Sergio Manghi, La conoscenza ecologica: attualità di Gregory
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Sergio Manghi, La conoscenza ecologica: attualità di Gregory
Sergio Manghi, La conoscenza ecologica: attualità di Gregory Bateson, R. Cortina, Milano 2004, pp XIV-149 Recensione di Francesca Lazzari (febbraio 2007) Dottorato in Scienze della Cognizione e della Formazione, Cà Foscari Università, Venezia, Dipartimento di Filosofia e Teoria della Scienza – Centro di Eccellenza per la Ricerca l'Innovazione e la Formazione Avanzata ([email protected]) Review by Francesca Lazzari (February 2007) PhD in Cognitive and Educational Sciences, Cà Foscari University, Venice, Department of Philosophy and Theory of Science – Centre of Excellence for Pedagogical Research and Advanced Learning Abstract Gregory Bateson è uno dei pensatori più affascinanti e complessi del Novecento, Manghi in questo saggio, attraverso la riproposizione meditata di alcuni dei suoi contributi più significativi, riesce a trasmettere l’attualità delle sue riflessioni. Le riflessioni di Bateson sono lungimiranti interpreti del pensiero complesso indotto dalla contemporaneità. La conoscenza ecologica evidenzia l'attualità del pensiero batesoniano. Sergio Manghi affronta i processi conoscitivi che accompagnano gli esseri viventi nella realtà del quotidiano attraverso gli insegnamenti del famoso antropologo inglese Gregory Bateson. Questo saggio ci offre un approccio pluridisciplinare (sociologico, psicologico, pedagogico, antropologico e filosofico) e pertanto situa l’opera di Bateson in rapporto con le più significative correnti culturali del nostro secolo e ne articola la ricchezza. L’autore analizza in particolare: la creatività dei processi conoscitivi, il loro carattere relazionale, l'illusione di poter controllare il mondo sia da parte della collettività che da quella del singolo individuo, la necessità di un riferimento al sacro. Gregory Bateson is one of the most fascinating and complex thinkers of the 900’s. In this essay Manghi, through a meditated re-proposition of some of his most significant contributions, manages to convey the actuality of his reflections. The reflections of Bateson are far-sighted interpretations of the complex thought induced by contemporaneity. Ecological knowledge shows the actuality of Batesonian thought. Sergio Manghi confronts the cognitive processes that accompany living beings in their everyday world through the teachings of the famous anthropologist Gregory Bateson. This essay gives us a multidisciplinary approach (sociological, psychological, pedagogical, anthropological and philosophical) and thus puts Bateson’s work in relation with the most significant cultural currents of our century articulating its richness. In particular the author analyses: the creativity of cognitive processes, their relational character, the illusion of being able to control the world both by the part of the society and by that of the single individual, and the necessity of a sacred reference. Recensione Prologo Gregory Bateson è noto soprattutto in ambito psichiatrico e per la sua influenza sui movimenti ecologisti. Ma è all’interno di una prospettiva sociale che possono essere comprese a fondo la sua originalità e l’attualità del suo lavoro. Il linguaggio "ecologico" creato da Bateson - osserva Sergio Manghi - "va annoverato fra i tentativi più alti compiuti nel XX secolo per ripensare la condizione umana nell'era planetaria. Ovvero, per interrogare in profondità il nostro essere parte di più ampi sistemi". Nel definire l'ecologia della mente e la sua natura "sistemica" in chiave non scientista Bateson colloca la "mente" all'interno della più ampia storia naturale, convinto che la cura della sensibilità alla struttura che connette noi - in quanto persone, gruppi, popolazioni, in quanto specie - ai più ampi processi biologici, possa costituire la base per integrare in modo nuovo l’epistemologia dei sistemi viventi. Se questa nuova modalità di interpretazione e di pensiero si fosse diffusa, scrive Mary C. Bateson, "la gente avrebbe affrontato in modo diverso i problemi dell’equilibrio ecologico, della guerra e della pace". Alla base delle riflessioni di Bateson c'è il modello sistemico e cibernetico, che si riassume nell'idea che ogni individuo, ogni essere, costituisca un sistema aperto, che interagisce con l'ambiente operando con le informazioni interscambiate. Tra l'insieme degli esseri viventi e la natura inanimata c'è una fondante unità, basata su 1 principi comuni di organizzazione e sviluppo e derivata da differenti e molteplici interazioni. 