Fiorella Mannoia, vera e grande interprete della canzone italiana

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Fiorella Mannoia, vera e grande interprete della canzone italiana
L ’ altra musica
Fiorella Mannoia, vera e grande
interprete della canzone italiana
di Guido Michelone
I
l concerto di Fiorella Mannoia consente alcune riflessioni sulla canzone italiana in rapporto alle
grandi interpreti dei repertori sia tradizionali sia
moderni. Quando all’inizio degli anni Sessanta nel nostro Paese la musica leggera compie un definitivo salto di qualità, sganciandosi dai peggiori cliché melodici,
per aprirsi invece alle nuove sonorità della forma canzone francese e americana o al contrario per recuperare gli stilemi delle tradizioni più autentiche, le interpreti femminili sono ancora
poche, ma di sicuro valore: e in fondo rimangono tali, ininterrottamente, a tutt’oggi, se si pensa a Mina che inizia come urlatrice, a Ornella Vanoni con le
ballate della mala, a Giovanna Marini,
nella ricerca etnologica, a Milva spostatasi addirittura verso il teatro epico.
Ma accanto a queste grandi signore, al di
là di una sparuta schiera di rock woman
(Gianna Nannini in testa) o di vocalist passate dai fasti sanremesi a fin eccessive prestazioni colte e avanguardiste (Alice, Antonella Ruggiero), è difficile trovare vere
interpreti, degne insomma di tale espressione, dove il termine «interpretazione» è
visceralmente legato a questioni di gusto,
sensibilità, partecipazione, modus poetico. Non sono mancate le cantautrici di tipo folk (Gabriella Ferri), pop (Mia Martini), rock (Giuni Russo), oggi rock-pop (Carmen Consoli) o rock-folk (Cristina Donà),
ma altre voci modernamente dotate hanno
offerto prestazioni artistiche spesso altalenanti, per non dire contraddittorie, come Patty Pravo, Loredana Berté, spesso vittime del
loro eccessivo autocompiacimento. Personaggio che oggi, o meglio da vent’anni, si può pregiare del titolo di vera e grande interprete della canzone italiana è proprio Fiorella Mannoia.
L’anno di svolta per lei è il 1987, quando partecipa al Festival di Sanremo con il brano «Quello
che le donne non dicono», scritto apposta da Enrico Ruggeri, che le fa guadagnare il Premio della critica. L’anno seguente un’altra canzone, «Le
notti di maggio» di Ivano Fossati, la porta a vincere non solo il secondo Premio della critica, sempre a San Remo, ma anche e soprattutto il premio
Tenco. Nel 1989 esce Di terra e di vento, lp nel quale
collabora per la prima volta Francesco De
Gregori; grazie a quest’album e a Canzoni per parlare Fiorella Mannoia vince due edizioni della Targa Tenco
quale migliore interprete. Dopo lavori importanti, da I
treni a vapore a Gente comune, occorre aspettare il 1997 per
ascoltare notevoli cambiamenti nel repertorio della riccioluta interprete. Per il cd Belle speranze, infatti, si rivolge a nuovi giovani cantautori: Daniele Silvestri, Gianmaria Testa, Rosso Maltese e gli Avion Travel. Nel
1999 c’è quindi il primo live ufficiale, Certe piccole voci, con la stupenda interpretazione di «Sally» di Vasco Rossi, brano che unito all’unico
pezzo inedito «L’amore con l’amore si paga»,
composto appositamente da Ivano Fossati, le
consente di raggiungere i primi posti della
hit parade degli album. Forse il picco creativo assoluto per Fiorella Mannoia viene
raggiunto quando canta con Ivano Fossati «Oh che sarà», una bellissima traduzione, curata dallo stesso cantautore, dall’originale Chico Buarque De
Hollanda che resta forse il brano più
amato e più intenso di un repertorio composto ormai da centinaia di
canzoni. E ciò che rende originale e
probabilmente unica l’arte di Fiorella Mannoia resta proprio l’interpretazione, che viene perseguita senza
imitare modelli, puntando direttamente alla sensibilità che le forme
e i contenuti di ciascun pezzo musicale trasmettono in lei e di riflesso
nell’intero pubblico.
