Trasformismi in note sulla scena delle Vigne
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Trasformismi in note sulla scena delle Vigne
16 LUNEDÌ 20 APRILE 2009 il Cittadino Sezione Cultura&Spettacoli M etti un cantante bello, bravo e tatuato in un te atro di solito riservato a pièce e balletti; fai acco modare in platea coppie, fami glie, trentenni e bambini e spa ragli in faccia l’occhio di bue: sarà il delirio. Questo più o me no è quanto successo la sera di sabato 18 aprile al teatro alle Vi gne di Lodi per l’ultimo appun tamento della rassegna “Teatro in musica»” sul palco Michele Tomatis e i suoi trasformismi, sotto duecento persone a fare la ola sulle note di un brano stori vco e amatissimo come Fin che la barca va. Del resto eravamo stati avverti ti: “Mai vista una musica così” era scritto sul manifesto della manifestazione MT Live Music, e la promessa è stata mantenuta con uno spettacolo a metà tra lo stadio e il carrozzone, un po’ concerto rock e un po’ masche rata. Nel senso più nobile del termine, s’intende, perché Mi chele Tomatis è un talento di parrucca oltre che di voce, e l’indossare il copricapo piuma to di Renato Zero quando la band attacca Il triangolo no o il casco d’oro di Caterina implo rando Perdono, è parte inte grante dello show. Indispensabi le attrezzo di scena: uno scher mo dietro cui nascondersi nei rapidi cambi di costume e su cui scorrono i video che ac compagnano i brani: a volte, come nel med ley dedicato al le colonne so nore dei tele film anni Ot tanta, le imma gini sono tratte dalla sigla ori ginale, e il ca maleontico To matis balla ve stito da cow boy mentre sul telone fanno capolino Boy, Luke e tutti gli altri personag gi di Hazard. In altri brani inve ce, a comparire in video sono i cloni virtuali dello stesso Toma tis, parruccati e salterini pro prio come l’originale. Il ragazzo parte con calma e nella prima parte dello spettacolo le coreo grafie sono abbastanza sempli ci, i costumi sobri, il giaccio non è ancora rotto. Da un certo punto in avanti, però, lo show decolla, e con lui l’entusiasmo del pubblico. Forse tutto è parti to quando Tomatis è comparso sul palco fasciato in uno smo king di paillettes rosse per af frontare in un duetto virtuale Liza Minelli, o forse quando per la gioia non soltanto delle signore lo slip maculato di Tar zan ha cominciato ad ancheg giare sotto il suo petto nudo da tronista. Fatto sta che a poco a poco, man mano che Tomatis inanellava un evergreen dopo l’altro, la platea è passata dal dondolare il piede al battere le mani, poi ha sollevato le braccia e infine, sotto esplicita richiesta di MT, si è alzata in piedi e ha cominciato ad ondeggiare da una parte all’altra delle file. Nessuno è rimasto seduto e tut ti, dal manager alla pensionata, dal bikers al fighetto, si sono la sciati contagiare dalla vitalità di Tomatis. Nemmeno lui si aspettava un successo tanto L A IL CONCERTO PinnaZincone: magie a quattro mani sul pianoforte della Gerundia n Alla fine è dovuto intervenire il direttore Pietro Farina per dall’architettura perfetta, da “orologiaio svizzero”, come Stavinskij ristabilire un po’ d’ordine in sala. Se fosse stato per il pubblico amava definire lo stesso Ravel. Più incalzanti invece i ritmi della presente al concerto di venerdì 17 aprile, gli applausi sarebbero “Rapsodia ungherese” di Franz Liszt, scelta per la serata fra le 99 da proseguiti ancora un bel pezzo, nell’intento di ripagare per quanto lui composte in quasi quarant’anni di lavoro. La cadenza binaria possibile l’eccellente della danza si fa via via più performance del duo concitata, dando modo ai due Massimiliano Pinna e Ivana musicisti sul palco di porre in Zincone. I due pianisti, risalto il loro virtuosismo e impegnati nei brani a quattro percorrere a rotta di collo, chi mani di Dvorak, Moskowsky, verso l’alto e chi