1. Filtri creativi Nel saggio si pongono le domande di come l’individuo sperimenti il mondo e la realtà quotidiana. Attraverso l’azione del vedere percepiamo le immagini di tutto ciò che ci sta attorno. Si delinea un mondo virtuale, elaborato oggettivamente e percepito come reale e unico. L’esperienza recettiva, tramite cui ricreiamo la realtà, è soggettiva e, tuttavia, interprete della realtà oggettiva che si ritiene sia percepita nella stessa identica maniera da tutti gli individui. Esiste un sorta di filtro agente tra gli individui e la realtà oggettiva capace di creare attivamente il mondo in cui viviamo. Per Manghi “essere umani non è abitare il mondo, ma le immagini che ci facciamo di esso” in quanto si forma un legame misterioso tra l’esperienza personale e ciò che accade all’esterno, una ineluttabile combinazione di oggettività passiva e soggettività creativa. Il modo in cui i filtri agiscono, selezionano, rinviano a mondi possibili avviene sulla base di preconcetti, di informazioni genetiche ed ambientali e in virtù di abilità del tutto sconosciute agli individui. Questa inconsapevolezza permette di dare valore e significato al reale che circonda i viventi. Se avessimo una consapevolezza continua dei processi con cui formiamo le immagini e le rappresentazioni del mondo “queste cesserebbero di essere credibili”, sottolinea Gregory Bateson riferendosi a tutti gli esseri viventi. Siamo coinvolti in questo processo creativo, nessuno escluso. Emerge con forza in questa prima parte la visione dinamica della realtà, di mutua sussidiarietà tra “organismo flessibile” e “ambiente flessibile”. Bateson definisce questo sistema unitario “organismo nel suo ambiente”. Manghi evidenzia le affinità tra ecologia della mente e autopoiesis: l’evoluzione è processo mentale, essere noi stessi i creatori del mondo in cui viviamo comporta una riflessione più profonda sulle nostre percezioni e sul ruolo del linguaggio nella loro comprensione. Partecipiamo alla realtà tramite immagini e sensazioni indotte dal funzionamento delle nostre capacità neuronali senza esperienza diretta, ma tramite idee ed informazioni accumulate. Possiamo, conseguentemente, indicare gli oggetti e le esperienze denominandole, ma per quanto le classifichiamo con precisione, la descrizione avviene attraverso parole. Parole che determinano un significato, ma non contengono la realtà. Dare nomi alle cose produce realtà virtuali, mappe di mappe, in un processo che si avvita e si autoproduce all’ infinito, senza comprensione dell’essenza profonda della kantiana cosa in sé : Bateson dice che “la mappa non è il territorio, il nome non è la cosa designata dal nome”. Il linguaggio umano, anche quello formale scientifico, non ha connotazione oggettiva, poiché dotato in modo imprescindibile di autonoma creatività. Per Manghi “la pratica scientifica è fatta di invenzioni anziché di scoperte”, il linguaggio determina responsabilmente le verità affermate. Se è del tutto soggettiva la percezione della realtà circostante, la veridicità di qualsiasi considerazione e affermazione umana è delimitata entro i confini della soggettività. Si percepiscono visioni di “giustizia” o di “famiglia” differenti da quelle altrui. Differenti, non significa non vere in quanto in assenza della possibilità di giudizio oggettivo qualsiasi considerazione umana è considerabile perché espressione di diversità. Ogni individuo dovrebbe esercitare ascolto attivo per le ragioni degli altri, relativizzando le proprie convinzioni. Ruolo fondamentale assume, in questa prospettiva, la verità del linguaggio che diviene tale se disposta ad un confronto costruttivo. 2. La danza delle relazioni. La relazione viene prima, afferma Manghi recependo l’insegnamento di Bateson, e questo implica di essere parte di danze relazionali (trama connettiva: pattern which connects). La relazione che si instaura nel processo conoscitivo tra 2 osservatore ed osservato non è oggetto di scelta e non può essere pilotata attraverso il calcolo razionale delle conseguenze prevedibili. Ci sentiamo indipendenti dal contesto ambientale in cui siamo immersi, pensiamo di poterci rapportare con esso in modo libero stabilendo regole, modi e tempi delle relazioni. Secondo il messaggio batesoniano è il forte legame tra pensiero e realtà con cui ci relazioniamo che determina una dipendenza bidirezionale tra individuo e contesto ambientale. Stimoli, suggestioni, imput esterni spingono l’individuo a creare le proprie rappresentazioni mentali. Senza comunicazione