La Piazza – N. 6

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La Piazza – N. 6
LA MODA
ABITA QUI
La Moda si ferma a 6
Fermo
Una realtà che sta crescendo,
tra imprese, scuole, professionisti
ed agenzie
TORNA AL SUCCESSO L’ESSERE PICCOLI E BELLI
A piccoli passi fuori 12
dalla Crisi
Tante le aspettative per il prossimo
appuntamento con il Micam
Il Fermano è ancora 22
un’isola felice
Parola del Prefetto
Emilia Zarrilli
Provincia sì,
Provincia no
27
A rischio soppressione anche il
sogno dei Fermani
Periodico di informazione
n.6
S e t t e m b r e 2 0 11 - A u t o r i z z a z i o n e d e l Tr i b u n a l e d i F e r m o n ° 7 d e l 0 7 / 0 4 / 1 9 9 2 - D i s t r i b u z i o n e g r a t u i t a
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l’ Editoriale
Una nuova cultura
dello Sport
BISOGNA RISCOPRIRE IL VALORE EDUCATIVO
DELLE DISCIPLINE SPORTIVE.
L
L’Atleta,
il campione,
assurge a opinion
laeder e quindi al
ruolo di trainare
consensi, attrattiva,
il grande pubblico.
L’atleta allora lo si
costruisce...
o sport è un fenomeno tipico del nostro
tempo. E’ una passione straordinaria e
affascinante non priva però di insidie. E’ un
fenomeno a presenza diffusiva (incide negli
stili di vita, occupa tempi e spazi di assoluto
primato specie in TV e sui giornali) ed è lo
specchio in cui si riflettono i tratti caratteristici e le contraddizioni della nostra modernità: esaltazione della corporeità e dell’immagine, una rigorosa disciplina come “ascesi
laica”, ma anche un traumatico rapporto lavoro - tempo libero, tensione per un continuo progresso, accerchiato da logiche di
mercato e modelli aziendalistici, capace comunque di esaltare le doti individuali di un
atleta. Celebre la frase di Mc Luhan:“Vedete
come gioca una generazione oggi e forse
troverete il codice della sua cultura”.
Lo sport muta
Lo sport è mutato e muta continuamente. Oggi fa notizia perché coltiva nel suo
interno segni mortificanti e i più evidenti
sono l’ossessivo imperversare del doping,
il periodico riaccendersi della violenza,
l’espandersi della dominanza economica. Lo
sport oggi è quindi un “segno dei tempi”, lo
specchio della società, un luogo costitutivo di vita e laboratorio delle tendenze del nostro tempo. Richiede pertanto discernimento e sguardo di giudizio.
E’ quello che ha tentato di fare, fa e farà
l’Ufficio Nazionale della Cei.
l’ Editoriale 3
Trapasso culturale
Lo sport vive una marcata trasformazione
antropologica che si fa visibile nella figura
dell’atleta. Il protagonista è lui: per il ruolo
che assume nella società mediatica, per la
sua prestanza fisica ed estetica, per la sua rilevanza commerciale. L’Atleta, il campione,
assurge a opinion laeder e quindi al ruolo di
trainare consensi, attrattiva, il grande pubblico. L’atleta allora lo si costruisce: diventa
importante la sua costruzione biofisica e
psicofisica; diventa decisivo il supporto della scienza nutrizionale e farmacologica, che
per altro non è mai neutra. Lo scenario che
si apre è inedito e suscita interrogativi sia a
livello biologico che etico e sportivo: toccano snodi cruciali della visione generale
dell’uomo, della sua identità come persona
umana del futuro dello stesso sport (infatti
osservando la parabola dello sport attuale così esaltante e di elevata qualità tecnica
ci si chiede se sia ancora sport o un’altra
cosa). Tutto rischia di diventare mito. Al
mito si concede tutto, nel bene e nel male:
ad esempio chi oggi si scandalizza per i guadagni miliardari? Chi si straccia le vesti per
la pervasività del doping? Chi è disposto a
rinunciare allo spettacolo del calcio per la
violenza negli stadi o la manipolazione dei
bilanci o le scommesse clandestine? Si sta
indebolendo la resistenza etica quale obiezione di coscienza di fronte ad una sorte
di furto subito di uno sport pulito e sano.
Se lo sport diventa “mito” leggendario
o “racconto” favoloso rischia di assorbire ogni riferimento valoriale e si trasforma in simbolo di tutto e di niente.
Il doping
Il doping investe la concezione della persona umana, riguarda la visione della vita e
rivela la cultura che tocca i principi dell’essere e dell’esistere umano. Non solo una scelta
medico-sanitaria. Il doping prima di essere
un abuso farmacologico è una grave lesione
dell’unità della persona e di per sé non ha alcuna giustificazione: ne umana, né sportiva.
L’uso diffuso del doping insinua la convinzione che la vicenda sportiva e agonistica è
priva di qualità, di spessore, di senso etico.
La violenza
Le cause della violenza negli stadi sono
di difficile attribuzione. Ogni volta si
individua una causa o un colpevole:
- la società i cui giovani non sono altro
che lo specchio della violenza quotidiana,
- gli atleti che esasperano gli animi dei tifosi con falli e comportamenti scorretti,
del calcio diventato un grande business,
delle società sportive che concedono agevolazioni sui biglietti ai gruppi ultras (salvo
poi dichiarare dopo eventuali incidenti di
non aver con essi nessun tipo di rapporto),
- i media che troppo spesso parlano di calcio come se fosse una guerra, una battaglia in cui l’imperativo è
vincere per difendere il proprio onore,
- la televisione che ha allontanato dagli
stadi le famiglie e le persone “normali”.
Sport e soldi
La componente economica è diventata dilagante nello sport. Si struttura negli ingaggi, quotazioni in borsa,totocalcio, totogol,
scommesse varie…) Si rischia di stravolgere
la fisionomia stessa delle gare e tende a favorire interferenze improprie, variabili, a seconda delle convenienze. Il rapporto prestazione.
retribuzione diventa prioritario. Tipico il calcio: calcio-mercato-spettacolo costituiscono
un sistema in cui è difficile scindere le parti
per una corretta distinzione, identificazione,
valutazione e trasparenza.. In sé il mercato
rappresenta un valore e un bene economico. Esige cautela quando viene applicato allo
sport. Porterebbe alla svalutazione, cosificazione, alienazione del valore uomo.
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l’ Editoriale
Don Mario Lusek e il campione di salto in
lungo Andrew Howe
Una nuova cultura dello sport
Attualmente la cultura sportiva è segnata, dominata e inquinata dal virtuale, dall’apparenza, dal sensazionale, dalla finzione, dall’inganno (doping), dallo
stravolgimento, dall’alterazione di un
organismo di per sé sano e dalla competizione continua e dal denaro facile.
Bisogna riscoprire il suo valore educativo. Per questo lo sport ha bisogno di idee
solide, di principi cristallini, di linguaggi
vigilati, di esemplarità che si concretizzano a partire dalle piccole società, dai vivai,
dai settori giovanili fino ai grandi club. E’
attraverso l’educazione e la cultura che si
cambiano comportamenti, linguaggi, attese
e programmi. Ma anche agli atleti è chie-
sto molto: non devono vivere nell’inganno,
credere nei falsi valori, come se fossero invischiati in un doping esistenziale e ineluttabile. Cambiare mentalità significa
anche scegliere modelli credibili, formarsi
un’idea corretta circa lo sport che è sempre
e comunque confronto leale, trasparente
e faticoso. Non è forse lo sport che educa
alla disciplina (difesa contro le abitudini
negative e l’inattività), alla capacità di saper soffrire (la costruzione del carattere,
il valore della fatica in vista di uno scopo),
all’amicizia (il gioco di squadra), al perfezionamento (acquisire nuove capacità, sentirsi più efficienti, stare meglio con gli altri,
accrescere il proprio livello di maturità e
di umanità, perfezionamento)..), al rispetto delle regole, cioè al “come giocare” nella
vita costruendosi un sistema di valori, al
saper vincere e al saper perdere ( l’errore, il
fallimento, l’insuccesso ci rende più consapevoli di noi stessi e il desiderio di migliorare..)? La Chiesa sa di poter dare allo sport
moderno un’anima: una percezione alta dei
valori di riferimento che sorreggono la pratica sportiva, accrescano passione e favoriscano il pieno compimento della persona.
Don Mario Lusek
Direttore Ufficio Nazionale Cei
per la pastorale del tempo
libero turismo sport
n.6
Moda, rievocazioni storiche e Provincia
M
oda, Micam ShoEvent, rievocazioni storiche e soppressione della Provincia
sono i protagonisti del nuovo numero de La Piazza che si pone il consueto
obiettivo di fornire ai cittadini un’ informazione chiara, dettagliata e trasparente di tutto ciò che il nostro territorio può offrire in tutti gli ambiti dalla politica fino
al turismo. La moda in particolare nel nostro territorio rappresenta da anni un settore
fondamentale che genera sviluppo economico e crea occupazione, le aziende calzaturiere del fermano sono il fiore all’occhiello della produzione Made in Italy e fanno della provincia un punto di
riferimento per tutta l’economia regionale. Da uno studio della Camera di Commercio di Milano, che ha
preso come riferimento proprio le aziende che operano a vario titolo nel settore della moda, emerge infatti
che nelle Marche il totale delle imprese che operano nel comparto della moda, sia per quanto riguarda l’ambito creativo che quello produttivo, è 13.213, con un peso a livello nazionale del 4,3%. Vedendo i dati a livello provinciale, la capofila è Fermo, che registra in totale più imprese rispetto al resto
del territorio regionale. Si contano infatti 3.677 aziende inserite nel settore moda. Questo
settore nella nostra provincia sta vivendo una fase di trasformazione molto importante. Dalla produzione calzaturiera, che è l’elemento caratterizzante del sistema economico fermano, le aziende stanno inserendo nelle loro collezioni anche gli abiti oltre agli
accessori dando vita a quello che viene definito ‘total look’. In crescita il settore del cappello con i centri di Montappone, Massa Fermana, Monte Vidon Corrado e Falerone.
In copertina:
centro storico di
Sant’Elpidio0 a Mare
Rolando Cirenei
Realtà locali
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Le produzioni del Fermano
sono leader a livello mondiale
Calzaturiero
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A piccoli passi
il settore calzaturiero
esce dalla crisi economica
Grafica e
impaginazione:
Luigi Trasatti
Hanno
collaborato:
Sonia Amaolo,
Paolo Bartolomei,
Mirko Capponi,
Marco Donzelli,
Alessia Evandri,
Diana Marilungo,
Marco Pagliariccio
Foto:
Giorgio Doria,
Alessandro Miola,
Fabrizio Zeppilli
La Piazza
Periodico di
informazione: via G.
Tiepolo, 43, 63023
Fermo
Tel. 0734 622943
fax 0734 623611
Per la vostra pubblicità:
Settembre 2011
Moda
La moda si ferma a Fermo
Direttore
Responsabile:
Rolando Cirenei
0734 622943
Sommario
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Editore:
Di.Mar. Edizioni
Mediazione Marche
Il primo organismo privato per la
mediazione e conciliazione civile
La Provincia
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Bruno Scheggia
Un uomo, un imprenditore
Provincia sì, Provincia no
A rischio soppressione anche il sogno dei
fermani che dopo 149 anni si erano visti
riconsegnare l’ente provinciale
Eventi
Territorio
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L’area montana
un grande albergo diffuso
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Il mestiere più antico del mondo
Durissima la battaglia di sindaci, forze
dell’ordine e prefetto contro il fenomeno
Contesa del Secchio
San Martino si è aggiudicata
il Secchio d’Oro
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Cavalcata dell’Assunta
Una festa di mille anni fa
22
Immigrati,
un problema in costante aumento
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“Il Fermano è ancora
un isola felice”
Centro storico
Cittadini e istituzioni insieme per farlo
rinascere
la Moda
La moda si
ferma a Fermo
Una realtà che sta crescendo, tra imprese,
scuole, professionisti ed agenzie
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MADE IN ITALY
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... E’ Fermo,
che tra i suoi 40
Comuni, registra il
numero più alto di
aziende manifatturiere: 144 per il
confezionamento
dell’abbigliamento,
60 dell’industria
tessile e 2407
imprese della filiera
del sistema moda.
puntare anche sulla moda, come elemento
trainante dell’economia. Per questo anche le
scuole cominciano ad interessarsi a questo
settore. Così l’I.P.S.I.A. Istituto Professionale di Stato per l’industria e l’artigianato
sviluppa corsi specifici di formazione per
professionisti della moda. Piero Ferracuti,
Dirigente Scolastico, ci spiega come funziona il corso moda, durata quinquennale ed
il corso triennale di operatore di abbigliamento. “La parte specialistica – dice il Prof.
