alcuni percorsi di crescita competitiva, tenendo conto che non esiste un’unica
strada, ma diverse formule imprenditoriali, come suggerisce
l’analisi di benchmarking realizzata da AREA”.
Bench-Profile™ conferma la sua utilità e versatilità nel fornire un quadro conoscitivo e analitico funzionale al rilancio di
tradizionali vocazioni produttive regionali, punto di inizio per
innescare e rinforzare processi di innovazione aziendale.
Serena Petaccia
Serena Petaccia
Centro di Competenza Legno & Arredo
c/o CATAS SpA
Tel. +39 0432 747247
[email protected]
Riferimento
13
Numero 34
magazine
Innovazione & Impresa
UN VOLÀNO PER
PORDENONE
l Polo Tecnologico di Pordenone sostiene la competitività
delle imprese attraverso la tecnologia e la conoscenza,
consapevole che, soprattutto nel pordenonese, la provincia
più industrializzata del Friuli Venezia Giulia, diventa sempre
più importante parlare il linguaggio dell’innovazione per
affrontare le sfide del futuro con più ampie competenze e
nuovi strumenti.
Coordinando le proprie attività con gli altri attori del Sistema
e sostenendo preziose sinergie con i protagonisti regionali
della ricerca e della formazione superiore, il Polo Tecnologico affianca le aziende che fanno o vogliono fare dell’innovazione il motore del proprio business e raccoglie le
imprese che sviluppano programmi di ricerca e offrono servizi ad alto contenuto tecnologico. Dà così vita, al suo interno, all’aggregazione di diverse attività di ricerca, strumento
fondamentale di reciproca valorizzazione delle aziende,
come anche di trasferimento tecnologico.
“Il Polo – spiega il direttore operativo Paolo Cattapan - propone servizi avanzati di assistenza per la ricerca e l’innovazione
e lo fa anche grazie alla fattiva collaborazione con AREA
Science Park, con l’obiettivo di condividere e integrare risorse
e competenze a vantaggio del mondo imprenditoriale”. In collaborazione con il Parco Scientifico di Trieste sono operativi i
servizi di Innovation Network, la rete regionale dell’innovazione per le imprese che offre supporto e assistenza nelle collaborazioni con la ricerca, AlmaLaurea per la ricerca di
personale laureato, APRE, l’Agenzia per la Promozione della
Ricerca Europea, e PatLib per l’informazione brevettuale.
“Inoltre – ricorda Cattapan – il Polo partecipa ai programmi
formativi realizzati sul territorio provinciale e regionale”.
I
14
Maggio 2006
Laboratori per l’innovazione
e la tecnologia, servizi e
sinergie nel Polo Tecnologico
di Pordenone.
La sede definitiva della società è attualmente in fase di
costruzione ma, spiega il presidente Valter Taranzano “il
Polo ha già attivato il processo di aggregazione di laboratori e strutture di ricerca. Nell’arco di un anno sono previsti tra i 30 e i 50 insediamenti di laboratori e imprese, con
criteri che porranno l’accento sulla qualità delle attività di
ricerca, sulla sinergia di sistema fra gli insediati e sullo
sviluppo stesso del Polo Tecnologico”.
“In perfetta integrazione con il sistema produttivo locale –
continua Taranzano – e sulla base di un confronto diretto
e positivo con le rappresentanze imprenditoriali dei diversi
comparti, sono in fase di partenza un laboratorio a servizio delle imprese del mobile in collaborazione col Catas,
che opererà per lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie nell’ambito dei trattamenti superficiali e delle tecniche di incollaggio, e un laboratorio per lo sviluppo del
settore della componentistica del bianco e dell’automotive.
Un laboratorio come ‘motore tecnologico’ in grado di
sostenere il passaggio verso la creazione di una filiera di
‘co-makership di sistema’ rispetto al cliente finale, ma che
sarà anche lo strumento di riferimento per lo sviluppo di
idee, progetti di ricerca e innovazione atti a produrre ricadute sulla totalità del distretto, per la cui costituzione
abbiamo già avviato le attività progettuali”.
Oltre a tutto ciò, per supportare i programmi di innovazione delle imprese, il Polo Tecnologico di Pordenone ha
anche avviato un’azione di animazione, sul modello di
quelle già realizzate con successo da AREA Science Park
a Udine e a Gorizia, su temi di specifico interesse delle
imprese, che andrà a finanziare, in regime di de-minimis
e nell’arco di un anno, una trentina di piccoli progetti di
innovazione in altrettante piccole e medie imprese del
territorio.
Francesca Orlando
AREA lancia NOVAREGIO, la rete per
lo studio e la valutazione delle
politiche di ricerca e innovazione
regionale in Europa.
n base agli attuali orientamenti della Commissione
Europea, la politica di coesione deve diventare un mezzo
strategico per la realizzazione integrata degli obiettivi
dell’Agenda di Lisbona e di Göteborg. Nella prossima programmazione 2007-2013, la Commissione intende
aumentare e concentrare l’intensità di aiuti focalizzando
la sua attenzione su tre nuovi Obiettivi: l’Obiettivo Convergenza, l’Obiettivo Competitività regionale e occupazione,
l’Obiettivo Cooperazione territoriale europea. In particolare, l’obiettivo comunitario “Competitività regionale e
occupazione” consisterà nel prevenire e nel promuovere i
cambiamenti economici, rendendo le regioni dell’UE più
competitive e attraenti attraverso investimenti nell’economia della conoscenza, nell’imprenditoria, nella ricerca,
nella cooperazione fra università e imprese e nell’innovazione. Sarà migliorato l’accesso alle infrastrutture di trasporto e di telecomunicazione, all’energia, alla sanità,
alla tutela dell’ambiente e alla prevenzione dei rischi.
I
Sarà sostenuta l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, incentivandone la partecipazione al mercato del lavoro e promuovendone l’inclusione sociale e le comunità
sostenibili.
I Commissari Europei Potocnik e Hubner (rispettivamente
responsabili delle politiche comunitarie per la ricerca e lo
sviluppo regionale) hanno in particolare esortato le regioni
europee a considerare gli investimenti in ricerca e innovazione, requisito per una crescita duratura e per favorire
un’integrazione basata sulla conoscenza. Considerando le
forti diversità esistenti a livello locale, è stata auspicata
l’attivazione di sinergie tra il Programma Quadro, i fondi
strutturali europei e la programmazione nel campo della
R&S a livello nazionale e regionale, mediante la definizione
di priorità complementari ai diversi livelli.
In questo contesto si inserisce NOVAREGIO - InNOVAtive
magazine
Innovazione & Impresa
UN’EUROREGIONE
PER LA RICERCA
Network for coordinated actions on RTD policies at
REGIOnal level, il progetto promosso da AREA Science
Park nel quadro del programma ‘Regions of Knowledge II’
del 6° Programma Quadro Europeo di Ricerca. Con NOVAREGIO si intende posizionare la Regione Friuli Venezia
Giulia tra le regioni più innovative d’Europa, attraverso
azioni di studio e analisi comparata, a livello europeo, dei
più efficaci sistemi di politica regionale in materia di
innovazione, per una loro successiva adozione a livello
locale e per facilitare il processo di convergenza e di coesione perseguito dall’“Obiettivo Convergenza”.
Le migliori prassi individuate saranno quindi oggetto di
un programma di condivisione e sperimentazione, con
l’obiettivo di creare valore per il territorio attraverso la
messa in atto di un sistema strutturato di sviluppo,
gestione e diffusione dell’innovazione, grazie all’applicazione di una medotologia esclusiva di benchmarking
denominata IVEM: Identification, Validation, Engineering, Monitoring.
Il progetto NOVAREGIO aggrega otto istituzioni regionali
partner di sette nazioni europee: Austria, Grecia, Italia,
Spagna, Slovenia, Svezia e Ungheria. L’area territoriale di
riferimento è molto ampia in quanto è previsto il coinvolgimento di due tra i principali network riconosciuti a
livello europeo: CEI-Central European Initiative e CPMRConference of Peripheral Maritime Regions of Europe. La
prima rete è composta da 17 Stati membri, mentre la
seconda rappresenta 140 regioni europee marittime e
decentralizzate.
AREA intende contribuire fattivamente al raggiungimento
del “Piano Europeo di Azione del 3%”. I soggetti regionali interessati a partecipare a NOVAREGIO sono quindi
invitati a prendere contatto con le strutture competenti
dell’AREA Science Park per attivare ogni possibile forma
di collaborazione. Il sito internet del progetto è
www.novaregio.net.
Marcello Guaiana
Gabriele Gatti
Marketing & Relazioni Internazionali
AREA Science Park
Tel. +39 040 3755238
[email protected]
Riferimento
15
Numero 34
magazine
Innovazione & Impresa
Lo Sportello APRE attivo in AREA dal 2005
fornisce a imprese, università e centri di ricerca
notizie e assistenza sulle opportunità dell’Unione
Europea in materia di ricerca e innovazione.
