Il terminale della Adriatic LNG
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Il terminale della Adriatic LNG
Anno I numero 2 SPECIALE Il terminale della Adriatic LNG Il rigassificatore di Porto Levante Attualità OTTANTA ANNI DI PORTUALI Economia OLTRE IL BATTENTE DELL’ONDA Anno I – nUMERo 2 – GIUGno 2010 EDIToRE Mediager srl Iscrizione al ROC n. 17078 del 08-05-2008 via Cavazzana, 5 – 35123 Padova Web: www.mediager.it E-mail: [email protected] Periodico trimestrale di cultura e informazione dell’A.S.Po. Azienda Speciale del Porto di Chioggia Registrazione presso il Tribunale di Padova n°2211 del 04/02/2010 DIRETToRE RESPonSABILE Rudy Guastadisegni ([email protected]) PUBBLICITÀ A.S.Po. Chioggia Telefono: +39 041.49.11.99 Fax: +39 041.49.09.99 E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] DIRETToRE EDIToRIALE Oscar Nalesso ([email protected]) CAPoREDATToRI Francesco Businaro ([email protected]) Andrea Dell’Agnola ([email protected]) SEGRETERIA DI REDAZIonE Monica Crocco – A.S.PO. Chioggia ([email protected]) In REDAZIonE Marco Salvo Andrea Castelli Enrico Bellinelli [email protected] ART DIRECToR Vanessa Isola ([email protected]) GRAFICA E IMPAGInAZIonE Mediager srl ([email protected]) REDAZIonE E AMMInISTRAZIonE A.S.Po. Chioggia Via Maestri del Lavoro, 50 – 30015 Chioggia (Ve) Telefono: +39 041.49.11.99 Fax: +39 041.49.09.99 E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] STAMPA Grafiche Corrà srl Viale dell’Industria, 75 - S.S. 11 37047 San Bonifacio (VR) © 2010 Mediager s.r.l Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica riservati HAnno CoLLABoRATo Pietro Boscolo Nale Monica Crocco In copertina: Il rigassificatore di Porto Levante Courtesy Adriatic LNG Anno I numero 2 SPECIALE Il terminale della Adriatic LNG Il rigassificatore di Porto Levante Attualità OTTANTA ANNI DI PORTUALI Economia OLTRE IL BATTENTE DELL’ONDA Titolare della testata “Seariver Port” è l’Azienda Speciale per il Porto – A.S.Po. Chioggia che è altresì titolare dei dati forniti dagli abbonati e ne garantisce la massima riservatezza. È possibile richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: A.S.Po. Chioggia Via Maestri del Lavoro, 50 30015 Chioggia (Ve) Telefono: +39 041.49.11.99 Fax: +39 041.49.09.99 E-mail: [email protected] Numero due Sommario Editoriale Attualità ed eventi Aziende Storia e cultura SPECIALE Economia News 04 05 07 09 11 16 24 26 26 Chiuso il bando di gara per la ristrutturazione dei locali A.S.Po. di Isola Saloni TROFEO PORTO DI CHIOGGIA OTTANT’ANNI DI PORTUALI SO.RI.MA. L’ALTRA LAGUNA IL RIGASSIFICATORE DI PORTO LEVANTE OLTRE IL BATTENTE DELL’ONDA VELA: ZENNARO DOMINA LA “MARINADA” DI PORTO ROSE CHIOGGIA TORNA A TINGERSI DI BLU I locali dei servizi portuali di Isola Saloni al giro di boa Chiuso il bando di gara per la ristrutturazione Editoriale dei locali A.S.Po. di Isola Saloni Courtesy: FOTO LUX Oscar Nalesso Direttore A.S.Po. Chioggia Il porto di Val da Rio continua a crescere mentre Isola Saloni si trasforma 4 Seariver Port Il mese di giugno segna un vero punto di svolta per il Porto di Chioggia, con la chiusura del bando di gara indetto da A.S.Po. per la ristrutturazione dei locali per servizi portuali all’Isola Saloni. Già nel numero zero di questa rivista avevamo presentato il Masterplan di Isola Saloni, con un’ampia panoramica sulla trasformazione e modernizzazione che riguarda questa parte della città. Dopo gli interventi dei privati, che con lo strumento dei P.I.R.U.E.A. stanno dotando l’area di moderni parcheggi e nuove unità abitative dove prima sorgevano vecchi magazzini, è ora il turno dell’A.S.Po. L’intervento che si apre grazie a questo bando di gara riguarda l’area all’interno della cinta doganale. Qui sono ancora presenti alcuni edifici dismessi da tempo e ormai fatiscenti. La ristrutturazione, in base al piano regolatore portuale vigente, prevede che gli attuali edifici un tempo adibiti a Dogana, sede della Guardia di Finanza, magazzini, bar e servizi, siano sostituiti da una nuova struttura più moderna e funzionale agli eventuali sviluppi urbanistici che l’Amministrazione comunale riserverà all’Isola Saloni. Con questo importante passo, perciò, A.S.Po. aggiunge due tasselli all’Isola Saloni, poiché da un lato contribuisce a modernizzare l’intera area e dall’altro fornisce nuove infrastrutture all’attività del Porto di Chioggia. Per quel che riguarda, invece, questo secondo numero del Seariver Port, presentiamo uno speciale dedicato al rigassificatore offshore di Adriatic LNG. Sebbene l’isola artificiale si trovi al largo di Porto Levante (Ro), Chioggia e il suo Porto sono state per tutto il periodo di allestimento e collaudo della struttura Oscar Nalesso Direttore A.S.Po. Chioggia un bacino di indotto che ha beneficiato della presenza del rigassificatore nelle acque al largo della costa veneta. Ci è dunque parso doveroso far conoscere meglio, anche grazie alle belle immagini cortesemente forniteci da Adriatic LNG, di che cosa si tratti ai nostri lettori e a tutti gli operatori portuali. In un periodo di crisi economica internazionale che si è propagata anche ai porti italiani, occorre reagire con strategie lungimiranti e di sistema dopo una attenta analisi di tutti i settori interessati all’economia marittima. Ecco perciò un’intervista a Alfredo Calascibetta, del consiglio direttivo di Federagenti, associazione di categoria degli agenti marittimi. Altri articoli sono dedicati alla Sorima, impresa che opera nel Porto di Chioggia; alla laguna come trait d’union culturale oltre che paesaggistico tra Chioggia e Venezia, perché ogni via d’acqua è crocevia di scambi commerciali ma anche culturali; e poi alla rimpatriata di tre generazioni di lavoratori della Compagnia Portuale, ora Impreport, riuniti nella sede dell’A.S.Po. per la pubblicazione del libro 80 Anni in banchina. Infine l’attività promozionale. A.S.Po. si è impegnata a sostenere la stagione agonistica del velista Enrico Zennaro, che aveva portato alla vittoria i colori del Porto di Chioggia alla regata dei porti dell’Alto Adriatico, disputata sino allo scorso anno a Venezia. Dopo la vela, la motonautica, con il primo “Trofeo Porto di Chioggia” che ha ospitato la gara d’apertura del campionato italiano di Offshore classe 3. Sfide emozionanti, tutte tese a