Ferracuti - prevede le seguenti discipline:
Tecnologie applicate ai materiali e ai processi produttivi; Tecniche di produzione e
di organizzazione; Tecniche di gestioneconduzione di macchine e impianti; Laboratori tecnologici ed esercitazioni; Tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica.
Benché a maggioranza femminile – continua il Dirigente scolastico - il percorso
di studi si rivolge a tutti gli interessati a diventare operatori nel mondo della moda
– dice il dirigente scolastico - ogni anno si
IR
M
aniera, regola, melodia, ritmo. In una parola moda, parliamone. Cerchiamo di capire
come funziona questo mondo, appannaggio nei secoli
passati, delle classi abbienti,
quando le masse indossavano equamente gli stessi rozzi
abiti grigi e le scarpe di legno.
Moda che si diffonde, a partire
dal seicento, con il giornalismo
di moda. In Italia nel 1970 fu
Elio Fiorucci il primo che ad intuire l’importanza del marchio
quale elemento indispensabile
per attirare l’attenzione dei
compratori, e inventò il suo:
due angioletti vittoriani in
occhiali da sole. Negli anni
ottanta il successo del Made
in Italy esplode in tutto il
mondo e Milano diventa
capitale della moda, insieme a Parigi, New York e Londra. Milano,
prima al mondo per la presenza di grandi
firme ed i suoi 40.000 addetti del settore.
E Fermo, la nuova provincia marchigiana,
che tra i suoi quaranta comuni registra il
numero più alto di imprese manifatturiere,
quella che conta 144 imprese per il confezionamento di articoli di abbigliamento, 60
dell’industria tessile, e ben 2.407 aziende
della filiera del sistema moda: produzione
di calzature, cappelli, pelletteria, terziario,
agenzie moda, fotografi professionisti. Nel
momento in cui si scopre una regione a forte vocazione turistica, le Marche vogliono
ENT
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UC
ED IN
laModa
iscrivono alle prime classi 23 nuovi alunni”.
L’anno scolastico si conclude con una sfilata
in Piazza del Popolo a Fermo, dove vengono presentati i lavori eseguiti dagli studenti
durante l’anno. La scuola mantiene contatti
con le aziende, in particolare con quelle che
producono i cappelli. I titolari delle aziende
di Montappone, Massa Fermana e Monte
Vidon Corrado tengono corsi agli studenti e quest’anno il percorso formativo sarà
inserito nel progetto di Alternanza Scuola Lavoro che verrà realizzato nel periodo
febbraio marzo. L’IPSIA “O. Ricci” collabora
anche con il Palio dell’Assunta, realizzando
abiti d’epoca, gli stessi che hanno riscosso
un enorme successo in Trentino Alto Adige, al Merano Wine Festival & Gourmet.
Nella sede coordinata di Montegranaro
propone, oltre che il percorso di durata
quinquennale, anche il percorso di qualifica triennale di operatore delle calzature.
Ma dopo la scuola, ci sono a Fermo le agenzie di modelle? Come funzionano? A rispondere a queste domande sono alcuni
professionisti del settore. La prima è una stylist Silvia Ficiarà, una giovane che per lavoro veste le modelle, i modelli, i bambini per
i servizi fotografici. Silvia lavora con diverse
agenzie di comunicazione, conosce più che
bene questo mondo patinato ed è titolare di
un’agenzia di Porto San Giorgio, la Be Cool
Agency. Silvia ci divide le modelle in due categorie: “la prima – dice - riguarda le ragazze
carine che per arrotondare fanno le hostess
nelle sfilate organizzate in zona, della seconda categoria fanno parte le modelle che, per
fare questo lavoro a Fermo, arrivano direttamente da Milano. Nella nostra zona – continua Silvia - sono nati ragazzi che hanno
sviluppato la professione nella capitale della
moda. Uno è Simone Steca, ex di Uomini e
Donne e un altro è Andrea Bellumore, ex
concorrente del Grande Fratello, gli altri ragazzi che rimangono qui lavorano per una
cifra irrisoria che va dalle 80 alle 200 euro,
mentre per le modelle professioniste prendono dai 500 ai 4.000 euro”. Molti vogliono
diventare volti da copertina, ma per
diventare indossatori bisogna avere
determinati requisiti, altrimenti si è out.
Il primo canone di riferimento è l’altezza:
170 cm per le ragazze, 185 cm per i ragazzi. La taglia per le femmine non deve superare la 42 e per i maschi la 50. “Non consiglio mai ai ragazzi di iscriversi a corsi di
portamento, fare book fotografici, prima
di verificare l’attendibilità dell’agenzia alla quale si sono rivolti – dice
Silvia - c’è una forte speculazione
che grava sui sogni dei ragazzi, il modello – conclude - non
è un qualcosa che si può studiare, o si è portati oppure no”.
In ogni agenzia di modelle c’è
infatti un Talent Scout. E’ lui che,
in giro per il mondo, individua
il volto che buca l’obiettivo. Sono
le agenzie, quasi sempre a chiamare la Kate Moss di turno, quasi mai
avviene il contrario. Ma dalla costa,
spostandosi nell’entroterra, anche se
di poco, ecco un’altra agenzia, nata
da poche settimane. La Fashion
Event Moda Agency, di Montegranaro. Direttore è il
giovane Gianluca Iommi.
“Non è facile lavorare
in un’agenzia che si
occupa di moda –
dice Iommi – si
deve fare affidamento su tanti
collaboratori,
truccatrici,
parrucchieri,
video operatori, fotografi”.
Dalla
scelta
della modella
o del modello,
a quella della
location per gli
scatti al fotografo, non è affatto
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la Moda
facile questo genere di lavoro, anche se, in
quanto a professionalità, le realtà esistenti
nella provincia di Fermo non hanno nulla da invidiare alle agenzie di Milano. Ed il
ruolo chiave? Il fotografo? Non ce ne sono
molti nelle Marche, ma quello che manca in
quantità abbonda in qualità. Ne parliamo
con il fotografo anconetano Paolo Monina.
D - Ci sono giovani interessati a diventare
indossatori a Fermo?
R - Si, continuo a ricevere telefonate da
parte di ragazzi, ragazze, madri di bambini. Rispondo sempre a tutti ma siete penalizzati perché manca la conoscenza delle
lingue. I ragazzi non possono spostarsi per
lavoro e ultimamente sono più le ragazze
che vogliono partecipare a Miss Italia che
intraprendere la professione di modella.
D - Cos’è la moda?
R – E’ un modo di essere. Tutto inizia con
una presenza fisica contemporanea.
D - Ci sono dei ragazzi che fanno i modelli
per professione a Fermo?
R - Diciamo che ci potrebbero essere, ma rimangono fermi, non riescono ad evolversi.
D - Quanti sono i professionisti?
R - Conosco un paio di ragazzi e tre ragazze,
ma vogliono bruciare le tappe! Di recente
mi arrivano poche proposte da quella zona.
D - Cosa deve fare un giovane che vuole diventare indossatore?
R - Deve prendere un treno e stare per
almeno un mese a Milano. Presentarsi senza foto alle Agenzie serie (ce ne
sono diverse!). Saranno le stesse Agenzie
ad indirizzare i ragazzi ai loro fotografi.
D - Quanto costa un book fotografico?
R - Il prezzo varia dalle 500 alle 1.200 euro.Nel
mio campo non basta sapere usare la macchina fotografica perché sarà il fotografo a
rendere adatto alle esigenze del mercato che
si vuole andare a colpire un volto, un corpo.
D - Ci sono agenzie valide da queste parti?
R - E’ un mondo che sta nascendo, ma
difficilmente le realtà locali possono raggiungere risultati soddisfacenti. Occorre tanta umiltà, ma quella vera.
D - C’è lavoro?
R - Il lavoro c’è per tutti. Dipende da come e
a che livello si vuole lavorare.
D - Che caratteristiche deve avere chi vuole
fare la modella?
R - Ci sono delle persone che non possono
correre ma che vanno bene per stare ferme
e viceversa. Non si può andare ad un casting
e non avere la pazienza che arrivi il proprio
turno, anche se alcuni passano avanti e se lo
possono permettere!
laModa
Le produzioni del Fermano
sono leader a livello mondiale
DAL CAPPELLO ALLA CALZATURA LA PROVINCIA DI FERMO
PRODUCE MODA A TUTTI I LIVELLI E PER TUTTI I GUSTI
L
a moda è il motore portante dell’economia del Fermano. Due i settori produttivi maggiormente sviluppati nel territorio e che vantano eccellenze aziendali di
chiara fama internazionale. Sono due aree
di importanza vitale per l’economia regionale delle Marche, due distretti rappresentativi di un settore fondamentale per
il sistema industriale italiano: il Distretto
calzaturiero di Fermo, che comprende le
aree di porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio
a Mare, Monte Urano e Montegranaro e
il Distretto del cappello di Montappone,
Massa Fermana, Monte Vidon Corrado e
Falerone. Sono una settantina le imprese
che compongono il Distretto del cappello, in prevalenza di piccole e piccolissime
dimensioni, affiancate da una quarantina
di aziende dell’indotto che si occupano
della finitura, della tintoria e del confezionamento. Recentemente i due Distretti
produttivi del Fermano sono stati oggetto di uno studio realizzato da Unicredit e
dalla Federazione dei Distretti italiani che
in un convegno tenutosi il 20 luglio scorso
presso la Camera di Commercio di Fermo
ne ha evidenziato i risultati. Dall’indagine
dell’Unicredit è emerso che “il Distretto di
Montappone è una delle più importanti aree industriali europee, specializzate
nella produzione di questo accessorio
d’abbigliamento e nota a livello internazionale per l’eccellenza dei suoi prodotti”.
Testimonianze storiche di tali produzioni
risalgono al 1600 e riportano dell’attività
di artigiani locali. Negli anni, poi, le tipologie di cappello si sono moltiplicate: dai
semplici copricapo utilizzati per le attività lavorative si aggiungono prodotti destinati allo sport, al tempo libero, all’alta
moda, oltre ad accessori coordinati come
i guanti e le sciarpe. L’area del Distretto del
cappello registra un tasso di esportazioni
pari al 60% delle produzioni. Sono diverse,
infatti, le imprese che vantano rapporti diretti e consolidati con i mercati asiatici pur
Sono una settantina le aziende del Distretto
del Cappello di
Montappone,
Massa Fermana, Falerone e
Monte Vidon
Corrado. Mentre
sono 2.700 quelle del Distretto
della Calzatura
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la Moda
mantenendo le
competenze chiave all’interno del
distretto e continuando ad investire nel tessuto
produttivo locale.
La forza di questo
Distretto sta nella
piccola dimensione che caratterizza le aziende del
posto e tutto ciò
risulta ancora oggi un fattore in grado di
garantire la flessibilità e la reattività che
il mercato ed i marchi della moda richiedono. Principalmente le aziende che lavorano nei comuni di Montappone, Massa
Fermana, Monte Vidon Corrado e Falerone non hanno un proprio marchio ma
piuttosto possono essere inserite nella categoria del terzismo, in quanto producono
per i grandi marchi della moda internazionale. Soltanto alcune di loro, ultimamente
stanno cercando di emergere sviluppando linee di prodotto proprie. Anche se la
maggior parte delle aziende del Distretto
non hanno un proprio marchio identificativo a livello nazionale ed internazionale,
sono ugualmente conosciute in tutto il
mondo. Infatti, alcuni cappelli che gli invitati al matrimonio dei principi inglesi William e Kate indossavano era stati prodotti
proprio dalle aziende di Montappone. C’è
un’azienda, in particolare che produce
questo magnifico accessorio appositamente per le cerimonie ed è la Complit. Mentre
specializzata nei cappelli per il tempo libero vi è la Paimar, storica azienda del settore.