L’INFORMAZIONE
CHE APRE
PRE - Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea
è stata istituita nel 1989, sotto l’egida del Ministero
dell’Istruzione Università e Ricerca, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione italiana ai programmi di Ricerca,
Sviluppo e Innovazione Tecnologica dell’Unione Europea
nei diversi settori della scienza e della tecnologia. APRE
opera sul territorio nazionale attraverso una rete di sportelli regionali. Lo Sportello APRE Friuli Venezia Giulia Trieste, attivo dal 1° marzo 2005, ha i seguenti obiettivi:
informare sulle possibilità di finanziamento e sulle opportunità di cooperazione scientifica e tecnologica esistenti a
livello europeo; fornire assistenza a imprese, università,
centri di ricerca e altri organismi interessati a partecipare
ai programmi europei di ricerca; dare formazione al personale di imprese, università e centri di ricerca sul Programma
Quadro della Ricerca Europea.
L’attività di informazione dello Sportello viene svolta
attraverso una newsletter mensile che comprende tre
sezioni: bandi in scadenza, segnalazione di eventi soprattutto di carattere regionale, documenti di particolare
interesse e rilievo per la ricerca europea.
È possibile scaricare la newsletter dalla pagina web dello Sportello e richiedere di essere inseriti tra i destinatari del servizio. È inoltre attivo un servizio di mailing
“mirato”, ritagliato sulla base delle specifiche esigenze
manifestate dagli utenti, in modo da poter ricevere informative e segnalazioni solo su tematiche “a richiesta”.
Infine, è stato attivato il sito web dello Sportello
(www.area.trieste.it/ShowPage.aspx?PageID=2427), che
viene costantemente aggiornato e che comprende, tra le
altre, una specifica sezione relativa a news su bandi e
opportunità di finanziamento nell’ambito del Programma
Quadro della Ricerca Europea.
L’attività di assistenza fornita dallo Sportello APRE consiste in:
z assistenza alla presentazione delle proposte progettuali,
cioè individuazione di opportunità di finanziamenti
europei disponibili, verifica dei requisiti per la partecipazione, supporto alla redazione della proposta, assistenza nella costruzione della partnership e nella
ricerca di partner internazionali;
z assistenza alla gestione del progetto, a dire supporto
nella gestione amministrativa e/o tecnica del progetto
e nella gestione del rapporto con i partner, con la
Comunità Europea e con eventuali altri enti e organismi
erogatori del finanziamento.
A
16
Maggio 2006
Con riferimento agli strumenti utilizzati, l’assistenza viene
effettuata tramite e-mail, telefono, diffusione di informative ad hoc, incontri individuali programmati o svolti al
termine di seminari di approfondimento. Per quanto
riguarda modalità e tempistica, le consulenze vengono
effettuate in una prima fase tramite e-mail e spesso integrate da incontri individuali in sede, al fine di fornire assistenza personalizzata ai rappresentanti di aziende ed enti
interessati a presentare un progetto di ricerca. Una prima
risposta via e-mail è sempre garantita già dal primo contatto.
Per quanto riguarda l’assistenza fornita nel primo anno di
attività, lo Sportello ha soddisfatto oltre 50 domande di
consulenza, di cui circa 20 relative a ricerche partner, 25
riguardanti il pre-screening e il checking dell’idea scientifica e 5 relative alla modalità di predisposizione della proposta. Nel totale, circa una decina di queste consulenze è
stata realizzata attraverso incontri individuali.
Ciro Franco
Sportello APRE Friuli Venezia Giulia
Trieste
AREA Science Park
Tel. +39 040 375 5296 – 5263
[email protected]
Riferimento
Idrogeno, telecomunicazioni, trasferimento tecnologico,
servizi alle imprese, alta formazione, progetti
internazionali e altro. È stata articolata la presenza di
AREA al primo Salone udinese dedicato all’innovazione.
stata forte e articolata la presenza di AREA Science
Park a InnovAction, il Salone dell’innovazione tenutosi
dal 9 all’11 febbraio scorsi alla Fiera di Udine. AREA ha
presidiato praticamente tutte le aree espositive sia con
proposte innovative nel campo dei servizi per l’impresa e
l’alta formazione, sia con progetti tecnologici d’avanguardia. In uno stand principale di 245 mq nella “Square of
Innovation” e in uno attiguo, dedicato all’energia del futuro, è stata illustrata una carrellata di iniziative che vanno
dalle applicazioni delle nanotecnologie, alle telecomunicazioni, all’utilizzo dell’idrogeno, alla chimica sostenibile
e altro ancora.
L’area espositiva del progetto ENERGIA – Celle a Combustibile ha visto la presenza di gruppi di ricerca con i loro risultati e le applicazioni più recenti e interessanti: dalle celle a
combustibile ai sistemi di produzione, stoccaggio e purificazione dell’idrogeno, dai nuovi materiali al prototipo della
bicicletta a idrogeno.
Nell’area espositiva dedicata alla valorizzazione delle risorse
umane, hanno invece preso la scena quattro giovani imprese
scaturite dal Progetto Imprenderò – Sportello Spin-off:
z Biocat, con una piattaforma di servizio per promuovere lo
sviluppo di una “chimica sostenibile”, che offre soluzioni per l’innovazione di processi dell’industria farmaceu-
È
magazine
Innovazione & Impresa
PROTAGONISTI
A INNOVACTION
tica, chimica e alimentare basate sull’utilizzo di enzimi e
biocatalizzatori;
z Genefinity, che si occupa di strumentazione diagnostica
per analisi in situ di malattie infettive e di alimenti, di
monitoraggio ambientale, di ricerca biologica e biomedica;
z Mathitech Engineering Group, spin-off dell’Università di
Trieste, che si occupa di nuovi materiali, tecnologie di
produzione, sistemi meccanici ed elettronici innovativi,
produttrice di biciclette realizzate con nuovi materiali;
z Rugiada, azienda in fase di costituzione nel settore dei
simulatori di volo per l’addestramento e l’aggiornamento dei piloti civili.
Una postazione della Central European Iniziative (CEI) è
stata dedicata alla presentazione dello Science & Technology Network europeo e del progetto FASTER per la promozione verso le Pmi della ricerca nel campo delle
tecnologie per i trasporti. Sempre nella “Square of Innovation”, AREA e Friuli Innovazione hanno illustrato i servi-
17
Numero 34
Innovazione & Impresa
zi di informazione, promozione e assistenza sui programmi
di ricerca e sviluppo tecnologico dell’Unione Europea dello Sportello APRE Friuli Venezia Giulia di Trieste. In uno
spazio attiguo sono invece stati presentati i programmi
Innovation Campus e Innovation Network, il primo per la
formazione di specialisti del trasferimento tecnologico, il
secondo volto alla creazione di una rete regionale di Centri di Competenza rivolti a specifiche filiere industriali del
territorio (Legno & Arredo, Energia, Ambiente, Agro-Industria, Ingegneria d’Impresa, Cantieristica & Nautica, Plastica & Nuovi Materiali).
Inoltre, AREA ha dato vita a due eventi settoriali di matchmaking e di promozione del partenariato ricerca-industria:
z INNOVAGRO - Partnering Event on Biotechnologies
applied to Agro-food, riguardante le biotecnologie applicate ai settori agroalimentare, salute e ambiente e finalizzato alla predisposizione di progetti di R&ST mediante
alleanze, joint venture e collaborazioni pubblico-privato
nel quadro dei programmi comunitari;
z INNOTransport - Transnational Technology Transfer Day
on Logistics and Transport Technologies, dedicato al settore delle tecnologie per la logistica e i trasporti, nel
quadro del programma di innovazione IRENE.
Centro di Controllo e Unità mobile
Curiosità ha suscitato il Centro di Controllo e Unità mobile, un vero e proprio laboratorio su ruote per azioni di monitoraggio e di
telecomunicazione via satellite. I suoi utilizzi potenziali sono vari, ma il principale è quello riguardante i casi in cui è necessario
svolgere rilievi ambientali in situ, si pensi al monitoraggio dei livelli di piena di un fiume oppure all’analisi delle acque, da inviare
in tempo reale a un centro di raccolta ed elaborazione delle informazioni.
Il sistema satellitare è composto da:
z Stazione base (Centro di Controllo) a impianto fisso, attualmente già presente come infrastruttura e dotata delle seguenti apparecchiature: antenna
in banda Ku, modello Channel Master, diametro 2,4 m; trasmettitore da 4 W.
Tale stazione è in perenne contatto (h 24) con la stazione remota, qualora
attivata, oppure può essere continuamente disponibile per il contatto con la
stazione remota attraverso un canale dedicato da 2x128 kbps. La stazione
medesima è collegata alla rete intranet di AREA, quindi alla rete Internet.
z Unità mobile dedicata alla necessità di stabilire un collegamento temporaneo tra la stazione base e un punto qualunque entro l’area servita dal
satellite prescelto. In tale ottica, l’unità è stata pensata e studiata per essere un sottosistema facilmente trasportabile su strada, nonché attraverso
altri mezzi (ad esempio un elicottero per interventi di estrema urgenza).
Servizi e applicazioni
Il sistema può fornire i seguenti servizi:
z trasferimento dati in forma digitale, su protocollo TCP/IP, con transito dei più comuni formati e protocolli HTTP, FTP, UDP, ICMP, ecc.;
z trasferimento di canali VoIP;
z trasferimento di canali videoconferenza ad alta e media risoluzione, bidirezionale, simmetrica e asimmetrica.
