La natura industriale ed i parchi paesaggistici come fondamenti

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La natura industriale ed i parchi paesaggistici come fondamenti
Tomas Grohé - La natura industriale e il paesaggio nella regione della Ruhr
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Tomas Grohé
La natura industriale ed i parchi paesaggistici come fondamenti
strategici per il superamento del cambiamento strutturale
nella regione della Ruhr
Premesse
Da tre anni è finita la Internationale Bauausstellung dell’Emscher Park, perlomeno
non esiste più la sua società di progettazione. Ma ancora adesso i progetti dimostrano
di avere una grossa forza trainante e, nelle loro conseguenze, un’inaspettata
dinamica intrinseca, talvolta perfino in settori e zone in cui nessuno lo avrebbe
creduto.
IBA rappresentava un’iniziativa di cooperazione imposta dall’alto, con fiumi di
denaro pubblico e con meccanismi di consenso ritualizzati, nel senso di una
formazione di consenso dal basso. La qualità dei risultati concreti di questa
cooperazione pubblica, che ha lasciato stupito tutto il mondo (i monumenti
industriali, il parco paesaggistico, i landmark, gli insediamenti abitativi, le zone
industriali) ha però destato prospettive e desideri di una collaborazione diversa e più
ampliata e di un altro modo di rappresentarla all’esterno. I pregi evidenti di IBA sono
anche gli aspetti, statisticamente rilevati e di alto profilo emotivo, di una nuova
identità regionale.
Così è da un anno che è in corso un acceso dibattito sui futuri sviluppi della
regione della Ruhr. Ne illustrano tutta l’ampia portata le parole chiave “città della
Ruhr” e “regione metropolitana Reno-Ruhr. Ma non appena l’argomento arriva in
ambito politico, e più precisamente partitico, i partecipanti al dibattito si incagliano
a dibattere la struttura, il dibattito avviene sullo sfondo delle diverse coalizioni
presenti nei comuni e nella giunta regionale, si cimentano con soluzioni “di principio”
e “definitive”, che non stanno né in cielo né in terra.
E così qui da decenni non succede niente. Infatti queste discussioni sono prive
di contenuti, non trattano la qualità della vita regionale o obiettivi di uno sviluppo
duraturo. Rimangono ferme sul piano formale, cosa che avviene già dagli anni ’20 del
secolo scorso, da quando, nel 1920, fu fondata per la prima volta al mondo una lega
di città con competenze sulla pianificazione regionale (la SVR, associazione di
insediamenti del circondario della Ruhr), il cui erede, quasi totalmente privo di poteri
– è attualmente la KVR (associazione dei comuni della Ruhr).
Quasi parallelamente a questo dibattito, ridiventato di grande attualità, è stato
varato, sul piano della collaborazione informale fra le otto città più importanti della
Ruhr (Duisburg am Rhein, Oberhausen, Mülheim an der Ruhr, Essen, Gelsenkirchen,
Herne, Bochum e Dortmund) un progetto, finanziato, in quanto progetto di sviluppo,
dal governo federale, dal governo regionale e con quote di partecipazione delle città
interessate: “Regione metropolitana Ruhr 2030” In questo progetto, con lo slogan
“Cooperazione e concretezza”, si evita strettamente qualsiasi discussione strutturale,
lavorando invece su prospettive concrete per l’anno 2030, con l’obiettivo di stabilire
entro dell’anno in corso, un intero pacchetto di progetti di cooperazione effettiva nei
seguenti campi, e di avviarne da maggio la realizzazione:
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zone industriali intercomunali
piano regionale di utilizzo delle aree – masterplan città-regione
politiche intercomunali sull’immigrazione
cooperazione intercomunale con l’obiettivo del consolidamento dei bilanci
nuovo modo di abitare e lavorare sull’acqua
turismo “soft” nella valle della Ruhr, dalla sorgente alla foce
E’ mia convinzione – conosco ancora molte delle persone attive in questo
progetto fin da tempi dell’IBA – che la disponibilità delle città a questa cooperazione
sul piano assolutamente pratico, sia un effetto dei dieci anni dell’IBA dell’Emscher
Park. Si tratta dei primi passi, non solo per conservare nel loro aspetto esterno, ma
anche per utilizzare come “punti di ancoraggio” per le nuove strategie di sviluppo, i
fattori di localizzazione “soft” creati in questi anni (highlights culturali, paesaggio,
centri tecnologici e parchi industriali, nuovi insediamenti abitativi e meravigliosi
insediamenti in città giardino rammodernate).
Quanto al paesaggio ed alla natura nel senso più lato del termine, vorrei
riferire brevemente sulle esperienze che toccano questo importante fattore locale:
La partenza
A metà degli anni ’80, si aveva della Ruhr sempre l’immagine di una regione
nera, in cui pioveva polverino di carbone, priva di qualche angolo tranquillo, per via
del continuo disturbo causato dall’industria o dai rumori del traffico, che,
caratterizzata da forme di vita proletarie, tirava avanti nel vuoto culturale e dove
quasi nessuno andava a lavorare per libera scelta e tantomeno a viverci ….
