articolo di Piero Vacca Cavalotto

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articolo di Piero Vacca Cavalotto
Riproduzione per gentile concessione della Rivista “Canavèis”-CUMBE Edizioni
-articolo pubblicato sul numero 12 , autunno 2007/inverno 2008-
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Il “Trio Lescano” in Canavese
Piero Vacca Cavalotto
Gallenca, regione di Valperga, un lembo di
terra tra il torrente omonimo e il torrente
Orco, forse un tempo parte importante della
mitica Canava, tra Castellamonte a oriente e
Valperga-Cuorgnè a occidente, ha una
struttura abitativa sparsa su un territorio
abbastanza vasto: gruppi di casolari dei quali
si sono conservati gli antichi toponimi (Boetti,
Beltrami, san Martino, Silvesco, Bertotti,
Rivarotta per citarne alcuni), corrispondenti
nel periodo medioevale a villaggi abitati da
gente dedita alla coltivazione della fertile
piana alluvionale ed alla pesca.
Borgata Boetti: una schiera di cortili chiusi da
fienili, stalle, depositi, un piccolo accesso
carraio ognuno, abitazioni formate da un gran
numero di locali piccoli e grandi su piani
diversi, un sottopasso che porta all’antico
forno comunale. Muri e scale, ovunque la
pietra, materia prima abbondante portata dai
torrenti: il Gallenca vicinissimo alle case che
brontola durante le piene, l’Orco più lontano
presenza amica e talvolta ostile, nel mezzo la
trecentesca roggia di Favria temuta per la sua
violenta corrente ma risorsa preziosa per
l’irrigazione e, un tempo, di movimento per le
macine dei mulini.
E’ a Boetti di Gallenca che possiamo trovare
le
tracce
delle
sorelle
Leschan,
l’indimenticabile Trio Lescano, che qui hanno
vissuto un periodo non facile della loro vita.
Il padre Alexander Leschan di origini
ungheresi lavorava nel mondo del circo, la
madre, Eva De Leuwe, era una cantante
d'operetta olandese. Erano cresciute in
Olanda, dove le due maggiori avevano
lavorato, con notevole successo, come
ballerine acrobatiche.
“……Arrivano in Italia a metà degli anni
Trenta accompagnate dalla madre, dove sono
scoperte dal maestro Carlo Prato e col nome
di Trio Lescano rappresentano la risposta
italiana al trio statunitense delle Boswell
Sisters.
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Eva De Leuwe Leschan
I nomi delle tre sorelle Alexandrina Eveline
(1910 - 1987), Judik o Judith (1913 - ?) e
Catharina Matje (1919 - 1965) sono subito
italianizzati in Alessandra (Sandra), Giuditta e
Caterina (Caterinetta, detta familiarmente
Kitty o Ketty).
Il Trio, divenuto in breve tempo
popolarissimo grazie alla radio, Inizia
accompagnando cantanti celebri per poi
esibirsi in canzoni esclusive del Trio,
soprattutto di genere swing, tra le quali
famosissime Maramao perché sei morto?, Ma
le gambe, Pippo non lo sa, Tulipan e Il
pinguino innamorato.
Lo stile del trio è basato su raffinati
arrangiamenti vocali, basati su una tecnica
jazzistica denominata “close harmony”. Pare
che le tre sorelle stesse fossero in grado di
improvvisare le basi di tali arrangiamenti, che
poi venivano perfezionati dal M° Carlo Prato,
il loro eccellente pianista preparatore.1
L’origine ebrea della madre crea al Trio
qualche problema: pare ci sia stato anche un
carteggio tra le sorelle Leschan e il duce in
persona con la richiesta di salvare la loro
madre dalle leggi razziali promulgate dal
regime nel 1938. E’ invece del novembre
1939 una dichiarazione del ministero
dell’Interno secondo la quale le tre cantanti
Le Lescano agli inizi della carriera
devono essere “considerate a tutti gli effetti di
legge non appartenenti alla razza ebraica”.
Nel 1941 le sorelle Leschan ottengono la
cittadinanza italiana, e la notizia ha grande
risalto sulla stampa, che per loro ha coniato
definizioni come "Le tre grazie del
microfono”. Con il nuovo status e la
popolarità raggiunta tutto pare filare liscio;
invece i guai seri sono dietro l’angolo.
E’ a questo punto che le strade delle Lescano
si intersecano con quelle di una famiglia di
borgata Boetti, non a caso Boetto di cognome.
La famiglia Boetto, padre, madre, una figlia e
due figli, a metà degli anni 30 si trasferisce a
Torino per gestire la trattoria Barolo (piazza
Vittorio Veneto/via Bava).
Il padre dichiaratamente contrario al regime
viene precettato per la guerra coloniale in
Africa; in pochi giorni è costretto a cedere la
trattoria rimettendoci molti soldi e lasciando
la famiglia senza lavoro. Trovato un
escamotage per evitare la partenza, lavora
prima come muratore e poi come aggiustatore
meccanico. La moglie trova un lavoro a ore
presso la famiglia Leschan che abita in uno
stabile che dà sulla piazza, la figlia svolge
lavori di casa presso una famiglia benestante,
i figli maschi frequentano la scuola. Intanto
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hanno cambiato casa, li
troviamo prima in via San
Giobbe2, poi in via Principe
Amedeo.
