The American Album

Transcript

The American Album
The American Album -­‐ Beppe Gambetta Gadfly Records, 518 Se questo American Album è il vostro primo incontro con l’arte di Beppe Gambetta, state per scoprire perchè musicisti da diverse parti del mondo lo considerano uno tra i migliori chitarristi della scena acustica. In questo giudizio, la tecnica chitarristica e il virtuosismo hanno sicuramente un peso importante. Come solo per pochi altri grandi musicisti, lo stile di Beppe si riconosce sia nell’incredibile velocità, sia nel fascino di una lenta melodia. Altro ingrediente è la sua profonda sensibilità e il rispetto per le tradizioni della musica popolare, non solo per le melodie e le canzoni, ma anche per la vita degli artisti che le hanno generate e il ruolo della musica nel promuovere comunità e comunicazioni inter-­‐culturali. Ma grande tecnica e profonda conoscenza del passato da soli non sarebbero stati sufficienti a portare Beppe nella sfera dei grandi. Ciò che egli aggiunge è qualcosa di magico e difficile da descrivere: è la sua personale visione con una creatività coraggiosa con cui esplora e sviluppa nuove dimensioni nel territorio musicale e nella tecnica senza mai perdere il legame con le sue radici. Tutto questo è evidente in questo nuovo CD dal brano di apertura – una magnifica composizione che potrebbe essere la colonna sonora di un film – fino a quello finale, una nuova visione di una melodia conosciuta scritta 75 anni fa da un Governatore della Louisiana. Nel mezzo troviamo una nuova interpretazione (in veste chitarristica) di un brano del banjoista Earl Scruggs che molti appassionati, Beppe compreso, ascoltarono nell’album “cult” Will the Circle Be Unbroken degli anni Settanta e anche una ritrovata e poco nota melodia di Norman Blake. Ci sono medleys in onore dei Delmore Brothers e dei primi chitarristi Bluegrass che hanno influenzato lo stile (George Shuffler, Charlie Waller, Don Reno). C’è un brano Old-­‐time recuperato dall’anonimato e una melodia della tradizione violinistica canadese interpretata forse per la prima volta con la chitarra. E c’è di più, come ad esempio un’altra composizione di Beppe, questa volta ispirata a uno scoiattolo in visita a casa sua che probabilmente era uno sprinter olimpionico in allenamento. Procedendo nell’ascolto risulta evidente un’altra consuetudine dei lavori di Beppe Gambetta, quella che l’intero album si sviluppa intorno a un concetto. Mentre ogni brano è chiaramente magnifico e capace di stupire da solo, l’insieme è in qualche modo anche più della somma delle sue parti. E’ giusto notare che le radici di Beppe non sono interamente americane essendo nato e cresciuto a Genova, città che rimane la sua dimora per parte dell’anno. Le sue radici italiane toccano in qualche modo anche questo progetto. La poesia e il gusto che aggiungono possono apparire più sottili rispetto ad altri suoi lavori, ma ben vengano a ricordarci che la buona musica è un vero messaggio universale pronto per arricchire le nostre vite. John Weingart, conduttore per più di 33 anni dello show radiofonico “Music You Can’t Hear On The Radio” (WPRB-­‐FM e WPRB.COM), Princeton, NJ e Direttore Associato dell’ Eagleton Institute of Politics presso la Rutgers University. (traduzione: Federica Calvino Prina)