D’altra parte, già allora si cominciava a intuire chiaramente che le basi
economiche della Ruhr (carbone e acciaio) sarebbe definitivamente sfumate e che in
parte, ad esempio per quanto riguarda la perdita dei posti di lavoro, i risultati di
questo processo si sarebbero potuti calcolare con precisione nel corso degli anni. Si
doveva progettare una strategia mirata, un programma strutturale efficace e
realizzabile in tempi brevi, che
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“ponesse dei paletti” strategici, lungo i quali potessero realizzarsi nuovi
sviluppi a lungo termine e
creasse una nuova immagine della Ruhr
Così la IBA dell’Emscher Park si avviava con una triplice provocazione già solo
nel nome: Mostra internazionale dell’edilizia dell’Emscher Park, che esprimeva due
elementi fisici ed un elemento di marketing, che prima di allora non erano mai stati
messi in correlazione nella Ruhr :
L’Emscher, che tutti conoscono, e che da oltre un secolo non è più un fiume,
ma, insieme con i suoi antichi affluenti, una cloaca massima di ca. 380 km,
canalizzata, che scorre in gran parte all’aperto, maleodorante ed in alcuni tratti
mortalmente pericolosa, e che percorre tutta la regione da Dortmund a Duisburg: le
acque reflue prodotte da ca. 4,5 milioni di persone sono convogliate nell’Emscher e
quasi la stessa quantità di scarichi abitante-equivalenti è prodotta dall’industria.
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Poi il “parco”, di cui ci si chiedeva soltanto dove diavolo fosse. C’è qualche
montagnola di detriti recintata ed un paio di campi fra le zone industriali e tutto è
veramente “terra proibita”. Le zone verdi fra le città sono risibili! La campagna
fruibile più vicina si trova in Olanda!
E, in terzo luogo: le persone che pensavano di invitare da fuori Ruhr moltissime
altre persone nell’ambito di una mostra internazionale per vedere cosa si stava
avviando, erano ritenute completamente pazze.
La stessa reazione esprimevano i cosiddetti specialisti.
Alla base di questa provocazione c’era un’idea che avrebbe avuto un grande
impatto anche per la regione di Milano: ossia che senza interventi ecologici credibili e
visibili, non può esservi neppure un duraturo cambiamento della struttura economica
e sociale. Sapete tutti che gli attori di qualsiasi modifica strutturale, con i loro
prodotti e servizi, sono i colletti bianchi, quindi i tecnici, gli ingegneri, gli scienziati e
gli intellettuali. Ma queste persone hanno, per se stessi e per le loro famiglie,
esigenze molto più elevate in fatto di ambiente, istruzione e tempo libero sui luoghi
di residenza e di lavoro, rispetto a quelle che si riteneva avessero gli operai
dell’industria pesante dell’ultimo secolo.
Ma la provocazione stava proprio nel concentrarsi sul “caso peggiore”. I due
principali progetti conduttori dell’IBA erano:
• la ricostruzione del paesaggio, e
• la riqualificazione ecologica del sistema dell’Emscher
E questi due progetti erano assolutamente inseparabili, dato che la maggior
parte dei canali scorrevano attraverso le aree verde e aperte tra le città, ma
dovevano essere protetti sulle due rive, il paesaggio non era liberamente accessibile,
le strade erano sempre limitate da recinzioni e da fossati invalicabili …
Fondamenti della strategia paesaggistica
In principio si assistette ad una ricerca tenace e molto diffusa di un modello, o
per lo meno di elementi interessanti da cui si potesse comporre un modello. Vi furono
accesi confronti tra il modello inglese e quello francese di pianificazione del
paesaggio, da una parte, con la loro tendenza a trasformare completamente e
riconfigurare il paesaggio, e il modello tedesco tradizionale dall’altra, che affonda le
sue radici in una filosofia di tutela della natura nata già nel XIX secolo.
Questa fase di incertezza teorica fu anche utilizzata per esaminare più
accuratamente sul posto gli spazi paesaggistici esistenti e quelli resisi disponibili per
la dismissione di grandi industrie. Vennero condotti studi ed esaminata la letteratura
esistente. Il tutto veniva sempre rimesso in discussione nel corso di workshop di alto
profilo professionale.
E a poco a poco venne a delinearsi una nuova visione: il disprezzo, dapprima a
malapena celato, di quello che si sarebbe scoperto nel paesaggio, si trasformava in
curiosità a malapena contenibile!
Paesaggio e natura venivano, per così dire, riscoperti! Stupore e fascino
crescevano quanto più si potevano documentare meravigliose “attività della natura”
nella riconquista di aree dismesse e vecchi impianti obsoleti.
