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sommario
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5
Il Teatro entra nel Romanzo.
Emilio Salgari
17
Valentina Corà
7
FESTIVAL NAZIONALE
seconda edizione (2012-2013)
10
La Scrittura Scenica
Flavio Cipriani
20
Cronaca di una Trasferta
a Verona
Graziano Ferroni
22
Festival e Rassegne
Bruno Alvino
L’Opinione di Andrea Jeva
12
25
Metti una sera a… Scena
David Conati
Teatro Educativo
Giacomo Comasini
27
nel mond
SCENA - n. 73 - 3° trimestre 2013
29
ATTIVITÀ nelle Regioni
Libri
&
finito di impaginare il 10 giugno 2013
Registrazione Tribunale di Perugia n. 33 del 6 maggio 2010
Responsabile editoriale: Giuseppe Stefano Cavedon
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Teatro
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Io amo il teatro!
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editoriale
Alcuni dicono di amare il teatro perché trovano piacevole trascorrere una serata fuori, tra bella gente,
più o meno intellettuale. Altri amano il teatro perché vogliono
immergersi in storie non proprie, ma che li fanno sognare.
Alcuni dicono di amare il teatro perché permette il contatto
diretto con il mondo degli attori: vite fantastiche che suscitano
un po’ di invidia.
Certo si può dire tutto questo, ognuno di questi motivi
ha il suo diritto ad essere.
Io, però, quando dico che amo il teatro, intendo altra cosa.
Io amo il teatro vissuto dall’interno, amo la sua fatica, i suoi
problemi, le sue rinunce, le estenuanti difficoltà, le sue delusioni,
i suoi trionfi, le sue attese, i suoi dubbi, i suoi eccessi, i suoi
isterismi, le sue contraddizioni.
Amo il teatro perché è tutto questo, così come lo è la vita.
Non ho mai pensato, facendo del teatro, di fare qualcosa
di divertente e di facile.
Il teatro è una sfida continua, un mezzo per misurarsi,
per sottoporsi al giudizio degli altri, senza fughe o ipocrisie;
un modo per esprimersi, farsi conoscere fin nelle pieghe
più nascoste, per accettarsi anche negli infiniti limiti
e farlo sorridendo.
Come in un gioco. Un gioco molto serio.
Ecco perché, esercitando il lavoro di insegnante, penso che
il teatro nella scuola debba essere contemplato tra le discipline
curriculari come momento essenziale della formazione
di un individuo.
Solo quando il teatro sarà parte di noi, del nostro essere sociale
e culturale potremo dire con molta più consapevolezza
e determinazione io amo il teatro perché…
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In copertina
La Compagnia Al Castello
di Foligno (Pg)
in Mandragola,
di Niccolò Machiavelli
(foto: Pierdomenico Proietti)
Sara Di Segni
Tutte le Compagnie sono invitate a far pervenire notizie e materiale da pubblicare (foto, bozzetti di scena o dei costumi…) alla redazione:
“SCENA” c/o Giuseppe Stefano Cavedon - Via Madonna del Giglio, 3 - 06019 Umbertide (Perugia).
È gradito e consigliato l’inoltro delle notizie e/o degli interventi agli indirizzi e-mail ([email protected] e [email protected]), soprattutto per testi
lunghi ed elaborati. Usare documenti in formato .doc. I font da usare devono essere Arial o Times New Roman di dimensioni variabili tra 10 e 12
punti. Le foto su file (formato jpg) devono avere definizione minima di 500 kb.
SCENA va in stampa con quattro numeri all’anno, cioè un numero ogni trimestre. Le esigenze di stampa e la volontà di rispettare i nostri regolari
appuntamenti ci costringono ad adottare un programma ben preciso nella stesura dei testi; pertanto, per ogni uscita, potremo prendere in
considerazione solo il materiale che perverrà in redazione entro i seguenti termini:
numero relativo al primo trimestre (spedizione in gennaio): notizie pervenute entro il 20 novembre
numero relativo al secondo trimestre (spedizione in aprile): notizie pervenute entro il 20 febbraio
numero relativo al terzo trimestre (spedizione in luglio): notizie pervenute entro il 20 maggio
numero relativo al quarto trimestre (spedizione in ottobre): notizie pervenute entro il 20 agosto.
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romanzo
Il Teatro entra nel Romanzo.
 Emilio Salgari
a cura di Valentina Corà
L’
anno 2012 ha visto il centocinquantesimo anniversario della nascita di Emilio Salgari (18621911), il famoso romanziere che nutre l’immaginario
della gioventù ancora oggi. In pochi sanno che l’inizio della scrittura di Salgari non fu solo narrativa, ma
anche di critica teatrale.
Emilio Salgari fu critico teatrale dal novembre
1883 al gennaio 1885 nella rubrica Sulle Scene de
«La Nuova Arena»1. Soffermarsi sul ruolo di Salgari
come critico teatrale risulta di notevole interesse per
l’indagine intorno alla cultura dell’autore: quelle trame e quelle rappresentazioni che Salgari seguì con
l’occhio attento del critico teatrale, hanno sicuramente contribuito a formare il grande narratore che
diventò.

Prettamente ottocentesco fu il tentativo salgariano di
approfondire il mondo della scena teatrale, dirigendo la sua attenzione, e quella del lettore, verso un
nuovo modo di fruire lo spettacolo teatrale, analizzando la resa degli attori e la struttura delle trame.
Egli, già avviato romanziere, si dimostrò molto attento alla verosimiglianza dei caratteri dei personaggi o delle vicende e approfondì molto l’analisi degli
attori, di melodramma e di prosa, concentrandosi
sull’artisticità di ognuno di loro.
Dalla seconda metà dell’Ottocento la partecipazione emotiva dell’attore fu studiata come un problema tecnico; «si approfondisce cioè la modalità con cui
l’attore può accedere alle emozioni (in modo intenzionale
attraverso cioè un processo recitativo che utilizza compor-
1
«La Nuova Arena. Giornale Popolare Indipendente», diretta da Ruggero Giannelli, accolse Salgari nel suo apprendistato di
narratore dal giugno 1883, retribuito come anonimo cronista, come appendicista, come commentatore di politica estera (con
lo pseudonimo di Ammiragliador) e, in ultima analisi, come critico teatrale. Salgari abbandonò la rivista nel marzo 1885 per
passare nella redazione della concorrente «Arena», dove rimase fino al 1894 all’inizio come giornalista, poi come redattore
capo. «La Nuova Arena» non ebbe vita facile, il denaro non risultava mai sufficiente, tanto che il compenso pattuito con Salgari per La Tigre della Malesia fu una torta raffigurante una tigre imponente; infine, il periodico chiuse i battenti del 1886, dopo
soli tre anni di vita.
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tamenti razionali e consapevoli) e si valutano i vantaggi e
gli svantaggi che il trasporto interiore (la verità emotiva)
porta all’interpretazione. Ci si interroga insomma su come
l’attore nella sua arte può nello stesso momento organizzare un’espressione chiara ed efficace (precisa forma estetica)
attraverso il sapiente e preciso controllo dei toni, dei gesti,
del corpo e della voce, e, nello stesso tempo, essere contagiato
dalle passioni del personaggio che è interpretato»2.
È chiaro che Salgari si fosse accostato alle riflessioni teatrali nell’ultimo ventennio dell’Ottocento,
quando il dibattito sulla pedagogia teatrale era già
indirizzato verso un nuovo punto di vista: la questione della recitazione non era più incentrata sulla
semplice imitazione delle emozioni, ma cominciava
a configurarsi come un processo globale dell’attore,
il quale doveva confrontarsi con una realtà interiore
complessa quanto la sua, penetrarla, dominarla e interpretarla, infine ri-portarla sulla scena. Si promosse
così, la sostituzione del tipo ideale, mosso da grandi passioni generali, con la presentazione di figure
umane particolari, con caratteristiche fisiche, intellettive ed emotive singolari. I drammaturghi,
dal Romanticismo in poi, cercarono di costruire personaggi che
si muovessero nel loro singolare
modo, in una trama costruita verosimilmente, tendenza che successivamente venne trasportata
nei romanzi, nella prosa e anche
nella scrittura salgariana.
Le commedie a cui Salgari assistette, specialmente quelle di
Giacinto Gallina (1852-1897),
furono un valido esempio di questo graduale passaggio dal tipo al
personaggio più studiato e ricercato, sia dal drammaturgo che dall’attore. Il teatro di Gallina muoveva
dalla riscoperta goldoniana, in lingua o in dialetto, e
univa tutti gli elementi della commedia di carattere
con uno sfondo piccolo borghese avvalorato dall’osservazione attenta della vita quotidiana della sua
città. Questo teatro, che iniziava a sperimentare l’approfondimento psicologico del personaggio, venne
rappresentato dai cosiddetti attori della generazione
di mezzo, in particolare Salgari incontrò Ferruccio
Benini3 ed Emilio Zago4.
Il Benini, unitosi a Gallina nel 1885, divenne l’attore
sul quale il drammaturgo disegnò i suoi personaggi.
Benini, infatti, completò i personaggi di Gallina riuscendo a dare un’espressione insieme drammatica e
comica, mettendo in evidenza la semplicità, la naturalezza e la sincerità di ciascun carattere attraverso
l’arte delle pause e la capacità di sottolineare una
frase per dare valore alle parole; l’attore sapeva usare il suo aspetto fisico nell’intensità dello sguardo,
nella fluidità dei gesti e nell’espressività delle mani5.
Ciò che era palese nella recitazione di Benini era la
novità del “sentire la parte”, anche attraverso una
accurata truccatura, che si avvicinava molto alle tecniche sperimentate e discusse all’estero.
Emilio Zago fu attore artisticamente distante da
Benini, pur interpretando le commedie di Gallina, si
affidò ad una recitazione naturalista e verosimile che
ricercava la verità del carattere da interpretare. Zago
riuscì a dare forza comica alle
maschere di stampo goldoniano,
riducendo però al minimo l’uso
del linguaggio non verbale del
balletto e del mimo, allontanandosi dalla recitazione all’improvviso della Commedia dell’Arte,
alquanto artificiosa.
A livello drammaturgico, il recupero di un personaggio verosimile, oltre che di una tale recitazione, rappresentò lo snodo del
dibattito ottocentesco sull’arte
teatrale. L’avvento del periodo
romantico, con il suo gusto per il
recupero di ambienti e di atmosfere passate, portò in teatro la ricerca meticolosa
dei particolari storici ed ambientali, oltre che psicologici e fisionomici.
Tra le diverse forme di spettacolo fruite a teatro da
Salgari, quella che si inserì maggiormente nei suoi
pensieri fu il melodramma. Fu proprio dal melodramma, infatti, che il romanziere attinse frequentemente per costruire le proprie avventure6, sia ricalcando la straordinarietà delle trame, sia l’eroismo e
Gaetano Oliva, La letteratura teatrale e l’arte dell’attore. 1860-1890, Novara, Utet, 2007, p. 197.
Ferruccio Benini (1854-1916), nel 1888 entrò nella compagnia dialettale veneta diretta da Giacinto Gallina. Figlio di Gaetano
Benini già capocomico.
4
Emilio Zago (1852-1929) fece i primi passi sulla scena con la filodrammatica di Tommaso Salvini; scrisse nelle sue Memorie:
«Non fu un ingresso troppo facile… a me che sognavo una parte numero uno, mi affidarono il ruolo di cameriere, buttandomi
addosso un vestito negro, tutto patacche». Continuò il suo apprendistato con le filodrammatiche di Gustavo Modena e Alemanno Morelli; nel 1876 entrò nella formazione teatrale di Angelo Moro Lin dove fu eccellente nei personaggi goldoniani.
Rimase con il grande attore veneziano fino allo scioglimento della compagnia, avvenuto nel 1883, per formarne successivamente una propria assieme a Carlo Borisi e recitando testi di Giacinto Gallina, Francesco Augusto Bon, Riccardo Selvatico,
ma soprattutto di Carlo Goldoni. Fu un famosissimo “caratterista”. Cfr., Emilio Zago, Mezzo secolo d’arte, Bologna, L. Cappelli
Editore, 1927, pp. 74-83.
5
Cfr., Cesare Levi, Profili di Attori. Gli scomparsi, vol. I, Milano-Palermo-Napoli, Remo Sandron Editore, 1923, pp. 89-112.
6
Il rapporto tra Salgari e il melodramma è stato indagato da Giorgio Padoan e Giuseppe Turcato, voce Salgari, Emilio nel Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, Utet, 1973, pp. 186-290; Antonio Palermo, La critica e l’avventura. Serra, Salgari,
il primo Novecento, Napoli, Guida Editore, 1981.
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l’idealismo che impregnavano le opere dei grandi
compositori e lo spirito garibaldino del tempo. Si
può notare ad esempio come Salgari prese spunto,
anche se in modo indiretto, dal Rigoletto di Giuseppe
Verdi, che a sua volta mutua Le Roi s’amuse di Victor
Hugo, in alcuni snodi focali della trama de La favorita
del Mahdi7: come Gilda, la protagonista Fathma è rapita durante la rivolta mahdista nel Sudan contro le
truppe anglo-egiziane. Inoltre, il disperato amore fra
la bellissima Fathma e il valoroso Abd-El-Kerim rispecchia quello di Gilda e il duca. Entrambi gli amori sono ostacolati da un’altra donna dai sentimenti
falsi e crudeli: Elenka per Salgari e Maddalena per
Verdi. Ulteriore richiamo al mondo teatrale viene
dalla Traviata di Verdi, in particolare quando Violetta
nel primo atto, scena quinta, canta «Follie!… follie!…
delirio vano è questo!…», per rendere la sensazione di
smarrimento che pervade il Corsaro Nero salgariano
mentre segue con gli occhi la bella Honorata:
Il filibustiere non si era mosso. I suoi occhi, che erano diventati tetri, erano sempre fissi sulla porta del
quadro, mentre la sua fronte diventava più fosca.
Stette qualche minuto colà, come se fosse assorto in
qualche tormentoso pensiero e come se i suoi sguardi seguissero una fuggevole visione, poi si scosse e
crollando il capo, mormorò: follie!…8
Seguendo con attenzione i sentimenti del protagonista, appare evidente come sia idealmente su un’aria
di Verdi che il Corsaro Nero pianga delle sue sventure.
La favorita del Mahdi in 124 puntate dal 31 marzo al 7 agosto 1884. Pubblicato poi nel 1887 a Milano dalla casa editrice Guigoni. La rivolta mahdista nel Sudan contro le truppe anglo-egiziane, fa da sfondo al disperato amore fra la bellissima Fathma e
il valoroso Abd-El-Kerim. Già promesso alla bella ma crudele Elenka, sorella dell’amico Notis, Abd-El-Kerim cede al fascino
di colei che, rapita e forzatamente designata quale favorita del Mahdi, è riuscita a fuggire travestita da danzatrice. Il tempestivo intervento del giovane che salva la favorita dall’assalto di un leone, sigillerà definitivamente l’amore fra i due, scatenando
l’odio di Notis ed Elenka. I due innamorati dovranno guardarsi dalle loro insidie e contemporaneamente sfuggire alle ricerche
del Mahdi. Lo scontro finale fra le rivali, vedrà Fathma trionfare sulla perfida Elenka, per poi lottare contro Notis nell’ultimo
disperato sforzo in aiuto dell’amato Abd-El-Kerim.
8
Sono le ultime righe de “La donna fiamminga”, capitolo XI de Il Corsaro Nero, 1898.
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Inoltre si può affermare che ogni riga di nero inchiostro salgariano è marchiata da una forte teatralità e
da un senso della scena estremamente performante;
le pagine dei romanzi sono spesso formate da fitti
scambi di battute, dove l’autore interviene in modo
quasi irrisorio se non per descrivere le azioni dei
protagonisti che dialogano.
Ecco il primo capitolo de La crociera della Tuonante9.
La nave che porta via Mary, l’innamorata del
Corsaro, è già lontana, il protagonista è distolto dai
suoi pensieri tristi e dai suoi rimorsi dal luogotenente che gli chiede istruzioni:
«Sir,» disse il luogotenente, «date i vostri ordini.»
Il Baronetto lanciò all’intorno un rapido sguardo:
la squadra inglese, perseguitata dai quattro brigantini dei Corsari delle Bermude, era scomparsa verso
il settentrione; la fregata non era più che un punto
bianco, che si dileguava rapidamente sul limpido
orizzonte. Fece un gesto di disperazione.
«Perduta!» gridò. «Perduta, quando credevo finalmente di
vendicarmi di quel cane di Marchese, nelle cui vene scorre
pure il mio sangue.»
Si lasciò cadere su uno dei due pezzi poppieri e si
prese la testa fra le mani.
«Non valeva la pena di lasciar la Scozia per raccoglier
tanti dolori! Ah, Mary!… Ed è mio fratello che ti rapisce a
me!… Ma già io sono il bastardo!…»
«I vostri ordini, signore,» ripeté il secondo di bordo.
Il Corsaro parve scuotersi. Si passò due o tre volte
una mano sulla fronte madida di freddo sudore, poi
chiese:
«Non abbiamo alberi di ricambio; è vero, signor
Howard?»
«No, sir William.»
«Vi sono dei pennoni di maestra?»
«Sì, due o tre.»
«Ponetene uno al posto dell’albero e lasciate che il vento ci
porti…»
«Dove?»
«Torniamo a Boston: solo in quel porto potremo sanare la
nostra grave ferita,» rispose il Corsaro con un sospiro.
L’impressione è quella di avere tra le mani una
drammaturgia nella quale l’intervento dell’autore si
limita a fornire delle didascalie contenenti le indicazioni per i personaggi: «fece un gesto di disperazione»,
«si lasciò cadere su uno dei due pezzi poppieri e si prese la
testa fra le mani», «si passò due o tre volte una mano sulla fronte madida di freddo sudore»10 sono parole che si
leggerebbero facilmente all’interno di due parentesi
tonde, come istruzioni per gli attori sulla scena.
Questa perenne attenzione per il linguaggio della
scena teatrale fu nutrita nel tempo dalla moglie di
Salgari, Ida Peruzzi attrice dilettante della Compagnia
“Paolo Ferrari”11, conosciuta quand’ella aveva ventidue anni, graziosa, piccolina ma ben proporzionata, capelli e incarnato bruni, lo sguardo morbido.
Salgari si sposò con l’attrice nel 1892, due anni dopo
averla conosciuta in un salotto per bene; Ida lo aveva più volte affascinato mentre recitava con la sua
voce cristallina. La donna era sempre stata un’attrice
esuberante ed energica, sebbene con poco talento12,
e fu sempre musa ispiratrice per Salgari, anche negli
anni della sua pazzia. I coniugi Salgari dimostrarono la loro passione per il teatro anche anni dopo il
loro matrimonio, e avviarono la figlia Fatima, nata a
Verona nello stesso 1892, agli studi di canto lirico nei
successivi anni torinesi.
Dopo queste analisi si può affermare che il periodo
in cui Salgari fu critico nella rubrica Sulle Scene influenzò enormemente il suo modo di scrivere e di
costruire trame e personaggi, tanto quanto la cronaca a lui contemporanea, quella dei grandi viaggi
di esplorazione. Se la cronaca gli forniva spunti e
idee per costruire efficacemente le storie che lo animavano nel profondo, il teatro, in particolare quello
del veneziano Gallina e il melodramma, gli procurò
una forma e una lingua efficaci nel raggiungere ed
infiammare l’immaginario dei lettori del suo tempo
e di oggi.
* Valentina Corà è educatrice alla teatralità specializzatasi al Master “Azioni e interazioni pedagogiche attraverso la narrazione e l’educazione alla teatralità”. Laureata
in lettere moderne; allieva del C.R.T. Teatro-Educazione
di Fagnano Olona (Va). L’articolo è tratto da Gaetano
Oliva, Salgari critico teatrale, in Emilio Salgari: un’avventura
lunga cent’anni, a cura di Andrea Rondini, 2011, n. 2-3, vol.
XXIX de «Rivista di Letteratura Italiana», pp. 221-224.
La crociera della Tuonante, Firenze, Bemporad, 1910, primo capitolo: “Due fortunate cannonate”.
Ibidem.
11
La compagnia di dilettanti prese il nome dal commediografo modenese Paolo Ferrari; probabilmente, infatti, la compagnia
di Ida Peruzzi recitava le commedie brillanti in stile goldoniano del drammaturgo.
12
Ida Peruzzi smise di recitare nel 1892, quando si sposò con Emilio Salgari.
