Wow Settembre - Words of the World

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Wow Settembre - Words of the World
Settembre - ottobre 2014
LA NEWSLETTER DI INTERCOMM
Words of the World
Gent. Cliente,
Questo numero di WoW è… ad alto tasso alcolico! Infatti, lo abbiamo dedicato al brand
BACARDI.
Indice
L’idea era nata in primavera perché questo brand ha un nome conosciuto in tutto il mondo
ed immediatamente richiama alla mente un liquore: il rum; un’isola: Cuba e drink divenuti
famosi: il Mojito, il Cuba Libre ed il Daiquirì, solo per citarne alcuni.
WOW’S TRIBUTE TO ROBIN
WILLIAMS
Oltre 10 milioni di visualizzazioni su
YouTube al video dedicato a Robin
Williams, scomparso l’ 11 agosto.
Ma un episodio avvenuto questa estate, fa calzare a pennello la scelta di parlarne su un
magazine che tratta di parole. La scoperta che il nome di questa marca di rum si deve
scrivere con l’accento sulla “I”. Quindi… BACARDÍ.
Il clip raccoglie trailer tratti dai suoi film più
famosi: "Hook ","Patch Adams","Good Will
Hunting",“Popeye”, “Mrs. Doubtfire”, “Good
Morning Vietnam” e "Jumanji
Un segno diacritico, una parola, un racconto che vi si cela dietro… Ecco qui – gentile lettore gli ingredienti del “cockail” che WoW ti propone, per raccontare una storia fatta di un
distillato scritto in modi diversi: rhum, ron, rum, personaggi famosi come Ernest Hemingway,
frasi storiche come “¡Cuba Libre!”, luoghi dell’immaginario collettivo come la “Bodeguita del
medio“, pirati come Francis Drake e persino pipistrelli che …si fanno il lifting!
Poi un mini scoop: il falso che si cela dietro una dedica di Ernest Hemingway incorniciata su
una parete de la Bodeguita del medio.
Infine un articolo sulla guerra commerciale in atto tra due multinazionali: la Bacardi
International Limited e la Havana Club International S.A. ed i risvolti politici tra USA e Cuba.
Abbiamo però modificato la foliazione, per inserire un tributo ad un attore recentemente
scomparso: Robin Williams. Lo facciamo presentando i monologhi tratti da di due suoi film:
“Jack” e “Dead” Poets Society “ (l’attimo fuggente).
In entrambe vi è una esortazione fatta a giovani teenager, ragazzi e ragazze come i nostri
figli: “Make your life spectacular” e “Make your lives extraordinary”.
Bene, siamo proprio noi - gli adulti - ad avere la responsabilità che essi abbiano la possibilità
di rendere la propria vita straordinaria o - almeno - con un futuro davanti!
Ovviamente come libri, quelli di Ernest Hemingway: “Il vecchio e il mare” per il quale
ricevette il premio Pulitzer nell'anno 1953 e il premio Nobel nell'anno 1954 (merita una
visione anche il cortometraggio di animazione di Aleksandr Petrov) e il romanzo postumo
“Island in the stream” (cliccando sulle copertine i link per il download…)
Ora – gentile lettore – non mi resta che augurarti una buona lettura, con il suggerimento
di accompagnarla con un cocktail a base di rum!
Michele Buonocore
“BACARDI ? NO… BACARDÍ !”
La storia di un nome che è una icona.
Un segno diacritico, una parola, un racconto
che vi si cela dietro… Ecco gli ingredienti del
“cockail” che ti propone WoW.
QUANDO LA BODEGUITA NON SERVI’
“QUEL” MOJITO A HEMINGWAY…
Le mura de La Bodeguita sono ricoperte
da graffiti, autografi e frasi di tanti
personaggi famosi.
Lo scrittore statunitense Ernest Hemingway
vi lasciò una personalissima dedica ai due
drink bevuti nei due bar da lui preferiti.
Ma sarà vero?
GLI SPOT BACARDI TRA LEGGENDA E
STORIA
« Terremoti, Incendi. Esilio.
Proibizionismo. Ci dispiace DESTINO,
hai scelto la famiglia sbagliata »
Da queste premesse nel sito web Bacardi è
chiaro che la comunicazione di questa
società non poteva che essere ancorata a
simboli di storia, tradizione e comunità..
THE SUGAR CANE WAR:
BACARDÍ RUM VS. RON HAVANA CLUB
Quando gli Stai Uniti rimuoveranno il
divieto alla vendita di rum di
produzione cubana verrà lanciato il
rum “HAVANISTA.”
Quella che raccontiamo, non è solo una
storia di nomi e marchi, ma una vicenda che
per il rum, e tramite il rum è parte
integrante della strategia anti-castrista
degli Stati Uniti d’America e guerra
commerciale tra multinazionali, per la
supremazia nel mercato dei superalcolici.
WOW’S TRIBUTE TO ROBIN WILLIAMS
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Ha registrato oltre 10 milioni di visualizzazioni il video su
YouTube dedicato a Robin Williams, scomparso lo scorso 11
agosto. Il clip raccoglie trailer tratti dai suoi film più
famosi: "Hook ","Patch Adams","Good Will Hunting",“Popeye”,
“Mrs. Doubtfire”, “Good Morning Vietnam” e "Jumanji”.