Spesso madre e figlia si
recano dalle Lescano, che nel
frattempo si sono trasferite in
uno stabile di via Artisti
(nello stesso stabile abita il
M° Prato), per dare una
mano
nell’accogliere
i
numerosi ospiti, soprattutto
artisti, che le frequentano, e
servire il caffè, preparato alla
turca.
Le Lescano sono molto
cortesi con le persone che
lavorano per loro, talvolta
ricambiano
con
generi
alimentari di cui loro possono
disporre, molto più di quanto
sia possibile con la “tessera” di
regime. A volte i figli della
famiglia Boetto sono incaricati
di portare in camerino abiti di
scena alle Lescano e in questa
circostanza hanno la possibilità
di assistere ai loro spettacoli
per l’EIAR al teatro Vittorio
Emanuele di via S. Massimo.
Papà Boetto di tanto in tanto si
reca in bicicletta a Valperga
dove ha lasciato casa e parenti
e torna in città con qualche
pagnotta preparata nel forno
della borgata e qualche panino
di burro di campagna.
Tessera ferroviaria di Caterina Leschan
Sandra, Giuditta e Caterina nella maturità artistica
Le incursioni aeree su Torino iniziano dopo
l'entrata in guerra dell'Italia: la notte tra l'11 e
il 12 giugno 1940 12 bombardieri inglesi
arrivano su Torino dalle basi dello Yorkshire,
e colpiscono il quartiere a ridosso di Porta
Palazzo e precisamente via Priocca e via XI
Febbraio.
Seguono altre incursioni, le principali a
gennaio 1941 e ottobre 1942.
Dopo i primi bombardamenti i Boetto
iniziano a trascorrere periodi sempre più
lunghi al paese natale. Al definitivo rientro
trovano la casa parzialmente occupata da
operai in forza ad una vicina fabbrica che in
quel periodo lavora a ciclo continuo per
l’esercito; un loro terreno è stato espropriato a
loro insaputa per costruirvi un nuovo
impianto per aumentare la produzione. In un
periodo così difficile non rimane che
rassegnarsi alla nuova situazione.
Mamma e figlia continuano saltuariamente a
lavorare in città ed è in quel periodo che
vengono a sapere che la pressione del regime
sulle Lescano si è fatta più forte. I Boetto
conoscono l’origine ebrea di mamma
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Leschan, sono abituati ad avere a che fare con
famiglie con questa origine: infatti la figlia ha
anche lavorato per una nota famiglia ebrea a
Villa Valpiana, prima che i componenti
fossero tutti deportati in Germania.
Nonostante la popolarità le Lescano sono
tenute sotto controllo, anche perché qualcuno
le accusa di mandare messaggi cifrati in
canzoni come “Tulipan” (detta anche “TuliTuli-Pan”, considerata alla stregua delle
cosiddette “canzoni della fronda” antiregime).
Mamma Eva prevedendo il peggio chiede
aiuto per trovare un rifugio lontano dalla città.
La famiglia Boetto trova due stanze presso i
vicini di Valperga, la famiglia Rolando:
mamma Lescano e figlie raggiungono
Valperga in treno, una per volta
accompagnate da mamma Boetto.
È la primavera del 42. E’ stata da poco
promulgata la legge che prevede l’esclusione
degli elementi ebrei dal campo dello
spettacolo: “….Art. 1. E' vietato l'esercizio di
qualsiasi attività nel campo dello spettacolo a
italiani ed a stranieri o ad apolidi
appartenenti alla razza ebraica, anche se
discriminati,… Art. 2. Sono vietate la
rappresentazione, l'esecuzione, la proiezione
pubblica e la registrazione su dischi
fonografici di qualsiasi opera alla quale
concorrano o abbiano concorso autori od
esecutori italiani, stranieri od apolidi
appartenenti alla razza ebraica e alla cui
esecuzione abbiano comunque partecipato
elementi appartenenti alla razza ebraica…
Art. 5. Con decreto del Ministro per la
cultura popolare, di concerto con il Ministro
per
l'interno,
sarà
nominata
una
Commissione di cui fanno parte anche due
rappresentanti del Ministero dell'interno ed
alla quale è attribuito il compito di
provvedere
alla
compilazione
ed
all'aggiornamento degli elenchi di autori e di
artisti esecutori appartenenti alla razza
ebraica.
Nei riguardi degli autori ed artisti italiani e
degli autori ed artisti stranieri od apolidi,
residenti nel Regno, l'inclusione nell'elenco
dovrà essere preceduta dall'accertamento
della posizione razziale, da parte del
Ministero dell'interno, secondo le norme
contenute negli articoli 8 e 26 del R. decretolegge 17 novembre 1938, n. 1728..”3
Le Lescano si sistemano a borgata Boetti in
due camerette al piano superiore di un
vecchio edificio; dal balcone in legno possono
anche accedere con una scala a pioli ad uno
stanzino nel sottotetto che usano come
deposito. Si sono portate dietro lo stretto
Il successo
Il “rifugio” a Boetti
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necessario: di tanto in tanto ritornano a Torino
in bicicletta per recuperare vestiario, oggetti
per la casa e in cerca di qualche contatto
amico che faccia loro capire la situazione.