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Una quantità inaspettata di piante, esotiche per la regione della Ruhr,
originarie di regioni lontane, e arrivate insieme ai trasporti delle materie prime,
hanno trovato qui condizioni di esistenza favorevoli e si sono bene acclimatate. E’
comparsa un’altrettanto vasta varietà di biotopi, offrendo spazi alle più svariate
forme di vita.
Ed inoltre queste formazioni consentono di formulare ipotesi sulle svariate
forme d’utilizzo precedente delle aree. Esse costituiscono per così dire un diario o
archivio vivente del passato industriale della Ruhr, che tuttavia si deve imparare a
leggere solo con una certa fatica.
E appena le aree diventano accessibili, si risvegliano reminiscenze della foresta
vergine e della giungla, il pensiero va involontariamente a castelli affossati nella
vegetazione ed a tesori da scoprire …
Venne coniato il concetto di natura industriale, che descrive una caratteristica
univoca, in quanto in tutto il mondo non esiste una natura industriale ed un paesaggio
industriale di questa qualità, con questa estensione e di questa consistenza.
A quel punto la strategia dell’IBA acquisì chiarezza e vennero attribuite
funzioni precise alle principali strutture. L’approccio al progetto del Parco
paesaggistico dell’Emscher fu sviluppato su quattro livelli:
• Il consorzio dell’Emscher, attore regionale di tutto il sistema delle acque
reflue, avviò la sua attività con studi e programmi concreti di riconversione:
anzitutto le canalizzazioni aperte dovettero essere sostituite con nuovi
sistemi in condotte, prima di poter avviare la rinaturalizzazione di alcuni
corsi d’acqua. Questo attore ha agito in gran parte autonomamente e più o
meno in accordo con le città e l’IBA.
• Le fasce verdi regionali prese in carico e amministrate da KVR ancora al
tempo della SVR, nel corso del tempo si erano degradate a terra di confine
fra le città. Qui si istituirono sette comunità di lavoro intercomunali: le
città confinanti con le fasce verdi formavano una comunità di
pianificazione. Elaboravano Piani-quadro informali ed investivano nei primi
interventi edilizi, in particolare nella realizzazione di percorsi e punti
panoramici. Da vari settore del governo regionale fu varato un programma
articolato di incentivazioni: “il programma ecologico Emscher Lippe
(ÖPEL)“, che ancora oggi mette a disposizione risorse.
• La KVR fu incaricata di elaborare un piano guida sull’intero territorio di ca.
320 Km² e di coordinare le sette comunità di lavoro. Nel 1994 i due piani
erano stati completati, in modo da poter essere deliberati in seno al
comitato direttivo dell’IBA. Le città recepirono i piani quadro nei loro piani
regolatori ed il piano guida della KVR venne recepito nel piano regionale
varato dallo stato.
• IBA stessa organizzò una serie di gare internazionali per la modellare
artisticamente alcuni punti elevati prescelti, onde crearvi, con una
illuminazione artistica, anche di notte, landmark inconfondibili. Un secondo
gruppo di gare e commesse di pianificazione si concentrò su importanti
parchi, in cui degli artisti dovevano fare in modo da suscitare sorpresa e
curiosità, all’imbattersi improvvisamente in opere d’arte laddove venivano
solo scaricati frigoriferi e nascoste immondizie.
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Obiettivi della strategia
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Il paesaggio riscoperto e la varietà della natura dovevano essere rivalutati,
rendendoli vivibili e di pregio artistico.
Le brochure sull’itinerario della natura industriale e guide appositamente
offerte da associazioni naturalistiche e dalle stazioni ecologiche recentemente
organizzate nelle fasce verdi regionali, aiutano coloro che desiderano riscoprire
la natura.
Dovrebbe essere facile raggiungere rapidamente il paesaggio e farne
esperienza, grazie ad una rete regionale di sentieri escursionistici e piste
ciclabili (che attualmente presenta solo piccole lacune). Sono molto richieste
le guide degli itinerari, con cartine di facile consultazione.
Le qualità della natura del parco paesaggistico dell’Emscher devono essere
attentamente sviluppate e curate, con l’impiego di personale appositamente
formato (in parco c’è una grande società di formazione professionale). Gran
parte dei declivi e dei boschi è curata dalla KVR.
In un particolare progetto di “bosco industriale” su aree selezionate, una
guardia forestale appositamente specializzata osserva lo sviluppo biologico e
sperimenta, con i suoi collaboratori, vari tipi di manutenzione del verde,
possibilmente senza danneggiare il carattere della natura e l’immagine del
paesaggio. Ha la sua stazione forestale al centro del bosco industriale, a appena
15 minuti dal centro di Gelsenkirchen.
Per i primi anni le comunità di lavoro intercomunali dovrebbero essere
rafforzate tanto da resistere bene alla pressione politica esercitata dai comuni
per un utilizzo diverso delle aree.
In prospettiva questi attori, sostenuti dal consenso, dovranno assumersi la cura
e lo sviluppo del parco paesaggistico dell’Emscher come sistema completo. In
questo momento si sta operando concretamente in questo senso.

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