promuovere la Città e il suo Porto. ATTUALITà ED EVENTI Trofeo Porto di Chioggia Torna la motonautica nelle acque clodiensi Monica Crocco – Responsabile relazioni esterne A.S.Po. Foto courtesy: A.S.Po. Con il primo “Trofeo Porto di Chioggia”, la motonautica è tornata a correre nelle acque di Chioggia; anzi in un vero e proprio circuito cittadino che i primi due giorni di maggio ha ospitato la prima prova del Campionato italiano di Offshore Classe 3 e la terza tappa del Campionato Endurance (poi non disputata per le condizioni meteomarine valutate dai giudici di gara particolarmente avverse per gli scafi monocarena). I bolidi si sono affrontati su un circuito che attraversava l’intera bocca di porto, oltre la lunata per un primo giro di boa a metà del litorale, per poi rientrare fin dentro la laguna di Chioggia per un secondo giro di boa molto stretto e particolarmente difficile. Un circuito giudicato impegnativo ed emozionante dagli stessi equipaggi del circus dell’Offshore italiano presenti sui paddock allestiti all’Isola Saloni. Una sfida subito accolta dalla Camera di Commercio di Venezia e dall’A.S.Po., Il momento della premiazione Seariver Port 5 Le acque di Chioggia non ospitano solo traffico commerciale ma anche diportistico e sportivo Una delle barche in gara 6 Seariver Port che ne è emanazione diretta. «La Camera di commercio di Venezia – afferma il segretario Roberto Crosta – sta puntando attraverso l’A.s.po. allo sviluppo del porto e a potenziare tutte le attività di mare legate alla nautica. I due eventi “Ottobre blu”, forti di un saldo rapporto con la Marina Militare italiana, e “Chioggia Racing Power”, dedicata alla motonautica agonistica, sono destinati a diventare una leva importante per l’economia cittadina». «Il Porto di Chioggia si lega sempre di più alla città – dice Oscar Nalesso, direttore dell’A.s.po. – mostrando come i benefici dell’attività portuale siano anche indiretti e legati in questo caso all’economia turistica. Nella bocca di porto transitano così non solo le navi commerciali, ma anche le imbarcazioni sportive: lo spirito della competizione è lo stesso spirito che anima l’attività dei porti e che produce traffico commerciale». La vittoria, dopo una gara durissima, è andata al catamarano di Massimo Capoferri e Emilio Panzeri, seguiti, in ordine, da Fabio Bertolacci e Claudio Baglioni che si sono aggiudicati anche il giro più veloce della gara, e dall’equipaggio formato dal giovanissimo Andrea Cardinali e Mauro Cucur- nia. Emozioni e brividi non sono mancati, come quando il catamarano C16, guidato dal Campione Italiano Roberto Lo Piano in coppia con Deny Orlando, a metà gara, dopo aver doppiato la diga di san Felice, s’è visto protagonista di uno spettacolare “tonneau”, finendo rovesciato proprio sulle acque di fronte alla spiaggia. «Questa prima tappa dell’Offshore a Chioggia rappresenta una prova generale per fare di questo peculiare circuito “cittadino” una meta appetibile per classi superiori come il Power 1 e la Classe 1, abbiamo molto lavoro e molto c’è ancora da fare, soprattutto per raccogliere le migliori energie dell’imprenditoria chioggiotta e preparaci a fare sistema per proiettare Chioggia sui media mondiali che seguono la classe regina della motonautica», ha detto Marino Masiero del Comitato organizzatore di “Chioggia Racing Power” tirando le somme della manifestazione. «Un circuito bellissimo, che avrebbe permesso a un foltissimo pubblico, se le condizioni meteo lo avessero consentito, di gustare a poche decine di metri di distanza una gara che di solito si svolge in mare aperto. Va riconosciuto al comandante della Capitaneria di Porto Franco Maltese di aver permesso che, dopo oltre 13 anni, una barca da corsa tornasse a sfrecciare in laguna», ha dichiarato Giampaolo Montavoci della Veneta Marina Racing, che ha curato la parte agonistica della manifestazione. ATTUALITà ED EVENTI Ottant’anni di portuali I portuali di tre generazioni si ritrovano a Val da Rio Enrico Bellinelli Foto courtesy: Foto Lux L’impresa non era facile: riunire tre generazioni di lavoratori portuali e restituire loro, in forma tangibile, la memoria di protagonisti della vita nelle banchine del Porto di Chioggia. Metà del lavoro, però, era già stata fatta grazie al libro “80 Anni in banchina tra terra e mare. La storia della Compagnia Portuale” di Francesco Businaro e Andrea Dell’Agnola, che raccoglie immagini e racconti strettamente legati alla storia più recente di Chioggia sino alla cronaca. E così è stato. Le tre generazioni si sono ritrovate nella sede dell’A.S.Po. il 27 marzo. A salutarli, oltre a Marco Bullo, attuale presidente di Impreport, Oscar Nalesso, direttore dell’A.S.Po., Corrado Boscolo Berto, assessore alle Attività produttive che ha portato i saluti dell’Amministrazione comunale di Chioggia, e il consigliere regionale Lucio Tiozzo che ha ricordato il ruolo che la Compagnia ha ricoperto per la città in passato e i suoi caduti sul lavoro. «Anziché organizzare la solita cena sociale – ha detto Bullo – stavolta abbiamo voluto festeggiare questo importante anniversario con un ricordo fatto di immagini e parole che rimanessero ai posteri. Soprattutto per valorizzare le persone che con le loro lotte, sacrifici e soprattutto col loro lavoro manuale hanno rappresentato, durante questi 80 anni, un I portuali si recano a vistare le nuove strutture elemento di sviluppo per il porto e la città». Un porto viene costruito se ci sono le braccia che poi vi lavorano. Ecco perché il libro di Businaro e Dell’Agnola si articola, non tanto sulle opere o sulle infrastrutture portuali, quanto sulla vita in banchina. Vi sono dunque narrati gli episodi che spesso sconfinarono nella cronaca delle pagine dei quotidiani, come nel caso delle lotte sindacali degli anni Settanta che portarono i portuali a manifestare sul Corso del Popolo coi loro muletti in corteo, oppure come il ritrovamento sul fondo del Canal Lombardo della cassaforte trafugata dalla sede della Compagnia nel 1974. La rimpatriata è stata anche l’occasione per mostrare quanto il Porto sia cambiato nell’arco di tre generazioni. Da padre a figlio, da nonno a nipote: non ci si stacca mai completamente dal Porto Seariver Port 7 80 ANNI IN BANCHINA Tra terra e mare I portuali in posa davanti al nuovo