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FESTIVAL NAZIONALE
 seconda edizione 2012-2013 
D
unque, quanto era nelle previsioni si è verificato
per davvero!
Martedì 14 maggio, alle ore 11.00, nella bella cornice
della Sala Consiliare del Comune di Velletri, alla
presenza di alcuni rappresentanti della stampa locale, l’Assessore alla Cultura Daniele Ognibene,
per il Comune, e lo scrivente Antonio Perelli, per
la U.I.L.T., hanno ufficializzato e reso noto l’accordo,
sottoscritto grazie anche all’impegno personale di
Enrico Cappelli, che consentirà alle dieci compagnie
finaliste del nostro Festival nazionale di esibirsi, ciascuna con il proprio spettacolo, nel restaurato e rinnovato Teatro Artemisio “Gian Maria Volontè”
di Velletri, dal 19 settembre al 20 ottobre 2013.
Pur nel concitato clima pre-elettorale, bisogna dare
atto all’Assessore Ognibene di essersi prodigato affinché tutto andasse per il verso giusto: è vero che
non c’erano tutti i giornalisti invitati, ma si sa che
questi vanno in cerca di notizie che facciano colpo e
nei confronti di eventi riguardanti la cultura sono in
genere un po’ tiepidi.
È stato ricordato che il nostro Festival è senza dubbio coinvolgente per la cittadina laziale che, come
ha sottolineato l’Assessore, deve cogliere questa occasione per farsi conoscere da tante persone che vengono da tutta Italia a mettere in scena la loro crea­
tività e a cercare e gustare la tradizionale ospitalità
di Velletri.
Per la U.I.L.T. erano, inoltre, presenti: Quinto Ro­
ma­gnoli (Presidente emerito e Responsabile dei
rapporti internazionali); Stefania Zuccari (Presi­
dente U.I.L.T. Lazio e in rappresentanza della
Compagnia Divieto d’Affissione di Roma); Gian­
franco Iencinella (Responsabile del Centro Studi
Lazio e in rappresentanza di Teatro Finestra di
Aprilia); Mimmo Costabile (in rappresentanza della
Compagnia dei Cocci di Anzio); Alessandra Ferro
(in rappresentanza della Compagnia Serpiria di
Roma), Maurizio D’Alatri (in rappresentanza della
Compagnia Dilettanti all’Opera di Velletri), e naturalmente Enrico Cappelli (in rappresentanza della
Compagnia Il Teatrone di Velletri).
Oltre che dell’accordo, si è parlato della U.I.L.T.,
della sua storia, dell’entusiasmo e della serietà con
cui opera il teatro non professionistico e si è cercato
di far capire come questa realtà si stia diffondendo
più di quanto si possa pensare.
In conclusione, ci si è dati appuntamento a breve
per prossimi incontri operativi di lavoro di programmazione e di pubblicità.
(Antonio Perelli, Presidente del Comitato di Coordinamento del
Festival Nazionale, [email protected])
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Compagnia A
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andragola.
Castello in M
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con le zinn
Teatro Armat
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FESTIVAL NAZIONALE U.I.L.T.
seconda edizione (2012-2013)
RASSEGNA FINALE
Teatro Artemisio “Gian Maria Volontè”
di Velletri
sabato 7 settembre
giornata di inaugurazione
Compagnia L
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Cantina dell
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sabato 21 settembre
Teatro Armathan di Verona
Buon compleanno
di Massimo Meneghini
regia di Marco Cantieri
Arti in Acquas
anta.
domenica 22 settembre
Laboratorio I Lusiadi di Calcinaia
Dracula
di Barbara Nativi
regia di Lara Giovacchini
sabato 28 settembre
Compagnia Gli UeiTiNgS di Bergamo
Comallamore
di Ugo Ricciarelli
regia di Max Brambilla
domenica 29 settembre
Compagnia Al Castello di Foligno
Mandragola
di Niccolò Machiavelli
regia di Claudio Pesaresi
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Cattivi di Cuo From Medea.
Compagnia I
in
o
er
ch
an
lB
e Il Teatro de
sabato 5 ottobre
G.A.D. Città di Trento
Gli ingannati
degli Accademici Intronati di Siena,
adattamento di Luigi Lunari
regia di Alberto Uez
domenica 6 ottobre
Compagnia Il Centiforme di Pignola
Il viaggio ad arte
testo e regia di Maria Luciana Micucci
sabato 12 ottobre
Il Teatro dei Picari di Macerata
Il diavolo con le zinne
di Dario Fo
regia di Francesco Facciolli
G.A.D.
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Città di Trent
i.
in Gli ingannat
domenica 13 ottobre
Compagnia La Cantina delle Arti di Sala Consilina
Acquasanta
di Emma Dante
regia di Enzo D’Arco
sabato 19 ottobre
Compagnia I Cattivi di Cuore di Imperia
e Il Teatro del Banchero di Taggia
From Medea
di Grazia Verasani
regia di Gino Brusco
domenica 20 ottobre
Compagnia Costellazione di Formia
Gente di plastica
testo e regia di Roberta Costantini
Compagnia C
oste llazio
sabato 26 ottobre
spettacolo fuori concorso
serata di premiazione
ne
in Gente di plas
tica.
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L’Opinione di
Al Teatro Torti di Bevagna, nel sesto appuntamento del Festival Nazionale U.I.L.T. – Selezione interregionale (Umbria, Toscana, Emilia Romagna),
domenica 17 febbraio 2013, è stato presentato lo
spettacolo “Dracula” di Barbara Nativi, ispirato al
romanzo Dracula di Bram Stoker, scrittore irlandese, nella messa in scena della Compagnia I Lusiadi
di Calcinaia (Pisa).
Leggiamo dal volantino della Compagnia: I Lusia­
di, compagnia passionale e romantica, immer­
sa in questo viaggio-studio dentro “Dracula” di
Barbara Nativi. Un viaggio dentro e fuori di noi,
alla ricerca delle nostre/vostre paure ma anche
della nostra/vostra voglia di amare ed essere ama­
ti. Il romanzo originale di Bram Stoker, ha ispirato
l’atmosfera noir e gotica ed i nomi dei personag­
gi, ma Dracula, il Signore della Notte, non si sve­
la mai ai nostri occhi. Lo si “avverte” solamente
come detentore della nostra paura più grande,
quella del non-vivere. Un invito a cena, un Ospite
che non arriva, l’attesa che genera paure. Le pau­
re del non-vivere desiderando l’eternità, la NonMorte. Il desiderio di “succhiare” la vita da chi ne
ha di più di noi, perché in realtà non riusciamo
più a sentire ed a vivere la nostra, e stiamo diven­
tando tutti come Dracula, vampiri.
A questo punto, occorre dire anche due parole sull’autore del romanzo originale su Dracula:
Abraham Stoker detto Bram, nato a Clontarf, un
10
Andrea Jeva
villaggio costiero vicino a Dublino in Irlanda (allora
facente parte del Regno Unito di Gran Bretagna
ed Irlanda), fino all’età di otto anni fu incapace di
alzarsi in piedi a causa del cagionevole stato di sa­
lute. La malattia e la mancanza di forze segnaro­
no in maniera indelebile la sua attività letteraria. Il
sonno senza fine e la resurrezione dei morti, due
temi centrali del suo Dracula, furono di grande
importanza per Stoker, costretto a trascorrere la
maggior parte della sua infanzia in un letto. La
sua guarigione apparve miracolosa ai medici che
lo avevano in cura. Da quel momento Stoker con­
dusse una vita normale, riuscendo addirittura ad
eccellere nelle specialità sportive durante gli anni
trascorsi all’Università di Dublino.
Si può intuire adesso da dove scaturisce il senso
cupo e tenebroso del mondo di Dracula, ripreso
a sua volta dal mito del vampiro. Dracula è uno
degli ultimi, se non l’ultimo, tra i grandi romanzi
gotici. È stato scritto nel 1897 in forma di stralci
di diari e di lettere, ispirato alla figura di Vlad III
principe di Valacchia.
Lo spettacolo presentato dalla Compagnia I Lusiadi
appare subito inquietante sia per la penombra
sulla scena sia per i colori cupi della grande tavola
apparecchiata in modo ostentatamente elegante.
Il clima da morboso convegno notturno, è presto
evidente dal modo di fare di Demetra, la domestica, che invita in casa e dialoga sfacciatamente
con un essere invisibile. Gli invitati a quella che
sembra una specie di Ultima Cena aristocratica, sono attraversati da barlumi di pericolosissima fragilità: il nefasto Renfield, alle prese con i
suoi demoni interiori e la sua dieta di topi vivi;
la scrupolosa Lucy, padrona di casa, invasata di
romantiche perversioni, quasi felice del suo ruolo
di vittima designata; la sua amica e rivale Mina
che ammicca spudoratamente sotto la sua fasulla
innocenza e con l’influsso sinistro del Conte alle
attrazioni fatali dei sensi; il suo inconsapevole fidanzato Jonathan Harker, sempre più schifato e
rassegnato alla vittoria del Signore della Notte, si
aggrappa ai princìpi della Scienza, urlati rabbiosamente in una chiara manifestazione d’impotenza; l’inetto terapeuta Abraham Van Helsing,
appa­rentemente incapace a risolvere qualunque
malessere.
Probabilmente la scrittura, seppure solida, ha risentito della forma di stralci di diari e lettere del
romanzo originale, infatti, è apparsa più una collezione di monologhi alquanto statici che un’organica tessitura drammaturgica, indirizzando lo
spettacolo, e in modo obbligato, verso una esposizione di quadri viventi e non ad una vera e propria
favola, non mancando, bisogna dirlo, di regalarci
una serie di suggestioni altamente comunicative.
Gli attori, nel loro insieme, hanno offerto un’ottima prova affrontando uno spettacolo sicuramente
non facile. Riteniamo che il personaggio più riuscito sia stato Renfield (Paolo Manghesi), indubbiamente quello meglio scritto con le sue intense
tensioni verso il contrasto vita-morte che l’attore
ha saputo cogliere con grande bravura. Jonathan
Harker (Paolo Faeta) ha evidenziato con forza le
debolezze della Ragione. Lucy (Lara Giovacchini)
e Demetra (Anna Maria Guglielmo) sono state
pungenti pur con qualche “birignao” di troppo, probabilmente dovuto alle caratteristiche, in
qualche modo cerimoniose, dei due personaggi:
padrona di casa la prima e domestica la seconda.
Mina (Mascia Barzocchini) ha comunicato con
giusto equilibrio la macabra sensualità del personaggio. Abraham Van Helsing (Paolo Morelli) ha
riportato bene il freddo distacco del terapeuta.
La regia (ancora Lara Giovacchini) è stata abile, insieme alla scenografia, a cogliere, riuscendoci, ogni possibile sfumatura espressiva offerta
dal testo. Le luci e l’audio (Luigi Giammattei e
Lorenza Pucci) e i costumi sono stati all’altezza
della situazione. Foto di scena di Valerio Pagni e
Pierpaolo Pernici.
Possiamo dire di aver assistito ad uno spettacolo
importante sia come allestimento sia come proposta innovativa anche a livello visivo, lamentiamo un poco, ma non riguarda la Compagnia, la
mancanza di “azione drammaturgica”, purtroppo
ricorrente, a nostro modo di vedere, nella drammaturgia contemporanea italiana, riconoscendo
in ogni modo il chiaro talento dell’autrice.
Pubblico un po’ freddo ma attento.
Compagnia I Lusiadi
Via Vittorio Veneto, 38 - 56030 Calcinaia (Pi)
[email protected]
Andrea Jeva è nato ad Andria nel 1953.
Nel 1980 si diploma presso la Civica Scuola
d’arte drammatica “Piccolo Teatro” di
Milano. Costituisce la Compagnia Te-Atro
e interpreta ruoli significativi in vari spettacoli. Collabora poi, per alcuni anni, con il
Teatro Niccolini di Firenze, come interprete
in varie produzioni e come amministratore
di compagnia. Nel 1983 scrive i radiodrammi “I Gracchi” e “In punta di piedi”, che
vengono trasmessi dalla RAI. Nel 1986 è
amministratore di compagnia nel Gruppo della Rocca di Torino e,
l’anno seguente, nel Teatro Stabile di Genova. Nel 1987 scrive la
commedia “La sera della prima” che viene portata in scena, per la
sua regia, dalla Fontemaggiore di Perugia. Nel 1989 realizza, con il
Teatro di Porta Romana di Milano, la tragicommedia “Una specie di
gioco”, curandone anche la regia e, nel 1990, “Cuccioli”, regia di
Giampiero Solari. Nel 1991 scrive la commedia “Land Ho!” che viene prodotta dal Teatro di Sacco di Perugia. Nel 1993 inizia una lunga
collaborazione con il Teatro Sistina di Roma come amministratore
di compagnia; nel 1996 “Sort of a game” viene rappresentata al
Fringe Festival di Edimburgo. Nel 2001 la tragicommedia “Aiutami,
aiuto, aiutami” viene rappresentata al Teatro Sette di Roma. Nel
2002 la tragicommedia “Isole” viene rappresentata al Theater Im
Keller di Graz. Nel 2004 la tragicommedia “Quartetto blues” viene
rappresentata al Festival delle Nazioni di Città di Castello. Nel 2005
scrive la tragicommedia “Etruschi!”. Nel 2008 è organizzatore per il
Todi Arte Festival. Nel 2011 cura l’elaborazione drammaturgica dello spettacolo “Discovering Pasolini - Appunti da un film mai nato”
coprodotto da La MaMa E.T.C. di New York e La MaMa Umbria
International di Spoleto, regia di Andrea Paciotto, rappresentato al
Teatro della Pergola di Firenze nell’ambito del programma “Il Teatro
Italiano nel Mondo” realizzato da Maurizio Scaparro. Nel 2012
traduce ed elabora per la scena il racconto “The Test” (L’Esame) di
Richard Matheson, prodotto dall’Associazione Culturale “Eunice”
di Perugia, regia di Andrea Paciotto. Attualmente alterna il lavoro di
insegnante, attore, organizzatore teatrale e drammaturgo.
(www.andrea-jeva.it - [email protected])
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visionidellascena
 Teatro Educativo 
di Giacomo Comasini
Il Convegno di Avigliano Umbro
per purgare le coscienze
visionidellascena
13
S
abato 27 e domenica 28 aprile scorsi si è tenuto ad Avigliano Umbro (Terni), un convegno
particolarmente intenso dedicato alla scritturariscrittura del testo in rapporto col teatro, scuola e
comunità che la esprimono.
È stata la seconda tappa del progetto triennale Teatro
educativo: esperienze a confronto, il cui primo
appuntamento si è svolto a Campagna (Salerno) nel
maggio 2012 e che vedrà la sua conclusione nel 2014
in una regione del Nord Italia, ancora da stabilire.
Un tema trasversale quello trattato durante questo
incontro, la cui direzione artistica è stata affidata all’autore, attore e regista bolognese Massimo
Mani­ni, che dalla scrittura per la scena è passato alla
ri-scrittura del contesto in cui il teatro necessariamente
opera.
L’appuntamento, che ha avuto un rilievo di livello
nazionale, ha portato nel teatro della cittadina aviglianese, alcuni tra i più bei nomi del mondo accademico e professionistico del settore.
Un’iniziativa così importante, quello a cui si è lavorato, per il quale Manini ha momentaneamente accantonato i suoi progetti di Teatro d’Impegno Civile
e della Memoria che lo hanno visto, negli anni passati, al centro della scena nazionale: “Credo che in questo momento storico e socio-culturale per il paese, l’impegno
di chi opera nell’ambito del cosiddetto teatro civile, debba
spostarsi dal palco alla platea, se non altro per avere una
“prospettiva” diversa, che parta dal basso; quella della
scuola, ciò in cui il paese dovrebbe maggiormente investire,
per sperare di fare intravedere un futuro a chi in questo
momento un futuro non ce l’ha. Ecco perché al termine “riscrittura” attribuisco il valore di ri-nascita…”.
Un momento unico, quindi, che ha visto salire sul
palco del Teatro Comunale di Avigliano Umbro
ospiti come il professor Piergiorgio Giacchè, docente dell’Università di Perugia, e il direttore artistico
del Teatro Stabile d’Innovazione Fontemaggiore
di Perugia, Stefano Cipiciani.
14
visionidellascena
Sono intervenuti anche: il professor Gaetano Oliva,
docente dell’Università Cattolica di Milano, il cui insegnamento di Teatro Educativo è studiato in tutto il
mondo; Dario D’Ambrosi del Teatro Patologico di
Roma (attore di cinema e televisione, che ha lavorato con Al Pacino, Anthony Hopkins e Mel Gibson)
e, da Mestre, Loredana Perissinotto Presidente
dell’A.G.I.T.A., associazione per la realizzazione di
progetti teatrali nelle scuole.
Un intenso weekend, che nella serata di sabato 27 è
culminato in una cena-spettacolo di tango argentino con l’esibizione dei maestri argentini Hector
Orzuza e Stefania Marcucci che hanno ballato sulle musiche eseguite dal vivo dal Duo Fancelli (tra
le migliori formazioni musicali di tango argentino),
l’attrice Miriam Nori e le suggestioni video-canore
di Cinzia Calvanese.
Un evento, insomma, quello del Convegno Nazio­
nale di Avigliano Umbro, arrivato dopo un lungo percorso curato da Massimo Manini che, assieme all’Amministrazione Comunale (nelle persone
del Sindaco Giuseppe Chianella e dell’Assessore Emanuela Agostini), alla Dirigente Scolastica
Stefania Cornacchia e a tutti i docenti del comune
umbro, ha contribuito a portare alla ribalta nazionale il progetto di Teatro-Scuola che nel 2010 ha ricevuto il Primo Premio A.N.C.I.
Una data, quella del Convegno, che si è aggiunta agli
obiettivi centrati in questi anni da Avigliano, grazie
anche al patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale,
della Regione e della Provincia di Terni, alla collaborazione della Proloco e al sostegno dell’Amministrazione Comunale, che da sempre ha accolto e sostenuto il progetto, dimostrandosi ancora una volta
sensibile e attenta a temi sui quali ha ininterrottamente creduto e investito “scrivendo e riscrivendo” il
futuro dei propri cittadini come nuove speranze del
nostro Paese e anticipando ciò che l’attuale Governo
ha solo adesso promesso di sostenere: la scuola, la
cultura e la ricerca.
L’evento, nonostante la poca presenza di pubblico
dovuta anche alle condizioni di un tempo meteorologico che non ha certo favorito la partecipazione,
ha avuto, sul piano dei risultati ottenuti, un vasto
consenso e riconosciuto successo che è andato oltre
le attese.
Successo che, oltre all’esito dei workshops (condotti
da Cinzia Beneventi per la danza, Silvia Imperi
per la scrittura e Massimo Manini per le dinamiche drammaturgiche), sta nell’aver concepito un
programma che ha dato modo di fare il punto della
situazione nell’ambito del cosiddetto Teatro-Scuola,
e nell’aver definito i limiti e le potenzialità di ciò che
in questo settore è stato fatto fino adesso e ancora si
visionidellascena
15
Le foto sono di Giorgio Trequattrini.
può e si deve fare, sia per il futuro del Paese, sia per
la rivitalizzazione del teatro.
Grande contributo, in questo senso, l’hanno dato le
relazioni su alcuni importanti progetti svolti in ambito regionale e nazionale che, nel pomeriggio di
sabato 27, sono state esposte a una platea di addetti ai lavori particolarmente attenta, e gli interventi
pronunciati nella mattina di domenica 28, durante
la quale è stato possibile effettuare un bilancio delle esperienze svolte. Come proposto da Antonio
Caponigro, responsabile U.I.L.T. del progetto, è indispensabile cominciare da subito a lavorare sull’appuntamento previsto per il 2014, puntando a interessare un pubblico sempre più vasto, attivare più
canali di comunicazione, dare continuità a momenti
di confronto.
Nell’ambito del Convegno è emersa la necessità
di dare giusta importanza all’attività propedeutica
(spesso sottovalutata e indicata come ‘minore’ rispetto a quella svolta per e con gli adulti), come luogo
e momento di ‘vero teatro’ per le finalità educative
e spontaneamente emozionali che questo tipo di lavoro dà, contribuendo a formare i nuovi uomini di
domani di cui tutti abbiamo bisogno.
16
visionidellascena
Una seconda tappa fondamentale, quella svolta ad
Avigliano, che è servita anche per testare le capacità
organizzative di una parte dell’Unione. Capacità che
sono purtroppo mancate, peccando la U.I.L.T. regionale di alcune significative leggerezze che hanno
evidenziato una certa incompetenza nel reggere un
evento di questa portata.