La voce fuori campo è il monologo finale tratto da "Jack" pellicola
del 1996 diretta da Francis Ford Coppola che racconta di un ragazzo
affetto da una rara disfunzione genetica: invecchia quattro volte più
velocemente del normale: a dieci anni Jack ha l'aspetto e l’età
biologica di un quarantenne e vive isolato dal mondo. Mandato a scuola riesce ad integrarsi ed essere
accettato. Sette anni dopo, ormai vecchio, Jack leggerà un commiato alla cerimonia di consegna dei diplomi.
[… I don’t have very much time these days, so I’ll make it quick, like my life. You know, as we come to the end of this
phase of our life, we find ourselves trying to remember the good times and trying to forget the bad times. And we
find ourselves thinking about the future, you start to worry, thinking, ‘What am I
going to do? Where am I going to be in 10 years?’ But I say to you, hey, look at me.
Please, don’t worry so much because in the end, none of us have very long on this
Earth. Life is fleeting. And if you’re ever distressed, cast your eyes to the summer
sky, when the stars are strung across the velvety night. When a shooting star
streaks through the blackness, turning night into day, make a wish. Think of me.
Make your life spectacular, I know I did..]
(Non ho molto tempo in questi giorni, quindi farò in fretta, come la mia vita. Sai, quando si arriva alla fine di questa fase
della nostra vita, cerchiamo di ricordare i bei tempi e dimenticare i momenti brutti. E ritrovandoci a pensare al futuro
cominciamo a preoccuparci e a rimuginare: “Cosa devo fare? chissà dove sarò, da qui a dieci anni?”. Però io vi dico, ecco
guardate me. Vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare a lungo su questa terra. La
vita è fugace e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d'estate con le stelle sparpagliate nella notte
vellutata. Quando una stella cadente sfreccerà nell'oscurità della notte col suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate
a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare. Io so di averlo fatto).
Da parte di Wow - gentile lettore – un tributo a questo attore: il brano “Carpe diem” tratto dal film di Peter
Weir ”Dead” Poets Society “ (L'attimo fuggente - 1989), con la speranza che i nostri figli…
i giovani di questo Paese, riescano a "rendere la propria vita straordinaria".
(Il professor Keating avvicinandosi con suoi scolari ad una bacheca che contiene le fotografie di gruppo,
dei passati anni scolastici, degli alunni del college)
[Now, I would like you to step forward over here and peruse some of the faces
from the past. You’ve walked past them many times. I don’t think you’ve really
looked at them. They’re not that different from you, are they? Same haircuts. Full of hormones,
just like you. Invincible, just like you feel. The world is their oyster. They believe they’re destined
for great things, just like many of yoknowu, their eyes are full of hope, just like you. Did they wait
until it was too late to make from their lives even one iota of what they were capable? Because,
you see gentlemen, these boys are now fertilizing daffodils. But if you listen real close, you can
hear them whisper their legacy to you. Go on, lean in. Listen, you hear it? Carpe, hear it?
Carpe, carpe diem, seize the day boys, make your lives extraordinary.”
(Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo
che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli... pieni di ormoni come voi... e
invincibili, come vi sentite voi... Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose come molti di voi. I loro
occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno
un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori.
Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Carpe, lo sentite?
Carpe, carpe diem, cogliete l'attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita).
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“BACARDI ? NO… BACARDÍ !”
La storia di un nome che è ormai una icona
Il nome “BACARDI” richiama alla mente un liquore: il rum; un’isola: Cuba e cocktail divenuti famosi in
tutto il mondo come: il Mojito, il Cuba Libre ed il Daiquirì, solo per citarne alcuni.
Estate 2014, vacanza in barca a vela alle Baleari. In rada sbarchiamo con il tender e si
va ad un bar sulla spiaggia per un aperitivo. Assaporo il Mojito e osservo il bicchiere
che lo contiene: il logo stampato sulla plastica attira la mia attenzione… BACARDÍ.
Ma cosaci sta a fare quell’accento sulla “i” finale?
Un segno diacritico, una parola, un racconto che vi si cela dietro… Ecco qui – gentile
lettore - gli ingredienti del “cockail” che ti propone WoW per raccontare una storia
fatta di un distillato scritto in modi diversi: rhum, ron, rum, personaggi famosi come
Ernest Hemingway, frasi storiche come “¡Cuba Libre!” ,luoghi dell’immaginario
collettivo, come la “Bodeguita del medio “, pirati come Francis Drake e … pipistrelli!
Partiamo dal nome. Don Facundo Bacardí Massó fu il fondatore - nel 1852 -della distilleria: ecco perchè il nome di questa
marca di rum si deve pronunciare BACARDÍ con l’accento sulla “I” finale.
Guardiamo ora il marchio: cosa ci sta a fare un pipistrello che, diciamocela tutta, nella sua grafica originale è bruttarello?
Don Facundo aveva iniziato a produrre un nuovo tipo di rum,
il BACARDÌ Superior, più raffinato e leggero rispetto a quelli
in circolazione. Il prodotto c’era, ma mancava un marchio che
lo identificasse inequivocabilmente.
Doña Amalia Moreau, moglie di Don Facundo, aveva trovato
una colonia di pipistrelli della frutta che viveva tra le travi del
tetto della distilleria appena aperta. Allora le venne in mente
che per i cubani il pipistrello era simbolo del sapere, mentre
in Spagna, loro terra d’origine, era credenza che portasse fortuna, intesa e salute. Convinse così il marito, come tutte le
mogli sanno fare, a utilizzare il pipistrello come marchio da accompagnare al logo,-su ogni bottiglia di rum.
