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L’EUROPA DEI GIOVANI
IDEE PROGETTI RISULTATI
AUDITORIUM DELL’ARA PACIS
VIA DI RIPETTA, 190
MARCO TOGNETTI
Soluzioni per un contesto che cambia
TransEuropaExpress 2012 Roma 2-3-4 Aprile 2012
Titolo intervento: profit o non profit? Nuove strade tra impresa e sociale.
Biografia:
Marco Tognetti è nato a Milano nel 1983, si laurea a Firenze in Economia dello Sviluppo Avanzata. Nel 2007
insieme a due compagni di corso fonda LAMA Development and Cooperation Agency di cui è da allora
Presidente. Nel 2008 insieme ad alcuni professori dell’Università di Firenze LAMA crea il laboratorio di
ricerca economico-sociale ARCO, all’interno del quale Tognetti è membro della Giunta Esecutiva. Dal 2011 è
Direttore del Project Management dello Yunus Social Business Centre – University of Florence, legato al
Premio Nobel Prof. Muhammad Yunus. Nel suo lavoro ha svolto missioni in Lituania, Slovenia, Ghana,
Senegal, Malawi, Camerun, India, Cina, Nicaragua.
La sviluppo di LAMA
La storia imprenditoriale di LAMA segue lo sviluppo del pensiero e delle analisi dei suoi fondatori prima e di
tutto il suo staff poi.
Nel 2007 Marco Tognetti, Lapo Tanzj e Andrea Rapisardi, a pochi esami dalla tesi di laurea in Economia
dello Sviluppo Avanzata, decidono di intraprendere un percorso imprenditoriale autonomo per proporsi nel
“mercato” della cooperazione internazionale allo sviluppo in modo più forte di quanto ognuno singolarmente
avrebbe potuto. Costituiscono così LAMA, una società cooperativa, che ha l’obiettivo di offrire servizi
professionali a un settore che sempre più evidenzia il bisogno di impiegare al meglio le risorse che riceve
come donazioni pubbliche e private. Monitoraggio e Valutazione degli interventi nei Paesi in Via di Sviluppo
(PVS), studi di fattibilità per progetti di Corporate Social Responsability (CSR) e progettazioni nazionali ed
europee a bando sono così le prime attività di LAMA.
La visione era la seguente: il “terzo settore”, ed in particolare quello che si occupa di PVS, non può
continuare ad utilizzare risorse a pioggia senza verificare effetti ed impatto di ciò che realizza. Fondazioni
Private, Fondazioni Bancarie, grandi donatori
nazionali ed internazionali innalzano il grado di professionalizzazione richiesto al Terzo Settore. Ovviamente
le grandi realtà sanno rispondere con competenze interne, ma moltissime piccole e medie organizzazione
necessitano di consulenti esterni.
Uno dei primi determinanti lavori fu la realizzazione di uno studio di fattibilità per l’apertura di un ospedale
pediatrico in Ghana per conto di una grande azienda, ospedale tutt’ora aperto e funzionante. LAMA svolse la
parte di studio socio-economica per poi coinvolgere un medico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
per la parte tecnico- sanitaria. Quell’esperienza segna per LAMA l’apertura verso il mondo delle imprese,
anche se per il momento sempre in ambito di pura solidarietà e CSR.
Il 2009 segna la crescita di LAMA sia come soci, passando da 3 a 6, sia come attività. Aumenta il numero dei
progetti e dei Paesi nei quali LAMA lavora, allargando così lo sguardo dall’America Latina all’Africa, all’Asia
ed ampliando la rosa dei clienti che risultano così essere Enti Pubblici, Organizzazioni Non Profit ed
Imprese. In quell’anno risultano per LAMA evidenti due mutamenti: il primo è l’esistenza di ampie aree di
ricchezza economica ma anche di vivacità imprenditoriale positiva negli stessi Paesi che fino a poco tempo
prima erano visti solo come beneficiari di aiuti internazionali. Non solo dunque i BRICS famosi, tra i quali per
quanto riguarda la Cina LAMA aprirà nel 2010 un ufficio stabile, ma anche Paesi quali l’Etiopia, la Guinea e il
Senegal. Il secondo invece è che in Italia si affermano nuove necessità di attenzione al sociale, alle quale il
classico sistema di aiuti e di azioni del mondo non profit non riesce più a rispondere efficacemente a causa
del calo delle risorse pubbliche ad essi dedicate.
Dal 2010 dunque LAMA si concentra sulle seguenti attività:
1
- Estero: accanto ai servizi “storici” per la cooperazione allo sviluppo, LAMA offre alle imprese for
profit servizi di accompagnamento alle relazioni economiche con i PVS. In particolare in Cina nel
settore della salute LAMA diventa il partner di riferimento del Dipartimento Risorse Umane del
Ministero della Salute Cinese per le relazioni con l’Italia. L’approccio di LAMA si distingue da altre
consulting per l’attenzione al “buon inserimento territoriale” delle iniziative for profit. Il partenariato
con soggetti locali è uno degli elementi che LAMA identifica come determinanti per il successo delle
nuove forme di internazionalizzazione di impresa: non più dunque delocalizzazione ma vere
partnership paritarie.
2
- Italia: l’attività in Italia è a sua volta divisa in due ambiti:
o Non Profit: accompagnamento alle associazioni e alle fondazioni che
intendono intraprendere percorsi di ri-organizzazione funzionale, di
pianificazione strategica e di professionalizzazione;
o Imprese giovanili e innovazione sociale: assistenza tecnica a tutte quelle
realtà, in particolare fondate e gestite da under 35, che nel fare impresa vanno a connaturare obiettivi di
interesse collettivo.
LAMA si posiziona così come facilitatore di nuove iniziative che vedono da un lato obiettivi sociali e dall’altro
una forma di impresa. E’ la declinazione operativa della social innovation per come viene descritta in ambito
europeo ed internazionale: l’elemento sociale non è dunque qualcosa che sta “al margine” del sistema
economico, ma diventa al contrario il centro dell’attività economica dell’impresa. Non più profitto ma, come
brillantemente descritto dalla Fondazione PLEF di Milano di cui LAMA è socia dal 2011,
Soluzioni per un contesto che cambia
ricerca del Valore Aggiunto sociale, ambientale e, certamente, anche (anche!) economico.
L’attività a favore delle imprese giovanili vede un partner importante nella rete The Hub, rete internazionale
presente in 28 Paesi sia nel Nord che nel Sud del Mondo e che in Italia ha aperto spazi di incontro e
coworking a Milano,Trento, Napoli e Catania. Per il 2012 LAMA è candidata ad aprire The Hub Firenze.
Parallelamente anche per quanto riguarda i progetti di cooperazione allo sviluppo economico (non parliamo
quindi di emergenze umanitarie) LAMA sceglie di favorire interventi che facilitino lo sviluppo di imprese e
imprese sociali nei PVS. Arriva così insieme ad ARCO a costituire lo Yunus Social Business Centre
University of Florence, ad oggi unico centro di ricerca, formazione e consulenza in Italia legato al Premio
Nobel Prof. Muhammad Yunus (conosciuto come “inventore” del microcredito).
LAMA è inoltre partner dell’Osservatorio sull’Impresa Sociale della Regione Lombardia insieme all’Università
Bocconi di Milano, che studia l’opportunità, prevista dalla legge, per aziende in crisi di scegliere la forma
dell’impresa sociale come rescue company.
L’esperienza di LAMA è stata fortemente segnata dal suo essere cooperativa: lo stimolo al dare grande
importanza all’apporto in lavoro più che a quello in capitale, l’impegno del confronto democratico tra i soci,
l’apertura, per quanto attenta e qualificata, verso nuove associazione che porta LAMA ad avere oggi 9 soci
dai 3 iniziali, sono stati tutti ingredienti importanti dello sviluppo di LAMA.
La sfida è di continuare sulla strada dell’innovazione sociale superando la tradizionale barriera tra profit e
non profit, promuovendo iniziative economicamente sostenibili e con obiettivi di sviluppo sociale, ambientale,
culturale ma anche produttivo. Guardare ai Paesi in Via di Sviluppo come partner e non come “Terzo
Mondo”, favorire una “globalizzazione positiva” ed aiutare altri giovani a intraprendere iniziative
imprenditoriali autonome (anche in funzione anti-disoccupazione e anti-crisi) sono gli obiettivi ambiziosi che
guidano l’operato di LAMA.
Chiaramente anche per LAMA vale la necessità di garantirsi sostenibilità economica. La sfida dunque anche
per LAMA è conciliare gli importanti obiettivi sociali dichiarati con la propria missione di impresa cooperativa,
ovvero la continuità del lavoro per i propri soci e per i propri dipendenti.
PAUL MORLET (Francia)
I. Introduzione e parte personale
E' un onore oggi essere qui con voi, non mi sarei mai immaginato di essere qui un giorno.
In effetti, il mio percorso non sembrava riservarmi un destino molto promettente.
Oggi desidero giusto condividere con voi la mia piccola esperienza.
Ho dovuto lasciare la scuola presto, oggi non saprei dirvi esattamente perché, ma diverse cose mi hanno
spinto a prendere questa decisione. Ero piuttosto un bravo studente fino a 10 anni e tutto si è complicato con
il mio ingresso nella scuola secondaria. Avevo probabilmente bisogno di qualcosa di concreto, e ingoiare
pagine intere di nozioni senza sapere troppo a cosa servissero, per me era impossibile. I miei genitori non
erano certo degli esempi. Nessuno dei due ha un diploma di maturità e inoltre vivevamo in modo modesto.
In parallelo, ho quindi iniziato a fare dei lavoretti durante il fine settimana, avevo già in me un bisogno di
pseudo-indipendenza finanziaria. Ma questo mi è costato una bocciatura a scuola all'età di 14 anni.
Sono riuscito comunque ad essere ammesso al liceo "generale". Era importante per me socialmente. Ma la
storia continua e la quantità di lavoro richiesto avrà la meglio su di me, soprattutto perché mi ero messo in
proprio in quello stesso periodo. Ero studente durante la settimana e insegnante di informatica per la terza
età durante il fine settimana. Probabilmente questo non ha convinto i miei professori, che mi hanno
gentilmente re-indirizzato verso un indirizzo tecnico alla fine dell'anno. Cambiare ambiente, cambiare scuola,
iniziare una nuova vita. Ottengo miei due diplomi tecnici molto facilmente, ma con il sapore amaro che sarei
stato catalogato tutta la vita come un mero esecutore.
A soli 18 anni, ho cominciato a lavorare alle ferrovie francesi, e ho scoperto il mondo del posto pubblico,
pochi vincoli, pochi cambiamenti, nessuna motivazione, non ho niente di interessante da dirvi in proposito.
E’ pero’ a 19, anni nel novembre 2009, che mi sarei davvero impegnato, per entrare a far parte del secondo
gruppo di media francese "Espace Group": la radio, la stampa, la televisione e le star.
Ed è proprio in questo momento che le idee hanno iniziato a congiungersi nella mia testa, dovevo
promuovere delle marche, ma alla fine i fornitori non avevano nulla di cosi’ efficace o originale da proporre.
Ho passato delle notti insonni per trovare il prodotto che piacesse a tutti in modo unanime. Le chiavi erano:
l’originalità, l’efficacia e i costi. Così è nato il concetto degli occhiali LuluFrenchie, l'idea di visualizzare un
logo o un testo sulle lenti senza interferire con la visione di chi li indossa. Una rivoluzione di marketing e
della pubblicità.
II. La nascita di LuluFrenchie
La mia idea era buona, ne ero (quasi) convinto. Ne ho quindi parlato con l'amministratore delegato di
Espace Group, uomo di soldi e potere, e l’idea non lo ha convinto. D’altronde neanche i miei genitori.
Cominciamo male, non credete?
Allo stesso tempo, incollare un adesivo stampato su degli occhiali, chi ci avrebbe creduto?
Avevo davanti un muro, ho lasciato il mio lavoro senza pensarci troppo, dovevo andare avanti da solo.
Avviare un business senza esperienza e senza consigli, come fare? Sono andato da due amici, per niente
ambiziosi, ma avevo bisogno delle loro competenze. Uno era un grafico, l’altro un commerciale. La
macchina si mette in moto ... nell’incertezza giuridica e amministrativa.
È forse in questo momento che mi è dispiaciuto di aver lasciato la scuola così presto, senza alcuna
conoscenza in materia di gestione, amministrazione, finanza ...
Il mio ex datore di lavoro mi ha visto uscire con le lacrime agli occhi, e mi ha prestato degli uffici per
simpatia. LuluFrenchie ha cominciato ad esistere in 15m quadrati.
Per iniziare la mia produzione, ho dovuto rivolgermi all'Asia, soprattutto alla Cina, senza coscienza e il tutto
condito dal mio inglese da liceo tecnico. E ora sento che è in quel momento che stavo pagando per la mia
mancanza di studi.
I miracoli esistono, un container da 20 piedi è arrivato nel mio ufficio, con dentro gli occhiali, potevo iniziare a
vendere.
Tutto è iniziato con calma, ma mi sono lanciato senza sapere di preciso in quale situazione mi stessi
mettendo, le vendite andavano lentamente.
Allo stesso tempo, lanciare un nuovo prodotto è difficile, non si risponde alla domanda, ma si crea piuttosto
l’offerta.
Ma è un fulmine che arriva nel dicembre 2010. La più grande diva del momento, Lady Gaga crack
impazzisce per gli occhiali LuluFrenchie. Le immagini fanno il giro del mondo e le vendite decollano ... come
dice il più famoso imprenditore francese, Xavier Niel (colui che ha rilevato Telecom Italia): "the rocket is on
the lauch pad".
LILY LAPENNA (Gran Bretagna)
La creazione di un’impresa sociale chiamata MyBnk
Ho iniziato a concepire l’idea di MyBnk quando andavo a scuola. Ero delusa dalla natura troppo teorica di ciò che
apprendevo e frustrata dall’avere così tante idee, ma dal poterci fare ben poco. Così ho iniziato ad organizzare mercatini
dell’usato, a creare e a vendere oggetti e a mettere su recite a scuola. Tutti i miei profitti andavano in beneficenza.
Questi timidi tentativi imprenditoriali mi hanno dato l’energia di cui avevo bisogno per sopravvivere alle lunghe ore in
classe.
Mentre crescevo e iniziavo a studiare e lavorare nel campo dello sviluppo internazionale in posti meravigliosi come lo
Zimbabwe e il Bangladesh, ho sviluppato due passioni: una per l’istruzione e l’altra per la microfinanza. All’età di 18 anni,
ho terminato gli studi a Londra, dove sono nata, e ho deciso di andare a lavorare in Zimbabwe. Ho lavorato in una scuola
elementare di campagna con programmi di istruzione non-formale. La scuola è diventata un centro per il coinvolgimento
della comunità e per l’innovazione sociale. Insieme alla comunità, agli insegnanti e ai bambini, abbiamo lanciato grandi
campagne di sensibilizzazione all’AIDS, costruito biblioteche e influenzato i politici locali su questioni relative
all’istruzione e alla salute. Ho capito come l’istruzione non-formale potesse cambiare le comunità in meglio. E, ancora
più importante, ho capito quanta gioia ed energia provassi lavorando con i giovani. Sentivo che avrei potuto passare il
resto della mia vita felicemente, lavorando con e per i giovani, aiutandoli a migliorare le loro esistenze.
Il mio interesse per la microfinanza è sorto dopo aver lavorato in Zimbabwe, essere ritornata a Londra e aver conseguito
una laurea presso la SOAS (School for Oriental and African Studies), un'università non convenzionale. Durante i miei tre
anni di studi alla SOAS e un anno di Erasmus presso l’Istituto Orientale di Napoli, mi sentivo molto delusa dalle tendenze
dello sviluppo internazionale. Era evidente che l’industria della solidarietà aveva creato molte dipendenze tra un Paese e
l'altro e in molti casi non era riuscita a riconoscere e utilizzare le conoscenze e le capacità di problem solving locali. Era
prassi diffusa per le organizzazioni solidali occidentali quella di recarsi nei Paesi emergenti e di imporre soluzioni per lo
sviluppo che spesso non portavano ai risultati auspicati. Contrariamente a tutto questo, ho iniziato a studiare la
microfinanza come soluzione locale ai problemi locali, un movimento condotto in Bangladesh da supereroi come il
Professor Yunus e Faisel Abed (il fondatore del BRAC). La microfinanza è un modello di sviluppo che si auto-sostiene e
che permette alle persone povere di raggiungere gradualmente l'autosufficienza. In sostanza, la microfinanza consiste
nel lanciare idee imprenditoriali dando alle donne piccoli prestiti al fine di avviare le loro attività.
Tre giorni dopo la laurea, mi sono trasferita in Bangladesh e lì ho lavorato nel nord rurale con donne che risparmiavano e
usufruivano di prestiti. Queste donne, come Hasina, usavano la microfinanza per cambiare le loro vite e quelle dei loro
figli. È stata un'illuminazione! Ho avuto la fortuna di trascorrere alcuni mesi con loro e di capire che la microfinanza non
era solo un potente mezzo finanziario, ma anche un potente strumento educativo. Ho iniziato a comprendere come
piccoli prestiti d’impresa e programmi di risparmio fossero importanti esperienze educative in grado di trasformare le
donne del Bangladesh. In molti casi erano analfabete e, tuttavia, avevano un senso degli affari che nessun corso MBA
può insegnare. Non sapevano far di conto, ma avevano un’accortezza nell’amministrare le finanze della famiglia da far
invidia a molti di noi in Gran Bretagna. Sono arrivata a concludere che avevo speso migliaia di sterline per la mia
istruzione, ma sfortunatamente non avevo idea di come gestire il mio denaro, né avevo capacità imprenditoriali.
Tornata in Gran Bretagna, mi sono resa conto che molte persone della mia età erano cadute nella spirale del debito. La
maggior parte degli adulti capiva ben poco di economia (inclusa me, ovviamente), erano più le persone che stavano
divorziando di quelle che cambiavano banca e ben 150.000 giovani crescevano pensando che l’ISA (un conto corrente a
tasso agevolato) fosse un accessorio per l'iPod.
All’epoca (2007) la retorica del Governo britannico sosteneva che, se non avessimo avuto una nuova generazione
imprenditoriale, “la Cina ci avrebbe mangiato a colazione e l'India a cena”.
A questo punto, tutto per me cominciava ad avere un senso: in Gran Bretagna era evidente la necessità della
microfinanza e di un programma di istruzione.
Il punto di svolta è arrivato quando ho conosciuto il fantastico signor Michael Norton, autore di “365 Modi per Cambiare il
Mondo”. Dopo qualche illuminante conversazione, è nata MyBnk. MyBnk è un’impresa sociale che lavora con i giovani al
fine di costruire le conoscenze, le abilità e la fiducia necessarie per gestire il denaro in maniera efficace e per avviare
attività imprenditoriali.
Prima di concludere, vorrei lasciarvi con una breve storia. Proprio all’inizio della mia avventura con MyBnk, quando c’ero
solo io, il mio portatile e la mia idea, alcuni amici mi hanno invitata a cena al ristorante cinese. Abbiamo mangiato e
conversato e, dopo cena, hanno dato a ciascuno di noi un biscotto della fortuna. Ho aperto il mio e il proverbio cinese
all’interno diceva: “Non conosco la soluzione, ma ammiro il problema”.
Tenendo bene in mente questo concetto, ho creato MyBnk, guardando ai molti problemi e ostacoli che abbiamo
affrontato e che affronteremo con ammirazione, ottimismo, considerandoli fonte di opportunità. È stato un piacere! A
presto, Lily
STIG BLOCH MILFELDT (Danimarca)
27 anni
Fondatore di MENSA HEATING ApS
Direttore Generale di MENSA HEATING ApS
Sono sempre stato affascinato dall’imprenditorialità e ho sempre sognato di creare una mia società.
Tutto è cominciato mentre ero in vacanza a casa dei miei nonni. Mio nonno mi ha coinvolto nella sua
avventura imprenditoriale e mi ha insegnato come si realizza un’impresa e cosa serviva per diventare un
imprenditore come lui.