Tramite agganci locali riescono anche a
procurarsi qualche mobile per la casa e una
macchina da cucire. Con i proventi della loro
attività precedente anche nello sfollamento
possono disporre di cose impossibili per i
contadini del borgo: molte legate alla loro vita
di artiste e mondana, scarpe
di ogni foggia, vestiti,
pellicce, fanno colazioni e
merende con pane bianco,
marmellate,
cioccolato,
generi che condividono
anche con curiosi bambini
del borgo che vanno a far
loro visita.
Si concedono anche qualche
piatto della loro tradizione
olandese, come zuppe di riso
e latte molto dolcificate.
Hanno contatti solo con la
famiglia Boetto e la famiglia
Rolando che le ospita,
escono di casa lo stretto
necessario, si recano a
prendere l’acqua ad una
vicina fontana con alcune
persone del posto e una fila di bambini che
rivolgono loro ingenue domande. Leggono
molto, di tanto in tanto ricevono qualcuno,
spesso viene da loro il fidanzato di Ketty.
Lescano hanno già cambiato aria.
Per quale destinazione? Forse un rifugio
presso amici in Valle d’Aosta, forse sotto la
protezione di un gruppo partigiano in Valle
Soana.
Finita la guerra, dopo tre anni di silenzio, il
Trio Lesca¬no si sarebbe congedato dal
pubblico italiano con un’ultima esibizione alla
radio, il 1° settembre 1945, accompagnato al
Giuditta e Caterina a Boetti
pianoforte dal maestro Semprini, venuto
appositamente da Londra. Ma di tale concerto
non c’è traccia nella stampa del tempo, ad
esempio nel “Radiocorriere”: forse si tratta
dunque di una mera diceria.
Alla fine del 1943, forse
avvertite che qualcuno le sta
cercando, lasciano nottetempo il
rifugio di Gallenca. Vi rimane la
madre Eva (si dice che da
qualche tempo fosse passata al
cattolicesimo, ma non abbiamo
alcuna
prova
di
tale
conversione); lei sarà a Gallenca
fino a fine 1944 per ritornare a
Torino ancora in via Artisti.
La mossa delle figlie è stata
quanto mai tempestiva: due
giorni dopo la fuga un gruppetto
di camicie nere si presenta ad
Evelina quando ormai le
Eva Leschan a Boetti
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Lo stile degli ultimi anni in Italia
Giuditta e Sandra si trasferiscono poi in Sud
America. Caterinetta lascia il Trio e rimane a
Torino con il suo compagno Giulio Epicureo.
Viene sostituita nella formazione da Maria
Bria4 del Centro Sperimentale EIAR che parte
anche lei per il Sud America e continuerà a
cantare con loro fino agli anni cinquanta: un
periodo difficile, anche per i precari rapporti
con l’impresario che le aveva convinte a
continuare la carriera all’estero.
Giuditta in quel periodo si sposa con un ricco
petroliere di origine canadese; della coppia
non si avranno più notizie, spariti nel nulla o
lontani dal mondo in qualche paradiso
sudamericano.
Sandra, rimasta sola, per un periodo lavora
come interprete, poi incontrato un signore
vedovo di origine toscana torna in Italia con
lui.
In un’intervista realizzata da Natalia Aspesi
de “La Repubblica”, Sandra Leschan ha
raccontato: “Nel 1939, l'anno in cui Gilberto
Mazzi cantava ‘Se potessi avere mille lire al
mese’, noi guadagnavamo mille lire al giorno.
Avevamo
comprato
un
bellissimo
appartamento a Torino, possedevamo una
Balilla fuori serie a 4 porte, i nostri armadi
erano pieni di vestiti … rifiutammo sempre la
tessera fascista». La verità è ben diversa,
giacché presso l’Archivio di Stato di Roma si
conserva la pratica per l’iscrizione delle
sorelle Lescano al P.N.F.
Sandra, ultima superstite del trio, si è spenta a
Salsomaggiore nel 1987.
A Boetti di Gallenca è rimasta l’eco di questa
vicenda umana, tipica dell’epoca ma
particolare per l’intreccio tra le vite semplici
dei contadini del borgo e quelle di artiste
affermate, queste ultime perseguitate da un
regime che non si fermava neppure davanti al
talento di tre ragazze che avevano dato molto
alla musica italiana.
Un sincero ringraziamento alle famiglie Boetto e
Rolando per le informazioni e per le immagini messe a
disposizione
Note
1
Elaborazione di informazioni disponibili sul web
Via S. Giobbe non esiste più, sul sito è stata costruita
una caserma dei V.d.F.
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Estratto della legge del 19 aprile 1942-XX firmata
Vittorio Emanuele, Mussolini, Pavolini, Grandi
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Oggi ottantenne vive a Chivasso
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