Trasformismi in note sulla scena delle Vigne

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Trasformismi in note sulla scena delle Vigne
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LUNEDÌ 20 APRILE 2009
il Cittadino
Sezione
Cultura&Spettacoli
M
etti un cantante bello,
bravo e tatuato in un te­
atro di solito riservato a
pièce e balletti; fai acco­
modare in platea coppie, fami­
glie, trentenni e bambini e spa­
ragli in faccia l’occhio di bue:
sarà il delirio. Questo più o me­
no è quanto successo la sera di
sabato 18 aprile al teatro alle Vi­
gne di Lodi per l’ultimo appun­
tamento della rassegna “Teatro
in musica»” sul palco Michele
Tomatis e i suoi trasformismi,
sotto duecento persone a fare la
ola sulle note di un brano stori­
vco e amatissimo come Fin che
la barca va.
Del resto eravamo stati avverti­
ti: “Mai vista una musica così”
era scritto sul manifesto della
manifestazione MT Live Music,
e la promessa è stata mantenuta
con uno spettacolo a metà tra lo
stadio e il carrozzone, un po’
concerto rock e un po’ masche­
rata. Nel senso più nobile del
termine, s’intende, perché Mi­
chele Tomatis è un talento di
parrucca oltre che di voce, e
l’indossare il copricapo piuma­
to di Renato Zero quando la
band attacca Il triangolo no o il
casco d’oro di Caterina implo­
rando Perdono, è parte inte­
grante dello show. Indispensabi­
le attrezzo di scena: uno scher­
mo dietro cui nascondersi nei
rapidi cambi di costume e su
cui scorrono i
video che ac­
compagnano i
brani: a volte,
come nel med­
ley dedicato al­
le colonne so­
nore dei tele­
film anni Ot­
tanta, le imma­
gini sono tratte
dalla sigla ori­
ginale, e il ca­
maleontico To­
matis balla ve­
stito da cow
boy mentre sul
telone fanno
capolino Boy,
Luke e tutti gli
altri personag­
gi di Hazard. In altri brani inve­
ce, a comparire in video sono i
cloni virtuali dello stesso Toma­
tis, parruccati e salterini pro­
prio come l’originale. Il ragazzo
parte con calma e nella prima
parte dello spettacolo le coreo­
grafie sono abbastanza sempli­
ci, i costumi sobri, il giaccio
non è ancora rotto. Da un certo
punto in avanti, però, lo show
decolla, e con lui l’entusiasmo
del pubblico. Forse tutto è parti­
to quando Tomatis è comparso
sul palco fasciato in uno smo­
king di paillettes rosse per af­
frontare in un duetto virtuale
Liza Minelli, o forse quando ­
per la gioia non soltanto delle
signore ­ lo slip maculato di Tar­
zan ha cominciato ad ancheg­
giare sotto il suo petto nudo da
tronista. Fatto sta che a poco a
poco, man mano che Tomatis
inanellava un evergreen dopo
l’altro, la platea è passata dal
dondolare il piede al battere le
mani, poi ha sollevato le braccia
e infine, sotto esplicita richiesta
di MT, si è alzata in piedi e ha
cominciato ad ondeggiare da
una parte all’altra delle file.