Una idea ingegnosa in quanto - al tempo – molte persone non sapevano né leggere né scrivere e il pipistrello era una
soggetto facilmente riconoscibile. Era nato “El Ron del Murciélago” (il Rum del Pipistrello) con una immagine il cui design
si è modificato nel tempo ma che ancora oggi è uno dei marchi aziendali più conosciuti al mondo.
Ma il nome di questo liquore e della famiglia che ancora ne detiene la proprietà, ha altre storie da raccontarci…
Dobbiamo tornare indietro nel tempo, quando a
Cuba, grazie al clima favorevole, era stata
introdotta la produzione della canna da zucchero.
Tutti possedevano piccole distillerie in cui si
produceva aguardiente, una forma primitiva di rum,
dalla melassa: un prodotto di scarto della
lavorazione dello zucchero. L’Aguardiente era la
bevanda dei lavoratori, servita direttamente dalla
botte nelle pulperías: taverne all’aperto.
Il liquore era di scarsa qualità per due motivi:
in primo luogo nessuna distilleria utilizzava tecniche moderne come invece avveniva nelle coloniei francesi e inglesi dei
Caraibi, ma soprattutto perchè la canna da zucchero cubana ha un altissimo contenuto di saccarosio che, in
condizioni di distillazione non controllata, produce molto rapidamente alcol, generando un’alta temperatura
che sopprime i lieviti prematuramente.
Arriviamo al 1796: la monarchia spagnola, che in precedenza osteggiava i distillati - incentiva la produzione di
un liquore che fosse in grado di “Soddisfare il gusto della corte e dell’elite dell’Impero Spagnolo”.
Don Facundo Bacardí Massó inizia a sperimentare nuovi processi di distillazione, adottando la tecnica della
filtrazione a carbone ed impiegando una miscela di legni tropicali e gusci di noci di cocco.
Nel 1852 riesce a creare un nuovo tipo di rum, più raffinato e leggero rispetto a quelli in circolazione:
l’ideale per il gusto del ceto medio nascente….
Era nato il rum BACARDÍ Superior, che costituisce lo standard di produzione osservato ancor oggi.
“BACARDI ? NO… BACARDÍ !”
La storia di un nome che è ormai una icona
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E qui c’è una ulterore storia nella storia: per festeggiare il successo nelle vendite, uno dei figli di Don Facundo piantò di
fronte alla distilleria una palma da cocco che sopravvisse negli anni a terremoti, guerre e incendi. Fu così che “El Coco” si
trasformò in leggenda: "Los Bacardí de Cuba va a sobrevivir hasta que el El Coco vivir" ( La Bacardi Cuba sopravviverà
fino a quando El Coco sarà vivo).
Quando a seguito della rivoluzione castrista famiglia Bacardì andò in esilio negli USA e la fabbrica fu confiscata, El Coco
morì. Un caso? Fatto stà che oggi, davanti ad ogni stabilimento, viene piantata una palma di cocco…
Ma torniamo al 1888, anno in cui alla "Exposición Universal de Barcelona" la Regina di Spagna Maria Cristina nominò
Bacardì fornitore ufficiale della Casa Reale (Spagnola) "Proveedor oficial de la familia real del hogar”
Nel 1892 ecco una “campagna marketing” che
potrebbe far morire di invidia i pubblicitari di oggi…
Il futuro re di Spagna, Alfonso XIII, che al tempo
aveva sei anni, contrae una pericolosa influenza ed
il medico di corte, per aiutarlo a dormire, gli
somministra questo rum. Il mattino dopo l’”Infante
de España” si sveglia e… la febbre non c’è più!
Il segretario reale spagnola scrive quindi una lettera di ringraziamento alla famiglia Bacardì per la produzione di un
prodotto che aveva salvato la vita di sua Maestà!
Visto il “testimonial” alla Bacardì non si lasciano scappare l’occasione e coniano un claim che renderà famoso questo rum:
BACARDÍ...El Rey de los Rones: El Ron de los Reyes
(Bacardi…Il Re dei Rum e il Rum dei Re)
Arriviamo alla guerra per lʼindipendenza Cubana del 1898, quando Cuba si affrancò dalla Spagna e divenne una repubblica
indipendente. Warren Candler, un vescovo americano della Chiesa Metodista e fratello di Asa Candler, proprietario e
presidente della Coca Cola™, aveva da poco introdotto ufficialmente la bevanda americana a Cuba.
Coca Cola + BACARDÌ… ? Ecco due leggende sul matrimonio alcolico più famoso di tutti i tempi!
La prima vede tal Fausto Rodriguez - messaggero per conto delʼufficio Signal Corps durante
la guerra Ispano-Americana – che diviene amico di un americano di cognome Russell (per
alcune fonti Theodore Roosevelt, il futuro 26° presidente degli USA).
Un pomeriggio dellʼ agosto del 1900 Rodriguez si reca in un bar, dove Russell era solito bere
Rum BACARDÍ e Coca Cola. Nel locale si trovava anche un gruppo di soldati americani che,
incuriositi dalla bevanda che stava bevendo Russell, chiesero cosa fosse quel drink. Russell
rispose che era rum e Cola e suggerì di provarlo. Assaggiatolo con piacere i soldati Americani
chiesero quale fosse il nome di quel cocktail. Russell rispose che non aveva ancora un
nome e allorai un soldato, suggerì “Cuba Libre!”.
Un’altra storia – forse più aderente alla realtà – ci mostra a l’Avana un
gruppo di soldati americani che persuadono uno scettico Fausto Rodriguez,
barman di un piccolo bar di Neptuno Street, a mixare il suo prezioso rum BACARDÍ con la loro bevanda
frizzante. Egli diede un tocco personale aggiungendo anche del lime e tutti brindarono con il grido di
battaglia del movimento indipendentista cubano: “ ¡ Por Cuba libre!” (a Cuba libera!).