con il macroambiente in cui siamo vitalmente immersi non potremmo formulare alcun pensiero. Siamo coinvolti negli effetti prevedibili come in quelli (crescenti) imprevedibili delle nostre azioni. Nel bene come nel male. Il termine batesoniano responsive, indica appunto questo nostro essere esposti attivamente all’altro, un essere esposti reciproco, ineludibilmente attivo, che fa sì che a nessun individuo, nel corso delle danze relazionali alle quali prende parte, sia possibile non reagire a, non rispondere a, non essere responsivo verso, al di là della coscienza delle intenzioni. Responsiveness è un termine che incorpora il nostro essere mammiferi, ovvero emozionalmente sensibili alle forme danzanti delle relazioni, delle trame connettive (pattern which connects) di cui siamo parte ininterrottamente. In italiano il termine responsive è stato tradotto da Pino Longo come “sensibile alla struttura che connette”. Per Manghi, la parola italiana “sensibilità” è connotata da un certo fisiologismo: il corpo contro la mente (dualismo che Bateson non condivide) e suggerisce il termine “risonanza partecipe”. Manghi suggerisce, attraverso Bateson, che per quella creatura intensamente comunicativa che è l’essere umano, che lo sappiamo o meno, «la relazione viene per prima, precede» . Nel bene come nel male, noi viventi non possiamo non essere in relazione, dipendenti gli uni dagli altri. Per costituzione genetica, e non per scelta soggettiva e volontaristica e non siamo dunque i protagonisti delle nostre scelte, delle nostre conoscenze. L’interazione produce conoscenza dinamica, trasformativa. Questo è il senso della “danza delle relazioni” a cui ogni essere vivente partecipa costruendo le proprie alterità simboliche, affermando la priorità epistemologica della relazione rispetto alla coscienza individuale. Lo sguardo di Bateson induce a comprendere come la differenza che fa la differenza di ciascuno di noi, non passa per l’autoassertività dell’io, in funzione della quale cercare poi, successivamente, l’incontro, la negoziazione, la comunicazione con l’altro, il riconoscimento dell’altro e da parte dell’altro, ma passa dal riconoscimento che la presenza dell’altro è già da sempre una realtà ineludibilmente presente in ciascuno di noi. Secondo Bateson, possiamo imparare a “danzare” in forme maggiormente rispettose di noi stessi, degli altri, dei contesti sociali e naturali che abitiamo. Attraverso le danze relazionali, rinunciando al controllo unilaterale sulla realtà, gli individui stessi vengono generandosi e rigenerandosi, insieme ai contesti relazionali e alle società Le individualità si definiscono e riconoscono attraverso l’interazione, la comunicazione, il mutuo rispecchiamento mimetico, la reciproca immaginazione. Immaginarci parte di tale danza impegna perché agire è sempre anche interagire, sentire è sempre anche intersentire, pensare è sempre anche interpensare, l’interazione è sempre e comunque conoscitiva. Abbiamo parziale consapevolezza dell’apprendimento determinato dalla relazione volontaria e involontaria, controlliamo in piccola parte i processi formativi attraverso i quali siamo e diventiamo quello che siamo. 3. Il pane, il vino, e la coscienza. Manghi analizza la modalità interattiva delle relazione e individua una topologia relazionale simmetrica e una tipologia relazionale complementare. La tipologia simmetrica si instaura tra “danzatori” che si riconoscono reciprocamente come “eguali” . Nel bene e nel male, in situazioni di affinità o di ostilità, la relazione determina una ri-orizzontalizzazione della realtà contestuale in cui si manifesta la relazione. La tipologia complementare si instaura tra “danzatori” 3 che si riconoscono su piani di differenza determinanti asimmetrie di ruolo come nelle situazioni dove si giocano relazioni di potere, di autorità. Secondo Manghi, queste due tipologie sono fondanti di qualsiasi altra relazione possibile nella realtà dei viventi. Manghi affronta le implicazioni patologiche legate al disagio psico-fisico determinante sia le dipendenze da alcool, sia l’ anoressia. Caratteristica di tali patologie è la presenza di una asimmetria relazionale con le bevande alcoliche o con il cibo fondata su una sfida continua e logorante con se stessi alla ricerca del controllo delle proprie pulsioni. Manghi afferma che tale sfida è perdente perché il controllo non è sempre possibile. Bateson suggerisce di trovare un modo della relazione con le idee che ci vengono in mente, quali che esse siano per affrontare la realtà. Ma il problema delle relazioni