Nippon Kempo Magazine n°3

Transcript

Nippon Kempo Magazine n°3
Numero 3, Settembre 2013
SOMMARIO
Zarei, il saluto iniziale
p.3
Tradizione, un principio fondamentale
p.4
Nippon Kempo, come tutto ebbe inizio
p.5
L’angolo della tecnica - Il Tai Sabaki
p.6
Programma base per 6° kyu (cintura bianca)
p.7
La palestra del mese - Polisportiva sports promotion Azzate
p.8
International competition - Russia e ANKA Frienship tournament - USA
P.9
“La tradizione è una bellezza da conservare,
non un mazzo di catene per legarci.”
2
ZAREI, IL SALUTO INIZIALE
Il saluto è una parte essenziale della pratica del Nippon Kempo, poiché serve a mutare il proprio stato interiore, liberandosi dei pesi del mondo esteriore e prendendo
coscienza di sé e degli altri al fine di concentrarsi al meglio sul percorso di crescita
seguito all’interno del Dojo.
Quando sta per cominciare la lezione il Maestro, gli istruttori e le altre cinture nere
si dispongono in piedi lungo la sede superiore (kamiza), le cinture colorate si allineano specularmente a loro. I comandi sono dati dalla cintura colorata più alta, la
quale osserva i movimenti del Maestro, che guida silenziosamente tutta la cerimonia.
Appena il Maestro fa per inginocchiarsi si dà il comando di Seiza, che porta tutti gli
allievi, dal grado più alto a quello più basso, ad inginocchiarsi.
Alla chiusura degli occhi si ha l’inizio della fase di meditazione, scandita dal comando mokuso, eseguita nel silenzio totale per consentire di raggiungere
l’armonia essenziale a farsi ricettivi nei confronti dell’insegnamento del Maestro.
Quando gli occhi del Mestro si riaprono si impartisce il comando yame.
Seguono ora i tre saluti (zarei) eseguiti in ginocchio, appoggiando di fronte a se la
mano sinistra seguita dalla destra mentre si esegue un inchino.
Questi tre saluti hanno ognuno il proprio significato, illustrato dal comando impartito per ognuno:
Dojo-ni-rei, ossia il saluto al Dojo, luogo dove si è istruiti nel proprio percorso marziale.
Sensei-ni-rei, saluto al Maestro, colui che indica agli allievi la Via.
Otagai-ni-rei, saluto reciproco che simboleggia l’unità e il rispetto reciproco che
devono sempre essere presenti nel Dojo.
Le posizioni dei diversi gradi durante il saluto
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TRADIZIONE, UN PRINCIPIO FONDAMENTALE
Il rispetto della tradizione dovrebbe rappresentare la stella polare per chiunque
pratica un’Arte Marziale.
Questo principio rischia però di essere svuotato quando il termine viene utilizzato
per indicare la mera consuetidine, la quale si origina dalla ripetizione di qualcosa
di schematizzato in un punto preciso del passato, da allora preso come “momento
ideale”. Non c’è nulla di più lontano da ciò che il termine tradizone in origine descriveva.
Tradizione deriva dal latino “tradère”, cioè portare, consegnare, rendendo partecipe chi verrà dopo di noi del sapere che abbiamo ricevuto in dono da chi ci ha preceduto.
Nella pratica marziale rispettare la tradizione non può che voler dire conservare e
tramandare una conoscenza che per sua natura rifugge le schematizzazioni, poiché come recita un’antica massima:
“Non si può percorrere la Via restando fermi.”
Infatti sarebbe una corruzione del vero spirito di una qualsiasi Arte fermarsi in un
punto, per quanto alto e nobile possa sembrare, poiché ciò impedirebbe la crescita
interiore che si dovrebbe raggiungere con la pratica marziale, la quale rappresenta
un mezzo e non un fine.
▲
Il monaco Bodhidharma, ritenuto dalla leggenda il “creatore” delle Arti Marziali
quali strumento di aiuto alla ricerca dell’illuminazione nella vita monastica buddhista.
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NIPPON KEMPO, COME TUTTO EBBE INIZIO
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, seguendo lo spirito della restaurazione
Meiji, l’antico patrimonio marziale giapponese andò incontro a profondi cambiamenti. Le antiche Arti che per secoli erano state il segno distintivo di una società
guerriera vennero ad ispirare nuove discipline, meno sacralizzate e meno elitarie.
Più “occidentali”, diremmo oggi.
Vediamo infatti svilupparsi in questo periodo soprattutto il Judo, l’arte della cedevolezza, in cui vengono banditi gli atemi (colpi dirett) e il Karate, caratterizzato
dall’esecuzione di tecniche codificate per mezzo di kata (forme).
L’osservazione degli aspetti fondanti di queste due arti portò il Maestro Masaru
Muneomi Sawayama ad iniziare lo sviluppo di una nuova arte che tornasse a comprendere al suo interno gli atemi e la cui esecuzione non fosse imprigionata
all’interno di forme schematizzate.
Per garantire una pratica reale, ma allo stesso tempo sicura, venne sviluppato un
insieme di protezioni, detto bogu, sviluppato a parrtire dall’armatura degli antichi
samurai, che consentisse di portare colpi reali senza cagionare danni fisici
all’avversario.
Il combattimento reale garantito dalla nuova disciplina era inoltre un tributo alla
grande tradizione marziale giapponese, che poteva di nuovo vivere liberamente,
priva delle rigide schematizzazioni che non le appartengono, né mai le apparterranno.
