gilberto zorio

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‘14 novembre:si apre’
gilberto zorio
Il 14 novembre, alle 18.30, si apre a Roma, in via Reggio Emilia 24,
OREDARIA, un nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea diretto
da Marina Covi Celli.
La mostra inaugurale della galleria è una personale di Gilberto Zorio
che presenta opere appartenenti alla propria storia artistica e lavori
inediti dedicati al nuovo spazio.
‘14 novembre:si apre’ è il titolo della mostra di Zorio, a ricordo della
data di realizzazione della sua prima personale nel 1967 ed è anche la
data di nascita di una nuova realtà nel panorama romano.
CATALOGO SKIRA in preparazione
(Testo di Achille Bonito Oliva)
oredaria temi e forme dell’arte srl unipersonale / p.iva c.f. 07481771009
Via Reggio Emilia, 22-24 / 00198 Roma / +39 06 97 60 16 89 / [email protected] / www.oredaria.it
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GILBERTO ZORIO (nato a Andorno Micca, Biella 1944 – vive e lavora a
Torino) è stato uno dei protagonisti di quel movimento, formatosi a metà
degli anni Sessanta in Italia, denominato Arte Povera, che si inserisce nella
più generale tendenza all’arte processuale, un’arte cioè che mette a nudo i
propri elementi e procedimenti,si rivela nel suo farsi e sostituisce alla
tradizionale rappresentazione la presentazione diretta dei materiali.
Gilberto Zorio propone nella stessa data, il 14 novembre, a distanza di
trentasei anni dalla sua prima personale, una mostra che si presenta con
nuova energia.
Allora, nella galleria di Gian Enzo Sperone a Torino (1967), aveva
presentato opere che apparivano come semplici registrazioni di gesti
elementari (come il cilindro di eternit che viene sollevato in equilibrio
precario da camere d’aria) e di processi fisici “in progress” (come
l’evaporazione dell’acqua marina sulla tenda).
Subito Tommaso Trini, nel testo che accompagnava la mostra, aveva
definito l’opera di Zorio “nuda, totalmente fisica” e aveva proseguito con
acutezza: “Finalmente, ho visto degli oggetti dove i materiali, la materia,
significano energia”.
Ed è proprio il concetto di energia la costante che attraversa l’intera opera
di Zorio da allora fino a oggi, dagli attrezzi “per purificare le parole”, alle
stelle, alle canoe, alle “macchine irradianti”, tutte immagini in
movimento.
La stella, figura atavica e cosmica ricorrente nel lavoro di Zorio, appare nel
1972 per la prima volta in un’opera in cui una pelle animale diventa
autoritratto dello stesso artista (la stella è al posto degli occhi). Filo
incandescente (1970), giavellotto (1971), raggio laser(1975) sono i vettori
d’energia che costruiscono di volta in volta la forma stellare. Vasi, bacinelle
e crogioli, come alambicchi di vetro e di piombo costituiscono alchemici
processi di trasformazione.
Non c’è però mai metafora, il rimando a qualcos’altro (nonostante le
valenze d’archetipo e le risonanze di significato che in generale la stella
possiede): a Zorio dell’immagine interessa la forza, non il valore simbolico,
dei materiali, anche i più comuni, la possibilità di combinazione che
genera positive conflittualità ed energetiche tensioni.
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Gilberto Zorio dal 1967 ha partecipato alle principali mostre dell’Arte Povera ed
innumerevoli sono le sue mostre, personali e collettive, presso spazi pubblici e privati. Fra
l’altro: al 1976 risale la personale al Kunstmuseum di Lucerna, poi espone in numerose
istituzioni museali come lo Stedelijk Museum di Amsterdam (1979), la Galleria Civica di
Modena e il Kunstverein di Stoccarda (1985), Il Centre d’Art Contemporain di Ginevra e il
Centre Georges Pompidou di Parigi (1986), la Philadelphia Tyler School of Art (1988), la
Fundacao de Serralves di Oporto (1990), L’Istituto Valenciano de Arte Moderna di Valencia
(1991), il Centro per l’Arte Contemporanea Pecci di Prato (1992), Documenta di Kassel
(1992) la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento (1996), il Dia Center for the Arts
di New York (2001)
(Laura Cherubini)

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