Tra le tante cose mostrate, quello di Avigliano Umbro
è stato il “Convegno della presa di coscienza” (non di
tutti: ma di molti sì, per fortuna) dove si spera, visto
il tema del Teatro-Scuola-Educazione, che gli adulti
in primis abbiano imparato che non si può pretendere di insegnare qualcosa se prima quella cosa non si
dimostra di averla capita; come la responsabilità
dei ruoli, soprattutto istituzionali e rappresentativi,
che in ogni ambito, anche quello amatoriale e ludico, sono tali, rappresentativi appunto. Essi svolgono una loro precisa funzione sociale ed educativa
a tutti i livelli, il cui significato non può essere né
travisato, né preso alla leggera, né usato impropriamente, sminuendo il ruolo stesso e le persone che si
rappresenta.
Sono le regole base dello stare insieme: per tutti gli
altri “c’è la dolce Euchessina”!
scrittur
La Scrittura

Scenica
di Flavio Cipriani
L
’Assemblea nazionale di Verona ha offerto, tra le
varie iniziative, un tavolo di dialogo il cui titolo
è stato “Tradimenti: dalla drammaturgia dell’autore - la prima creazione - attraverso la scrittura scenica sino alla messa in scena - la seconda creazione”.
Titolo intrigante, concepito per teorizzare l’argomentazione che più interessava introdurre, in quanto
sottotesto delle realizzazioni presentate dalle compagnie con i “Corti teatrali”. Come ricorderete, il progetto dei corti teatrali lanciato dal Centro Studi, sulla
scia del successo ottenuto lo scorso anno in Puglia,
consisteva nel rappresentare un testo dato, in lingua,
liberamente tradotto in dialetto.
In dialetto come sarà? Provocazione, il cui risultato
ha insegnato che non voleva essere una semplice occasione di rappresentazione, ma una dimostrazione
di messa in atto di quelle teorie che stanno alla base
del fare teatro.
Quindi le domande: “Qual è il percorso di composizione
che porta allo spettacolo?”; “In quali e quanti modi viene
affrontato?”.
L’uso del dialetto, nel nostro caso, equivale al processo che usa una qualsiasi altra lingua. In definitiva
che cos’è il dialetto: un linguaggio e di conseguenza uno dei linguaggi del teatro. Le diversità dei nostri dialetti, che si concretizzano in quella
difformità di linguaggi che segnano la variabilità del
tempo-ritmo dell’azione teatrale, rappresentano una
vera ricchezza da non sottovalutare. Non esistono testi teatrali che non siano rappresentabili in dialetto,
perché l’uso di una lingua è una delle diverse
possibilità che riguardano la composizione dello spettacolo, anche se ci si occupa di un testo che
presenta delle atipicità rispetto ad una drammaturgia più frequentata.
Cosa produce la forma in vita di uno spettacolo: il
testo drammatico o il percorso che si fa insieme ad
esso e con tutte le altre componenti che portano allo
spettacolo?
Non possiamo usare come alibi il dialetto per
non conoscere ed applicare quelle teorie che
sono alla base del teatro e non solo di quello contemporaneo che le ha riformulate. L’azione scenica
ed il rapporto con lo spazio che diventa lo spazio
scenico, gli studi sul movimento, il gesto, cioè la
conoscenza e la frequentazione di quel processo di
composizione dello spettacolo che lavora anche con
il testo, ma non esclusivamente con esso, sono tutte
componenti dell’azione teatrale comunque espressa.
Un testo drammatico rimane sempre letteratura, anche quando è stato scritto con delle idee di realizzazione scenica. Esso è in attesa, offrendo significati

che possono essere scelti, portati in superficie e poi
fatti vivere.
Useremo, quindi, in questa nostra occasione di
confronto, la parola “tradire” nel suo significato in
estensione e cioè: portare in superficie qualcosa
che altrimenti sarebbe destinato a rimanere nascosto.
Per esempio, si usa dire “tradire un’emozione”. Ebbene,
questa espressione ci avvicina al senso di fare teatro:
si sceglie, perché si ama, il testo di un autore drammatico, che aspetta solo di essere portato in vita, con
quel processo che permette a delle idee scritte, di
diventare idee agite.
Ogni operazione teatrale mette in atto un tradimento che si inquadra in quel concetto del
tradire-amare, che lo rende specifico allorché si
tradisce dopo aver amato. Si deve pensare all’atto teatrale come ad un momento di composizione,
dove il testo scritto può trovare la sua vita, così che
visionidellascena
17
il fare teatro sarà sempre riscrivere qualcosa. Karl
Kraus, nella sua opera “Shakespeare tradito”, scrive
che “la riscrittura è in ogni caso un montaggio” ed in
questa affermazione ritroviamo la traccia del nostro
discorso: esiste una scrittura drammatica, opera
dell’autore drammatico, ed una scrittura scenica come atto di composizione di tutte quelle
singole drammaturgie che riguardano il fare
teatro. Ecco, allora, un’importante osservazione: il
termine drammaturgia non è avvicinato solamente
all’opera dell’autore drammatico ma a tutte le componenti di quel soggetto di cui parliamo ed in prima
istanza di quella parte centrale ed irrinunciabile che
si chiama attore.
La scrittura scenica coinvolge tutti gli elementi
linguistici del teatro ed è l’elemento di composizione complessiva dello spettacolo. La teoria e la pratica degli studi contemporanei sul teatro
hanno avuto come elemento focale la ricerca di un
linguaggio specifico ed autonomo, rispetto alla letteratura, con la riscoperta dei linguaggi propri del
teatro: l’azione scenica con il corpo dell’attore come
elemento essenziale; lo spazio scenico, l’oggetto e la
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visionidellascena
sua plasticità nello spazio, il suono, la luce, i tratti
fonetici e non solo semantici della parola.
Ne consegue che il testo dell’autore drammatico è solo uno dei componenti della costruzione
dello spettacolo. Possiamo distinguere un teatro
che lavora “per” il testo che assume, cioè l’opera letteraria come valore assoluto dello spettacolo, ed un
teatro che lavora “con” il testo, dove questo viene
usato come una delle componenti della vita di quella
composizione scenica.
A questo punto possiamo usare quella terminologia
specifica, una volta chiarito il suo significato, onde
comprendere e condividerne la sua essenza.
Si distingue un “teatro drammatico” o testo-centrico, che lavora per il testo, ed un “teatro post-drammatico” che parte da quel concetto di drammaturgia
esteso a tutte le singole situazioni che rientrano nel
processo compositivo, nel montaggio a cui si faceva
riferimento: un teatro che lavora con il testo.
Gerardo Guccini, docente di drammaturgia presso il D.A.M.S. di Bologna, ci dice: “Va in crisi l’idea
totalizzante di un testo drammatico a priori, cioè preventivo rispetto allo spettacolo ed emerge la consuntività come
carattere strutturale. La drammaturgia cessa di essere un
affare solo per l’autore per diventare un oggetto mobile tra
autore ed attore”.
La scena ha una scrittura ed è questo elemento a delineare un diverso modo di agire. La composizione
scenica, cioè la drammaturgia dello spettacolo, si è
appropriata e modellata su principi e procedimenti
pratici diversi e nuovi, che hanno messo in difficoltà
i canoni classici della rappresentazione teatrale. È
così che “tradire”, all’emergere di queste metodiche,
ha espresso il suo significato usuale e cioè di portare
un danno a qualcuno con delle azioni che sono irrispettose, riguardo all’idea originaria. In effetti sono
tanti ed essenziali quei punti di difformità che sono
stati indicati come “dispositivi post-drammatici”: la
frammentazione in contrapposizione al concetto di
unità d’azione, l’incompiutezza, la discontinuità, la
simultaneità, la sospensione del senso.
Nuovamente Guccini: “Una debilitazione dall’interno
della forma del dramma rispetto ai suoi statuti – dialogo,
favola, personaggio, mimesi – agendo con un lavoro su di
un testo o a partire da un testo drammaturgico ma con esiti
post-drammatici”. Tutto ciò a confermare che il pro-
blema non riguarda specificamente l’uso o meno del
testo o addirittura della parola ma come si affronta il
lavoro di composizione e soprattutto, quindi, quale
uso scenico del testo. In definitiva, la conferma di un
uso scenico del testo quale uno dei momenti di quella composizione che fa nascere l’atto teatrale.
Non esiste tradimento nel suo significato di “rinnegare”. Esiste, invece, una possibilità importante: quella
di lavorare creando diversità soggettive in quel percorso di composizione che può includere anche un
testo drammatico, ma che è, nel suo percorso e nel
suo prodotto, lontano da una concezione di teatro
che agisce in una drammaturgia preventiva, cioè che
assume a priori il testo come valore assoluto.
Infine, ancora Gerardo Guccini: “Attualmente il drammatico al quale si fa riferimento è all’opposto dell’idea
letteraria del dramma, è una manifestazione diretta ed
inscindibile del teatrale, si tratta di scritture sceniche testualmente espresse, di drammaturgie consuntive che raccolgono le risultanze verbali di processi aperti agli apporti
dell’ensemble, dei continui passaggi nelle due direzioni,
fra la lingua dei testi e la lingua degli spettacoli”.
([email protected])
visionidellascena
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cronaca
Cronaca di una
 Trasferta a Verona
di Graziano Ferroni
“T
empo fa il potere risolse l’intolleranza verso i commedianti cacciandoli fuori dal paese. Oggi gli attori
e le compagnie hanno difficoltà a trovare piazze, teatri e
pubblico, tutto a causa della crisi. I governanti quindi non
hanno più problemi di controllo verso chi si esprime con
ironia e sarcasmo in quanto gli attori non hanno spazi né
platee a cui rivolgersi”, così scrive Dario Fo nel messaggio redatto in occasione della Giornata Mondiale
del Teatro 2013. Le riflessioni che circolavano nel
nostro ambiente erano un po’ queste.
Peccato che, in Italia, il teatro abbia perso la sua
vocazione alla rivolta. Altrimenti ci prenderemmo
davvero la briga di farci ascoltare. Ma siamo troppo
divisi, troppo litigiosi, troppo invidiosi per unirci e
batterci per il bene comune. Non facciamo paura
a nessuno, non ancora. Quando riusciremo a farci
prendere sul serio?
L’occasione di un viaggio in Veneto che ci ha subito entusiasmato tutti sin dal primo annuncio.
L’organizzazione è già di per sé un’avventura.
Silvietta non può venire perché da poco ha avviato
un’attività lavorativa che non le consente, specie nel
periodo aprile-settembre, di allontanarsi da Porto
San Giorgio; Paolo ha la simulazione della terza
prova dell’esame di maturità fino a mezzogiorno del
sabato; Ilario e Adele devono prendere le ferie dai
rispettivi lavori; Silvia russa di notte e non può essere sistemata in camera doppia o tripla; Barbara potrebbe approfittarne per andare a trovare un’amica
che abita da quelle parti. Il TiAeFfe quindi è concentrato sulla sostituzione di Silvietta e, dal cappello
a cilindro del grande prestigiatore, appare Sonia che,
assolutamente digiuna di palcoscenico, con un’illimitata fiducia in tutti e una buona dose di incoscienza,
accetta la proposta di sostituire. L’Associazione ha
investito, da irresponsabile, su un’illustre sconosciuta munita di caparbia tenacia e buona volontà.
Ancora, c’è bisogno di affittare un’auto per sette persone che non costi molto e infatti appare una Zafiro
ad un prezzo accettabile. Chi prepara i panini e le
bevande per il pranzo al sacco? Adele. Mille altre
cose a cui pensare.
Finalmente, alle 12.30 di sabato 20 aprile, si parte!
La meta è Verona per la presentazione del corto teatrale “Merenna in giardino” (adattamento da “Picnic
in campagna” di Fernando Arrabal) per la Rassegna
“BRÆVI: corti teatrali” organizzata a latere dell’Assemblea nazionale della U.I.L.T.
Arriviamo intorno alle 17.00, dopo aver fatto un
viaggio assolutamente rilassante affidandoci alla
saggia guida di Ilario. Nell’hotel, dove si sta svolgendo l’Assemblea, troviamo una gran fermento e
20
visionidellascena

quindi incominciamo a preoccuparci perché intorno
vediamo competenza, professionalità, scrupolosità,
attenzione.
Immaginiamo le parole pronunciate nelle stanze dei
convegni: “Il teatro, insieme ad altre forme d’arte, è necessario al pensiero, al cuore, alla capacità di sognare degli
uomini”; “Una persona che ci viene a vedere deve avere
intrattenimento, deve divertirsi, alleggerirsi, ma deve anche
pensare, avere un cibo spirituale”…
Ci sentiamo inadeguati, ma siamo gli ultimi e abbiamo tempo per concentrarci sui personaggi e
sulla storia. Intanto vediamo gli altri elaborati.
All’improvviso ci dicono che tocca a noi. Panico allo
stato puro! Ci buttiamo sulla pedana. Dopo 15 minuti, applausi, complimenti, fine della storia.
Poi la sera buffet, chiacchiere, musica e balli in un’atmosfera di magica complicità che ci ha fatto sentire
parte di una grande famiglia: la U.I.L.T. È stato bello, divertente e interessante anche perché l’incontro
ci ha permesso di conoscere altre realtà e tutto ciò è
sempre stimolante oltre che fonte di arricchimento.
Questo sta senz’altro a significare che, nella tastiera
del nostro pianoforte, ci sono tanti tasti ed è giusto
suonarli tutti.
Questa avventura, nata da una stretta collaborazione
tra Il TiAeFfe e la U.I.L.T., è stata una scommessa
vinta che diventa frutto di un sodalizio importante.
Ci è piaciuto metterci in gioco con questa sperimentazione sulla guerra; l’abbiamo interpretata conservando l’ironia del testo originale pur sconvolgendolo quasi totalmente. Fare innovazione non significa
solo cambiare le forme, ma mettere a fuoco i con-
tenuti. Abbiamo voluto parlare di guerra attraverso
il disincanto dei ragazzi che con la guerra ci ‘giocano’ quotidianamente attraverso i loro videogiochi.
Soprattutto abbiamo voluto sollecitare qualche domanda, ma non solo. Riteniamo che sia nostro dovere innovare, ricercare, cambiare le nostre pratiche
continuamente. Se il nostro obiettivo è quello di aiutare gli spettatori ad essere più critici e curiosi affinché cresca la capacità di ognuno di leggere il mondo
in cui viviamo, dobbiamo rendere gli spettatori dei
soggetti sempre più attivi. Non ci sono solo le forme
già esplorate di teatro partecipativo, di superamento
della divisione palco/sala, di gioco condiviso tra attori e spettatori; molte forme devono ancora essere
scoperte e messe in pratica.
Dunque la strada è proprio questa.
Compagnia Il TiAeFfe
Via Montone, 1 - 63900 Fermo
[email protected]
visionidellascena
21
festival
Festival e Rassegne

Il mercato e i condizionamenti
sulle scelte delle compagnie
N
el corso delle attività organizzate a latere
dell’Assemblea nazionale di Verona, ho avuto
modo, durante il tavolo di dialogo da me condotto
(“Festival e Rassegne: il mercato e i condizionamenti
sulle scelte delle compagnie”), di incontrare i rappresentanti di alcune compagnie che hanno discusso e
approfondito gli argomenti in ordine del giorno della discussione: Il teatro amatoriale, obiettivi di mercato;
Organizzazione di festival e rassegne: principi e necessità;
I festival: aspetti positivi e negativi; Le rassegne: aspetti
positivi e negativi; Il cartellone: generi, autori; I bandi, le
selezioni, lo scambio; Gli spazi e i costi; UILTinRete.
Nell’introduzione al dibattito si è parlato anche di
ciò che concerne la costituzione e la gestione di una
compagnia amatoriale, la formazione degli attori, la
produzione di uno spettacolo e infine la circuitazione degli spettacoli.
Il teatro amatoriale, obiettivi di mercato.
Il teatro amatoriale, attraverso le rassegne, persegue
l’obiettivo di affermarsi sul mercato quale prodotto
alternativo al teatro professionista, rispettando le esigenze e i limiti economici di produzione senza mai
mortificare il risultato finale; pertanto, la sperimentazione, l’innovazione e l’originalità diventano
elementi indispensabili per il perseguimento
dell’obiettivo. A tal fine è auspicabile che le compagnie siano formate da persone con spiccate attitudini
attoriali e non legate esclusivamente da un vincolo
di amicizia e da una comune passione per il teatro.
A questo va aggiunta la capacità da parte delle compagnie di formarsi sia attraverso una costante attività
recitativa, sul campo si intende, sia con la frequentazione, da parte dei più giovani, di corsi e laboratori,
meglio se istituiti all’interno della compagnia, mettendo a frutto eventualmente risorse interne.
Organizzazione di festival o rassegne: principi
e necessità.
Organizzare un festival o una rassegna dovrebbe essere uno degli obiettivi principali di una compagnia.
Il teatro amatoriale è infatti il risultato di un movimento, un fenomeno sociale che sempre di più conquista spazio nella società contemporanea ed è solo
in questa dimensione che il prodotto “teatro” può
attirare l’interesse collettivo sul territorio nazionale
senza limitarsi ad essere manifestazione di paese. Gli
interventi che sono seguiti hanno messo in risalto le
difficoltà che le compagnie trovano nella organizzazione delle rassegne.
22
visionidellascena
di Bruno Alvino

I festival: aspetti positivi e negativi.
Senza dubbio un festival, attraverso l’assegnazione
dei premi, garantisce un confronto tra le compagnie
partecipanti e un incontro, tra esse, durante la serata
di premiazione. Nello stesso tempo il rischio di una
ricaduta negativa sulla divulgazione del prodotto/
teatro potrebbe esistere laddove alcune compagnie,
che non abbiano lo spirito del movimento, cerchino di pubblicizzare solo la loro conquista di premi alterando il significato del festival. Inoltre è da
considerare il dispendio di fondi (premi, serata di
premiazione e altro ancora) da parte dell’organizzazione, fondi che potrebbero essere suddivisi tra le
compagnie intervenute arricchendone il contributo
di partecipazione. Le opinioni emerse sono state
diverse tra chi ritiene che i premi siano utili e chi,
al contrario, sostiene che spesso siano elementi di
separazione, di invidia e di presunzione.
Le rassegne: aspetti positivi e negativi.
La rassegna ha il grande vantaggio di avvicinarsi ai
cartelloni di teatro professionistico, nel cui ambito i
premi e i festival vengono assegnati e organizzati per
l’innovazione o la sperimentazione, per artisti emergenti e altro, ma mai per un insieme di compagnie
che presentano spettacoli, spesso diversi tra loro, per
genere, autore, linguaggio. Nel teatro amatoriale, invero, il limite dei festival è rappresentato dal fatto che
non sempre i motivi che determinano l’assegnazione
dei premi sono chiari. Di contro, però, le rassegne
hanno la scarsa partecipazione delle compagnie che,
animate da forte spirito competitivo, preferiscono
iscriversi ai festival più che alle rassegne.
Il cartellone: generi, autori.
Una rassegna o un festival devono specializzarsi in
un genere? Non crediamo. I cartelloni amatoriali
dovrebbero sempre presentare al proprio pubblico
un assortimento vario per generi, autori, tale da dimostrare l’universalità del fenomeno e le capacità in
tutti i generi.
I bandi, le selezioni, lo scambio.
I bandi, a causa anche dello spirito di competizione che esiste tra le compagnie amatoriali (tese come
sono a curare solo il loro orticello), sono sovente
troppo attenti alle esigenze degli organizzatori. Le
selezioni spesso avvengono per conoscenza diretta
limitando la circuitazione delle compagnie e gli organizzatori, quando fanno parte di un gruppo teatrale,
talvolta preferiscono scegliere compagnie che alle-
visionidellascena
23
stiscano a loro volta cartelloni per uno scambio che
non sempre tiene conto della qualità degli spettacoli,
contaminando così il valore del cartellone stesso con
una ricaduta negativa sul teatro amatoriale.
Gli spazi e i costi.
Di contro alle esigenze degli organizzatori, di cui
prima si parlava e che talvolta li spingono a fare scelte di convenienza nella selezione degli spettacoli, vi
sono le difficoltà di trovare spazi adatti e il denaro
per la pubblicità e per il contributo alle compagnie.