E poi l’Apunis per i cappelli da bambino e
per finire, ma solo per citarne alcune, c’è
Serafino Tirabasso specializzato nella produzione dei panama. Le settanta imprese
del Distretto sono coordinate dal Consorzio Cappeldoc il quale si sta attivando
per ottenere il riconoscimento ufficiale di
una sorta di “Marcio DOP” (di origine e
di qualità) del cappello, a cui collegare un
rigoroso processo disciplinare di certificazione della produzione locale di qualità.
Il Distretto calzaturiero fermano, invece,
è una realtà completamente differente da
quella del Distretto del cappello anche in
termini numerici. Sono, infatti, 2.700 le
aziende calzaturiere dislocate nei comuni
di Porto Sant’Elpidio, per quanto riguarda
il comparto donna, Montegranaro principalmente veicolato nella produzione di
calzature da uomo e Monte Urano indirizzato nella moda da bambino. Nel corso degli anni, i calzaturifici del Fermano si sono
specializzati principalmente nelle produzioni del segmento medio-fine, mantenendo tuttavia una dimensione d’impresa
tipicamente ridotta con mediamente una
ventina di addetti. Si tratta di aziende che
tendono a mantenere il governo dell’impresa strettamente legato alla famiglia,
tanto che riporta un’età media dell’imprenditore tra le più elevate della Regione. A
laModa
seguito della recente crisi internazionale,
alcuni operatori del distretto stanno reagendo con un orientamento sempre più
mirato alla qualità e ai contenuti di innovazione richiesti dalle fasce di mercato
superiori, pur non sfruttando appieno le
potenzialità offerte dal tessuto imprenditoriale e produttivo locale. Elevatissimo
il tasso di export dichiarato dal distretto
Fermano-Maceratese della calzatura che è
pari all’80% circa, un dato indicativo della
forte propensione ai mercati internazionali dei produttori locali. Nel Distretto
si registra, tra l’altro, una diffusa propensione ad azioni di multi-localizzazione
produttiva, pur mantenendo le funzioni
aziendali cruciali e le fasi produttive a più
elevato valore aggiunto all’interno del distretto stesso. In particolare, per le imprese
posizionate sulle fasce medio-inferiori del
mercato è risultato indispensabile spostare gran parte delle fasi produttive verso le
aree con mano d’opera a basso costo per
far fronte all’aggressività competitiva dei
produttori provenienti dai Paesi low cost,
come la Cina. A caratterizzare le aziende
del comparto calzaturiero della provincia
di Fermo c’è il Made in Italy. Importanti,
infatti, le battaglie partite proprio da questo territorio per la tutela a livello internazionale delle produzioni Made in Italy, settore in cui campeggiano la Marino Fabiani
di Fermo, il Principe di Bologna di Torre
San Patrizio, la Vittorio Virgili di Sant’Elpidio a Mare e molte altre. Al loro fianco, poi,
ci sono grandi gruppi industriali come la
Tod’s di Sant’Elpidio a Mare, la Nero Giardini di Monte San Pietrangeli e la Loriblu
di Porto Sant’Elpidio. Insomma, un territorio di piccole dimensione ma che per le
sue eccellenze produttive riesce ad essere
tra i leader mondiali del settore senza avere nulla da invidiare ad altre realtà produttive presenti nei mercati internazionali.
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il
C
alzaturiero
A piccoli passi
il settore calzaturiero
esce dalla crisi economica
Buoni i risultati dell’edizione primaverile del Micam ShoEvent.
Tante le aspettative per il prossimo appuntamento
con il nuovo presidente Anci Cleto Sagripanti
R
ombano i motori delle aziende calzaturiere fermane per l’apopuntamento più
importante dell’anno, il Micam ShoEvent di
Milano. Sono 240 le imprese del Fermano
che parteciperanno all’edizione autunnale
della kermesse milanese. Sui 1600 espositori che dal 19 al 21 settembre
presenteranno le proprie
collezioni primavera/
estate 2012 ben 400
provengono dalle Marche. Da
questo Micam ShoEvent i calzaturieri si
aspettano
buoni risultat i .
Un’iniziativa interessante
è stata organizzata dalla Sezione Calzaturiera di Confindustria Fermo in collaborazione
con Anci e un associazione cinese
per avvicinare il mercato asiatico. Nella
scorsa edizione marzolina si è registrato un
incremento del 5,97% rispetto a marzo 2010
dei visitatori - di cui 19.224 italiani e 19.588
stranieri. L’appuntamento del marzo scorso
si era chiuso pertanto con un bilancio più
che positivo, registrando il record di visitatori stranieri e mantenendo allo stesso tempo buoni risultati per l’affluenza di operatori
italiani. Grande soddisfazione anche tra gli
espositori che grazie alla fiera sono riusciti
ad avviare importanti contatti commerciali
e incontrare nuovi compratori sia italiani
che stranieri. È proprio il mercato estero che
ha dato i migliori risultati. Ottimo il riscontro per le calzature Made in Italy tra i buyers
internazionali, che sono tornati a comprare
dopo il periodo di crisi economica mondiale. I russi sono giunti a Milano in massa
ma altrettanto forte la presenza di spagnoli,
francesi, tedeschi e inglesi. Importante anche l’affluenza di cinesi, giapponesi, turchi
e americani, con una forte presenza qualitativa delle grandi catene e dei grandi gruppi statunitensi. Come per l’export, anche le
presenze dell’edizione di marzo di Micam
ShoEvent sono tornate ai livelli pre crisi. Il
risultato di questo salone, che per la seconda edizione consecutiva mostra segnali positivi, ha premiato la perseveranza di tutti gli
il
espositori che hanno continuato a investire
nella ricerca e nell’innovazione del prodotto, presentandosi uniti in fiera. Ottima riuscita non solo per il salone, che ha saputo
attirare personalità politiche e istituzionali
di alto profilo, ma anche per gli eventi collaterali organizzati in concomitanza della
fiera: fuori dal quartiere fieristico il Micam
Point e “La fabbrica in
città” , hanno registrato
un’ottima affluenza di
pubblico, mentre le iniziative culturali e di formazione quali I love Italian Shoes e “Che scarpa
meravigliosa!” all’interno
della fiera stessa hanno
ottenuto grandi consensi. Il successo di questa
edizione, condiviso da
molte imprese conferma che Micam ShoEvent continua a essere
per gli operatori di tutto
il mondo il vero punto
di riferimento per il nostro settore. L’evento sarà presieduto dal neopresidente Anci
Cleto Sagripanti, eletto il 9 giugno scorso ai
vertici dell’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani, subentrando così a Vito Artioli. “È per me una grande gioia e una forte
emozione affrontare il mio primo Micam
in veste di presidente di Anci – afferma Sagripanti - Ci impegneremo anche in questa
nuova edizione per confermare il primato
della manifestazione al vertice delle fiere
internazionali di settore. Quando si parla di
calzature, Micam è certamente il luogo giusto da visitare e Anci viene ormai identificata come interlocutore privilegiato a livello
mondiale. Alla luce degli ottimi riscontri
dell’edizione passata puntiamo inoltre a
coinvolgere sempre più la città che ospita la
manifestazione portando l’evento oltre i confini
della Fiera. Micam ShoEvent è anche un’importante occasione per avvicinare i giovani ai quali
lasceremo ampio spazio
con eventi dedicati alla
formazione. Ciò che più
ci sta a cuore è cercare
di far interessare il grande pubblico e i giovani
talenti a un comparto
molto importante per
l’industria italiana”. Sagripanti resterà in carica
fino al 2013. Tra le priorità la tutela del Made in Italy, stella polare di
un programma che punta sulla promozione delle calzature italiane e sulla difesa dei
posti di lavoro. In particolar modo si farà
leva sull’innovazione e sulla formazione dei
giovani così da poter contare su tecnici preparati e sulla promozione del ruolo determinante che la piccola e media impresa ha
sempre avuto e continua ad avere nel comparto calzaturiero.
Attirare il mercato
cinese è l’obiettivo che
si sono poste le 400
aziende calzaturiere
marchigiane per l’edizione autunnale del
Micam ShoEvent
C
alzaturiero
Cleto Sagripanti
presidente Anci
13
14
il
C
alzaturiero
C52
è il brand del Distretto calzaturiero
per attirare il mercato globale
Un marchio di prestigio rivolto ad un target medio-alto
I
l Distretto Fermano-maceratese va all’attacco dei mercati internazionali con un
proprio brand “di sistema”. Si tratta di C52
e farà il suo esordio al Micam ShoEvent di
Milano, il salone fieristico internazionale per
le calzature di fascia alta e medio - alta, con
quattro linee di calzature uomo e donna. Un
progetto portato avanti dall’agenzia di marketing e comunicazione Map con la consuSecondo
lenza stilistica di Luca De Vita, la partnership
Graziano Di
del Consorzio Arf (Artigiani riuniti FermaBattista, presidente
no) e l’adesione di 10 aziende del territorio
della Camera di fermano e maceratese. L’essenza del nuovo
Commercio, brand è tutta nel significato dei tre caratteri
il Fermano in fatto che lo compongono. C come charme, quello
di Qualità non è che connota le produzioni del nuovo marsecondo chio; 52 come l’anno in cui si tenne la prima
a nessuno sfilata del dopoguerra in Italia, a Firenze a
Palazzo Pitti. Una data che ricorda la rinascita del made in Italy dopo la Seconda Guerra
Mondiale e che, a 60 anni da quell’evento,
si fa emblema di una nuova necessità di rinascita dopo la crisi degli ultimi anni. “C52
vuole affermarsi come brand di prestigio,
con prodotti rivolti ad un target medio - alto,
consapevole di un acquisto ricercato, esclusivo e garantito da un vero made in Italy” ha
spiegato il project leader Mario Carlocchia
della Map durante la presentazione, tenuta
a battesimo da rappresentanti di Regione,
Provincia e Comune di Sant’Elpidio a Mare,
che patrocinano l’iniziativa. “Fare rete significa fare emergere tradizione produttiva e
innovazione, valorizzazione del territorio e
internazionalizzazione, dare sviluppo ad ulteriori punti vendita collettivi, promuovere
una partecipazione attiva a fiere ed eventi e
sinergie tecnico-produttive – ha detto Gianfranco Campanari del Consorzio Arf – è un
progetto che vede coinvolte con entusiasmo
molte aziende, che dimostrano la vitalità e la
voglia di fare del nostro sistema”. “Per giocare
al tavolo della moda mondiale servono molti elementi – ha dichiarato Di Battista – per
quanto riguarda la qualità del prodotto non
abbiamo problemi, la sfida è quella di saperlo mostrare a tutti. La moda deve creare una
emozione nel consumatore.”
INFOFERMO.it
Periodico di informazione online del fermano
16
il
C
alzaturiero
Bruno Scheggia
UN UOMO, UN IMPRENDITORE
I
Il titolare della
MARIO BRUNI
da sempre mosso
da uno spirito
associazionistico ha
posto le basi per la
nascita dell’ allora
Unione Industriali
del Fermano, oggi
Confindustria
Fermo
l 4 luglio scorso il mondo della calzatura ha perso un uomo di valore. Risale a
quella data il decesso, per un malore, avvenuto a Pechino di Bruno Scheggia, 69
anni, titolare della Mario Bruni di Montegranaro. L’imprenditore si è spento alle
23.30 circa (ora locale) nella capitale cinese
mentre era ospite del Grand Hotel Millenium Beijing dove si stava svolgendo la fiera Shoes from Italy. Scheggia, era a Pechino,
insieme ad una trentina di rappresentanti
di aziende del Distretto Fermano – maceratese, per esporre alla fiera organizzata da
Anci ed Ice. L’industriale è spirato nel sonno. Bruno Scheggia è stato uno dei primi
iscritti dell’Unione Industriali del Fermano
diventata in seguito Confindustria Fermo.
Per circa trent’anni è stato presidente del
Confidi della stessa associazione e quindi vice presidente di Confindustria Fermo
nonché presidente del Consorzio Ecam. In
Anci (Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani) ha guidato per diverso tempo
il Comitato Russia, invitando , tra i primi,
molti buyers delle ex Repubbliche Sovietiche nelle Marche. La sua azienda leader
nella calzatura da uomo impiega circa 80
www.gianmarcolorenzi.com
dipendenti e ha come punti di riferimento
il mercato russo, quello della Mittle Europa,
con un’ attenzione anche a nuove zone dove
il Made in Italy inizia la sua scalata al successo. <Un grosso lutto che ha colpito l’intera città – ha affermato il sindaco di Montegranaro, Gastone Gismondi - Bruno è stato
un imprenditore il quale ha dimostrato con
i fatti quello che diceva dando, nel tempo
lavoro a centinaia di famiglie veregrensi>.