In un modo o nell’altro naque il BACARDÍ & COLA uno dei cocktail più popolari al mondo!
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“BACARDI ? NO… BACARDÍ !”
La storia di un nome che è ormai una icona
Sempre in quegli anni a Daiquirí, una cittadina mineraria di Cuba, Jennings Stockton Cox, un ingegnere minerario
statunitense, aveva ricevuto – come tutti i minatori - la sua razione mensile rum, decise di sperimentare un modo diverso
di berlo, dopo una lunga e torrida giornata di lavoro, rispetto al Canchánchara, un mix di miele, lime e rum che era
precedentemente servita a Cuba come un ristoro.
Prese del BACARDÍ Superior, del succo di lime fresco, zucchero e ghiaccio tritato: agitò il tutto e, dopo aver gustato il
cocktail rinfrescante con gli amici lo battezzò “RON BACARDÍ A LA DAIQUIRÍ ”.
Per ironia della sorte, nel resto del mondo venne riconosciuto come un drink dal sapore sofisticato, grazie all’Ammiraglio
Lucius W Johnson che – dopo averlo assaggiato a Cuba - lo volle far conoscere all'Army and Navy Club a Washington DC.
1919. il Congresso degli Stati Uniti approva il Volstead Act: la
legge sul Proibizionismo, che vieta la produzione, il trasporto,
l’importazione e la vendita di alcolici negli Stati Uniti.
La Bacardi si ritrova con sessantamila casse di rum nei magazzini
di New York, senza la possibilità di venderle. Un dirigente della
società - Enrique Schueg – trova una soluzione molto “latina” che,
pur essendo al limite del lecito, funziona a meraviglia!
Fa emettere delle azioni denominate “‘wet stock” del valore di
una cassa di rum BACARDÍ ciascuna.
Dopo aver venduto le azioni sciolse la società distribuendo, agli – assetati - azionisti, una cassa di rum per ogni azione.
Quando si dice “bersi il capitale”…
Anche sul lato pubblicitario la BACARDÍ, trovò un modo per
aggirare il divieto di pubblicità negli USA. Ideò, fece stampare e
distribuì gratuitamente ai turisti americani in visita all’Avana,
delle cartoline che pubblicizzavano le attrattive di Cuba con i
suoi bar e la vita notturna. Su una di esse - ad esempio – si
poteva leggere “Cuba is great. There is a reason. BACARDÍ ”
(Cuba è grande. C’è un perché: BACARDÍ ).
Le cartoline erano spedite agli amici negli USA, invogliarono così
molti americani a visitare Cuba non solo per giocare nei casinò e
fumare i sigari di fama mondiale, ma soprattutto per gustare il
suo rum a sole 90 miglia dalle coste ella Florida.
E’ in questo periodo che esplode la popolarità tra i turisti statunitensi del terzo mix a base di Rum … Il Mojito.
Chiamato “The unofficially national drink of Cuba” (il drink nazionale non ufficiale di Cuba) il fenomeno non passò
inosservato e la rivista Fortune scrisse […caused Havana to become the ‘unofficial’ United States saloon.] (L’Avana è
divenuta “Il bar personale degli Stati Uniti”).
Si narra che il primo esecutore di questo cocktail sia stato Attilio De La Fuente, un barman de La Bodeguita del medio un
bar a L'Avana. Il locale divenne poi famoso proprio perché il Mojito iniziò a essere proposto in quei luoghi e in quell'epoca.
Ma cosa vuole dire la parola Mojito?
Secondo alcune fonti esso sarebbe legato al mojo, condimento tipico della cucina cubana a base di aglio e agrumi, usato
per marinare. Un'altra teoria lo lega alla traduzione della parola spagnola mojadito, che significa "umido".
“BACARDI ? NO… BACARDÍ !”
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La storia di un nome che è ormai una icona
Un'ultima ipotesi, fa risalire l'etimologia della parola al termine vudù mojo, che significa "incantesimo".
Però, la leggenda più intrigante racconta che il primo mix di tafia( il primitivo distillato di canna) limone o limetta e Hierba
Buena (una menta selvatica con gambo grosso e succoso) sia stato per la prima volta creato nel 17 ° secolo dal Corsaro
dei Caraibi Francis Drake.
Sì, proprio il comandante in seconda della flotta inglese che sconfisse l’Armada Envincible
(l'Invincibile Armata) nel 1588: una flotta composta da 130 vascelli e oltre 24.000 uomini
approntata dal re di Spagna Filippo II per contrastare la potenza marittimo-commerciale
dell'Inghilterra. "El Drake" (o meglio “El Draque” - il Dragone) faceva coltivare alcune piante
di Hierba Buena sulle navi, perché credeva che questo mix avrebbe protetto i suoi uomini –
sofferenti di dolori addominali per via del cibo avariato - da febbri e malattie.
Per cui, chi soffre della sindrome del colon irritabile ha due alternative… Può prendere un
aereo per l’Avana, recarsi alla Bodeguita del medio e bersi uno dietro l’altro cinque Mojito,
brindando alla salute de El Draque. Oppure assumere un integratore alimentare all'olio
essenziale di menta piperita, per ridurre efficacemente il gonfiore addominale.