È questo un grosso freno alla divulgazione del teatro
amatoriale: avere un teatro bello, grande e funzionale significa sostenere dei costi di affitto che assorbono tutte le risorse o gran parte di esse, al contrario,
quando ci si arrangia in piccoli teatri di parrocchia
o scolastici, viene spesso mortificato il valore dello
spettacolo presentato, che nella maggior parte dei
casi ha bisogno di spazi e attrezzature dignitose.
Oggi tutto si muove col denaro e anche le rassegne
di teatro amatoriale ne hanno bisogno. Una soluzio-
24
visionidellascena
ne potrebbe essere quella di gridare nelle orecchie
delle istituzioni sorde affinché sostengano una parte
dei costi o mettano a disposizione gratuitamente il
teatro. Un’altra soluzione, che però richiede lavoro,
impegno e caparbietà, è quella di mettersi allo studio
e alla ricerca di leggi regionali e contributi di fondazioni. Diamoci da fare. L’organizzazione capillare
di festival e rassegne sono il miglior viatico per la
diffusione del teatro amatoriale.
UILTinRete.
È il progetto di mettere in rete alcune rassegne sul
web. Sul nostro sito le compagnie avranno la possibilità di pubblicare i demo dei propri spettacoli per
una selezione più trasparente. È il tentativo di cercare una strada comune per tutto quanto sopra detto;
ma di questo ve ne parlerò in altra occasione e più
dettagliatamente.
Invito tutti coloro che sono interessati agli argomenti
finora esposti a contattarmi.
([email protected])

scena
Metti una sera a…
Scena
di David Conati
… Che poi in realtà è un pomeriggio, ma dal momento che fuori imperversa un acquazzone poco
primaverile e molto invernile poco importa che sia
all’incirca l’ora del tè. Il dentro in questo caso è la sala
convegni dell’Hotel Best Western CTC di Verona, e
precisamente la Sala Picasso, all’interno della quale,
nel corso dell’Assemblea nazionale della U.I.L.T. del
20 e 21 aprile 2013, i drammaturghi Ombretta De
Biase, Andrea Jeva, Rosario Galli e il sottoscritto
David Conati, scrivente e non drammaturgo, dibattono sul tema “Teatro amatoriale e nuova drammaturgia” gettando anche un occhio al problema delle
esclusive di agenzia per le traduzioni.
Seppur l’argomento sia di quelli da discussione interminabile, di quelli che sulla carta dovrebbe interessare davvero tutte le compagnie amatoriali, la
platea scarseggia di presenze e, come sempre, quelli che avrebbero bisogno di
confrontarsi con questo tema
sono i primi a disertare l’incontro.
Il problema pare che non sia
per niente nuovo, ovvero la
responsabilità di ciò che si rappresenta, o più filosoficamente il
perché si fa teatro, il cosa si vuole dire quando si mette in piedi un allestimento. Domande
che meriterebbero risposte articolate e approfondite ma che
pare ormai nessuno si ponga
più, ché pensare troppo causa
emicranie persistenti.
Dalla discussione emerge il
fatto evidente che il repertorio delle compagnie amatoriali si è fossilizzato sui soliti testi, molti dei quali
sono gli stessi che propongono i professionisti, con il
rischio che questi ultimi, acquistando l’esclusiva sui
testi che portano in giro, blocchino per intere stagioni i copioni impedendo agli amatoriali di portare in
giro i loro allestimenti.
Il primo quesito quindi, legato al repertorio delle
compagnie, è: perché si portano in scena sempre i
soliti testi?
Dalla chiacchierata emerge il fatto che molti finiscono per allestire sempre i soliti testi perché pare non
si sappia dove reperire altri copioni, il che, se poteva
essere una scusa nel 1970, oggi, con l’avvento di internet e dei vari siti che pubblicano testi teatrali di
gratuita consultazione, pare una giustificazione piuttosto deboluccia.
A tale proposito Ombretta De Biase ricorda che

Editoria & Spettacolo da tempo si occupa di pubblicare i testi finalisti del Premio Fersen e che nella
loro collana si possono trovare molti testi di autori
contemporanei, che sono e sarebbero delle assolute
novità per il teatro italiano.
Io aggiungo che anche Edizioni Corsare pubblica una collana di teatro, ma di editori impegnati a
diffondere il verbo teatrale se ne potrebbero citare
altri, senza contare tutto quanto è ora reperibile in
internet.
La questione evidente, al di là della disponibilità abbondante della materia prima (i testi teatrali), pare
invece essere quella che i copioni siano pieni di caratteri di stampa, che vanno decifrati, come pure le
didascalie, e il loro contenuto va visualizzato e non
visto, e che questo implichi un esercizio ginnico
mentale di cui si è persa l’abitudine: la lettura.
C’è poco da fare, è palese che
la maggior parte dei registi non
si informano, non sono curiosi,
non leggono, si limitano pappagallescamente a mettere in scena
cose viste in altri teatri, nascondendosi dietro la frase che “il
pubblico vuole questo”…
Rosario Galli interviene a fatica, strappando fisicamente la
parola a Ombretta De Biase che
gliela lascia con evidenti lividi
lessicali. Finalmente, quando
riesce a verbalizzare la propria
opinione ribadisce che l’utopia
di un cartellone amatoriale libero dai soliti testi che imperversano tra i professionisti è una chimera della quale si
parla da oltre trent’anni. Da parte sua, per i registi
non lettori propone, con il supporto del Ce.N.D.I.C.
(Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana
Contemporanea) di organizzare nei teatri di tutta
la penisola, delle letture sceniche dei copioni con la
presenza in sala degli autori, in modo da far incontrare queste due lontane entità nello spazio fisico di
una sala liberando i primi dall’imbarazzo di dover
decifrare un testo a volte esageratamente criptico
persino per gli stessi ideatori.
Andrea Jeva lancia la provocazione che ciascuna
compagnia dovrebbe dare spazio ad un proprio autore di gruppo, con il vantaggio che questi, conoscendo bene i limiti, le abilità, i pregi e i difetti degli
attori coi quali generalmente lavora, potrebbe riuscire a valorizzare gli allestimenti coinvolgendo tutto il
gruppo.
visionidellascena
25
Ovviamente non tutti gli altri autori sono d’accordo:
Ombretta De Biase sostiene che alcuni non sono in
grado di scrivere un copione che funzioni e dato che
di autori ce ne sono già parecchi non è necessario
aumentare ancora il numero che, se fosse per lei, ne
depennerebbe molti.
In ogni caso, e qui mi inserisco io, per ovviare ed
aggirare il problema delle esclusive teatrali, è utile
ricordare che il repertorio popolare italiano è talmente ricco di testi, liberi da vincoli ed esclusive,
che a volte basterebbe uno sforzo veramente minimo per trovare idee giuste, divertenti, che il pubblico apprezzi al di là dei soliti Taxi a due piazze, Cene
dei cretini, Boing Boing che imperversano in questi decenni. Insomma, basta cercare un’idea che funzioni
e collocarla nel proprio ambiente, riscrivendo ad
arte una storia rodata e il gioco è fatto.
Ovvio che cercare costa fatica; lo sapevano benissimo i pionieri che si lanciavano nella corsa all’oro nel
Klondike, su per il fiume Yukon, ma cercando, nel
posto giusto, con gli strumenti giusti, l’oro si trova
e di miniere di testi ce ne sono moltissime. D’altra
parte, come diceva Mennea, senza fatica non si vincono
le Olimpiadi e allo stesso modo non si conquista il
pubblico. Sipario.
([email protected])
Teatro amatoriale e nuova drammaturgia
20 aprile 2013, ore 15.45, Sala Picasso dell’Hotel Best Western CTC di Verona.
Dibattito tra i drammaturghi David Conati, Ombretta De Biase, Rosario Galli e Andrea Jeva.
Andrea Jeva: Apre il dibattito relazionando sulla difficile situazione in cui versa la drammaturgia
contemporanea in Italia denunciando il fatto che da decenni non c’è nessun interesse in merito, da parte
dei teatranti in generale e del teatro professionistico in particolare, indicando un peggioramento rispetto
agli anni che passano, piuttosto che un miglioramento. Lancia una provocazione invitando tutte le compagnie amatoriali a coltivare al proprio interno una figura in grado di sostenere il ruolo del drammaturgo,
facendosi forte del fatto che per il teatro amatoriale non c’è l’assillo del successo ad ogni costo come esiste
nel teatro professionale. Lui stesso si mette a disposizione nel fornire un eventuale sostegno fatto di aiuti
suggerimenti a chi volesse tentare di assumere il ruolo del drammaturgo.
Ombretta De Biase: Si mostra in disaccordo per l’invito provocatorio fatto da Jeva, in quanto ritiene non
facile per tutti scrivere per il teatro, a cominciare dalla grammatica.
Rosario Galli: Intervenendo in rappresentanza del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana
Contemporanea - Ce.N.D.I.C. (www.centrodrammaturgia.it), espone alcune iniziative che tale associazione
svolge a favore della diffusione della drammaturgia contemporanea italiana. Continua nel rendere disponibile l’attività del Centro per iniziative di lettura dei testi da parte dei soci stessi, affermando inoltre che
la posizione di molti teatranti che denunciano difficoltà nel reperimento di testi, risulta un po’ insufficiente
anche perché su internet si possono trovare svariati copioni. Anche lui, come Ombretta De Biase, ritiene
inadeguato che tutti scrivano per il teatro.
Un uditore al dibattito, dice che il problema non è tanto reperire i testi, quanto trovarne di adeguati, per
questo lui stesso si rivolge alle case editrici del settore, in quanto presume che sia stata fatta alla fonte, una
scelta di qualità.
Andrea Jeva: Le case editrici forniscono un indubbio servizio in questo senso, ma, da parte degli autori,
non è facile far leggere i propri lavori alle case editrici e farsi di conseguenza pubblicare. La ‘risposta’ degli
editori è quasi sempre tardiva e laboriosa: non sempre, anche testi di qualità, vengono pubblicati.
Ombretta De Biase: Ricorda che Editoria & Spettacolo (www.editoriaespettacolo.it)da tempo si occupa di
pubblicare i testi finalisti del Premio Fersen, da lei ideato e diretto, e che, nella loro collana, si possono trovare molti testi di autori contemporanei che sono e sarebbero delle assolute novità per il teatro italiano.
David Conati: Aggiunge che anche Edizioni Corsare (www.edizionicorsare.it) pubblica una interessante
collana di teatro e che di editori impegnati a diffondere il verbo teatrale se ne potrebbero citare altri, senza
contare tutto quanto è ora reperibile in internet. La questione principale è che i registi non si informano, non
sono curiosi, non leggono, si limitano a mettere in scena cose viste in altri teatri.
Flavio Cipriani (direttore del Centro Studi): La U.I.L.T. aveva intrapreso con la Società Italiana Autori
Drammatici - S.I.A.D. (www.siadteatro.it) una collaborazione per diffondere fra i tesserati i testi contemporanei, ma poi, per svariati motivi, non si è dato seguito all’iniziativa.
Rosario Galli: Offre a Cipriani e alla U.I.L.T. la sua disponibilità a riprendere l’iniziativa con il Ce.N.D.I.C.
ed elenca diversi punti a favore dell’attività del Centro in rapporto al dialogo con le istituzioni.
Andrea Jeva: Chiede ai presenti quali sarebbero le loro esigenze in merito al dibattito.
Prendono la parola esponenti delle compagnie, alcuni dei quali si dimostrano favorevolmente colpiti da
quanto si è detto, soprattutto in riferimento alla sollecitazione di scrivere in proprio i testi degli spettacoli.
(verbale redatto da Andrea Jeva)
26
visionidellascena
nel mond
13° World Festival
of Children’s Theatre 2014
Lingen (Germania)
Ritorna, dal 25 luglio al 1° agosto 2014, il Festival
Mondiale del Teatro per ragazzi dagli 8 ai 14 anni. È
uno dei massimi appuntamenti mondiali. Sono ammessi
spettacoli particolarmente visivi, ricchi di colori, con
musiche e anche danze. Lo spettacolo deve avere durata
massima di 60 minuti. Saranno ospitati fino ad un
massimo di 15 ragazzi + 2 adulti accompagnatori. Alcuni
ragazzi saranno ospitati presso le famiglie di Lingen.
Possibilità di alloggi convenzionati per amici e parenti.
L’ospitalità prevede la presenza delle compagnie per
l’intera durata del Festival. Parteciperanno compagnie
da 18 paesi di tutto il mondo: esperienza per i ragazzi
veramente irrepetibile. È necessario un video dell’intero
spettacolo.
Scadenza delle domande: 25 ottobre 2013.
21ª India Theatre Olympiad
International Theatre Festival
Cuttack (Stato dell’Orissa - India)
Festival Internazionale che si svolgerà dal 1° al 5 otto­
bre 2013. Aperto a tutti i generi teatrali: dramma,
commedia, gesto, mimo, danza (moderna, folk). Durata
massima dello spettacolo: 60 minuti. Ospitalità per 3
giorni + il giorno dello spettacolo, fino ad un massimo
di 8 persone. Favorevoli convenzioni con le persone in
eccesso. Il costo del viaggio sino in India (Aeroporto
di Bhubaneswuar) è a carico delle compagnie invitate,
mentre tutti i trasferimenti sino a Cuttack sono a
carico degli organizzatori. Le compagnie partecipanti
potranno vivere un’esperienza unica con molte
compagnie orientali. È necessario un video dell’intero
spettacolo.
Scadenza delle domande: 25 luglio 2013.
Responsabile U.I.L.T. per i rapporti internazionali
QUINTO ROMAGNOLI
Via Emanuele Filiberto, 10 - 62100 Macerata
tel. e fax 0733.233175 - cell. 348.0741032
[email protected]
BUONE VACANZE
Buone vacanze a tutti, ma soprattutto “buon palco­
scenico!” alle tantissime compagnie che andranno a
presentare i loro spettacoli nelle piazze, nei parchi, tra
le feste medievali e tra le numerose sagre presenti in
tutta Italia. Un grande “in bocca al lupo!” lo voglio
trasmettere invece alle compagnie che stanno per
partecipare ad alcune delle più importanti manifestazioni
di teatro internazionale.
Il Teatro Finestra di Aprilia che con lo spettacolo
“Pinocchio” rappresenterà l’Italia al prestigioso Festival
Mondiale di Montecarlo che si terrà nel Principato
di Monaco dal 19 al 28 agosto (chi può non si faccia
sfuggire l’appuntamento). Il regista Raffaele Calabrese
ha messo in scena una fresca edizione del più classico
dei libri per bambini e sicuramente porterà applausi a
tutto il teatro amatoriale italiano. Durante il Festival
Mondiale ci sarà anche un Corso sulla Commedia
dell’Arte condotto da Francesco Facciolli del Teatro dei
Picari di Macerata, giusto riconoscimento alla maestria
della scuola teatrale italiana.
La Compagnia Costellazione di Formia, guidata
dall’inesauribile Roberta Costantini, parteciperà al IX
Festival Internazionale di Namur (Belgio) dal 21 al 24
agosto 2013. La nostra compagnia presenterà ancora
una volta “Gente di plastica”, uno spettacolo che ha
avuto già importanti riconoscimenti internazionali in
Macedonia e Marocco.
La terza compagnia che rappresenterà l’Italia in un
Festival internazionale è la Compagnia dei Giovani di
Trento che sarà ospite del Festival Internazionale
di Mont-Laurier in Canada dove presenterà lo
spettacolo “Hamlet”, una elaborata edizione del
classico shakesperiano che tanto successo ha avuto in
altri appuntamenti europei.
(Quinto Romagnoli)
Master Class Intensivo
della Commedia dell’Arte
Valle d’Itria (Puglia)
Baal Teatro organizza questo corso che si svolgerà dal
22 luglio al 10 agosto (domeniche escluse). Cinque
ore al giorno di lezioni (dalle 9.00 alle 14.00). La
partecipazione è aperta a tutti, amatori e professionisti.
Costo del corso: e 200,00. Alloggio convenzionato
in Valle d’Itria. La Master Class mira a rileggere la
Commedia dell’Arte in una dimensione trans-culturale
facendola interagire con diverse tradizioni teatrali:
danza classica indiana, opera cinese, danza tradizionale
africana e diverse discipline (mimo, pantomima, preacrobatica, yoga, ecc.). Per ulteriori informazioni e per
richiedere la scheda di partecipazione contattare Baal
Teatro, Via C. Colombo, 34 - 83100 Avellino
([email protected] - www.baalteatro.com)
27
CHOCOLAT
…uno spettacolo peccaminosamente delizioso!
Due importantissimi appuntamenti internazionali per la
Compagnia Costellazione che continua a ricevere consensi sia in Italia sia all’estero: in Marocco, il Festival
International du Théâtre de Marrakech, dal 13 al
18 maggio; in Belgio, il IX Festival International du
Théâtre de Namur, dal 21 al 24 agosto.
Appena reduce dal grande successo al Teatro Politeama
di Napoli dove lo scorso 2 maggio è andato in scena lo
spettacolo “Gente di plastica”, la Compagnia di origine formiana si prepara a rappresentare l’Italia in questi
due prestigiosi Festival Internazionali con “Chocolat”
(liberamente ispirato a Chocolat di Joanne Harris e al
film di Lasse Hallström), con drammaturgia e regia firmate da Roberta Costantini.
“Chocolat” segue l’inconfondibile traccia stilistica di
Roberta Costantini, caratterizzata dalla regia essenziale giocata su pochi elementi di scena, attenta alla
scelta cromatica dei costumi e al loro utilizzo e sostenuta dall’incisivo disegno luci e dai particolari effetti
audio, entrambi curati da Marco Marino. Uno stile spoglio ma emotivamente denso, che affida soprattutto
al movimento e al forte rigore compositivo l’efficacia
della comunicazione teatrale, mettendo in scena una
rappresentazione visiva costruita sul gesto, il ritmo e
la precisione del corale. Una sinergia tra voci, corpo,
movimento, musica, luci, caratterizza la realizzazione
di questo originale disegno drammaturgico tratto dal
testo di Joanne Harris. Per questo suo particolare linguaggio espressivo la Compagnia Costellazione, sotto la
direzione di Roberta Costantini, ha ricevuto riconoscimenti in numerosi Festival Nazionali ed ha rappresenta-
28
attivitànelleregioni
to più volte l’Italia in importanti Festival Internazionali
in Canada, Corea del Sud, Lituania, Marocco, Belgio,
Macedonia vincendo, proprio lo scorso anno, con lo
spettacolo “Gente di plastica”, due tra i più interessanti Festival Internazionali: il Festival International du
Théâtre a Fès 2012 (Marocco) e il Festival Internazionale
“Faces Without Masks 2012” a Skopje (Macedonia).
Caratterizzato dall’intensità delle immagini che nascono dal testo, dalla musica e dall’interiorità degli interpreti, “Chocolat”, già in concorso in prestigiosi Festival
Italiani, rivela un particolare tessuto scenico: la voce e i
movimenti del corpo degli attori Angelo De Clemente,
Annalisa Paparella, Antonietta Vargiu, Edi Simonetto,
Elisabetta Lisi, Gianluca Paolisso, Guendalina Lorena
Mordà, Maria Rosaria Pugliese, Silvia Cafiero, Veruschka
Cossuto, in scena acquistano forza e poesia fino a diventare portatori di un’emozione, di uno stato d’animo, di una fantasia.
Lo spettacolo è l’apologo dell’imposizione dei costumi,
dietro la maschera della fede e della devozione, e del
bisogno istintivo, umano di ricorrere a liberatorie gocce
di cioccolata. Il cibo dei golosi resta la metafora delle
scorpacciate gustose e schiette, dei sentimenti fra gli
uomini che non obbediscono a convenzioni o stilemi.
Denso come la materia prima di cui narra, seppur con
ironia, “Chocolat” affronta tanti temi: dalla violenza
sulle donne alla bigotteria della gente, dall’insofferenza
verso il ‘diverso’ al coraggio di cambiare. Insomma, ancora una grande prova artistica di questa Compagnia
che, negli anni, continua il suo percorso in un ininterrotto crescendo di successi.