Nessuno è rimasto seduto e tut­
ti, dal manager alla pensionata,
dal bikers al fighetto, si sono la­
sciati contagiare dalla vitalità
di Tomatis. Nemmeno lui si
aspettava un successo tanto
L A
IL CONCERTO
Pinna­Zincone: magie a quattro mani sul pianoforte della Gerundia
n Alla fine è dovuto intervenire il direttore Pietro Farina per
dall’architettura perfetta, da “orologiaio svizzero”, come Stavinskij
ristabilire un po’ d’ordine in sala. Se fosse stato per il pubblico
amava definire lo stesso Ravel. Più incalzanti invece i ritmi della
presente al concerto di venerdì 17 aprile, gli applausi sarebbero
“Rapsodia ungherese” di Franz Liszt, scelta per la serata fra le 99 da
proseguiti ancora un bel pezzo, nell’intento di ripagare per quanto
lui composte in quasi quarant’anni di lavoro. La cadenza binaria
possibile l’eccellente
della danza si fa via via più
performance del duo
concitata, dando modo ai due
Massimiliano Pinna e Ivana
musicisti sul palco di porre in
Zincone. I due pianisti,
risalto il loro virtuosismo e
impegnati nei brani a quattro
percorrere a rotta di collo, chi
mani di Dvorak, Moskowsky,
verso l’alto e chi verso il basso,
Liszt e Ravel, non si sono
tutte le ottave della tastiera. La
limitati a dar prova di bravura
sintonia tra i due è perfetta,
e talento individuali, ma hanno
tanto che chiudendo gli occhi
saputo conciliare le loro
l’impressione è quella di essere
differenti doti artistiche in un
al cospetto di un unico
connubio di grande valore, sia
prodigioso pianista, quaranta
dal punto di vista tecnico che
dita al servizio di un solo
più prettamente musicale. Il
cervello, identico nel sentire e
programma si è aperto con le
unisono nel suonare. Sarà forse
sei «Danze spagnole» dell’opera
in virtù della loro artistica
12 di Moskowski, orecchiabili e
simbiosi se Ivana Zincone e
gradevoli almeno quanto le tre
Massimiliano Pinna sono
«Danze slave» di Dvorak,
riusciti, tornando sul palco per il
culmine della prima parte del
bis, a restituire una veste nuova
concerto. A seguire, la suite
anche a uno dei brani classici
«Ma mère l’Oye» di Maurice
più conosciuti in assoluto, la
Ravel, piccolo gioiello pianistico
“Danza ungherese” di Brahms:
Il duo pianistico Pinna­Zincone durante l’applaudita esibizione di venerdì alla Gerundia sotto le loro dita, anche le note
nato per essere eseguito a
quattro mani, ma orchestrato in
più familiari rivelano un aspetto
seguito dal suo stesso autore con l’aggiunta di altri pezzi, per farne
fino ad allora sconosciuto, ancora più strabiliante proprio perché
un balletto. Le atmosfere del brano sono oniriche, a tratti
scaturito da qualcosa che davamo ormai per scontato ma che ora,
struggenti, e i due musicisti ne danno un’interpretazione lieve,
tanto prodigiosa è la sua bellezza, ci sembra quasi di non avere mai
punteggiata dalle frequenti pause in cui si articola un fraseggio
ascoltato prima. (S. C.)
Trasformismi in note
sulla scena delle Vigne
Grande successo per lo show di Michele Tomatis
Una donna e la sua ombra,
la Gagliardo a San Donato
scaletta, e nei suoi occhi spun­
tano copiose lacrime di soddi­
sfazione.
Silvia Canevara
n Leggereste mai un libro che ha per
protagonista un’ombra, il più impal­
pabile dei fenomeni percepiti dai no­
stri occhi? Quel libro lo ha scritto la
milanese Chicca Gagliardo e merita
davvero una lettura: è al tempo stesso
un romanzo d’amore, una storia con
personaggi ispirati ai quadri di Ma­
gritte e una sorta di trattato sull’es­
senza fisica e simbolica delle infinite
ombre che accompagnano la nostra
vita. S’intitola Lo sguardo dell’ombra
(Ponte alle Grazie) e domani sera ver­
rà presentato dall’autrice in un in­
contro con il pubblico alla biblioteca
centrale di San Donato.
Protagonista del romanzo è l’ombra
di Agnese, una milanese come tante,
ma più triste di altre: ha infatti appe­
na subito una grossa delusione amo­
rosa. Sarà compito della sua volitiva
ombra aiutarla a sopravvivere, inse­
gnandole a decifrare la realtà circo­
stante. In questo suo primo romanzo,
la giornalista Chicca Gagliardo ripro­
pone la scrittura vivida e surreale che
molti lettori hanno imparato a cono­
scere nell’antologia di racconti Nel­
l’aldilà dei pesci, uscita con successo
L
E
Tomatis e la sua band in un momento dello spettacolo rappresentato alle Vigne
Uno spettacolo in crescendo
fra cambi d’abito e hit senza
tempo della nostra canzone
eclatante: la standing ovation
che Lodi gli tributa al termine
dell’ultimo brano gli fa dimenti­
care l’ultimo cambio d’abito in
CLASSICA
E
G
G
R
A
un paio di anni fa. Chi ha amato le
donne fantastiche descritte allora da
Chicca Gagliardo ­ creature che pare­
vano uscite da un quadro Dada o da
una dettagliata descrizione di Tom­
maso Landolfi ­ amerà anche Agnese
e il suo doppio.