Nel 1932 il Maestro Sawayama diede alla sua nuova Arte il nome di Nippon Kempo,
con il quale fu da allora in poi conosciuta.
Pionieri del Nippon Kempo
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L’ANGOLO DELLA TECNICA
IL TAI SABAKI
Tai sabaki letteralmente significa “movimento del corpo”, però la letteralità della
traduzione non aiuta a comprendere quanto questo movimento sia essenziale nella
pratica marziale.
Il verbo “sabaku”, infatti, significa riordinare un disordine, decidere ciò che giusto
o falso, mentra il termine “tai” vuol dire corpo.
Pertanto il termine “tai sabaki” sta ad indicare la risposta, data col movimento del
corpo, all’attacco dell’avversario, al fine di riguadagnare il vantaggio, ponendo chi
attacca in una posizione di equilibrio precario e consentendoci di trovarci nella posizione ottimale per un contrattacco efficace e risolutivo, poiché, se ben eseguito,
questo movimento pone uke in una posizione in cui non può nuocere, né muoversi
agevolmente in relazione alla nostra posizione.
Il tai sabaki può essere eseguito sia arretrando, sia avanzando, benchè lo schema
motorio si costruisca sempre immaginando il proprio corpo all’interno della medesima figura, ossia un quadrato.
Infatti, stante la posizione iniziale su uno dei lati orizzontali dell’immaginario quadrato, l’obiettivo è spostarsi su uno dei lati verticali, in avanti o indietro, in modo
da trovarsi nella posizione più conveniente per continuare il combattimento.
Inizialmente lo schema si costruisce con l’esecuzione solitaria del movimento, per
poi passare al perfezionamento dello stesso nel lavoro a coppie, stimolati da spinte
eseguite da un compagno di allenamento. Utile per gli allievi più esperti è, a questo
punto, eseguire il tai sabaki su spinta anche ad occhi chiusi, al fine di migliorare la
propriocezione globale.
Schema del tai sabaki, avanzando e arretrando.
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PROGRAMMA BASE PER 6° KYU (CINTURA BIANCA)
40 ORE DI LEZIONE
TSUKI ( Pugni )
KERI ( Calci )
Hado tsuki
Mae geri
Shomen tsuki
Ushiro geri
Hidari do tsuki
Migi do tsuki
Ushiro tsuki geri
Migi men tsuki
Hidari men tsuki
Yoko geri
Yoko tsuki geri
KAMAE ( Posizioni di guardia )
SHINTAI ( Spostamenti )
Fudo dachi
Yori ashi
Heiko dachi
Tsuki ashi
Hidari chudan no gamae
Migi chudan no gamae
UKEMI ( Cadute )
LAVORO AL SACCO E CORAZZA
Ushiro ukemi
Tecniche di pugni
Yoko ukemi
Tecniche di calci
Kaiten mae ukemi
Shintai
Combinazioni in movimento con controllo della
distanza
KATA ( Forma )
Sanshigeki
TECNICHE DI CONTROLLO A TERRA
Controllo dell’avversario a partire dalla posizione di dominante
Controllo dell’avversario a partire dalla posizione di sottomissione
Hon gesa katame
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LA PALESTRA DEL MESE
POLISPORTIVA SPORTS PROMOTION AZZATE
L’attività di questa realtà inizia nel 2005, con i primi corsi tenuti presso la palestra
Shojukai, sempre ad Azzate.
Da allora bambini e ragazzi di età compresa tra i cinque e i diciassette anni hanno
conosciuto e iniziato a praticare il Nippon Kempo.
Partito con soli tre allievi, il gruppo negli anni è cresciuto sia per numero che per
esperienza, partecipando a numerose competizioni nazionali ed internazionali, ottenendo importanti risultati grazie alla dedizione dei propri atleti.
Nel 2010 il gruppo si trasferisce presso la palestra della polisportiva di Azzate, entrando a far parte della Sports Promotion.
Ad oggi il corso conta circa venticinque membri tra bambini e ragazzi, la cui età va
dai cinque ai diciassette anni.
Il corso è diretto dall’istruttore Michele Lasaponara, IV dan, arbitro e consigliere
federale e grazie al supporto dell’istruttore Tiziano Zappia, II dan, il gruppo continua la sua crescita tecnica ma anche psicofisica, grazie anche alla capacità di aggregazione che la pratica marziale consente.
Le lezioni si tengono nei giorni di lunedì e mercoledì, dalle 18:00 alle 19:30, presso
la palestra della scuola media di Azzate.
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INTERNATIONAL COMPETITION - RUSSIA
ANKA FRIENDSHIP TOURNAMENT - USA
Invito Ufficiale
Siete invitati a partecipare all’ ANKA International Friendship Tournament che si
terrà presso la Pico Park Gym, 9528 Beverly Blvd. City di Pico Rivera, California
U.S.A., il 13 Ottobre 2013, a partire dale ore 9:00.
La vostra partecipazione e un breve discorso circa il torneo da parte del capo delegazione sarebbero per noi un onore.
Penseremo ad organizzare la sistemazione e I trasporti, chiediamo però cortesemente di farci pervenire le date di arrive e partenza in modo preparare il tutto al
meglio.
Saremmo onorati di avere la presenza di uno o due vostri arbitri.
In questa occasione possiamo provvedere alle spese per due arbitri, fino a Quattro
atleti di qualsiasi età e un rappresentante.
Cordiali saluti
Luis Cobian
Presidente ANKA
Chiunque fosse interessato a partecipare a queste manifestazioni può rivolgersi
alla direzione tecnica.
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