Compagnia Costellazione
www.costellazioneteatro.it
[email protected]
AT T I V I TÀ nelle
U.I.L.T. ABRUZZO
[email protected]
Presidente Carmine Ricciardi
Via Colle Scorrano, 15 - 65125 Pescara
tel. 085.4155948 - cell. 348.9353713
[email protected]
Centro Studi Margherita Di Marco
Via G. Matteotti, 115 - 64022 Giulianova (Te)
cell. 340.6072621
[email protected]
U.I.L.T. BASILICATA
[email protected]
Presidente Maria Adele Popolo
Via V. Bachelet, 7 - 75020 Nova Siri Scalo (Mt)
cell. 333.5035256
[email protected]
Segretario Davide Domenico Di Prima
Viale Mazzini, 175 - 75013 Ferrandina (Mt)
cell. 338.6558965 - tel. 0835.555166
[email protected]
Centro Studi Catello Chiacchio
Viale dei Peucezi, 175 - 75100 Matera
cell. 338.3572177 - tel. 0835.261267
[email protected]
GIORNATA MONDIALE
DEL TEATRO
In occasione della Giornata Mondiale del Teatro si
è svolto anche quest’anno il concorso promosso dalla
U.I.L.T. Basilicata. Ritagli-Atti, ormai giunto alla ter-
Regioni
za edizione, ha messo a confronto sette compagnie che
si sono giocate la vittoria a suon di corti teatrali.
La giornata è iniziata molto prima, infatti, la U.I.L.T.
Basilicata nella persona del Presidente uscente Davide
di Prima ha iniziato un percorso tanto interessante
quanto educativo coadiuvato dal Centro Studi regionale coordinato da Maria Adele Popolo. Edu-Creo
Teatrando è un premio di scrittura drammaturgica rivolto unicamente alle scuole secondarie di primo
e secondo grado di tutto il territorio regionale. Tra le
scuole partecipanti, tre sono state selezionate e hanno accettato la sfida di dover scrivere e rappresentare
un copione sul tema “Dieta mediterranea”, tratto
ed elaborato dal testo “La cena”, una poesia di Rocco
Scotellaro, poeta e scrittore lucano. Le tre scuole selezionate (di Irsina, di Potenza e di Ferrandina) hanno
scritto dei testi originali e li hanno portati in scena nella
mattinata del 23 marzo presso il CineTeatro “Della
Valle” di Ferrandina.
La giuria ha premiato tutti e tre i lavori con borse di studio e ha assegnato il primo posto all’Istituto
Comprensivo Scuola Media di Irsina (Matera) con la
motivazione: “Lavoro di scrittura ben strutturato, drammaturgicamente valido per scelte dialogali, per linguaggio e per
scambi di battuta. Conversazioni veloci, vivaci e descrittive.
Ottimo uso delle didascalie e di grande effetto il lavoro multimediale che aggiunge varietà e colore alla scrittura e alla scena. Si evincono una ricerca meticolosa e una profonda passione nella realizzazione dell’opera. Il lavoro, nato da ‘La cena’
di Scotellaro, ha preso altra via e forma, una vita propria, pur
restando fedele alle evocazioni dell’opera genitrice”.
In serata, poi, le sette compagnie partecipanti al
Concorso Ritagli-Atti hanno messo in scena corti e
monologhi davanti agli occhi vigili di ben tre giurie:
attivitànelleregioni
29
Giuria dei Giovani, Giuria dei Giornalisti e Giuria
Tecnica.
Il Gruppo Giano Teatro di Nova Siri (Matera) ha
portato in scena “Nel paese delle meraviglie” di Stefano
Benni, nell’adattamento e per la regia di Maria Adele
Popolo.
Il Centro di Cultura Skené di Matera ha presentato
“La lezione” di Eugène Ionesco, per la regia di Lello
Chiacchio.
La Compagnia “Cesare Giulio Viola” di Taranto ha
messo in scena “Filumena sulamente” di Marina Lupo,
per la regia di Franco Nacca.
La Futura Compagnia SenzArte di Montescaglioso
(Matera) ha proposto la propria interpretazione de
“Il povero Piero” di Achille Campanile, per la regia di
Cinzia Suglia.
L’Associazione TeatrOltre di Sciacca (Agrigento)
ha rappresentato “Malarazza”; adattamento e regia di
Salvatore Venezia.
Il Gruppo Le Maschere di Foggia ha allestito “Deliri
matrimoniali” di Gina Morelli e Vito Di Leo, per la regia di Gina Morelli.
La Compagnia Elementi Dinamici di Tricarico (Matera)
ha interpretato “Una medicina da urlo” di Luciano Salce,
per la regia di Luciano Pisani.
Nel finale, la Compagnia SenzaTeatro di Ferrandina
ha intrattenuto il pubblico, nel tempo in cui le giurie
si sono riunite per votare, portando in scena “Prove”,
un corto fuori concorso costruito sulla falsariga di una
famosa ed esilarante scena della commedia di Eduardo
“Uomo e galantuomo”.
Alla fine sono stati proclamati i vincitori del Concorso
Ritagli-Atti:
primo
premio
all’Associazione
TeatrOltre di Sciacca (Agrigento); secondo premio
alla Futura Compagnia SenzArte di Montescaglioso
(Matera); terzo premio al Gruppo Le Maschere di
Foggia.
La Giuria composta dai ragazzi della scuola secondaria di primo grado, ha assegnato il proprio premio al
Gruppo Le Maschere di Foggia.
Il premio come miglior attore protagonista, che prevedeva l’iscrizione al Laboratorio nazionale U.I.L.T.
di Biomeccanica, è stato vinto da Lello Chiacchio del
Centro di Cultura Skené di Matera.
(Roberto Natale - [email protected])
U.I.L.T. CALABRIA
[email protected]
Presidente Angelo Latella
Via Ribergo, 2 trav. XI - 89134 Pellaro (RC)
cell. 347.9953185 - tel. e fax 0965.357359
[email protected]
Segretario Antonino Denaro
Via Nazionale, 82/a - 89063 Melito Porto Salvo (RC)
cell. 349.4021696
[email protected]
Centro Studi Giovanna Nicolò
Via Sella San Giovanni, 43 - 89133 Mosorrofa (RC)
cell. 329.1326987
giovanna-nicolò@libero.it
30
attivitànelleregioni
U.I.L.T. CAMPANIA
[email protected]
Presidente Orazio Picella
Via Arno, 28 - 80126 Napoli
cell. 349.7832884
[email protected]
Segretario Antonella Gennaro
Via Mura Rosse, 41 - 84036 Sala Consilina (Sa)
cell. 340.5656963
[email protected]
Centro Studi Vincenzo D’Arco
Via Giocatori, 18 - 84036 Sala Consilina (Sa)
cell. 339.4974746
[email protected]
FESTIVAL NAZIONALE
“TEATRO XS” CITTÀ DI SALERNO
È lo spettacolo “Le serve” di Jean Genet, messo in
sce­na dalla Compagnia I Cattivi di Cuore e da Il
Teatro del Banchéro di Imperia, a vincere la quinta
edizione del Festival Nazionale “Teatro XS” Città di
Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi.
Domenica 5 maggio il gran gala di premiazione, ovviamente all’insegna del teatro. La serata, infatti, è stata
aperta dalla Compagnia dell’Eclissi che ha portato
sulle tavole del Teatro Genovesi “Il piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello, per l’adattamento e la regia
di Marcello Andria: 51 sono le repliche dal debutto di
questo spettacolo che si è avuto nel dicembre del 2008,
4 i festival nazionali vinti, 10 i riconoscimenti collettivi
e 16 quelli individuali.
Otto sono stati i premi che la giuria del Festival Na­
zionale “Teatro XS” Città di Salerno ha assegnato.
Quattro sono stati vinti dallo spettacolo “Il visitatore”
di Eric Emmanuel Smith, portato in scena dal Gruppo
Teatrale La Betulla di Nave (Brescia) per la regia di
Bruno Frusca. “Il visitatore” ha conquistato il Premio della
giuria del D.A.Vi.Mus al Miglior Spettacolo, il Premio degli studenti delle scuole secondarie al Miglior Spettacolo,
il Premio Miglior Attore, attribuito ex aequo ad entrambi
i protagonisti, Bruno Frusca e Pino Navarretta, ed il
Premio per la Miglior Regia.
A vincere il Premio Miglior Allestimento è stato lo spettacolo “America. Jaco e il senso della terra” di Raffaello
Cantèri, proposto dal Teatro Impiria di Verona. Gli
studenti delle scuole secondarie hanno attribuito il
premio Miglior Spettacolo anche a “Le serve” di Jean
Genet; il Premio Speciale U.I.L.T. Campania è andato
a “Uno strappo nel cielo di carta” di Salvatore Nocera
della Compagnia Piccolo Teatro di Agrigento, per
la regia di Salvatore Nocera. Il Premio Miglior Attrice
è stato conferito ex aequo a Giorgia Brusco e Chiara
Giribaldi per l’interpretazione di Claire e Solange in
“Le serve” di Jean Genet. La giuria, inoltre, ha voluto
attribuire una menzione speciale a Roberto Percoco,
interprete nel ruolo di Vincenzo in “Uomini sull’orlo di
una crisi di nervi” del Piccolo Teatro di Terracina.
La Compagnia dell’Eclissi gestisce il Teatro “Antonio
Genovesi” e per questo palcoscenico cura anche una
propria stagione. Il Festival Nazionale “Teatro XS”
Città di Salerno si è svolto quest’anno nell’arco di
sette serate che hanno registrato il tutto esaurito a ogni
appuntamento. Enzo Tota, il presidente dell’associazione, è l’ideatore della formula “XS” che in cinque
anni si è conquistata spazio e consensi fra le associazioni del teatro di base italiano.
Che cos’è il teatro XS? «Fare molto con poco; ottenere il
massimo con il minimo», sono le parole di chi, dall’inizio,
è l’anima del Festival.
La formula accoglie le istanze di tanto teatro, e ancor
più di quello che non circuita nelle grandi istituzioni,
che da anni fa di necessità virtù: contenere gli allestimenti (costi, scene, costumi, interpreti), senza depotenziare la funzione della parola e dello spazio da cui
essa è porta al pubblico, che resta esigente e comunque
difficile da accontentare. Prosa, dunque, capace di sostenere il senso della rappresentazione attraverso pochi elementi: innanzitutto gli interpreti (massimo 5, a
norma di regolamento), e con scene e costumi che si
risolvano in segno, più che in ricostruzione.
Negli anni alcune compagnie sono diventate un po’ di
casa qui a Salerno; indizio, questo, che in certi circuiti
i gruppi di qualità, capaci di esprimersi sulla lunghezza “XS”, compongono una cerchia non amplissima. Le
difficoltà, però, non mancano ma sono di stimolo agli
organizzatori che promettono per il futuro ritocchi alla
formula, forse in direzione della microdrammaturgia.
Si potrebbe testimoniare, così, che la scarnificazione
della grammatica teatrale non è solo il frutto di una
necessità di contenimento, ma in misura più significativa di un mutamento del linguaggio stesso della scena,
per un abbandono sempre più totale della dimensione
“prosa”.
Con l’appoggio, più che con l’aiuto, di pochi enti, con i
piccoli ma apprezzati contributi di associazioni e strutture locali, grazie alla partecipazione di un pubblico
sempre numeroso, e grazie soprattutto alle proprie forze, la Compagnia dell’Eclissi, con un cartellone e il
suo Festival, contribuisce a rendere la stagione cittadina
più ampia e, si spera, interessante. (Roberto Lombardi)
Compagnia dell’Eclissi
Via G. De Caro, 47 - 84126 Salerno
www.compagniadelleclissi.eu
La Compagnia I Cattivi di Cuore e Il Teatro del
Banchéro hanno vinto la quinta edizione del Festival
Nazionale “Teatro XS” Città di Salerno.
IL PREMIO “SANSEVERINO”
ALL’ASSOCIAZIONE LIBERA
È stato assegnato all’Associazione Libera, sodalizio antimafia, il Premio “Roberto I Sanseverino”
(giunto alla XIV edizione) ideato dalla Compagnia
La Magnifica Gente do’ Sud. Il manufatto raffigurante l’arte e la cultura è stato conferito al responsabile
di Libera il 3 marzo scorso, presso il Centro Sociale di
Mercato San Severino, nel corso di una apposita serata.
L’Associazione sanseverinese, attiva sul territorio grazie anche alla ventennale Rassegna “Insieme… con
il teatro”, ha da tempo intrapreso un cammino verso
la legalità; l’intento e l’impegno precipuo del sodalizio
è permettere a tutti i cittadini, in particolare alle nuove generazioni, di potersi realizzare secondo valori e
principi sani, lottando pertanto contro ogni forma di
criminalità organizzata. L’Associazione Libera vince il Premio “Roberto I Sanseverino” (XIV edizione).
attivitànelleregioni
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La serata è iniziata con uno spettacolo sperimentale e di nuova drammaturgia presentato dalla stessa
Compagnia La Magnifica Gente do’ Sud, a cura del
direttore artistico Alfonso Ferraioli: “Volti diversi, lo
stesso destino” (che è anche il titolo di un suo libro),
dedicato alle vittime innocenti delle faide, della guerra
tra clan. Lo spettacolo si è fatto notare per una contaminazione tra recitato e immagini digitali proiettate, una
commistione ideale tra generi comunicativi diversi, ma
comunque efficaci a veicolare il messaggio. Musiche
dal vivo grazie a un pianoforte sul palco che creava
suspense. Ammirevoli la bravura e il coraggio degli attori. Dopo la rappresentazione si è passati alla premiazione e a ricevere il Premio “Sanseverino” è stato don
Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale di Libera.
“No alla retorica della memoria, no alle passerelle di camorristi e mafiosi che spesso sono presenti alle manifestazioni indette contro di loro o ai funerali delle vittime casuali” – ha
tuonato don Cozzi, aggiungendo poi: “Dobbiamo capire
che è violenza non solo l’omicidio, ma anche l’apatia, l’indifferenza, l’oblio e l’assuefazione”. Sono intervenuti, tra gli altri: Pasquale Iannone, presidente de La Magnifica Gente do’ Sud; il sindaco di
Mercato San Severino, Giovanni Romano; l’assessore
alla cultura, Assunta Alfano; per l’Associazione Libera
di Salerno, Anna Garofalo e Annamaria Torre, figlia
del giudice Marcello Torre.
Associazione La Magnifica Gente do’ Sud
Via S. Felice, 37 - Fraz. S. Eustachio
Mercato San Severino (Sa)
www.lamagnificagentedosud.it
U.I.L.T. EMILIA
ROMAGNA
[email protected]
Presidente Ettore Rimondi
Via C. Primodì, 12/3 - 40138 Bologna
cell. 339.6655251 - tel. 051.344707
[email protected]
Segretario Franco Orsini
c/o Segreteria U.I.L.T.
Via E. Novelli, 2 - 40127 Bologna
cell. 335.6092909 - [email protected]
Centro Studi Luigi Antonio Mazzoni
Via S. Lucia, 15 - 48018 Faenza (Ra)
tel. 0546.32634 - [email protected]
U.I.L.T. FRIULI VENEZIA GIULIA
[email protected]
Presidente Dorino Regeni
Via F. Filzi, 4 - 33050 Marano Lagunare (Ud)
cell. 335.6692255 - [email protected]
Segretario Riccardo Fortuna
Via Settefontane, 8 - 34138 Trieste
cell. 335.311693 - [email protected]
Centro Studi Rita Carone
Via Tina Modotti, 5 - 34075 San Canzian d’Isonzo (Go)
cell. 328.8175407 - [email protected]
32
attivitànelleregioni
U.I.L.T. LAZIO
[email protected]
Presidente Stefania Zuccari
Via di S. Quintino, 5 - 00185 Roma
cell. 335.5902231 - tel. 06.70453308
[email protected]
Segretario Binni Gianbattista
Via dello Scalo Prenestino, 18 - 00159 Roma
cell. 339.1696676 - [email protected]
Centro Studi Gianfranco Iencinella
Via San Michele, 47 - 04011 Aprilia (Lt)
cell. 328.0184666 - [email protected]
VII RASSEGNA NAZIONALE
PREMIO ARCO D’ORO
Sabato 6 aprile al Teatro Palarte di Fabrica di Roma
(Viterbo) si è svolta la cerimonia della consegna dei
premi della VII Rassegna nazionale Premio Arco
d’Oro.
La serata, condotta da Claudio Ricci, coadiuvato dal
direttore artistico Carlo Ciaffardini, ha visto in un crescendo di emozioni alternarsi sul palco gli attori ed i
registi premiati e gli artisti della Scuola di ballo de La
compagnia dei sogni del coreografo Gilberto Nati, la
bravissima cantante Eleana Baldassi ed il Coro Polifonico di Fabrica.
La serata si è aperta con un ringraziamento al Sindaco
Mario Scarnati per aver dotato Fabrica di Roma di un
teatro accogliente e funzionale come il Palarte, divenuto in questi ultimi tempi uno dei palcoscenici più ambiti dal teatro amatoriale, che vede nel corso dell’anno
ben due rassegne animate dalle compagnie più prestigiose d’Italia.
Ciaffardini ha poi rivolto un saluto alle splendide interpreti dell’opera “Le serve” di Jean Genet, della Compagnia I Cattivi di Cuore e de Il Teatro del Banchéro, assenti poiché impegnate in altro spettacolo.
La Compagnia Stabile del Leonardo di Treviso ha
conquistato il Premio miglior allestimento scenografico
ed il Premio speciale della giuria per “La locandiera”
di Goldoni.
Alla Compagnia La Zonta di Vicenza è andato il Premio alla regia nella persona di Giampiero Pozza per
l’allestimento di “Macbeth”.
L’opera “Ferdinando”, portata in scena dalla Compagnia Vulimm vulà di Pozzuoli, si è aggiudicata i Premi
per l’attrice non protagonista con Jenny Brascio e quello alla miglior attrice con Roberta Principe.
Il Teatro Club di Torre del Greco, con “Napoli milionaria”, ha vinto il Premio al miglior attore attribuito a
Renato Roma ed il Premio per lo spettacolo più gradito
al pubblico.
Il Gruppo del Pierrot di Napoli ha ricevuto il Premio
della stampa per l’esilarante “Non mi dire te l’ho detto”
di Paolo Caiazzo.
Al culmine della serata il Vicesindaco Giorgio Cimarra
ha consegnato il Premio Arco d’Oro, opera del pittore Ferdinando Sciarrini, alla Filodrammatica Berton
di Faenza (Ravenna) per l’opera “La visita della vecchia signora” di Friedrich Dürrenmat.
A seguire, la cena di gala nella splendida cornice
dell’Hotel Aldero, dove Claudio Ricci e Carlo Ciaffardini hanno salutato gli ospiti dando appuntamento al
Teatro d’Autunno e alla VIII edizione del Premio Arco
d’Oro.
LE PILLOLE DI ERCOLE
In maggio, presso il Teatro “A. Cafaro” di Latina, si
sono concluse le repliche della commedia “Le pillole
di Ercole” di Hannequin e Bilhaut, messa in scena dalla
Compagnia Teatro… che passione di Latina.
L’allestimento, curato e adattato dalla regista Luciana
Peritore, ha ottenuto riscontri più che positivi da parte
del numeroso pubblico che, sia a Latina sia a Roma, ha
seguito lo spettacolo con vivo interesse.
La commedia, molto piacevole, si basa su una serie
di equivoci sempre esilaranti. Al centro della vicenda
un medico che inventa delle pillole miracolose, antesignane del Viagra, che fa assumere, a sua insaputa,
ad un collega fedelissimo alla sua sposa, il quale sarà
costretto, suo malgrado, a tradire la consorte con una
signora americana; verrà, però, scoperto dal marito
di quest’ultima che vorrà vendicarsi con la moglie del
traditore.
Da qui una serie di situazioni estremamente spassose
che hanno come protagonisti, oltre ai due medici, una
ex cantante di Café Chantant e sua figlia Odette, reclutate allo scopo di passare per moglie e suocera del
dottore, un americano “recordman dei becchi”, un colonnello dei bersaglieri in pensione, una cocotte e una
serie di altri personaggi, tutti coinvolti in un turbinio
di scene divertenti che si susseguono velocemente. Gli
attori hanno reso brillantemente le diverse situazioni
tenendo avvinto fino alla fine il pubblico che più volte
ha applaudito a scena aperta.
Particolarmente curato è l’allestimento scenico, dalla
ricostruzione degli ambienti ai costumi alle scenografie.
Interpreti: Aldo Giannetti, Emilio Saccoccia, Laura
Pizzi, Adriana Orsini, Laura Loi, Gaetano Zaffiro, Giacomo Lanza, Salvino Caltagirone, Rosaria Versienti, M.
Rosaria Adamo, Maria Bianca Lodato, Gino Berardi,
Simone Fabiani, Piero Martini, Marisa Sarno. Scenografia: Giuliano De Simone. Regia: Luciana Peritore.