Scheggia da sempre impegnato nel mondo associativo imprenditoriale era giunto
a Pechino domenica mattina per allestire
il proprio stand. Non vedendolo all’apertura dell’evento, i colleghi lo hanno cercato
facendo la tragica scoperta. La cerimonia
funebre si è tenuta in un’affollata Chiesa di
Santa Maria a Montegranaro ed ha rispecchiato il carattere di Scheggia, schivo ma
determinato, sincero, attaccato al territorio.
<Avevo benedetto una quindicina di giorni
fa la sua azienda che è una parte della storia
di Montegranaro e strutturata come una famiglia dando lavoro a tantissime persone>
sono state le parole dell’arcivescovo metropolita di Fermo Mons. Luigi Conti nella
sua omelia nel corso della messa funebre.
www.marinofabiani.it
il Territorio 17
L’area montana
un grande albergo diffuso
UNA MONTAGNA DI INCANTI,
IL PROGETTO DELL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE
PER RILANCIARE IL TURISMO IN QUESTE TERRE
F
are accoglienza a 360 gradi è l’imperativo che imperversa nell’area montana
della provincia di Fermo. Ma questo è anche
il credo dell’assessorato provinciale ai Parchi e alle Politiche Montane di Adolfo Marinangeli che, per questo, sta mettendo appunto una serie di interventi che porteranno la
zona dell’entroterra ad essere il vanto del
Fermano. E proprio in questa direzione va
la nuova guida creata dall’amministrazione
provinciale contenente tutte le informazioni di cui un turista ha bisogno per godere di
ogni comfort e sfruttare al massimo il tempo durante il proprio soggiorno. Dell’area
montana fanno parte i comuni di Amandola, Montefalcone Appennino, Montefortino,
Montelparo, Santa Vittoria in Matenano e
Smerillo, piccoli borghi arroccati nelle verdi colline della Provincia. Ma veniamo ora
ai dati che fanno di queste terre il regno
dell’accoglienza. Sono 61 le strutture ricettive che negli ultimi anni si sono andate costituendo in questi splendidi territori, di cui
ne insistono 17 ad Amandola, 8 a Montefalcone, 11 a Montefortino, 8 a Santa Vittoria
e 7 a Smerillo per un totale di 1133 posti
letto (688 in camera e 445 in appartamento). Il dato più significativo è costituito dal
numero degli agriturismi. Delle 61 strutture
ricettive, 23 sono appunto agriturismi e a
seguire ci sono 12 bed & breakfast, 7 appartamenti vacanze, 5 affittacamere, 4 country
house, 3 case per ferie e altrettanti camping,
2 hotel, un villaggio turistico e un’area sosta
per i camper. Queste strutture sono dislo-
cate in tutta l’area montana. In campagna,
infatti, ne esistono 35, in collina 11, sette in
centro storico e altrettante in montagna. Da
notare la vicinanza ai percorsi naturalistici, ai sentieri parco, ai siti storico-culturali
e nei pressi di laghi e fiumi. Per gli amanti
dell’amico a quattro zampe che non vogliono rinunciare alla sua presenza nemmeno
in vacanza, in 20 strutture del luogo è possibile portarlo. La maggior parte di queste
strutture ricettive sono aperte tutto l’anno,
il 49% di esse è dotato inoltre del servizio
wi-fi interno, il 78% possiede ampi spazi
esterni e il 30% anche le piscine. <Abbiamo
una montagna piena di tesori, di leggende
e di storia – dice l’assessore Marinangeli - Luoghi di grande suggestione capaci di
custodire sapori e saperi antichi>. E proprio
alla montagna e alle sue ricchezze l’amministrazione provinciale ha dedicato la manifestazione “Una Montagna di incanti”.
18 il Territorio
Nuovi reperti sotto la Torre,
che fare in Piazza Matteotti?
CONTINUANO I RITROVAMENTI SUL LATO NORD,
IL SINDACO MEZZANOTTE OPTERÀ PER CEMENTARE
O PORRE DELLE TECHE DI VETRO?
P
ur se con notevoli ritardi rispetto alla
tabella di marcia iniziale, procedono
i lavori in piazza Matteotti a Sant’Elpidio a
Mare. Scongiurato l’intralcio per le manifestazioni storiche agostane, Contesa del Secchio in primis, gli scavi sono ormai giunti
nei pressi della Torre Gerosolimitana e della Basilica della Misericordia. Erano attese
grandi scoperte, ma finora ad emergere dalla terra sono stati solo altri granai e sepolture, alcune ben conservate ma abbastanza
simili a quelle ritrovate nel resto degli scavi.
L’amministrazione comunale, di concerto
alla Sovrintendenza ai Beni Architettonici
e Culturali delle Marche, sta seguendo pas-
so passo l’evolversi dei ritrovamenti, valutando l’opportunità o meno di valorizzare
i reperti con teche di vetro che li rendano
visibili almeno in parte. Di sicuro, per ora,
gli archeologi della cooperativa ArcheoLab, che sta collaborando agli scavi, stanno
catalogando il tutto e scattando fotografie
dalla sommità della Torre. Scatti che andranno a comporre una pianta “virtuale”
che darà vita ad una visione d’insieme di
quanto si trova sotto la nuova pavimentazione. La mappa troverà posto, verosimilmente, nell’atrio del Comune per essere a
completa disposizione di cittadini e turisti.
Parte dei reperti rinvenuti (teschi, cinte,
il Territorio 19
parti in muratura) andranno, forse, a formare una mostra permanente, da impiantare
magari nella Pinacoteca comunale. Intanto,
con molta probabilità, verranno incastonati gli stemmi della Contrade ai quattro lati
e quelli del Comune e dell’Ente Contesa al
centro. Il sindaco Alessandro Mezzanotte e la sua Giunta, poi, stanno ragionando
sull’arredo di quello che sarà il salotto buono della città. “Come abbiamo più volte ripetuto, crediamo di interpretare il pensiero
della maggioranza dei cittadini dicendo che
vogliamo una piazza libera dalle auto – ha
affermato il primo cittadino – imbrattare
la pavimentazione appena realizzata con
le strisce blu sarebbe uno sfregio. Intanto
stiamo ragionando anche su altri interventi
collaterali previsti già nel progetto originario, come quelli riguardanti l’illuminazione
dei punti più suggestivi del centro ed i lavori alla facciata del Teatro Cicconi”. Il nuovo
crono programma prevede lo stop dei lavori per la prima settimana di agosto ed una
ripresa degli stessi dopo il 20, in modo da
completare la pavimentazione per il mese di
settembre, oltre 3 mesi fuori dal programma
di massima stilato all’avvio dei lavori, nello
scorso gennaio. 15-20 giorni sono stati persi già in via Errighi. a causa di tubature del
gas poste molto più in profondità di quanto
dichiarato dall’Italgas e per problemi con il
collettore fognario di via Boccette. I restanti
due mesi circa si sono venuti accumulando dopo il ritrovamento dei reperti storici
in piazza. Reperti di assoluto valore storico
(si tratta del secondo ritrovamento
del genere in Italia,
dopo quello di Cerignola, in Puglia)
e dei quali si ipotizzava l’esistenza ma
non ad una quota
così superficiale, ma
non di tale valore
estetico-artistico da
suggerirne un’esposizione permanente. Le sepolture,
che oltre alle ossa
comprendono anche alcune cinture e
fibbie, sono di epoca pre-trecentesca,
quando la città era
sotto la giurisdizione ecclesiastica e di
fianco alla Collegiata con molta probabilità sorgeva un cimitero. I silos, invece, sono
stati costruiti dopo, quando il Comune è
passato ad un governo “laico”. Si tratta in
realtà solo di grosse buche, profonde fino
a 6 metri, scavate nella terra e di terra ricoperte, alla cui sommità sono stati posti i
pozzetti che ora sono visibili. In città il dibattito sull’eventualità o meno di porre in
risalto i ritrovamenti e farne il cardine di
una rinnovata spinta verso il turismo d’arte
è stato e continua ad essere furente. Ma la
decisione finale non è stata ancora presa.
La società
multiservizio
del Comune
di Fermo
20 il Territorio
Alle strette il mestiere
più antico del mondo
DURISSIMA LA BATTAGLIA DI SINDACI,
FORZE DELL’ORDINE E PREFETTO CONTRO IL FENOMENO DELLA
PROSTITUZIONE IN CRESCENTE AUMENTO NEL FERMANO
Mario Andrenacci che con l’entrata in vigore di un ordinanza vieta agli automobilisti
di fermarsi, dal tardo pomeriggio alla mattina, nella zona Nord di Porto Sant’Elpidio
(esclusa ovviamente la zona a traffico limitato), nella Statale 16 e in Centro in quanto
tale fenomeno, un tempo ristretto al quartiere Fratte è dilagato invadendo diverse vie
cittadine. Prima di emanare l’ordinanza comunale, il primo cittadino insieme ad alcuni
residenti della cittadina rivierasca ha letteralmente invaso pacificamente i territori sui
quali operano le prostitute passeggiando ed
organizzando attività ricreative per rendere
difficile la contrattazione negli orari serali/
notturni (dalle 20 all’1 circa). Il tutto sotto la
supervisione di Questura e Prefettura, con le
quali Andrenacci ha già discusso dell’iniziativa avendone riscontri positivi. “Nel resto
d’Italia siamo conosciuti solo per le prostitute, la situazione è uguale a 40 anni fa, bisogna farsi sentire al Ministero” ha tuonato
una signora indignata della situazione in cui
versa via Fratte, durante un’assemblea in cui
si discuteva il da farsi in materia. “Ci vorrebbe la riapertura delle case chiuse” ha gridato un’altra. “Blocchiamo la Statale, senza
un’azione eclatante non ci ascolterà nessuura la lotta che il Fermano sta portan- no” ha proposto un signore. Tra il pubblico
do avanti contro l’annosa questione intervenuto a sostegno dell’idea del sindaco
del fenomeno della prostituzione. A scen- anche la presidentessa della Commissione
dere in campo, non ci sono soltanto le For- comunale Pari Opportunità Antonella Oraze dell’Ordine ma in prima linea vediamo zietti, residente in zona Fonte di Mare e per
schierato il sindaco di Porto Sant’Elpidio, 30 anni carabiniere nella vicina Civitanova
D
il Territorio 21
Marche. “A Civitanova il fenomeno è stato debellato con pattugliamenti pressanti e
l’installazione dell’illuminazione pubblica a
tappeto – ha spiegato la Orazietti – ma così
facendo le prostitute si sono spostate in massa al di qua del Chienti. Abbiamo visto in altre città che la riappropriazione degli spazi e
la mediazione funziona”. Dal 23 luglio scorso, data in cui l’ordinanza è entrata in vigore,
gli agenti del Commissariato di Polizia di
Fermo hanno registrato oltre 20 violazioni
all’ordinanza, fotosegnalato 16 persone, 40
sono state le ragazze sottoposte a foglio di
via obbligatorio e 33 gli esercizi commerciali controllati. La novità di questa ordinanza,
che resterà in vigore fino al prossimo 31 ottobre, rispetto ad una prima già emessa ad
inizio anno, è l’aggravante penale. Infatti,
nel caso di reiterazione dell’inottemperanza dell’ordinanza entro 90 giorni il violatore
verrà deferito all’autorità competente ed in
base all’art. 650 del Codice Penale gli sarà
applicata la reclusione fino a tre mesi o il
pagamento di un’ammenda pari a 206 euro.