In realtà il sistema, per sua natura tecnologica, è una piattaforma aperta a diverse situazioni operative e sperimentali quali ad esempio:
z connettività ad Aree non altrimenti raggiungibili, sia per il Web che per la fonia su IP;
z utilizzo in situazioni di disaster recovery, in quanto la stazione mobile potrebbe acquisire dati di qualsiasi genere dal punto di
maggiore calamità e trasferire il tutto alla stazione fissa di Trieste, la quale, all’uopo, potrebbe divenire centro di smistamento
informazioni e/o raccolta dati;
z sistema di monitoraggio dati rilevati attraverso sensoristica opportuna e utilizzo di rete wireless, annessa al carrello;
z formazione a distanza attraverso un network IP sia per progetti nazionali che internazionali in tutte le aree coperte dal satellite scelto;
z partecipazione a progetti sulla Banda Larga in qualità di "dimostratore".
18
Maggio 2006
Innovazione & Impresa
Energia e idrogeno
“AREA per l’Energia – Celle a combustibile” è l’ampio stand che, a InnovAction, AREA Science Park ha riservato al progetto per
la creazione in Friuli Venezia Giulia di una filiera ricerca-impresa per l’energia, in particolare per lo sviluppo di celle a combustibile, settore promettente legato all’economia dell’idrogeno.
Il ricorso all’idrogeno come combustibile del futuro ha, infatti, la sua applicazione più diretta proprio nella cella a combustibile (abbreviata FC, dall’inglese Fuel Cell), un dispositivo elettrochimico che permette di ottenere elettricità direttamente da certe sostanze, tipicamente idrogeno (ma anche metano, metanolo ed etanolo) e ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica.
Alla Fiera di Udine, in particolare, è stato presentato Et-Cell, un progetto che porterà alla costruzione di un prototipo di cella a
combustibile a etanolo diretto (o “Direct Ethanol Fuel Cell”, DEFC) da 10-15 Watt. La cella è pensata per l’alimentazione dei computer portatili. In pratica l’obiettivo è rendere possibile una ricarica facile e sicura utilizzando una semplice bomboletta di etanolo in grado, attraverso la Fuel Cell, di produrre elettricità. Niente più, dunque, affannose ricerche di prese di corrente: il mercato
è enorme, vista la continua rincorsa a fonti di energia migliori delle attuali batterie ricaricabili.
Più in generale AREA, che ha un’esperienza consolidata nel trasferimento tecnologico, vuole richiamare l’attenzione di imprenditori, investitori e istituzioni affinché partecipino nei modi più vari alla costituzione di un gruppo di imprese che supportino le
varie attività finalizzate alla produzione di celle a combustibile, componenti, servizi, ecc..
A InnovAction c’era anche la “bicicletta a idrogeno”, prototipo messo a punto dall’ENEA, un mezzo di locomozione ecologico ed
elettrico, che forse un giorno sarà normale vedere sulle strade delle nostre città.
Qualche visitatore ha anche potuto assaggiare una tazzina di espresso un po’ particolare, preparata con una macchinetta messa a disposizione da illycaffè alimentata da una cella a combustibile a idrogeno.
I gruppi di ricerca scientifica con i quali sono state avviate collaborazioni sono il gruppo guidato da Rodolfo Taccani del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di Trieste, il gruppo guidato da Alessandro Trovarelli del Dipartimento di Scienze
e Tecnologie Chimiche dell’Università di Udine e il gruppo guidato da Mauro Graziani e Paolo Fornasiero del Dipartimento di
Scienze Chimiche dell’Università di Trieste. Con questi tre gruppi AREA ha recentemente avviato il Progetto Et-Cell (responsabile scientifico Trovarelli) per la realizzazione di un prototipo di cella a combustibile DEFC.
Hanno partecipato allo stand “AREA per l’Energia – Celle a combustibile”:
z
z
z
z
z
z
z
z
Energy-System Lab, Dipartimento di Ingegneria Meccanica – Università degli Studi di Trieste
Gruppo di Ricerca in Chimica Industriale e Catalisi, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche – Università degli Studi di Udine
Gruppo di Ricerca in Materiali Nanostrutturati e Catalisi, Dipartimento di Scienze Chimiche – Università degli Studi di Trieste
Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria Chimica – Politecnico di Torino
Istituto di Tecnologie Avanzate per l’Energia “Nicola Giordano” (ITAE) – Messina
Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA) – Roma Casaccia
illycaffè SpA – Trieste
Acta SpA – Cascina (PI)
19
Numero 34
magazine
Scienza & Dintorni
CATALIZZATORI
PIÙ EFFICIENTI
catalizzatori sono sistemi complessi che rendono più semplice e rapida una trasformazione chimica che avverrebbe
normalmente a temperatura e/o pressioni più elevate. L’utilizzo di un catalizzatore può pertanto consentire un risparmio
energetico, un aumento della sicurezza del processo industriale e una riduzione dell’impatto ambientale. I catalizzatori
sono infatti ampiamente impiegati nell’industria per produrre molti beni di largo consumo quali materie plastiche, carburanti, fertilizzanti, farmaci, ecc. La maggior parte dei
processi industriali utilizza catalizzatori eterogenei, cioè
sistemi che sono presenti in una fase differente rispetto a
quella dei reagenti: un tipico esempio è costituito dai catalizzatori delle automobili (marmitte catalitiche) che sono dei
solidi che trasformano i gas di scarico in prodotti innocui.
In questi ultimi decenni l’attività di ricerca più avanzata si
è focalizzata verso la produzione d’energia da fonti alternative, la purificazione di gas inquinanti e lo stoccaggio energetico: su queste problematiche fondamentali per il nostro
futuro la ricerca ha investito e investe ingenti capitali. L’obiettivo che ci si propone è progettare e realizzare nuovi
sistemi catalitici in grado di far avvenire una serie di reazioni chimiche di grande interesse ambientale ed energetico. In questo contesto, l’ossido di cerio (o “ceria”) viene
studiato come materiale particolarmente promettente.
L’attività catalitica dei sistemi che contengono ceria si può
ricondurre alla loro capacità unica di mettere a disposizione di molte reazioni chimiche una specie molto reattiva di
ossigeno, quello che costituisce la struttura del materiale.
Infatti, tale ossigeno può essere direttamente coinvolto nei
processi ossidativi che vedono per esempio la trasformazione di un inquinante quale il monossido di carbonio nell’innocua anidride carbonica. Parimenti, tale ossigeno
“reattivo” è implicato in molte reazioni connesse con la produzione di idrogeno quale nuovo vettore energetico per celle a combustibile del prossimo futuro.
Un importante lavoro di ricercatori italiani, pubblicato la
scorsa estate dalla rivista Science, studiando la superficie
dell’ossido di cerio dopo il rilascio dell’ossigeno “reattivo”
ha determinato il meccanismo con cui tale processo avviene, aprendo la strada verso la progettazione di catalizzatori
ancora più efficienti. “I sistemi che contengono questa
sostanza permettono di immagazzinare e rilasciare ossigeno efficacemente – spiega Friedrich Esch del Laboratorio
TASC dell’INFM-CNR, primo autore dello studio. Ciò gene-
I
20
Maggio 2006
Da sinistra a destra, Paolo Fornasiero,
Tiziano Montini, Stefano Fabris, Friedrich
Esch, Giovanni Comelli, Cristina Africh.
Uno studio realizzato a Trieste
e pubblicato su Science
apre la strada alla produzione
di catalizzatori in grado
di risparmiare energia,
aumentare la sicurezza
nei processi industriali
e ridurre l’impatto ambientale.
ra una notevole attività catalitica che facilita una serie di
trasformazioni chimiche che avverrebbero normalmente a
temperature e pressioni più elevate. La produzione di catalizzatori più efficienti è quindi fondamentale per risparmiare energia, aumentare la sicurezza nei processi industriali e
ridurre l’impatto ambientale”.
Attualmente la maggior parte dei processi industriali utilizza
catalizzatori eterogenei, cioè sistemi presenti in una fase solida, differente da quella gassosa dei reagenti. “Un tipico
esempio è quello delle marmitte catalitiche nelle automobili,
che sono dei solidi in grado di trasformare i gas di scarico della combustione in prodotti innocui” mette in evidenza Stefano Fabris della SISSA e dell’Unità DEMOCRITOS
dell’INFM-CNR. Negli ultimi decenni la ricerca si è focalizzata sulla produzione d’energia da fonti alternative, la purificazione di gas inquinanti e lo stoccaggio energetico, che
richiedono sistemi catalitici sempre più efficienti e puliti. “La
progettazione e la realizzazione di questi catalizzatori è
senz’altro un obiettivo prioritario e la ceria è tra i materiali che
stanno ricevendo maggiore attenzione nei laboratori di ricerca più avanzati” aggiunge Paolo Fornasiero del Dipartimento
di Scienze Chimiche dell’Università di Trieste e dell’INSTM.