Padova – Palasport S. Lazzaro
24 febbraio, ore 21.00
Verona – Teatro Filarmonico
26 febbraio, ore 21.00
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L’ altra musica
In «Gabbia» i Motel Connection
Il 27 gennaio il gruppo house nel locale di San Giorgio in Bosco
di Tommaso Gastaldi
S
e può sembrare superfluo dire che la musica, allo
stesso modo delle altre arti, ha bisogno di continue innovazioni, di nuovi mondi e di nuove ispirazioni, non è sbagliato affermare che il campo dove senza dubbio questo cammino ha compiuto passi da gigante negli ultimi decenni, è quello della musica elettronica, includendo in questa categoria anche generi come la
musica house o techno e più in generale tutto quel complesso universo che forma la club culture. Si tratta di un vasto e sotterraneo campionario di musica contemporanea
nica ha dovuto ben presto ricredersi perché oggi sembra
chiaro che ci sia un rapporto osmotico tra le due band
che guadagnano da entrambe le esperienze delle nuove
fonti d’ispirazione. Conseguito un assetto live ben funzionante i Motel Connection sentono l’esigenza di entrare in uno studio di registrazione per dare concretezza
al proprio lavoro: ne esce Give Me a Good Reason to Wake
Up che però verrà pubblicato solo nel 2002. È invece del
2001 la prima uscita discografica con la colonna sonora del lungometraggio Santa Maradona, diretto dal regista
Marco Ponti e seguita poi nel 2004 da un’altra
colonna sonora per il film A/R Andata + Ritorno. Nell’ottobre del 2006 viene pubblicata
la loro ultima fatica discografica dal titolo Do
I Have a Life? Se nel vasto campo della musica
dance ci sono alcuni compositori italiani che
hanno raggiunto il successo mondiale grazie
a dei brani melodici ed efficaci, quasi fossero
moderni continuatori della tradizione italiana, nel caso dei Motel Connection e in particolare in questo loro ultimo album le sonorità sono volutamente minimaliste, con richiami alla tradizione tedesca e americana: linee
di basso sincopate e ipnotizzanti, tappeti di
percussioni, batterie e sintetizzatori, con la
voce di Samuel e il suo inglese dall’accento
torinese che risuona a volte decisa a volte ri-
Pierfunk
d’intrattenimento danzante, suonata e riproSamuel
dotta in quei locali comunemente chiamati
discoteche. La velocità con cui questa musica avanza è pari ai battiti per minuto che la
caratterizzano, e può contare su un apporto
tecnologico che fornisce sempre nuovi spunti creativi e che la spinge verso continue transazioni e innovazioni. Non è quindi semplice
entrare in questo mondo sotterraneo a meno
che non si abbiamo delle idee nuove. Al contrario di quanto si potrebbe pensare i Motel Connection non sono nati all’interno di
un club, bensì il loro percorso artistico nasce
dalla composizione di musiche per installazioni di opere di videoarte. Solo dopo queste
esperienze il loro nome comincia a circolare e
farsi conoscere nei club anche grazie a dei set
live che catturano l’attenzione del pubblico. Il nome del
gruppo è molto esplicativo: il motel è un luogo di sosta e
di passaggio nel quale incrociare e connettersi con persone
e culture diverse, inglobarle e farle proprie per poi ripartire. La loro peculiarità sta nel fatto che accanto alla classica figura del dj (Pisti è il suo nome d’arte), si affiancano un bassista (Pierfunk ex dei Subsonica) e Samuel voce e anima dei Subsonica. Certo chi vedeva i Motel Connection solo come un breve progetto parallelo ai Subso-
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Pisti
vestita da filtri ed effetti sonori. Il gruppo è nato a Torino, dove Pisti e Samuel hanno aperto un locale tutto dedicato alla dance, il Krakatoa, che è ben presto diventato un punto di riferimento per gli amanti del genere. Chi
si sentisse a disagio con l’house dei Motel Connection si
può sempre consolare con il nuovo album dei Subsonica
(Terrestre live e varie altre disfunzioni) che ripropone registrazioni live tratte dal loro ultimo tour, nuovi brani e rielaborazioni acustiche di vecchi successi.