Prima del 100°Anniversario di BACARDÍ, le forze rivoluzionarie cubane confiscarono tutte le proprietà della famiglia
Bacardì: distillerie, birrifici, uffici, magazzini e le scorte di rum in fase d’invecchiamento. Tuttavia, grazie alla lungimiranza
di Pepín Bosch, presidente della Bacardi, che nel 1958 aveva trasferito brevetti, marchi di fabbrica, la ricetta segreta e il
ceppo del lievito fuori da Cuba, e
proprie distillerie a Porto Rico e
in Messico la Bacardi riuscì a
rinascere in esilio. Nel 1993, con
l’acquisizione della Martini &
Rossi, la Bacardi & Company Ltd
con sede ad Hamilton, Bermuda
è divenuta una tra le più grandi aziende mondiali di produzione e distribuzione di bevande alcoliche.
E il pipistrello…?
Si è fatto un lifting e, nel logo attuale, non è più bruttino come il suo avo!
Nella brochure “150 years of Bacardi heritage” pubblicata per celebrare il centocinquantenario della BACARDÍ si legge:
[…] The Bat truly flies. Its puffed-out chest higher head and larger wingspan give it a sense of pride, confidence and
masculinity. The wings and tail break free as the Bat looks to the future with a sense of optimism, conveyed by the
sunlight on its face. […] better embodying the irrepressible spirit of Bacardi.],
(il pipistrello vola davvero. Il
suo petto è gonfio-in fuori, la
testa più alta e la maggiore
apertura alare vogliono dare
un senso di orgoglio, ottimismo
e mascolinità (N.d.A.: il
richiamo a Batman è un po’
stiracchiato ma sì, dai…ci stà).
Le ali e la coda si liberano come se il pipistrello guardasse al futuro con un senso di
ottimismo, con la luce del sole che illumina il suo muso, per incarnare al meglio lo
spirito irrefrenabile del Bacardi) .
(N.d.A.: un mammifero notturno che scruta il sole? Qui il copy ha una enorme lacuna in
scienze naturali! I pipistrelli, pur avendo un apparato visivo perfettamente funzionante
sono fortemente miopi: i loro occhi si sono evoluti per percepire gli insetti a distanze
estremamente ridotte e nel pieno dell’oscurità).
Al di là delle fanfare, forse è più bello pensare che il pipistrello BACARDÍ stia per volare verso la suo nido natio, a Cuba.
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QUANDO LA BODEGUITA NON SERVI’ “QUEL”
MOJITO A ERNEST HEMINGWAY…
La Bodeguita del Medio è un tipico bar ristorante a Cuba situato in Calle Empedrado n. 206, Habana Vieja.
Il locale naque come negozio di generi alimentari, ma fu trasformato in un ristorante con tipica cucina
cubana dallo spagnolo Angel Martinez e Il suo nome
deriverebbe dal fatto che i bodeguita (cantine dove
viene invecchiato il vino) erano posizionati agli angoli
delle strade, mentre questo si trova nel mezzo.
Il ristorante divenne molto noto negli anni ’50 grazie
alla frequentazione di personaggi famosi.
Le mura de La Bodeguita sono completamente
ricoperte da graffiti, autografi e frasi che Salvador
Allende, Pablo Neruda, Spenser Tracy e tanti altri
personaggi i hanno lasciato, al loro passaggio.
Ma ad uno, in particolare, è legato questo locale … Lo scrittore statunitense Ernest Hemingway che lasciò
una personalissima ed ormai celebre dedica ai due drink bevuti nei due bar da lui preferiti.
Oggi quella frase scritta a mano, con tanto di firma sottostante, è incorniciata su una parete del locale:
My Mojito in La Bodeguita, My Daiquirì in El Floridita
(Il mio Mojito lla Bodeguita, il mio Daiquirì al Floridita
Un memorabilia con un fascino particolare, no? Peccato che questa dedica - che attrae molti avventori che
desiderano ripercorrere le orme dello scrittore- altro non è che un FALSO!
Fu invece creata dallo stesso Martinez, dopo la rivoluzione castrista, per aumentare l’appeal del locale.
E la firma scritta a mano che viene citata da barman e cultori dei cocktail?
Venne realizzata da un grafico, che imitò la scrittura di Hemingway….
La riprova? Basta dare un’occhiata
alle riproduzioni della firma originale
dello scrittore, con le quali abbiamo
fatto un collage…!
E allora?
Consoliamoci con un Mojito preparato
alla maniera della Bodeguita del medio
con il cosiddetto “Oro de Cuba” il rum
Havana Club invecchiato 3 anni, come
si può vedere dal filmato…
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GLI SPOT BACARDI TRA LEGGENDA E STORIA
Se si clicca sul link al sito BACARDI, la landing page ci accoglie con un claim molto preciso:
“BACARDÍ – UNTAMEABLE SINCE 1862 ,” (INDOMITA DAL 1862).
Per poi continuare con altre affermazione molto nette:
“Terremoti, Incendi.
Esilio.
Proibizionismo.
Ci dispiace DESTINO,
hai scelto la famiglia
sbagliata”.
Da queste premesse è chiaro che la comunicazione di questa società non poteva non essere ancorata a simboli di
storia, tradizione e comunità.
Ecco quindi alcune delle campagne della Bacardi che hanno come filo conduttore queste tre parole.
Partiamo dall’ultima… BACARDI TRUE ORIGINALS è il sito web della comunità internazionale dei bartender creato
da Bacardi per fornire, creare e pubblicare contenuti dai migliori barman del mondo, con l'obiettivo di ispirare e
aiutare i follower a diventare “True Original”.