Lo studio accoppia due tecniche complementari allo stato
Scienza & Dintorni
dell’arte: la Microscopia a Effetto Tunnel, che permette di
osservare sperimentalmente in grande dettaglio la struttura atomica della superficie, e la simulazione numerica, che
ne descrive dal punto di vista teorico la struttura elettronica grazie all’utilizzo del supercalcolo parallelo.
La stretta collaborazione e la complementarietà delle elevate competenze messe in campo dalle persone coinvolte
ha consentito la realizzazione della rilevante scoperta
scientifica. Va a tal proposito ricordato come da molti anni
gli scienziati del gruppo di ricerca di Mauro Graziani dell’INSTM e del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università, tra cui Paolo Fornasiero e Tiziano Montini,
progettano e realizzano catalizzatori a base di ossido di
cerio impiegati in applicazioni industriali. Dal loro lavoro
sono emerse domande che richiedevano risposte da parte
della ricerca di base. È nata quindi una collaborazione con
Friedrich Esch e i suoi colleghi del gruppo di ricerca di Giovanni Comelli e Renzo Rosei, del Laboratorio Nazionale
TASC INFM-CNR e del Dipartimento di Fisica dell’Università, Cristina Africh e Ling Zhou (giovane ricercatore cinese
in visita proveniente dall’Università di Hannover).
Questo gruppo aveva già sviluppato la capacità di caratterizzare superfici a livello atomico con il suo avanzatissimo
microscopio. L’ossido di cerio presentava però un’eccezionale sfida rappresentata dal fatto che non è un metallo, ma
un isolante. Superando questi ostacoli, i ricercatori sono
riusciti ad ottenere immagini spettacolari degli atomi che
costituiscono la superficie del catalizzatore. L’interpretazione di queste immagini, particolarmente complessa, ha
richiesto l’intervento del calcolo teorico. Stefano Fabris, del
gruppo di ricerca di Stefano Baroni dell’unità DEMOCRITOS
INFM-CNR e della Scuola Internazionale Superiore di Studi
Avanzati (SISSA), utilizzando i più sofisticati metodi di calcolo, adatti al complesso caso dell’ossido di cerio, è riuscito a spiegare ciò che si stava osservando.
Mauro Scanu
I protagonisti della ricerca
La ricerca sull’ossido di cerio è stata interamente condotta a
Trieste, città nota per l’alta concentrazione di realtà scientifiche interdisciplinari, presso le strutture CNR del Laboratorio
Nazionale TASC INFM e del centro di simulazione numerica
nazionale DEMOCRITOS INFM, quelle dell’Università di Trieste
del Dipartimento di Fisica, del Dipartimento di Chimica e del
Centro di Eccellenza CENMAT e quelle della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati SISSA.
Il TASC è un laboratorio di nanoscienza nel quale si sintetizzano materiali avanzati per la ricerca nei campi della micro e
nano elettronica, e li si analizza con tecniche capaci di sondare le proprietà atomiche, elettroniche e magnetiche alla nanoscala e fino alla risoluzione atomica. La nanoscienza al TASC
si sviluppa sia su curiosità di tipo fondamentale sull’interazione radiazione/materia o sulle proprietà di superfici e oggetti di
dimensioni nanometriche o sulla loro dinamica fino alla scala
dei picosecondi, sia su obiettivi di sviluppo di conoscenze specifiche nel campo della scienza dei materiali, della biomedicina e dell’energia. Al TASC lavorano oltre cento persone fra
ricercatori dell’INFM e di altri enti, professori di università italiane ed europee, dottorandi oltre a personale tecnico e amministrativo dell’INFM. Il TASC è una risorsa per la comunità della
scienza della materia che sviluppa forti sinergie con il laboratorio ELETTRA, le università ed il resto del comprensorio
scientifico di Trieste.
DEMOCRITOS è il centro nazionale di simulazione numerica
dell’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia (INFM) del
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Grazie all’utilizzo
dei più moderni supercomputer, il centro si propone di indagare il comportamento della materia alla scala atomica
(nanoscala) tramite veri e propri “esperimenti virtuali” che
danno accesso a molte proprietà e processi che non sono
facilmente accessibili nei normali esperimenti di laboratorio.
Il centro nasce da una collaborazione oramai ventennale fra
la SISSA, l’università di Trieste e il Centro Internazionale di
Fisica Teorica “Abdus Salam”) nel campo della fisica computazionale e della simulazione numerica. Questa collaborazione ha fatto di Trieste, e della SISSA in particolare, il più
importante centro italiano per la simulazione numerica della
materia alla nanoscala. Tale primato sta alla base della fondazione, proprio a Trieste, di questo importante centro, che
affianca quindi idealmente i grandi laboratori del campus di
Basovizza e Padriciano di AREA Science Park (ELETTRA,
TASC, ICGEB) e che sta diventando punto di riferimento di
una vasta comunità scientifica nazionale e internazionale.
Infine il CENMAT dell’Università di Trieste, finanziato dal
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è
uno dei sei centri di eccellenza in Italia che studiano i sistemi nanostrutturati.
Friedrich Esch
INFM - Laboratorio Nazionale TASC
Tel. +39 040 3756437
[email protected]
Riferimento
21
Numero 34
magazine
Scienza & Dintorni
Tra simulazioni al computer ed esperimenti di laboratorio,
alla SISSA cercano di svelare nei minimi dettagli i
meccanismi degenerativi del Parkinson grazie all’alleanza
tra biotecnologi, matematici, fisici e informatici.
PARKINSON:
A CACCIA DI GENI
iciannove pollici di punti verdi, rossi e ancora verdi, ora
più pallidi, ora più accesi. Lo schermo del computer è
un tappeto di colori che i genetisti ormai non percepiscono più come tali. Per loro sono comunicazioni. Stefano
Gustincich si china su quel messaggio criptato che i verdi
e i rossi in parte svelano. “Vede – spiega con pazienza,
puntando il dito sulle variazioni cromatiche – questo significa che qui il gene si è attivato. Qui invece no”. Il responsabile del Laboratorio di Neurobiologia Molecolare della
SISSA, insediato in AREA Science Park, ci mostra come
avviene la caccia ai geni coinvolti nel morbo di Parkinson.
“In questo vetrino ci sono 20mila punti e in ognuno è contenuto un gene diverso. Mettiamo il vetrino nell’ibridizzatore automatico, uno strumento che ci permette di vedere
in che modo si esprimono i geni in determinate cellule del
sistema nervoso, ad esempio, nei malati di Parkinson.
D
22
Maggio 2006
Lasciamo che la macchina lavori tutta la notte; il giorno
dopo laviamo i vetrini e li mettiamo in un’altra macchina,
un laser scanner che misura la quantità di fluorescenza
per ognuno dei 20mila puntini”.
Gustincich ha capito perfettamente che anche il racconto
di ogni singolo gesto, banale forse per chi ogni giorno lo
compie in laboratorio, può servire alla giornalista per farla entrare, con il cuore e con la mente, “dentro” questo
complesso e affascinante filone di ricerca. Saranno i lunghi anni passati ad Harvard, ma Gustincich ha un talento
e una disponibilità tutti americani nello spiegare a chi, a
sua volta, dovrà spiegare al pubblico. “Se noi paragoniamo una parte di cervello di un paziente con la stessa parte di cervello di una persona non affetta dalla malattia che
stiamo indagando, possiamo vedere la differenza dei geni
e fare ipotesi funzionali e biochimiche tra ciò che è successo nelle cellule del primo cervello e le caratteristiche
del secondo”.
Il tappeto di puntini verdi e rossi, con qualche lampo giallo
ora è più chiaro. Costringo il professor Gustincich a rileggere la schermata del computer, a dirmi cosa ci vede, esattamente: “Vedo che molti geni non sono diversi. Quello
spot giallo, ad esempio, vuol dire che un certo gene è
espresso allo stesso livello in tutti e due i cervelli; il punto
rosso invece significa che il gene è più presente nel malato. Dunque è importante andare a vedere che gene è, e
qual è la sua funzione. Per far questo c’è bisogno di un
database informatico, da cui peschiamo l’informazione sul
gene e sulla sua sequenza. Il tutto corrisponde a un tubicino in un frigo, in cui fisicamente c’è il gene. Così possiamo
prenderlo, possiamo andarlo a mettere dentro una cellula e
stare a vedere cosa succede”.
La genomica ha rivoluzionato l’approccio ai problemi medici. Con un solo esperimento si può interrogare tutto il genoma umano. Il lavoro del gruppo guidato da Stefano
Gustincich ha già dato risposte importanti e in parte inattese. Ad esempio, nelle cellule dei malati di Parkinson sono
state rilevate alterazioni delle vie metaboliche e particolari
stress ossidativi. Interessantissima è considerata la cosiddetta degradazione delle proteine: nel Parkinson infatti
risulta alterato il meccanismo che stabilisce tempi e modi
con cui le cellule producono e distruggono le proteine. È
un’alterazione comune a tutte le malattie neurodegenerative ma che ora si è scoperta anche in alcuni tipi di tumore:
i caratteri simili tra malattie così diverse aprono vie nuove
di ricerca. Questa però sarà un’altra storia.