verso il basso, Liszt e Ravel, non si sono tutte le ottave della tastiera. La limitati a dar prova di bravura sintonia tra i due è perfetta, e talento individuali, ma hanno tanto che chiudendo gli occhi saputo conciliare le loro l’impressione è quella di essere differenti doti artistiche in un al cospetto di un unico connubio di grande valore, sia prodigioso pianista, quaranta dal punto di vista tecnico che dita al servizio di un solo più prettamente musicale. Il cervello, identico nel sentire e programma si è aperto con le unisono nel suonare. Sarà forse sei «Danze spagnole» dell’opera in virtù della loro artistica 12 di Moskowski, orecchiabili e simbiosi se Ivana Zincone e gradevoli almeno quanto le tre Massimiliano Pinna sono «Danze slave» di Dvorak, riusciti, tornando sul palco per il culmine della prima parte del bis, a restituire una veste nuova concerto. A seguire, la suite anche a uno dei brani classici «Ma mère l’Oye» di Maurice più conosciuti in assoluto, la Ravel, piccolo gioiello pianistico “Danza ungherese” di Brahms: Il duo pianistico PinnaZincone durante l’applaudita esibizione di venerdì alla Gerundia sotto le loro dita, anche le note nato per essere eseguito a quattro mani, ma orchestrato in più familiari rivelano un aspetto seguito dal suo stesso autore con l’aggiunta di altri pezzi, per farne fino ad allora sconosciuto, ancora più strabiliante proprio perché un balletto. Le atmosfere del brano sono oniriche, a tratti scaturito da qualcosa che davamo ormai per scontato ma che ora, struggenti, e i due musicisti ne danno un’interpretazione lieve, tanto prodigiosa è la sua bellezza, ci sembra quasi di non avere mai punteggiata dalle frequenti pause in cui si articola un fraseggio ascoltato prima. (S. C.) Trasformismi in note sulla scena delle Vigne Grande successo per lo show di Michele Tomatis Una donna e la sua ombra, la Gagliardo a San Donato scaletta, e nei suoi occhi spun tano copiose lacrime di soddi sfazione. Silvia Canevara n Leggereste mai un libro che ha per protagonista un’ombra, il più impal pabile dei fenomeni percepiti dai no stri occhi? Quel libro lo ha scritto la milanese Chicca Gagliardo e merita davvero una lettura: è al tempo stesso un romanzo d’amore, una storia con personaggi ispirati ai quadri di Ma gritte e una sorta di trattato sull’es senza fisica e simbolica delle infinite ombre che accompagnano la nostra vita. S’intitola Lo sguardo dell’ombra (Ponte alle Grazie) e domani sera ver rà presentato dall’autrice in un in contro con il pubblico alla biblioteca centrale di San Donato. Protagonista del romanzo è l’ombra di Agnese, una milanese come tante, ma più triste di altre: ha infatti appe na subito una grossa delusione amo rosa. Sarà compito della sua volitiva ombra aiutarla a sopravvivere, inse gnandole a decifrare la realtà circo stante. In questo suo primo romanzo, la giornalista Chicca Gagliardo ripro pone la scrittura vivida e surreale che molti lettori hanno imparato a cono scere nell’antologia di racconti Nel l’aldilà dei pesci, uscita con successo L E Tomatis e la sua band in un momento dello spettacolo rappresentato alle Vigne Uno spettacolo in crescendo fra cambi d’abito e hit senza tempo della nostra canzone eclatante: la standing ovation che Lodi gli tributa al termine dell’ultimo brano gli fa dimenti care l’ultimo cambio d’abito in CLASSICA E G G R A un paio di anni fa. Chi ha amato le donne fantastiche descritte allora da Chicca Gagliardo creature che pare vano uscite da un quadro Dada o da una dettagliata descrizione di Tom maso Landolfi amerà anche Agnese e il suo doppio. Schietta, sincera, innamorata della materialità («Se io avessi un corpo co me lo hai tu, non farei che abbracciar mi meravigliata», dice) ma capace di guardare al di là di essa, l’ombra di Agnese accompagna per tutto il libro la protagonista nella