(What`s the Story) Morning Glory

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(What`s the Story) Morning Glory
Recensioni Fuori Tempo Massimo Oasis – “(What’s the Story) Morning Glory”
Pubblicato su Talassa il 26 marzo 2016
di Gabriele Naddeo
Premessa Numero 1.
Non saprei dirvi bene perché, ma gli Oasis mi sono sempre stati un po’
sul cazzo. A pelle e a prescindere. Come quando un amico ti presenta quel
suo amico e a te risulta irritante ancor prima di conoscerne il nome.
Siamo tutti d’accordo sulla stupidità di un ragionamento del genere, ma
sono cose che succedono, in fin dei conti. Fatto sta che dopo svariati
anni d’odio immotivato, mi sono deciso a comprare “(What’s the story)
Morning Glory?”, all’improvviso e per un’altrettanta immotivata voglia di
provare a smantellare quel pregiudizio dopo un giorno qualunque.
Premessa Numero 2.
Dopo l’immersione temporanea in “(What’s the story) Morning Glory?” ho
deciso di dividere questa recensione-fuori- tempo-massimo in tre
differenti capitoli autonomi. A voi la scelta di leggerli tutte e tre,
magari due, anche uno soltanto o (ebbene sì) nessuno. Queste le tre
sezioni: 1.Le canzoni che non sono Wonderwall, Don’t Look Back in Anger e
Champagne Supernova, 2. Wonderwall, 3. Don’t Look Back in Anger e
Champagne Supernova.
1.Le canzoni che non
Champagne Supernova
sono
Wonderwall,
Don’t
Look
Back
in
Anger
e
Dopo il primo vero ascolto attento di “(What’s the story) Morning Glory?”
mi è successa una cosa presuntuosissima: ho bollato frettolosamente come
‘passabili’ tutte le canzoni del disco che non fossero le tre citate nel
titolo di questa sezione. A questo punto, però, è entrata in gioco la
cabina della doccia a mettermi di fronte la mia stupidità e l’evidenza
che il secondo disco degli Oasis è una stramaledetta bomba britpop. La
doccia non mente mai: è il luogo/non-luogo in cui ti ritrovi a
canticchiare in modo onesto le prime cose che ti vengono in mente, il che
la rende di gran lunga più compromettente della sessione privata di
Spotify. Ecco che già dopo un solo, banalissimo ascolto mi sono ritrovato
a scimmiottare tra uno shampoo e una phonata pezzi tipo ‘Hello’, ‘Roll
With It’ e ‘Some Might Say’. Mi incazzavo e cantavo, cantavo e mi
incazzavo nuovamente per il fatto di cantare frasi come ‘Nobody ever
seems to remember life is a game to play’, ma nel frattempo eccome se le
cantavo.
2.Wonderwall
‘Wonderwall’ è per me un caso delicatissimo, ecco perché cercherò di
buttar giù le idee tutte insieme e quanto più rapidamente possibile. Non
è certo la canzone più bella del disco. La voce di Liam in questo pezzo è
irritantissima e non ce la faccio a pensarla diversamente (scusami Liam,
tanto che ti frega resta pur sempre un inno generazionale). È un brano di
una potenza pop disarmante, forse il brano più pop degli anni ’90 in
assoluto. È la canzone voce-chitarra che funziona praticamente sempre,
l’asso nella manica da giocarsi in qualsiasi occasione e che, vuoi o non
vuoi, ti ritroverai a cantare per l’ennesima volta con: A) voce annoiata
e sguardo assente (versione sobria, la più rara) o B) a squarciagola e
scandendo con forza il “meibi” e lo “iuar mai uonderuol’ del ritornello
(versione ubriaca, la più gettonata).
3. Don’t Look Back in Anger e Champagne Supernova
Il cuore del secondo disco degli Oasis pulsa in questi due capolavori.
Don’t Look Back in Anger, come lo stesso Noel ha più volte ripetuto, non
ha un significato ben preciso, ma la cosa non interessa veramente a
nessuno dal momento che è una canzone di una bellezza disarmante. Sarebbe
scontato aggiungere altre parole d’elogio sulla melodia di questo pezzo
e sulla poesia di “So I started a revolution from my bed”, quindi mi
limito a riascoltarlo proprio mente sto scrivendo al pc, dal letto . Poi
c’è Champagne Supernova. Una canzone surreale di 7 minuti e 27 le cui
frasi sconnesse e i cortocircuiti visivi ci ricordano quanto l’arte, in
fondo in fondo, non sia niente e come di fatto si può riuscire a cambiare
tutto con questo niente. Se Wonderwall funziona già solo voce e chitarra,
Champagne Supernova può fare tranquillamente a meno anche della chitarra.
Dopo l’ultima partita di rugby tra Inghilterra e Galles, i tifosi inglesi
la cantavano con un trasporto tale da far sembrare la vittoria della loro
nazionale un mero strumento in vista della performance collettiva sul più
bel pezzo degli Oasis. Che fine ha fatto l’odio immotivato per il gruppo,
dite? Non lo so ancora, ci devo riflettere su…ma a voi piuttosto sembra
il momento di farmi domande del genere mentre nel cielo splende una
meravigliosa supernova di champagne?