Torniamo alle analisi sul Parkinson. I risultati degli esperimenti sono in realtà sequenze di numeri che rappresentano
l’espressione di determinati geni. E questo è vero ogni volta per i 20mila geni umani messi alla prova da cento, mille
esperimenti. Un oceano di dati da raccogliere e da inter-
Scienza & Dintorni
pretare. Come accade in tutti i più grandi laboratori internazionali, anche qui nel centro di Neurobiologia triestino si
è capito da tempo che simili ricerche hanno bisogno della
collaborazione di molte competenze diverse. “Abbiamo cercato di mettere assieme matematici, fisici e informatici –
spiega Stefano Gustincich – per avere tutto l’aiuto possibile nell’analizzare i nostri risultati”.
Ma la collaborazione non si ferma certo a questo. Nell’ufficio di Paolo Carloni, docente e responsabile del settore di
Fisica Statistica e Biologica alla SISSA c’è, ovviamente, un
computer illuminato da un’immagine coloratissima. Carloni
sorride “Mi aveva chiesto di mostrarle in cosa consiste il
mio lavoro…”. Tubicini azzurri collegati da filamenti circondano alcune sferette che si muovono frenetiche: è un passaggio di ioni potassio di una proteina. Per simulazioni del
genere sono necessari spesso calcolatori paralleli, tanto è
“pesante” la quantità di dati in gioco. “Apparteniamo a un
dipartimento di fisica biologica che raduna fisici, chimici e
biotecnologi interessati alle simulazioni biologiche con
applicazioni in medicina – racconta Carloni. Qui studiamo
l’interazione tra proteine e confrontiamo esperimenti di
elettrofisiologia che coinvolgono le proteine e le membrane
cellulari: misuriamo cioè le correnti dovute al passaggio di
ioni da una parte all’altra della membrana e cerchiamo di
comprendere la base fisica di questi fenomeni. Ma non
solo: studiamo anche il Dna e gli enzimi, cercando di scen-
Il Laboratorio
di Neurobiologia Molecolare
La SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) è uno dei maggiori centri di ricerca e formazione
post lauream in Italia. Il Laboratorio di Neurobiologia
Molecolare (LNM) si propone di integrare la conoscenza
delle caratteristiche elettrofisiologiche delle cellule e reti
neurali, oggetto tradizionale di studio della SISSA, con
l’analisi delle loro componenti molecolari mediante tecniche di gnomica funzionale. Attenzione particolare viene
rivolta allo studio delle basi molecolari di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, il Parkinson e la Corea di
Huntington con l’obiettivo di conoscerne le cause e individuare trattamenti terapeutici in grado di bloccare la
degenerazione cellulare, oggi irreversibile. Tecniche di
cDNA microarrays e proteomica vengono utilizzate al fine
di descrivere i profili di espressione genica e di interazione proteica nelle diverse aree del cervello e le loro
alterazioni in modelli animali e cellulari delle malattie
umane. Questi studi vengono integrati con la caratterizzazione biofisica/elettrofisiologica di canali, recettori e
trasportatori, tradizionali “target” dei farmaci. Le ricerche sono svolte in collaborazione con istituti internazionali quali la Harvard Medical School di Boston (USA) e il
RIKEN di Wako (Giappone) e ricevono finanziamenti da
Telethon, dalla Comunità Europea e dalla Giovanni Armenise-Harvard Foundation.
dere fino al livello molecolare dei meccanismi della vita“.
Un lavoro in gran parte teorico che diventa però davvero
eccitante quando si cala nella realtà. I grandi esperti di
simulazioni biologiche del centro mettono alla prova il loro
mondo idealizzato per capire se davvero riesce a rappresentare un frammento del film della vita. E in questo modo
si sviluppa ormai da tempo la collaborazione con il laboratorio di Neurobiologia. Il gruppo guidato dal professor Carloni, ad esempio, rappresenta una proteina e simula il suo
comportamento. A volte suggerisce al gruppo guidato dal
professor Gustincich di andare a toccare certe strutture della proteina. Secondo i simulatori, il suo comportamento
potrebbe cambiare in questo o quel modo.
“È l’unica strada che abbiamo per capire i meccanismi della vita - commenta Paolo Carloni. Procedere in parallelo, tra
simulazioni e prove in vitro, smontando a livello molecolare
le varie strutture di una cellula. Smontare per poi rimontare il giocattolo più affascinante che esista“.
Silvia Rosa Brusin
Stefano Gustincich
SISSA
Laboratorio di Neurobiologia Molecolare
Tel. +39 040 3756505
[email protected]
Riferimento
23
Numero 34
Ha preso il via il primo corso per specialista del
trasferimento tecnologico e dell’innovazione della Scuola
Innovation Campus. Un progetto ideato da AREA Science
Park in partnership con MIP - Politecnico di Milano.
magazine
Formazione & Lavoro
ARRIVA IL BROKER
TECNOLOGICO
nnovation Campus è il laboratorio per la formazione della
nuova figura di “Specialista del trasferimento tecnologico
e dell’innovazione – broker tecnologico”. Nato da un progetto di AREA Science Park in partnership con il MIP, la
Business School del Politecnico di Milano e l’IPI, Innovation
Campus si presenta come un’esperienza di alta formazione,
originale nel panorama del trasferimento tecnologico italiano, grazie a un approccio didattico basato sull’”imparare
facendo” (learning by doing) e sulla “simulazione didattica”
(role playing).
Il settore del tech-transfer registra una crisi di crescita, come
evidenziano i dati emersi dal primo censimento dei centri per
l’innovazione effettuato dall’Ipi, l’agenzia governativa per la
competitività. In Italia i centri per il trasferimento tecnologico alle imprese sono ben 300, ma nel 51% dei casi hanno
meno di 20 addetti (il 29% non arriva a 10 dipendenti) e
scontano una ridotta specializzazione industriale e uno scarso orientamento alla domanda. Il sistema di trasferimento
tecnologico italiano è più debole rispetto a quello di altri Paesi
europei. Basti pensare che i centri di trasferimento tecnologico attivati dalle università e dai centri di ricerca pubblici in
Italia sono 93 contro i 334 della Germania, i 209 della Francia, i 165 della Gran Bretagna e della Spagna. Da un quadro
di questo tipo discende l’urgenza di adeguare obiettivi, indirizzi e competenze dei soggetti pubblici e privati che hanno il
difficile ma indispensabile compito di favorire diffusione dell’innovazione e trasferimento tecnologico nel tessuto
imprenditoriale del nostro Paese.
“La condivisione di esperienze e competenze – secondo il
presidente di AREA Science Park Maria Cristina Pedicchio –
è il punto di forza di Innovation Campus, nato dalla sinergia
tra i maggiori attori italiani nel trasferimento tecnologico e
l’alta formazione. Formeremo talenti capaci di far dialogare
il mondo della ricerca e quello dell’impresa, in modo da attivare concrete prassi utili a elevare la competitività delle
nostre imprese”.
“Il MIP, la prima business school del Paese, ha aderito a
Innovation Campus per la concretezza del progetto nell’individuare credibili percorsi di trasferimento dell’innovazione e
della tecnologia alle imprese” ha spiegato Gianluca Spina,
Direttore MIP del Politecnico di Milano.
Il progetto coinvolge i migliori esperti nazionali del settore e
vede tra i partner, oltre ad AREA e MIP, l’IPI, l’agenzia governativa specializzata nel facilitare la crescita e la competitività dei sistemi produttivi, Unioncamere, DINTEC (società di
ENEA e Unioncamere per la diffusione di informazioni sulla
normativa tecnica), CODAU (Convegno permanente dei
Direttori Amministrativi delle Università italiane) e IASP,
l’Associazione Internazionale dei Parchi Scientifici.
I
Innovation Campus
Partecipanti: 18 provenienti da agenzie di trasferimento
tecnologico di tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia alla
Liguria, dalla Campania alla Lombardia.
Docenti: professionisti di trasferimento tecnologico,
esperti di mediazione e comunicazione, affiancati da
docenti universitari, abituati a lavorare con e per le
imprese.
Durata del corso: 238 ore, fino a febbraio 2007. Gli esperti di AREA e del MIP seguiranno lo svolgimento di progetti
di innovazione sviluppati dai partecipanti presso i loro contesti operativi di provenienza. Il corso sarà seguito da un
periodo di stage, presso i centri di competenza del Servizio Trasferimento Tecnologico di AREA dislocati in Friuli
Venezia Giulia.
25
Numero 34
magazine
Formazione & Lavoro
Si chiama Talents il programma di borse di
mobilità per ricercatori altamente qualificati,
finanziate da Istituzioni che operano nella ricerca
di base e nel trasferimento tecnologico.
SPAZIO
AI TALENTI
anciato nell’ottobre 2005, il programma di AREA Science Park “Talents Friuli Venezia Giulia” è orientato alla
costituzione di una rete regionale dell’innovazione volta a
sviluppare la collaborazione tra il mondo della ricerca e
quello industriale e a promuovere il trasferimento al sistema produttivo regionale delle conoscenze innovative
acquisite dai centri di ricerca e dalle università.