riscoperta di sé e del mondo. Tra un’umanità che si muove assai più fragile e dolente di un’ombra sul muro, Agnese impara a camminare più sicura con il suo invi sibile doppio al fianco, impara a di stinguere il bene dal male, impara a riconoscere l’amicizia dall’opportuni smo. In una parola: impara a vivere. Il libro sarà presentato nell’ambito del ciclo letterario “I martedì del li bro”: introdurranno la serata Maria Antonietta Porfirione Todaro e Vin cenza Minniti (ore 21, ingresso libe ro). Francesca Amé D ’ A U M O S T R A Clic giovani sotto i fari a Lodi n Alla Casa del popolo “Linee di confine”: gli scatti di Sirio Vanelli e Filippo Sarzana n Si è tenuta sabato 18 aprile alla Ca sa del popolo di via Selvagreca, l’inaugurazione della mostra fotogra fica Linee di confine che continuerà fi no al 2 maggio. I realizzatori sono due ventenni lodigiani, Sirio Vanelli e Fi lippo Sarzana, accomunati da una grande passione per la fotografia, na ta da bambini grazie a un’atmosfera artistica già respirata in famiglia: in fatti se lo zio di Sirio è fotografo pro fessionista, il padre di Filippo ha da sempre manifestato un vivo interesse per questa forma d’espressione che ha trasmesso poi al figlio, regalando gli anche la prima macchina fotogra fica ai suoi 18 anni. Appena conosciutisi, i due ragazzi hanno cominciato a scattare fotogra fie e a confrontare le proprie visioni artistiche, giungendo più tardi al l’idea di realizzare una vera e propria mostra in grado di comunicarle. Li nee di confine, il nome scelto per l’esposizione, indica «ciò che ci limi ta quotidianamente, delimitando la nostra visione della realtà, oltre a es sere una metafora delle paranoie che ci impediscono di andare oltre», spie ga Sirio, il quale precisa l’importante differenza tra il semplice vedere e il guardare ciò che ci sta intorno: con “le linee di confine” si vuole proprio coinvolgere il destinatario nell’osser vare quel particolare della realtà scelto dal fotografo perché se da una parte tali linee ci frenano dal guarda re oltre ad esse, dall’altra, come affer ma Filippo, «queste sono create pro prio da noi per fare in modo che, at traverso gli scatti, si possano percepi re le nostre sensazioni». L’inaugurazione è stata aperta da una breve presentazione del progetto da parte di Roberto Malusardi, il qua le, occupandosi di manifestazioni ar tistiche all’interno della Casa del Po polo e conosciuti casualmente i due ragazzi, ha apprezzato fin dall’inizio le loro foto, con la doppia soddisfazio ne di dare spazio alla creatività gio vanile e di vedere tanti giovani visita tori accorrere all’iniziativa. Le foto grafie si susseguono all’interno di una sala senza seguire un percorso obbligatorio proprio perché libere so no la visione e l’interpretazione degli scatti, sotto i quali si possono trovare delle frasi significative che invitano a riflettere e spiegano come la “linea di confine” è stata rappresentata in cia scuna immagine. Colpisce sicura mente la foto in cui non sono delle li nee nere a segnare il confine, presen te invece nelle altre, ma le stesse ma ni dei due fotografi che delimitano fi sicamente i loro sguardi che sono co munque presenti in ogni scatto per ché è proprio il loro sguardo sul mondo che vogliono farci percepire. T O R E Bacchetta “in rosa” all’Orchestra Verdi: Xian Zhang esordirà il 30 per il Papa Ron canta (e si racconta) sul palco del San Domenico n È donna il nuovo direttore musicale dell’Orchestra Verdi di Milano. Si chiama Xian Zhang, è cinese, ha trentasei anni e un curriculum molto importante, avendo diretto le più prestigiose orchestre del mondo. Il suo debutto con l’Orchestra Verdi avverrà davanti al Santo Padre in Vaticano il 30 aprile. Durante la stagio ne musicale 2009/2010, Xian Zhang oltre a sovrintendere all’inte ra programmazione musicale, dirigerà la Verdi in