Mio nonno gestiva numerose e diverse attività, dalle slot machine all’allevamento dei visoni. Era sempre
aperto alle possibilità d’investimento e ai buoni affari, motivo per cui era solito portare con sé molto denaro
contante, in caso si presentasse improvvisamente qualche buona occasione.
Ho imparato che il denaro genera denaro e che c’è sempre tempo per un buon affare.
Ho applicato per la prima volta questo principio quando ho permesso ai miei amici di giocare a pagamento
con la mia slot machine nella mia stanza oppure quando ho venduto loro la soda che a casa non avevano.
Facendo queste piccoli affari e guadagnando un po’ di denaro extra, avrei capito ben presto che i soldi non
arrivavano
soltanto dai miei genitori e che fare soldi e buoni affari poteva essere divertente.
A 17 anni mi sono trasferito negli Stati Uniti con mia madre, per completare l’ultimo anno di scuola
superiore. In quel periodo praticavo sport di tutti i generi e facevo parte della squadra di football della mia
scuola.
Anche se avrei ricevuto una borsa di studio, sapevo bene che sarei dovuto tornare in Danimarca, per poter
avere la migliore istruzione possibile.
Sono tornato in Danimarca e ho iniziato a studiare economia all’età di 18 anni. Sono andato molto bene per i
primi due anni, ma poi le materie hanno cominciato a sembrarmi piuttosto monotone. Il che è diventato
evidente quando il mio insegnante di matematica si è presentato a casa mia e ha detto che non sarei mai
diventato un milionario (€130.000), se avessi proseguito con l’attitudine allo studio mostrata nel corso
dell’ultimo anno.
Da allora mi sono sforzato di dimostrargli che aveva torto, che avrei avuto successo con una mia attività.
Anche se non l'ho mai più visto, sento ancora di volergli dimostrare che aveva torto.
Ho interrotto gli studi di economia il 6 Giugno 2006, non ero pronto a continuare a studiare in quel momento,
così ho deciso di lavorare per un anno, in attesa di trovare gli studi adatti a me.
Lavorando part time e non avendo compiti scolastici da svolgere, ho ripensato a mio nonno e a come aveva
iniziato le sue attività.
I
Ho cominciato a ragionare sui problemi relativi ai prodotti, in particolare sui prodotti che non trovavo
efficienti. Un giorno ero fuori a bere qualcosa con gli amici ed ero seduto accanto a una stufa a gas. Mi sono
messo a parlare con i miei amici delle stufe e di come di solito ti bruciano la testa, mentre le gambe ti si
congelano per il freddo.
Abbiamo parlato della qualità del prodotto, delle sue pessime emissioni di anidride carbonica e tutto
improvvisamente è diventato chiaro. Questo prodotto era del tutto inefficiente ed era possibile realizzarne un
altro, migliore e più ecologico.
Ho iniziato a pensare alle migliori soluzioni, era chiaro che il calore doveva sprigionarsi dalla parte inferiore
del tavolo. Al tempo stesso la stufa doveva essere sicura al 100%, e per sicura intendo non dannosa al
contatto. Questo si è dimostrato più difficile di quanto pensassi.
Avevo questa idea in mente, quando un giorno ho letto su un giornale che nella città in cui vivevo esisteva
un nuovo corso di studi chiamato “Corso Imprenditoriale”. L’articolo diceva che sarebbe stato possibile
avviare una propria impresa mentre si studiava e questo si sposava perfettamente con i miei programmi.
Era un’opportunità unica, potevo costruire un’impresa lentamente ma con metodo, con l’aiuto dei miei
insegnanti.
Così mi sono iscritto. Ho conosciuto altri 5 studenti a cui è piaciuta la mia idea e con i quali ho formato una
squadra. Molto presto ho capito che tutti loro vedevano la cosa come un progetto, mentre la mia idea era
quella di una vera e propria società. Quando è diventato evidente dopo 6 mesi di corso, ci siamo divisi.
Trovarmi da solo con la società, prima di avere un'idea precisa di come il prodotto dovesse funzionare, non è
stato semplice. Così ho scelto il ragazzo più intelligente della classe, che era proprio il contrario di me, gli ho
chiesto se volesse unirsi a me nella società e dopo 3 giorni mi ha detto di sì.
Abbiamo deciso di iniziare da zero e disegnare un prodotto a partire da componenti noti, per vedere cosa
poteva venirne fuori.
Abbiamo fatto un buon lavoro e abbiamo realizzato un prototipo. Si poteva percepire il calore dal basso e la
sensazione era fantastica, il che ci ha dimostrato che poteva trattarsi di una meravigliosa opportunità di
impresa. Il problema, però, era che il prodotto aveva dimensioni eccessive e, cosa più importante, era troppo
caldo per essere toccato con le mani.
Tuttavia, avevamo ancora fiducia nel progetto e quindi abbiamo deciso di partecipare al concorso “JA-YE
Danish Enterprise Challenge 2008”. Abbiamo vinto e ci siamo qualificati per il concorso europeo, che
abbiamo ugualmente vinto. Grazie a questo molti si sono accorti di noi.
A questo punto abbiamo pensato che la cosa migliore fosse vendere l’idea e il brevetto ad un’altra società,
ritenendo che creare una società dal nulla avrebbe significato affrontare un rischio consistente.
Questo era più facile a dirsi che a farsi. Ben presto abbiamo realizzato che, per suscitare un reale interesse
verso il progetto, dovevamo trovare la soluzione che fornisse la piena funzionalità. Dovevamo costruire un
prodotto che si presentasse da solo. Abbiamo cominciato a cercare investitori, ne abbiamo incontrati 5
potenziali e con uno, 5 mesi dopo, abbiamo firmato un contratto del valore di più di €200.000.
Questo evento ha aperto le porte alla possibilità di realizzare il giusto prodotto, totalmente funzionante. Ci
siamo rivolti a una società danese di ingegneria, pensando che illustrando loro l’idea, evidenziando i
problemi e spiegando cosa volevamo, avrebbero trovato tutte le soluzioni. Ma non era questo il caso, non
avevano mai prodotto niente di questo tipo, così dovevamo trovare da soli le soluzioni più efficaci.
Improvvisamente ci è venuto in mente che se questa macchina non era mai stata inventata, forse non era
possibile realizzarla. Abbiamo disegnato il prodotto, eravamo molto fieri del risultato. Dopo tre mesi abbiamo
stabilito che dovevamo produrre il nostro primo prototipo in Cina. Prezzo: €7.500 per un esemplare.
Eravamo emozionati, ma abbiamo dovuto aspettare 1 mese prima che il prototipo fosse completato. Ci
hanno inviato alcune foto, eravamo entusiasti del risultato. Ci siamo fatti spedire il prototipo in Danimarca e
abbiamo incontrato gli ingegneri per assemblarlo. Ci sono volute due ore di lavoro e poi lo abbiamo acceso
per la prima volta. Dopo circa 15 minuti non potevamo più toccarlo, era semplicemente bollente.
Quella si trasformò in una pessima giornata: 3 mesi di progettazione e aggiornamenti, e un prototipo del
costo di €7.500 che non funzionava.
Siamo tornati in ufficio con il prototipo. Eravamo così depressi, ci chiedevamo se avremmo mai trovato una
soluzione.
Ma non avremmo mollato così facilmente, così abbiamo portato il prototipo nel mio seminterrato e ci siamo
messi al lavoro. Il seminterrato è di 10 mq e il soffitto è così basso che non si può stare in piedi.
Abbiamo deciso che non saremmo usciti da lì prima di aver trovato una soluzione. Sono trascorsi molti
giorni; lavoravamo quotidianamente dalle 8 alle 20. Alla mia fidanzata ho detto che, se non ero a letto, mi
trovava nel seminterrato a lavorare.
Dopo 7 giorni abbiamo trovato la soluzione, un giorno straordinario per noi e per la società. Abbiamo parlato
delle nostre idee agli ingegneri, hanno apportate le variazioni al progetto e abbiamo prodotto altri 3 prototipi,
tutti perfettamente funzionanti.
Abbiamo mostrato il prodotto ai potenziali clienti ed è piaciuto molto. A quel punto avevamo bisogno di
trovare i giusti canali di distribuzione. Abbiamo partecipato alla fiera di Spoga a Colonia, l’interesse era alto e
molti potenziali clienti ci hanno contattato, tuttavia eravamo ancora molto lontani da quello che può definirsi
un buon affare.
Non avevamo ancora trovato una fabbrica per la produzione in serie e nella società non c'era il
rappresentate adatto che potesse far girare il prodotto negli showroom.
Dopo un mese di ricerche, abbiamo trovato un rappresentate, sarebbe stato il giusto partner per la società.
Lo abbiamo assunto e gli abbiamo chiesto di aiutarci nell’organizzazione della produzione e nella
pianificazione delle vendite. Questo ha richiesto altri 4 mesi di tempo, dopo i quali abbiamo trovato la
fabbrica che si adattava perfettamente ai nostri piani di produzione in Cina. Ora la parte cruciale era la
clientela.
Innanzitutto dovevamo organizzare le attività. Come avremmo trovato i clienti? Come avremmo finanziato la
produzione? Una questione non facile.
Abbiamo organizzato tutto in modo tale che Mensa Heating avrebbe lavorato con distributori in esclusiva, su
base nazionale o regionale. Questo ci avrebbe permesso di far partire la produzione con ordini già acquisiti.
La società ora era pronta, dopo più di un anno di sviluppo. Abbiamo ricevuto il nostro primo ordine e
l’impresa ha iniziato a crescere. Ci siamo espansi sul mercato e abbiamo siglato rapidamente accordi con
Regno Unito, Germania, Francia e Australia. Abbiamo iniziato con 2 modelli, Vireoo Professional e Vireoo
Private. Molto presto avremmo capito che i clienti erano particolarmente interessati ad un modello di tavolo
con riscaldamento dal basso, autosupportato.
Siamo tornati al tavolo di progettazione e in 8 mesi eravamo pronti con il nuovo modello, “Omnis”, che
funziona sotto meravigliosi tavoli da giardino. Ci è voluto più di un anno per introdurre Omnis nel mercato,
ma è stata la decisione giusta dal momento che questo è attualmente il nostro prodotto più venduto.
Dai ristoranti, dai caffè, ecc. tutti ci dicevano che un tavolo alto con una stufa integrata sarebbe stata la
soluzione ideale per i loro problemi, in seguito alle nuove leggi europee sul fumo. Di nuovo sul tavolo di
progettazione e abbiamo completato questo prodotto dopo 5 mesi. Si chiama “Statio” e da poco abbiamo
iniziato a produrlo.
Al momento abbiamo un totale di 5 tipi di prodotto per la stagione 2012, e a Vireoo Professional verranno
apportate 25 modifiche che lo renderanno persino migliore di prima.
Oggi ci battiamo per aumentare la nostra quota di mercato e siamo convinti che Mensa Heating sarà il
marchio leader nel settore dei tavoli da esterno con riscaldamento integrato e forse addirittura leader nel
settore delle stufe da esterni.
Mensa Heating non ha ancora sottoscritto alcun accordo per la distribuzione in Italia. Stiamo ancora
cercando il partner giusto, che sia all’altezza dell’impegno richiesto ad un distributore ufficiale Mensa
Heating.
Ulteriori informazioni su: www.mensaheating.com
ERIK FJELLBORG (Svezia)
CEO & Fondatore, Quinyx
Fondazione della Società
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Quinyx è stata fondata nel 2005 da Erik Fjellborg all’età di 18 anni
Erik lavorava part-time da McDonald’s mentre studiava sviluppo web
Le modifiche dei turni e le richieste di ferie venivano espletate manualmente e richiedevano spesso
molto tempo per telefonate da parte dei dirigenti
Erik ebbe l’idea di sviluppare un’applicazione su base web per permettere agli impiegati di accedere
ed interagire con i loro tabulati direttamente dal proprio computer o cellulare, con risparmio di tempo
sia per i dirigenti sia per gli impiegati stessi
La Società è stata fondata come JA-YE (Junior Achievement Young Enterprise) da Erik durante il
suo ultimo anno di Liceo
McDonald’s come Primo Cliente
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All’inizio il software di applicazione fu chiamato McTime e fu lanciato per la prima volta nel ristorante
McDonald’s nella città di Erik
McTime fu presto trasmesso ad altri ristoranti McDonald’s e nell’arco di 12 mesi fu usato da tutti i
220 ristoranti McDonald’s in Svezia
Nel 2006 McTime fu lanciato presso McDonald’s Danimarca (83 locali) e un anno dopo presso
McDonald’s UK (1300 locali e 67000 impiegati)
McTime ha permesso a dirigenti e impiegati in tutti questi mercati di risparmiare sia tempo sia
denaro. Alcuni sondaggi dimostrano che l’applicazione risparmia fino a 12 ore alla settimana per
locale
La società fu premiata come Best Student Company dell’anno (2007) ed Erik è stato eletto da
Business Week uno dei top-10 imprenditori promettenti in Europa
La seguente Fase di Crescita
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Nel tardo 2007 Quinyx ha chiuso il primo giro finanziario
Fu incaricato come capo senior dello sviluppo:
› Per-OlofMyrén, con più di 30 anni di esperienza di sviluppo di applicazioni ERP. Ha
sviluppato Scala Business Solution che è diventata una delle prime soluzioni ERP nel
mondo, con più di 2000 impiegati. Scala fu acquistata da Epicor (US) nel 2004
Investimento in sviluppo prodotti, vendite e marketing. Costituzione di collaborazioni chiave in
Svezia
Durante i successivi quattro anni la società si sviluppa da un unico cliente a più di 100
implementazioni di successo della soluzione Quinyx WFM
L’applicazione cresce fino a diventare una soluzione completa di Gestione Personale, incluso
programmazione orari e presenze, gestione mansioni e previsione della manodopera
Erik viene invitato a partecipare al pan-European CEO Collaborative Forum come il più giovane
membro, mai esistito
Quinyx Oggi
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Quinyx è un software provider svedese per la gestione del personale
Una piattaforma multi-tendenza basata su tecnologia moderna RIA
Track record di forte crescita:
› Entrate 2010: 1.3 MEUR
› Entrate 2011: 2.3 MEUR
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25 impiegati e una larga rete di rivenditori e partners di soluzioni
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Lo scopo di Quinyx è quello di far sorridere i propri utenti mettendo a disposizione una amichevole ed
efficiente soluzione per Gestione Personale
L’obiettivo di Quinyx è quello di diventare il primo provider di software per la Gestione Personale delle future
generazioni di tecnologia nel Nord Europa entro il 2015
Quinyx è una soluzione inter-industriale WFM
Presenza Internazionale
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JAAKKO ALASAARELA (Finlandia)
Offriamo servizi internet come VotingAid, oltre a varie soluzioni per il marketing e la raccolta dati!
Con VotingAid™ offriamo soluzioni per incentivare trasparenza e democrazia durante lo svolgimento delle
elezioni in qualsiasi parte del mondo, oltre a soluzioni online per risolvere processi decisionali di vario
genere. Siamo fieri di aver ricevuto nel 2010 il premio come Miglior impresa giovanile della Finlandia,
assegnato dal Ministero del Lavoro e dell'Economia.
Le nostre soluzioni:
Abbiamo sviluppato quattro servizi differenti: VotingAid™, Sales Engine, Livezhat™ ed Evaluation Engine.
Chi sono i nostri clienti?
Abbiamo oltre 500 clienti, provenienti da qualsiasi settore che desideri vendere, aiutare le persone a operare
una scelta e raccogliere informazioni. Tra i nostri clienti: Nokia, Deloitte, ISS, Bonnier, Alma Media,
TeliaSonera e molti altri ancora.
Chi siamo?
Siamo ZEF®. Sviluppiamo e offriamo servizi di marketing online, soluzioni per la vendita e la raccolta dati,
che distribuiamo tramite internet secondo il modello SAAS. L'utilizzo dei nostri servizi in modalità self-service
ha migliorato notevolmente le attività dei nostri 500 clienti. Il metodo ZEF è stato brevettato negli Stati Uniti.
ZEF offre quattro servizi differenti: 1) VotingAid™, 2) Sales Engine, 3) Livezhat ed 4) Evaluation Engine. In
varie occasioni i nostri servizi hanno contribuito alla realizzazione dei progetti dei clienti. Per esempio,
durante le ultime elezioni parlamentari in Finlandia, VotingAid™ è stato utilizzato dalla metà degli elettori
iscritti alle liste, con un conseguente beneficio per la democrazia e lo svolgimento delle elezioni. Il nostro
Sales Engine ha raddoppiato del 100% le vendite dei negozi online dei nostri clienti.
Il nostro obiettivo è contribuire con VotingAid™ a tutte le elezioni di una certa importanza che si svolgono nel
mondo e ai processi decisionali che si svolgono su internet.
Qual è il nostro background?
Abbiamo sviluppato numerose applicazioni di comparazione, molto utilizzate in Finlandia:
1. VotingAid ha largamente contribuito ad una maggiore democratizzazione della politica finlandese. Durante
le elezioni parlamentari della primavera 2011, la metà degli elettori ha utilizzato VotingAid per scegliere il suo
candidato. Ecco come funziona. Prima i candidati esprimono le loro opinioni sulle questioni politiche attuali.
Successivamente, gli elettori scrivono le loro opinioni circa le stesse questioni e ricevono una lista dei
candidati, elaborata in base a un criterio di compatibilità delle risposte date. L'applicazione di VotingAid
sviluppata per MTV3 e proprietà di Bonnier si può provare al seguente link: http://www1.zef.fi/mtv3en/player/
1/6uj9trfkz/
2. Insieme a Ilta-Sanomat abbiamo creato Puppy Engine, un'applicazione utilizzata da oltre 2 milioni di
finlandesi per trovare la razza canina più adatta alle proprie esigenze. Tra le applicazioni di comparazione,
Puppy Engine ha il record di utenti in Finlandia e ha addirittura influenzato le statistiche sulle razze canine.
3. Career Test, sviluppato per Suosikki.fi, ha raggiunto i 600.000 utenti in una settimana e 118.000 di loro ne
hanno condiviso i risultati su Facebook. È l'applicazione di comparazione cresciuta più rapidamente e
maggiormente condivisa in Finlandia.
Rispetto alle vendite online, le nostre applicazioni operano una selezione in base alle necessità del cliente,
ai prodotti migliori e ai servizi offerti. Uno dei nostri clienti, che si occupa dell'organizzazione di corsi di
preparazione all'università, è riuscito a raccogliere i contatti di 100.000 potenziali clienti grazie ai nostri
servizi. Tutti i dati da noi raccolti vengono salvati e possono essere visualizzati e stampati in tabelle. Tramite
VotingAid abbiamo raccolto le opinioni politiche di milioni di cittadini finlandesi, mentre con Puppy Engine
abbiamo raggiunto i 2 milioni di risultati riguardo le caratteristiche maggiormente apprezzate nei cani. In
Finlandia i nostri servizi vengono utilizzati da numerosi supermercati, banche, operatori di telefonia mobile e
negozi online.
La nostra società è cresciuta del 40% ogni anno negli ultimi sei anni. Gli utili degli ultimi due periodi contabili
hanno raggiunto il 24%. Tutti i contratti con i nostri clienti sono contratti SAAS annuali e solo una minima
parte non viene rinnovata.
Le nostre decisioni, strategie e azioni più importanti:
− Abbiamo modificato l'interfaccia utente dei nostri servizi, rendendola il più possibile simile a quella di
un gioco, ottenendo così un notevole aumento del numero di utenti.
− Abbiamo trasformato le nostre applicazioni per la raccolta dati in applicazioni utili nei processi
decisionali, senza trascurare i benefici derivanti dalla raccolta dati.
− Collaboriamo con alcuni dei maggiori media network della Finlandia, attraverso i quali abbiamo
ottenuto pubblicità e una certa crescita in termini di marketing.
− Lo sviluppo dei prodotti viene effettuato in base alle necessità dei clienti.