varco doganale Il direttore dell’A.S.Po. Oscar Nalesso ha illustrato con l’aiuto di diapositive e filmati le opere realizzate in Val Da Rio negli ultimi vent’anni. Sapere che, sì, ci sono nuove banchine senza però averci mai messo piede e vedere cosa è stato fatto è tutt’altra cosa. Dall’ovvio, allora, il dovere di rendere partecipi questi uomini del presente e del futuro del Porto di Chioggia, la cui spinta propulsiva oggi viene da A.S.Po., ed in modo particolare dal lavoro svolto dal suo direttore Oscar Nalesso, ruolo riconosciuto anche da Giorgio Tiengo, per tutti “Geki”, uno dei vecchi soci della Compagnia. Il tempo per un’ultima battuta gogliardica, nel pieno spirito di banchina, e poi la foto davanti al nuovo varco doganale. Tutti insieme, per un’immagine davvero storica. Il capitano Nalesso illustra il nuovo porto di Val da Rio 8 Seariver Port 80 Anni in banchina tra terra e mare è un libro che racconta la storia della Compagnia Portuale, oggi Impreport, dal 1929 al 2009 e lo fa soprattutto per immagini. Le due sezioni (“I fatti” e “Le persone”), sono, infatti, corredate di foto storiche se non addirittura di cronaca, tutte tratte dagli archivi di Impreport, della Gosped, della Ato SpA e dell’A.S.Po. Gli aneddoti, spesso gustosi, si sprecano, perché è anche dei caratteri degli individui che hanno lavorato di braccia in banchina che è fatta la storia di un Porto. E poi i soprannomi, vezzo tipico chioggiotto riassunti in un elenco minuzioso, anche questi rivelatori della personalità e dell’indole dei lavoratori portuali. Gli anni delle lotte sindacali e dell’espansione dei traffici commerciali, le zuffe muscolari, la partecipazione attiva all’amministrazione della Città, i rituali della chiamata al lavoro negli anni Trenta, la costruzione della sede della Compagnia, sono uno spaccato curioso ed emozionante della storia recente di Chioggia, raccontato in un’ottantina di pagine tutte da gustare. So.Ri.Ma Un’azienda “verticale” Francesco Businaro Foto courtesy: So.Ri.Ma. tra il porto di Chioggia e quello di Venezia, So.Ri.Ma. ha avviato da diversi anni una collaborazione in stretta partnership con la società Multi Service S.r.l., sua omologa con sede a VeneziaMarghera presso il Terminal Molo Sali. Negli ultimi anni, che comprendono quindi anche il 2009, anno di forte crisi economica a livello mondiale, So.Ri.Ma. ha movimentato una media di 600.000 T di merci, con una leggera prevalenza per il siderurgico in colli seguita da rinfuse in genere, anche agroalimentari, e da un 5% di impiantistiche. Nonostante il 2009 sia stato un anno particolarmente difficile per tutto il settore, siderurgico in primis, So.Ri.Ma., grazie alle proprie capacità imprenditoriali, operative e logistiche e agli investimenti intrapresi negli ultimi anni, continua a costituire una garanzia di stabilità per il settore portuale clodiense. Il discreto incremento di fatturato rilevato nel primo trimestre del corrente anno è un segnale importante oltre che di soddisfazione per tutto il comparto ma sopratutto indice che elevati standard professionali che costituiscono sempre una strategia premiante. AZIENDE So.Ri.Ma. porta nel suo nome la propria vocazione. La Società Rizzaggi Marina S.p.A. nasce nel 1981, acquisendo una società che già operava nel porto di Chioggia, andando ad occupare il settore della movimentazione verticale delle merci. Nel 1993 anticipa la Legge di Riforma Portuale 84/94 costituendosi come Impresa Portuale ampliando l’offerta dei propri servizi. So.Ri.Ma. ha la propria sede nel nuovo scalo portuale di Val da Rio ove opera, con le altre imprese, sulle aree e fabbricati concessi in gestione dall’A.S.Po. L’obiettivo principe di So.Ri.Ma. è quello di fornire servizi e soluzioni qualitativamente elevate volte a fidelizzare i propri clienti secondo logiche di efficienza, competitività e soddisfazione. Per questo oltre alle consuete attività di sbarco/imbarco delle merci solide, in colli o rinfuse, e delle operazioni di sbarco/imbarco su navi Ro/Ro, offre anche servizi accessori che vanno dal condizionamento e ricondizionamento dei colli alla pulitura, cernita, controllo qualitativo e custodia delle merci; dal riempimento/svuotamento dei containers al loro deposito e riparazione o assistenza. Forti di un organico di 28 persone, giovani, motivate e dinamiche detiene attrezzature in grado di garantire in modo flessibile un rapido ed efficace intervento operativo. Nella logica di sinergia che intercorre Sopra: operazioni di carico/scarico in banchina Sotto: operazioni di scarico con elettromagnete Seariver Port 9 Scarico di rinfuse I NUMERI DI SO.RI.MA. MEZZI MECCANICI Un’impresa privata da sempre impegnata nella fornitura di mezzi meccanici per la movimentazione verticale delle merci • 6 gru portuali con capacità massima di sollevamento pari a 40 T • 1 gru semovente da 60 T • 2 caricatori idraulici fino a 45 T • 13 carrelli elevatori fino a 32 T • 1 mezzo cingolato • 4 pale meccaniche • 5 Bobcat • 3 motrici Tug-master • 2 trailer • 5 benne max 5m3 • 1 tramoggia • 1 rostro rotante LOGISTICA • 6 ormeggi con pescaggi max a -6,50 m di profondità a medio mare per un totale di 750 metri lineari di banchine (con possibilità di operare in aree grigie in caso di congestione portuale) • 45.000 m2 di aree scoperte • 8.100 m2 di aree coperte (h grondaia 10 mt, h al colmo 12 mt) • 2 linee ferroviarie indipendenti di 560 mt ciascuna So.Ri.Ma. S.p.A. Area portuale Val da Rio – Stazione passeggeri Ro/Ro 30015 Chioggia (VE) Telefono 041/404047 – Fax 041/5506764 Indirizzo mail: [email protected] Direttore generale: Cap. Mauro Marchiori 10 Seariver Port L’altra laguna STORIA E CULTURA Da Chioggia a Venezia lungo il canale di Pellestrina: un parco acquatico ricco di storia e natura Andrea Castelli Foto courtesy: Gianni Trevisanato Un diffuso luogo comune vuole che la laguna a nord di Venezia sia per diversi aspetti più interessante della laguna sud. La presenza delle tre perle Murano, Burano e Torcello contribuisce grandemente a costruirne la fama di celebrata destinazione turistica, lasciando intendere ai meno documentati che una gita tra quelle splendide isole soddisferebbe la curiosità del viaggiatore e la sua voglia di esplorare le acque che circondano Venezia. Non è vero, e con queste poche righe