Con oltre 20.000 utenti registrati dal suo lancio nel 2011 - è la più
grande comunità di bartender del web.
Quale omaggio a questi professionisti che sono i migliori
“ambasciatori” del suo rum, Bacardi - all’interno delle celebrazioni
per il proprio 150° anniversario - ha creato una serie di quattro
cortometraggi che non possono essere considerati degli spot
pubblicitari classici, ma brani di contenuto cinematografico che
celebrano le abilità uniche che ogni barman possiede.
Certo, nella vita reale in un locale dove 20 persone al bancone gridano il proprio ordine in una sola volta è ben
difficile che il barman spenda più di 30 secondi per preparare un Mojito, ma questi spot sono validi per se stessi
e per ciò che rappresentano: l’orgoglio di fare bene il proprio lavoro.
La trama è la stessa: un misterioso avventore entra in un locale
e si avvicina al bancone. Senza che abbia ricevuto l’ordinazione
il bartender inizia la preparazione di un cocktail (sempre a base
di rum) secondo la propria “filosofia” e tecnica.
Al termine della preparazione il cliente assaggia il cocktail,
risulta visibilmente soddisfatto e – allontanandosi - lascia sul
bancone un oggetto che sembra una moneta e si rivelerà
essere un medaglione con l’immagine del pipistrello…
Nel primo film della serie, intitolato: “The
Samurai” un barman giapponese inizia la
praparazione di un Daiquirì.
Mentre una voce fuori campo spega la tecnica
di preparazione, vengono visualizzati dei flash:
immagini di un samurai con la sua spada.
Bene. Le movenze del barman nipponico sono
le stesse!
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GLI SPOT BACARDI TRA LEGGENDA E STORIA
In "The Hummingbird" (Il colibrì) ci troviamo di
fronte ad una barmaid al lavora nel bar di un club.
Quando vede arrivare il misterioso cliente, inizia la
preparazione di una Piña Colada con una
personale interpretazione della ricetta originale,
che non prevede l’utilizzo del frullatore.
Con precisione impressionante taglia un cocco
fresco e ne utilizza il succo come ingrediente.
In ”The Apothecary” (lo speziale) l’ ambientazione è da
“Nuovo mondo”: un mappamondo che fa intuire i
Caraibi, libri rilegati in cuoio, l’abbigliamento del
bartender che richiama le ampie camicie con gilet del
XVI secolo, il suo accento, “British”… Potrebbe essere
imbarcato sul galeone di “El Draque” (Sir Francis Drake).
Anche questo bartender si cimenta in una personale
variante del classico Mojito, apprezzata dal cliente.
Il personaggio dello spot “The outsider” ambientato
in un moderno club "speakeasy" a cui si accede da
una anonima porta, è impersonato da Nicolas SaintJean, “una leggenda” del “flairbartending”.
Oltre alle evoluzioni con jiggler e bottiglie, dà un
tocco di classe ad un Cuba libre, usando crystal ice
(ghiaccio cristallino) ed una cannuccia ottenuta da
un baccello di vaniglia privato dei semi…
Sempre per il proprio 150°, Bacardi ha prodotto tre “Heritage film” della durata di 60 secondi, che mostrano
momenti storici riflessi nel personale passato della distilleria.
Il primo racconta la storia delle leggendarie feste a Cuba
durante l'era del proibizionismo negli USA. All’invito: “Come
to Cuba and bathe in BACARDÍ rum.” (vieni a Cuba e fai il
bagno nel rum BACARDÍ) gli americani sbarcarono in massa
in un paese che aveva reso il party passatempo nazionale.
I soggetti degli altri due spot narrano la nascita del Cuba
Libre, cocktail che incarna lo spirito di libertà e di festa alla
fine della guerra ispano-americana e la storia di come è
nato l’iconico pipistrello del logo BACARDI.
Tutti e tre gli spot sono stati realizzati con una innovativa tecnica filmica.
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GLI SPOT BACARDI TRA LEGGENDA E STORIA
Nell’ambito delle celebrazioni del proprio 150° anniversario di storia, Bacardi lanciò nel 2013 (esattamente il
20 maggio, giorno della della indipendenza cubana) una campagna nelle sale cinematografiche USA ed alla TV
via cavo, con due film diretti dal regista Jake Scott intitolata “¡Vivimos!”, (Noi viviamo!).
La campagna mirava a far conoscere l'autenticità dei 151 anni del marchio e dello spirito della azienda,
attraverso la sua storia tra i “Millennials” (maschi con età compresa tra i 21ed i 24 anni).
Il primo film: “Eve of the Revolution” "¡Vivimos! Part I: Eve of the Revolution" (Alla soglia della rivoluzione) è
decisamente debitore al film di Sergio Leone “Giù la testa”…
Nel secondo film “The People Take Arms" (Il Popolo prende le armi)" è evidenziato il ruolo di Emilio, figlio del
fondatore della Bacardi, Don Facundo Bacardí Massó, nella lotta di Cuba per l'indipendenza da Spagna.
Un ulteriore commercial è abbinato alla serie "¡Vivimos!“. Si tratta di “Dawn of a Free Cuba” un incrocio tra
uno spot e un cortometraggio, che racconta la dell'origine del cocktail Cuba Libre.
La versione romantica – ma quasi sicuramente apocrifa degli eventi, anche se nei titoli di testa si legge
[Inspired by thruth] (ispirata ad un fatto vero) - inizia con un messaggero americano che arriva al galoppo ad
un accampamemto dei Rough Riders (il corpo militare degli Stai Uniti che combattè a fianco dei cubani nella
guerra di indipendenza ) e consegna un dispaccio a Teddy Roosvelt.