La Compagnia Teatro… che passione è nata da tre
anni e ha messo in scena “Sabato, domenica e lunedì” di
Eduardo De Filippo e “Il ragazzo di campagna” di Peppino De Filippo. Gli spettacoli hanno ottenuto un notevole successo sia di pubblico sia dalla critica locale; il
ricavato degli spettacoli è devoluto in beneficenza.
Compagnia Teatro… che passione
Via F. Geminiani, 15 - 04100 Latina
[email protected]
U.I.L.T. LIGURIA
[email protected]
Commissario Duilio Brio
Corso Francia, 113 bis - 10093 Collegno (To)
cell. 347.9332736
[email protected]
attivitànelleregioni
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U.I.L.T. LOMBARDIA
[email protected]
Presidente Vito Adone
Via A. Manzoni, 6 - 20842 Besana Brianza (MB)
cell. 342.5963050 - tel. 0362.995059
[email protected]
Segretario Claudio Torelli
Via Cugola, 37 - 46030 Virgilio (Mn)
cell. 347.3108695 - tel. 0376.280378
[email protected]
Centro Studi Mohamed Omar
Via Mazzini, 14 - 20021 Bollate (Mi)
cell. 333.7379870 - [email protected]
RASSEGNA ANIMA MUNDI
LA LETTERATURA DELLE DONNE
Al Teatro “Franco Parenti” di Milano, il 1° marzo, è andata in scena la IV edizione della Rassegna di letture
teatrali “Anima Mundi, la letteratura delle Donne”.
Sono presenti sul palco le attrici che rappresenteranno
i personaggi di tre atti unici: “Marianna” e “Sparx”,
di Maricla Boggio, e “Simone Weil, il pensiero e l’azione” di Ombretta De Biase. Dunque tre atti dedicati alle
donne, al loro percorso di emancipazione, alle loro
conquiste sociali e politiche, all’impegno rivolto alle
discriminazioni e alla marginalità che esse ancora oggi
quotidianamente subiscono.
La ricorrenza dell’8 marzo non giustifica tuttavia a sufficienza l’incontro. Il motivo più vero è da ritrovarsi
nella seria e profonda riflessione delle autrici di testi
teatrali e di letteratura che da anni ci parlano non solo
della condizione femminile ma anche e soprattutto
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attivitànelleregioni
della società in cui viviamo, dei valori e dei disvalori, delle idee che difendiamo. Attraverso questa ricca
produzione, che solo in modo riduttivo può essere definita di genere, noi donne ci siamo sentite meno sole e
abbiamo potuto intraprendere la strada delle proposte
e del cambiamento. Dunque “Marianna” di Maricla
Boggio ripercorre i pregiudizi della nostra società negli
anni Cinquanta, quando ancora era colpevole la scelta
di una maternità al di fuori del matrimonio. In quei
tempi, solo l’altro ieri, era difficile portare alla luce il
diritto alla libertà delle persone di scegliersi ed amarsi. Ancora più difficile era voler allevare ed educare i
propri figli anche al di fuori dell’istituzione familiare.
Erano tutti contro: la chiesa e il peccato, la famiglia e
la rispettabilità, la mentalità comune e la convenienza
sociale.
Nella seconda pièce, “Sparx”, il tema si fa molto complesso, comprende i problemi del mondo contemporaneo che sono la vita e la morte, la pace e la guerra,
la lotta dei popoli per i propri diritti. È una riflessione
sulla storia e, nello stesso tempo, sulla coscienza individuale di chi è chiamato a fare delle scelte o ad esprimersi come giudice. Una giovane donna, Arin, ha visto
uccidere l’amico e compagno in un atto indiscriminato
di guerra. Era la morte ingiusta di uno studente, riverso per terra coi libri ancora sottobraccio. Non era un
nemico, non aveva armi per offendere. La strada che
si offre alla ragazza è quella del terrorismo, ma lei non
vuole essere causa di morte: di fronte a un bambino
che gioca per strada il suo proposito si arresta. Recita
il testo: “Nel mondo degli uomini dove si è smarrito il tema
centrale della vita… e l’uomo non suscita più pietà al suo simile… e un uomo ucciso ne genera dieci per vendetta, e i dieci
altri cento, e i cento mille in un moltiplicarsi inarrestabile”.
C’è, all’estremo opposto, il giudice che deve ristabilire
l’ordine e cercare nella legge gli strumenti per esercitare la giustizia.
Infine si torna indietro nel tempo per rendere omaggio
ad una figura di intellettuale di grande rilievo nel panorama filosofico e politico del Novecento, Simone Weil.
La sua morte, avvenuta il 30 agosto 1943, ha portato allo
studio e all’approfondimento del suo pensiero nell’area
della sinistra marxista, ma gli sconfinamenti da lei operati su piani più filosofici ci mostrano la straordinaria
fecondità e originalità della sua opera. Ombretta De
Biase, come dice esplicitamente il titolo del suo lavoro,
dipana le linee fondamentali del pensiero e dell’azione
di Simone Weil. Punto di partenza del dramma è la
morte di Simone, liquidata come suicidio. Simone, dal
remoto luogo dell’oltretomba, osserva se stessa, riflette
e chiarisce il suo pensiero, rivive gli episodi della sua
vita: la guerra di Spagna, l’esperienza della fabbrica
come operaia, il viaggio in Germania alla nascita del
nazismo, la ricerca di Dio, pur rifiutando la Chiesa. La
struttura del racconto di Ombretta De Biase, attraverso
l’uso dei flashback dialogati, ricostruisce il metodo, la
sintesi di pensiero e storia personale che Simon Weil
pone alla base della sua ricerca, “sperimentare la vita degli
altri, per capire, per riuscire a scriverne”… “per evitare, come
spesso accade a noi studiosi, anche non volendo, di mentire, di
restare ciechi, di essere complici”. La figura di Simone Weil,
con la sua intensa vita, il suo rifiuto dell’appartenenza a
una ideologia o a una chiesa in nome della verità, è un
messaggio oggi forte, nonché di grande suggestione e,
soprattutto, sempre attuale. (Vanda Aleni)
Associazione G.I.L.D.A.
Piazza Sant’Agostino, 8 - 20123 Milano
[email protected]
PREMIO ALLA CARRIERA PER
FRANCESCA CAMPOGALLIANI
Grande successo per l’Accademia “Francesco Campo­
galliani” al Teatro Olimpico di Vicenza con lo spettacolo “Pigmalione” di George Bernard Shaw, nella
traduzione italiana del drammaturgo Luigi Lunari.
Con questa messa in scena, diretta da Maria Grazia
Bettini, la storica compagnia mantovana si è aggiudicata, per la terza volta, la vittoria del Festival nazionale Maschera d’Oro e il Premio Faber e con
ciò l’opportunità di presentare il proprio spettacolo sul
palcoscenico del più antico teatro coperto del mondo,
gioiello cinquecentesco nato dalla genialità di Andrea
Palladio e Vincenzo Scamozzi.
L’Accademia “Francesco Campogalliani” ha proposto un “Pigmalione” di grande raffinatezza stilistica,
elegante e misurato, capace di mantenere in equilibrio
la vena brillante del testo di Shaw e i suoi affondi di
critica alla società superficiale e finta del suo (ma anche del nostro) tempo. La mano sicura di Maria Grazia
Bettini ha mosso gli attori in modo tale da farne risaltare sia l’armonia corale sia le individualità, con Diego
Fusari (Higgins), Rossella Avanzi (Elisa), Mario Zolin
(Pickering) e Adolfo Vaini (Doolittle) nei ruoli principali.
L’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani”
in Pigmalione.
Tra loro anche Francesca Campogalliani, nella parte
dell’energica madre del professore che, per scommessa, trasforma una povera e rozza fioraia in una signora
dell’alta società. All’attrice, in particolare, la giuria del
festival ha voluto assegnare un Premio speciale alla
carriera, per la passione che da sempre la unisce al
teatro.
Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani”
Teatrino di Palazzo D’Arco
Piazza D’Arco, 2 - 46100 Mantova
[email protected]
www.teatro-campogalliani.it
U.I.L.T. MARCHE
[email protected]
Presidente Graziano Ferroni
C.da Montone, 1/A - 63900 Fermo
cell. 339.5719105
[email protected]
Segretario Giovanni Plutino
Via Leopardi, 5/B - 60015 Falconara Marittima (An)
cell. 333.3115994
[email protected]
Centro Studi Francesco Facciolli
Via Olivieri, 35/E - 62014 Corridonia (Mc)
cell. 349.2511326
[email protected]
LA FILODRAMMATICA PIORACHESE
FESTEGGIA IL VENTENNALE
La Filodrammatica Piorachese, che ha celebrato il
ventennale della sua fondazione, si ispira da sempre
alla Commedia dell’Arte e da essa trae vita.
attivitànelleregioni
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PIRATI E PIRATI
La Filodrammatica Piorachese in La presidentessa.
È nata, quasi per caso, nel dicembre del 1992, mettendo in scena “Lu ciavattì filosufu” di Doride Santucci
Sciré; dire, però, che è stata una casualità è dire poco.
La Filodrammatica Piorachese nasce dall’amore per
il nostro paese, per il nostro dialetto e per il teatro, riprendendo un discorso antico che si era interrotto con
l’avvento del cinematografo ma che ritornava spesso
nel ricordo delle persone più anziane.
In questi anni la Filodrammatica Piorachese ha immaginato, rielaborato, prodotto e allestito testi in dialetto maceratese, anzi piorachese, perché nel nostro
territorio ogni paese ha un suo dialetto che si distingue
dagli altri, quasi a voler accentuare le differenze che
esistono tra le varie realtà, che non vanno, comunque,
lette come contrapposizione ma come valorizzazione
delle eccellenze.
Molti sono stati i percorsi teatrali sui quali la
Filodrammatica Piorachese si è incamminata: commedie in lingua (“L’anfora” di A. Campanile); parodie
musicali (“Lisistrata” da Aristofane); riadattamenti in
dialetto piorachese di autori italiani e stranieri. Dal
1992 con “Lu ciavattì filosofu” ai giorni nostri con “La
presidentessa” sono state messe in scena 18 commedie;
nel tempo, quindi, la Filodrammatica Piorachese è
cresciuta e si spera continuerà a crescere e a inanellare
successi, grazie a tutti coloro che con passione, professionalità, spirito di sacrificio e gesti di volontariato vi
hanno lavorato e vi lavorano.
Maria Gabriella Mercuri
Filodrammatica Piorachese
Via Casette, 7 - 62025 Pioraco (Mc)
[email protected]
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attivitànelleregioni
La Compagnia Step è tornata in palcoscenico più carica che mai, riproponendo una nuova edizione del suo
cavallo di battaglia, l’acclamatissimo musical “Pirati
e Pirati”. Con il cast quasi totalmente rinnovato la
Compagnia Step, in coproduzione con la scuola di spettacolo Ritmosfera, non ha tradito le attese del pubblico numeroso che si è emozionato e divertito al ritmo
di una musica trascinante, di coreografie coinvolgenti
e dialoghi frizzanti: una storia inedita originale, scritta,
prodotta e diretta da Alberto Manini. Un musical ‘fatto
in casa’ ma dal risultato sorprendente, con scenografie
e costumi spettacolari e performers di notevole qualità
artistica. In scena ben 35 attori, cantanti e ballerine, alcuni già membri stabili della Compagnia uniti ad altre
nuove scoperte accuratamente selezionate.
Molte le migliorie rispetto alla vecchia edizione, con
una scenografia multimediale e più flessibile, arrangiamenti musicali perfezionati e registrati dal vivo, scene
recitate più strutturate.
Nuove le bellissime coreografie di Serena e Chiara
Bianchini (della scuola di spettacolo Ritmosfera di
Porto Potenza Picena). Le musiche originali sono state
scritte da Stefano Calabrese e arrangiate da Gabriele
Esposto, con orchestrazioni del Maestro Marco
Postacchini. La produzione musicale è stata curata da
Armando Grati.
La storia: Una leggenda misteriosa avvolge la storia di un tesoro azteco trovato da Alonso Juan Pablo
Martinez de Filipe della Vega, nobile avventuriero ed
esploratore spagnolo, il cui vascello venne attaccato e
affondato dai pirati durante il viaggio di ritorno dalle
colonie dell’America centrale. Si narra che Alonso e
alcuni dei suoi marinai riuscirono a fuggire e a portare
in salvo il tesoro nella grotta di un’isola deserta, ma
lì morirono, promettendo solennemente di difenderlo
per l’eternità. Il ricco tesoro rimase così nascosto per
tantissimi anni… La leggenda di questo mistero giunge in Spagna sino alle orecchie della giovane figlia di
Alonso, Elèna che, ormai cresciuta, decide di partire
per andare alla ricerca di qualche traccia lasciata dal
padre, morto quando lei era bambina. Giunta oltreoceano, anche la nave di Elèna viene però attaccata dai
pirati: fuggendo su di una scialuppa con la sua dama di
compagnia Dolores e il marinaio Manolo, approda fatalmente sulla stessa isola del papà Alonso, dove trova
la grotta e il tesoro ivi nascosto ancora intatto, custodito dagli scheletri dei marinai. Questo, però, è solo
l’inizio dell’atto di apertura e di una lunga avventura…
Il ricco tesoro azteco, infatti, è ambito da ogni abitante
e pirata dell’isola caraibica di Tortuga dove le ciurme
rivali di Capitan Black e Capitan Blu sono in agguato
per scoprire la vera identità della giovane Elèna e arrivare al misterioso tesoro.
Interpreti: Sara Ninivaggi o Serena Bianchini (Elèna);
Gianluca Carlini (Capitan Black); Lorenzo De Chellis
(Capitan Blu); Alessandro Casalino o Lauro Coccioletti
(Alonso); Barbara Bartolucci o Stefania Giammarino
(Alice); Enrico Giacco (Aringa); Annarita Sordoni (Pinky);
Antonio Italia (Manolo); Erika Viola Ferranti (Regina);
Nunzia Senigagliesi (Wanda); Angela Avaltroni (Dolores);
Maurizio Simonetti (Tira); Giovanni Ninivaggi (Molla);
Sonia Borriello (Pat); Martina Sulpizi (Mary); Ilaria
Giorgini (Elisabeth); Mauro Antici (Putrido); Angelo
Bersacchia (popolano e Anaconda); Dave Martella (popolano e Sean); Marco Cocchi (popolano e Scotta); Matteo
Micera (popolano e Micio); Cristina Crescini (popolana);
Imma Turco (popolana); Irene Cinti (popolana); Rachele
Polenti (popolana); Chiara Bianchini (popolana e ballerina); Anna Put (popolana e ballerina); Francesca Paniconi
(popolana e ballerina); Ilaria Dichiara (popolana e ballerina); Ilaria Gattafoni (popolana e ballerina); Laura Borzi
La Compagnia Step in Pirati e Pirati.
attivitànelleregioni
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(popolana e ballerina); Lucia Tonti (popolana e ballerina); Margherita Giampaoli (popolana e ballerina); Sara
Breccia (popolana e ballerina); Silvia Gattafoni (popolana
e ballerina); Sofia Boschi (popolana e ballerina).
Produzioni musicali: Armando Grati. Arrangiamenti
musicali: Gabriele Esposto. Orchestrazioni: Marco
Postacchini. Registrazioni musiche: Punctus Studio.
Ideazione e realizzazione scene: Marco Rigamonti.
Attrezzeria e maschere: Davide Giovagnetti. Costumi:
Sartoria Teatrale Arianna. Responsabile costumi: Lucia
Cicconofri. Direzione palcoscenico: Piero Colazzo.
Assistente alla regia: Annarita Sordoni. Service audio-luci: Onekey. Disegno luci: Francesco Ferrato.
Realizzazione video: Fabio Manini. Ufficio stampa:
Cristina Lazzeri.
Coreografie: Chiara e Serena Bianchini.
Musiche e liriche: Stefano Calabrese.
Sceneggiatura e direzione: Alberto Manini.
Compagnia Step
Via Cialdini, 83 - 60122 Ancona
[email protected]
I LUOGHI DEL DIALETTO
Si è conclusa, sabato 23 marzo, a Castelraimondo, la
seconda edizione della Rassegna Il Dialetto delle
Armonie.
Ha completato il cartellone la commedia “Da ‘u médicu” presentata dalla Compagnia “Fabiano Valenti”
di Treia.
Molto numeroso il pubblico dell’ultima serata che ha
avuto un’interessante appendice con la cerimonia di
congedo da un’edizione che va in archivio con legittima soddisfazione, come hanno sottolineato, a più riprese, anche le parole degli ospiti saliti sul palco per
accomiatarsi dal pubblico.
“C’è molta soddisfazione per questa seconda edizione della
Rassegna – ha commentato il sindaco Renzo Marinelli
– in quanto a gradimento e partecipazione. Pensiamo già alla
terza edizione mettendoci fin d’ora a disposizione per migliorare quanto fatto sino a questo momento. Rispetto all’anno scorso
abbiamo fatto dei significativi passi in avanti e questo ci incoraggia a proseguire, forti anche del gradimento del pubblico”.
“Siamo molto soddisfatti della qualità e delle presenze di questa edizione – ha dichiarato Oriano Costantini, presidente della Compagnia “Fabiano Valenti” – e sappiamo benissimo quanto sia importante la presenza del pubblico.
Per quanto ci riguarda continueremo su questa strada perché
molti dati positivi ci confortano su una bella intuizione nata
in seno alla Compagnia tutta. La vicinanza ed il sostegno di
enti ed aziende sarà sempre più necessaria in un momento
economico che non è sorridente. Per le risate, fortunatamente,
ci abbiamo pensato tutti noi delle Compagnie: a loro va un
grazie specialissimo, certo di interpretare anche il pensiero degli spettatori”.
“Per la prossima edizione coinvolgeremo in modo più concreto anche gli studenti per creare qualcosa che li veda direttamente impegnati – ha annunciato l’assessore Elisabetta
Torregiani – e per trasmettere loro il gusto ed il piacere
della nostra civiltà e della nostra storia, vivendole da protagonisti”.
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attivitànelleregioni
Ha fatto eco alle parole dell’assessore alla cultura
la Dirigente scolastica di Castelraimondo, Pierina
Spurio, presente alla serata conclusiva: “Noi siamo disponibilissimi a collaborare con questo progetto che vede già
impegnate, in prima persona, alcune nostre figure docenti.
Siamo convinti che si tratti di un’iniziativa culturale di estrema validità per cui studieremo insieme all’amministrazione
comunale e alla Compagnia interventi e modalità per far diventare protagonisti anche i nostri studenti”.
“Questa Rassegna – ha commentato Gian Luca Chiappa,
presidente della Comunità Montana, assente alla serata
finale per motivi legati al lavoro – esprime e veicola un
messaggio importante per il nostro territorio: oltre a valorizzare la nostra civiltà ed il nostro dialetto, induce gli enti a
collaborare per ottenere sempre di più e sempre più necessariamente sinergie organizzative. Un buon esempio di gestione che
ha generato anche una manifestazione apprezzata e frequentata dal pubblico”.
La Rassegna si è giovata dell’apporto economico di
diverse aziende private. Le Università di Camerino e
Macerata hanno patrocinato questa manifestazione,
unitamente alla U.I.L.T.
L’organizzazione, curata dalla Compagnia “Fabiano
Valenti”, ha fatto capo anche al Comune di
Castelraimondo e alla Comunità Montana Ambito 4.
La Rassegna, inserita nel progetto I Luoghi del
Dialetto, si è avvalsa anche del sostegno della Provincia
di Macerata: “Abbiamo scelto, come Provincia, di finanziare diverse iniziative dal carattere popolare – ha affermato
Massimiliano Bianchini, assessore provinciale alla
cultura – e questa rientra nel novero. Una scelta dettata dalla volontà di stare vicino alla nostra territorialità e alle forme
culturali che essa sa esprimere: idea condivisa in primis dal
presidente Antonio Pettinari”.
Il Rettore dell’Università di Camerino, Flavio Corra­
dini, presente alla serata, ha voluto sottolineare così il
senso della manifestazione: “È una manifestazione alla
quale l’Università deve stare vicino, perché è un’espressione
di natura culturale importante e legata alle nostre radici.
Continuate a promuovere ed organizzare questi spettacoli,
continuate voi nonni a tenere sulle ginocchia i nipoti e a raccontare loro la storia del nostro recente passato. Dobbiamo
tenerlo sempre bene presente, perché è un’operazione di cultura
avanzata quella che le storie raccontate in questi teatri sanno
produrre e diffondere”.