tenteremo di ribaltare quel brutto luogo comune e dimostrare che la laguna sud è non solo la storica culla della Serenissima ma oggi è anche il vibrante e fantastico “parco d’acqua” di Venezia e un ecosistema unico per biodiversità e capacità dell’uomo di sfruttarne le risorse in modo sostenibile. In un labirinto di canali che costeggiano barene, forti, antichi monasteri, lazzaretti e isolotti, la vita degli uomini da secoli si è sviluppata intrecciando armonicamente i bisogni della pesca, della navigazione e della difesa con i ritmi regolari delle maree nel tratto di mare interno che va da Chioggia alla foce del Brenta fino alle propaggini Trappole da pesca Seariver Port 11 Barene e canali Chioggia, Pellestrina e San Piero in Volta sono state le vere protagoniste dell’affermarsi di Venezia 12 Seariver Port meridionali della capitale della Serenissima Repubblica, lambendo Malamocco ed il Lido. È uno straordinario tesoro naturalistico che i flussi turistici (per fortuna) trascurano soprattutto perché non esiste una rete capillare di trasporti pubblici che consenta di toccare almeno alcuni dei numerosissimi luoghi di interesse, vincolando una visita esauriente alla disponibilità di una barca con la quale muoversi nel dedalo dei canali. Si potrà così fare un viaggio straordinario nella civiltà, nella storia e nella natura che hanno visto le comunità di Chioggia, di Pellestrina e di San Piero in Volta protagoniste della vita di Venezia, fornendo alla grande metropoli del Medioevo e del Rinascimento non solo il pregiatissimo pesce dell’Adriatico e le primizie dei campi di Sottomarina e Sant’Anna ma anche i marinai e i soldati che in maniera così determinante hanno contribuito alle tante vittorie navali combattute all’ombra della bandiera del Leone Alato. Come amano dire i chioggiotti “A Lepanto i Capitani da Mar magari erano veneziani, ma chi sedeva ai remi e combatteva in coperta erano i chioggiotti!”. È nella laguna sud, nella antica Metamauco, ora Malamocco, che Venezia trova i suoi natali ed è nella laguna sud che ancora oggi uomini coraggiosi restano caparbiamente attaccati agli antichi mestieri, pur nella costante ricerca delle novità tecnologiche indispensabili a sopravvivere nel mercato del terzo millennio. I pescherecci più sofisticati, armati di radar e scandagli di ultimissima generazione sono ordinatamente allineati in Canal Lombardo a Chioggia, mentre nelle valli da pesca nuove generazioni di pescatori sono all’avanguardia nell’itticoltura allevando branzini, orate, cefali, anguille e sogliole. Nei cantieri di Pellestrina tecniche antiche sposano l’utilizzo di strumenti moderni nella costruzione di navi, topi da trasporto o sanpierote. È nella laguna sud che rintracciamo i segni di una civiltà che in maniera lungimirante ha saputo coniugare forza militare e carità cristiana: all’interno della costellazione di batterie, ridotte e Ottagoni (forti costruiti per la difesa di Venezia), trovano spazio ospedali, ospizi e lazzaretti antesignani nella lotta alle malattie infettive, costruiti in epoche in cui non si conosceva l’esistenza dei virus e dei microbi e il contagio era cosa misteriosa. Nel XII secolo i canonici di Sant’Agostino avevano già trasformato l’isola di Santo Spirito in ospedale. San Clemente fu ospizio per i pellegrini in transito per la Terrasanta e Santa Maria delle Grazie fu rifugio per le imbarcazioni e gli equipaggi colti in laguna dal maltempo. San Servolo merita un discor- so a parte, perché non solo fu sede del più antico monastero benedettino della laguna, ma il suo Priore nell’828 fu eletto Patriarca di Grado e qui nel 998 il Doge Pietro Orseolo II incontrò l’Imperatore Ottone III, accompagnato dal suo consigliere spirituale Gerberto D’Aurillac, futuro Papa Silvestro II. Nel 1715 i Padri Ospitalieri di San Giovanni di Dio lo trasformarono per volere del Senato della Repubblica in ospedale per i malati di mente, e ancora oggi per tutti i veneziani è sinonimo di manicomio. Poveglia è antichissima, già nell’809 la sua popolazione aveva guadagnato l’esenzione dalle tasse e dal servizio militare per aver contribuito in modo decisivo alla cacciata di Pipino e i rappresentanti delle 17 famiglie del posto avevano il “previlegio” unico di baciare il Doge sulla bocca “perché così la sua regalia antica”. Anche Poveglia in tempi molto più recenti fu lazzaretto e ospedale e ancora oggi custodisce le vestigia di strutture sanitarie all’avanguardia. Alcuni di questi luoghi della storia sono stati convertiti ad usi diversi, salvandoli dal degrado: San Servolo è sede dell’Università Internazionale, San Clemente è un rinomato albergo a cinque stelle mentre San Lazzaro degli Armeni conserva il suo secolare ruolo di maggiore centro di cultura armena, con un sorprendente museo e pinacoteca. Su Poveglia e Sacca Sessola esistono interessanti progetti di riqualificazione che ci auguriamo possano trovare presto esecuzione, sottraendo anche queste strutture all’oblio. La straordinarietà della laguna sud risiede nell’inusuale mix di storia e natura, risultato di molte manipolazioni effettuate dagli ingegneri della Serenissima, maestri nello scavo di canali, nella costruzione di murazzi, nell’ordinamento delle barene. Il risultato è l’inusuale convivenza di opere costruite dall’uomo in un contesto ambientale equilibrato e ricchissimo. Ne è un esempio l’oasi naturalistica di Valle Averto, gestita dal WWF, un rifugio fau- nistico popolato da moltissime specie. Si tratta di una tipica “valle da pesca” collocata circa a metà strada tra Mestre e Chioggia, con numerosi specchi d’acqua e fonti di acqua dolce, dove tra canneti e prati incolti aironi, fenicotteri, aquile di mare, martin pescatori, cavalieri d’Italia, alzavole, aironi cenerini e falchi pescatori convivono con tassi, faine e perfino bufali d’acqua. Questa miniera di biodiversità è diventata una tappa obbligata del “birdwatching”. Se sulla mappa spostiamo lo sguardo verso est, prima di arrivare in mare aperto veniamo intercettati dalla striscia di terra di Pellestrina, al cui estremo sud, di fronte a Chioggia, troviamo Caroman, con la sua pineta e l’ottagoVongolara Seariver Port 13 Casone da pesca 14 Seariver Port no di Caroman, uno dei tanti isolotti artificiali eretti dalla Repubblica a difesa delle bocche di