Corso di analisi e tecniche di pianificazione urbanistica

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Corso di analisi e tecniche di pianificazione urbanistica
1 SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI -­‐ FACOLTA’ DI ARCHITETTURA LUIGI VANVITELLI Corso di analisi e tecniche di pianificazione urbanistica
(corso integrativo)
docente: arch. Enrico Formato, PhD anno accademico 2011-­‐2012 PROGRAMMA PARTE PRIMA. Introduzione La pianificazione urbanistica, tra politica e tecniche.
L’urbanistica come “governo del territorio” (definizione di Mazza).
L’urbanistica come “scienza” (definizione di Astengo)
L’urbanisme est une clef (definizione di Le Corbusier)
Necessità ed attualità della pianificazione
PARTE SECONDA. Fondamenti 2.1. L’urbanistica come “cura” Opera per migliorare la città. Origina dai regolamenti d’igiene e dai grand travoux nella Parigi di Napoleone III.
Si basa sul tentativo di razionalizzare le funzioni e la densità delle concentrazioni urbane sorte con la Rivoluzione
industriale.
Argomenti trattati:
- il territorio e la città prima dell’urbanizzazione industriale;
- la “malattia”: esplosione urbana, congestione, degrado;
- la “prospettiva dell’infinito”: le tecniche di progettazione urbana, dal parco barocca alla città:
- gli “sventramenti” e i “tunnel: dalla Parigi di Napoleone III alla Washinghton del City Beautiful;
- la Barcellona di Cerdà: dal piano di riforma al piano di espansione; prime codifiche: viali, isolati, misure
“standard” per i servizi pubblici;
- i “piani delle infrastrutture” secondo Giancarlo De Carlo: gli esempi dei piani di Berlino (1862), Firenze
(1864), Roma (1863), Milano (1889) e la Vienna di Otto Wagner (1911);
2.2. L’urbanistica “oltre la città” Lavora sulle alternative alla città. Origina dalla Rivoluzione francese ed attraverso le “utopie ottocentesche, il park
movement negli Usa e la “città giardino” howardiana” conduce ai suburbia contemporanea.
Argomenti trattati:
2.2.1. More landscape. America, una nazione senza città
- Le origini illuministiche dell’ideologia antiurbana: il villaggio di Maupertuis di Ledoux (1784);
2 - L’ordinanza del presidente Jefferson del 1784; l’ideologia fisiocratica e la tecnica del grillage;
- Primi, distorti, esiti del grillage fisiocratico: New York alla metà dell’800;
- America, tentativi di riforma e mos maiorum: il landscape movement e la codifica della città natura attraverso le
“invenzioni” di F.L. Olmsted: la “riserva naturale” (Yosemite valley, Niagara Falls); la “natura in città” (Central
Park, Morningside park, Riversid park, Prospect park a New York, Buffalo park system, South park a Chicago,
l’emerald necklance a Boston); la “città nella natura” (Campus di Berkeley, American Universitym a
Washinghton DC; sobborghi di Riverside a Chicago e Pinehurst nel North Carolina;
- L’ “arabesca” come matrice antiprospettica ed “informale”: dalla sistemazione del Capitol di Washinghton di
Olmsted (1895) al Capitol di Giurgola a Camberra (1978)
2.2.2. More ethic. La fuga dalla città: utopie e serializzazione
- il movimento cooperativo di Owen, il villaggio razionale di New Lanark (1816) e la “machine à habiter”; la
città come moltiplicazione di unità funzionali autonome e concluse: attualizzazione di una prassi classica;
- Fourier: dalla città ideale al “regolamento edilizio”: fondamenti della ricerca moderna sulla standardizzazione
edilizia e sull’asse eliotermico;
-Il “falansterio” come provenienza della unitè d’habitation; esempi: il “familisterio” di Godin a Guisa (1859) e
l’unità d’abitazione di Le Corbusier a Firminy (1965);