Schietta, sincera, innamorata della
materialità («Se io avessi un corpo co­
me lo hai tu, non farei che abbracciar­
mi meravigliata», dice) ma capace di
guardare al di là di essa, l’ombra di
Agnese accompagna per tutto il libro
la protagonista nella riscoperta di sé
e del mondo. Tra un’umanità che si
muove assai più fragile e dolente di
un’ombra sul muro, Agnese impara a
camminare più sicura con il suo invi­
sibile doppio al fianco, impara a di­
stinguere il bene dal male, impara a
riconoscere l’amicizia dall’opportuni­
smo. In una parola: impara a vivere.
Il libro sarà presentato nell’ambito
del ciclo letterario “I martedì del li­
bro”: introdurranno la serata Maria
Antonietta Porfirione Todaro e Vin­
cenza Minniti (ore 21, ingresso libe­
ro).
Francesca Amé
D
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A
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M O S T R A
Clic giovani
sotto i fari
a Lodi
n Alla Casa
del popolo
“Linee di
confine”:
gli scatti
di Sirio Vanelli
e Filippo
Sarzana
n Si è tenuta sabato 18 aprile alla Ca­
sa del popolo di via Selvagreca,
l’inaugurazione della mostra fotogra­
fica Linee di confine che continuerà fi­
no al 2 maggio. I realizzatori sono due
ventenni lodigiani, Sirio Vanelli e Fi­
lippo Sarzana, accomunati da una
grande passione per la fotografia, na­
ta da bambini grazie a un’atmosfera
artistica già respirata in famiglia: in­
fatti se lo zio di Sirio è fotografo pro­
fessionista, il padre di Filippo ha da
sempre manifestato un vivo interesse
per questa forma d’espressione che
ha trasmesso poi al figlio, regalando­
gli anche la prima macchina fotogra­
fica ai suoi 18 anni.
Appena conosciutisi, i due ragazzi
hanno cominciato a scattare fotogra­
fie e a confrontare le proprie visioni
artistiche, giungendo più tardi al­
l’idea di realizzare una vera e propria
mostra in grado di comunicarle. Li­
nee di confine, il nome scelto per
l’esposizione, indica «ciò che ci limi­
ta quotidianamente, delimitando la
nostra visione della realtà, oltre a es­
sere una metafora delle paranoie che
ci impediscono di andare oltre», spie­
ga Sirio, il quale precisa l’importante
differenza tra il semplice vedere e il
guardare ciò che ci sta intorno: con
“le linee di confine” si vuole proprio
coinvolgere il destinatario nell’osser­
vare quel particolare della realtà
scelto dal fotografo perché se da una
parte tali linee ci frenano dal guarda­
re oltre ad esse, dall’altra, come affer­
ma Filippo, «queste sono create pro­
prio da noi per fare in modo che, at­
traverso gli scatti, si possano percepi­
re le nostre sensazioni».
L’inaugurazione è stata aperta da
una breve presentazione del progetto
da parte di Roberto Malusardi, il qua­
le, occupandosi di manifestazioni ar­
tistiche all’interno della Casa del Po­
polo e conosciuti casualmente i due
ragazzi, ha apprezzato fin dall’inizio
le loro foto, con la doppia soddisfazio­
ne di dare spazio alla creatività gio­
vanile e di vedere tanti giovani visita­
tori accorrere all’iniziativa. Le foto­
grafie si susseguono all’interno di
una sala senza seguire un percorso
obbligatorio proprio perché libere so­
no la visione e l’interpretazione degli
scatti, sotto i quali si possono trovare
delle frasi significative che invitano a
riflettere e spiegano come la “linea di
confine” è stata rappresentata in cia­
scuna immagine. Colpisce sicura­
mente la foto in cui non sono delle li­
nee nere a segnare il confine, presen­
te invece nelle altre, ma le stesse ma­
ni dei due fotografi che delimitano fi­
sicamente i loro sguardi che sono co­
munque presenti in ogni scatto per­
ché è proprio il loro sguardo sul
mondo che vogliono farci percepire.