porto. Nei fondali di Caroman giace ancora inesplorato il relitto di un galeone con tutto il suo armamento, ma quel luogo è stato per tanto tempo oggetto di venerazione da parte dei marinai e dei pescatori per la presenza su una dighetta della statua della Madonna, alla quale i naviganti si rivolgevano invocando protezione. Da Caroman parte il grande muro che protegge per quasi 4 chilometri gli abitati di Pellestrina, Portosecco e San Piero in Volta. È un’opera monumentale, senza la quale la tenue striscia di terra che argina la laguna sarebbe stata spazzata via dal mare secoli fa. In questo senso appare sempre poco appropriato parlare di “stravolgimento dell’equilibrio naturale” ogni qual volta siintende contestare questo o quell’intervento ingegneristico in laguna, in quanto quello attuale è tutto tranne che “naturale”. Si tratta infatti di un equilibrio “artificiale”, dove la mano dell’uomo è intervenuta pesantemente nella salvaguardia e nel miglioramento di un ambiente che doveva diventare funzionale ai bisogni della Serenissima, senza che gli elementi naturali, l’erosione e la violenza delle mareggiate condannassero alla sparizione intere porzioni di territorio e di aree produttive indispensabili alla città. È però con una certa amarezza che osserviamo che la saggezza e la misura che furono capitale culturale e “stile” del vecchi Savi del Magistrato alle Acque della Serenissima paiono non ispirare più i progetti dei moderni soloni dell’idraulica, capaci di decisioni perniciose che, dallo scavo del Canale dei Petroli in poi, hanno compromesso i ritmi attentamente costruiti della laguna, fino a causare gli squilibri del fenomeno delle acque alte che tutti ben conosciamo. È nelle acque della laguna sud che alcune delle pagine più drammatiche e gloriose della storia della Serenissima sono state scritte: quelle relative alla guerra con Genova, la concorrente potenza marinara che il 6 agosto 1379 si presentò con la sua flotta davanti a Chioggia impadronendosene. I tremila difensori agli ordini di Pietro Emo resistettero undici giorni a forze otto volte superiori, ma il 16 agosto Chioggia capitolò, lasciando nelle mani della flotta genovese l’accesso alla laguna. Toccò poi a Pellestrina, e finalmente Venezia, con l’invio di tre Ambasciatori, tentò di ottenere una resa anche senza condizioni. Ma non bastò, anzi, l’atteggiamento sprezzante del Comandante genovese Pietro Doria, che respinse l’offerta pretendendo di “imbrigliare i cavalli di San Marco”, determinò la reazione orgogliosa dei Veneziani, che abbandonarono i propositi di resa e fortificarono le isole della laguna, sbarrarono i canali e in breve tempo vararono dall’Arsenale quaranta galee. Poveglia fu evacuata per far posto a batterie d’artiglieria e il Senato esortò anche i religiosi ad imbracciare le armi. La flotta veneziana al comando dell’ottuagenario Andrea Contarini bloccò tutti gli accessi a Chioggia, affondando navi cariche di pietre nei canali navigabili, trasformando i Genovesi da assedianti in assediati. Completamente isolati, a corto di viveri e munizioni i Genovesi tentarono ripetutamente di forzare il blocco, ma le navi del Doria, tratte in inganno dalle manovre dei marinai veneziani, finirono in secca. Non restò che capitolare, ma questa volta fu il turno della Serenissima di rifiutare la resa. Dopo essersi ripreso Pellestrina, il Capitano da Mar Carlo Zeno riconquistò Chioggia il 22 giugno 1380, catturando 4200 genovesi e 19 galee. Navigare oggi tra queste acque sapendo che tra quei flutti si determinò il destino di una delle più grandi civiltà del pianeta, ridà alla laguna sud la meritata prospettiva storica e spiega come la vita e la sopravvivenza di queste genti sia intimamente e indissolubilmente legata alle sorti della laguna, ragione e fonte di vita per generazioni di marinai, pescatori, maestri d’ascia, artigiani e mercanti che hanno imparato a rispettarla e a viverla. Si tratta di luoghi e vicende poco conosciute, ma un giro tra valli da pesca, forti, monasteri e isole vuol dire scoprire un mondo ricchissimo di fascino dove le rarefatte e tranquille atmosfere, i colori sgargianti, la mutevole luce, i silenzi in cui pare udire l’eco delle battaglie concorrono al fascino di questi luoghi gravidi di storia, lasciando nel cuore del viaggiatore la sensazione di essere usciti con la macchina del tempo dal nostro mondo caotico e di essere giunto a vedere da vicino i luoghi dove la Serenissima fu creata. L’isola di Poveglia Forti, monasteri e isole costellano un mondo ricchissimo di fascino dove il tempo e la natura narrano una storia spesso dimenticata Seariver Port 15 IL RIGASSIFICATORE Andrea Castelli SPECIALE Foto courtesy: GNL Adriatico S.r.l. Le ultime fasi dicompletamento della piattaforma con, in primo piano, l’eliporto D E DI PORTO LEVANTE Non solo ENERGIA, ma anche OCCUPAZIONE e opportunità di SVILUPPO SPECIALE Il 10 agosto del 2009 la “Dukhan” è stata la prima nave metaniera ad attraccare al nuovo terminale della Adriatic GNL. 137,000 metri cubi di gas hanno dato così avvio all’attività del nuovo rigassificatore situtato off shore al largo di Porto Levante. Sebbene logisticamente situato in provincia di Rovigo, è Chioggia, col suo porto a regolamentarlo. Tutti i servizi sono stati sviluppati seguendo gli standard di sicurezza dettati dalla Capitaneria di Porto Clodiense; e sempre clodiensi sono i piloti e gli ormeggiatori, appositamente addestrati a questo compito. 