Il manifesto comune di Talents prevede la pubblicazione di
borse di mobilità destinate a ricercatori altamente qualificati e finanziate da istituzioni che operano nella ricerca di
base e nel trasferimento tecnologico, con la finalità di
migliorare la circolarità della conoscenza e della tecnologia a beneficio dell’intero sistema regionale. Prioritariamente rientrano nel programma le attività di ricerca volte
a instaurare proficue e stabili reti di eccellenza in specifiche aree scientifiche, in grado di rafforzare legami a lungo termine tra le istituzioni regionali, nazionali ed estere e
la collocazione delle attività di ricerca in un contesto
internazionale. Interdisciplinarietà, multidisciplinarietà,
originalità e innovazione costituiscono altre caratteristiche essenziali delle attività di ricerca promosse da
Talents.
Caratterizzato da concretezza e tempestività, il programma ha visto pubblicate, già nel novembre 2005, le prime
borse di eccellenza: è di AREA Science Park il primo bando Talents nei settori del Trasferimento tecnologico, Biomedicina, Bioinformatica, Economia dei distretti
tecnologici regionali, mentre nuovi bandi di AREA per
ulteriori quattro assegni di ricerca nelle stesse aree scientifiche sono in via di pubblicazione. Anche altre istituzioni
scientifiche, tra cui la SISSA, hanno pubblicato bandi
Talents e, a conferma dell’interesse suscitato dal Progetto, alcune istituzioni scolastiche hanno aderito al manifesto comune, individuando un percorso formativo rivolto ai
giovani degli ultimi anni di scuole superiori e di corsi universitari, attraverso l’attivazione di una sezione “Talents
Junior”. È il caso del Collegio del Mondo Unito di Duino,
che ha previsto cinque borse di studio per la Fisica destinate a studenti di 16-17 anni provenienti dall’Europa Centro-orientale e dai Paesi in via di sviluppo. Basato
esplicitamente sui principi e i valori espressi nella Carta
Europea dei Ricercatori e nel Codice di Condotta per la
loro assunzione, Talents rappresenta un esempio concreto
di adozione de facto a livello regionale dei principi della
Carta, reso possibile anche grazie al coinvolgimento e al
supporto da parte delle autorità della Regione.
L
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Maggio 2006
A distanza di alcuni mesi dalla sua attivazione, Talents
può essere letto di fatto come il perno naturale tra le più
recenti politiche di innovazione e sviluppo tecnologico
dell’Unione Europea e quelle della Regione Friuli Venezia
Giulia. Il Programma, infatti, da un lato si è rivelato un
efficace strumento che ha aperto le strade al nuovo quadro
normativo, posto dalla Legge regionale per l’innovazione
(Legge Regionale 10 novembre 2005, n. 26) e volto a fare
del Friuli Venezia Giulia un laboratorio nazionale delle
politiche per la ricerca e del trasferimento tecnologico,
dall’altro rappresenta l’efficace collegamento con le più
recenti strategie dell’Unione Europea in tema di valorizzazione del capitale umano impegnato nella ricerca. In altre
parole, l’idea di fondo di Talents corrisponde pienamente
all’intento, sia della UE che delle autorità regionali, di sviluppare una progettualità congiunta tra centri di ricerca
della Regione e sistemi produttivi per mettere concretamente l’innovazione al servizio del mondo economico.
Unica condizione, questa, per competere sui mercati
internazionali.
Ciro Franco
Informazioni e bandi
http://www.area.trieste.it
AREA lancia la Advanced School in Biomedical Data
Management nell’ambito di un programma internazionale
di formazione nel settore della statistica per la ricerca
medica, biomedica e scientifica.
magazine
Formazione & Lavoro
LA STATISTICA AIUTA
LA RICERCA
REA dà il via a una Scuola biennale di alta specializzazione
per l’analisi statistica e la gestione informatica di dati provenienti da studi e sperimentazioni mediche, biologiche e naturali. Al termine del percorso formativo gli allievi saranno in
grado di creare e gestire banche dati; condurre studi sperimentali, clinici e basati su osservazioni, con competenze sugli
aspetti tecnici, organizzativi e legali; preparare e condurre un
appropriato piano di analisi statistica su dati biomedici.
La Advanced School in Biomedical Data Management, aperta a
20 partecipanti, si rivolge a medici, ricercatori e dirigenti medici e ospedalieri in possesso di laurea in Medicina o Odontoiatria; personale sanitario in possesso di laurea in Scienze
Infermieristiche; laureati, dottorandi, specializzandi e ricercatori preferibilmente in Biologia, Biotecnologie, Chimica, Psicologia, Scienze Farmaceutiche, Scienze Matematiche, Fisiche e
Naturali, Statistica; lavoratori pubblici e privati nel campo sanitario, farmaceutico, biomedico, senza una laurea ma con rilevante esperienza nella ricerca e/o nella gestione di studi clinici.
Il programma didattico è studiato per facilitare la frequenza di
A
Struttura del corso e moduli
Common Modules (20 courses) - Hours 304
Data collection - Base
Epidemiology - Base/Advanced/Study design
Evidence based medicine and nursing
Informatics - Base/Statistics/Database management
Legal and bioethical issues - Base/Advanced
Quality control
Research methods - Clinical studies/Data analysis presentation/Genetics and biomedicine
Statistics - Base/Advanced
Study design - Phase I-II trials/Phase III-IV trials/Observational studies
Survival analysis
Biomedical Major (6 courses) - Hours 80
Research methods - Biochemistry/Biomedicine/Genetics
Statistics - Genetics/Microarray/Proteinomics
Clinical Major (8 courses) - Hours 80
Data collection - Advanced
Health economics
Quality of life
Research methods - Clinical studies in Cardiology/General
medicine/Nursing and pediatrics/Oncology/Surgery
Final dissertation/research project - Hours 16
Total length: 400
personale occupato e di ricercatori provenienti da Paesi esteri: 400 ore d’aula, suddivise in 11 settimane di lezioni a tempo pieno in lingua inglese. Il calendario prevede,
indicativamente, una settimana di lezione ogni 5-6 settimane,
con una pausa nel periodo estivo. Sono due i percorsi formativi individuati: dopo i moduli comuni per complessive 304
ore, il corso si divide negli indirizzi Biomedico e Clinico,
entrambi della durata di 80 ore. Completano il percorso didattico 16 ore destinate all’esposizione di un research project. I
moduli, di breve durata ed estremamente specialistici, sono
34 (vedi box), appartenenti a 7 macroaree principali: Aspetti
legali e bioetici, Epidemiologia, Informatica, Metodi di ricerca, Raccolta dati, Statistica, Studi clinici.
La Scuola, inserita in un più articolato programma di iniziative
formative nel settore della statistica per la ricerca medica, biomedica e scientifica denominato IPDM - International Programme in Data Management, si avvale di un Comitato
Scientifico di alto livello e di docenti provenienti dai più prestigiosi laboratori di ricerca italiani ed esteri, università, istituzioni scientifiche. La tassa d’iscrizione di 10.000 euro comprende
il materiale didattico, l’alloggio presso la foresteria dell’AREA
Science Park e i pasti. Sono previste borse di studio sponsorizzate a copertura totale o parziale dei costi. L’attività didattica
prenderà avvio nel mese di ottobre, mentre le iscrizioni si chiuderanno a metà settembre.
Alessandro Deltreppo
AREA SCIENCE PARK
Tel. +39 040 375.5272
[email protected]
www.area.trieste.it
Riferimento
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Numero 34
magazine
AREA NEWS
Energia dalle biomasse, un’opportunità per il Friuli Venezia Giulia
“Energia dalle biomasse. Le tecnologie, i vantaggi per i processi produttivi, i valori economici e ambientali” è
il titolo di uno studio di AREA Science Park, realizzato in collaborazione con il Centro di Ecologia Teorica e
Applicata (CETA) e il Dipartimento di Energetica e Macchine dell’Università degli Studi di Udine.
In un Paese come l’Italia, che importa oltre l’80% del fabbisogno di energia dall’estero, in termini di combustibili, di carburanti e anche di energia elettrica, le biomasse possono rappresentare una delle fonti rinnovabili di energia più interessanti, poiché diffuse su tutto il territorio nazionale e poiché le tecnologie che
le impiegano sono, nella quasi totalità dei casi, ampiamente consolidate e mature. Sebbene il ruolo di questa fonte energetica in Italia sia ancora limitato (nel 2003 la produzione di biomasse per scopi energetici a
livello nazionale è stimata in 3.255.000 tonnellate equivalenti di petrolio, su complessivi 14.092.000 ottenuti da fonti rinnovabili), esso potrebbe aumentare proprio perché è già economicamente e tecnicamente
fattibile avviare delle filiere di produzione e consumo sostenibili.
Volendo fornire un dato indiczativo in merito al territorio destinabile alle colture energetiche, si può stimare
in oltre 1 milione di ettari in Italia quello riconvertibile a colture annuali o poliennali per la produzione di biomassa da energia. Uno studio recente, elaborato dal CETA a livello nazionale, stima che entro pochi anni,
attuando una politica di interventi decisa e mirata, potrebbero essere ottenute energie dalle biomasse agricole e forestali pari a oltre il 6% dei consumi odierni, passando così dall’attuale 12% rappresentato da tutte le fonti rinnovabili, a un considerevole 18% complessivo. Si tratta di un incremento sicuramente rilevante
e di estremo interesse per tutti coloro che decidessero di investire in questo settore sia in qualità di fornitori della materia prima (gli imprenditori agricoli, in primis ) sia in qualità di produttori di energia “pulita” (il
mondo imprenditoriale, l’amministratore pubblico, il privato cittadino, lo stesso imprenditore agricolo).