−
−
−
Vendiamo i nostri servizi seguendo il modello SAAS. Il contratto si rinnova automaticamente a meno
che il cliente non decida di rescinderlo.
Tutte le nuove caratteristiche sono disponibili per tutti i clienti.
La pianificazione delle nostre strategie è una combinazione di entusiasmo giovanile e della cara
vecchia “saggezza frutto dell'esperienza”.
La nostra missione è: “Creiamo storie di successo per i clienti e un'atmosfera positiva per il nostro staff”.
Questo è evidente in tutte le nostre attività quotidiane. Lavoriamo continuamente per sviluppare nuove idee
e applicazioni efficaci per i clienti, attuali e potenziali. L'atmosfera all'interno dello staff è sempre uno dei
punti all'ordine del giorno delle nostre riunioni settimanali.
3. La Responsabilità Sociale d'Impresa
La Responsabilità Sociale d'Impresa è parte integrante della nostra azienda. Spesso siamo a conoscenza
dei segreti aziendali dei nostri clienti e di ogni tipo di informazione confidenziale. Seguiamo una politica di
sicurezza di alto livello, che ci consente di proteggere le informazioni riservate dei nostri clienti. Inoltre, ci
assicuriamo che gli utenti possano restare anonimi. In Finlandia ZEF è nota come una società affidabile e
responsabile.
Seguiamo i nostri clienti perché non pubblichino contenuti inappropriati rispetto ai nostri servizi. Inoltre,
verifichiamo i diritti dei clienti rispetto al servizio da noi offerto.
Siamo una società e quindi abbiamo varie responsabilità sociali. Abbiamo collaborato alla stesura di vari
studi e abbiamo trovato soluzioni a difficili problemi sociali, insieme a vari gruppi di interesse. Per esempio,
insieme a PwC e al Ministero del Lavoro e dell'Economia abbiamo condotto un sondaggio in tutto il Paese
nel momento più duro della recessione. Insieme abbiamo individuato una soluzione per aiutare la gente a
superare quel momento. Sosteniamo organizzazioni come la Croce Rossa. Sentiamo una grande
responsabilità verso l'ambiente e per questo nel nostro ufficio non utilizziamo la carta. Tutte le nostre
comunicazioni, il nostro flusso di informazioni, le fatture e i messaggi sono esclusivamente elettronici.
4. L'innovazione e il futuro
La nostra innovazione più importante degli ultimi due anni è stata la creazione di Sales Engine.
Alcuni studi hanno dimostrato che il 20% degli elettori/utenti ha infine votato in base ai risultati ottenuti da
VotingAid. Abbiamo cominciato a indagare per capire in quali altre circostanze un simile numero di utenti
potesse avere bisogno di aiuto nell'effettuare una scelta. Tutte le società che offrono vari prodotti hanno lo
stesso problema. Come fanno i clienti a trovare il prodotto più vicino alle loro esigenze nel modo più
semplice possibile? È un problema che abbiamo risolto per numerose aziende. In molti casi le vendite online
sono lievitate del doppio, se non oltre. Sales Engine è diventato nel giro di due anni il nostro prodotto più
venduto e la fonte della metà delle nostre entrate. Questo tipo di servizio deve misurarsi con delle esigenze
specifiche. Un recente studio (fonte Fastcompany.com) ha dimostrato che le vendite online perdono 44
miliardi ogni anno, perché i clienti non riescono a trovare i prodotti che rispondono alle loro necessità. Inoltre,
alle aziende viene richiesto di utilizzare i social network per le vendite. Il nostro prodotto risponde anche a
questo problema. Sales Engine è un modo divertente di fare shopping online tramite Facebook, sull'iPad e in
altri modi.
Successivamente, ci siamo resi conto quanto fosse seccante per la gente rispondere ai sondaggi e ai
questionari. Così abbiamo deciso di rendere questa “esperienza” quanto più possibile vicina a un gioco.
Abbiamo cercato i grafici migliori dell'industria dei videogiochi e li abbiamo trovati. Nel giro di poco tempo la
nostra interfaccia utente ha raggiunto un livello del tutto nuovo. Il numero di utenti delle nostre applicazioni è
aumentato incredibilmente.
In questi anni abbiamo visto come centinaia di clienti diversi abbiano beneficiato dei nostri servizi. Questa
consapevolezza ci è stata di ispirazione per apportare ai nostri prodotti sempre più innovazioni. I cambi di
strategia, operati in nome dell'innovazione, incontrano sempre un po' di resistenza all'inizio. Ogni volta
discutiamo con i nostri gruppi di interesse e alla fine riusciamo a impegnarci entrambi per portare a termine
le nostre nuove sfide con una sensazione di reciproca soddisfazione. La strada davanti a noi ci è chiara ed è
nostra intenzione che i successi riportati in Finlandia possano essere utili a tutto il mondo.
La nostra visione:
− Utilizzeremo VotingAid™ per tutte le maggiori elezioni del mondo e contribuiremo al progredire della
democrazia.
− Realizzeremo le migliori applicazioni di comparazione del web!
− Creeremo valore aggiunto per le vendite e il marketing!
− Raggiungeremo 1 miliardo di utenti nel 2013!
− Avremo un eccellente team internazionale!
5. Il team
Il direttivo di ZEF: il presidente del consiglio di amministrazione, nonché braccio destro dell'amministratore
delegato, è Bo Harald. Bo è stato vice presidente della Nordeas e ha creato la prima banca online del
mondo. Grazie a questa esperienza, Bo ha acquisito una visione precisa rispetto alle vendite e al servizio
clienti su internet nel prossimo futuro. Jaakko Alasaarela ha 31 anni, è dottore in amministrazione aziendale
ed è stato amministratore delegato per 8 anni. Jaakko è stato eletto Miglior giovane imprenditore finlandese
nell'ambito del concorso Timangi 2010. Il professor Esko Alasaarela, membro del consiglio di
amministrazione, ha sviluppato il nostro metodo, che è stato in seguito brevettato. I direttori tecnici Jarkko
Tervonen e Juha Koskela vantano un'immensa conoscenza dei vari linguaggi di programmazione e
dell'architettura informatica.
Una breve presentazione video di ZEF presso il concorso Timangi è disponibile al seguente link: http://
www.youtube.com/watch?v=Qwdby4FlqeU
ZEF Solutions Ltd.
Nome della società:
ZEF Solutions Ltd.
Indirizzo:
Kiilakiventie 1
Codice postale:
90250 Oulu
Paese:
Finlandia
Sito web:
www.zefsolutions.com
Attività:
Web marketing, raccolta dati e soluzioni per i processi decisionali.
Settore:
Vendite, raccolta dati e assistenza per i processi decisionali.
Volume d'affari 2011:
2M€
Numero di impiegati:
20
Numero di clienti:
500+
Telefono:
+358503603603
Email:
[email protected]
FABIAN HANNEFORTH (Germania)
Parliament Watch
Favorire il dialogo pubblico per il progresso della democrazia
Le idee che stravolgono lo status quo spesso scatenano delle conseguenze e producono un effetto domino.
Ad Amburgo, in Germania, Gregor Hackmack e Boris Hekele ci sono riusciti dopo aver vinto una dura
battaglia per la riforma elettorale. Hanno cercato di dare più potere agli elettori cambiando il modo in cui
vengono eletti i membri del Parlamento, la Bürgerschaft. Tuttavia, il successo di questa riforma ha lasciato il
posto a una nuova sfida: come possono i cittadini, che in precedenza potevano solo votare per una lista di
candidati, operare invece una scelta consapevole riguardo i singoli candidati? Gregor e Boris sapevano che
in questo caso gli elettori avrebbero dovuto accedere a informazioni all'epoca semplicemente non disponibili.
Inoltre, si sono resi conto che il vero ostacolo era costituito non solo dalla diffusione delle informazioni, ma
dalla necessità di creare una modalità tramite la quale i cittadini e i politici che li rappresentano potessero
partecipare a un dialogo pubblico, sinonimo di trasparenza e affidabilità.
Storicamente il sistema elettorale tedesco ha dato una buona dose di potere ai partiti perché determinassero
come assegnare i seggi. A livello nazionale gli elettorali possono esprimere due voti: uno per il singolo
rappresentante di un collegio elettorale e l'altro per un partito. I 620 seggi del Parlamento Federale vengono
assegnati secondo calcoli complessi: in parte con i voti diretti per i singoli collegi e più della metà in base ai
voti totali ottenuti da ciascun partito. In pratica, molti candidati che perdono sul voto diretto, finiscono con
l'avere il seggio perché i capi del partito li includono nel totale dei voti calcolati con il sistema proporzionale.
Ciascuno dei 16 Stati tedeschi si è basato fino a poco tempo fa su metodi di questi tipo. Molti credono che
sia proprio questo sistema ad aver portato gli elettori all'insoddisfazione e all'apatia.
Il referendum di Amburgo del 2004 ha cambiato tutto questo a livello locale, dando ai cittadini maggior potere
riguardo la scelta dei candidati da eleggere o da mandare a casa. Improvvisamente per gli elettori è
diventato di fondamentale importanza conoscere meglio l'opinione dei candidati sulle singole questioni e
finalmente chi rivestiva un incarico pubblico era tenuto a dare conto delle proprie azioni. La maggior parte
degli interessati non era pronto a soddisfare questo nuovo bisogno. La gente era abituata a essere
malinformata e non c'erano precedenti a cui fare riferimento su come cercare e utilizzare le informazioni
sulle opinioni dei candidati al Parlamento. Allo stesso tempo i politici non potevano più disporre dei metodi
abituali per comunicare con gli elettori. Anche i media, da parte loro, erano abituati a basarsi sulle
dichiarazioni dei portavoce dei partiti. Sapevano come descrivere la “linea del partito”, ma non come cercare
e diffondere informazioni sui singoli candidati.
Gregor e Boris si sono resi conto di questo gap e insieme hanno sviluppato una soluzione semplice, ma
innovativa: Abgeordnetenwatch (Parliament Watch) è stata ideata come una piattaforma online neutrale che
incoraggiasse il dialogo diretto tra cittadini e politici, che tenesse traccia delle opinioni dei politici e dei loro
voti perché ne rendessero conto, e che diffondesse tutte queste informazioni tramite i media tradizionali.
Così è nata una nuova piattaforma per il progresso della democrazia incentrata sul cittadino.
Le tre strategie di una crescita rapida
Parliament Watch si basa sul botta e risposta tra politici ed elettori da cui sono esclusi i filtri e le
semplificazioni tipiche delle analisi effettuate dai media. Ciascun membro del Parlamento ha un proprio
profilo online. Gli elettori possono sottoporre brevi domande e i politici possono, se vogliono, rispondere
pubblicamente. La possibilità di un confronto diretto è solo uno degli elementi che distingue Parliament
Watch dagli altri progetti di monitoraggio. “Prima la gente non sapeva come fare,” ha dichiarato il membro
del Parlamento Federale Burkhardt Müller-Sönksen. “Non pensi mai che il cittadino medio farebbe delle
domande a un parlamentare, ma grazie a una piattaforma come Abgeordnetenwatch, la distanza è
diminuita.”
Il forum con le domande e le risposte è corredato da una sezione strategica: un archivio delle presenze del
parlamentare, dei suoi voti e delle sue dichiarazioni più importanti. Gregor ha definito questa sezione come
“la memoria degli elettori”. “Raccogli le informazioni sui politici e sulle loro decisioni da varie fonti e le infili
tutte in un unico database,” spiega il Dr. Erwin Stahl, dirigente di BonVenture e uno dei primi investitori nella
piattaforma. “E' una meraviglia. È come oro che non sia stato ancora portato alla luce.”
La strategia di Parliament Watch prevede l'utilizzo a proprio vantaggio degli abituali canali di comunicazione,
piuttosto che la loro elusione. In genere i media tradizionali si presentano come fonti e come aggregatori di
informazioni, e non come distributori per gli utilizzatori finali. I giornalisti stanno imparando a usare i dati di
Parliament Watch e li citano nei loro articoli. Grazie ad alcune partnership, importanti media offrono accesso
alla piattaforma dai loro siti web. “Parliament Watch non è un sito che si visita tutti i giorni”, insiste Gregor.
“Infatti, la maggior parte degli utenti arriva a Parliament Watch tramite lo Spiegel online, per esempio.
Probabilmente sono convinti che sia un progetto dello Spiegel, ma alla fine l'importante è diffondere le
informazioni tra quante più persone possibile.”
Tutte e tre le strategie appena descritte si sono rivelate produttive e mostrano potenzialità di crescita. Quello
che nel 2004 è cominciato come un progetto volontario, già nel 2007 veniva formalmente presentato come
un misto tra una impresa di tipo sociale e un ente no-profit, una combinazione per la quale le leggi fiscali
tedesche prevedono una serie di benefici. Nel 2010 il sito ha superato i 4 milioni di visitatori unici e oggi
Parliament Watch è arrivato a coprire 5 dei 16 Parlamenti tedeschi, il Parlamento Federale e la
rappresentanza tedesca all'Unione Europea.
Parimenti anche la percentuale di reazione dei membri del Parlamento è soddisfacente. Più dell’80% delle
domande hanno ricevuto risposta, e il 95% dei parlamentari partecipano al sistema in modo attivo. Tuttavia,
indipendentemente dalla partecipazione dei parlamentari, Parliament Watch raccoglie e pubblica
informazioni sulla presenza dei parlamentari e sulle loro attività di voto; si tratta di informazioni pubbliche, ma
che sono di difficile reperibilità per il cittadino, e anche per i giornalisti.
Una delle maggiori conquiste in seguito al lancio ufficiale è stata l’istituzione di collaborazioni strategiche con
i canali massmediatici, dalla radio alla televisione, a una dozzina di quotidiani locali, fino al settimanale più
diffuso su scala nazionale, Der Spiegel. Con una tiratura di oltre un milione a settimana e un’autorevole
presenza online, Der Spiegel è la pubblicazione più venduta nel suo genere ed è nota per la sua copertura
politica. Con quello che è ora diventato il suo partner preferenziale, Parliament Watch sviluppa concetti nuovi
e creativi per rendere i propri dati accessibili agli utenti di Spiegel Online, mentre i programmatori del colosso
mediatico attuano tali idee. Ad esempio, nel gennaio 2011 Spiegel Online ha lanciato un gioco di carte col
quale intendeva intrattenere i propri utenti e, allo stesso tempo, veicolare dati statistici sui parlamentari,
nonché informare i cittadini, che hanno inoltre la prerogativa di rivolgere domande dirette ai loro
rappresentanti eletti.
Gli abbonati alla newsletter di Parliament Watch ammontano a 30.000 e costituiscono quella che Gregor
definisce una “élite politicamente informata” – giornalisti, opinionisti politici, leader di partito e gli stessi
politici. Questi hanno la possibilità di far circolare o sfruttare per sé le informazioni, con ampio impatto.
Nello stesso tempo, il sito web conta tra i 4.000 e i 10.000 visitatori unici ogni giorno, a seconda del ciclo
elettorale. Gran parte di questo pubblico è composto dall’elettorato, e i dati di Parliament Watch sulla propria
demografia mostrano che molti utenti sono giovani, addirittura un terzo è costituito da chi vota per la prima
volta.
Impatto: una nuova cultura politica
Non tutti hanno guardato con favore al cambiamento nella circolazione di informazioni. Nel 2008 il
parlamentare Alexander-Martin Sardina ha descritto il modo in cui è stato recepito Parliament Watch nelle
sale del potere: “Abgeordnetenwatch è spesso stato argomento di discussione nelle riunioni del gruppo
parlamentare della CDU [il partito dei cristiano-democratici, al governo] … la situazione nella primaveraestate del 2005 prevedeva che fossero i singoli portavoce di partito a rispondere sulle rispettive tematiche…
vi fu anche un gruppo di rappresentanti che insistette perché i dibattiti fossero portati in Parlamento anziché
su un sito internet indipendente”. I legali di un parlamentare furono interpellati circa eventuali responsabilità
giuridiche da imputare a Parliament Watch per “cattiva pubblicità”.
Nonostante la resistenza dell’establishment politico, singoli parlamentari hanno, nel tempo, imparato ad
apprezzare i benefici di Parliament Watch. Molti rappresentanti considerano attentamente le domande rivolte
non solo a loro stessi, ma anche agli altri leader politici. “Le domande sono un incentivo a informarsi su
questioni altrimenti poco conosciute”, sostiene Gregor. “I parlamentari esaminano i temi sul nostro sito alla
ricerca di idee e [opportunità] sul da farsi. Prendono ispirazione dalle risposte di altri, per ottenere indicazioni
su eventuali partner di coalizione”. Da un punto di vista puramente pragmatico, Parliament Watch fornisce ai
politici un canale di accesso low-cost a un numero ragguardevole di elettori. “È una delle poche possibilità a
mia disposizione per conoscere gli elettori del mio collegio”, ammette il parlamentare federale Rüdiger
Kruse. “[Nel mio distretto] ci sono 187.000 persone che non riuscirei mai a incontrare e ricevere [tutte
quante]”. Inoltre, i parlamentari apprezzano l’opportunità di un dialogo non filtrato. Il parlamentare di
Amburgo, Sardina dice, “Un parlamentare fa parte di un totale di 121 [ad Amburgo] e raramente ha una
piattaforma per le proprie affermazioni, e quando ce l’ha, è su una base limitata e talvolta [le affermazioni]
vengono riportate erroneamente”.
Il dialogo diretto tra politico ed elettore è sia il riflesso che il conduttore di un importante cambiamento nello
scenario politico tedesco. Il referendum che nel 2004 ha cambiato il sistema elettorale di Amburgo, ha
lentamente cominciato a godere di approvazione in altri Stati e ultimamente anche a livello federale, quando
la corte costituzionale ha sancito regole che allontanano la politica dal sistema partito-centrico. “È difficile
stabilire la nostra influenza in questa tendenza”, avverte Gregor, “ma il clima sta cambiando in quanto a
modalità di impegno politico del cittadino. Abbiamo sollecitato uno spostamento di attenzione dal Governo al
Parlamento. Anche se non possiamo dire che tutti i tedeschi conoscano il proprio parlamentare, la situazione
va migliorando sensibilmente. Oggi i media rendono note le pratiche di voto dei parlamentari. In passato la
copertura mediatica era intesa come ‘il governo ha stabilito che…’, mentre ora ci si concentra anche sul voto
individuale”. Uno studio del Parlamento Federale conferma che l’elettorato presta sempre più attenzione ai
processi decisionali e si informa sempre più – non già al momento dell’approvazione, ma prima ancora che
le leggi vengano ratificate.
“Parliament Watch” ha contribuito a un cambiamento considerevole nel modo in cui i parlamentari
percepiscono se stessi”, sottolinea Gregor. “Si stanno rendendo conto di essere dipendenti dai cittadini. Ogni
parlamentare ha una sua voce e può parlare con i cittadini. Ciò riduce la struttura di potere partitica e dà
pieni poteri ai singoli attori”.
Ciononostante, un osservatore dei cambiamenti strutturali nel discorso politico tedesco potrebbe chiedersi:
se gli elettori sono più partecipi e informati e il processo è più trasparente, è possibile riscontrare segni di tali
cambiamenti in termini di politica e azioni di Governo? Gregor avverte che “è sempre difficile mettere in
relazione una certa decisione politica a una singola causa”, ma rivendica con orgoglio esempi concreti nei
quali Parliament Watch ha innescato dibattiti pubblici, dai quali sono derivati cambi di direzione politica. Un
caso esemplare: il progetto di aumento dello stipendio dei parlamentari, il secondo in meno di sei mesi,
divenne oggetto di accesa contesa in seguito alle domande dei cittadini ai loro rappresentanti. Il risultato fu
che la questione ebbe ampia eco e i leader di partito dovettero abbandonare tale progetto.