Presenti moltissimi attori in rappresentanza delle
Compagnie che hanno dato vita alla Rassegna. Oltre
alla Compagnia “Fabiano Valenti”, c’erano: gli artisti
di Caldarola (Compagnia del Nuovo Oratorio Cristo
Re) fra cui Adriano Marchi che ha intrattenuto il pubblico con una sua storia costruita su Leopardi; gli artisti di
Spoleto (Compagnia La Maschera), prima Compagnia
extra-regionale invitata alla Rassegna; gli artisti di
Pioraco (Filodrammatica Piorachese) che hanno fatto
il tutto esaurito nella loro serata; gli artisti di Camporota
di Treia (Compagnia “Don Valerio Fermanelli”). A
tutti è stato consegnato un souvenir della Rassegna, fra
attestati e prodotti tipici, e tutti si sono rallegrati e complimentati per il buon esito della manifestazione.
Compagnia “Fabiano Valenti”
Via Cassera, 2 - 62010 Treia (Mc)
[email protected]
U.I.L.T. MOLISE
[email protected]
Commissario Mauro Molinari
Via V. Cardarelli, 41 - 62100 Macerata
cell. 338.7647418
[email protected]
Segreteria: rivolgersi al Segretario nazionale Domenico Santini
Strada Pieve San Sebastiano, 8/H - 06134 Perugia
cell. 348.7213739
[email protected]
U.I.L.T. PIEMONTE
[email protected]
Presidente Alba Alabiso
Via Morardo, 18/28 - 10040 La Loggia (To)
cell. 347.9497920 - tel. 011.9658120
[email protected]
Segretario Duilio Brio
Corso Francia, 113 bis - 10093 Collegno (To)
cell. 347.9332736 - [email protected]
Centro Studi Fabio Scudellaro
Via Mulino, 1 - 10060 Macello (To)
cell. 348.0430201 - [email protected]
U.I.L.T. PUGLIA
[email protected]
Presidente Augusto Vito Angelillo
Via Francesco Romano, 6 - 70023 Gioia del Colle (Ba)
cell. 348.4337246
[email protected]
Segretario Antonio Lamanna
Via G. Pietroforte, 56/a - 70021 Acquaviva delle Fonti (Ba)
cell. 333.5915991
[email protected]
Centro Studi Lucio Natale Carella
Via De Viti De Marco, 20 - 70125 Bari
cell. 338.8282729
[email protected]
FILUMENA MARTURANO
Il 10 marzo, con “Filumena Marturano”, si è conclusa
la Rassegna Domenica Teatro, organizzata dalla
Compagnia “Cesare Giulio Viola” di Taranto, in
collaborazione con la Parrocchia Spirito Santo che ha
ospitato l’evento nell’Auditorium “Paolo VI”, un piccolo gioiello con 230 posti. Grande successo di pubblico e di critica per la Rassegna, un cartellone ricco
di presenze, iniziato a gennaio e che, prosegue con la
Rassegna Primavera Teatro fino alla fine di maggio.
“Filumena Marturano” è un atto unico di Marina
Lupo, un libero adattamento dell’omonima opera di
Eduardo De Filippo. Uno studio a soli due personaggi, con Marina Lupo e Franco Nacca, per la regia di
Mariangela Lincesso, disegno luci di Mimmo Nacca,
costumi di Aurelia Lincesso, scene di Fulvio Guarino.
I personaggi, nell’opera originale, sono tantissimi, ma,
in questo arrangiamento, pur non essendo in scena,
essi vivono nella grande casa di don Mimì; ascoltano,
attraverso quella porta chiusa, tutto ciò che succede;
i loro pensieri, le loro parole, hanno voce, attraverso
quella di Filumena e don Domenico.
Una sorta di lente di ingrandimento che esalta le due
figure e ci fa toccare con mano la fierezza di una donna
del popolo, con un passato di prostituta e tre figli. Tre
bei giovani, cresciuti con i denari di don Domenico.
Filumena è una donna che nella sua vita ha sofferto e
ha amato un unico uomo, di cui si è presa cura per 25
anni, amministrando i suoi beni e la sua casa, con la
speranza di potersi un giorno sposare e dare un futuro
migliore e un nome agli sfortunati figli, uno dei quali è
di certo figlio di don Mimì Soriano, il pasticciere benestante che, nonostante l’età, non vuole rinunciare alla
sua vita, fatta di viaggi, corse di cavalli e giovani donne.
Filumena sa come raggiungere il suo scopo; riesce a
farsi sposare ma non rivelerà mai chi è il figlio legittimo, vuole che nell’insolita famiglia che sta per crearsi,
ci sia il rispetto anche per i figli di una prostituta. I tre
giovani col tempo riusciranno a comprendere i suoi
errori e finalmente potranno chiamare, quel signore
benestante, papà.
Compagnia “Cesare Giulio Viola”
Via Scoglio del Tonno, 70/2 - 74100 Taranto
[email protected]
attivitànelleregioni
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Rassegna di
teatro scolastico
“Speranze giovani”
Calato il sipario sulla 24ª edizione della Rassegna di
teatro scolastico “Speranze giovani” organizzata, per conto del Comune di Castellana Grotte, dalla
Filodrammatica “Ciccio Clori”, restano i ricordi, le
immagini, i suoni e le emozioni di una manifestazione che negli ultimi anni ha trovato nuova linfa, nuovo
entusiasmo e nuova, nonché crescente, attenzione da
parte di tutti, sia del mondo della scuola, del pubblico,
dei media sia dell’Ente locale che la promuove.
I sei gruppi selezionati, più quelli locali fuori concorso,
hanno presentato il frutto del loro lavoro nei laboratori teatrali scolastici ad un pubblico, di adulti e non,
particolarmente numeroso e preso dalle emozioni trasmesse dal palcoscenico. Il silenzio attento con il quale le recite sono state seguite, rotto solo dai frequenti
applausi a scena aperta, fa concludere che non solo gli
spettacoli sono stati graditi ma che, cosa molto importante, il pubblico si è affezionato a questo genere di
teatro, cogliendone ed apprezzandone la fisionomia
culturale.
La presenza di una scolaresca di Praga è stata sicuramente un valore aggiunto. Al fatto teatrale va coniugato un aspetto di comunicazione, rapporti e scambi
di non poca importanza tra bambini di diverse etnie,
tutti fattori che contribuiscono notevolmente alla crescita etico-sociale dei soggetti coinvolti. Se, infine, si
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attivitànelleregioni
tiene conto che i ragazzini di Praga sono stati ospitati
per quattro giorni da famiglie castellanesi con figli e
figlie di pari età, è facilmente intuibile come la cultura,
a questi livelli e in queste forme, può diventare anche
costruzione e cemento di civiltà e di valori umani e
sociali.
Molto graditi sono stati i siparietti con i quali il ventriloquo Dante Cigarini ha intrattenuto il pubblico fra un
cambio di scena e l’altro. Così come graditi sono stati i
suoi mattutini mini-spettacoli nelle scuole castellanesi,
interventi che hanno non solo annunciato le recite serali ma anche invogliato i ragazzi e i genitori a venire a
seguirle in teatro.
Le tre serate hanno trovato degna conclusione in
un’opera scritta e diretta dal regista castellanese Vito
D’Alò sulla vita della grande poetessa Alda Merini
dal titolo “Una piccola ape furibonda”. Tra il pubblico
la terzogenita della poetessa, la signora Barbara Carniti,
la quale, dopo lo spettacolo, è salita sul palco per parlare, con poche ma vibranti espressioni, del suo rapporto
con la madre, e ha concluso recitandone alcune poesie.
Momento toccante, magico, di religioso silenzio in cui
l’unica cosa che si muoveva erano i nostri cuori ricolmi
di dolce e tenera emozione. Immagini, video, resoconti e notizie alla pagina facebook: Rassegna nazionale di
teatro scolatico “Speranze giovani”.
(Nico Manghisi: [email protected])
Filodrammatica “Ciccio Clori”
Via V. Leuzzi, 15 - 70013 Castellana Grotte (Ba)
www.ciccioclori.it
U.I.L.T. SARDEGNA
[email protected]
Presidente Marcello Palimodde
Via G.M. Angioy, 84 - 09124 Cagliari
cell. 393.4752490
[email protected]
Segretario Viviana Loddo
Via Giulio Cesare, 212 - 09042 Monserrato (Ca)
cell. 349.8789579
[email protected]
Centro Studi Elena Fogarizzu
Via G.M. Angioy, 84 - 09124 Cagliari
[email protected]
U.I.L.T. SICILIA
[email protected]
Presidente Franco Bruno
Via Orti San Salvatore, 13 - 92019 Sciacca (Ag)
cell. 339.2067856 - tel. 0925.82163
[email protected]
Segretario Vincenzo D’Asaro
Via Cava de’ Tirreni, 6/A - 92019 Sciacca (Ag)
cell. 329.3785859 - [email protected]
Tre sull’altalena
Successo di pubblico e di consensi per la Compagnia
LiberaMente di Licata (Agrigento) che, nello scorso
febbraio, ha portato in scena presso il Teatro Re la
commedia “Tre sull’altalena” di Luigi Lunari.
L’opera si snoda nella sua particolare dinamicità. Due
uomini e una donna si ritrovano in una stanza: il primo, un piccolo proprietario d’industria, sta aspettando
nella camera di una pensione una donna per un incontro; il secondo, un militare, crede di trovarsi in un
ufficio informatico; la terza, una scrittrice, arriva per
recuperare le stampe del suo libro, pensando di essere
nell’ufficio della casa editrice. I tre, giunti da altrettante
porte differenti, non si conoscono. Il mistero si infittisce quando sembra che i tre non possano uscire se non
dalla porta da cui sono entrati. Obbligati a passare una
notte in quella stanza a causa dell’allarme antismog
che impedisce loro di lasciare il locale, cominceranno
a interrogarsi su quanto sta accadendo e a dare delle
risposte all’enigma che li coinvolge.
Questo lo spunto iniziale di “Tre sull’altalena”, successo internazionale del geniale Lunari, tradotto in ventiquattro lingue e rappresentato in tutto il mondo. In
scena non ci sono altalene, né vengono mai menzionate. Probabilmente il titolo rimanda alla situazione di
instabilità e di precario equilibrio che i tre personaggi
si ritrovano a vivere. L’equivoco e il dilemma delle tre
porte che conducono a diverse vie rappresenta soltanto
l’occasione per avviare un lungo e ininterrotto colloquio fra i tre personaggi, rispettivamente interpretati
dai siciliani Gloria Incorvaia, nel ruolo della professoressa Sapponaro, Ireneo Moscato nei panni del capitano
Bigongiari e Salvo Ritrovato nelle vesti del commendatore Trimarchi; non manca il personaggio che si pone
come colpo di scena, si tratta del Dio interpretato da
Sonia Morello.
Il loro dialogo li porta a toccare i grandi temi, i problemi e i misteri dell’umanità: l’importanza del caso
nella vita e la sua inspiegabilità, i diversi punti di vista
individuali che rendono differente uno stesso oggetto;
ma soprattutto la paura della morte e la morte stessa; la
religione – si interrogano sull’esistenza e sull’identità di
Dio; il senso della vita.
Citano Schopenhauer, Shakespeare, la Bibbia – e si
scopre un inaspettato legame tra il testo sacro e la frivola “barca che va” cantata da Orietta Berti. Inventano
brillanti aforismi quali «Dalla vita nessuno esce vivo».
Ma è incredibile come affrontino tutti questi difficili e talvolta drammatici argomenti con allegria, ironia, brio e leggerezza attraverso un particolare tocco
in più offerto da Marina Barbera, che ha curato la
regia. Importante l’ausilio dei collaboratori Maria
Antonietta Cantavenera, Nunzio Santamaria, Natale
Gabriello, Antonella Callea, Viviana Moscato, Angelo
Moscato, Gabriele Platania, Giuseppe Vinci, Giada
Perez, Teresa La Cognata e Piero Platania che ha crea­
to la scenografia.
Associazione LiberaMente
Via Montegrappa, 20 - 92027 Licata (Ag)
[email protected]
attivitànelleregioni
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U.I.L.T. TOSCANA
[email protected]
Presidente Piera Salvi
Via F. Ferrucci, 66 - 51031 Agliana (Pt)
cell. 333.2476653
[email protected]
Segretario Elena Cianchi
Via Calice, 25 - 51031 Agliana (Pt)
cell. 349.61337691
[email protected]
Centro Studi Fabrizio Primucci
Via Vincenzo Cuoco, 4 - 56123 Pisa
cell. 339.4176573
[email protected]
PAESI A TEATRO
Sabato 11 maggio, presso il Teatro Comunale di Mon­
terchi (Arezzo) è giunta a conclusione la IX Rassegna
Paesi a Teatro che quest’anno ha avuto un notevole
successo di pubblico facendo registrare il tutto esaurito
per l’intera durata della manifestazione.
Per il conseguimento di questo significativo risultato è
doveroso porgere i ringraziamenti all’Amministrazione
Comunale, che, nella persona dell’assessore Cristina
Polcri, ha ideato e supportato assiduamente, dal 2005
fino ad oggi, la Rassegna e ha dato la possibilità alla
Compagnia d’Ercole di mettere in scena una nuova
commedia all’anno, in virtù di un importante sostegno logistico (con la concessione dell’uso del Teatro
Comunale) e finanziario.
Vanno, inoltre, ringraziati gli sponsor che hanno permesso di sostenere una campagna pubblicitaria capillare sul territorio. In particolare, tra questi, la ditta
Valtiberina Informa che ha portato avanti un grande lavoro di riprese, interviste ed articoli che hanno seguito,
passo dopo passo, tutta la Rassegna e che nella persona
di Cinzia Scatragli ha spinto e contribuito per l’istituzione dei due premi:
il Premio alla migliore Compagnia, assegnato con voto
degli abbonati, è stato attribuito alla Filodrammatica
Apecchiese con lo spettacolo “Proposta… decente”;
il Premio alla migliore interpretazione è stato assegnato
a Roberta Sodi, attrice nonché autrice dello spettacolo “Le finestre sul cortile” della Compagnia Il Polvarone
di Arezzo.
Ringraziamo, infine, tutte le Compagnie, oltre a quelle
premiate e sopra citate, che, con grande gradimento
del pubblico, hanno preso parte alla manifestazione:
la Compagnia La Treggia di Pitigliano con lo spettacolo “Ch’ sadda fà pè campà”; il Teatro Popolare di
Sansepolcro con “Stète a chèsa ch’è meglio”; la Compagnia
Gli Stantii di Selci con “Natale con i tuoi... le ferie con chi
vuoi”.
La Compagnia d’Ercole, a chiusura della IX Rassegna
Paesi a Teatro, ha presentato la sua nuova produzione: “Non è vero… ma ci credo” di Peppino De Filippo,
nell’adattamento e per la regia di Leonardo Caprini.
Trama: Il commendator Gervasio Sebastiani, imprenditore
ortofrutticolo degli anni ’50, è tormentato dalla superstizione;
nella quasi totale disapprovazione di familiari e dipendenti,
egli è continuamente alle prese con amuleti e rituali scaramantici. Nonostante ciò i suoi affari non vanno bene e lui
ritiene che la colpa sia di influssi malefici indipendenti dalla
sua volontà. Anche in famiglia ci sono problemi: sua figlia
Marina, con l’appoggio della madre e della zia, frequenta un
giovane impiegato, che però il padre ritiene non all’altezza
della ragazza. All’improvviso la fortuna sembra ricordarsi del
signor Sebastiani: in azienda, infatti, sopraggiunge un giovane, Alberto Santini, gobbo. Coincidenza vuole che con il suo
arrivo, tra lo scetticismo generale, gli affari cominciano di
colpo ad andar bene. Il diavolo, però, ci mette lo zampino e,
per evitare i grossi guai che si presenteranno, il commendatore
sarà costretto a prendere decisioni a dir poco sconvolgenti sia in
famiglia sia in azienda. I fatti, comunque, dimostreranno che
la superstizione, il malocchio, la iettatura non esistono… che
sono solo fissazioni… che non sono cose vere… anche se…
Interpreti: Fausto Bianchini (Gervasio Sebastiani);
Pino Peli (Alberto Santini); Francesco Massi (Donati);
Dante Polverini (Sensi); Nello Selvi (Malvoluti); Luca
Fischi (Moscioni); Marcella Del Gaia (Teresa Sebastiani);
Cesarina Roselli (Rosa); Alice Genuini (Marina);
Giuseppina Alberti (Mariella); Fernanda Fedeli (Tina);
Sofia Fischi (un’invitata).
Musiche: Giovanni Catacchini. Disegno luci: Enrico
Testerini. Elementi scenografici: Fabrizia Pancioni.
Assistenza tecnica: Massimo Massi. Assistente di produzione: Roberto Rondini.
Adattamento e regia: Leonardo Caprini.
Speriamo, in futuro, di ripetere il successo ottenuto
e continuare il cammino intrapreso, cercando di migliorarci sempre di più con la collaborazione di tutti.
(Francesco Massi, Presidente della Compagnia d’Ercole)
Compagnia d’Ercole
Viale Parco delle Rimembranze
52035 Monterchi (Ar)
[email protected]
La Compagnia d’Ercole in Non è vero… ma ci credo.
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attivitànelleregioni
Donne.
Tre riflessioni,
tre scoperte,
tre incontri in biblioteca
Tra febbraio e marzo, presso la Biblioteca “San
Giorgio” di Pistoia, si è svolta la breve Rassegna
Donne: Tre riflessioni, tre scoperte, tre incontri in biblioteca, organizzata dalla Compagnia Il
Rubino, diretta da Dora Donarelli, che ha proposto
una meditazione sul tema dell’universo femminile.
Gli appuntamenti sono stati pensati con l’intento di
dare l’occasione per riflettere sul viaggio compiuto
dalle donne negli ultimi anni e sui molteplici ruoli
che ricoprono nella società: madri e figlie, serve e imprenditrici, lavoratrici e casalinghe, mogli e amanti ma
soprattutto persone libere e padrone del loro destino,
pronte a cambiare il mondo.
La Rassegna si è svolta presso la Biblioteca San Giorgio:
ciascun incontro è stato introdotto da Ilaria Minghetti,
che ha proposto un’analisi letteraria dell’opera del
giorno, e si concluso con una conversazione di approfondimento.
Il cartellone è stato aperto da “Libere” di Cristina
Comencini, con Dora Donarelli e Tania Ferri. Un testo
che unisce lotte pubbliche e private, storia e vita vissuta, speranza ed esperienza. Oltre che una riflessione
onesta e lucida sul ruolo della donna nella società tra la
generazione delle ventenni e quella che ha lottato per
i loro diritti, questo spettacolo mette a confronto esperienze, con un dialogo che pensa al passato e guarda
al futuro.
Si è proseguito con “Quattro ritratti di madri” di Arnold
Wesker , con Elena Niccolai, Maria Teresa Bardi, Dora
Donarelli e Mimma Melani. Disperate, mancate, felici
e imperfette, le madri del testo di Wesker mettono in
scena le ambizioni, i tormenti e i desideri dell’animo
femminile. Il filo conduttore della maternità attraversa
le vite di quattro donne diverse tra loro per esperienze,
estrazione sociale e vita privata, fino a comporre un
commovente omaggio alle donne e alla loro forza.
La Rassegna si è conclusa il 23 marzo con testi liberamente tratti da “Io sono emozione” di Eve Ensler e
da “Tempesta maestra” di Sara Barbanera, con Mimma
Melani, Alice Borchi, Martina Bindi, Alice Lavoratti,
Giulia Rinaldi, Serena Priami, Gaia Galigani, Serena
Galardini e Dora Donarelli. Come ultima tappa di
questo viaggio, la Compagnia Il Rubino ha portato in
scena le donne di domani: le ragazze di Eve Ensler e
di Sara Barbanera si muovono nel mondo rapido, violento e cinico della nostra contemporaneità, cercando
un po’ di affetto, qualche sicurezza e, in fondo, se stesse. Le storie di queste giovani donne sono lo spunto di
una riflessione che abbraccia il futuro di tutta l’umanità, mettendo in discussione le scelte che gli adulti compiono ogni giorno.