18 Seariver Port Il terminale, che viene rifornito bisettimanalmente e ha una capacità di rigassificazione di 8 miliardi di metri cubi l’anno pari alla produzione nazionale e corrispondente a circa il 10% del consumo nazionale, è la prima struttura offshore in cemento armato per la ricezione, lo stoccaggio e la rigassificazione del gas naturale. Dichiarato progetto di interesse strategico dal Comitato Interministeriale per la Programmazione economica e dalla Commissione Europea volge un ruolo significativo nell’approvigionamento energetico del nostro Paese. Dal rigassificatore di Porto Levante alla costa ci sono 15 chilometri di condotta marina subacquea, altri 10 attraverso il Delta del Po e ancora 15 fino alla cabina di misura e smistamento di Cavarzere, dove finalmente inizia il gasdotto di 84 chilometri che porta il gas a Minerbio (BO) per essere immesso nelle tubature che collegano case ed aziende. Porto Levante è una struttura posata sul fondo marino a circa 28 me- tri di profondità, del peso di circa 290 mila tonnellate, un vero colosso lungo 180 metri, largo 88 e alto 47, quanto un edificio di 10 piani, la maggior parte dei quali sott’acqua. All’interno vi sono due serbatoi di stoccaggio da 125 mila metri cubi, sopra i quali è attivo l’impianto di rigassificazione vero e proprio più i generatori elettrici, gli alloggi e la piattaforma per l’elicottero. La nave che ha inaugurato le operazioni è la Dukhan, che il 10 agosto 2009 ha portato 137 mila metri cubi di metano liquido. Detto questo il dibattito sui rigassificatori in Italia si focalizza sui costi, sulla L’attracco della prima nave gasiera Seariver Port 19 SPECIALE reale necessità, sulla rinnovabilità della risorsa metano, sul rispetto per l’ambiente che l’estrazione e la lavorazione del metano esprime. In tal senso la prima considerazione da fare è che il metano è una delle fonti energetiche più pulite rispetto a quelle fossili. Non genera particolati e usato nell’industria, nelle utenze domestiche e nell’autotrazione contribuisce in maniera significativa alla riduzione dell’inquinamento. Di quanto gas e di quali infrastrutture ha bisogno il sistema Italia per soddisfare le necessità di famiglie e imprese? C’è abbondanza o scarsità di questa materia prima, della quale siamo i quarti consumatori a livello mondiale? È opportuno potenziare la dotazione di infrastrutture del nostro Paese, in termini di nuovi gasdotti, stoccaggi e terminal di rigassificazione? Rispetto alla maggior parte dei Paesi europei, il mix delle fonti di copertura del nostro Paese è, come noto, fortemente sbilancia- 20 Seariver Port to verso gli idrocarburi, gas in particolare; peraltro la produzione di energia elettrica deriva in misura crescente da questa fonte: più del 55% della produzione elettrica, infatti, si basa sul gas. Il 90% del nostro fabbisogno nazionale viene coperto con importazioni da pochissimi fornitori (soprattutto Russia e Algeria) e tramite altrettanto troppo pochi operatori. L’approvvigionamento di energia costituisce per l’Italia una di punti critici più drammatici, costretti come siamo a fare affidamento qua- si esclusivamente su fornitori esteri occasionalmente poco affidabili politicamente o commercialmente. La produzione industriale, il riscaldamento, i trasporti in Italia sono sostanzialmente alla mercé di nazioni con le quali occorre mantenere buoni rapporti a volte anche con compromessi politici estremi, pur di portare a casa quanto serve a mandare avanti il Paese. L’acquisto di metano contribuisce in maniera significativa a diversificare le fonti, circa le quali l’Italia contribuisce con le proprie estrazioni soltanto al 10% del fabbisogno nazionale. Siamo infatti il terzo paese europeo per consumo di metano (85 miliardi di metri cubi) e ogni struttura destinata a implementarne il consumo è provvidenziale e destinata a allontanarci un po’ di più dalla cronica dipendenza dal petrolio, una fonte energetica che secondo gli esperti è destinata ad esaurirsi negli anni a venire e che comunque comporta relazioni spesso difficili con paesi instabili o in guerra. A Porto Levante invece arriva metano dal giacimento North Field in Qatar e portato a stato liquido a Ras Laffan, sempre in Qatar, una nazione amica lontana da tensioni e instabilità politiche. Altre rotte del GNL sono l’Egitto, Trinidad&Tobago e ultimamente dalla Guinea Equatoriale. In questo modo Terminale GNL Adriatico contribuirà a diversificare il portfolio energetico nazionale e a rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento in Italia. incrementare del 200% entro il 2030. Il metano rappresenta il 25% del mercato internazionale del gas, tuttavia in Italia ne importiamo per ora solo il 5% del totale delle importazioni di gas. Il costo di Porto Levante verrà ‘socializzato’ in bolletta, ma i vantaggi derivanti dalla realizzazione di questo impianto in termini di abbondanza di offerta, maggiore concorrenza e pressione sui pezzi, supererà ampiamente tale costo. È inoltre doveroso sottolineare come costruire nuovi terminali di rigassificazione permette all’Italia di attenuare le barriere in entrata a nuovi players, potendo così diversificare le forniture di gas sia sotto il profilo geografico che tipologico, garantendo un fisiologico eccesso di offerta che renderebbe il mercato più competitivo, concorrenziale ed efficiente a beneficio dei consumatori. Veduta aerea della piattaforma Seariver Port 21 FILIERA SPECIALE Le principali fasi che costituiscono la filiera del GNL sono essenzialmente cinque. Esse vanno dall’estrazione e purificazione, alla liquefazione, al trasporto, alla rigassificazione e infine alla distribuzione. La produzione del GNL che arriva al terminale adriatico proviene massimamente dal giacimento North Field in Quatar. Una volta estratto viene convogliato agli impianti industriali di Ras Laffan, nel NE del Quatar, dove viene privato delle impurità e liquefatto portandolo ad una temperatura di -162 °C che ne determina una riduzione del volume di ca. 600 volte. Una volta liquefatto viene stoccato in grandi serbatoi in attesa di essere pompato nelle navi metaniere. Le metaniere sono navi a doppio compartimento, realizzate in una lega ferro-nichel chiamata invar che ha la caratteristica di essere quasi insensibile alle variazioni di temperatura. Queste navi consentono dunque il trasporto del GNL a pressione atmosferica mantenendone costante la temperatura. Cinque sono le navi appositamente costruite che fanno la spola tra il terminale del golfo persico e quello adriatico; lunghe mediamente circa 300 metri hanno una capacità di stivaggio che varia tra i 138.000 e i 150.000 metri cubi. Ad essa si affianca una flotta di quattro rimorchiatori a supporto delle operazioni di attracco al terminale. 