dieci program mi e manterrà inoltre aperta la collaborazione musicale con la New York Philarmnonic Orchestra. Con questa scelta la Fondazio ne Verdi conferma e prosegue nella sua missione di valorizzare il talento dei giovani, scegliendo di costruire il suo futuro assieme ad una delle migliori promesse del panorama musicale mondiale. Il neodirettore ha accolto con entusiasmo il nuovo incarico mila nese ed ha così spiegato: «Credo che la Verdi abbia le potenzialità per diventare nei prossimi anni una delle prime venti orchestre del mondo e desidero contribuire perchè possa raggiungere questo traguardo». Giovedì 30 aprile, alle 17.15 in Vaticano (Sala Nervi), l’Orchestra Verdi e il Coro sinfonico di Milano eseguiranno un concerto che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano offrirà al Santo Padre. Il concerto sarà diretto appunto da Xian Zhang. All’evento assisteranno 7000 spettatori compresi i rappre sentanti del governo e degli organi costituzionali italiani accredi tati presso la Santa Sede e sarà trasmesso da Rai Tre. (An.Ve.) Fabio Francione n La crisi del mercato discografico, la continua emorragia di vendita degli album, l’ascesa inarrestabile della musica on web (scaricabile più o meno gratis), hanno aguzzato non poco l’ingegno di artisti e manager. Ecco, venire al pub blico progetti che mettono al centro ancora la musica, ma che espandono l’universo dell’artista, alla biografia e alla contaminazione con altri media: televisione, cinema, video e teatro. Persino letteratura. Tra i tanti musicisti che hanno cambiato indirizzo possono essere citati tra gli altri, Clau dio Baglioni e Lucio Dalla. Chi è legato a quest’ultimo o perlomeno c’è stato un tratto di vita artistica percorsa insie me, è Rosalino Cellamare, in arte Ron. Il cantautore pavese, superati i cinquant’anni e con più di trenta album all’atti vo e almeno una dozzina di canzoni che hanno fatto la sto ria della musica leggera italiana, pareva essere diventato un altro artista – per dirla alla Gassman – con un grande avvenire dietro le spalle. Invece, Ron ha deciso, sposando peraltro una giusta causa, facendosi testimonial dell’Aisla (l’associazione che si occupa di combattere la Sla), di rac contarsi in teatro (al S. Domenico di Crema), attraverso un serrato confronto, senza esclusioni di colpi e battute, pole miche, mordaci persino scomode, con se stesso, i suoi affetti e la sua carriera artistica. Aiutato nei testi e nella regia da Stefano Genovese e collocando l’azione nella sua casa – stu dio, Ron serra le fila della sua esistenza scoprendosi non po co e allora, in contrappunto quasi sempre in contrasto, co mincia a dialogare con la madre (che da un lato lo ha spin to adolescente alla carriera di cantante e dall’altra l’ha vo luto sempre di ritorno al paesello, Garlasco, di provincia) e soprattutto con Dalla, vero alterego e avvocato del diavolo. Infatti, il botta e risposta tra l’autore di Futura e il compo sitore di Attenti al lupo è la parte più coinvolgente dello spettacolo e alle risposte, quasi nonrisposte di Dalla, Ron oppone la sua musica e i suoi rapporti con il mondo disco grafico e con l’incapacità consapevole di far musica , speri mentando e non cedendo alla comunicazione e alle mode. La vittoria di Sanremo scatena tutta una serie di illazioni che sono un raro esempio di autocritica intrisa d’ironia as soluta. Dal punto di vista umano è anche il racconto dell’in contro con Mario Melazzini, brillante oncologo colpito da Sla e diventato presidente dell’Aisla. Ultima notazione: tut ti i personaggi convocati in video (si dislocano tra poltrone, scrivanie, quadri alla “fontana” e nel frigorifero perenne mente aperto a mostrare, quasi alla “antonioni”, senza esplodere, lo spinto consumismo contemporaneo) sono in terpretati magistralmente dallo stesso Ron. Rosalino Cellamare (Ron)