Una volta violata l’ordinanza i nominativi
verranno inseriti all’interno di un database
gestito dalla locale Polizia Municipale con
durata temporale di tre mesi. “La prima questione su cui ci stiamo concentrando è la sicurezza del cittadino e del territorio. La privacy quindi passa in secondo piano – dice il
Prefetto di Fermo Emilia Zarrilli - Abbiamo
lavorato insieme per rendere più efficace
l’ordinanza. In caso di migrazione del fenomeno altri sindaci potranno applicare la
stessa ordinanza. Solo nel caso in cui siano
diversi i comuni interessati dal fenomeno si
può intervenire con un’ordinanza del Prefetto. Solitamente la prostituzione sottende ad
una criminalità più ampia ma dalle nostre
indagini in questo territorio non c’è un’organizzazione criminale ma piuttosto si tratta
di donne dell’est Europa, quindi comunitarie, che sono imprenditrici di sé stesse”. E’ la
prima volta che in Italia si applica un ordinanza del genere. “Abbiamo deciso di portare avanti questa azione perchè nel nostro
territorio il fenomeno è più evidente e
dilagante – aggiunge il primo cittadino Mario Andrenacci - Si tratta di un
azione sperimentale, quindi dovremo
verificare se gli effetti desiderati saranno
sortiti. Il nostro spirito è quello di fare da
apripista anche per altri comuni interessati da questo fenomeno. Sinceramente mi vergogno di quei cittadini
che hanno deciso di affittare i propri
immobili alle prostitute con tariffe
pari a 3-400 euro a settimana, per
questo dobbiamo far leva sul senso civico dei cittadini. Censiremo
gli immobili affittati alle prostitute e se ne avrò gli strumenti per
debellare questi comportamenti che minano la vivibilità della
città, non esiterò ad applicarli”. E
proprio agli affitti facili è rivolto il progetto “Litorale Sicuro 2”
portato avanti dal dirigente del
Commissariato di Fermo Ciro
De Luca. Un informativa contro
i proprietari di immobili affittati alle prostitute alla locale
Procura della Repubblica da
parte degli agenti di Polizia
è la novità di questa seconda edizione del progetto.
Diverse, infatti, sono le
informative che gli agenti hanno già consegnato
in Procura sulle attività
legate a organizzazioni
criminali che sfruttano la prostituzione,
ma anche sui proprietari di appartamenti della costa. Si
tratta di una vera e
propria task force
della Polizia per arginare il fenomeno
della prostituzione in strada e in
app a r t a m e nt o.
22 il Territorio
Immigrati,
un problema in
costante aumento
Storie di donne, uomini e bambini accomunate da un
unico grande dramma: scappare dalla guerra in Libia
L
e Marche si stanno confermando come
terra d’accoglienza, soprattutto in questo periodo di grave crisi non solo economica ma anche umanitaria. Dalla Libia
sono in migliaia le persone che stanno scappando da una guerra atroce in cerca di una
possibilità per il domani. Sono, infatti, circa
un migliaio gli immigrati provenienti dai
campi di Manduria e da Lampedusa che la
Regione sta accogliendo in varie strutture
esistenti sul territorio marchigiano. Sono
storie tristi e piene di angoscia quelle dei
profughi che per salvarsi dalla guerra libica
hanno dovuto lasciare tutto, anche la propria famiglia. Storie, però, piene di speranza
per un futuro migliore in cui potersi ricongiungere con i propri familiari. Nella provincia di Fermo sono circa 150 gli immigrati ospitati in diverse strutture d’accoglienza
dislocate nell’intero territorio provinciale.
Si tratta di persone che per poter giungere
nella “terra promessa” hanno dovuto accettare dei compromessi, hanno pagato, hanno affrontato un viaggio estenuante con il
il Territorio 23
rischio, altissimo e concreto, di non poter
toccare mai la terra ferma. Per molti di loro
è stato proprio così, non sono mai giunti in
Italia, rimanendo dunque dispersi in mare.
Le cinque donne oggi ospitate dall’istituto
Sagrini onlus di Fermo raccontano di un
viaggio terrificante a bordo di un barcone
contenente 500 persone pronte a tutto pur
di arrivare e trovare la salvezza. Un ammasso di corpi. Sul barcone non c’erano posti a
sedere e vi era negata la possibilità di andare
in bagno anche solo per darsi una semplice
rinfrescata. Un viaggio durato tre giorni per
cui i migranti hanno pagato un prezzo altissimo per le loro possibilità, circa 1.000 euro
ciascuno, dove chi non disponeva della cifra richiesta doveva donare qualunque cosa bienti di lavoro. Nadia, invece ha 44 anni,
possedesse al momento dell’imbarco altri- è sposata, il marito non lavora ed ha due
menti si rimaneva in Libia. Queste donne, di figli. In Libia ha lavorato come massaggiaorigine marocchina tra i 24 e i 44 anni si tro- trice, cameriera e baby sitter. Anche il figlio
vavano in Libia al momento dello scoppio di 23 anni è in Italia in cerca di lavoro ma
della guerra per motivi di lavoro, hanno as- non nelle Marche mentre la figlia di 18 anni
sistito a violenze sessuali, fisiche e psicologi- è sposata ed è rimasta in Libia con il mariche. <Tutti erano armati – racconta Amina to. <Noi adesso stiamo bene, non ci manca
– Anche i bambini imbracciavano un fucile niente – afferma Nezha – Abbiamo, però, un
grande pensiero, il fatto che
e sparavano all’impazzata,
abbiamo dovuto abbandocolpendo chiunque capiSono un migliaio i
nare i nostri documenti per
tava sotto tiro>. Amina ha
40 anni e in Libia lavorava migranti ospitati nelle lavorare e abbiamo sempre
nei campi, la sua famiglia a Marche, di cui 150 circa il pensiero fisso della nostra famiglia che dobbiamo
cui mandava dei soldi per
nel
Fermano
in
struttuaiutare e ci stanno aspetil sostentamento è rimasta
in Marocco. Amina, Nezha, re di prima accoglienza tando>. Queste donne non
Nadia, Miriam ed Asia
dislocate in tutta la hanno grandi ambizioni.
Si accontentano di lavori
erano tutte a bordo dello
Provincia
umili. Sono disposte a lavostesso barcone e sono arrare nei campi, ad assistere
rivate il 29 maggio scorso.
<Quando siamo arrivati in questa struttura gli anziani ed a fare le pulizie. <Sono tutte
ci siamo trovati come se fossimo in famiglia, persone che hanno sofferto tanto per aiusiamo stati accolti dal quartiere> dice Nadia. tare la famiglia scegliendo una Nazione che
Ora stanno seguendo dei corsi per imparare poi si è dimostrata pericolosa> dichiara la
la lingua italiana e successivamente trovare dott.ssa Maria Adelaide Colombo, direttriun lavoro, dopo il giudizio della Commis- ce dell’Istituto Sagrini onlus. Recentemente
sione. Questo organismo dovrà vagliare una nuova ondata di profughi è arrivata nel
la loro posizione in merito alla richiesta di Fermano. Si tratta di una cinquantina di uoasilo politico. Se il parere sarà favorevole si mini libici attualmente ospiti delle strutture
potrà procedere con l’inserimento in am- dell’Associazione Perigeo di Monte Urano.
24 il Territorio
“Il Fermano è ancora
un isola felice”
Parola del Prefetto Emilia Zarrilli
LA PREFETTURA DI FERMO È ORMAI OPERATIVA
E SI STA FACENDO CARICO DELL’EMERGENZA DEI
PROFUGHI LIBICI
Il Prefetto di Fermo Emilia Zarrilli
F
urti negli appartamenti, prostituzione,
droga, racket e arresti di boss mafiosi
non fanno cadere l’appellativo di isola felice che il Fermano si è guadagnato nel tempo. Questo quanto sostiene il Prefetto di
Fermo Emilia Zarrilli. “Si tratta di fenomeni episodici. Siamo ancora quell’isola felice
che vogliamo essere a patto e condizione
che le forze dell’ordine vigilino con costanza e in modo permanente la situazione del
territorio in modo che quelle infiltrazioni episodiche non possano attecchire in
modo stanziale” precisa il Prefetto. “I furti
negli appartamenti sono la conseguenza
della presenza sul territorio di circensi e
di gitani. I dati percentuali non evidenziano una recrudescenza del fenomeno, anzi
pare che sia in discesa. Anche se l’entità dei
furti è abbastanza irrisoria viene meno il
senso di sicurezza della gente – dice ancora il Prefetto Zarrilli - Non c’è nel Fermano, però, un’organizzazione criminosa che
sottende a questi reati. Quelle che sono le
forme di preoccupazione per la situazione della sicurezza del territorio possono
essere la droga da un lato e la prostituzione dall’altro ed in entrambi i casi le forze
dell’ordine si stanno muovendo per scoraggiare il mercato”. Un nuovo problema attanaglia, però, il Fermano e cioè l’immigrazione e la paura del diverso, dello straniero.
La situazione degli immigrati è abbastanza
precaria. Oltre a quelli che possiamo definire ormai stanziali, c’è la questione, anche
se fino ad oggi pare ancora poco sentita, di
coloro che scappati dalla guerra in Libia
hanno trovato rifugio prima nei campi di
il Territorio 25
Manduria e Lampedusa e poi nel Fermano.
C’è stato, infatti, nei mesi scorsi un accordo
tra il Governo e le Regioni per contenere
l’emergenza, distribuendo così le ondate di
arrivo dei profughi nei vari territori in base
alla popolazione residente. “Tra i migranti
che la provincia di Fermo sta ospitando –
afferma il Prefetto Zarrilli - ci sono quelli che hanno avanzato la richiesta di asilo
politico e quelli che hanno già ottenuto il
permesso di soggiorno. Il nostro territorio
accoglie attualmente quasi duecento persone. La loro presenza al momento non sta
creando particolari disagi in quanto il fenomeno è abbastanza parcellizzato e coinvolge più centri della Provincia, tra questi
Monte Fortino, Porto San Giorgio, Montegiorgio, Monte San Giusto, Servigliano,
Fermo e Monte Falcone Appennino. Il pro-
blema, però, sono i costi. Infatti, tenendo
tutti questi profughi separati i costi sono
enormi e non si riesce ad avere la situazione completamente sotto controllo. Basti
pensare che ognuno di loro costa allo Stato
circa 40 euro al giorno. Ad oggi è un problema ancora irrisolto, gli immigrati continuano ad arrivare e credo che insieme alla
Comunità Europea si debbano prendere
dei provvedimenti. Ma c’è un’altra questione che si sta ponendo proprio in questi
ultimi giorni, ed è quella di coloro che hanno avanzato la richiesta per il ricongiungimento famigliare in Italia”. A luglio, si è insediato nella Prefettura di Fermo l’Ufficio
Territoriale per l’Immigrazione che mira a
conoscere tutte le problematiche connesse
al fenomeno, quindi si occupa sia dell’integrazione sociale, lavorativa che scolastica.
ROMIT s.p.a.
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Siamo ancora
quell’isola felice
che vogliamo
essere a patto e
condizione che
le forze dell’ordine vigilino con
costanza.
26
le Realtà locali
Mediazione Marche, il
primo organismo privato per la
mediazione e conciliazione civile
I pro e i contro dell’istituto della mediazione,
obbligatorio in materia civile e commerciale, secondo il
dottor Mario Di Carlo
L
Mediazione Marche
è composto da
Mario Di Carlo,
Renato Torquati,
Michele Fabio Tenuta,
Giampiero Saraconi,
Ferdinando Morresi,
Luca Di Carlo
e Daniele Violoni
’impressionante mole di processi che
attendono una definizione, e il ritardo
inaccettabile di una valida risposta della
Giustizia, hanno prodotto nei cittadini una
sfiducia e disaffezione non facilmente recuperabili. Le spese esorbitanti che lo Stato italiano è costretto a pagare per le numerosissime condanne inflitte dalla Corte di Giustizia
Europea, in ordine a tutte quelle sentenze
emesse ben oltre la “ragionevole durata del
processo”, sono i motivi che hanno indotto il legislatore ad emanare una normativa
senza precedenti: quella sulla mediazione
‘obbligatoria’ nella materia civile e commer-
ciale (decreto legislativo del 4 marzo 2010
n. 28 e decreto interministeriale del 18 ottobre 2010 n. 180). Per saperne di più, incontriamo il dottor Mario Di Carlo, il quale fa
parte dell’Organismo Mediazione Marche.
D – Ci parli di come è arrivato alla mediazione, tracciando anche una panoramica sul suo funzionamento e finalità in modo da offrire ai lettori un
minimo di informazione al riguardo.