Nel contesto mediatico pre-Parliament Watch, la notizia di un aumento dello stipendio dei parlamentari
sarebbe passata in sordina sino al raggiungimento dell’accordo. Allo stesso modo, i dati in possesso di
Parliament Watch nel 2010 hanno rivelato l’assenteismo di un parlamentare di spicco, il quale si ricopriva di
incarichi e lavori esterni, anziché assolvere all’ufficio per cui era stato eletto. Nell’arco di due mesi lo stesso
partito di quel parlamentare ha lanciato una campagna per la riforma delle regole circa gli introiti esterni.
Fattori di successo e sfide
Il successo di Parliament Watch si basa sulla fiducia. Gregor, un veterano dei movimenti per la democrazia
diretta, sapeva che il sito doveva presentarsi in modo oggettivo e neutrale e che ci sarebbe stato bisogno di
un meccanismo di controllo sugli utenti, in quanto avrebbero potuto abusare della piattaforma per fini politici.
C’era dunque la necessità di garantire che non ci sarebbero stati attacchi unilaterali o forme di propaganda
pilotata. Boris, socio di Gregor ed esperto informatico addetto alla programmazione dell’infrastruttura del
sito, ha contribuito all’individuazione di un meccanismo per la moderazione del dialogo.
La sezione Q&A (domande e risposte) della piattaforma ha un protocollo di moderazione molto severo,
codificato in maniera tale da garantire che nessuno degli utenti usi la piattaforma per fare lobbismo, lanciare
attacchi personali ai danni dei politici, scrivere calunnie o commenti razzisti. Il team di Parliament Watch è
costituito da cinque persone a tempo pieno e quindici moderatori part-time che vagliano tutte le domande.
Una domanda può essere posta una sola volta e deve essere formulata in maniera neutrale. Viene
conservato un registro elettronico con le decisioni del moderatore, a disposizione degli altri colleghi. A
supervisionare l’intero processo vi è un comitato etico, composto da giornalisti, giudici federali, accademici e
altre professionalità rispettate. In assenza di tale livello di rigore a garantire un dialogo civile, i membri del
Parlamento non avrebbero visto di buon occhio una loro partecipazione. “C’è un solo modo per realizzare
correttamente [questo tipo di piattaforma neutrale]”, osserva il parlamentare federale Rüdiger Kruse. “Non ha
importanza essere di sinistra, liberale o conservatore”. Ogni mancanza di oggettività verrebbe prontamente
riscontrata, e continua, “si finirebbe tagliati fuori dai giochi molto, molto presto”.
Un altro fattore determinante per il successo della piattaforma è stata la sua adozione diffusa da parte dei
parlamentari, senza i quali Parliament Watch perderebbe i suoi contenuti di punta. Tutto è cominciato ad
Amburgo, dove Gregor ha parlato con i parlamentari singolarmente e li ha persuasi che, come membri di
secondo piano di un partito, avrebbero potuto solamente giovare di un sistema che permettesse loro il
dialogo diretto con gli elettori. I politici di più breve corso – più giovani e a loro agio con la comunicazione via
internet – sono stati tra i primi ad adottare il sistema. Una volta archiviate riserve e preoccupazioni iniziali
circa l’agenda politica di Parliament Watch, la crescente partecipazione ha motivato molti altri parlamentari a
prendervi parte. La continua promozione di questo sforzo, insieme alla pubblicazione di valutazioni che
rivelano quali parlamentari sono riluttanti a parteciparvi, ha contribuito a stabilire una nuova norma di
accettazione per Parliament Watch. “I miei colleghi che affermano di non voler rispondere, non si fanno un
favore”, sostiene Müller-Sönksen.
Un terzo fattore di successo – sul quale molti sentono di scommettere maggiormente – è la collaborazione
con i media già consolidati. Attraverso la sua attività, Parliament Watch ha incentivato un aumento
d’interesse per i processi decisionali della politica e per la trasparenza. Partner di prestigio, quali Der
Spiegel, facilitano l’accesso al pubblico e contribuiscono alla credibilità e visibilità di Parliament Watch.
Inoltre, tra gli obiettivi principali vi è il miglioramento del rapporto con i giornalisti per un uso ottimale dei dati
di Parliament Watch. Un blog iniziato durante le elezioni del 2009 e un sistema di “valutazione” dei
parlamentari sulla scorta delle risposte fornite nei ‘domanda e risposta’ (Q&A) sono strumenti rivolti ai
giornalisti interessati a sviluppare storie di alto impatto. “Sul nostro blog facciamo giornalismo d’inchiesta per
mostrare il potenziale dei nostri dati”, spiega Gregor. “Lo facciamo per ispirare. È un uso strategico”.
Il modello di finanziamento dell’organizzazione è da un lato un punto di forza, dall’altro necessita di continua
attenzione, come spesso è il caso in operazioni di interesse pubblico. In Germania, il settore filantropico è
sottosviluppato e storicamente distante dai progetti politici. Al contrario, le attività sono state inizialmente
sostenute grazie a un investimento di BonVenture, una società tedesca di venture capital sociale. Strutturato
come un prestito su dieci anni, l’investimento ha consentito a Parliament Watch di avviare una espansione
pianificata che arriverà a comprendere tutti i 16 Parlamenti Regionali, oltre ai Parlamenti Federali Europei
(per i membri tedeschi) attualmente già coperti. Per potersi mantenere, tuttavia, Parliament Watch si affida
alle donazioni di 2.000 membri del pubblico, più della metà del quale è sottoscrittore con una quota media
mensile di € 8,10. I ricavati delle vendite di ‘profili premium’ in concomitanza con le campagne elettorali
vanno a integrarsi con le donazioni.
Espansione dell’azione di Parliament Watch
Il Dr. Erwin Stahl della BonVenture prevede un profilo pubblico decisamente più elevato per Parliament
Watch. “Sono convinto che diverranno un’organizzazione del livello di Amnesty International –
un’organizzazione dalla quale non si può prescindere per ottenere informazioni su una determinata materia
– ma c’è bisogno di tempo. Identificherei due strategie: la prima, l’uso delle informazioni raccolte in [stretta]
collaborazione con le società mediatiche … per un verso queste non avrebbero bisogno di pagare le
informazioni, mentre per l’altro Abgeordnetenwatch godrebbe di una popolarità accresciuta. La seconda:
portare la tecnologia nell’arena internazionale”.
Gli orizzonti di Parliament Watch sono promettenti. Vi è stabilità finanziaria, un sapiente piano di espansione
in Germania e la consapevolezza delle difficoltà che dovranno essere superate prima di intraprendere
un’espansione internazionale. Nel frattempo, le regioni in cui l’organizzazione ha iniziato il proprio lavoro
sono già al secondo, talvolta terzo, ciclo elettorale, e qui si manifesta l’utilità del dialogo sui documenti
pubblici. Quei politici che hanno fatto promesse irrealistiche, vengono esortati a rendere conto delle
discrepanze tra le loro affermazioni e i loro voti, e si sentono richiamati a un atteggiamento più onesto e
trasparente. Allo stesso tempo, i leader politici possono sviluppare rapporti significativi con gli elettori e
concentrarsi sulla sostanza delle questioni. Si è potuto registrare un nuovo livello di conversazione civica,
laddove in precedenza la comunicazione era controllata in modo rigido e unidirezionale. Ammettendo che il
lavoro di Gregor, Boris e del loro team continui a far fiorire questa innovativa conversazione, il potenziale di
riforma del sistema democratico in Germania – e nella politica elettorale su scala globale – è molto ampio.
Visita Parliament Watch sul web, all’indirizzo: www.parliamentwatch.org
MARCO DE ROSSI (Italia)
La scuola che sogniamo noi non costa nulla.
Puoi entrarci sia da Torino, sia da Enna. Anche alle tre del mattino.
È indipendente e basata sulla valutazione fra pari.
È una scuola che corre alla tua velocità perché sei tu a decidere di cosa
parlare. A rispondere alle domande non sono solo i docenti, ma anche i
compagni di banco.
Nella scuola che abbiamo in mente noi potrebbe capitarti un professore non
laureato: l'importante è che tu stia a bocca aperta ad ascoltarlo.
La nostra scuola è una condizione mentale. È una creatura in divenire.
La nostra scuola è di tutti.
(Il Manifesto di Oilproject)
Internet è tante cose. Vi diranno che è un'infrastruttura decentrata che permette a individui e macchine di
scambiarsi fra loro in modo libero e non strutturato informazioni e dati. Vi diranno che è un mezzo
democratico. Vi diranno che è il primo media molti a molti. Che è un strumento gratuito per comunicare con
chi sta dall'altra parte del mondo. Come non essere d'accordo?
Oggi mi interessa un'altra cosa, però. Internet è un sistema che porta i giochi e gli esperimenti di un ragazzo
– o di un adulto, o di chiunque altro - fuori dalla fruizione individuale del singolo, a favore di una comunità a
lui lontana (nel senso di non-locale), a favore di una nicchia di persone coi sui stessi interessi.
In due parole: Internet può trasformare i giochi e le passioni di una persona – svolti quindi fondamentalmente
per rendere contenti se stessi – in qualcosa di pubblicamente utile.
Con “pubblicamente utile” non intendo salvare il mondo: una dozzine di persone soddisfatte può bastare.
È un effetto bomba, se ci pensate. Sia perché le persone passano molto tempo a sviluppare i propri
interessi, sia perché le cose che facciamo meglio sono proprio quelle che svolgiamo non perché siamo
obbligati da qualcuno a fare, ma semplicemente perché vogliamo farle.
Andiamo sul concreto. Gli esempi sono infiniti. C'è chi fa musica per passione, la condivide online, viene
apprezzato, e riesce allo stesso tempo a farne una professione e ad essere “pubblicamente utile” per i suoi
ascoltatori. C'è chi apre un blog di cucina per passione, inizia ad avere un certo seguito – e cioè aiuta
migliaia o decine di migliaia di persone nell'atto quotidiano del cucinare, e magari riesce a sopravvivere di
quello mettendo pubblicità sul blog o, come è successo a parecchi (anzi: parecchie!) in Italia, scrivendo e
vendendo un libro sull'argomento. Ancora: c'è chi invece che cantarsela da solo scrivendo citazioni, battute e
pensieri su una Moleskine che tiene sul comodino, lo fa in un blog, diventa punto di riferimento
imprescindibile per centinaia di migliaia di persone, e poi magari – se volete vi faccio qualche nome – finisce
per iniziare a collaborare con i principali quotidiani o periodici del Paese. La lista è lunghissima. Ed è noiosa,
perché tanto avete capito cosa intendo: Internet trasforma giochini e passatempi (più o meno intelligenti) in
servizi – di intrattenimento, ma non solo – che servono a parecchie persone e che hanno un valore
economico. Una manna dal cielo. Qualcosa di mai visto prima.
Beh: con me ad esempio, come a tanti altri, si è innescato esattamente questo meccanismo. A dodici anni mi
piaceva l'informatica, e quindi sperimentavo e programmavo. Niente di che. Era un'attività non così rara, che
facevo in piena solitudine, per mio puro divertimento, e che non serviva a nessuno se non a me. Nel senso
che nessuno si accorgeva che io avevo passato quel determinato pomeriggio a creare un programma che
facesse da calcolatrice, da lettore musicale, o da videogame di Harry Potter. Il classico nerd e geek che si
studia manualoni di informatica fino a tarda notte.
Poi, per farla breve, nel 2004 a casa mia è arrivata l'ADSL, e la mia vita è cambiata. Ancora oggi passo
almeno tre ore al giorno davanti al computer, ma è rarissimo che svolga un'attività individuale. Quando scrivi
una mail, usi Skype, navighi su Internet leggendo le opinioni di qualcun altro, o commenti un post di un blog,
stai svolgendo un'attività di interazione. Così come se sei chiuso in una stanza al telefono, non vuol dire che
tu stia parlando da solo (si spera).
Fatto sta che nel 2004, insieme ad alcuni ragazzi che avevo conosciuto online in un forum, ho creato un sito
dove chiunque potesse condividere le sue conoscenze sotto forma di video o audiolezioni. Tutto in modo
volontario e gratuito. Si chiama Oilproject. Adesso si parla di tutto, dall'economia alla letteratura, e chiunque
può insegnare, da Pietro Vertechi (allora un sedicenne appasionato di matematica), ad Alessandro Mazzini,
che insegna Greco e Latino in un liceo milanese, fino a esponenti politici come Paolo Gentiloni, Italo
Bocchino, Linda Lanzillotta. Anche la pornostar Franco Trentalance ha fatto un intervento su Oilproject.
Nell'archivio, ora più di 2000 lezioni, c'è di tutto: lezioni create da noi, lezioni inviate dagli utenti, lezioni
trovate in Rete e che siamo stati autorizzati a riproporre su Oilproject. Dalla Gerusalemme Liberata, a come
presentarsi a un colloquio di lavoro. Non voglio qui soffermarmi sui dettagli della storia di Oilproject, sulle
persone che ci stanno dietro, su chi ci abbia sostenuti o chi invece ci abbia in profonda antipatia.
E non voglio certo dire – perché è assolutamente falso – che le videolezioni di Oilproject possano in qualche
modo sostituire la scuola tradizionale.
Mi interessa solo il fatto che una banda di ragazzi appassionati, spendendo all'inizio solo 27 euro per
comprare il dominio e lo spazio web (e cioè 30 caffè, 22 cappuccini, una maglietta e mezzo di Zara, tre filetti
al pepe verde all'Esselunga di via Solari, oppure la metà di un biglietto di un Frecciarossa Milano-Firenze)
abbiamo creato una scuola online gratuita, la più grande in Italia - fa scena dirlo, chissà per quanto sarà
ancora vero - con una comunità di 10000 persone.
Oilproject: un gioco da nerd che si traforma in un servizio di formazione informale e gratuito. Una scuola in
cui chiunque può insegnare, perché come diciamo noi “Chiunque è potenzialmente professore di qualcosa,
anche solo di come si tagliano le melanzane”, senza nulla togliere alla dignità delle melanzane.
Hanno insegnato su Oilproject, che adesso è un'azienda, una startup, una Srl, circa duecento persone. Lo
staff invece è composto da 14 persone, tutti collaboratori retribuiti. Di questi solo 4 hanno più di 24 anni.
Lavoriamo tutti in telelavoro, a distanza, in giro per l'Italia. Il nostro modello di business è, per ora, basato
sulla pubblicità e sulle sponsorizzazioni. Ma presto ci saranno novità.
Voglio evidenziare la dinamica socio-economica (sì, lo so, brutta parola, pardon) che c'è dietro.
Dal 9 maggio 2011 - data di lancio del nuovo Oilproject - ad oggi, con un budget ottenuto grazie al supporto
di due grandi aziende italiane pari allo stipendio annuale lordo di un solo professore ordinario di una
qualsiasi università, hanno usufruito delle lezioni di Oilproject almeno uno volta, anche solo per pochi minuti,
più di duecentomila italiani.
Lasciate stare il caso “Oilproject”, pensate al meccanismo in generale. Con lo stipendio di un solo
professore, si riesce a fare qualcosa che sia utile – anche solo per poco, ne sono consapevole – a
duecentomila persone. Vi rendete conto? Questi sono meccanismi distruttivi. Meccanismi che, in soldoni,
cambiano la storia dell'umanità. E Internet, nessuno lo può contestare, lo sta facendo.
In molti combattono, resistono. Cercano di rallentare queste trasformazioni. Noi ad esempio abbiamo
incontrato il sostegno degli studenti, di molti docenti, e recentemente del Ministero della Pubblica Istruzione.
Eppure le Istituzioni scolastiche e universitarie ci hanno sempre osteggiati.
Morale della favola. Con 22 cappuccini potete aiutare duecentomila persone. Vi sembra una frase retorica?
Male: se ve le fate sembrare una cosa retorica, è solo un vostro modo per far sembrare queste esperienze
un caso isolato e non ripetibile e in cui voi non potete essere coinvolti. E invece è il contrario: è la cosa meno
retorica che esista. Semplicemente perché è successo al mondo per migliaia di siti web, ben più noti e utili di
Oilproject.
È la cosa più concreta che ci sia perché lo potete fare anche voi. Dovete solo seguire le vostre passioni,
farlo 26 ore al giorno, farvi un mazzo tanto, non prendervi troppo sul serio, essere disposti a cambiare
direzione a metà strada (e cioè continuare a correggere il tiro), ma senza fermarvi mai. Anche questa frase
tecnicamente può sembrare retorica. Eppure è la verità, che ci posso fare?
Avete anche voi un parente che dice “La vostra generazione deve studiare tantissimo perché dovrete
scontrarvi con intere camionate di indiani e cinesi, che stanno alzando vertiginosamente il loro livello medio
di istruzione, e che non hanno nulla da perdere? Studia altrimenti gli indiani ti fanno a pezzi!”?
Beh, io sì. E non è un concetto così campato sulle nuvole. La cattiva notizia è che quindi, oltre al grande
sforzo scolastico tradizionale, per essere il meno sostituibili possibile nel mercato del lavoro dovete
sviluppare altre competenze e interessi (fare un blog di cucina, programmare, conoscere il panorama della
narrativa italiana contemporanea, fare remix musicali, quello che volete), totalizzando quindi uno sforzo
intellettuale complessivo decisamente maggiore – a parità di soddisfazione lavorativa e stipendio – rispetto
alle generazioni passate.
La buona notizia è che però tutte queste competenze e questo sforzo ulteriore lo fate nel campo che vi
diverte, che vi interessa. E questo fa la differenza. Solo questo lo rende uno sforzo sopportabile.
E quindi, retorica del concreto: con 22 cappuccini potete aiutare duecentomila persone.
Le scuse per rimanere a girarsi i pollici, adesso che c'è Internet, le dovete davvero cercare con il lanternino.
ISMAIL CHAIB
Background Sono davvero felice di essere qui oggi, grazie per avermi invitato. Non soltanto sono felice di
essere qui con voi, ma anche di vivere nel 21esimo secolo!
Penso che l'epoca nella quale viviamo sia semplicemente sorprendente in termini di speranza e opportunità.
Non avevamo mai visto tecnologie così innovative, una tale voglia di aiutare e così tanta collaborazione su
larga scala trasformarsi in realtà.
Nel 21esimo secolo abbiamo inventato Facebook e abbiamo scoperto la sua incredibile capacità di farsi
strumento di cambiamenti sociali, come la Primavera Araba. Cosa ancora più importante, abbiamo visto
come si possono aiutare gli altri, anche se non li abbiamo mai conosciuti. Catastrofi come il terremoto ad
Haiti o la crisi nucleare in Giappone ci hanno dimostrato quanto siamo legati gli uni agli altri, quanto ci
preoccupiamo per gli altri, il valore che attribuiamo all’altruismo e il nostro bisogno di aiutare gli altri! Circa
una persona su sette su questo pianeta ha già donato dei soldi. Secondo alcune stime, gli aiuti monetari
raggiungeranno i 150 miliardi di euro ogni anno.
Tuttavia, anche se tutte queste azioni dimostrano la nostra buona volontà, voglio interrogarmi sulla loro
efficacia. Quanto siamo capaci di risolvere i problemi? E in particolare, quanto sappiamo gestire il denaro?
Noi tutti abbiamo sentito degli importanti scandali finanziari che riguardano le ONG. Persino gli esperti ci
dicono che oggi non c'è modo di sapere chi si occupa delle donazioni ricevute e dove vanno a finire questi
soldi.
Il problema specifico del denaro dato in beneficenza è molto interessante. Mentre noi ci sentiamo in qualche
modo coinvolti nella questione, sembra che le donazioni siano come una scatola nera! Ci sono ingenti
somme che entrano e altrettante che escono, ma quello che accade all’interno rimane a noi ignoto, come se
avessimo a che fare con il più grande prestigiatore del nostro tempo.
Cos’è l'Open Bank Project?Ed è esattamente questo che ha fatto nascere l'idea dell'Open Bank Project. Ci
siamo detti che non avevamo più bisogno di prestigiatori, abbiamo voluto rompere questa scatola nera e
vedere cosa ci fosse al suo interno, non solo noi, ma anche tutte le persone che vogliono sapere dove va a
finire il loro denaro. Tutti dovrebbero poter vedere come sono realmente utilizzati i propri soldi,
indipendentemente dal fatto di essere un donatore, un contribuente, ecc.
