Libri del mese / segnalazioni 44
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Libri del mese / segnalazioni 44
L ibri del mese / segnalazioni R. Newbury, Oliver Cromwell. A cura di E. Scroppo, Claudiana, Torino 2013, pp. 232, € 17,50. 9788870168068 E ra un gentiluomo di nascita e non ha vissuto «in considerevole altezza ma neppure in oscurità»: così Oliver Cromwell si espresse il 12 settembre del 1654, in occasione del discorso d’apertura del Parlamento che aveva convocato in qualità di lord protettore del Commonwealth repubblicano unito di Inghilterra, Scozia e Irlanda e delle colonie del Nord America. Da vero gentleman inglese si espresse nei confronti di se stesso con una locuzione tutta tesa al self-deprecation, all’autodenigrazione, perché solo così poteva dimostrare d’essere tale a differenza di quel Carlo I Stuart che divenne il primo re ad avere la testa decapitata dopo una regolare sentenza espressa da un’Alta corte di giustizia: era il 9 febbraio del 1649 quando sua altezza salì sul patibolo. Quel giorno un brivido percorse le corti di tutta Europa; soprattutto quelle rimaste fedeli alla Chiesa di Roma, che nello stato assoluto avevano trovato una soluzione politica alternativa a quanto, invece, stava elaborando quell’«eresia» che dalla città di Ginevra si era, ormai, diffusa al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico. Un’«eresia» che ha forgiato l’Occidente, con buona pace degli oppositori d’allora e di quelli contemporanei. Richard Newbury, storico e giornalista inglese, autore di accattivanti monografie dedicate a Elisabetta I e alla regina Vittoria, sempre edite dalla Claudiana, con questa sua ultima opera concentra la propria attenzione sul puritano Oliver Cromwell che ebbe la ventura d’imporre, l’unica volta in tutta la storia britannica, un regime repubblicano. Mai, infatti, lo si era avuto in precedenza e mai lo si avrà successivamente sino ai nostri giorni. D’altra parte è impossibile immaginare una Londra senza i reali. Forte di una tradizione monarchica tutta britannica, con questo suo agile, a tratti ricco di humour, ma sempre rigorosamente documentato saggio, Newbury ricostruisce le vicissitudini di un’epoca 44 Il Regno - 43-45_libri_segnalazioni.indd 18 attualità 2/2014 che si dipana tra il 1620 e il 1658, le cui radici affondano nel secolo precedente allorquando vennero gettate le basi per la nascita del futuro Impero britannico e, tramite il secondo Atto di supremazia del 1559, della Chiesa anglicana. Opera storica, quella di Newbury, che costituisce per il panorama editoriale italiano una notevole novità, se non altro perché il testo più recente sulla figura di Cromwell risale agli inizi degli anni Settanta, quando gli editori Laterza diedero alle stampe la Vita di Cromwell di Christopher Hill. Ecco, dunque, che sotto i nostri occhi affiora il nome impegnativo dei Cromwell. Già perché Oliver era pronipote di quel Thomas Cromwell, di sentimenti luterani mai del tutto apertamente confessati, che ebbe un ruolo fondamentale sotto Enrico VIII, di cui era il consigliere più fidato, nel tessere con pazienza e astuzia una lotta politica e religiosa nei confronti della Chiesa di Roma e dei cattolici inglesi. Lo stesso primo Atto di supremazia del 1534 fu opera sua. Peccato, però, che sei anni dopo anche lui posò il capo sul ceppo. Il pronipote Oliver, nato nel 1599, vissuto all’ombra del ricordo familiare del grande avo, fu quello che più di ogni altro sentì in famiglia l’obbligo di essere degno di quel nome. Newbury in modo incalzante narra la storia dell’Inghilterra degli Stuart, mettendo in parallelo la figura dell’ultima Tudor, la «regina vergine» Elisabetta I, con quella di suo nipote Giacomo I, figlio di Maria Stuarda, sua cugina alla quale, con profondo rammarico, ma seguendo l’inesorabilità dei terribili eventi storici di cui entrambe furono assolute protagoniste, fece tagliare la testa. Un’altra luce, però, guidava Cromwell, esponente di quella gentry, la piccola nobiltà di campagna, che costituiva l’ossatura della monarchia inglese. «Un re in Parlamento» custode dei diritti dei singoli sudditi, la proprietà, la libertà e la religione furono le parole d’ordine che nel loro insieme rappresentarono la carta d’identità di un cristianesimo che si definiva puritano, ovvero un modo di essere cristiano purificato dalle «scorie papiste» sia teologiche sia liturgiche che tanto ancora inficiavano la Chiesa d’Inghilterra. Proprio per questo i puritani attuarono la loro«Rivoluzione dei santi» ovvero di coloro che rappresentavano un «nuovo Israele», un nuovo popolo eletto. E puritano e «santo» era il nostro eroe. Acutamente Newbury sottolinea il ruolo che ebbe nella formazione culturale e re- ligiosa del giovane Oliver l’ambiente scolastico con la presenza di un professore, Thomas Beard, vicar (pastore), amico e consigliere di famiglia, il quale sulla base di un suo testo del 1597 The Theatre of God’s Judgements (Il teatro dei giudizi di Dio) insegnava ai propri allievi la storia vista come opera della divina Provvidenza. In quell’aula scolastica Cromwell ebbe modo di apprendere che i sovrani dovevano essere giudicati da Dio più severamente dei sudditi non solo perché erano «più incalliti e arditi nel peccare», ma perché anche più inclini a «considerarsi esonerati da ogni correzione e punizione a loro dovuta». In breve, nella giovane mente di Oliver venne fissata la motivazione di fondo del processo e della condanna nel 1649 del «sanguinario Carlo Stuart» per aver «dichiarato guerra al suo popolo». Il Dio che Thomas Beard gli trasmise è quello che sempre veglia sul progresso terreno delle donne e degli uomini, un Dio esigente, onnipresente, che interferisce, che giudica, che remunera (cf. 34), un Dio che tutto chiede e che tutto dà affinché il convertito, a sua volta, possa restituire ciò che ha ricevuto in maniera gratuita e immeritata ai suoi simili, suoi fratelli e sorelle. L’uomo destinato a essere uno dei governanti più potenti di tutta l’Europa, a essere a capo di un nuovo modello di esercito, famosi e imbattibili i suoi Ironsides, ad avere eretta secoli dopo la sua statua davanti a Westminster a custodia della democrazia liberale, ebbe una vita spirituale dettata dal Dio della Istituzione della religione cristiana di Calvino, filtrata dalle generazioni di puritani che seguirono e svilupparono in una vera e propria teologia politica la linea tracciata dal teologo-giurista di Ginevra. Oliver Cromwell, il lord protettore d’Inghilterra che rifiutò, per coerenza e intima umiltà o forse perché non portava bene, l’offerta di tenere sulla testa una corona lasciò, come sottolinea nella sue conclusioni Richard Newbury, in eredità ai suoi concittadini una monarchia costituzionale, invidiata da tutta Europa, forte ormai di una Dichiarazione dei diritti propugnata dal filosofo John Locke e di un Atto di tolleranza per tutti i protestanti che accettava la pluralità delle diverse confessioni: compresa, di fatto, anche la presenza dei cattolici. Cromwell, un «santo» ancora da scoprire, eletto in un aula «sacra» come è quella del Parlamento. Domenico Segna XVIII 22/01/14 19.11