22 Seariver Port Il Terminal di Porto Levante è stato progettato e costruito dando priorità alla sicurezza, allo scopo di non incorrere in incidenti che hanno colpito i rigassificatori moltissimi anni fa, quando questa tecnologia non era ancora adeguatamente testata. Da allora molto tempo è passato, i rigassificatori sono generalmente posti in mare aperto (come quello di Porto Levante) per minimizzare eventuali danni e la tecnologia relativa è ormai matura e sicura. La progettazione e la costruzione di Porto Levante è avvenuta nel rispetto di tutte le normative italiane e dei più rigorosi standard internazionali. La collocazione e il percorso del metanodotto sottomarino sono stati determinati dopo accurati studi sismici, geologici e meteo-marini. Questi studi hanno portato alla selezione di quest’area come la più idonea per la sicurezza dell’esercizio del terminale che è ovviamente dotato dei più moderni sistemi di sicurezza. Le sue caratteristiche ne permettono l’operatività nelle più svariate condizioni ambientali e sono state concepite per assicurare l’integrità dell’impianto in ogni situazione. Il personale è composto da professionisti altamente qualificati per garantire la sicurezza delle operazioni. Vengono svolti addestramenti rigorosi e programmi di valutazione continua per assicurare il rispetto dei più alti standard e il miglioramento delle competenze. L’utilizzo di siffatto impianto dunque soddisfa requisiti di sicurezza imprescindibili e non produce l’inquinamento che la raffinazione del petrolio vicewversa implica, ma soprattutto risponde ad un approccio strategico nazionale in tema di energia. Su un piano invece più “tattico” l’impianto di Porto Levante dà una risposta ai bisogni occupazionali particolarmente vivi nella nostra area: è regolamentato dal Porto di Chioggia e tutti servizi sono stati sviluppati in ottemperanza standard fissati dalla Capitaneria di Chioggia. Clodiensi sono i piloti e gli ormeggiatori appositamente addestrati. Numerose aziende locali sono coinvolte sia nei servizi già appaltati (catering, pulizia, sicurezza, presidio medico, trasporto di mezzi e persone da e verso il terminale, servizi marittimi, rimorchiatori) che in servizi ancora da finalizzare, come la manutenzione. Quando il terminale sarà pienamente operativo, saranno impiegate complessivamente circa 100 persone tra terminale, base operativa di terra e sede centrale di Milano, ove si concentrano le attività amministrative e commerciali della Società Adriatic LNG, che ha progettato, costruito e che gestisce l’opera. Oltre la metà sono nuovi posti di lavoro creati da Adriatic LNG sul territorio di Rovigo: 10 presso la base operativa e 44 sul terminale. Più di metà dei nuovi assunti proviene dal Veneto, 16 dalla provincia di Rovigo. Adriatic LNG esiste dal 2005 ed è composta da una compagine che vede al 45% la Qatar Terminal Ltd, al 45% la Exxon Mobil Italia e al 10% la nostra Edison. La prima struttura off-shore al mondo in cemento armato può rigassificare 8 miliardi di metri cubi all’anno, che corrispondono al 10% del consumo italiano di metano, aggiungendo così un altro importante tassello alla stabilità e sicurezza dei nostri approvvigionamenti energetici. Tra l’altro Adriatic LNG partecipa alla vita della comunità sponsorizzando manifestazioni sportive, associazioni giovanili, eventi culturali e formativi. Fa parte del Consorzio per lo Sviluppo del Polesine nella protezione dell’ambiente e nella definizione di progetti sociali nel Delta del Po. La conclusione è che questa opera non solo è eco-compatibile, sicura, indispensabile e preziosa dal punto di vista dell’occupazione, ma soprattutto rientra in un piano nazionale di approvvigionamento energetico che l’Italia deve perseguire e che già ha subito troppi ritardi. Per fare un esempio, se il rigassificatore fosse stato in funzione solo qualche anno fa, ci saremmo risparmiati il timore, durante le ripetute ostilità tra Russia e Ucraina (ossia nei momenti in cui la domanda era massima) di restare al buio e al freddo. Il GNL Il GNL, acronimo di Gas Naturale Liquefatto, rappresenta una delle fonti energetiche più pulita tra quelle fossili. Composto principalmente da metano, la cui combustione produce essenzialmente vapore acqueo e anidride carbonica in quantità inferiore rispetto a petrolio o carbone, non rilascia particolati ed è utilizzato nell’industria, nelle automobili e nelle normali utenze domestiche contribuendo ad una significativa riduzione dell’inquinamento. Nella pagina accanto: veduta aerea della piattaforma Seariver Port 23 Oltre il battente dell’onda In quest’intervista Alfredo Calascibetta (Federagenti) analizza la situazione attuale del mercato e propone soluzioni Enrico Bellinelli ECONOMIA Foto courtesy: Enrico Bellinelli Alfredo Calascibetta «Un calo di fatturato su scala nazionale del 20 per cento dal 2008 al 2009». Il termometro della crisi per gli agenti marittimi è in questo dato, dice Alfredo Calascibetta del consiglio direttivo di Federagenti, che conosce una sola ricetta per sfruttare i «timidi segnali di ripresa» del primo trimestre di quest’anno: «diversificare», ossia spostarsi su tutto il territorio nazionale, con investimenti quanto più possibile oculati, alla ricerca del momento propizio quando da e verso i mercati internazionali finalmente si riavvierà l’import-export. A parole sembra facile. «No, assolutamente. Intendiamoci: in questa particolare, delicata, congiuntura internazionale è già tanto galleggiare». La situazione internazionale vede le merci ferme in banchina, ma soprattutto un calo generale di produzione. «Il crollo è generale. In particolar modo dai cosiddetti “paesi emergenti”, Cina, India e Brasile. Questi Paesi sono di fatto, dallo scorso anno, scomparsi dai traffici commerciali, creando un vuoto nelle importazioni che ha costretto molte agenzie a ridimensionarsi, altre addirittura a chiudere. Ammettiamolo, per il settore marittimo italiano è un momento difficilissimo. L’Italia è un Paese trasformatore e una situazione come questa blocca l’economia. Prendiamo il ramo dell’acciaio: qui si registra un vero e proprio tracollo, con perdite che oscillano tra il 30 e il 40 per cento. Ma questo perché le industrie hanno smesso di produrre. Alcune, nel 2009, hanno addirittura chiuso i forni, come le Acciaierie Valbruna a Vicenza o l’Ilva a Taranto. Ovvio che i primi a risentirne siano gli agenti marittimi». Quantifichiamo questo calo. «I nostri dati parlano chiaro: si tratta di una flessione media del fatturato 24 Seariver Port del 20 per cento. La discesa è iniziata nel settembre 2008 e chi prima aveva le spalle grosse oggi sta, come