Lo studio assume in quest’ottica una valenza ulteriore poiché non limita la trattazione alla produzione di biomasse nelle differenti filiere, ma la estende alle tecnologie di immediato riscontro applicativo, ossia fin da
subito utilizzabili dagli utenti finali sia di piccola che di grande taglia. Compendia altresì le tecnologie che
potranno essere perfezionate e impiegate nel brevemedio periodo, previo un ulteriore sforzo tecnologico,
alle varie scale applicative. Si rivolge infine agli operatori del Friuli Venezia Giulia ma supera, per l’interesse
scientifico e tecnico della trattazione, i confini territoriali regionali.
I vantaggi ottenibili dall’utilizzo delle biomasse sono
molteplici e vanno ben oltre la sfera del singolo (buona redditività degli investimenti). Lo sviluppo delle
diverse filiere energetiche (combustibili legnosi di origine forestale e agricola, effluenti degli allevamenti
zootecnici e reflui organici agroindustriali per la produzione di biocombustibili legnosi, biogas, biocarburanti di “nuova” concezione quali il biodiesel e il
bioalcool) e la conseguente sostituzione dei combustibili fossili contribuiscono infatti a ridurre le emissioni
di CO 2 in atmosfera.
La quantità di anidride carbonica emessa nel processo
di combustione della biomassa è infatti uguale a quella sottratta all’atmosfera durante il processo di crescita del vegetale tramite la fotosintesi clorofilliana. Nel
contempo va tenuto conto di come l’impiego di risorse
locali favorisca l’aumento dell’occupazione e la crescita economica e sociale dei territori interessati.
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AREA NEWS
Un ponte verso il Qatar
Cinque settori prioritari: petrolio e gas, biotecnologie, informatica e telecomunicazioni, ambiente, aeronautica.
Ingenti fondi da investire in nuovi laboratori e imprese tecnologiche e un grande Parco Scientifico in costruzione.
Queste le credenziali con le quali la delegazione dello Stato del Qatar, guidata da Abdullah Hussain Al-Kubaisi (nella foto), stretto collaboratore della sovrana del Paese, la Sheika Mozah Bint Nasser Al-Missned, accompagnato da
Salvino Salvaggio, direttore del Qatar
Science and Technology Park, si è presentata a Trieste il 5 e 6 aprile scorsi per
attrarre l’interesse di imprenditori e ricercatori verso il Paese del Golfo. Requisiti
principali per avviare collaborazioni concrete sono: la messa a punto di progetti di
ricerca applicata e di sviluppo imprenditoriale estremamente specialistici, con applicazioni d’interesse diretto per la
popolazione e l’economia dell’emirato.
È su queste basi che si sono sviluppati gli
incontri con alcune aziende dell’AREA
Science Park, all’avanguardia nei campi
biomedico, delle telecomunicazioni, della
ricerca spaziale e della salvaguardia
ambientale: ITAL TBS, IBS - International
biomedical systems, Eurospital, Bracco,
Synaps Technology, Eidon, Carso, Alphagenics Diaco Biotechnologies, Enteos,
Shoreline.
Alla fine dei colloqui Al-Kubaisi ha commentato: “Mi ha molto colpito la quantità
di ricercatori e di competenze che qui avete nel settore delle biotecnologie, per
esempio nell’ICGEB che abbiamo visitato
questa mattina e di cui presto il Qatar sarà
membro ufficiale. In questo campo credo
ci siano le migliori premesse per progetti
comuni. Siamo molto interessati a sviluppare conoscenze e tecnologie nuove per la
soluzione delle malattie più diffuse nel
nostro Paese, così come a crescere nel settore dell’ICT. La realtà di AREA Science Park, con la presenza multisettoriale di laboratori e imprese, ricercatori giovani e provenienti da tutto il mondo è un utile modello anche per il
Parco Scientifico che stiamo realizzando e che sarà operativo nel 2007. Un ulteriore terreno di collaborazione possibile è anche quello della formazione e lo scambio di ricercatori”.
In effetti, durante gli incontri il presidente e il direttore generale dell’AREA, Maria Cristina Pedicchio e Giuseppe
Colpani, hanno lanciato la proposta di un programma di scambio e formazione dei ricercatori nei settori delle biotecnologie, delle nanotecnologie e della corretta gestione sanitaria. AREA ha dato disponibilità a bandire delle borse per ricercatori, manager e tecnici del Qatar, per periodi di formazione da trascorrere a Trieste.
Nei colloqui con i referenti scientifici sono state formulate due proposte per la realizzazione di un centro di ricerca applicata in Qatar. La prima riguarda l’identificazione dei rischi genetici e ambientali correlati all’insorgenza di
malattie ad alto impatto sociale tra la popolazione del Qatar, quali diabete, disturbi cardiovascolari e del fegato. La
seconda concerne le medesime patologie, ma ipotizza la nascita di un centro di nanotecnologie per la realizzazione di avanzati sistemi di diagnostica molecolare e di medicinali personalizzati su base molecolare. Il centro si
avvarrebbe della collaborazione tra il CBM, portatore delle competenze nel settore nanotecnologico e della medicina molecolare presenti nel Distretto di Biomedicina molecolare del Friuli Venezia Giulia, l’esperienza nella modellizzazione e ingegnerizzazione delle proteine della Princeton University Chemistry e la specializzazione
cardiovascolare dell’Università del Colorado. Prevista anche la collaborazione con il Distretto di Biotecnologie della Lombardia, in particolare sugli studi biomolecolari e sulle applicazioni industriali. Il successo del progetto presuppone una forte collaborazione con le istituzioni sanitarie nazionali del Qatar.
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Numero 34
AREA NEWS
Un laboratorio Microsoft in AREA
Dopo i primi contatti dello scorso autunno, AREA Science Park e Microsoft Italia hanno annunciato l’avvio di una collaborazione per realizzare un laboratorio di ricerca e sviluppo da insediare nel Parco Scientifico, sul Carso triestino. La
delibera di insediamento, ratificata ad aprile dalla giunta di AREA, prevede la creazione di un Centro di Competenza e
di Applicazioni Tecnologiche. Al laboratorio potranno accedere sia le aziende locali, che studenti universitari o di istituti tecnici interessati a sviluppare la loro conoscenza collaborando a progetti di prototipazione.
Il laboratorio consentirà inoltre di svolgere attività di formazione con l’obiettivo di
offrire servizi e strumenti di didattica e
un’ampia gamma di risorse on line per
l’apprendimento, la collaborazione e la
riqualificazione delle competenze informatiche. In quest’ottica, sarà valutato
anche l’utilizzo del programma di formazione “Microsoft IT Academy” che mette
a disposizione servizi e strumenti per l’erogazione di corsi di formazione IT avanzata finalizzati alla certificazione
Microsoft.
Ulteriore e strategico obiettivo di Microsoft
è realizzare, insieme ad AREA, programmi
per il trasferimento di competenze tecnologiche e sviluppare prototipi per le esigenze di tipo informatico e gestionale
delle piccole e medie imprese regionali, al fine di aiutarle nella soluzione di problemi concreti. Attraverso questa attività
sarà possibile aiutare le aziende nell’adozione e utilizzo di tecnologie a vantaggio della competitività e dell’innovazione
del tessuto industriale locale.
L’ICGEB collabora con il Sudafrica
Il 24 marzo scorso il Ministro della Scienza e Tecnologia del Sudafrica Mosibudi Mangena ha visitato AREA Science
Park. La visita si è incentrata in particolare sull’ICGEB, con il quale il Sudafrica ha già in corso collaborazioni per l’eventuale apertura di una sede del Centro nel Paese. Il nuovo Centro, se nascerà, ospiterà laboratori di microbiologia,
immunologia, virologia e biologia vegetale, finalizzati allo sviluppo di nuove tecnologie in campo sanitario e agricolo. Le
ricerche saranno incentrate soprattutto
sullo sviluppo di nuovi vaccini per combattere le gravi malattie infettive che
affliggono il continente africano, come
l’AIDS, la malaria, l’epatite B e C e la
tubercolosi, bloccandone la diffusione
nelle nuove generazioni.
L’intento dell’ICGEB è quello di poter contribuire a migliorare la qualità della vita
delle popolazioni africane, trovando
anche soluzioni biotecnologiche sicure,
eco-compatibili e adatte alle condizioni
locali, al fine di incrementare la produttività agricola del Paese e ridurre la
povertà e la precarietà delle risorse alimentari africane. Nel nuovo Centro, in cui potranno lavorare inizialmente un’ottantina di ricercatori, saranno condotti pertanto anche studi sulle applicazioni delle biotecnologie in agricoltura, atte a
rendere le colture più resistenti a parassiti e a condizioni climatiche sfavorevoli, in modo da rallentare il processo di
desertificazione e da combattere le frequenti carestie.