Quindi, se le banche fossero un garage dove noi depositiamo i soldi e poi altre organizzazioni arrivassero e
utilizzassero questi soldi per il bene sociale, perché è una cosa socialmente giusta, sarebbe del tutto
ragionevole aprire la saracinesca di questo garage per vedere cosa c'è dentro. Questo è precisamente
quello che vogliamo fare con l'Open Bank Project: aumentare il livello di trasparenza finanziaria!
La mia storia all'Open Bank Project La prima volta che ho scoperto l'Open Bank Project, è stato ad una
conferenza a Parigi, l'Open World Forum. Ero in Francia da una settimana. Sono nato e cresciuto in Algeria,
mi sono laureato in Informatica e, poco dopo la mia laurea, ho deciso di partire e continuare gli studi in
Francia. Ho cominciato un Master a Nizza e così, durante la mia prima settimana in Europa, ho letto un
articolo su questa importante conferenza sull’open source a Parigi. Non conoscevo ancora nessuno in
questo Paese e, come qualsiasi studente straniero, non avevo molti soldi, ma senza pensarci troppo ho
preso il treno per Parigi e ci sono andato!
È stato un colpo di testa. La conferenza durava 2 giorni; il primo giorno sono rimasto abbastanza deluso,
mentre il secondo mi sono fatto coraggio e ho cominciato a parlare con persone a caso. In particolare,
ricordo un ragazzo: indossava una camicia, una giacca marrone e una cravatta buffa, ma non era vestito in
maniera formale. Era alto, aveva i capelli lunghi e portava gli occhiali. L'ho incontrato per caso durante
l'ultima pausa caffè dell'evento. Nonostante il mio pessimo inglese, abbiamo avuto una conversazione
interessante. Simon (si chiamava così) era uno dei relatori della conferenza. Era arrivato da Berlino per
presentare l’Open Bank Project. Quella è stata la prima volta in cui ho sentito parlare di questo progetto e
me ne sono innamorato quasi subito. Ho pensato che un progetto con un nome come quello non doveva
essere poi male.
L’Open Bank Project, come dice Simon, è fondamentalmente un'iniziativa europea che mira a rendere visibili
le operazioni bancarie tramite servizi esterni ai sistemi chiusi delle banche. Questo vuol dire, per esempio,
che un’ONG può condividere i suoi dati finanziari con i suoi donatori, i suoi dipendenti o gli azionisti,
attraverso la piattaforma di OBP.
Non si tratta necessariamente di tutti i dati. L'Open Bank Project contiene un meccanismo di mediazione che
permette al possessore dei dati di scegliere "chi può vedere cosa”. Quindi i donatori vedono solamente
l'ammontare del denaro accreditato, ma non il nome dei creditori. Allo stesso modo, i membri della
commissione hanno pieno accesso a tutti i dati.
Simon è un patito di tecnologia, ha un'esperienza ventennale in informatica. Nel suo campo si può percepire
il notevole salto tecnico che sostiene una “scala mobile di trasparenza finanziaria." La sua ambizione è non
soltanto arrivare alla trasparenza finanziaria, ma anche creare un migliore sistema informatico, che sia open
source e possa essere usato dalle banche per offrire servizi più utili e innovativi agli utilizzatori finali.
Quindi, con l'Open Bank Project è come prendere due piccioni con una fava. C'è la trasparenza finanziaria
che punta a sbloccare i dati e che, di conseguenza, consente alle organizzazioni di essere più trasparenti/
responsabili, ma anche una API open source 2.0 che sostiene questa apertura. Inoltre OBP consente
facilmente agli sviluppatori conto terzi di riutilizzare i dati e creare applicazioni innovative per il web e i
cellulari, oltre alle API di OBP, proprio come stanno facendo Twitter, Facebook e tutti gli altri nuovi servizi!
In definitiva, l'Open Bank Project non è altro che il web 2.0, l'open source e l'open data trasposti nel sistema
finanziario!
Torniamo alla storia di Simon. Dopo questo breve incontro all’Open World Forum, il mio primo pensiero è
stato: “E' una follia!” Ho pensato che non avrebbe mai funzionato e, sembrerà buffo, proprio perché mi
sembrava una sfida stimolante, ho voluto prendervi parte. Volevo assolutamente essere parte di quella follia!
Di lì a poco, quello stesso anno, dovevo fare un tirocinio, così ho detto a Simon che se avesse avuto
bisogno di aiuto per il progetto, avrebbe potuto contare su di me. Ci siamo tenuti in contatto e quando è
arrivato il momento di cominciare il mio tirocinio, sono andato a Berlino (anche lì non conoscevo nessuno e a
quel tempo avevo ancora pochi soldi). Simon è il fondatore e l’amministratore delegato di un’azienda di
consulenza informatica che ha sede a Berlino, TESOBE. È lì che avrei lavorato, in particolare sull'Open
Bank Project.
Berlino è una delle città più belle d'Europa, vi invito caldamente a visitarla, se non l’avete già fatto. In ogni
angolo della città si percepisce una grande energia, un fermento fatto di iniziative e imprenditorialità. Così
abbiamo deciso di concentrare questa stessa energia nella realizzazione dell'Open Bank Project.
Razionale (Perché l’Open Bank Project?)Ero così felice di unirmi alla squadra! Provate ad immaginare,
per la prima volta nella storia stavamo per aprire le banche e rendere la finanza trasparente, proponendo un
paradigma di cambiamento, da un modello basato sulla sicurezza per mezzo della segretezza e
dell'incomprensibilità, ad un modello basato sull’apertura, la partecipazione e la fiducia reciproca. Non
stavamo promuovendo la trasparenza fine a se stessa. Era solo lo strumento tramite il quale le
organizzazioni che per prime avessero adottato l'Open Bank Project, avrebbero istituito con i loro azionisti
un rapporto basato su maggiore fiducia e impegno. E, cosa ancora più importante, avrebbe impedito loro di
agire scorrettamente in termini finanziari (corruzione, appropriazione indebita di denaro o altro). Quindi, non
solo è positivo per gli azionisti, ma anche per la società e per la democrazia. Di conseguenza, è
semplicemente la cosa giusta da fare!
Una delle promesse dell'Open Bank Project è "introdursi" nelle banche e renderle di nuovo degne della
gente. Dato che non avevamo precedenti esperienze nell’attività bancaria, l'Open Bank Project ridefinisce le
banche come le conosciamo oggi, per renderle esattamente il contrario di com’erano;
•
Se le banche adorano la segretezza finanziaria, l’Open Bank promuove la trasparenza;
1. Se le banche sono principalmente entità monolitiche, ferme all’era pre-internet, l'Open Bank Project
dà il via alla loro innovazione, fornendo una API 2.0 facile da usare e accessibile dagli sviluppatori
conto terzi, che possono creare nuovi servizi in accordo con le banche.
•
Infine, se le banche lavorano in un ambiente paranoico spendendo milioni di euro per i loro sistemi
informatici, l'Open Bank Project propone un approccio open source, molto più conveniente e sicuro,
come è stato dimostrato più volte.
Per quanto impegnativo, credevamo molto in questo progetto. Avvenimenti recenti come la crisi mondiale
delle banche, il movimento #Occupy e la corruzione hanno alla loro origine l'occultamento dei dati finanziari.
Di conseguenza, i cittadini di oggi chiedono sempre più a gran voce che la finanza adotti un principio di
accessibilità, trasparenza e partecipazione di tipo aperto. Crediamo che la soluzione richiesta dai cittadini di
oggi sia proprio l'Open Bank Project! Crediamo che nell'economia di oggi sia necessario sfidare il tabù della
finanza ed è quello che siamo cercando di fare con l'Open Bank Project!
Sfide Come ci si aspettava, non è stato sempre facile. Lavoro a questo progetto da un anno, abbiamo
dovuto superare ostacoli immensi, facendo sforzi tremendi per rispettare le scadenze e proporre soluzioni
creative.
La prima sfida che abbiamo dovuto affrontare è stata il finanziamento del progetto. Da quando ha cominciato
a lavorarci, Simon ha investito i suoi soldi nel progetto. Abbiamo capito subito che se volevamo andare
avanti ed essere sostenibili, dovevamo trovare un finanziamento anticipato.
Così abbiamo cominciato a partecipare ai programmi di finanziamento dell’Unione Europea con altri partner,
abbiamo spedito una proposta all’ITEA, uno dei maggiori strumenti di finanziamento dell'EU (questo è stato
proprio uno dei miei primi compiti quando sono entrato nel progetto), dalla quale sfortunatamente abbiamo
ricevuto un rifiuto al secondo giro di selezioni. In seguito abbiamo partecipato ad un altro programma di
ricerca FP7 (specializzato sulla ricerca) e stiamo ancora aspettando la risposta. Quindi incrociamo le dita !
Un'altra sfida che abbiamo dovuto affrontare è stata convincere i potenziali clienti a prendere parte a un
simile progetto in una fase iniziale. Come convincere le ONG, le organizzazioni e soprattutto le banche ad
adottare questo nuovo paradigma? A questo proposito, vorrei ringraziare i miei amici di MakeSense, una rete
globale a sostegno degli imprenditori sociali, che ci hanno aiutati durante tutto il nostro percorso,
proponendo idee intelligenti e folli su come vincere tale sfida.
Ad ogni modo, credo che la sfida più difficile sia stata quella di cambiare la forma mentis. Tutti noi coinvolti
nel progetto venivamo da un background tecnico (probabilmente quello che chiamereste un gruppo di
smanettoni). E' stato molto difficile imparare i meccanismi del "mondo del business", imparare il marketing, la
finanza, la basi del sistema bancario, ecc., per essere in grado di fare un discorso coerente e valido, quando
dovevamo trattare con le banche e gli altri partner.
Risultati E indovinate un po’? Ce l’abbiamo fatta! È stato un anno di lavoro incredibilmente intenso, da
quando ci siamo trasformati da una semplice idea in un piccolo ufficio di Berlino ad uno dei progetti più
entusiasmanti e di cui più si parla in Europa!
Noi, il piccolo ufficio di consulenza informatica con sede a Berlino, dovevamo presentare l'OBP a società di
rilievo come la Société Générale e il Crédit Agricole (le due più grandi banche in Francia), la HSBC (la
seconda più grande società del Regno Unito), la Atos (la maggiore società di consulenza informatica in
Europa) e la Altec (la più grande società di soluzioni per l'informatica della Grecia). Abbiamo lavorato con
circa 30 organizzazioni tra cui banche, università, istituti di ricerca e piccole e grandi società di tutta Europa.
Abbiamo presentato il progetto in tutti gli eventi internazionali dedicati alla tecnologia del continente (LeWeb
e Open World Forum in Francia, OkConf e OpenDataCamp, Lift a Ginevra...). Sono orgoglioso di aver tenuto
una presentazione dell'Open Bank Project a una conferenza in Spagna, che è stata vista più di 48.000 volte
su Slideshare.
Siamo molto emozionati, in quanto un paio di settimana fa è uscita la prima iterazione del software OBP. La
nostra incredibile squadra di sviluppatori ha lavorato sodo per mettere insieme un primo prototipo
funzionante e simile a come sarà l'Open Bank Project. Lo abbiamo presentato al settore Innovazione della
HSBC nel Regno Unito, e presto lo presenteremo alla Société Générale in Francia! Oggi siamo molto felici di
poter dire che il nostro codice è disponibile su Github.
Conclusioni
Si tratta di un prodotto, di una piattaforma tecnologica con alla base tre idee innovative:
1. Trasparenza Finanziaria: questa piccola idea per cui “perché dovrei essere l’unico ad avere accesso
alle mie informazioni finanziarie? Dovrei poter rendere conto ai miei azionisti, siano essi enti
che erogano sovvenzioni, donatori, autorità locali…Queste persone devono poter sapere
dove va realmente a finire il denaro che mi ha versato.”
2. Una API 2.0 facile da usare per gli sviluppatori: l’idea è di dare un nuovo look al sistema informatico
delle banche e di aprirlo a terzi, usando una Rest API. Il 40% del traffico di Twitter proviene
da applicazioni di terzi che utilizzano l’API di Twitter. Io non utilizzo più l’applicazione ufficiale
di Twitter sul mio telefono, da quando ce ne sono di migliori. E' verso un simile cambiamento
che stiamo spingendo il settore delle banche retail.
Sviluppatori in tutto il mondo potrebbero facilmente mettere a punto servizi innovativi, oltre a un sistema
bancario sicuro (per esempio, la ricezione di un avviso via SMS, quando il conto va in
rosso). Mi riferisco a un protocollo aperto, il che vuol dire che questi servizi funzionerebbero
in maniera trasversale tra le banche senza nessuno sforzo aggiuntivo!
3. Open source: stiamo creando non solo degli strumenti open source più sicuri, meno costosi e
qualitativamente migliori dei software privati ma, cosa più importante, stiamo creando un
nuovo approccio basato sulle esigenze delle persone e sulla filosofia open source. Il giusto
mix di soluzioni folli e radicali che trasformerebbero un progetto innovativo in un successo.
Quando l'informatica era agli inizi, il settore bancario è stato uno dei primi a farne uso, ma
nel tempo è rimasto fermo a un modello vecchio e complicato. Abbiamo intenzione di
riportare l'innovazione nelle banche, utilizzando uno dei modelli di maggior successo e
diffusione dell'informatica moderna: l’open source e il suo successivo sviluppo, soprattutto
per quanto riguarda l’open data.
La nostra gioia più grande è stata entrare in contatto con tre delle più grandi banche in Europa (Crédit
Agricole, Société Générale e HSBC) e ricevere da loro segnali molto positivi. Anche se stiamo ancora
negoziando animatamente e non abbiamo firmato nessun grosso accordo, non sarei sorpreso di vedere a
breve l’Open Bank Project supportato dalla vostra banca!
Potenziali risultati Non posso nascondere il mio entusiasmo per questa idea e sul futuro di questo progetto.
Sono sicuro che se riusciremo a portare avanti la visione iniziale di Simon, se operiamo efficacemente grazie
al nostro team di persone di incredibile talento e alla nostra rete di partner e se continuiamo ad essere
creativi e fare scelte intelligenti come abbiamo fatto negli ultimi 2 anni, grazie a noi la società farà enormi
passi avanti riguardo il modo cui lavora e interagisce. Dal momento che la finanza è al centro delle nostre
interazioni, aprire un varco nella finanza significa aprire un varco nella società per un futuro migliore.
E, per favore, lasciate che vi chieda di pensare per un secondo insieme a me a questo futuro più luminoso.
Cosa succederebbe se l'Open Bank Project fosse ampiamente adottato in Europa? Immaginate per un
attimo che cosa accadrebbe se poteste avere accesso alle informazioni finanziarie della ONG che avete
scelto o anche del vostro partito politico preferito (nel mio caso mi fiderei di più e vorrei donare di più)!
Che cosa succederebbe se utilizzaste un’applicazione innovativa per accedere al vostro conto corrente dal
cellulare? Non quella brutta realizzata dalla vostra banca, ma quella bellissima e divertente creata da una
rinomata start-up tecnologica.
Infine, cosa succederebbe se tu stesso, come imprenditore o capo di qualsiasi tipo di organizzazione, dessi
la possibilità di condividere i dati finanziari della tua organizzazione con gli azionisti? Potrei farlo e lo farei,
perché è la cosa giusta da fare!
Sono così emozionato al solo pensiero di queste possibilità che l'Open Bank Project apre. In quanto
rappresentante della Generazione Y, simili possibilità risuonano profondamente dentro di me ed è questa,
probabilmente, la ragione più importante per la quale sono felice di vivere nel 21esimo secolo, in cui idee
come l'Open Bank Project sono sul punto di realizzarsi.
Grazie. Berlino, 06/03/2011 Ismail
RAUL CONTRERAS (Spagna)
VIVERE L’INTRAPRENDENZA
INTRAPRENDERE
Intraprendere richiede convinzione e decisione. La capacità di assumere rischi, di mettere in ordine
risorse attorno a un processo che permetta di soddisfare una richiesta, d’innovare nel processo, sono queste
le caratteristiche dell’ intraprendente negli affari. Tuttavia, c’è un altro modo d’intraprendere quando si sta
dando risposta a un bisogno della società, si tratta dell’intraprendenza sociale. La Fondazione Ashoka
descrive questo imprenditore come colui che lavora sulla radice del problema sociale cercando un
cambiamento sistematico. Un imprenditore che aggiunge a quel che gli è inerente –la creatività nella
formulazione della proposta e nella sua esecuzione-, un chiaro comportamento etico e la ricerca dell’impatto
sociale come asse d’azione.
INTRAPRENDENZA SOCIALE
Esiste, quindi, un altro modo d’intraprendere che, nel mio caso, viene dall’impossibilità di assumere una
situazione ingiusta nei confronti di persone che, tante volte, hanno commesso come unico sbaglio quello di
nascere dove non esistevano le condizioni per poter sviluppare le loro capacità. L’esclusione sociale di tante
persone che, per diversi motivi, non rientrano negli spazi che il sistema ha riservato per alcune di loro, è
un’ingiustizia e un problema di tutti. Io appartengo al gruppo dei fortunati che sono nati in un ambiente
privilegiato che mi ha permesso di svilupparmi integralmente come persona; è da questo spazio dal quale
decido intraprendere con lo scopo di lavorare su un sistema escludente perché smetta di esserlo.
AZIONE REAZIONE
La mia prima reazione a questo problema l’ho avuta da molto giovane. Ho lavorato con dei detenuti che
godevano dei permessi di libera uscita, quelli che durante il giorno potevano lasciare il centro penitenziario,
per avviare un’azienda, una lavanderia nel quartiere dove si concentrava la prostituzione a Valencia, la mia
città d’origine. Le aspettative che aveva generato la creazione dell’azienda fra i carcerati e la mia
inesperienza fecero in modo che non andasse mai a buon fine. Nonostante ciò, è stato un master
impressionante attorno la creazione di aziende sociali.
La salda volontà di essere utile -apportando soluzioni che permettano lo sradicamento di situazioni di
bisogno e ingiustizia sociale-, è l’immagine dell’inseguimento di un sogno mentre si tengono i piedi ben saldi
a terra e le prospettive a distanza.
L’imprenditore proietta verso il futuro e si lancia con passione dietro l’obiettivo che lo spinge.
CREATIVITÀ E INNOVAZIONE
Solo in casi contati, l’imprenditore che fa partire il suo progetto lo fa accompagnato da un capitale che gli
permette di affrontare l’impresa contando sulle risorse sufficienti. Il bisogno acuisce l’ingegno e la creatività,
ambedue entrano in gioco per proporre delle soluzioni.
Col passare del tempo abbiamo costruito una holding di aziende sociali, società destinate all’inserzione
lavorativa con l’obiettivo di creare posti di lavoro per tutti quelli che il sistema ha sempre lasciato in disparte.
La holding l’abbiamo costruita in una zona marginale partendo dal nulla. Due piccole storie illustrano la
creatività e l’innovazione dell’imprenditore come chiave per la soluzione.
UNA BORSA ALTERNATIVA
Creare delle aziende senza risorse economiche non è possibile, per cui per prima cosa bisogna riuscire
ad avere queste risorse. Mentre la maggior parte dei nostri imprenditori si vincolavano a prestiti bancari,
della famiglia o amici e, nel migliore dei casi, a donazioni o sovvenzioni, noi non volevamo iniziare un’attività
aziendale, più complessa del solito, con un debito alle nostre spalle. Non volevamo neanche entrare in
competizione per i soldi filantropici che sono necessari per azioni sociali che non riscontrano un ritorno
economico. Abbiamo preso quindi la decisione di finanziarci come fanno le grandi società, attraverso un
reddito variabile, titoli. Il ché, voleva dire, che il capitale doveva essere preso per strada, facendo diventare
la società civile un socio delle aziende che la nostra holding avviasse. In questo modo, i nostri soci
avrebbero condiviso con noi il rischio e il successo dell’intraprendenza a patto che ottenessero un profitto
economico e un rendimento sociale.