R – Lo faccio di buon grado, chiarendo che,
appena cessato dal servizio di magistrato,
le Realtà locali
ho subito aderito con convinzione alla prospettiva di fare il mediatore, consistente nel
mettere d’accordo le persone che si trovano
coinvolte in una controversia. Questo mi è
congeniale, visto che sicuramente esiste in
me una sorta di vocazione: per l’esattezza nei
primi anni ‘70 ho fatto concludere centinaia
di conciliazioni nelle vertenze individuali di
lavoro presso l’UPLMO (Ufficio provinciale
del Lavoro e della Massima Occupazione)
di Macerata, che ho poi lasciato perché trasferitomi a Roma al Ministero del Lavoro e
della Previdenza Sociale. Rientrato successivamente nelle Marche, nel quindicennio
trascorso quale Giudice di Pace, ho conciliato un numero considerevole di cause
(incluso il penale), anche in forma precontenziosa con l’art. 322 c.p.c. Che dire di più:
provo grande soddisfazione morale, convinto di aver fatto il bene della gente, ed ora,
con l’esperienza che mi ritrovo, sono pronto
ad affrontare tranquillamente la nuova sfida che mi attende. Qui, nel nostro caso, si
tratta di un’autentica ‘rivoluzione’, poiché,
con la obbligatorietà, il cittadino si riappropria della facoltà di trovare – con libertà e
autonomia – una soluzione conveniente
ad entrambe le parti. La quale – evitando
il processo – metta fine alla vicenda (civile
o commerciale) insorta con la controparte,
senza un giudice che imponga la propria decisione e senza vincitori e vinti. La domanda
di mediazione si presenta tramite deposito
di un’istanza ad u n organismo accreditato
presso il Ministero della Giustizia. Dopo di
che, il Responsabile designa un mediatore e
fissa il primo incontro tra le parti non oltre
quindici giorni dal deposito della domanda,
con comunicazione all’altra. Il mediatore si
adopera affinché esse raggiungano un accordo amichevole per la definizione della
controversia, il tutto sotto la garanzia della
riservatezza. Le materie proponibili per la
conciliazione sono: il condominio (dal 20
marzo 2012), diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione,
comodato, affitto di aziende, risarcimento
del danno derivante dalla circolazione di
veicoli e natanti (dal 20 marzo 2012), da
responsabilità medica e da diffamazione a
mezzo stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari.
D – Lei parla di obbligatorietà: cosa accade se si va direttamente dal giudice senza prima passare per la fase conciliativa?
R – In questo caso “l’improcedibilità” deve
essere eccepita dal convenuto, a pena di
decadenza, o rilevata d’ufficio dal giudice non oltre la prima udienza, assegnando
alle parti il termine di 15 giorni per la presentazione della domanda di mediazione.
D – Non trova utile mostrare le differenze tra questa procedura e quella giudiziaria, per verificare se si
tratta davvero di un’opportunità da cogliere, evidenziando quali sono i costi
di entrambe e i vantaggi di cui Lei parla?
R – Sì, lo trovo utilissimo allo scopo di fare
chiarezza. Come ho già accennato, il fatto che le parti
in contrasto possano liberamente decidere la sorte della propria vicenda litigiosa
con un accordo condiviso,
vantaggioso per tutte e due
– ottenuto con speditezza,
a carattere definitivo, con
costi certi perché conosciuti
fin da subito – mostra palesemente una differenza
eclatante con il processo,
il cui esito è incerto, con
tempi e costi che non è dato
quantificare proprio perché si è in balia di troppi
fattori imponderabili e imprevedibili. E tutto questo,
fa vivere male la gente, che
sinora ha dovuto inevitabilmente affrontare tutti i
27
28
le Realtà locali
rischi che l’azione giudiziaria reca con sé.
Con il nostro intervento, invece, raggiunto l’accordo, e ponendo fine alle divergenze, le parti sono libere di proseguire i loro
rapporti, diversamente che nel processo.
Mediazione Marche
ha la sede in viale
della Carriera, 109
e a Macerata in via
Francesco Crispi 106.
Tel. 0734/217365
Fax. 0734/219343
www.
mediazionemarche.it
info@
mediazionemarche.it
D – Chi sono i componenti dell’Organismo di cui Lei fa parte, e come si sceglie quello che offre maggiori garanzie?
R – Rispondo che, come in altri casi della
vita, anche qui si deve avere riguardo alle
persone che lo compongono, al loro passato, alle qualità morali ed umane, nonché
alla esperienza maturata ed alle competenze
possedute. Questo è facile ad ottenersi, tra
l’altro, anche attraverso la conoscenza dei
profili e del curriculum di ognuna di loro,
che risultano interamente riportati nel sito
web. Le differenti formazioni e professionalità dei mediatori – tutti abilitati – concorrono a garantire una vasta gamma di
competenze sia in materia civile che commerciale. Sono avvocati, figure provenienti
dalla ricerca scientifica universitaria, commercialisti, un magistrato e un laureato
esperto informatico. Per ultimo, mi preme
aggiungere che questa procedura offre altri vantaggi proprio nel senso che tutti gli
atti, documenti e provvedimenti relativi al
procedimento di mediazione sono esenti
dall’imposta di bollo e da ogni altra spesa,
tassa o diritto di qualsiasi specie e natura,
oltre a trarre giovamento dal credito d’imposta così come riconosciuto nell’art. 20.
L’importo massimo delle spese di mediazione per ciascun scaglione di riferimento (secondo il valore della lite), risulta già predeterminato a
norma della tabella A (art.16 del D.I n.180).
Il procedimento di mediazione ha
una durata non superiore a quattro mesi (esso ben può risolversi anche nella seduta del primo incontro).
Termina qui l’intervista, e, preso atto
dell’importante intervento normativo
concepito per l’interesse vero dei cittadini, la Redazione rivolge l’augurio di buon
lavoro ai componenti l’organismo Mediazione Marche, auspicando di ritornare
sulla materia per ulteriori aggiornamenti.
la Provincia 29
Provincia si,
Provincia no
A RISCHIO SOPPRESSIONE ANCHE IL SOGNO DEI FERMANI
CHE DOPO 149 ANNI SI ERANO VISTI RICONSEGNARE
L’ENTE PROVINCIALE
D
opo aver atteso ben 149 anni per
vedere coronato il proprio sogno
di tornare ad avere la Provincia, i fermani rischiano di perderla nuovamente e
stavolta per una questione di pochi spiccioli. Un disegno di legge costituzionale
potrebbe cancellare definitivamente tutte
le province italiane. La provincia di Fermo, dunque, potrebbe avere vita corta.
Dapprima l’articolo 15 contenuto nella
manovra finanziaria varata dal Governo
e dal Ministro all’Economia e alle Finan-
ze Giulio Tremonti, poi stralciato, prevedeva la soppressione delle province al di
sotto dei 300.000 abitanti e poi è arrivato
come una mannaia il disegno di legge costituzionale che cancellerebbe l’esistenza
di tutte le province italiane. “L’approvazione del disegno di legge costituzionale
per l’abolizione delle province costituisce
una iniziativa grave e contro gli interessi
del Paese”. Con queste parole il presidente
della provincia di Fermo Fabrizio Cesetti
manifesta la sua disapprovazione al dise-
30
la Provincia
Il sindaco di Fermo
Nella Brambatti
gno di legge. L’abolizione delle province,
se il disegno di legge costituzionale verrà
approvato dalle due Camere, sarà effettiva
a partire dalla fine del mandato amministrativo in corso. Il ddl costituzionale
prevede che le Regioni dispongano di un
anno per l’attuazione della nuova forma
di associazione dei comuni che governerà l’area. “Il ddl costituzionale – prosegue
Cesetti – che nell’immediato comporta
una delegittimazione delle province determinerà, se verrà approvato, un sicuro
aggravio della spesa pubblica perché non
potranno essere abolite le tante funzioni che vengono esercitate dalle province medesime ed il personale preposto al
loro esercizio dovrà essere ricollocato con
maggiori oneri. Inoltre, getterà il Paese
nel caos in quanto, secondo le intenzioni
del Governo, le funzioni dovranno essere
esercitate da forme associative che, inevitabilmente, determineranno la creazione
di organismi più numerosi e costosi delle
province stesse. Questa scelta costituisce
un vulnus alla rappresentanza democratica dei territori in quanto la gran parte dei
corpi sociali è organizzata a livello provinciale, mentre si fa venire meno l’Istituzione
democratica che dovrebbe rappresentarli”.
Destino diverso, invece, avranno i Comuni che rischiano, con l’approvazione della manovra finanziaria e dell’articolo 16,
l’unificazione di gbran parte dei servizi
erogati attualmente. Si tratta di Moresco
(620 abitanti), Smerillo (con 395), Mon-
tefalcone Appennino (con 503), Montelparo (con 901), Massa Fermana (con
998 abitanti), Monte Vidon Corrado (con
791), Monteleone di Fermo (che conta
434 abitanti), Monsampietro Morico (con
717) e Belmonte Piceno (con 663) mentre
Monte Giberto (833 abitanti) potrebbe
optare per un’annessione a Grottazzolina
o a Ponzano di Fermo. Sul versante nord
della Provincia in bilico la municipalità
di Francavilla d’Ete (988 abitanti). “I tagli proposti dal governo – dice il sindaco di Fermo, Nella Brambatti – rischiano
di trasformarsi in veri e propri tagli alla
democrazia. Sono tagli iniqui e inutili
perché non risolveranno il problema dei
costi della politica ma andranno ad incidere pesantemente sulla quantità e qualità
dei servizi erogati quotidianamente”. Il 15
settembre ci sarà una manifestazione organizzata da Anci contro la manovra economica che si realizzerà con la riconsegna
al Prefetto e al Ministro dell’Interno delle
deleghe in materia di anagrafe e stato civile, e la chiusura simbolica dei relativi uffici. “Un atto eclatante che evidenzia la non
condivisione di scelte prese lontano dai
territori, distanti dagli interessi dei cittadini e che compromettono servizi essenziali - aggiunge la Brambatti - la protesta
che i Comuni e l’Anci stanno facendo non
è la protesta della “casta” ma di chi lavora
seriamente per rendere i nostri Comuni e
il nostro Paese sempre più solidi, competitivi e vivibili”.
l a società del Com u n e d i F e r m o p e r l ’ e n e rg i a
la Provincia 31
SOPPRESSIONE
COMUNI
Protestano i sindaci di
Moresco e Massa Fermana
S
i levano a gran voce le proteste di alcuni sindaci del Fermano che vedono
a rischio soppressione il Comune da loro
amministrato. Tra questi c’è la protesta di
Amato Mercuri, sindaco di Moresco, che
sottolinea che il costo della politica del
piccolo borgo della Valdaso è irrisorio e
quindi non insostenibile per l’intera comunità. “Poco cambierà per il mio comune
con questa manovra - dice Mercuri - Moresco che fa già parte dell’Unione Comuni
Valdaso vedrà solo la riduzione dei consiglieri da 13 a 6 e da 4 a 2 assessori con un
risparmio irrisorio. Ma il concetto non può
passare, perché considerare gli assessori e i
consiglieri dei piccoli comuni come sprechi della politica è stupido e sbagliato, è il
costo della democrazia - aggiunge il primo
cittadino - Io insieme ai miei consiglieri e
assessori sappiamo sempre dove sono i nostri dipendenti, nessuno timbra e va a fare
la spesa, andiamo in prima persona a verificare opere pubbliche e lavori di manutenzione, affrontiamo tutti i giorni i problemi
della gente senza che ci venga richiesto un
appuntamento. Sono così vicini alla gente i
parlamentari? In Italia abbiamo circa 8.100
comuni, niente se confrontati ai 12.000 della Germania e ai 36.000 della Francia, di cui
il 90% al di sotto dei 2.000 abitanti. L’Austria
che conta 8 milioni di abitanti ne ha 2.357
- conclude Mercuri - E’ chiaro quindi che
non è un problema di numeri ma di orga-
nizzazione. Non è facendo interventi spot
che risolveremo la crisi, i consiglieri comunali di Moresco con i loro 17 euro a seduta
consigliare sono un costo insostenibile per
la comunità di Moresco? Il sindaco con i
suoi 630 euro mensili e gli assessori con i
loro 63 euro, che non bastano nemmeno
per le telefonate, sono lo spreco della politica?”. A dir poco polemico e indignato è il
sindaco Massa Fermana, Giampiero Tarulli
che sottolinea la necessità almeno di sentire
i cittadini prima di prendere scelte che ne
cambieranno i futuro. “Non voglio ad ogni
costo rimanere attaccato all’identità del
singolo comune, alla sua storia millenaria,
ma credo che i cittadini meritino di più e
soprattutto debbano essere sentiti non solo
quando qualcuno vuole essere eletto ma
anche quando si prendono decisioni che
graveranno anche sul loro futuro e che, nella specie, nulla hanno a che vedere con un
risparmio del costo della politica - precisa
il sindaco Tarulli - Più che di riduzione dei
piccoli comuni, con l’art. 16 del decreto legge del Consiglio dei Ministri in merito alla
“Riduzione dei costi relativi alla rappresentanza politica nei comuni”, credo si debba
parlare dell’ennesima opportunità persa per
dare un vero segnale di svolta ai cittadini.