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Maggio 2006
AREA NEWS
T-Connect partecipa a eu-Domain
Eu-Domain (users for – Distance-working & Organizational Mobility using Ambient Intelligence Networks) è un progetto
volto a sviluppare una piattaforma che permetta l’utilizzo dell’Ambient Intelligence per fornire servizi di lavoro collaborativo attraverso dispositivi di rete fissa e mobile.
L’Ambient Intelligence definisce quegli ambienti in cui i dispositivi elettronici sono “coscienti” della presenza delle persone e interagiscono con esse. Un sistema intelligente può riconoscere le persone che sono al suo interno, configurarsi in base alla loro presenza e imparare dai loro comportamenti.
T-Connect è partner del progetto per lo svolgimento di una serie di attività di ricerca e sviluppo. In particolare, T-Connect è impegnata principalmente nelle fasi denominate WP2, WP5 e WP7 del progetto. Il suo contributo riguarderà nello specifico: l’analisi e definizione degli “user requirements” relativamente ad aspetti tecnici, economici e sociali; la
consulenza tecnica sugli aspetti legati all’infrastruttura per quanto riguarda la rete mobile e sul lato client relativamente ai terminali; la progettazione delle componenti di integrazione dei diversi prototipi sviluppati sulla base delle
differenti piattaforme di comunicazione oggetto di studio; la definizione e lo sviluppo di interfacce sui terminali; i servizi web.
Un impegno per la Carta Europea dei Ricercatori
I componenti del Coordinamento degli Enti di Ricerca del Friuli Venezia Giulia, in relazione alla Raccomandazione della Commissione Europea dell’11 marzo 2005, riguardante la Carta Europea dei Ricercatori e il Codice di Condotta per la loro
assunzione, hanno sottoscritto una Dichiarazione con la quale si impegnano a:
z assumere i valori, i principi e le misure attuative della Carta Europea dei Ricercatori e del Codice di Condotta per la
loro assunzione;
z favorire, in particolare, la valorizzazione delle risorse umane in tutte le fasi della carriera e a riconoscere il valore
della mobilità geografica, interdisciplinare e intersettoriale (pubblico-privato) come strumento di rafforzamento delle conoscenze scientifiche e di sviluppo professionale dei ricercatori;
z garantire condizioni giuste e attrattive in termini di finanziamento e salari;
z invitare le Istituzioni competenti nazionali e regionali, nonché gli Enti di Rappresentanza del mondo economico,
industriale e sociale ad assumere politiche e comportamenti corrispondenti al contenuto e allo spirito della Raccomandazione.
La Carta Europea dei Ricercatori è un insieme di principi e di dettami volti a incentivare e regolare a livello europeo le professioni della ricerca. Il suo obiettivo è garantire che l’interazione tra queste parti conduca allo sviluppo, al trasferimento e
alla condivisione di conoscenze, nonché allo sviluppo delle carriere professionali.
ITAL TBS si rafforza
Il gruppo ITAL TBS ha integralmente acquistato da Cardinal il gruppo Surgitech, composto da tre diverse società: Surgical Technologies BV (NL), STI Deutschland GmbH (DE), che verrà incorporata in TBS DE, e Surgitech Europa – Divisione
Surgitech Italia Srl.
Le società acquisite sono specificamente dedicate alla manutenzione multivendor di apparecchiature endoscopiche rigide e flessibili che, come è noto, rappresenta la più significativa voce di costo dei servizi di Ingegneria clinica. Inoltre le
strutture sanitarie sono particolarmente sensibili alla rapidità, all’efficienza e alla qualità del servizio erogato – fattori
chiave che si traducono immediatamente in efficienza e qualità del reparto – non meno che ai significativi risparmi economici che si possono ottenere rispetto ai prezzi praticati dalle aziende costruttrici.
Dopo la nuova acquisizione il gruppo dispone di sei laboratori (complessivamente 2.800 mq) perfettamente organizzati e
attrezzati, in grado di operare in maniera coordinata e sinergica, situati in Francia, Germania, Inghilterra, Italia (Milano e
Trieste), Olanda. Le apparecchiature riparate ogni anno si attestano sulle 8mila unità per gli endoscopi flessibili e le 2.200
unità per le ottiche rigide. Le risorse umane presenti nelle società acquisite, tutte dotate di elevate competenze tecniche
nel settore, assommano a 44 unità, portano a oltre 870 unità l’organico dell’intero gruppo ITAL TBS e rafforzano l’estensione e la qualità delle sue competenze ingegneristiche e tecniche presenti sul territorio.
Il gruppo ITAL TBS, attivo anche nei settori dell’Informatica medica, della Teleassistenza e della Telemedicina, è leader
europeo nei servizi di Ingegneria clinica ed è presente in nove Paesi europei presso oltre 500 strutture sanitarie, pubbliche e private, dove gestisce più di 400mila apparecchiature biomediche.
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Numero 34
AREA NEWS
La tecnologia fotovoltaica: nuove opportunità per le imprese
Saperne di più sull’applicabilità della tecnologia fotovoltaica e sulle possibilità di contenimento energetico correlate:
da questa esigenza è nata la più completa e aggiornata raccolta di informazioni su quello che questa tecnologia può
fare per le piccole medie imprese, realizzata da Progetto Novimpresa avvalendosi dell’esperienza del CETA.
Il riscontro positivo riservato alla prima edizione del testo (2003), la disponibilità di nuove tecnologie più efficienti e
la possibilità di finanziare l’energia fotovoltaica prodotta, anziché l’allestimento dell’impianto, ha spinto AREA a prevedere una nuova edizione del volume, aggiornata in più punti.
La nuova versione esamina le tecnologie disponibili e le potenzialità del sistema energetico fotovoltaico, chiarendo gli aspetti che gli conferiscono valore aggiunto rispetto alle fonti energetiche tradizionali.
Viene offerta una panoramica del mercato fotovoltaico a livello mondiale, con particolare attenzione alle nuove proposte degli operatori e alle future prospettive di
crescita, e vengono esposti i contenuti più significativi dei programmi di incentivazione attivi. Attraverso esempi concreti di applicazioni già realizzate viene inoltre analizzata la producibilità di un impianto fotovoltaico. Un software di
autovalutazione allegato al volume consente a ogni impresa di ottenere autonomamente, attraverso poche e semplici operazioni, una prima indicazione sull’opportunità di installare presso la propria sede un impianto fotovoltaico.
Per informazioni:
Servizio Trasferimento Tecnologico
AREA Science Park
Tel. +39 040 3755125
Fax +39 040 226698
[email protected]
http://novimpresa.area.trieste.it
Investire nella Regione dell’Innovazione
Il 2006 sarà un anno impegnativo e ricco di attività promozionali per quanto attiene il progetto HiCo-Hi tech integrated
Co-operation for crossborder economic growth and SME competitiveness increase, cofinanziato dalla CE nel quadro
del programma Interreg IIIA IT/SLO. HiCo è una iniziativa di marketing territoriale, promossa e coordinata da AREA
Science Park in collaborazione con Sviluppo Italia Friuli Venezia Giulia ed EZIT-Ente Zona Industriale di Trieste, con
l’obiettivo di promuovere l’attrattività e il valore del territorio regionale e della sua area frontaliera slovena e di attivare investimenti in ricerca, innovazione e tecnologia nella direzione di una convergenza della crescita industriale
con l’incremento di iniziative di ricerca scientifica e di sviluppo tecnologico.
Dopo un’approfondita fase di analisi e studio del territorio è stato pubblicato il manuale “Investire nella Regione dell’Innovazione”, che vuole rappresentare una vera e propria guida in materia di innovazione, ricerca, industria e territorio per l’investitore pubblico e privato, orientata alla conoscenza di un
territorio dove cultura tradizioni, capacità di innovazione e qualità della vita
rendono attraente e produttivo vivere e operare. Dunque uno strumento di
informazione e orientamento all’innovazione destinato ai grandi gruppi industriali, alle imprese piccole e medie, al neo imprenditore e all’investitore istituzionale.
La pubblicazione “Investire nella Regione dell’Innovazione” è scaricabile
all’indirizzo www.hicoweb.net, il nuovo portale informativo e di promozione
del territorio per l’innovazione e la competitività industriale.
Per informazioni:
Marcello Guaiana
Servizio Marketing e Relazioni Internazionali
AREA Science Park
Tel. +39 040 375 526
Fax +39 040 226698
[email protected]
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Maggio 2006
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Quadrimestrale di ricerca, impresa
e innovazione di AREA Science Park
AREA Magazine è il periodico di AREA Science
Park, parco scientifico e tecnologico multisettoriale
tra i principali d’Europa.
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La rivista negli anni si è affermata come un utile
strumento di informazione che, partendo da quanto
di più interessante viene prodotto dal “sistema
AREA”, fornisce una panoramica sugli aspetti più
attuali della ricerca e dell’innovazione, offrendo
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un quadro sempre aggiornato su scienza,
tecnologie, servizi per l’innovazione, convegni e
manifestazioni di settore.
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Magazine è un prodotto editoriale di qualità, perfezionato con l’uso del colore in tutte le sue pagine
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