con le nostre idee è il problema delle relazioni con le nostre azioni., perché pensare è interagire. A partire da queste riflessioni Manghi propone la resa, l’accettazione della posizione di complementarietà per ristabilire simmetria con la dipendenza e affrontare il disagio come esperienza per rielaborarlo senza vivere la violenza della frustrazione della sconfitta. Quasi un epilogo Manghi propone una cultura dei limiti e delle responsabilità, urgente e indispensabile per affrontare i problemi che incombono sull’umanità intera a partire dai i temi che hanno impegnato le riflessioni di Gregory Bateson negli ultimi anni della sua vita. Esiste un qualche tipo di fede, di “sacra appartenenza”, come la definisce Sergio Manghi, che da sempre esercita una forma di partecipazione nelle nostre percezioni, nelle relazioni che costituiscono la realtà. A maggior ragione allora si dovrà evitare di agire individualisticamente, ignorando il carattere sacrale nonché necessario della relazione. Solo cosi si eviterà di agire afferma Manghi “nelle reciprocità negative, nei risentimenti, nella violenza e nella follia”. Le osservazioni di Bateson sul collegamento profondo che esiste fra la sfera della bellezza e del sacro (entrambe forme di comprensione emotiva non mediata dalla razionalità) e la sfera dell'inconscio, portano a stabilire che bellezza e sacro sono, come l’inconscio, categorie immanenti alla “mente” e non provengono da entità trascendenti. E’ questo collegamento la base per affrontare, da un lato, le questioni del degrado dell’ ecosistema terrestre e dall’altro quelle dell’intreccio sempre più inestricabile fra conoscenza scientifica e vincoli etici che sempre più caratterizzano lo sviluppo non solo delle scienze sociali, ma anche di quelle della vita e della mente. Indice Prefazione Prologo Il tempo è fuori squadra 1. Filtri creativi. Conoscere è costruire immagini del mondo 2. La danza delle relazioni. Conoscere è essere parte di contesti interattivi 3. Il pane, il vino, e la coscienza. Patologie del conoscere nell’ “occidentale medio” Quasi un epilogo Vedere le nostre follie in una prospettiva più vasta. Note sull’autore Sergio Manghi (Parma 1947), insegna Sociologia della conoscenza all’Università degli Studi di Parma. Sul pensiero di Gregory Bateson, sulla sua rilevanza per 4 l’analisi delle pratiche sociali e per la formazione alle relazioni educative e d’aiuto, ha già pubblicato diversi lavori, tra cui “Il gatto con le ali” e “Attraverso Bateson”. Si occupa dei rapporti tra biologia e cultura, della natura sociale dei processi cognitivi ed emozionali, dei comportamenti altruistici e delle relazioni d’aiuto in ambito educativo, terapeutico e sociale. È redattore della rivista Pluriverso (ETAS libri- RCS, Milano) Bibliografia essenziale dell’autore - Sergio Manghi, Il barone e l'apprendista. Ricerche sulla condizione accademica nell'università di massa, franco Angeli 1987 Sergio Manghi (a cura di), Attraverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali, Cortina Editore, Milano, 1988 Manghi Sergio, Il gatto con le ali. Ecologia della mente e pratiche sociali, Feltrinelli Milano 1990 (Asterios 2000) Manghi Sergio, Il paradigma biosociale. Dalla sociobiologia all'autoorganizzazione del vivente. Franco Angeli, Milano 1984 Manghi Sergio, La conoscenza ecologica. Attualità di Gregory Bateson, Raffaello Cortina, Milano, 2004 Manghi Sergio, Il medico, il paziente e l'altro. Un'indagine sull'interazione comunicativa nelle pratiche mediche, Franco Angeli, Milano 2005 Manghi Sergio, Questo non è un albero. Conoscenza, relazioni sociali, ecologia della mente, Monte Università Parma 2005 Manghi Sergio, Zidane. Anatomia di una testata mondiale,Città aperta, Milano 2007 Links per approfondimenti su G. Bateson Bateson/Crazytigerinstitute Gregory Bateson Archive, presso l'Università della California. Gregorybateson.net Sito interamente dedicato a Gregory Bateson. Bateson/Gwu.edu Breve biografia di Gregory Bateson. Bateson-02/Oikos Conferenza di Bateson sul dualismo mente-corpo. Bateson/Dannyrewiews Breve recensione di Bateson, Mente e natura. Bateson-03/Oikos Articolo on line: Paul F. Dell, "Bateson e Maturana: Verso una fondazione biologica delle scienze sociali". Bateson-01/EMSF Articolo: Alessandro Del Lago, "Bateson e l'epistemologia". Bateson-02/EMSF Articolo: Alessandro Del Lago, "Il pensiero ecologico di Bateson". Bateson/Integratedprimarycare Articolo on line: Alexander Blount, "Gregory Bateson and a Language for Psychotherapy". 5
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