L’ipotesi di ridurre i comuni mi sembra sia
simile a quella di colui che non avendo più
soldi per comprare un altro paio di scarpe
decida di amputarsi i piedi! Chi vive la real-
Il sindaco di Moresco,
Amato Mercuri
Il sindaco di Massa Fermana,
Giampiero Tarulli
32
la Provincia
Moresco
Massa Fermana
tà dei piccoli comuni sa bene quelli
che sono i sacrifici che gli amministratori sopportano ogni giorno
per garantire un vero servizio alla
cittadinanza e quella che che è l’importanza di avere un gruppo di amministratori che anziché essere un
peso, direi sopportabile visto che
sul bilancio del Comune di Massa Fermana un assessore “costa” 35
euro al mese, sono una vera risorsa
e garanzia per la popolazione - prosegue il primo cittadino - In realtà
il decreto legge appena varato non
parla di riduzione dei piccoli comuni, o cancellazione delle realtà territoriali, ma di costituire un’unione
municipale tra comuni con popolazione pari o inferiore a 1.000 abitanti che siano contermini con altri
comuni di popolazione pari o inferiore a 1.000 abitanti per esercitare
tutte le funzioni amministrative in
forma associata e dove il Sindaco
sarà l’unico organo di governo con
la soppressione della Giunta e del
Consiglio comunale, un’assurdità
oltre che un passo indietro sotto
l’aspetto della democrazia. Inoltre per la costituzione dell’Unione municipale, oltre alla
vicinanza di comuni con popolazione pari
o inferiore a 1.000 abitante, è richiesto l’ulteriore requisito che la popolazione residente nel territorio dell’unione municipale sia
pari almeno a 5.000 abitanti, salvo diverso
limite individuato con delibera della Giunta Regionale: nel caso specifico del Comune
di Massa Fermana, ma come per tantissime
altre realtà del territorio fermano, il decreto
modificherà solo il numero dei consiglieri e degli assessori ed imporrà l’obbligo di
costituire l’unione dei comuni con i paesi
vicini. Va sottolineato che per i piccoli comuni la voce di spesa più importante sono
i dipendenti e non certo gli amministratori,
spesa che anche in questa ipotesi legislativa
rimarrà invariata! Che dire, si formulano
ipotesi normative, sicuramente destinate
ad essere modificate a seconda degli umori elettorali, che come al solito nulla faranno risparmiare alla collettività e che creano
solo discussioni sterili - dice infine Tarulli - I
veri sprechi sono altrove: non si è ipotizzato
nulla per evitare le cosiddette “incompiute”
e su come rendere effettivo il risarcimento
in favore della Pubblica Amministrazione
per gli errori dei progettisti, delle imprese
o degli amministratori, in merito alla riduzione dei parlamentari e dei consiglieri
regionali, sui milionari rimborsi elettorali
o sulla vergognosa voragine della spesa sanitaria: visto che risiedo nella Provincia di
Fermo, che dire sulla spesa di diversi milioni
di euro per costituire due nuove province
solo nel 2004 ed ora se ne dovranno spendere altrettanti per farle scomparire! Un
noto slogan televisivo dice “...ed io pago...”,
io aggiungerei: “…e ce li paghiamo pure!!!!”.
Sesa. Tradizione e precisione da oltre 30 anni.
“Produciamo calzature da
uomo da oltre trent’anni,
per noi parla la tradizione
e la precisione del lavoro”.
Sandro e Sergio Ramadori
titolari della Sesa srl, impresa nata negli anni ’70, descrivono in questo modo la
loro attività. “Scegliamo le migliori pelli per
i nostri prodotti e la loro trasformazione è
fatta da personale esperto - dicono Sandro
e Sergio Ramadori. Il taglio è il primo passo
per la realizzazione della scarpa che viene fat-
ta da personale specializzato
che usa macchinari all’avanguardia. Le fasi successive di
orlatura e cucitura sono realizzate a mano dagli artigiani nei nostri laboratori, così
che la scarpa diventerà più
comoda e facile da indossare ma anche più duratura”. Il prodotto più
noto della Sesa srl è il mocassino “College”
che l’azienda espone nelle fiere internazionali dove maggiormente è presente come
“Expo Rivaschuh” di Riva del Garda e il Micam ShoEvent.
via Portogallo, 4 - 63015 Monte Urano (FM) Italia - [email protected] - tel. +39-0734-841400, - fax +39-0734-841876
34
gli Eventi
Contesa del Secchio
San Martino si è aggiudicata
il Secchio d’Oro
PARTE DI PIAZZA MATTEOTTI È STATA TRANSENNATA
MA IL CORTEO HA SFILATO REGOLARMENTE
A
trIonfare nella cinquantanovesima edizione della Contesa del Secchio è stata la
Nobile Contrada San Martino. I “verdi”, dopo
un testa a testa serrato con la San Giovanni, detentrice del “secchio”, sconfiggono nettamente i
“rossi” nell’ultima e decisiva partita e chiudono in
trionfo, totalizzando 343 punti contro i 288 dei
rivali. Più lontane le altre due contrade, mai parse in grado di inserirsi nel duello. La Sant’Elpidio
ha chiuso a quota 256 punti, merito soprattutto
del 111-75 rifilato ad una spenta Santa Maria
nell’ultima gara. Gli “azzurri” hanno chiuso me-
stamente all’ultimo posto, con 194 punti. Il “secchio” torna così nelle mani della San Martino a
due anni di distanza dall’affermazione del 2009
e dopo il secondo posto in volata dello scorso
anno (quando i “verdi” vennero distanziati di soli
29 punti. Niente tafferugli né polemiche, tutto è
filato via piuttosto liscio sul campo di gioco grazie all’attenta direzione dell’arbitro Italo Menconi e del Capitano del Popolo Franco Orsili. Non
così sugli spalti, dove, a parte i soliti battibecchi
tra i tifosi delle varie contrade, si è registrata la
protesta, assolutamente pacifica, di un gruppo di
ragazzi che hanno esposto un cartellone con su
scritto “Il Medioevo è dentro di voi, rievocazione
medievale teste medievali”. Un messaggio diretto
all’Ente Contesa, “rea” di aver negato il permesso
di partecipare al corteggio ai ragazzi dell’associazione Sacra Spina, lo scorso anno per la prima
volta presenti e che avevano suscitato interesse
e attenzione per le loro rivisitazioni tra passato
e futuro delle musiche tradizionali medievali. La
gara vera e propria è stata come sempre preceduta, a partire dal primo pomeriggio, dalla presentazione delle squadre in piazza Matteotti e dal
maestoso corteo, cui oltre alle 4 contrade, hanno
partecipato anche le delegazioni del Marchesato
di Santa Caterina, del Marchesato di Santa Croce,
del Borgo Marinaro e di Castel di Castro. Presente in prima fila il “podestà” Alessandro Mezzanotte, vestito di tutto punto in panni medievali, precedendo, nel corteo, la bellissima dama Cristina
Marozzi, l’assessore elpidiense Lorena Cozzi ed
il vicesindaco di Porto Sant’Elpidio Monica Leoni, anch’esse splendide nei fini abiti realizzati per
l’occasione. Presenti in abiti civili, al fianco del
presidente dell’Ente Contesa Antonio Grami-
gli Eventi
gna, il Prefetto Emilia Zarrilli, il presidente della
Provincia Fabrizio Cesetti, il suo vice Renzo Offidani, il presidente della Camera di Commercio
Graziano Di Battista, il sindaco di Montegranaro Gastone Gismondi e molti assessori e consiglieri comunali del Fermano. Purtroppo, però,
come accennato in precedenza, a rispondere in
maniera abbastanza tiepida è stato il pubblico,
presente in numero assolutamente minore agli
scorsi anni alla rievocazione elpidiense. Un po’
per la splendida giornata di sole a ridosso di
Ferragosto, un po’ per la crisi economica dilagante che rende comunque ardua la spesa per il
biglietto di ingresso al campo (15 euro tribuna
centrale, 13 euro gli altri posti), l’affluenza non
è stata di certo paragonabile agli ultimi anni.
L’edizione di quest’anno della Contesa del Secchio, comunque, è stata molto particolare per
diversi motivi. Alcune piccole problematiche
hanno costretto ad un superlavoro il presidente Gramigna e gli uomini dell’Ente Contesa, ma
nessuna di queste ha compromesso il normale
svolgimento della più antica rievocazione storica delle Marche. Primo “intoppo” quello legato
ai lavori di rifacimento della pavimentazione nel
centro storico. Il settore nord, antistante la Torre
Gerosolimitana e la Basilica della Misericordia,
era transennato, mentre il settore centrale e meridionale, quello sul quale dà il Municipio, era
regolarmente fruibile. I lavori di ripavimentazione di Corso Baccio sono ripartiti solo dopo le
festività di metà agosto, per cui non hanno creato intoppi per il corteo storico che, quindi, potrà
sfilare in tutta tranquillità fino allo stadio Mandozzi. Il secondo problema, ma che non ha ostacolato in alcun modo il regolare svolgimento
della manifestazione, è legato invece al secchio
dorato che la contrada vincitrice riceve come
premio per la vittoria. Ogni anno i campioni appongono una targa cesellata d’oro come ricordo
indelebile del trionfo sul campo ma, dopo 59
anni, sulla superficie esterna sono rimasti solo
due spazi vuoti: uno per la targa dei vincitori e l’altro per lo stemma del 150° anniversario
dell’unità d’Italia, ricevuto quest’anno con decreto della Presidenza della Repubblica. Esclusa la
possibilità di iniziare ad apporre le targhe anche
sulle pareti interne del secchio, dalla prossima
edizione, quella del sessantennale, ci sarà un
nuovo secchio, mentre per il “vecchio” è ancora allo studio una soluzione adeguata. Piccoli
intoppi che non hanno tolto magia e prestigio
alla manifestazione clou dell’estate fermana. Una
rievocazione che si basa su una vicenda, tramandata nei secoli, che affonda le sue radici tra leggenda e storiografia ufficiale. Si narra infatti che
nel tardo Medioevo Sant’Elpidio a Mare soffrisse di una forte penuria d’acqua, così, per evitare
la gazzarra quotidiana delle donne al pozzo della
piazza del Comune, i priori indissero un gioco
fra le quattro Contrade della Città (San Giovanni, Sant’Elpidio, Santa Maria, San Martino), stabilendo così che chi avesse più volte centrato il
pozzo con una palla di cuoio e stoppa, avrebbe
attinto per prima nell’anno a seguire. Nacque
cosi uno sport a metà tra la pallamano e la pallacanestro, nella quale le contrade si sfidano in
un girone all’italiana di sola andata con squadre
composte da sette giocatori, la cui abilità sta nel
centrate il pozzo dopo aver effettuato almeno
tre passaggi, ostacolando nel contempo il gioco
degli avversari. Ma la Contesa del Secchio non
è solo il giorno del “gioco”, ma un complesso di
attività che dura 365 giorni all’anno grazie all’attività incessante dell’Ente Contesa del Secchio
e del Gruppo storico musici e sbandieratori,
apprezzati in tutto il mondo per le loro qualità.
Il “Gruppo” è stato presente in moltissime città
italiane, ha partecipato, come ospite d’onore a diverse trasmissioni Rai e Mediaset, ha rappresentato l’Italia ai quattro lati del globo nel corso dei
suoi oltre trent’anni di storia fino a partecipare,
lo scorso anno, come unico gruppo italiano alla
festa della Repubblica Italiana che si è tenuta il
2 giugno nel padiglione italiano del World Expo
2010 a Shangai. Quest’anno, poi, una delegazione è stata presente come rappresentante della
Provincia di Fermo al Consiglio d’Europa di
Strasburgo per la Festa della Repubblica Italiana.
35
36
gli Eventi
Et palio sia!