La decisione ci ha portato all’investimento sociale. Perché si trattasse veramente di un investimento
dovevamo fornirlo di garanzie, profitto e cash flow. Abbiamo creato un mercato secondario, una borsa
alternativa, che ci ha permesso di avere i finanziamenti sufficienti e ha portato liquidità quando un azionista
ha avuto bisogno di fare il suo investimento. In questo modo si è arrivato a generare E. 420.000 in titoli da
10 E., permettendo la creazione di cinque aziende e la matrice della holding. Siamo riusciti ad avere non
solo il capitale ma l’implicazione di un territorio nel risolvere un problema sociale.
AZIENDA DI MESSAGGERIA PORTUALE
Quando si progetta la creazione di un’azienda sociale non bisogna per prima cosa cercare d’identificare
la nicchia di mercato ma sapere qual è l’obiettivo sociale dell’intraprendenza. Raggiunto questo, cercheremo
una nicchia di mercato dove implementare un’azienda che consenta la viabilità finanziaria e arrivare al
massimo impatto sociale possibile.
Una delle aziende avviate è stata una messaggeria portuale. Il che significa persone che trasportano
documentazione necessaria per la gestione degli affari vincolati al traffico portuale di merci. Il nostro obiettivo
era quello di offrire un’opzione d’integrazione prevalentemente a persone portatori d’handicap intellettuale.
Ogni imprenditore sa che la definizione del prodotto è la chiave del successo. In questo caso quella
definizione doveva considerare quali sono le capacità che possono dare valore a queste persone facendoli
diventare differenziale positivo dell’azienda e, inoltre, facendo sempre parte di un processo produttivo
adattabile ai bisogni di queste persone. I portatori di handicap intellettuale sono unici nel gestire sentimenti
con fluidità e naturalità, ma hanno una limitazione quando si tratta di lavorare in lunghi processi che
richiedono un alto numero d’indicazioni per arrivare a un risultato. Il fatto che nel settore portuale più del
95% delle aziende si ubicassero geograficamente in un’area non superiore ai 1.500 metri, attorno al porto,
ha reso possibile che i portatori di handicap intellettuale abbiano imparato le strade circostanti e risolto alla
perfezione il servizio. Una semplice e breve formazione sui pochi modelli di documenti usati, fa diventare
loro commercialisti specializzati in documentazione portuale.
La creatività applicata alla definizione del prodotto ottiene come risultato che:
- Il portatore di handicap intellettuale riesce a qualificarsi alla perfezione per sviluppare
un’attività professionista che ha un mercato facilmente sezionabile e che, fino al giorno d’oggi,
non si era mai segmentato.
- Qualora l’azienda avesse un organico pieno di portatori di handicap la vita del lavoratore è
pienamente normalizzata dato che lavora solo circolando per le strade e si rapporta
prevalentemente con i clienti.
- L’inusuale capacità di relazioni interpersonali di queste persone è un elemento che fidelizza
il cliente all’interno di un settore che è palesemente aggressivo nelle sue politiche di prezzi come
sistema preferente di vendita.
- La specializzazione del prodotto è un’innovazione nel settore. Lo spazio ridotto implica dei
transiti dei messaggeri molto brevi contribuendo con velocità nel servizio come differenziale e,
inoltre, nel ridurre il tempo di transito si riduce pure il costo del trasporto. Questo ci consente di
ridurre le tariffe pur restando redditizi e di rimpiazzare la concorrenza in questo segmento di
mercato.
Questa azienda è stata fondata nel 1999 e mantiene la sua attività dopo aver consolidato la sua presenza
nel settore del trasporto portuale.
TUTTI POSSIAMO CAMBIARE IL MONDO
L’imprenditore sociale, come abbiamo già parlato, cerca di lavorare sull’origine del problema, la generazione
di esclusione sociale nel nostro caso. Questo è l’unico modo per estirpare il problema. In questa direzione
identifichiamo l’economia come causa principale della generazione d’esclusione, in modo tale che il nostro
lavoro si centra nella creazione di metodi di gestione economica includenti.
La realtà riduce la gestione economica a risultati finanziari. Risultati che, anno dopo anno, si sono cercati
sempre di più a breve termine piuttosto che la razionalità economica propria della generazione economica
comune a lungo termine. È per questo che al giorno d’oggi lavoriamo per riuscire ad avere una gestione
economica totale che risponda alla somma del risultato finanziario, sociale ed ambientale. Un triplo conto di
risultato che contribuisce al cambiamento di paradigma dal sistema economico a una conversione verso il
sistema inclusivo.
È condizione sine qua non per poter parlare del triplo bilancio conoscere in anticipo i valori sociali ed
ambientali, e poi valutarli, farne la conversione in euro. Una volta convertiti in un’unità omogenea si può
procedere ad una gestione corretta in base ad una diagnosi integrale del costo / profitto che dà come
risultato una gestione inclusiva dell’economia.
Questa breve dichiarazione racchiude un gran cambiamento che si ripercuote su:
•
•
•
•
•
•
•
Capacità di migliorare l’efficienza nella generazione di valore sociale.
Riduzione dei costi sociali ed ambientali come risultato dell’attività economica.
Maggiore facilità di comunicazione con la società sull’importanza e la realtà dei problemi sociali che
patiamo.
Migliore distribuzione delle scarse risorse; pubbliche e private.
Coinvolgimento di tutti gli attori del sistema nella generazione di valore sociale.
Ripercussione di tutti i costi nel prezzo dei prodotti.
Agevolazione dell’azione responsabile del consumatore.
Qualsiasi azione imprenditoriale gestita in questo modo diventa una soluzione per cambiare il mondo.
TUTTI DOBBIAMO
L’azione responsabile non appartiene esclusivamente alle amministrazioni o all’azione della CSR
(Responsabilitá Sociale d’Impresa – Corporate Social Responsability), ma la realtà sociale é la
corresponsabilità. Ognuno di noi, consumatore, imprenditore, social manager, dipendente pubblico, etc.,
abbiamo la responsabilità di contribuire con tutto quello che dipende da noi in modo tale di risolvere i
problemi della società.
Solo dalla corresponsabilità sociale possiamo costruire un ecosistema economico includente.
Raúl Contreras Comiche
www.nittua.eu
INÊS SANTOS SILVA
Il mio personale percorso di imprenditrice
Per me essere un'imprenditrice è sempre stato qualcosa di molto naturale e spontaneo. Mi sono sempre
immaginata a lavorare in una società fondata da me. A gestire e far crescere un'azienda, assumere un sacco
di gente e avere un forte impatto dal punto di vista economico e sociale. Forse ho sempre immaginato tutto
questo, perché mio nonno è stato un visionario e un imprenditore, mio padre è stato un pluri-imprenditore e
io mi considero una neo-imprenditrice.
Sono la co-fondatrice e il pirata amministratore delegato di Startup Pirates, un'incubatrice di impresa.
Tramite una combinazione di formazione, mentoring e di sviluppo delle idee, aiutiamo i partecipanti a
strutturare e sviluppare le loro idee. Alla fine diamo loro l'opportunità di presentarle agli investitori e ai capi di
aziende di successo.
Sono arrivata a questo punto dopo 4 anni trascorsi tra varie iniziative, promuovendo l'imprenditorialità tra gli
studenti universitari, la felicità e la creatività. Lavorare per organizzazioni diverse mi ha permesso di
acquisire competenze differenti. I miei anni all'università sono stati ricchi e intensi e mi è sempre stato chiaro
che dovevo prepararmi per affrontare il mondo reale. Dovevo mettermi nelle situazioni più disparate per
poter capire cosa mi piaceva e cosa non mi piaceva fare, cosa ero brava e cosa non ero brava a fare.
Nel mio percorso di imprenditrice ci sono tre storie che descrivono bene chi sono, cosa faccio e quali sono le
mie passioni. Sono tre storie molto semplici, che vi faranno capire in cosa credo, perché faccio quello che
faccio e l'importanza dell'imprenditorialità nella mia vita.
La prima è una storia di opportunità e scelte. Io credo nella fortuna. Alcuni dicono che la fortuna sia la
combinazione di una buona opportunità con l'essere preparati a coglierla, altri dicono che la fortuna vada da
chi la cerca. Non so cosa sia la fortuna, ma devo riconoscere che sono molto fortunata. Penso che la fortuna
possa giocare un ruolo determinante nella vita e per il successo di una persona. Nel 2007 ho deciso di
studiare management all'Università di Porto. Una decisione che si è rivelata allo stesso tempo la migliore e
la peggiore della mia vita, un fatto piuttosto curioso.
Quando mi sono iscritta all'università, sono entrata in un'impresa junior (un'organizzazione gestita da
studenti che offrono servizi di consulenza). Per la prima volta nella mia vita ero circondata da persone in
grado di capire chi fossi, che costituivano per me dei modelli e che facevano molto più di quanto fosse loro
richiesto. Il mio primo semestre è stato eccezionale. Ottimi voti, tanto studio, amici nuovi e interessanti; per
la prima volta nella mia vita mi sentivo in un ambiente in cui si esigeva molto da me. Tuttavia, ben presto ho
capito che c'era qualcosa che non andava. Quando lavoravo nell'impresa junior, imparavo molto, ma a
lezione trattavamo di cose che non mi sarebbero state utili per ciò che volevo fare in futuro. I mesi
passavano e io ero sempre più concentrata sul lavoro che svolgevo per l'impresa junior e sempre meno sulle
lezioni. Sono stata a lungo indecisa se lasciare o meno l'università. Alla fine mi sono resa conto che
l'università costituiva una fantastica occasione e un alibi per imparare e fare molte cose. Così ho dedicato
sempre più tempo all'impresa junior e sono diventata direttore e responsabile di un team di oltre 40 persone.
Dopo 3 anni ho deciso che era ora di esplorare nuovi territori e nuove idee e di concentrarmi su qualcosa
che mi aveva sempre appassionato, la tecnologia. Ho cominciato a organizzare conferenze, eventi, a
incontrare gente nuova proveniente da settori completamenti diversi e ad ampliare le mie conoscenze
includendo tematiche a cui di solito gli studenti di economia non si interessano.
La nostra vita è costituita in gran parte dalle scelte che facciamo e sono stata fortunata ad aver fatto le scelte
giuste.
La seconda storia riguarda il fallimento. Sono stati scritti molti articoli sull'importanza del fallimento, di un
fallimento rapido e iniziale, ma voglio comunque condividere la mia esperienza.
Sono stata una studentessa brillante. Ho sempre avuto ottimi voti, volevo sempre saperne di più, ero una
studentessa giovane e felice. Non ho mai fallito, tranne che per l'esame più importante della mia vita. Era
l'anno prima del diploma e avevo un compito di matematica. Grazie a questo compito, ho potuto frequentare
la facoltà che volevo. Visto che non avevo mai fallito prima, ho fallito proprio durante questo esame.
Potrebbe sembrare un paradosso, ma è vero. Prima di allora, avevo sempre risposto a tutte le domande,
quando avevo un compito. A volte era difficile, a volte meno, ma ho sempre saputo rispondere a tutte le
domande, dalla prima all'ultima, senza tralasciarne nessuna. Durante quel compito di matematica, mi sono
accorta di non conoscere la risposta a una domanda. Da quel momento ho sbagliato a rispondere a tutte le
domande successive. Ho preso 14 su 20, il voto più basso della mia vita.
Da questa esperienza ho imparato una lezione molto importante. Fino a quel momento non avevo mai
rischiato. Non mi ero mai concessa di fare un passo in più e fare qualcosa di irragionevole. Non mi ero mai
concessa di sbagliare. Quel giorno ho capito che per riuscire nella vita, dovevo abbandonare le mie
sicurezze, esplorare nuovi mondi e fare le cose che avevo paura di fare.
L'ultima storia riguarda la curiosità. Sono sempre stata una persona molto curiosa. Voglio sempre sapere
tutto, voglio conoscere il perché e il per come di tutto. Fino al primo anno di liceo ho creduto che un giorno
avrei saputo tutto quello che c'era da sapere nel mondo. Probabilmente ero molto ingenua, ma a dire la
verità, ero sulla strada giusta. Leggevo più di un libro a settimana, in TV guardavo solo i canali dedicati alla
storia e alla scienza e facevo domande in continuazione. So che sembra impossibile, ma sono tuttora molto
curiosa su tutto.
Questa curiosità mi ha portato a domandarmi perché certe persone sono così proattive e dotate di iniziativa,
mentre altre sembrano accontentarsi della normalità. Perché alcune persone mettono su progetti, sviluppano
idee di impresa, mentre altre hanno paura di farlo. Perché alcuni cercano l'irragionevole e lo straordinario,
mentre altri aspettano che gli venga detto cosa fare. Tutte queste domande mi hanno condotto a una
domanda ancora più interessante e intrigante: è possibile insegnare l'imprenditorialità? È possibile insegnare
la mentalità imprenditoriale?
Il risultato di tutte queste domande e della necessità di trovare delle risposte, è stata la creazione con quattro
amici di Startup Pirates. Startup Pirates costituisce il tentativo di rispondere alla domanda: è possibile
insegnare l'imprenditorialità? Pensiamo che la risposta sia sì. Chiunque può diventare un imprenditore. Tutti
possono avere una mentalità imprenditoriale e non necessariamente devono fondare una società. Per me
mentalità imprenditoriale significa azione, essere proattivi, disposti al rischio e fare sempre di più di ciò che ci
è richiesto. Sosteniamo i neo-imprenditori fornendo strumenti, conoscenza, visione e ispirazione. In questo
modo promuoviamo e insegniamo l'imprenditorialità e finora i risultati sono stati molto promettenti. Dopo aver
messo su due Startup Pirates, ora abbiamo 5 imprese che stanno lavorando sui loro prodotti/servizi. Alcuni
partecipanti ci hanno detto che Startup Pirates gli ha cambiato la vita ed è stata l'opportunità per realizzare il
loro potenziale, ampliare i loro orizzonti e riuscire a credere che tutto fosse possibile. Abbiamo grandi idee
per Startup Pirates e piani ambiziosi per trasformare il mondo in un posto dove ci sia più iniziativa.
La mia missione nella vita per i prossimi anni è continuare a promuovere la mentalità imprenditoriale tra gli
studenti universitari e i neolaureati, e andare ancora oltre e utilizzare l'imprenditoria per aiutare i bambini a
rischio o con problemi di tipo sociale e portare l'imprenditorialità nelle classi di tutte le scuole del mondo. Se
vogliamo che i nostri figli siano preparati a vivere in un mondo che non sappiamo come sarà tra 20 anni,
dobbiamo dare loro gli strumenti necessari per affrontare i problemi che li aspetteranno.
I miei obiettivi sono ambiziosi, so che mi richiedono molto, ma ho un sogno...
ANDREA LIMONE (Italia)
PerMicro – microcredito in Italia
PerMicro è una società specializzata nel microcredito ed operante su tutto il territorio italiano e si propone di:
- raggiungere obiettivi sociali importanti, quali l’inclusione finanziaria ed il sostegno a percorsi di sviluppo
individuale e famigliare;
- offrire servizi finanziari a condizioni eque e trasparenti;
- raggiungere la sostenibilità economica nel medio-lungo periodo, abbinando finalità etiche a modelli
organizzativi efficienti.
Il microcredito: un'opportunità per gli esclusi
Il microcredito all’impresa è un'opportunità per i soggetti che vogliono avviare o sviluppare una piccola
attività imprenditoriale e che, sebbene privi di garanzie reali:
1
– hanno una buona idea d’impresa;
2
– possiedono capacità tecniche ed imprenditoriali per svilupparla;
3
– fanno parte di una rete di riferimento (associazione, parrocchia, comunità etnica,
centro d’aggregazione, ecc.) disposta a garantirli moralmente e ad accompagnarli
durante lo sviluppo dell'attività imprenditoriale.
Prima dell'erogazione del microcredito (fino a 15.000 euro con piano di rimborso personalizzato) il
richiedente viene accompagnato nella stesura del business plan dell’attività. Successivamente il
micro imprenditore viene supportato nella gestione d'impresa.
Il microcredito alla famiglia risponde ad esigenze legate a casa, salute, formazione di soggetti in
difficoltà economiche temporanee.
Il percorso di microcredito familiare (fino a 15.000 euro) prevede l’accompagnamento del richiedente
nella definizione del piano d’ammortamento, la formazione sul tema del credito ed il supporto nella
gestione del bilancio familiare.
Dove siamo
PerMicro è presente in 10 regioni italiane con 10 filiali fronte strada:
Torino, Biella, Milano, Brescia, Padova, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Pescara.
PerMicro è socio fondatore di RITMI, Rete Italiana della Microfinanza, che si occupa di promuovere la
microfinanza e il microcredito in Italia. L'obiettivo dell'associazione è il raggiungimento dell'inclusione sociale
di soggetti esclusi dal sistema finanziario tradizionale.
PerMicro è membro dell'EMN, European Microfinance Network, rete europea impegnata nella promozione
di strumenti di microfinanza in risposta ai problemi della disoccupazione e dell'esclusione sociale e
finanziaria.
MAGNUS ALM (Svezia)
Magnus Alm e Johan Peitz:
Imprenditoria sostenibile
Valori soft – Risultati effettivi
Chi siamo:
Magnus Alm
Diplomato come cuoco, ora Amministratore delegato
Padre di Caspian, 1½ anni
Spinto dalla passione e dalla professionalità
Johan Peitz
Grande perparazione tecnica, ora Creative Director
Ingegnere di mestiere, designer di cuore
Papà nel prossimo mese di giugno!
Free Lunch Design, informazioni
•
•
•
•
Sviluppatore di giochi, fondato nel 2007
Ha lo scopo di divertire un pubblico globale
I nostri giochi: Facili da accedere e da capire
Filosofia del design dei giochi:
"Pick up and play"
Filosofia di distribuzione
"Utilizzo delle piattaforme più vaste per web e smart phones”
Due problemi grandi nell’industria dei giochi
•
Condizioni di lavoro instabili per gli impiegati
o
o
•
Condizioni di lavoro negative con molto lavoro straordinario
Assunzione “a progetto”
Studi di sviluppo che mettono "tutte le uova in un unico paniere"
o
o
o
Affidamento a poche fonti di entrate
Rinuncia al possesso delle proprie proprietà intellettuali
Lavoro con contratti sottopagati
Noi facciamo così:
Condizioni di lavoro
Valori Soft
•
La nostra organizzazione è piatta, non esiste nessun livello basso e nessun livello alto
o
•
La società viene gestita basata sulla meritocrazia
Ogni giorno di lavoro deve avere un senso
o
Quando lasci il lavoro, finisci di lavorare
•
La nostra priorità sono le persone, non il guadagno
o
•
La qualità di vita non ha prezzo
Manteniamo sempre una prospettiva a lungo termine
o
Come influiranno le decisioni di oggi sugli affari di domani?
Staff & Ufficio Sostenibile
•
Un ufficio con posizione centrale con un’ atmosfera piacevole
o
•
Meno ore di lavoro, ma più efficienza nel lavoro
o
o
•
Giornate di lavoro più brevi: 7½ ore (nessun lavoro straordinario)
Orari individuali e flessibili
Gratis benefits giornalieri, tengono alto il morale
o
o
•
Attrezzato con ottimi strumenti, alimentato da energia verde
Frutta organica
Ottimo caffè (probabilmente non paragonabile a quello italiano) e tè
Impegno per la parità tra i sessi e tra le professioni
o
Incoraggiamo il congedo parentale
Noi facciamo così:
Sviluppo Prodotti
Diversificazione
•
Non limitarsi ad avere una sola freccia per il proprio arco
o
•
Stare su più gambe in tanti modi
Prodotti Multipli
-Icy Tower
-Hello Adventure!