- il movimento di Cabet: Icara, verso una razionalizzazione funzionale della città industriale moderna;
2.2.3. Landscape + ethic. La città giardino
- L’ipotesi di Howard: Garden cities of Tomorrow (1898-1902): struttura e forma dell’insediamento; la“città
giardino” come “terzo magnete”, punto di equilibrio tra città e campagna; la“città giardino” come “unità a
dimensione conforme”; modalità realizzative della Garden city: l’acquisto preventivo e temporaneo delle aree da
urbanizzare;
- Tentativi di Garden City: Letchworth (1902) e la sperimentazione sulla casa isolata ; Hampstead (1905) e
l’invenzione del townscape (il contributo di Parker ed Unwin); Welwyn (1919) e la dissoluzione dell’isolato
mediante il “cul-de-sac”; Radburn nel New Jersey (1928): la dissoluzione dell’isolato mediante la
compenetrazione del sistema dei parchi;
- La dissoluzione della città-giardino nei suburbia contemporanei
2.2.4. Modern vision. La città verde / la città funzionale
- La cité industrielle di Tony Garnier (1902): specializzazione funzionale ed inediti rapporti con la natura
nell’esperienza Europea;
- Lo schema di città lineare dall’ipotesi di Sorya y Mata all’ipotesi disurbanista in Unione sovietica;
- Il piano di Van Easteren per Amsterdam come manifesto dell’urbanistica dei CIAM (Congressi internazionali
d’architettura moderna)
- La ville radoiuse e la ferme radiouse nella ricerca urbanistica di Le Corbusier;
PARTE TERZA. Vicende dell’urbanistica moderna in Italia 3.1. Originalità della ricerca italiana Esiste una specificità dell’urbanistica italiana: l’importanza che essa assegna alle persistenze ambientali e lo studio
della forma urbis. Da questa impostazione culturale derivano gli “studi urbani” e la tecnica di regolazione dei
tessuti storici nota come “conservazione integrale” (Carta del restauro di Amsterdam, 1975).
3.1.1. Un’ipotesi di paesaggio per la modernità
3 - Il Piano regolatore della Valle d’Aosta (1934) promosso da Adriano Olivetti e redatto dai BBPR con altri
esponenti del movimento moderno italiano: un piano d’autore: chi sono i BBPR; il ruolo di Rogers e
Casabella-continuità all’interno dei Congressi internazionali d’architettura moderna; l’aspetto “ortodosso” del
piano: l’impostazione logico-deduttiva, l’impalcatura analitica, la composizione paesaggistica ottenuta per
contrasto tra artificio (ordine, regola) e natura (sublime), il “racconto urbanistico” come processo di
emancipazione; aspetti “eterodossi” da cui nasce la particolarità italiana: la valorizzazione della storia e delle
preesistenze ambientali: Roma nella Valle d’Aosta.
3.1.1. Un’altra dispersione (era) possibile
- La Bonifica integrale dell’Agro Pontino; il sistema insediativo: casali, borghi e città-giardino; il “progetto di
suolo” come terreno comune di un sistema insediativo disperso; la città-giardino all’italiana: riuscita del modello
a scala geografica e composizione urbanistica: rapporto con il paesaggio, dinamismo prospettico, elementarismo,
ed asimmetria nella Piazza della Rivoluzione di Luigi Piccinato a Sabaudia (1938).
3.2. Il degrado del paesaggio e le difficoltà dell’urbanistica All’attenzione “fondativa” dell’urbanistica italiana al paesaggio e all’ambiente fa da contraltare il pessimo stato del
territorio e del paesaggio del nostro paese. Si cerca di fornire una risposta al perché questo sia avvenuto e quali
sono gli strumenti oggi messi in campo dalla disciplina per cercare di arginare e riparare i danni passati ed
ancora possibili. Si ripercorre una periodizzazione della vicenda urbanistica italiana avanzata da Leonardo
Benevolo sulla base della propria concreta esperienza di urbanista e ricercatore.