L’OPERA DELLO SCULTORE SANDRO PAZZI
SIMBOLO DI FORZA E DI ACCOGLIENZA
I
cavalli, da sempre simbolo di forza e di
vigore, sono, oggi, il simbolo della città di
Fermo. Nello scorso maggio la ditta Tre Elle
di Fermo ha posizionato al centro della rotatoria di Santa Petronilla la maestosa opera,
disegnata dallo scultore Sandro Pazzi, raffigurante tre cavalli e gli scudi dedicati alle
dieci Contrade cittadine. L’opera, in acciaio
“arrugginito”, è
alta 5 metri e
larga 3.50 metri. Un piedistallo a sorreg-
gere la scultura. A lato strada, undici scudi,
uno per ciascuna Contrada mentre l’undicesimo raffigura lo stemma del Comune.
“L’idea è nata qualche anno fa – sottolinea
Stefano Luzi, titolare della Tre Elle – devo
ringraziare l’ex priore di contrada Fiorenza
Giaccobbi che mi aveva parlato dell’idea di
mettere un’opera a Santa Petronilla. Il cavallo
è la rappresentazione della forza dell’impresa e del territorio nel cercare una rapida uscita dalla crisi. Questa è un opera che testimonia la bellezza del saper stare insieme in un
progetto nato per rendere più bella la città”.
gli Eventi
Cavalcata
dell’Assunta
Una festa di mille anni fa
L
a festa dell’Assunta a Fermo ha radici
lontane. Risale al 998 dopo Cristo un
atto con il quale il vescovo della sede fermana, Uberto, concede un appezzamento di
terra sulla strada per Cossignano, in cambio
di 400 soldi annui da pagarsi appunto in
occasione della festa dell’Assunta. Il documento più antico della Cavalcata e del Palio
risale, invece, al 1182, anno in cui Monterubbiano, Cuccure e Montotto s’impegnavano con Fermo a portare ogni anno il Palio,
in occasione della festa dell’Assunta. Da meticolose ricerche nell’Archivio di Stato cittadino è stato rinvenuto un atto del 1449. In
tal anno Fermo lamenta che Monterubbiano non ha portato il Palio, cosa che “ha fatto
sempre da trecento anni”. Altro documento,
splendido e policromo, si trova nel Messale
de Firmonibus risalente ai primi del 400. In
esso sono raffigurati la cattedrale ed il corteo
che vi si recava per presentare alla Vergine
Assunta, patrona di Fermo, doni ed offerte.
La Cavalcata ebbe vita gloriosa fino ai primi
del 1600 e dopo un periodo di decadenza fu
riportata al primitivo splendore dal Mons.
Amedeo Conti. Abolita nel 1808 durante il
Regno Napoleonico (Fermo in tal epoca era
capoluogo del Dipartimento del Tronto da
cui dipendevano le vice prefetture di Ascoli
e Camerino), tornò in vita dopo il congresso di Vienna, ma senza l’antico splendore;
condusse poi vita grama fino al 1860, anno
in cui cessò con la venuta dei Piemontesi e
37
23 LUGLIO
30ªe d i z i o n e
il Regno di Vittorio Emanuele II. Ci furono diversi tentativi di ripristinarla nel 1897
e nel 1921 ma senza risultati soddisfacenti.
Ma è nel 1982, ben otto secoli dopo il primo
corteo, che la Cavalcata dell’Assunta torna a
rivivere con i fasti di una volta. Il trentesimo
anno della rievocazione storica ha dato vita
ad una nuova era per la Cavalcata dell’Assunta che ha visto nelle vesti di Priore della
Città un sindaco donna. Si tratta di Nella
Brambatti che nonostante le polemiche ha
sfilato fiera ed elegante nel suo abito nero.
Il sindaco Nella Brambatti in un momento della sfilata del Corteo
38
gli Eventi
E’ Fiorenza la vincitrice
In questa Cavalcata abbiamo ottenuto
più di una vittoria
D
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opo sei anni dalla prima vittoria del
Palio dell’Assunta, la Nobile Contrada Fiorenza si riconferma vincente e a
quanto pare è proprio la scelta del Priore
il porta fortuna della Contrada. Era palpabile l’emozione del Priore di Contrada
Lorenzo Giacobbi e dei suoi contradaioli
per la vittoria arrivata nel trentesimo anniversario della Cavalcata dell’Assunta.
Artefice del successo il giovane fantino
Giulio Chioffi che in sella a Sir Franco,
appartenente alla scuderia Cardinali di
Anagni in provincia di Frosinone ha regalato un’emozione indimenticabile ai
contradaioli e ai tanti appassionati che
hanno assistito alla corsa del Palio. “Ho
vinto per voi” ha detto Chioffi appena sceso da cavallo rivolgendosi ai contradaioli
che lo acclamavano da dietro le staccionate. Sarà, probabilmente, una tradizione
di famiglia portare la Contrada verso la
vittoria nel primo anno di conduzione.
Sei anni fa, nel 2005, questa esperienza fu
fatta dall’allora Priore Remo Giacobbi. A
suo figlio Lorenzo si lega, invece, questa
seconda vittoria. Grandissima la soddi-
gli Eventi
sfazione per questo successo da parte del
giovane Priore. “Sono contentissimo per
questa affermazione – ha detto a caldo
Lorenzo Giacobbi – perché con essa si è
concluso un grande lavoro di anni fatto
soprattutto dai giovani di Contrada, un
bel gruppo. E’ un anno irripetibile quello
che abbiamo vissuto in questa trentesima
edizione della rievocazione. E’ come se
fosse stato scritto che dovevamo vincere
perché ci abbiamo creduto tanto. Coesi
e determinati perché crediamo in questa
iniziativa che permette il recupero delle nostre radici. In questa Cavalcata abbiamo ottenuto più di una vittoria non
dimenticando l’aspetto religioso della
manifestazione, cosa in cui crediamo. Il
lavoro è stato tanto per riuscire e subito
dopo aver vinto il Palio siamo andati in
Duomo, per ringraziare la nostra Patrona”.
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Intensi attimi di suspence
prima dell’arrivo al traguardo
U
n tifo da stadio ha accompagnato
tutta la corsa a cui hanno presenziato circa 15.000 persone (un successo
turistico non indifferente per il vice presidente vicario della Cavalcata Silvio Dionea) e molte autorità compresi l’assessore
regionale Serenella Moroder e il Prefetto
di Fermo Emilia Zarrilli. Le cinque Contrade finaliste: Campolege, Campiglione,
San Bartolomeo, San Martino e la stessa
Fiorenza si sono spese fino all’ultimo metro per vincere ma la classe di Sir Franco e
Chioffi ha primeggiato su tutti. In una corsa mozzafiato, dunque, Sir Franco subito
dopo il curvone del Tunnel dove si trovava già nettamente in testa ha sbaragliato
gli altri concorrenti. Che Sirfranco desse
battaglia agli altri nove cavalli lo si era già
notato già dalla prima batteria dove il cavallo è risultato secondo dopo quello di
Campolege mentre terzo si è classificato
Molini Girola. Fiorenza ha poi dovuto fare
il sorteggio per accedere alla finale con
San Bartolomeo terza classificata della seconda batteria. Al momento dell’arrivo di
Sir Franco i contradaioli e lo stesso Priore
hanno vissuto un attimo di smarrimento bagnato dalle lacrime dei tanti tifosi
bianco-viola. Una volta realizzato cosa era
accaduto allo smarrimento è subentrata
la gioia per il tsuccesso raggiunto e con il
priore Lorenzo Giacobbi che ha ricevuto
il Palio dalle mani del podestà, tutti a festeggiare, a voler toccare Sir Franco, a portare in trionfo Giulio Chioffi e poi via, impazziti di gioia, verso Piazza del Popolo.
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gli Eventi
Tornano alla ribalta
le specificità dei negozi
di vicinato
Con la Cavalcata dell’Assunta si riscoprono
le tipicità dei quartieri fermani
ALIMENTARI, FRUTTA E VERDURA
SALUMI E SPECIALITÀ LOCALI DA
AGRICOLTURA BIOLOGICA
Piazza del Popolo
tel. 328 0305881
L
a Cavalcata dell’Assunta riunisce ben
10 Contrade tra storiche e cosiddette
foranee in un lavoro sinergico che dura
tutto l’anno e che non comprende solo il
momento della Corsa al Palio del 15 agosto o il corteo storico in notturna ma allarga la propria azione anche ad altre iniziative. <Certo sarebbe un’azione veramente
utile che all’interno di ogni Contrada – afferma il vice presidente vicario della Cavalcata dell’Assunta, Silvio Dionea - si
discutesse di tutta la vita della stessa, dai
servizi ai momenti del tempo libero per
poter coniugare tutte le realtà all’interno
della Contrada e diventare punto di riferimento non solo dei cittadini ma anche
delle istituzioni. I grandi numeri del turismo di questa stagione la dicono lunga su quello che potrebbe essere il ruolo
della Cavalcata dell’Assunta (moltissime
presenze turistiche si sono registrate in
occasione delle manifestazioni del Palio) che vive dell’attività volontaria dei
contradaioli e dei contributi dei piccoli
commercianti. Questi ultimi addentellati
al territorio sentono più di altri esercenti
il significato della rievocazione, la ricerca della memoria storica cittadina, ecc.>.
Proprio il negozio di vicinato è quello che
sta tornando di moda dopo la corsa sfrenata alla grande distribuzuine organizzata. Un punto vendita, cioè, al dettaglio
con una superficie non superiore ai 150
mq o 250 mq, nei comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti.Negozi
di quartiere del settore alimentare o non
alimentare, parzialmente a libero servizio,
o affiliati a un’insegna della grandi distribuzione o a marchi di catene di abbigliamento o altri prodotti. Gli esercenti di
queste attività puntano sia sulla qualità del
servizio che sulla familiarità con la clientela tipici dei negozi tradizionali. L’idea
del negozio di vicinato è stata lanciata nel
Fermano già nel lontano 2005. Tra i primi a scendere in campo sull’argomento la
locale Confcommercio e l’Associazione
Commercianti di Fermo e Circondario.
<E’ necessario ritornare ad un negozio di
vicinato che rappresenta spesso la qualità
e la specificità di un prodotto legato alla
produzione locale – commenta Basilio
Giacomozzi presidente della locale Confcommercio e della Consulta del Commercio - Con il suo essere a misura d’uomo ha, inoltre, in questo tipo di esercizio
allaccia un diverso rapporto con l’utenza.
Il problemna per uno sviluppo di questi
negozi nella città capoluogo è frenato, per
il prossimo futuro, dall’apertura di altri
due grossi complessi che si aggiungono
a quelli già esistenti per cui occorrono,
a questo punto, misure di tutela e di potenziamento con incentivi e quant’altro>
gli Eventi
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Centro storico
Cittadini e istituzioni insieme per farlo rinascere
TANTE LE INIZIATIVE CHE L’ASSOCIAZIONE PUNTO FERMO HA ORGANIZZATO PER
PERSEGUIRE QUESTO OBIETTIVO
L
’associazione Punto Fermo è nata nel
2005 ed è composta dai commerciati
al dettaglio del Centro storico del capoluogo di Provincia e dal Comune in qualità
di socio. L’obiettivo del sodalizio è la rivitalizzazione del centro storico della città,
attraverso una serie di manifestazioni e la
creazione di un centro naturale commerciale in cui siano coinvolti tutti gli esercizi
di vendita al minuto di Piazza del Popolo
e vie adiacenti. Negli anni l’associazione
ha messo in campo diverse iniziative di
successo ed è entrata a pieno titolo nei
tavoli di concertazione organizzati dalle
istituzioni locali. <La salvaguardia della
piccola e media impresa commerciale è
uno dei nostri obiettivi – afferma il presidente di Punto Fermo, Loris Salvatori
– in quanto rappresenta il tessuto connettivo e volano . dell’economia cittadina.
E’ importante potenziare questo settore
e non mortificarlo a favore della grande
distribuzione organizzata. Dare maggiore
impulso ai cosiddetti negozi di vicinato
e aiutare a sviluppare le loro specificità
significa da un lato rivitalizzare il centro
storico di Fermo e dall’altro dare l’opportunità di nuova occupazione.
BARNEY
Piazza del Popolo, 27
Corso Cefalonia, 8
FERMO
Tel. 0734 225 961
0734 223 285
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