-Warp Rush
-Bear in the Air
- Dark Nebula
•
•
Piattaforme Multiple
Social Networks
o
•
Smart phones
o
•
iPhone, Android
Direct Download
o
•
Facebook, Nasza Klasa, VZ, tuenti, etc
PC, Mac
Browser
o
•
Flash
Modelli d’affari Multipli
Piattaforme Multiple
•
Social Networks
o
•
Smart phones
o
•
iPhone, Android
Direct Download
o
•
Facebook, NaszaKlasa, VZ, tuenti, ecc
PC, Mac
Browser
o
Flash
Modelli d’affari Multipli
•
Pay per download
o
•
Micro transazioni
o
•
Apple App Store, Google Play, Amazon Appstore
Social Networks, App Stores
Pubblicità
o
o
o
Downloads in bundle
Website ads
In-game ads
Caso di Studio:
Icy Tower
Caso di studio: Icy Tower
•
Un gioco semplice ma elegante riguardo al miglioramento costante
o
•
Attrae sia giocatori nuovi sia professionisti
Ha iniziato come un gioco gratuito al 100%
o
•
(1/3)
Si è diffuso a macchia d’olio su internet
e tramite giornali di giochi
Comunità attiva
o
o
Fans fedeli
Gare e incontri nazionali
o
Gare di disegno
Caso di Studio: Icy Tower
•
Disponibile su piattaforme multiple
o
•
PC, Mac, Smart phones, cellular multifunzione, social networks
Modelli d’affari diversi a seconda della piattaforma
o
•
(2/3)
Pay per download, micro transazioni, pubblicità
Alleanze strategiche per una maggiore diffusione
o
Java game, social networks locali
Caso di Studio: Icy Tower
•
Punta sempre sulla tecnologia/piattaforma di ultima generazione
o
•
Scaricabile -> Social Networks -> Cellulare
Promozione incrociata
o
Amplifica a tutte le versioni
Conclusione:
Risultati effettivi
Risultati effettivi
•
La società è cresciuta da 4 a 8 impiegati
o
•
Lo sviluppo dei giochi raddoppia da anno in anno
o
•
Ulteriori assunzioni previste per quest’anno
Oltre 60 giochi prodotti fino ad ora
Premiata come "Stella nascente " da Deloitte
o
A causa di una crescita economica estrema
Grazie per averci ascoltato!
Domande?
VIBOR CIPAN (Croazia)
BACHECA DEI TWEETS
Vibor Cipan
Chief Executive Officer & Partner
UX Passion
Sommario
!
Introduzione
!
Clienti Target
!
La Nostra Proposta
!
Perché Ora
!
Perché Noi
!
Riassunto e Domande & Risposte
Introduzione
!
Bacheca dei Tweets
Si tratta di una semplice ed interessante soluzione che permette agli organizzatori ed ai

partecipanti di una conferenza di condividere le loro opinioni in tempo reale su un grande
schermo.
!
La Nostra Storia




Organizzatori di conferenze / Manager di Media Digitali / Social Media
Come Mostrare, Condividere ed Esprimere le opinioni, come creare un passaparola?
Abbiamo iniziato raccogliendo i tweets da varie fonti, in tempo reale, ora ci stiamo
espandendo costruendo dei moduli, avendo come obiettivo l’infotainment
Stiamo già avendo dei profitti
Clienti Target
!
Metodo Delphi




!
Organizzatori di Conferenze/Seminari , Manager di Media Digitali/Social Media, Commerciali
Spesso questi profili decidono ed hanno il potere di quantificare i fondi da allocare
I profili Demografici variano largamente
La loro Sfida è creare un passaparola intorno a quel dato evento, incoraggiando le persone
a condividere le loro opinioni.
Il mercato delle conferenze è valutato intorno ai 263 mld di dollari, con la quota del turismo di 113
mld di Dollari – e questo solo negli USA*
La Nostra Proposta
!
Quali sono le principali sfide che si trovano ad affrontare gli organizzatori di una conferenza,
quando si tratta di condividere le opinioni dei presenti, creando quindi un passaparola?
!
Noi siamo in grado di fornirgli un prodotto semplice, chiaro, interessante e totalmente
personalizzabile, che può essere costruito sulle loro specifiche esigenze.
!
Si tratta di un modello di affari prodotto + servizio


!
Facile da gestire, impostare, personalizzare e monetizzare
Supporta due fonti di entrate
Noi creiamo un desiderio ed un bisogno
Perché Ora
!
Analisi del mercato dei Social Media
Facebook – 850 mil di utenti




Twitter – 300 mil di utenti
Linkedin – 135 mil di utenti
Flickr – 51 mil di utenti
!
Mercato USA delle Conferenze
1.79 mil di meeting con oltre 200 mil di partecipanti

1.26 mil di Aziende, 0.53 mil di obiettivi (97.5 mil di partecipanti)

!
DMU process
Utenti
Influenzatori
Ed ecco in azione la…
BACHECA DEI TWEETS
I Nostri Clienti
Organizzatori
Decisori
Compratori
Il Nostro Mercato Globale
Statistiche (Marzo 2012)
!
Usata da oltre180 clienti
!
In oltre 35 nazioni
!
Su tutti i continenti abitati
!
Utilizzata da circa120 000 partecipanti ed utenti
!
Inviati altre 1 400 000 tweets ed altre informazioni
Perché Noi
!
Gruppo Centrale di Lavoro



!
Antun Debak, Creative Director
Darko Čengija, Information architect
Futuri Componenti del Gruppo

!
!
Vibor Cipan, CEO
2012 – 5; 2013 – 7…
Il Team si conosce da oltre 5 anni, dal 2009 lavora quotidianamente per UX Passion
Ha il vantaggio derivante dall’esperienza e dalla rete collaudata di UX
Riassunto
!
!
!
!
!
Un mercato con ancora delle grosse potenzialità di espansione
!
Contatti
Non pensiamo a come fare dei profitti, perché già li stiamo facendo
Modello di affari prodotto + servizio
Domande?
UX Passion
Maksimirska 106
10 000 Zagabria
Croazia
Telefono:
+385 99 3389 94 1 +385 99 3389 94 2 +385 99 3389 94 3
URL & Email:
www.uxpassion.com
[email protected]
MICHAL MESKO (Slovacchia)
Seguire la tortuosa strada costiera invece dell'autostrada
Ricordo ancora com'ero affascinato da quello strano televisore nell'ufficio di mio padre, quando mi ci fece
sedere davanti per la prima volta. Avevo cinque o sei anni. “Gli ho messo il mouse in mano e ho acceso il
computer. È stata l'ultima volta in cui ha avuto bisogno del mio aiuto con i computer”, diceva spesso
scherzando, ma non troppo. Dovevo sembrare un figlio modello, andavo a trovare mio padre in ufficio ogni
volta che potevo. Il computer mi accoglieva sempre con la schermata blu di Norton Commander e un
collegamento al videogioco Prince of Persia. C'era anche Dr. Genius, il Photoshop degli anni ottanta. Mio
Dio. Ero affascinato dal cursore sullo schermo che seguiva i movimenti del mouse, disegnava righe, cerchi,
automobili e poi le colorava di blu in un secondo.
Sono stato fortunato. Sono nato nell'era digitale.
Negli anni successivi ho superato brillantemente tutti i livelli di Wolf 3D, i miei genitori non erano poi così
contenti che sparassi a tutti quei soldati cattivi sullo schermo. La mia ossessione per i videogiochi si è
rapidamente trasformata in un'ossessione per i software di qualunque tipo. Specialmente quelli che mi
permettevano di creare qualcosa. Qualunque cosa. Microsoft Word 2.0 era uno dei miei programmi preferiti.
Come diretta conseguenza, quando avevo 10 anni ho fondato il giornale della scuola insieme ad altri
compagni di classe. Sono stato caporedattore per i successivi otto anni fino al diploma. A dire il vero, non mi
sentivo un aspirante giornalista; era tutta una scusa per lavorare con Word. Per una strana casualità, otto
anni dopo siamo stati premiati con Miglior giornale studentesco della Slovacchia. Durante i primi anni siamo
stati sul punto di mollare più volte, quando il giornale non veniva letto praticamente da nessuno. Imparavano
le cose facendole, provando e sbagliando. A 14 anni lavoravamo già come pazzi fino alle 2 del mattino.
Ragazzi, è stato uno dei periodi più belli della mia vita. La pura gioia della creazione.
Nel 1995 avrei scoperto la più grande novità della mia vita. Internet. Ricordo che ero seduto in un angolo
della stanza, mio padre nell'altro. Per alcuni secondi c'è stato solo un cursore bianco che lampeggiava sullo
schermo. Poi la schermata è leggermente cambiata. Sono comparse delle righe nuove. C'era il nome di mio
padre, l'ora e la scritta “Ahoj Misko” (“Ciao, Michele”). Ero semplicemente stupefatto. Abbiamo trascorso le
successive due ore a curiosare sul sito della Casa Bianca e di una galleria di New York. Riuscivo a fissare lo
schermo per 4 minuti senza battere le palpebre, il tempo che il computer impiegava a caricare una foto. Da
allora sono stato offline molto raramente.
Quando avevo 15 anni, ero esattamente come tutti gli altri ragazzi della mia età: non mi andava di leggere i
libri scolastici. Insieme a un amico abbiamo creato un sito dove gli studenti potessero condividere le loro
tesine e le critiche letterarie. Il sito, Referaty.sk, diventava sempre più conosciuto di settimana in settimana.
A modo nostro avevamo scoperto il potere del crowdsourcing e del successo improvviso. Il nostro database
ha raggiunto 1,000 tesine in meno di 4 mesi ed è arrivato a 5,000 in meno di un anno. Se mi guardo indietro,
è incredibile come sia stato facile dominare il mercato all'epoca. Siamo diventati il sito scolastico più visitato
della Slovacchia in neanche un anno e mezzo! Nel 2004, quando dal nostro sito venivano scaricate oltre 20
milioni di tesine, abbiamo venduto Referaty.sk a uno dei più grandi portali della Slovacchia, Atlas.sk.
Avevamo creato e poi ceduto una start-up, senza neanche saperlo.
Poche settimane dopo aver creato il sito sulle tesine, stavamo già pensando a come guadagnare un po' di
soldi per gestire il sito. Mi sono presentato da Jozo e Miro Santus, i proprietari della migliore libreria di
Martin, con una proposta. Avremmo messo un link a uno dei loro siti per la vendita online e loro ci avrebbero
pagato una commissione per ogni vendita effettuata. L'idea era piaciuta, ma non abbiamo messo il link. Però
mi hanno offerto un lavoro. Programmare per loro un sito nuovo di zecca. Avevo 15 anni. E la mia
esperienza si riduceva a qualche mese di programmazione base da autodidatta. Ero scioccato.
Naturalmente ho detto sì.
Da quel giorno abbiamo fatto molta strada. Oggi Martinus.sk è la più grande libreria online della Slovacchia e
il secondo maggior venditore di libri sul mercato. Secondo Deloitte Fast 500, siamo al 161esimo posto
nell'elenco delle società a rapido sviluppo tecnologico in Europa, Medio Oriente e Africa. Essere i più grandi
non è mai stato il nostro obiettivo. Siamo una società a conduzione familiare, tutto si basa sul cliente e il
nostro desiderio di dargli più che un libro. Sappiamo che i libri possono cambiare la vita delle persone e
consideriamo il nostro servizio altrettanto importante. Sin dal primo giorno il nostro obiettivo è stato portare
un tocco di umanità nel freddo e impersonale mondo del digitale. Stabilire un legame reale con i nostri clienti
e creare valore.
Come arrivarci? Personalmente ho imparato molto negli ultimi dieci anni. Sono fiero di far parte di un team di
persone splendide che condividono la stessa visione: essere i migliori in quello che facciamo e portare gioia
agli altri. Chi gestisce un'attività non dovrebbe mai dimenticare che la cultura della sua impresa non è altro
che un riflesso di loro stessi. La cultura è uno degli aspetti determinanti di ogni impresa ed è ciò che la rende
unica. Ho sempre creduto nei valori forti e nella fiducia. Martinus.sk comprende una gran varietà di persone:
studenti delle scuole superiori lavorano gomito a gomito con i cinquantenni, condividendo la stessa idea di
futuro e gli stessi valori di base. E la passione per il libri, naturalmente. Questo è esattamente ciò che
vogliamo: persone che lavorino in squadra con una grande passione per ciò che fanno. Finora questa
strategia ha dimostrato di funzionare.
Chi lavora per Martinus.sk gode di una buona dose di autonomia. Non abbiamo paura di sbagliare e
imparare, infatti il nostro direttivo ha un'età media di 27 anni, per cui sbagliare e imparare fa parte della
nostra quotidianità. In un ambiente di questo tipo la comunicazione è tutto. Sul nostro social network
Yammer, una società a partecipazione ristretta, appaiono decine di nuovi status ogni giorno, dai consigli sui
libri appena usciti ai bug scoperti nel sito, ai successi della società e i commenti positivi dei clienti su
Facebook, fino ai sondaggi su dove andare a pranzo.
Abbiamo superato la fase dello start-up, ma siamo lontani dall'essere una grossa società. La Slovacchia è
un piccolo Paese, probabilmente New York ha molti più abitanti. Tuttavia, internet non ha confini. Non
saremo in grado di competere con aziende del calibro di Amazon in termini di vendite o forza. Ma ci sono
mercati che possiamo conquistare anche nel loro territorio. Non sono mercati enormi, al contrario, ma ce ne
sono in tutto il mondo. Nonostante lo strapotere di Amazon, spediamo regolarmente libri anche a New York,
Londra, Sydney, Mosca e in Cina. Noi possiamo dare qualcosa che Amazon ritiene di poter trascurare
(almeno finora): libri di autori slovacchi e cechi. Non diventerà mai un enorme giro di affari, ma avendo
individuato un buon mercato di nicchia, non abbiamo bisogno di aprire sedi in tutto il mondo.
L'Europa è una grande associazione di molte nazioni, ognuna con la sua cultura, la sua storia, il suo
potenziale. Questa variegata diversità ha uno svantaggio: non esiste un vero solo mercato europeo. Non
quello creato dalle leggi europee, che sicuramente aiuta, ma dobbiamo imparare a pensare in grande, ad
andare oltre i confini, facendo leva sulle specificità locali. Credo sia quello che chiamano “glocal”… Non
bisogna avere paura di avere un forte impatto a livello globale. Pensate alla finlandese Rovio e al suo Angry
Birds o l'europea Skype. O all'italiana Moleskine, le agendine amate in tutto il mondo. C'è molto da imparare,
non dobbiamo temere di fissare degli obiettivi più alti per le nostre iniziative.
L'Europa ha molto da imparare dagli Stati Uniti. Oggigiorno la Silicon Valley è il vero cuore del web. Gli
europei dovrebbero adottare uno dei principi fondamentali dell'imprenditoria statunitense. Fallire
rovinosamente e festeggiare i nostri fallimenti, perché quando falliamo continuiamo a camminare sulla strada
che porta al successo. Impegniamoci per inventare nuovi servizi e nuovi prodotti che facilitino la vita alla
gente o la rendano più piacevole.
La grande crisi che stiamo attraversando non è solo di natura finanziaria, va molto oltre. Siamo nel bel
mezzo di una crisi di valori. Il modo moderno di gestire un'attività si è ridotto alla percezione limitata di due
dati: il profitto e la crescita. Profitto e crescita. Ogni trimestre, ogni anno. Supera te stesso, supera le
aspettative degli analisti, degli azionisti, del mercato. Sul serio, l'idea di sopravvivere vincendo su tutti gli altri
è radicata nel nostro DNA. Ci costringe ad agire in maniera più efficace, a spingerci oltre i nostri stessi limiti,
a pensare in modo creativo. Per alcuni la situazione attuale potrebbe sembrare come la più grande
proiezione della natura umana sull'economia.
Solo che non lo è, se il denaro è l'unico obiettivo. Ai soldi piace andare in autostrada, non prendere quelle
bellissime ma tortuose strade costiere. Ma alla fine, queste autostrade ci stanno rallentando. Le società e i
loro manager hanno paura di commettere errori. Pensano solo a breve termine e ai loro bonus. Non vogliono
sbagliare e fallire. Il loro scopo principale è guadagnare per i loro azionisti. Dopotutto è quello che insegnano
nelle facoltà di economia, giusto? Malgrado le tecnologie d'avanguardia, le scuole di altissimo livello e le
odierne possibilità di comunicazione senza precedenti, ritengo che l'innovazione sia ben al di sotto del suo
potenziale. Invece di creare valore, genera denaro. E non facciamo alcun progresso.
Le più grandi innovazioni non sono quelle motivate dal denaro, ma dalla volontà di risolvere i problemi reali e
rendere il mondo un posto migliore. Per noi e per gli altri. Pensate non solo ai grandi nomi come Facebook,
Google, Apple… ma anche alla vostra panetteria a gestione familiare o alla pizzeria del quartiere. Anche loro
vogliono guadagnare, è ovvio, ma i soldi sono soltanto uno strumento per fare cose ancora più grandi e più
belle per le quali abbiamo una passione.
Come definireste un vero valore? Per me è tutto ciò che rende il mondo un posto migliore. Qualsiasi cosa
che aiuti le persone o le renda felici. Ogni attività dovrebbe avere una visione molto chiara di ciò che vuole
ottenere, del suo obiettivo in questo mondo. Dimenticate “la visione e la missione” e tutte quelle definizioni
tipiche da facoltà di economia. Domandate a voi stessi, come potrei migliorare il mondo? Come posso
creare un vero valore?
Lasciate il segno, rendendo questo mondo un posto migliore. In qualsiasi modo. A cominciare da oggi. E se
lo farete, il mio modesto consiglio è di seguire la tortuosa strada costiera.
ANDRIUS CIPLIJAUSKAS (Lituania)
Titolo:
“BEEPART – Esperimento Sociale e Culturale”
Curriculum vitae:
Nell’anno 2001 Andrius Ciplijauskas ha conseguito la laurea in Design presso l’Accademia delle Arti di
Vilnius e, nel 2007, ha conseguito il master in Scenografia presso L’Università delle Arti di Zurigo. Dal 2005
lavora intensamente nel campo degli expo, ossia nell’allestimento delle mostre, fiere, musei, padiglioni
nazionali ed altro. Nel 2009, allo scopo di creare un workshop come centro di attrazione sociale, nel
quartiere di Pilaite a Vilnius è stata fondata l’impresa pubblica denominata “BEEPART”. Questo workshop è
diventato molto popolare sia per gli incontri della comunità locale, sia per vari progetti internazionali.
Breve sommario:
I quartieri dormitori, dove abita la maggior parte dei cittadini, sono destinati solo per dormire? Perché tutta la
vita culturale viene concentrata solo nei centri delle città, mentre i quartieri periferici affogano nella tristezza?
Possono gli eventi culturali e artistici avere luogo nella radura? Come possono le attività culturali e incontri
creativi attirare l’attenzione dei gruppi di varia età? Può un edificio dall’originale architettura con spazi per
attività culturali attirare gente creativa? Può la vita culturale valorizzare un quartiere? Di cosa ha bisogno il
nostro ambiente per essere più sicuro e più creativo? L’iniziativa BEEPART cerca di rispondere a tutte
queste domande tramite la propria esperienza.
Testo di presentazione
“BEEPART – Esperimento Sociale e Culturale”
Situazione generale nelle città post-sovietiche
Tutte le attività ed eventi culturali a Vilnius, così come in tutte le altre città post-sovietiche, hanno luogo nel
centro città, soprattutto nel centro storico, lasciando la maggior parte della città, ossia i quartieri dormitori,
nel vuoto culturale.
Per questo motivo noi porgiamo la domanda: i quartieri dormitori, dove abita la maggior parte dei cittadini,
sono destinati solo per dormire? Perché tutta la vita culturale viene concentrata solo nei centri delle città,
mentre i quartieri periferici affogano nella tristezza? Possono gli eventi culturali e artistici avere luogo nella
radura? Come possono le attività culturali e incontri creativi attirare l’attenzione dei gruppi di varia età (dai
bambini agli anziani)? Può un edificio dall’originale architettura con spazi per attività culturali attirare gente
creativa? Può la vita culturale valorizzare un quartiere? Di cosa ha bisogno il nostro ambiente per essere più
sicuro e più creativo?