3.2.1. Una contro-storia dell’urbanistica italiana
-Fase 0. I piani disegnati degli anni ‘50-’60, le discussioni senza fine intorno alla forma della città e l’assenza di
riflessione sull’attuazione delle scelte: il piano di Roma del 1962;
Fase 1. I piani dell’urbanizzazione pubblica, i meccanismi attuativi tornano al centro dell’elaborazione del
piano: il piano di Brescia (1965-1977). La crescita della città, conformemente a quanto succede da mezzo secolo
in Europa, viene determinata dal comune mediante l’urbanizzazione pubblica dei suoli che entra in concorrenza
con l’offerta di opportunità edificatorie sulle aree private. Parallelamente viene approfondito il metodo di
indagine e regolazione tipologica dei centri storici;
Fase 2. I piani della parentesi innovatrice post-tangentopoli, la congiuntura economica crescente favorisce la
confidenza per un miglioramento della situazione dopo le modifiche legislative che rendono non più attuabile
l’esperienza fatta a Brescia: i piani di Monza (1993), Rimini (1995), Venezia (2000);
Fase 3 I piani dopo la chiusura della parentesi innovatrice, il tentativo di utilizzare le nuove regole per
rimediare ai guasti del passato o – più spesso - salvare il salvabile: i piani di Lucca (2002-04), Acerra (2008),
Treviglio (2009);
3.2.2. Il tema del paesaggio
- La nutura “puro-visibilista” delle leggi Bottai sulla tutela del paesaggio del 1939 (ex 1089 e 1497);
- La Convenzione europea: il paesaggio da bene “eccezionale” a territorio della quotidianità
- La necessità di superare il “caso per caso”e riportare la tutela paesaggistica all’interno della pianificazione
territoriale;
- “Paesaggi dell’abiezione urbana”: un confronto tra il meridione d’Italia e i suburbia del Sud della Francia;
3.2.3. La legge urbanistica nazionale ed i tentativi di riforma
- Il clima culturale in cui nasce la LUN n. 1150/1942: i limiti del modello gerarchico e la inattuabilità delle
scelte in assenza di politiche di contenimento della rendita urbana; Scorporazione del Piano regolatore generale
in “piano strutturale” e “ piano operativo-programmatico”: equiparazione della durata quinquennale delle
previsioni per le aree con previsioni pubbliche e private; introduzione dei meccanismi di “perequazione” e
4 “compensazione”; maggiore flessibilità alla congiuntura economica e politica delle politiche attuative del piano: il
piano operativo è detto anche “piano del sindaco” perché le sue previsioni non sono valide a tempo
indeterminato, sono legate al mandato amministrativo. L’applicazione della Legge urbanistica Regione Campania
n. 16/2004: il caso del PUC di Acerra;
PARTE QUARTA. Materiali e tecniche 4.1. Analisi e metodi urbanistici 4.1.1. Stato dei luoghi. Le analisi quantitative e funzionali
- Uso del suolo e degli edifici, gerarchia stradale, densità insediativa, ecc.
4.1.2. Stato dei luoghi. Le analisi storiche
- Serie cartografiche, confronti, persistenze, ecc.
4.1.3. Stato dei luoghi. L’approccio percettivo
- Limiti, connessioni, riferimenti, sistemi ambientali, ecc.
4.1.4. Stato dei luoghi. L’analisi urbana
-
Concetti di “tipologia”, “morfologia”, “classificazione”.
La “città come manufatto” ed il “genius loci”
L’ “unità morfologica minima”, mutazioni moderne e contemporanee
Lo studio del rapporto tra tipologia edilizia e forma della città
4.1.5. Stato di diritto
Vincoli, servitù, previsioni degli strumenti urbanistici e dei piani di settore
4.1.6. More vision. L’approccio “figurale”
La figura, strumento classico della retorica, consente all’urbanistica di ‘parlare’ sinotticamente di questioni molto
complesse, a “più dimensioni” (tipiche della città contemporanea), concentrandosi esclusivamente sulla loro
forma, sull’aspetto ‘visuale’, sulla dimensione del ‘significante’. Con riferimento al PUC di Acerra si è descritto
il progetto attraverso tre figure tipiche dell’urbanistica moderna: la “corona”, la “rete” e l’ “orto”. Con
riferimento alla città contemporanea si è descritta la stessa come un insieme di “recinti” disposti in modo
“informale”. Riferendosi al progetto dello spazio pubblico aperto si è lavorato ad ordinare gli esempi secondo
cinque figure: il “bassorilievo”, la “radura”, la “rete”, la “enclave” e il campo;
4.2. Materiali del progetto urbanistico 4.2.1. Elementi primari
- Definizione (A. Rossi) di elemento primario; il rapporto tra architettura e funzione;
4.2.2. Tracciati
- La teoria della persistenza di M. Poéte e P. Lavedan; classificazione delle 7V sencondo Le Corbusier; la “strada
mercato” secondo Boeri e Lanzani;
5 4.2.3. Residenza
- Morfologie e tipi: evoluzione dalla città storica alla città contemporanea;
- Morfologie del territorio rurale: contiguità e dispersione;
- Morfologia della città antica: il ruolo dell’ insula
- Principi tipologici della città e del territorio antico: il blocco e la corte;
- La “villa” nella definizione di J. Ackermann
- Morfologie della città moderna e contemporanea: isolati, blocchi edilizi, edilizia aperta sul lotto, unità
residenziali;
- Principi tipologici della città e del territorio moderno: la corte, il blocco, la casa in linea, la casa a schiera, la
casa a ballatoio, la casa isolata (villa urbana, palazzina, casa a blocco isolato), la casa a torre; 4.2.4. Vuoti urbani
- i terrain vagues, vuoti non utilizzati tra parti insediate o tra lotti coltivati: spazi che rendono porosa la maglia;
- le aree dismesse con probabili ruderi industriali;
- le aree para-infrastrutturali: terrapieni, sub-viadotti, svincoli, fasce di rispetto, ecc.;
- i frammenti di natura naturans: ruderi di paesaggi pre-agrari, discontinuità orografiche e fiumi ma anche
rimboschimenti spontanei dovuti ad abbandono;
- spazi esterni connessi alle attrezzature: parcheggi ed elementi di distribuzione
- i campi di agricoltura residuale, rus in urbe, con le relative ramificazioni di canali e carraie;
- le “nuove piazze”, le corti ed i giardini comuni dei quartieri di fondazione moderna.