dicevo prima, galleggiando. Tanto per rendere l’idea: chi effettua il servizio door to door, che ha sempre sofferto del ricarico dei costi del trasporto su gomma, oggi riesce persino a imporre un prezzo ai trasportatori». E nel frattempo nessun mercato è riuscito a sostituire quelli in crisi. «No. L’effetto è stato a catena: crollo dei consumi, crollo delle importazioni, blocco della produzione, calo drastico dello shipping e delle toccate navi». Questo per quel che riguarda il traffico merci, come se la passa invece il settore passeggeri? «Leggermente meglio. Nel caso del Porto di Venezia, per esempio, è aumentato il traffico solo per le navi passeggeri, che ha in parte compensato il calo del 25 per cento di navi commerciali. Ma teniamo presente che molti agenti marittimi ricevono soprattutto un beneficio d’immagine dai contratti con gli armatori. Certo, serve anche questo». Quali sono le strategie degli agenti marittimi? «Ci stiamo muovendo su tutti i fronti per convincere la nostra clientela ad usufruire della nostra logistica. Ma soprattutto non siamo più stanziali come un tempo. Gli agenti marittimi, in genere, nascevano in un porto e lì conducevano la loro vita professionale. Oggi questo non è più possibile, pena un depauperamento delle nostre professionalità. Rimanere tutta la vita legati a un porto, significa poi farsi la guerra tra aziende non appena si presenta un osso con un poco di carne attorno. Questo atteggiamento danneggia tutto il nostro comparto. Ecco perché oggi occorre diversificare e essere presenti in più scali, pronti per cogliere le opportunità di ripresa che già iniziamo a registrare nei primi mesi del 2010. Occorre muoversi oltre il battente dell’onda». Lei siede anche nella Commissione consultiva locale del Porto per conto del Ministero dei trasporti. Che cosa occorre a un porto per essere appetibile dal punto di vista commerciale? «Occorre anzitutto trovarsi pronti con infrastrutture adeguate. Per venire alla situazione di Chioggia, va sicuramente riconosciuto all’A.S.Po. un plauso per la realizzazione di Val Da Rio. Detto questo, se è vero che lo sviluppo dei traffici è legato alla capacità di fare rete tra porti, è altrettanto vero che in tutto il mondo il trend di sviluppo dei porti è legato al trend di sviluppo delle navi. Il naviglio aumenta ogni anno, e non si fraziona più. Oggi non è più possibile sostenere i costi di carichi piccoli nemmeno su rotte brevi. Perciò, al netto di alcune commissioni ai cantieri congelate anche dalle grandi compagnie come la Maersk, aumenta costantemente la capacità di carico e quindi il dislocamento e il pescaggio delle navi per risparmiare sui costi del nolo e del trasporto. Il che obbliga i porti ad essere attrezzati non solo in banchina ma soprattutto sui fondali». Oggi occorre diversificare e essere presenti in più scali, pronti per cogliere le opportunità di ripresa Alfredo Calascibetta Seariver Port 25 V C ELA: ZENNARO DOMINA LA “MARINADA” DI PORTO ROSE HIOGGIA TORNA A TINGERSI DI BLU NEWS Enrico Zennaro si piazza primo spinto da un eccezionale vento di 35 nodi 26 Sull’onda del successo dello scorso anno ritorna Ottobre BLU E.B. M.C. Foto courtesy: Enrico Zennaro Foto courtesy: A.S.Po. Sabato 15 maggio, al Salone Nautico di Porto Rose, alla tradizionale regata della “Marinada”, sul 10 metri THE ONE disegnato da Andrej Justin, l’equipaggio del Porto di Chioggia guidato dal velista chioggiotto Enrico Zennaro e dal triestino Stefano Spangaro si è piazzato al primo posto sul campo di regata di 10 miglia tra Izola e Porto Rose. Erano circa una ottantina le imbarcazioni, che sono state letteralmente decimate dalle condizioni meteo. Partite con un vento di circa 25 nodi, in condizioni già difficili, le barche si sono trovate ad affrontare raffiche di bora che hanno toccato e superato i 35 nodi. Molte sono state disalberate. «Tutto l’equipaggio ha vissuto emozioni fortissime – racconta Enrico Zennaro –, governare la nostra imbarcazione è stata davvero un’impresa. Non mi era mai capitato di affrontare, nei tanti giorni della mia vita a trascorsi regatare». L’equipaggio del Porto di Chioggia era formato, oltre che da Zennaro al timone e Spangaro (celebre per l’avventura del giro del mondo sul “Brooksfield”) nel ruolo di tattico, da Nicola Zennaro, Alessandro Vianello, Alessandro Siviero, Maurizio Varagnolo e il direttore dell’A.S.Po Oscar Nalesso. «I risultati di Enrico confermano la bontà della sponsorizzazione con cui A.S.Po. ha contribuito a sostenere la sua stagione agonistica, presentata al Salone Nautico di Venezia a marzo scorso», aggiunge il direttore Nalesso. Il giorno seguente, Enrico si è piazzato al secondo posto in un match race più tecnico tra sei imbarcazioni duellando con la gemella del team di Branko Brcin poi piazzatasi prima. Anche quest’anno, la Camera di Commercio di Venezia, l’Azienda Speciale per il Porto di Chioggia, il Comune di Chioggia e l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, con la partecipazione della Marina Militare Italiana e della Capitaneria di Porto, presenteranno la seconda edizione di “Ottobre BLU “ Nel solco delle migliori tradizioni marinare, di cui Chioggia è culla, la kermesse avrà quest’anno come tema quello che è uno dei più antichi ed affascinanti mezzi di propulsione per le imbarcazioni: la vela, in tutte le sue declinazioni culturali, formative, economiche e sportive. Circondata da quel meraviglioso e vasto specchio acqueo che è la laguna, collegata al territorio retrostante dalla rete di fiumi e canali che la alimenta e affacciata sull’adriatico, Chioggia ha visto, nel corso dei secoli, imbarcazioni armate con vele di tutti i tipi, quadre, auriche, latine. Queste stesse vele torneranno a solcare le sue acque nel corso della manifestazione, dalla magnifica nave scuola della nostra Marina Militare, l’Amerigo Vespucci, a burci e trabaccoli fino alle moderne imbarcazioni da regata. In questo suggestivo contesto Chioggia dedicherà dieci giornate ad eventi significativi della marittimità e delle realtà locali, nazionali ed internazionali di ambito economico, culturale, storico e sportivo. L’appuntamento è quindi dal 13 al 25 ottobre per vivere un nuovo Ottobre BLU. Seariver Port A sinistra: Enrico Zennaro A destra: la locandina di Ottobre Blu 2010