Mentre esce dalla tenda, l’assetato cavalleggero preleva di soppiatto una bottiglietta di “cola” (sappiamo tutti
che è Coca-Cola ma guai a fare della pubblicità gratuita…) ed inizia a gironzolare per il campo.
Ad un tratto il nostro Yankee adocchia una
giovane ragazza cubana. Le si avvicina e
galantemente le porge la bottiglietta.
Ma la bellezza dai capelli corvini è una
rivoluzionaria molto poco romantica e molto,
molto “tosta”…
Infatti lei, presa la bottiglietta, fa saltare via il
tappo con un grosso pugnale. Poi, con un
movimento rapido del polso, elimina un terzo
del liquido e quindi rabbocca la bottiglietta
con una piccola dose di rum prelevata da una
fiaschetta legata alla sua coscia.
(le rivoluzionarie, si sà, bevono responsabilmente. Hanno cosce sexy su cui indossare un fodero che contiene
una fiaschetta griffata. E se ne infischiano del lavoro del dentista, quando la stappano con denti bianchissimi).
La ragazza gli rende la bottiglietta e, pronunciando fiera la frase “ ¡Cuba Libre! ” si
allontana, lasciando l’attonito “Yanqui”a gustarsi da solo la nuova bevanda.
Forse il nostro ragazzo doveva prendere lezioni da Woody Allen, quando– nello
“Stato libero di Bananas” - si trovò a tu per tu con una guerrigliera….
THE SUGAR CANE WAR:
Bacardí Havana Club rum Vs. ron Havana Club
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Quando gli Stai Uniti rimuoveranno il divieto alla vendita di rum di produzione cubana sul proprio
territorio Nazionale - Havana Club International S.A. lancerà sul mercato USA il rum “HAVANISTA.”
Questo trademark avrà la stessa bottiglia e la medesima etichetta di
un’altra marca di propria produzione, l’ HAVANA CLUB …
Ma perché usare un nuovo nome quando il marchio HAVANA CLUB è già
conosciuto ed apprezzato?
Lo spieghiamo in questo articolo ma, teniamo presente che quella che
raccontiamo, non è una storia di nomi e marchi, ma una vicenda che per
il rum, e tramite il rum è parte integrante della strategia anti-castrista
degli Stati Uniti d’America e guerra commerciale tra multinazionali, per
la supremazia nel mercato mondiale di questo distillato.
Torniamo al marchio Havanista. Questa strategia commerciale, condotta dalla joint venture tra la
francese Pernoid Ricard e la cubana CubanaExport, è la risposta della multinazionale al rifiuto da parte
della US Supreme Court (Corte Suprema degli Stati Uniti) di rivedere la decisione della Corte d'Appello
del Distretto di Columbia di non rinnovare la
registrazione del marchio Havana Club negli USA
(un trademark registrato negli Stai Uniti da 35 anni)
in applicazione della “Section 211” della legge
Helms-Burton del 1996 che proibisce non solo il
riconoscimento ma anche il rinnovo di trademark
associati a proprietà che siano state nazionalizzate
dal governo cubano.
Se a quanto sopra aggiungiamo il fatto che la Bacardí International Limited commercializza una propria
versione dell’ Havana Club unicamente negli Stati Uniti, mentre Pernod Ricard vende il suo Havana Club
nel resto del mondo, sembra di vedere una situazione alla “Catch 22” …
Un'apparente possibilità di scelta in una regola, dove in realtà, per motivi logici nascosti o poco evidenti, non
è possibile alcuna scelta ma vi è solo un'unica possibilità.
[ lo possiedo un rum originale cubano con un marchio che è stato registrato negli Stati Uniti per 35 anni,
ma gli Stati Uniti mi vietano di vendere questo rum sul proprio territorio proprio perchè originario cubano,
mentre consentono ad un concorrente la distribuzione di un rum che ha lo stesso trademark ma che è
stato prodotto a Porto Rico...].
Per comprendere lo scenario in cui si sta combattendo questa “guerra” come al solito è necessario
andare indietro nel tempo e fermarsi ad un giorno ed un luogo preciso.
Quando e dove?
Esattamente il 6 agosto del 1960 a Cuba, quando i “Barbudos” guidati
da Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara, dopo aver scacciato il
dittatore Batista, instaurarono un governo rivoluzionario che
nazionalizzò banche, ferrovie e imprese, molte delle quali in mano agli
Stati Uniti.
Bene. Adesso, gentile lettore ti chiederai cosa c’entra il rum…
C’entra eccome!
Negli anni ’40 la Bacardi aveva un ruolo fondamentale nella economia di cuba,
tanto che -prima della dittatura di Batista - Pepín Bosch, proprietario della
rumeria, fu nominato Ministro delle Finanze e venne definito dalla rivista Time
[The best Finance Minister Cuba ever had] (Il miglior Ministro delle Finanze mai avuto da Cuba) per
avere trasformato un deficit di 18 milioni di dollari in un attivo di 15 milioni.
Bosch finanziò Fidel Castro durante la revolución e, quando nel 1959 il leader maximo si recò negli Stati
Uniti a presentare il suo movimiento revolucionario cubano de izquierda (movimento rivoluzionario di
sinistra), Bosch faceva parte della delegazione che lo accompagnava.