T
O
R
E
Bacchetta “in rosa” all’Orchestra Verdi:
Xian Zhang esordirà il 30 per il Papa
Ron canta (e si racconta) sul palco del San Domenico
n È donna il nuovo direttore musicale dell’Orchestra Verdi di
Milano. Si chiama Xian Zhang, è cinese, ha trentasei anni e un
curriculum molto importante, avendo diretto le più prestigiose
orchestre del mondo. Il suo debutto con l’Orchestra Verdi avverrà
davanti al Santo Padre in Vaticano il 30 aprile. Durante la stagio­
ne musicale 2009/2010, Xian Zhang oltre a sovrintendere all’inte­
ra programmazione musicale, dirigerà la Verdi in dieci program­
mi e manterrà inoltre aperta la collaborazione musicale con la
New York Philarmnonic Orchestra. Con questa scelta la Fondazio­
ne Verdi conferma e prosegue nella sua missione di valorizzare il
talento dei giovani, scegliendo di costruire il suo futuro assieme
ad una delle migliori promesse del panorama musicale mondiale.
Il neo­direttore ha accolto con entusiasmo il nuovo incarico mila­
nese ed ha così spiegato: «Credo che la Verdi abbia le potenzialità
per diventare nei prossimi anni una delle prime venti orchestre
del mondo e desidero contribuire perchè possa raggiungere questo
traguardo». Giovedì 30 aprile, alle 17.15 in Vaticano (Sala Nervi),
l’Orchestra Verdi e il Coro sinfonico di Milano eseguiranno un
concerto che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
offrirà al Santo Padre. Il concerto sarà diretto appunto da Xian
Zhang. All’evento assisteranno 7000 spettatori compresi i rappre­
sentanti del governo e degli organi costituzionali italiani accredi­
tati presso la Santa Sede e sarà trasmesso da Rai Tre. (An.Ve.)
Fabio Francione
n La crisi del mercato discografico, la continua emorragia
di vendita degli album, l’ascesa inarrestabile della musica
on web (scaricabile più o meno gratis), hanno aguzzato
non poco l’ingegno di artisti e manager. Ecco, venire al pub­
blico progetti che mettono al centro ancora la musica, ma
che espandono l’universo dell’artista, alla biografia e alla
contaminazione con altri media: televisione, cinema, video
e teatro. Persino letteratura. Tra i tanti musicisti che hanno
cambiato indirizzo possono essere citati tra gli altri, Clau­
dio Baglioni e Lucio Dalla. Chi è legato a quest’ultimo o
perlomeno c’è stato un tratto di vita artistica percorsa insie­
me, è Rosalino Cellamare, in arte Ron. Il cantautore pavese,
superati i cinquant’anni e con più di trenta album all’atti­
vo e almeno una dozzina di canzoni che hanno fatto la sto­
ria della musica leggera italiana, pareva essere diventato
un altro artista – per dirla alla Gassman – con un grande
avvenire dietro le spalle. Invece, Ron ha deciso, sposando
peraltro una giusta causa, facendosi testimonial dell’Aisla
(l’associazione che si occupa di combattere la Sla), di rac­
contarsi in teatro (al S. Domenico di Crema), attraverso un
serrato confronto, senza esclusioni di colpi e battute, pole­
miche, mordaci persino scomode, con se stesso, i suoi affetti
e la sua carriera artistica. Aiutato nei testi e nella regia da
Stefano Genovese e collocando l’azione nella sua casa – stu­
dio, Ron serra le fila della sua esistenza scoprendosi non po­
co e allora, in contrappunto quasi sempre in contrasto, co­
mincia a dialogare con la madre (che da un lato lo ha spin­
to adolescente alla carriera di cantante e dall’altra l’ha vo­
luto sempre di ritorno al paesello, Garlasco, di provincia) e
soprattutto con Dalla, vero alter­ego e avvocato del diavolo.
Infatti, il botta e risposta tra l’autore di Futura e il compo­
sitore di Attenti al lupo è la parte più coinvolgente dello
spettacolo e alle risposte, quasi non­risposte di Dalla, Ron
oppone la sua musica e i suoi rapporti con il mondo disco­
grafico e con l’incapacità consapevole di far musica , speri­
mentando e non cedendo alla comunicazione e alle mode.
La vittoria di Sanremo scatena tutta una serie di illazioni
che sono un raro esempio di autocritica intrisa d’ironia as­
soluta. Dal punto di vista umano è anche il racconto dell’in­
contro con Mario Melazzini, brillante oncologo colpito da
Sla e diventato presidente dell’Aisla. Ultima notazione: tut­
ti i personaggi convocati in video (si dislocano tra poltrone,
scrivanie, quadri alla “fontana” e nel frigorifero perenne­
mente aperto a mostrare, quasi alla “antonioni”, senza
esplodere, lo spinto consumismo contemporaneo) sono in­
terpretati magistralmente dallo stesso Ron.
Rosalino Cellamare (Ron)