Odissea tragica (The Search)
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Odissea tragica (The Search)
Odissea tragica (The Search) Regia: Fred Zinnemann. Soggetto e sceneggiatura: Richard Schweizer. Fotografia:Emil Berna. Montaggio: Hermann Halle. Musiche: Robert Blum. Interpreti: Montgomery Clift, Aline Macahon, Jarmila Novotna, Wendell Corey. Stati Uniti, Svizzera, 1948, b/n, 105'. Nella Germania dell’immediato dopoguerra occupata dalle truppe alleate la signora Murray e altri dipendenti dell’Unrra (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) si adoperano per identificare i bambini abbandonati e riconsegnarli dove possibile alle famiglie. Fra di loro c’è Karel Malik, un bambino cecoslovacco sopravvissuto al campo di concentramento dopo essere stato separato dalla madre. Traumatizzato, il bambino non parla, e nessuno degli altri bambini sa dire chi sia né da dove provenga. I bambini diffidano delle persone che indossano uniformi e, quando vengono caricati su un'ambulanza, vengono presi dal panico, perché sanno che i nazisti spesso usavano veicoli simili per gasare i prigionieri. Alla prima occasione alcuni bambini fuggono. Karel si nasconde tra le canne della riva di un fiume, sfugge aklle ricerche, cammina da solo tra le macerie della città distrutta, ma un ingegnere militare americano, passando a bordo della sua jeep, nota il piccolo visibilmente affamato e lo porta nell’alloggio che gli è stato assegnato. L'affetto e la comprensione del miltare vincono la diffidenza di Karel, e il bambino comincia a comportarsi come un bambino normale. Il militare ignora che la signora Hannah Malik, madre di Karel, è ancora viva, e che, liberata anche lei da un lager, vaga da un centro di raccolta all’altro alla ricerca di suo figlio; ma, a un certo punto...Il colpo di scena finale è prevedibile, ma realizzato con efficacia. Il film è stato girato tra le rovine di alcune città tedesche; in particolare a Ingolstadt, Norimberga e Würzburg. La prima parte ha un netto e asciutto taglio documentaristico, anche se prevale poi il patetico, non senza, però, qualche costante attenzione alle sfumature della psicologia dei personaggi... Primo film di Montgomery Clift, che si guadagnò una nomination all'Oscar. La statuetta toccò però al soggetto del film (Richard Schweizer, David Wechsler). Al Festival di Venezia 1948 il film ebbe la Medaglia della Biennale. Al Golden Globe 1949 premi per migliore sceneggiatura, miglior film promotore di Amicizia Internazionale e Golden Globe Speciale per il piccolo protagonista, Ivan Jandl. CRITICA Tra le rovine della Germania, un soldato americano (Montgomery Clift) e un'infermiera (Aline MacMahon) s'interessano a un bambino abbandonato (Ivan Jandl) e finiscono per ritrovarne la madre (Jarmila Novotna). Girato con stile semi-documentario e con una certa sincerità, nonostante un sentimentalismo programmatico, il film ebbe un successo inaspettato e lanciò Zinnemann a Hollywood per una carriera via via più incolore di "super" film senza passione. Da quest'opera, si poteva però sperare ancora la nascita d'un "autore ". Georges Sadoul, Il cinema, Sansoni, Firenze, 1967-1968 Il nostro De Sica con Sciuscià e l'ungherese Radvany con E' accaduto in Europa han già detto tutto sulla tragedia dei bambini nel dopoguerra europeo. Va riconosciuto quindi un certo merito al regista americano Zinneman se col suo piccolo protagonista è riuscito a non annoiarci. Si racconta in Odissea tragica di un americano che raccoglie e cura in Germania un bambino abbandonato; e ci viene anche risparmiata una volgarità, da un certo punta di vista attraente, volgarità che sarebbe consistita nel far risposare la madre ritrovata del bambino al suo protettore americano (o tempi di Deanna Durbin, di Herbert Marshall e di Gail Patrick!). Pietro Bianchi Un soldato americano e un’infermiera trovano un bambino sperduto fra le rovine d’una città tedesca, e riescono a riconsegnarlo alla madre. Girato da Zinnemann con una troupe quasi interamente svizzera (vi erano fra l’altro i principali collaboratori di Leopold Lindberg: Schweitzer, Berna e Blum), il film riuscì fra i più convincenti del suo autore per il suo taglio seccamente documentario e l’ispirazione pacifista. Gian Piero dell'Acqua L'AUTORE Fred Zinnemann (Vienna, 1907 – Londra, 1997), regista austriaco naturalizzato statunitense, comincia la sua carriera cinematografica aLos Angeles dove realizza vari film come documentarista. Il suo esordio alla regia di film a soggetto avviene con Delitto al microscopio (1942). Avrà però il successo con La settima croce (1944), che otterrà nove nomination agli Oscar. Dirige Montgomery Clift all'esordio sul grande schermo in Odissea tragica. Farà esordire anche Marlon Brando, in Uomini - Il mio corpo ti appartiene (1950), mentre il western Mezzogiorno di fuoco (1952) ottiene 4 Oscar (miglior attore protagonista, colonna sonora, canzone e montaggio; ad affiancare Gary Cooper, che ottiene il suo secondo Oscar, c'è la semisconosciuta Grace Kelly). Nel 1954 vince l'Oscar al miglior regista con Da qui all'eternità sull'attacco giapponese a Pearl Harbour, e costituito da un cast di prim'ordine, pellicola superpremiata che vince anche altri sette premi Oscar. Dopo Un cappello pieno di pioggia (1957), nel quale renderà famoso Anthony Franciosa, gira un altro film, un po' sottovalutato, La storia di una monaca (1959), con Audrey Hepburn, e, successivamente, ...e venne il giorno della vendetta (1963), grande interpretazione dell'attore Gregory Peck. Nel 1966 dirige uno dei suoi film considerati migliori, Un uomo per tutte le stagioni, con il quale vince il suo secondo Oscar. Vengono poi Il giorno dello sciacallo (1973) e Giulia (1977), interpretato da Vanessa Redgrave, Jane Fonda, Maximilian Schell e dall'esordiente Meryl Streep, che vince tre premi Oscar. Il suo ultimo film è Cinque giorni un'estate (1982), con Sean Connery. Nel 1989 gli viene conferito l'Oscar alla carriera.