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THE SUGAR CANE WAR:
Bacardí Havana Club rum Vs. ron Havana Club
Ma Don Pepin già dal 1955 aveva delocalizzato e contava su una filiale
nelle Bahamas e due distillerie in Messico e in Brasile. Per cui, quando
Castro nazionalizzò, egli trasferì la sede della sua società a Nassau.
E quando la prima partita di BACARDÍ nazionalizzato arrivò in UK, Bosh
ottenne dai tribunali britannici il bloccò delle importazioni.
Il regime castrista allora fece confluire il prodotto degli stabilimenti della
Bacardi nazionalizzata nel marchio – al quel tempo meno importante:
Havana Club, requisito alla famiglia Arechabala.
Da quel momento la famiglia Bacardì si schierò al fianco del governo USA contro Cuba e il suo
concorrente Havana Club.
Hernando Calvo Ospina nel libro “Bacardi, the Hidden War”
(Bacardi, la guerra occulta) porta avanti la tesi che la
multinazionale Bacardi, nel corso degli anni abbia finanziato il
terrorismo che ha insanguinato Cuba.
Sembra opinabile ma vi sono varie fonti che tendono a rendere
veritiera questa affermazione. Eccole...
Nel 1960, Jose Pepin Bosch, seguì in prima persona l’acquisto di un
bombardiere B-26 Marauder, che avrebbe dovuto distruggere le
raffinerie di petrolio di Cuba, con l’intento di creare un blackout nel
Paese e quindi stimolare "uno stato di sovversione nazionale".
(NdA Anche il Dipartimento di stato USA aveva sviluppato piani di bombardamenti ed invasione di cuba)
Però uno scoop del The New York Times che mostrava la foto dell’aereo vanificò il piano.
Il patron di Bacardi finanziò poi, con 10.000 dollari al mese, la
RECE - Representación Cubana en el Exilio (Rappresentanza
Cubana in esilio) al cui vertice era un ex ufficiale dell'esercito di
Batista che aveva partecipato, in qualità di vicecomandante, alla
"Bay of Pigs Invasion"(Invasione della Baia dei Porci - in spagnolo
"La Batalla de Girón") il fallito tentativo da parte di esuli cubani e
mercenari addestrati dalla CIA di invadere Cuba.
Nel 1964 alcuni documenti della CIA - -desecretati dallo US National Security
Council nel 1998 - mostrano che esistevano piani per organizzare, tramite la mafia
statunitense, l’assassinio di Fidel Castro, e Ernesto Che Guevara. In essi veniva
segnalato un contributo di 100.000 dollari da parte di Pepin Bosch.
Negli anni ’80 azionisti della Bacardì erano
ai vertici della FNCA Fundación Nacional
Cubano Americana : organizzazione di esuli
cubani creata con il favore della Amministrazione Reagan per ripulire l’immagine
dei controrivoluzionari coinvolti in attentati al regime castrista e traffico di droga.
Ecco la dichiarazione di una portavoce della Bacardi, al libro di Ospina: «No one at Bacardi believes this book
is worth commenting on.» (Nessuno alla Bacardi crede che questo libro valga la pena di essere commentato).
Più di recente la Bacardi ha avuto un
ruolo fondamentale nel lobbying sulla
legge Helms-Burton del 1996, che ha
reso un reato l’investimento in proprietà nazionalizzate da Castro. Tanto è vero che nei circoli congressuali, la
legislazione è stata soprannominata “The Bacardi bill” (Progetto di Legge Bacardi).
THE SUGAR CANE WAR:
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Bacardí Havana Club rum Vs. ron Havana Club
Ma la “Rum War” è anche una disputa commerciale per la conquista del
mercato mondiale di questo distillato, tra la Bacardi International Limited
e la Havana Club International S.A.
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Anche qui è necessaria una breve cronologia dei fatti …
Con il marchio Havana Club si intendono i rum cubani, prodotti dalla
Havana Club International S.A. e distribuiti nel mondo dalla multinazionale
francese Pernod Ricard che ne è proprietaria al 50%.
Creato nel 1878 da José Arechabala prende nome dall’omonimo e celebre
bar Havana Club.
Questo marchio è una
icona nazionale.
Gli spot pubblicitari
fanno spesso riferimento
al turismo di Cuba.
Con la rivoluzione cubana del ‘59, gli Arechabala emigrano negli USA e il
governo cubano statalizza la distilleria. Nel 1973 la famiglia Arechabala
lascia scadere il brevetto del nome e nel 1976 il marchio è registrato dalla
Cubana Export, sia a Cuba sia negli USA.
Dal 1993 il prodotto è commercializzato da Havana Club International S.A.
che, nel 1996, rinnovò negli USA i diritti sul trademark per altri 20 anni.
Sul nome "Havana Club" è in atto una controversia tra la Havana Club
International S.A. e la Bacardí International Limited; con quest’ultima che
afferma di avere comprato nel 1997 dalla famiglia Arechabala i diritti residui
sul trademark Havana Club che includono la ricetta originale del rum.
In base alle leggi degli USA sull’embargo verso
l’isola, solo alla Bacardi International Limited è
consentito di commercializzare un rum chiamato
Havana Club sul proprio territorio: infatti sulla
etichetta è indicato: “Puerto Rican Rum” ottenuto
seguendo la ricetta originale cubana del 1920.
Havana Club International S.A. ,viceversa, mantiene i diritti sul marchio
Havana Club in 120 mercati mondiali, nei quali commercializza il suo rum.
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Ed eccoci arrivati ai giorni nostri e ad un rum di cui non comprendevamo
il perché del nome: “Havanista”. Tutto chiaro, adesso… no?
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