L ’ altra musica
Le «Lacrime nere» di Diego «El Cigala»
Uno dei più grandi cantanti di flamenco
al Salieri di Legnago
F
di Eva Rico
u lo stesso Camarón de la Isla,
Oviedo – dove si dichiara che in queuno dei più celebri interpresto lavoro «la canzone antillana suona
Legnago – Teatro Salieri
16 gennaio, ore 20.30
ti di flamenco della storia, a dacome cante e viceversa». Insieme a inre a Diego il soprannome di «El Cigadimenticabili bolero, canzoni di Caetala» («Lo Scampo»). Cresciuto nel quartiere madrileño di
no Veloso, Vinicius de Moraes e Antonio Carlos Jobim, si
El Rastro, questo giovane calò inizia cantando per stratrova una copla, la famosissima «Bien pagá», eseguita con
da, in peñas flamenche e in tablaos, finché i suoi ecceziocori cubani, e altri omaggi alla canzone argentina e urunali compás e ritmo lo portano a diventare uno dei miglioguaiana. E sempre il maestro Bebo al piano e Diego alla
ri accompagnatori per il ballo. Così cantando atrás per
voce, con il suo timbro inconfondibile. La combinazione
bailaores come Mario Amaperfetta per vincere il Latin
ya, Faíco, Farruco, El Güito,
Grammy nel 2004 e vendeManuela Carrasco, Cristóbal
re più di 800.000 copie. SucReyes, Carmen Cortés o Macessivamente «El Cigala» lanolete, gira tutto il mondo, fivora con Paco de Lucía in Cono a quando decide di saltare
sitas buenas e vince di nuovo il
adelante e iniziare la carriera
Grammy latino nel 2006 con
solista.
Picasso en mis ojos.
Sin da giovane Diego dimoQuesto enfant prodige, nastra di dominare i palos flato con duende, cresciuto nelmenchi dello stile tradiziolo stile più puro in seno a una
nale, che interpreta con maefamiglia di tradizione flamenstria e semplicità. Contando
ca (è nipote del grande Rafael
sempre sull’appoggio e la colFarina), apprendista con i più
laborazione di grandi cantanaffermati interpreti della muti e importanti chitarristi – cosica gitana, è riuscito a creame lo stesso Camarón, Tomare un universo tutto suo, una
tito, Gerardo Núñez o Vicenmarcata personalità artistica.
te Amigo – nel 2001 fa uscire
Non solo per il suo particolail disco Corren tiempos de alegría,
rissimo modo di cantare, ma
nel quale lavora insieme a un
anche per l’inquieta curiosiartista che segnerà la sua cartà che l’ha portato a ricercare
riera da allora in poi: il leggene fondere con sapienza ed eledario Bebo Valdés, da cui Dieganza il cante delle sue origini
go dice di aver «imparato tutcon altri stili musicali che pur
to». Con questo veterano piaappartenendo ad altri continista cubano registra nel 2003
nenti sono simili per sentiil successivo Lágrimas negras,
mento e passione.
un progetto di Calle 54 RecorPer la prima volta in Italia,
ds, l’etichetta del regista Fer«El Cigala» presenta una senando Trueba. Il disco vierata intitolata Lagrimas negras,
Glossario flamenco
ne arricchito da un peculiare
con El Morao alla chitarra,
«diario di lavoro», firmato
Sabu alle percussioni, JuCaló: linguaggio dei gitani spagnoli; per estensione, gitano.
dal cineasta, che documitus al piano e Yelsy al
Peña: nome di alcuni circoli di svago e divertimento.
menta tutto il procescontrabbasso. Questo
Tablao: scenario, palcoscenico dedicato al canto e al ballo flamenco.
so di lavorazione del
concerto fa coppia
Compás: Movimenti della mano con i quali si scandisce il ritmo della musica.
cd. L’opera contiecon quello che sarà
Cantar atrás: letteralmente cantare «dietro»; nell’argôt flamenco cantare
ne nove canzoni
celebrato il prossiper accompagnare un bailaor.
Bailaor: ballerino, persona che esercita l’arte del ballo.
che sono dei clasmo 17 marzo con
Cantar adelante: letteralmente cantare «davanti»;
sici, vanta la parteRichard Gallianell’argôt flamenco cantare da soli, come solisti.
cipazione di musino, grazie al quaPalo: Ciascuna delle strutture musicali che esistono nel flamenco.
cisti di altissimo lile il Teatro Salieri
Cante: azione ed effetto del cantare qualsiasi canto popolare andaluso
vello ed è introdotcompie
un’incursioo delle zone circostanti.
ta da un testo di Ánne
nella
musica ibeCopla: composizione in versi dalla metrica particolare utilizzata
gel González – afferroamericana con ¡Bocome testo di canzoni popolari spagnole.
mato poeta nativo di
leros y tangos!
Duende: incanto misterioso e ineffabile proprio dell’arte flamenca.
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