- l’importanza dei “residui” all’interno della città contemporanea;
- il concetto di Terzo Paesaggio secondo Gilles Clement
4.2.5. Spazi pubblici aperti
Gli enormi spazi aperti della città contemporanea presentano diffusi tratti di marginalità, inutilizzazione o sottoutilizzazione; appaiono di frequente come degli scarti il cui senso si definisce per negazione, senza rimandi o
aspettative. Spazi vuoti che possiamo descrivere come lacerazioni del tessuto insediato, e che, proprio grazie a
questa discontinuità, si caratterizzano come potenziali siti emergenti, luoghi del territorio-città da cui è possibile
guadagnare una distanza dal rumore che conforma i contesti. Spazi che proprio perché vuoti non subiscono
forme di invadenza né statuale che mercatale e dunque si pongono come ideale “luogo del pubblico”.
Abbiamo ordinato gli esempi secondo cinque figure:
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Bassorilievo: superfici a “spessore 0” e “suolo con spessore” (naturale, artificiale, ibrido): Piazze ‘del Sol’ e
dei ‘Paesi catalani’ a Barcellona; Place des Terraux a Lione; Burlè Marx: passeggiaa a Copaabana, Rio de
Janeiro; Bastioni di Ceuta; ingresso delle IUAV ai Tolentini; messa in rete e riqualificazione degli spazi
aperti del quartiere ‘Stati uniti’ a Lione ; Place des Cèlestins e de la Borse a Lione; Piazza di Lauro di
Francesco Venezia; Japanese-American Historica Plaza a Portland; Plaza for national research institute for
metals a Tsukuba ; Interpolis Garden a Tilburg; sistemazione del plateau del Campidoglio di
Chandighard di Le Corbusier (1952); Cimitero di Urbino (Pomodoro, 1978); proposta per la
sistemazione dell’area Teksid a Torino (Gabetti, Isola, 1983-84); parcheggi e stazione di servizio a
Clemont Ferrand (1990-91); Cimitero di Urbino (Superstudio, 1978); Stazione AV di Firenze (Ricci e
Spaini, 2002); Proposta di riqualificazione degli spazi aperti pubblici di Rozzol Melara (Ma0, 2002);
Stazione AV di Napoli-Afragola (Eisenman, 2002); Cosmological garden di Jencks e Keswick a
Dumfriesshire, 1990, Parque de Tejo e Trancao di Ferreira a Lisbona, 1998; Centro congressi ad Agadir
(OMA, 1991); Centro civico di S. Dié (Le Corbusier, 1951); Centri civici di Castle Hill a Curmernauld
e ed Evry ; Centro di calcolo dell’Olivetti a Rho (L.C., 1962); Freeway Park a Seattle (1976);
Radura: Niddatal, Neue Frankfurt di E. May (1925), Parc du Sausset a Villepinte, Seine-Saint-Denis
(1994), Landshaftpark di Peter Latz a Duisburg (1991-99); Axe majeur di Dani Karavan a Cergy-
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Pontoise (opera iniziata nel 1980 e atutt’oggi in fase di completamento). Una radura “spontanea”: il vuoto
archeologico nella conurbazione atellana.