Negli anni 80 questi quartieri sono stati costruiti secondo il sistema sovietico di pianificazione urbanistica. La
gente ci si trasferiva dalle campagne per maggiori opportunità di lavoro. Questi quartieri erano pianificati
come quartieri dormitori, non sono male dal punto di vista dello spazio, ma, considerando che noi viviamo
nell’epoca del “villaggio globale”, questo tipo di architettura è data per scontata. Inoltre, durante il processo
di migrazione di massa verso le città, sono cambiati i rapporti fra i vicini. Oggi giorno vediamo molte persone
passive e insoddisfatte, soprattutto fra la generazione della terza età, che aspettano solo delle iniziative da
parte del governo. Ma questo non accade quasi mai.
Cos’è BEEPART?
BEEPART (“be a part – sii la parte”, “bee art – arte comune” o “bee” nel senso di lavoro comune) è l’impresa
pubblica sita nel quartiere di Pilaite a Vilnius, che cerca di rendere il workshop come centro di interesse
pubblico, un luogo dove nascono e si sviluppano idee uniche e originali.
Questo workshop è orientato verso la comunità locale e i progetti internazionali. Il nostro principale obiettivo
è il miglioramento dell’ambiente sociale del posto. Con l’aiuto dei volontari, vengono organizzati vari eventi
che cercano di coinvolgere l’intera comunità. Sono invitati a lavorare insieme le università e le scuole d’arte,
i loro rappresentanti ed anche compagnie private.
Esperimento d’architettura – showroom della tecnologia diversa
L’edificio, progettato nell’arco di due anni da una squadra internazionale, si distingue per il suo design
insolito, la diversa e innovativa percezione dello spazio, le soluzioni ecologiche. L’idea era quella di montare
l’edificio da singoli blocchi e renderlo completamente autonomo dall’infrastruttura urbanistica. I requisiti per
costruire l’edificio erano ambigui: l’edificio doveva essere economico e provvisorio (il permesso per l’utilizzo
del terreno comunale è stato rilasciato per due anni ed il finanziamento per la costruzione doveva pervenire
da investitori privati) ma allo stesso tempo espressivo dal punto di vista architettonico, caldo, spazioso ed
innovativo. Così è nata l’idea di sfruttare i container marini non più utilizzabili: una volta finito il termine
dell’utilizzo del terreno, tali container potranno essere così trasportati in un altro luogo senza dover
smantellare le rifiniture interne, l’attrezzatura elettrica e quella di ventilazione. Cercando di sfruttare al
massimo gli spazi, due grossi container (13.7m x 2.5m x 2.9m di altezza) sono stati posti sopra ad un
container piccolo. In questo modo al piano terra si è potuto allestire un grande terrazzo e la parte superiore,
isolata termicamente, veniva messa al riparo dall’eventuale vandalismo. Per l’isolamento termico dei
container sono state usate le mattonelle di paglia e per le rifiniture della facciata - tessuto di tenda. Questa
soluzione della facciata è leggera, non richiede molta manutenzione e non è cara, inoltre, le luci LED a colori
alternati, installati sotto il tessuto, di notte creano un effetto di “oggetto colorato splendente”. Sul tetto
dell’edificio è stato piantato il prato all’inglese. Viene raccolta persino l’acqua piovana, che in seguito viene
utilizzata per gli utensili dello workshop, l’immondizia viene differenziata ed altra compostata e tante altre
soluzioni ingegnose sono state messe in pratica in questo edificio.
Istallazioni anonime
I cittadini di Vilnius e di Pilaite hanno già notato che nella primavera del 2010, presso lo workshop di
BEEPART sono state allestite varie istallazioni artistiche. Queste erano le istallazioni anonime a basso costo.
Tale sperimentazione è stata un vero intervento urbano, che ha cercato di trovare un metodo di
comunicazione tra lo spettatore e l’espositore. L’artista deve affrontare sempre lo spettatore: lui provoca, fa
domande, stupisce con le sue stenografie. Tutto ciò succede sul palco o nella galleria, e ciò crea una
particolare barriera fra l’arte e lo spettatore. La gente che viene a vedere lo spettacolo o l’esibizione è
“selezionata”, con una buona educazione culturale e di solito conosce già l’artista o in passato ha già visto
una delle sue esibizioni. Ma cosa succede per strada? Non c’è selezione, né distanza, né strumenti che
possano creare illusioni artistiche o teatrali, nessuna sicurezza. È qui che comincia la parte interessante, in
cui entra in gioco la psicologia, i materiali selezionati, il continuo pensare a quale messaggio verrà lanciato al
potenziale spettatore. Nelle istallazioni, tutte queste domande sono essenziali sia da porre che da risolvere.
Noi abbiamo cercato di capire, se la gente del posto è interessata all’arte in senso generale, oppure no.
Sono passati un paio d’anni e stiamo tuttora ricevendo feedback dai visitatori di BEEPART.
Altre iniziative di BEEPART
Con l’aiuto dei volontari e delle compagnie private, abbiamo redatto una mappa turistica della zona. Inoltre,
stiamo organizzando delle gite di orientamento con delle mappe, contenenti le istruzioni. Durante queste
gite-gare, nascondiamo un tesoro e mentre i partecipanti lo cercano, hanno la possibilità di scoprire i punti
d’interesse della zona, consultando le suddette mappe. BEEPART, con l’aiuto della comunità del posto e le
compagnie private, vuole ripulire la foresta circostante il quartiere e creare BEEPARK, un vero parco.
Nell’autunno 2011, ha avuto luogo presso tale parco il primo festival internazionale di istallazioni di sistemi
d’illuminazione BEEPOSITIVE. Hanno partecipato al festival gli artisti, gli studenti, gli abitanti del posto e
compagnie private. Il primo spettacolo ha avuto molto successo, sono state allestite 18 istallazioni e hanno
partecipato tantissimi visitatori. Il grande successo era dovuto al posto insolito; era impressionante vedere
tutte queste istallazioni nella natura “selvaggia”.
Nell nostra attività quotidiana, proiettiamo film, organizziamo vari incontri per mamme e bambini, corsi di
pittura, letteratura, corsi di ceramica per bambini, incontri settimanali delle “mamme attive”, corsi di ballo di
lindy hop e altro. Siamo sempre a disposizione per le iniziative proposte dalle singole persone. Le mostre e
la biblioteca possono essere visitate dalle ore 11 fino alle ore 20.
Comunicazioni
Ancor prima della costruzione di workshop, è stato lanciato il sito web www.beepart.lt. Il sito è diventato la
prima galleria virtuale di arte sociale. Il sito web è stato creato per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi,
raggruppare le persone creative e scoprire nuovi talenti. Il sito contiene anche le informazioni sugli eventi, le
loro date, le foto, i commenti ed altro. Per le comunicazioni quotidiane usiamo il nostro profilo BEEPILAITE
su Facebook. Alcuni mezzi d’informazione, come la tv, la radio o i giornali hanno cominciato prestare
attenzione ai nostri eventi e ci chiedono di tenerli aggiornati. Ma, come abbiamo potuto notare, la miglior
fonte d’informazione è il “passaparola” all’interno della comunità del posto.
I nostri sponsor:
Finora l’unico sponsor è stato il socio fondatore dell’impresa pubblica stessa e ciò dimostra la forte fiducia
nel progetto che sta ora iniziando a ricevere le attenzioni da parte delle compagnie private di costruzione, le
quali cominciano a capire il valore e il beneficio delle nostre attività. I privati possono contribuire al progetto
versando il 2% dell’imposta personale sul reddito. Anche il governo della città ha donato fondi per il progetto.
Il punto di vista del governo
Onestamente, all’inizio era molto difficile trovare un accordo con le autorità governative, perché il 95% di
quelli con cui ho parlato non capivano cosa intendevo fare. Ci sono voluti circa 2 anni per trovare le persone
che hanno approvato l’idea e che hanno aiutato con il rilascio dei permessi per iniziare il progetto. Adesso,
quando il progetto è realizzato, le autorità cominciano a rendersi conto dell’utilità e delle funzionalità di quello
di cui parlavo qualche anno fa. L’anno scorso prima di Natale ho ricevuto il più prestigioso premio da parte
delle autorità governative – la statuetta di San Cristoforo, per la creatività e le attività svolte. È stata una vera
e propria sorpresa, apprezzata da tutta la squadra di BEEPART. Il Sindaco ha fatto visita all’edificio di
BEEPART.
La sicurezza
L’edificio BEEPART è sito nel territorio del parco municipale. Prima di cominciare i lavori di costruzione, la
gente usava il parco in modo incivile: ci lasciava la spazzatura, portava a lavare e riparare le macchine, i
giovani si raggruppavano di sera per consumare alcool al riparo degli sguardi dei passanti. Per questo
motivo, all’inizio eravamo molto perplessi per la sicurezza di questo luogo. Finora non abbiamo mai avuto
grossi problemi e penso che questo sia dovuto al fatto che io cerco di comunicare con la gente di persona,
gli parlo e gli spiego a cosa serve tenere il parco ben tenuto e pulito e li invito sempre a partecipare alle
attività da noi organizzate. Credo che nessun sistema d’allarme possa essere più efficace della fedeltà della
gente del posto.
Stiamo ispirando le persone
Il mio sogno è di avere il negozio si souvenir presso l’edificio di BEEPART, per poterci comprare delle cose
fatte a mano dalla gente del posto. Questo progetto è già cominciato, alcuni artisti, senza nessuna richiesta
speciale da parte nostra, hanno confezionato delle magliette, borse e spille con l’immagine dell’edificio di
BEEPART! Questo significa che la gente comincia ad essere orgogliosa di questo progetto ed è motivata a
creare. All’inizio avevamo l’idea che gli artisti professionisti potessero dare qualche lezione o corso alle
persone. Per esempio, uno stilista può dare delle lezioni alle donne che fanno a mano le maglie, le calze o i
guanti su come abbellire i loro prodotti, aggiungendo qualche elemento di moda. In questo modo, le donne
possono guadagnare vendendo i loro prodotti, ma la cosa che conta di più delle altre è quella che loro
saranno coinvolte nella vita sociale.
Progetti
Questo è un progetto temporaneo, perché abbiamo solo 2 anni di permesso per tenere l’edificio sul terreno
comunale, con la possibilità di prolungare il termine. Siamo fiduciosi che fino alla scadenza del termine,
avremmo raggruppato una comunità solida e forte, che ci darà sostegno per ottenere il permesso di
rimanerci ancora. La squadra di BEEPART svolge numerose sperimentazioni in vari campi sia tecnologici,
che sociali. Stiamo sperimentando tutto da soli e nel futuro vorremmo persino preparare del materiale
metodologico su vari progetti. Crediamo che tutti i “quartieri grigi” dovrebbero avere un loro centro culturale
piccolo ma diverso dal punto di vista architettonico, che possa donare più vivacità e anima alla zona e
rendere la gente più felice e orgogliosa del posto in cui abita.
MICHELA BETTINELLI (Italia)
When Change reads like a book
Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione
La mia storia parte da lontano, quando dieci anni fa, dopo il diploma in lingue e turismo, mi venne offerta la
possibilità di lavorare per qualche mese presso gli hotel più belli del mondo.
Al mio ritorno decisi di iscrivermi all’università , ma viaggiare era ormai nel mio sangue e decisi di partire di
nuovo con destinazione Caraibi.
Durante una pausa dal mio lavoro, grazie all’invito di un collega, visitai Haiti.
Mi trovai per la prima volta a toccare con mano una realtà che avevo visto filtrata dalla televisione. Povertà,
diritti fondamentali come l’istruzione ed il gioco negati. Disperazione e mancanza di motivazione per
credere in un futuro migliore.
Proprio dal confronto con quella realtà nacque forte la consapevolezza di essere nata in un bel Paese che,
nonostante tutto, mi aveva dato la possibilità di partire avvantaggiata rispetto a tanti altri coetanei di varie
zone del mondo.
Tornata a casa, ripresa l’università ed il mio cammino, decisi che dovevo fare qualcosa. Sentivo però di non
potermi identificare in prima persona in qualcosa di già strutturato, in quelle organizzazioni di volontariato
che conosciamo tutti, ma che avevo voglia e bisogno di impegnarmi attivamente in qualcosa di giovane e
dinamico.
Cominciai ad occuparmi di politica ed amministrazione pubblica, qualcosa che da sempre mi incuriosiva e
che unita alla mia grande passione, la comunicazione, stava diventando la mia professione.
Un politico, oggi non più in attività, conosciuto nel corso di campagna elettorale, notando le mie
rivendicazioni generazionali ma anche la necessità di trovare qualcosa in cui identificarmi, un giorno mi
segnalò l’articolo di un quotidiano nazionale.
Era la storia di Selene Biffi, una ragazza della mia età, che con 150 dollari aveva fondato una associazione
che forniva gratuitamente formazione online a giovani che vivono in ogni parte del mondo. Era il 2007.
Una mail ed un caffè unirono il mio percorso a quello di Selene e di Youth Action for Change di cui fui
prima volontaria e poi responsabile della comunicazione.
Spiegare Yac è spiegare qualcosa che 5 anni fa, era davvero innovativo.
Giovani professionisti, sostenuti dalle più grandi organizzazioni mondiali come Onu e Oxfam International
che tengono corsi gratuiti on-line a giovani che vivono in paesi in via di sviluppo e ai quali trasmettono
competenze nei più svariati campi: project management, diritti umani, fundrasing e via discorrendo.
Il concetto è semplice: fornire a chi vuole cambiare la realtà della propria comunità gli strumenti tecnici ed
operativi per farlo. Ma Youth Action for Change non fornisce solo conoscenze, in alcuni casi, anche piccoli
contributi finanziari, che ad oggi hanno contribuito al lancio di iniziative di sensibilizzazione o di vere e
proprie nuove associazioni che lavorano nel settore no profit, rispondendo ai più svariati tipi di emergenze
umanitarie o ambientali.
Sono numerose le organizzazioni mondiali che hanno premiato e premiano tutt’oggi i progetti di Youth Action
for Change, che è anche una dei modelli di organizzazione no profit più copiati nel mondo.
La mia più grande soddisfazione legata a Yac è stata sicuramente aver contribuito in prima persona alla
creazione di Forgotten Diaries il nostro progetto di punta (www.forgottendiaries.org) : una piattaforma blog
attraverso la quale i giovani che vivono in zone di conflitti dimenticati hanno la possibilità di raccontare cosa
significhi convivere ogni giorno con la guerra.
Guerre di cui l’opinione pubblica sembra essersi dimenticata ma che, continuano a mietere centinaia di
vittime l’anno.
Questi giovani blogger sono aspiranti giornalisti: a loro ho personalmente tenuto un corso di giornalismo e
comunicazione 2.0, partendo dalla esperienza acquisita come professionista, in collaborazione con il centro
Pulitzer di Washington (http://pulitzercenter.org/) .
Nel 2009, grazie al nostro lavoro e all’interessamento di una grande fondazione e del Fondo delle Nazioni
Unite per la popolazione, abbiamo potuto dare ai giovani blogger la possibilità di usufruire di un piccolo
contributo finanziario attraverso il quale, con il nostro supporto, hanno creato veri e propri progetti sul
campo.
Sono nate squadre di sport il cui obiettivo è unire giovani esponenti di etnie normalmente in guerra tra loro,
scuole di teatro itnieranti che mettono in scena spettacoli sul tema della pace, del rispetto e dell’integrazione
culturale, movimenti di giovani attivisti per la pace.
Il progetto è stato premiato in ogni parte del mondo: in Italia come all’estero, dall’Onu, dal Consiglio
d’Europa, dal Cesvi ed è stato persino oggetto di discussione in università, come la Columbia University,
e presentazioni al Congresso degli Stati Uniti.
Nel 2011, dopo aver percorso il mondo in lungo ed in largo, Selene Biffi, mi ha chiesto di collaborare con lei
a questa nuova iniziativa che presentiamo oggi: Plain Ink.
Plain Ink è una associazione no profit di tipo ibrido.
Il messaggio di cui ci facciamo promotori è che la povertà si sconfigge attraverso l’istruzione.
Il lavoro della associazione, si struttura in due livelli e due aree geografiche: in Italia e in India.
In Italia circa 5 milioni di persone – il 10% della popolazione – è di origine straniera.
Di queste circa 1 milione: sono bambini (ISTAT e Rapporto Annuale Caritas).
Nonostante queste premesse, i libri che promuovono il rispetto reciproco, la comprensione e il dialogo
multiculturale sono ancora molto pochi, cari e difficili da trovare.
Per questo motivo noi di Plain ink realizziamo e mettiamo a disposizione di varie realtà libri bi-lingue che
hanno l’obiettivo di favorire l’incontro tra la cultura italiana e quella degli immigrati.
Si tratta di libri di favole, completamente originali, accompagnate da schede di gioco il cui compito è fornire
ai bambini italiani ed immigrati un confronto tra le rispettive nazioni e le rispettive lingue.
All’estero ci occupiamo di progetti sul campo. Partendo dal concetto che l’accesso all’istruzione e
l’alfabetizzazione sono aspetti fondamentali per la realizzazione personale, sociale ed economica di ogni
individuo, considerati un diritto umano fondamentale, sono anche prerequisiti per la costruzione di un modo
più giusto, sicuro ed equo per tutti.
Eppure, a livello globale, ancora oggi secondo l’UNESCO:
■101 milioni di bambini non vanno a scuola
■circa un miliardo di adulti sono analfabeti
I livelli di alfabetizzazione di un Paese e quelli di povertà sono fortemente collegati: secondo lo Human
Development Index, i Paesi con livelli di alfabetizzazione più bassi – cioè intorno al 25% – sono anche quelli
più poveri.
Gli interventi di alfabetizzazione richiedono essenzialmente la disponibilità di fondi, scuole, insegnanti e libri.
Nel lungo termine però, quello che veramente fa la differenza non è solo l’accesso all’istruzione, ma
all’istruzione di qualità.
Per questo motivo Plain Ink crede fortemente che materiale e libri di qualità, prodotti in loco e distribuiti
gratuitamente, siano un punto fondamentale dello sviluppo locale.
Anche se l’India appartiene ormai da molti anni al gruppo di Paesi emergenti con economie forti, rimane il
Paese con il maggior numero di analfabeti al mondo (400 milioni secondo l’UNESCO), e il divario tra la
possibilità d’accesso scolastico tra bambini e bambine è purtroppo in crescita.
Nel nostro primo anno di attività, abbiamo iniziato e stiamo portando avanti, il nostro primo progetto: un
percorso formativo per i bambini della bidonville di Jalilpur, vicino a Varanasi.
Attraverso la diffusione di un fumetto interamente realizzato in loco e distribuito gratuitamente, nel corso di
appositi eventi-workshop, stiamo diffondendo nozioni base sulla salute pubblica e la sicurezza alimentare.
I progetti in cantiere però sono molti: quello che vorremmo poter fare e che stiamo attualmente organizzando
è formare scrittori e illustratori per produrre contenuti istruttivi, divertenti, d’ispirazione e culturalmente
appropriati per il contesto e i valori locali, sostenere l’economia creativa creando opportunità d’impiego e
supportando l’editoria in loco, sviluppando materiali e libri nei Paesi dove siamo presenti ma soprattutto
incoraggiare, attraverso libri e fumetti, bambini e comunità, a trovare soluzioni a problemi locali e creare
sostenibilità, agendo in prima persona.
Con Plain Ink vogliamo scrivere una storia diversa.
Una storia migliore, dove l’istruzione, l’ispirazione e l’azione si incontrano, contribuendo a creare soluzioni a
problemi globali.
Dove l’immaginazione e i colori hanno un ruolo fondamentale nel realizzare una realtà differente.
Dove le parole danno vita a un futuro nuovo.
Ci piacciono le storie con un lieto fine.
E speriamo di contribuire a crearne molte.