Enclave: orti di Naerum a Copenhagen di Sorenson (1950); parco per Saten Island di Field Opertation
(2001); Parc Unimetal a Caen; Newcity Park a New York; Parc de la Villette a Parigi (Tschumi); Grande
corte residenziale di Mario Fiorentino nell’Alto Lazio;
Rete: Furukawa river parkway; Hudson River Parkway a Manhattan, New York; Esempi di greenway:
W&OD Trail, Northertn Virginia e Pinol Point, San Francisco Bay’s Greenway; Progetto per l’area
Bicocca di Gabetti ed Isola (1988); ‘Strada urbana’: Proposta di sistema per l’università di Dublino di
Giancarlo De Carlo (1972) , Quartiere Linjnbaan a Rotteram e Piano per Berlino degli Smithson (1960)
Campo: Campus IIT di Mies Van der Rohe; Mostra d’Oltremare a Napoli di M. Canino; Fiera
colombiana di Chicago; sistemazione dell’Expo di Lisbona; Piazze del Campidoglio di Chadigarh, L.C.
1951 e Kulturforum a Berlino, H. Sharoun, 1960
TEMA D’ANNO. Il combustore anaerobico di Santa Maria C.V. come occasione di rigenerazione territoriale L’area ove è prevista la realizzazione dell’impianto di trattamento dei rifiuti si trova a Sud di Santa Maria Capuavetere, lungo il tracciato dell’antica via Campana che da qui prosegue, tangendo l’area ASI di Teverola, verso Aversa-­‐San Lorenzo. Si tratta di un contesto territoriale interessato da evidenti fenomeni di degrado, sia dovuto alla presenza di alcune funzioni “difficili”, non inserite nel contesto paesaggistico ed ambientale (il carcere, lo Stir, in zona: diverse discariche in disuso o meno), sia ad un progressivo abbandono dei fondi agricoli e la proliferazione di attività “informali” con elevato grado di disturbo paesistico ed ambientale (depositi, capannoni, recinzioni dei fondi, cartellonistica pubblicitaria, ecc.). Il quadro paesistico è peggiorato dall’inserimento ex abrupto delle nuove infrastrutture ferroviarie (alta velocità, metropolitana regionale), per nulla integrate nel territorio e dal profondo stato di degrado dei Regi Lagni, ridotti ad una sorta di scolo a cielo aperto. Consideriamo idealmente l’impianto dei rifiuti come nodo di una “trilaterazione” che assume come ulteriori poli la Reggia di Carditello e l’Anfiteatro di Santa Maria. Riteniamo che l’inserimento del combustore possa essere compensato dal recupero urbanistico ambientale della Reggia di Carditello e relativo parco (oggi in fase di alienazione da parte del demanio) e dalla connessione di questo futuro parco agricolo-­‐territoriale alla conurbazione mariana mediante il recupero di un reticolo di percorsi pubblici ciclo-­‐pedonali e podistici (“appoggiati” sul recupero di centurie ed assi settecenteschi). Nel complesso si può intendere quest’operazione come una prima concreta realizzazione della greenbelt prevista dal PTCP di Caserta e, al contempo, in attuazione del PTR Campania, come un progetto-­‐pilota di risignificazione dei Regi Lagni in chiave ecologico-­‐ambientale. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Aymonino C., 1971, Origini e sviluppo della città moderna, Marsilio, Venezia
Benevolo L., 1963, Le origini dell’urbanistica moderna, Laterza, Bari
Benevolo L., 1996, L’Italia da costruire. Un programma per il territorio. Laterza, Bari
Benevolo L., 2008, Storia dell’architettura moderna, Laterza, Bari, capitoli: I, II, III, V, VI, VII, VIII, X, XI,
XIV, XV, XX, XXI.
Clement, G., 2004, Manifesto del Terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata
Di Biagi, P., Gabellini, P., 1992, Urbanisti italiani, Laterza, Bari
7 Oliva, F. (a cura di), 2011, Giuseppe Campos Venuti. Città senza cultura. Intervista sull’urbanistica
De Carlo, G., 1964, Questioni di architettura e di urbanistica, Argalia, Urbino
Russo, M., 2011, Città-mosaico, Clean, Napoli
Russo, M., Formato, E., 2011, “Urbanistica dello spazio aperto”, atti della Prima biennale dello spazio
pubblico, INU Edizioni, Roma,
Secchi, B., 2000, Prima lezione di urbanistica, Laterza, Bari
Secchi, B., 2006, La città del ventesimo secolo, Laterza, Bari
Tafuri, M., Dal Co, 1992, F., Architettura contemporanea, Electa, Milano, capitoli: I, II, III, IV, XI, XII,
XIII, XVI
Viganò, P., 2011, I territori dell’urbanistica, Officina edizioni, Roma