Compagnia Il Rubino
Via Mazzini, 18 - 51100 Pistoia
www.il-rubino.com
U.I.L.T. TRENTINO ALTO ADIGE
[email protected]
Presidente Roberto Marton
Via E. Fermi, 1/D - 39010 Sinigo-Merano (Bz)
cell. 329.0965336 - tel. e fax 0471.920130
[email protected]
Segretario Elisabetta Marcantonio
Via Resia, 16/E - 39100 Bolzano
cell. 392.1043086
[email protected]
I TRE PAPÀ DI SOFIA
L’Associazione Figli delle Stelle nasce nel 2007 ad
Ospedaletto, quando il comune decise di affidare una
ventina di bambini tra i 6 e i 15 anni agli insegnamenti
di Lorena Guerzoni, per quanto riguarda il recitato, e
Silvia Pesente, per le danze, con l’obiettivo di creare
uno spettacolo. Dopo quasi un anno di prove venne
messo in scena “Sister act”. L’esperienza fu talmente
positiva da suscitare grande felicità nel gruppo che
stabilì di proseguire in piena autonomia anche negli
anni successivi. Nel corso del tempo, infatti, la nostra
associazione è cresciuta tanto che ormai contiamo una
quarantina di iscritti suddivisi in vari gruppi: piccoli (511 anni); preadolescenti (11-14 anni); adolescenti (14-17
anni); grandi (17-22 anni). Collaboriamo dal 2010 con
lo Spazio Giovani Zona Laghi e organizziamo e portiamo in scena spettacoli anche con le scuole primarie e
secondarie di primo grado della zona. Oltre alla realizzazione di spettacoli, in questi anni abbiamo allestito
un laboratorio teatrale, delle attività estive e un corso
di avviamento per tecnici teatrali.
Lo spettacolo “I tre papà di Sofia” è un elaborato del
celebre musical “Mamma mia” e vede come protagoniste Donna e Sofia, rispettivamente madre e figlia. Sofia,
che sta per sposarsi con Sky, un giorno scopre, leggendo di nascosto il diario di gioventù della madre, che
quest’ultima nel corso di un’estate di vent’anni prima
aveva avuto tre fugaci flirt con altrettanti uomini: Sam,
Harry e Bill. Sofia, non avendo mai conosciuto di persona il padre, decide di inviare ai tre uomini, con cui la
madre aveva avuto una brevissima relazione, gli inviti
per il suo matrimonio, in modo tale da scoprire la verità su suo padre. All’evento partecipano anche Rosie
e Tania, due vecchie amiche di Donna e molto legate tra loro. Tania ha da sempre una vita sentimentale
particolarmente movimentata e non bada a spese per
interventi di chirurgia estetica. Rosie, invece, è molto
più pragmatica e il suo obiettivo principale è quello di
tenere a bada le bizze di Tania. All’arrivo dei tre uomini sull’isola Sofia li convincerà ad essere suoi testimoni
di nozze. Non ha fatto però i conti con la madre, che
appena viene a conoscenza dell’accaduto, fa di tutto
per farli allontanare. Sofia e i “tre papà” non si arrendono e decidono, tuttavia, di continuare a preparare
lo sposalizio. Purtroppo, al momento di pronunciare
il fatidico “sì” con Sky accade un imprevisto: Sofia deciderà di non sposare più il suo amato. Sam a questo
punto coglierà l’occasione per dichiarare a Donna tutto
il suo amore e quindi un matrimonio verrà comunque
celebrato.
attivitànelleregioni
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Interpreti: Marianna Capra (Donna); Emily Ianeselli
(Sofia); Simone Tosin (Sky); Mattia Moser (Sam); Riccar­
do Dalledonne (Harry); Lorenzo Mattrel (Bill); Elisa
Lorenzin (Rosie); Martina Carasi (Tania); Evelin Pedron
(Lisa); Selene Moretti (Ali); Stefano Ferronato (barista).
Coreografie: Deborah Rosso e Veronica Gianello.
Tecnico audio e luci: Diego Ropele.
Adattamento e regia: Lorena Guerzoni.
Associazione Figli delle Stelle
Via Barricata, 2 - 38050 Ospedaletto (Tn)
SU E GIÙ DA UN PALCO
Il Centro Studi della U.I.L.T. Trentino Alto Adige
promuove il Progetto “Su e giù da un palco” sostenendolo sia dal punto di vista economico sia di sviluppo. Il progetto parte da un contesto regionale per
aprirsi su un piano nazionale auspicando il coinvolgimento attivo dei Centro Studi regionali e delle compagnie. L’attivazione è a cura del Teatro D’Acqua
Dolce che raccoglie attori, tecnici e registi provenienti
da diverse realtà teatrali del Trentino Alto Adige e della
Lombardia. Una prima fase (maggio-settembre 2013)
prevede la realizzazione di uno spettacolo sul tema
specifico “il teatro” con la proiezione di riprese video,
anch’esse a tema teatrale. La produzione dei video, che
coinvolge direttamente le compagnie del Trentino Alto
Adige, i teatri più significativi e le manifestazioni più
caratteristiche, darà inizio ad un’attività documentaria
tesa a rappresentare la vitalità e le iniziative del teatro
amatoriale regionale. Lo spettacolo, con i video realizzati, sarà nei teatri già dalla stagione teatrale 2013-14.
La seconda fase (da ottobre 2013) svilupperà a livello
nazionale il lavoro “documentario” attraverso la collaborazione con il Centro Studi nazionale e i Centro
Studi regionali. Saranno, infatti, questi ultimi e le singole compagnie che vorranno ospitare lo spettacolo ad
arricchire la ricerca di ulteriore materiale (luogo ospitante, struttura, organizzazione). Verranno poi introdotti all’interno del Progetto “Su e giù da un palco”
nuovi video rappresentativi della U.I.L.T. e delle sue
manifestazioni su scala nazionale.
Nella terza fase verrà realizzato un diario di bordo
completo dell’esperienza che diventerà patrimonio
della U.I.L.T. attraverso un archivio di video, quasi un
resoconto della vita teatrale che la nostra federazione
sostiene e rappresenta.
Il modello a cui ci si è voluti riferire è il celebre Viaggio in
Italia sulla fine degli anni ’50 del Novecento dallo scrittore Guido Piovene: su incarico di Radio RAI, durante
un viaggio durato tre anni, Piovene realizzò un reportage che prima di diventare libro fu soggetto di diverse
stagioni di trasmissioni radiofoniche. Auspichiamo che
le compagnie accolgano con entusiasmo l’opportunità di partecipare attivamente al Progetto, favorendo la
circuitazione dello spettacolo “Su e giù da un palco” e
diventando protagoniste dei nuovi filmati con soggetti
e luoghi significativi per il loro territorio.
Referente del progetto è Gabriele Penner:
[email protected]
cell. 349.7885241
44
attivitànelleregioni
U.I.L.T. UMBRIA
[email protected]
Presidente Lauro Antoniucci
Via Quintina, 65 - 06135 Perugia
cell. 328.5554444
[email protected]
Segretario Romeo Pasqualoni
Via San Sisto, 142 - 06132 Perugia
cell. 333.7013868
[email protected]
Centro Studi Miriam Nori
Via Orvieto, 31 - 05020 Amelia (Tr)
cell. 334.1621819
[email protected]
IX RASSEGNA TEATRALE
“LUIGI PACIFICI”
Prato San Cipriano - Campello sul Clitunno
inizio spettacoli: ore 21.30
giovedì 25 luglio
Compagnia La Traussa - Spoleto
A CASA DELL’ONOREVOLE
di Renato Brogelli
regia di Danilo Chiodetti
domenica 28 luglio
Compagnia Arca - Borgo Trevi
A RUBÀ POCO SE VA IN GALERA
di Stefano Palmucci
regia di Graziano Sirci
martedì 30 luglio
Gruppo Teatrale La Compagnia (degli svitati) - Perugia
IL GIALLACCIO
testo e regia di Giorgio Alberati
giovedì 1° agosto
G.A.D. La Maschera - Spoleto
DON GESUARDO
testo e regia di Gianfrancesco Marignoli
domenica 4 agosto
Compagnia Sipario - Spoleto
IL POVERO PIERO
di Achille Campanile
regia di Graziano Petrini
giovedì 8 agosto
Compagnia I Clitunnali - Campello sul Clitunno
LA LETTERA DI MAMMÀ
di Peppino De Filippo
regia di Graziano Petrini
sabato 11 agosto
Compagnia Dieccafò - Campello sul Clitunno
VE LA DO IO LA CRISI
testo e regia di Alvaro Taddei
U.I.L.T. VENETO
[email protected]
Presidente Gianni Della Libera
Via Manzana, 2/e - 31020 San Pietro di Feletto (Tv)
cell. 328.2336083
[email protected]
Segretario Eddi Martellato
cell. 347.8747829
[email protected]
Centro Studi Ivonne Tanieli
Via Trevisani nel mondo, 13 - 31015 Conegliano (Tv)
cell. 347.4466515
[email protected]
DONNE CONTRO
Lo scorso 6 aprile, all’interno del Lanificio Conte, spazio espositivo di Schio (Vicenza), è andato in scena
“Donne Contro”, Storie ordinarie di liberazione al
femminile, uno spettacolo teatrale prodotto da Schio
Teatro 80 con la regia di Paolo Balzani.
Un’unica serata, un appuntamento che Schio Teatro
80 ha voluto tenacemente per celebrare la Giornata
Mondiale del Teatro con un tema forte e difficile da
trattare in modo non scontato.
L’evento, ad ingresso libero, ha voluto sensibilizzare
l’opinione pubblica ad un tema, purtroppo, di stretta
attualità quale quello della violenza sulle donne e della
discriminazione per un mondo femminile che potrebbe essere una grande risorsa e che invece troppo spesso
viene vissuto come umanità di secondo livello.
Più di 200 persone hanno trascorso due ore intense al
Lanificio Conte, uno spazio contemporaneo dalla forte
identità che ha permesso di realizzare uno spettacolo di
profondo impatto emotivo.
Schio Teatro 80 ha portato in scena otto frammenti
teatrali di un viaggio appassionante fatto di solitudine
e fragilità, comicità e amore per la vita, antichi dolori
e nuove sensibilità: un ‘quotidiano’ femminile senza
tempo che ancora annaspa, ieri come oggi, in una finta
parità di condizioni di vita, ma che viene proiettato con
energia e determinazione verso la ricerca libera e consapevole di un proprio modello alternativo.
Otto frammenti di teatro classico, sperimentale ed
avanguardista a comporre un puzzle emozionante e
drammaticamente reale che grazie alla delicatezza o
alla durezza dei toni utilizzati per descrivere le storie,
aiuta a comprendere tanto le difficoltà che chi è abusato incontra nel denunciare la propria condizione, quanto quelle di chi deve raccogliere la denuncia e calarsi
nel ruolo di ‘interprete’ mai invadente, anzi pronto a
decifrare con intelligenza i segnali solo apparentemente oscuri di chi ha subito un sopruso troppo grave per
essere descritto attraverso il linguaggio di tutti i giorni.
Nato da un percorso di sperimentazione (un open studio
all’interno della Compagnia), lo spettacolo ha raggiunto grande intensità e condivisione di spazio emotivo
attore-spettatore: fin dal primo dialogo sul palcoscenico si è frantumata la barriera e il pubblico all’interno
del Lanificio Conte ha respirato con le emozioni degli
attori. I personaggi del racconto teatrale sono diventati
corpi vivi, pesanti, pensanti… si muovevano con l’attore, hanno pianto, riso, giocato insieme: scene familiari,
folli regine infanticide, impacciati e teneri fenomeni da
baraccone, vite marchiate per sempre dalla violenza,
gioia e coraggio di donne che guardano in faccia il futuro, madri per sempre.
Non più personaggi di una storia ma persone. Pezzi di
noi.
La narrazione prende avvio da una vicenda drammatica di violenza su una giovane donna, subito alleggerita
da un quadro di quotidianità familiare lieve e rassicurante, come se passaggi emotivamente troppo forti
necessitassero di essere rotti da accenni di leggerezza
per essere compresi, per essere reali. Nasce poi dalla
recitazione di un brano di Natalia Ginzburg la determinazione di una donna che ha il coraggio di chiedere di
più per i propri figli, che per loro combatte e per loro
vuole il meglio dalla vita, il coraggio di chiedere e il
attivitànelleregioni
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coraggio di ottenere un paio di scarpe buone e robuste
ai piedi per affrontare la vita con gli strumenti giusti.
E ancora Seneca con la furia omicida di Medea, donna
dai poteri divini, che per orgoglio giunge ad uccidere i suoi stessi figli pur di non lasciare discendenza a
Giasone.
La violenza dello stupro raccontata dalla vittima, il distacco nella voce, come se si trattasse di cosa altra da
sé, la distruzione della propria intimità, del valore di
sé, della sicurezza, della fiducia… sono un marchio che
rimane per sempre. Ma la violenza non ha confini, né
età né contesto storico e colpisce le donne e i loro figli,
che sono figli di tutte le donne.
Ancora scarpe, scarpe di deportati, un paio di scarpe di
bimbo, questa volta, o di bimba, su cui la pietà di una
donna sopravvissuta allo sterminio nazista posa un fiore, grazia e amore infinito nella brutalità della morte.
Poi l’amore, l’incontro di due mondi impossibili che
dapprima si sfiorano, incerti, poi si avvicinano e si
amano con la tenerezza e l’imbarazzo del candore.
Infine, voci di donne, di tante donne nei Monologhi.
Vagina, parola tecnica, medica, asettica, senza connotati. Le voci risuonano nell’aria, volti diversi che si raccontano, ora timidi ora sfrontati, modi diversi di percepire il mondo tramite il corpo: parlano della propria
femminilità, delle situazioni limitanti e frustranti in cui
vivono tante donne, di fisicità troppo spesso negata o
sporcata, del proprio corpo, simbolo della vita stessa.
Il nostro dono sacro, vita che si perpetua e che scorre
attraverso di noi.
Uno spettacolo realizzato col cuore.
Schio Teatro 80
[email protected]
EVA CONTRO EVA
Domenica 21 aprile la Compagnia TrixTragos ha portato, sul palcoscenico del Teatro Camploy di Verona,
la commedia “Eva contro Eva” tratta da un racconto
di Mary Orr per l’elaborazione e la regia di Nunzia
Messina.
In questo lavoro il teatro è visto come metafora centrale della vita stessa, il luogo in cui si decidono le posizioni, nel gioco senza pietà del desiderio e dell’ambizione. I vari personaggi vi toccano la loro verità più
intima e vanno fino in fondo ai loro ruoli; questa verità,
però, non è reale, ma illusoria. Prendiamo, ad esempio,
quello che Bill dice a Eva sul teatro: “Vuoi sapere cos’è il
teatro? È il circo, l’opera lirica, i rodei, i balletti, le danze.
Tutto questo è teatro”. E poi aggiunge: “Dovunque c’è della
magia, dell’illusione e un pubblico, lì c’è teatro”. L’errore
di Eva è grave ed è per questo che viene quasi subito smascherata da Addison che è l’eminenza grigia, il
Rasputin della commedia. Eva non cerca l’assoluto, il
piacere del dare e del darsi, ma una cosa più caduca:
Eva cerca gli applausi. Eva dice: “Gli applausi sono come
ondate d’amore che trapassano la ribalta per avvolgerti”.
Il desiderio e il disprezzo sono i due sentimenti che
Addison prova per Eva e diventano anche la condanna per entrambi che restano indissolubilmente legati
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attivitànelleregioni
l’uno all’altra: Addison come critico ed Eva come primadonna. Addison ed Eva diventano schiavi del proprio cinismo. Margo è un’attrice sul viale del tramonto,
una regina in declino. L’usurpatrice è Eva che, priva
di qualsiasi scrupolo, vuole rubarle lo scettro utilizzando ambizione, giovinezza ed energia. Paradossalmente
proprio grazie all’usurpazione di Eva, Margo può cominciare a vivere e ad amare. Fondamentale è anche la
figura di Karen ‘l’amica’ per antonomasia, la narratrice
per eccellenza che, per troppo senso di giustizia, commetterà una leggerezza talmente grave che rischierà
di ritorcersi contro di lei. Gli altri protagonisti maschili della pièce, Bill il regista, Lloyd lo scrittore, Max il
produttore, saranno vittime innocenti nelle mani delle
donne cui non sapranno opporsi. Ultimo parallelismo
con il famoso film omonimo è nella scena finale: nel
film Phoebe, la giovane ammiratrice di Eva, che si riflette in una molteplicità di specchi, è il chiaro simbolo
della storia che si ripete. Nel lavoro teatrale la nostra
Phoebe indossa l’elegante mantello di Eva su applausi
scroscianti che preannunciano l’inevitabile ricambio
generazionale.
Caratteristica di questo lavoro è la commistione fra cinema e teatro. La vicenda si svolge prevalentemente
in flashback. Ho voluto riportare sulle tavole del palcoscenico la tecnica del ricordo. Il movimento sulla
scena ha una sua continuità e dà corpo alla vita di personaggi chiave anche se questi spesso non parlano. Il
cambiamento di ambientazione, che nel cinema è più
semplice perché si può usare la dissolvenza, nel teatro
viene risolto con il cambiamento di luci e di musica. La
musica sarà quasi sempre in sottofondo e sottoli­neerà
l’intensità dei monologhi e delle parti salienti dello
spettacolo. Le luci, isolando il narratore dal resto della
scena, costituiranno il mezzo che collega direttamente i
protagonisti con il pubblico, assurto qui a interlocutore
ideale e non a semplice passivo contenitore.
Nella nostra storia, sono i sentimenti dei protagonisti
che fanno da padroni. La loro evoluzione si dipana
come il filo di una matassa via via che la vicenda prende corpo, così da permettere ai protagonisti di questo
fatuo mondo di celluloide, di umanizzarsi offrendo loro
la possibilità di mettere a nudo le loro debolezze e le
loro fragilità.
Interpreti: Elisabetta Cristoforetti (Margo Channing);
Ilaria Raber (Eva Harrington); Nunzia Messina (Karen
Richards); Elisabetta Bovo (Bertha Coonan); Davide
Iannazzo (Lloyd Richards); Andrea Sandrini (Addison De
Witt); Andrea Girardi (Bill Sampson); Giancarlo Farina
(Max Fabian); Benedetta Bozzeda (Phoebe); Sandra
Manganotti (Miss Casswell).
Scenografie: Alberto Bernardi. Luci: Luca Bordignon.
Audio: Luigi Turri.
Regia: Nunzia Messina.
Associazione TrixTragos
Via Crotone, 1/15 - 37138 Verona
[email protected]
est@te@tro duemila13
Sabato 8 giugno parte la quarta edizione di “est@te@
tro: l’estate a teatro nell’est veronese”, iniziativa
promossa dall’Associazione Teatroprova con il patrocinio della U.I.L.T.
Obiettivo principale di est@te@tro è dare risalto ad
un ricco carnet di eventi artistici che si svolgeranno da
giugno a settembre. Un cartellone che comprende sedici appuntamenti fra teatro, burattini, musica, narrazione teatrale, poesia, e che si muoverà da un luogo
all’altro dell’est veronese per valorizzare gli ambienti
storici e caratteristici del nostro territorio.
sabato 8 giugno, ore 21.15
Parco “Zanella” di Soave
Legambiente Soave e Teatroprova
L’Amore di Silvia
rassegna di poesie d’amore con musica dal vivo
domenica 16 giugno, ore 21.15
Centro “Lo Sperone” San Bonifacio
Compagnia Teatronexus
Fuddy Meers (Echi penetranti)
di D. Lindsay-Abaire
sabato 22 giugno, ore 21.30
Osteria S’ciavinaro di Santo Stefano di Zimella
Teatroprova e I Cardiac
Cardiac e i poeti maledetti
sound and reading
domenica 23 giugno, ore 21.15
Centro “Lo Sperone” San Bonifacio
Teatroprova e I Cardiac
Cardiac e i poeti maledetti
sound and reading
domenica 30 giugno, ore 21.15
Centro “Lo Sperone” San Bonifacio
Teatroprova
BENVENUTA PRIMAVERA
viaggio multimediale nella stagione dell’amore
giovedì 4 luglio, ore 21.15
Villa “Gritti” - Villabella di San Bonifacio
Nuova Compagnia Teatrale
Il medico dei pazzi
di Eduardo Scarpetta
sabato 6 luglio, dalle ore 18.00
Caffè Roma - Soave
Teatroprova e I Cardiac
Cardiac e i poeti maledetti
sound and reading
venerdì 12 luglio, ore 21.15
Villa “Gritti” - Villabella di San Bonifacio
Compagnia Teatro Armathan
Buon Compleanno
di Massimo Meneghini
domenica 14 luglio, ore 21.00
Monte de la “Bastiola” - Castelcerino di Soave
Gospel e letture
a cura di Teatroprova
Teatro Armathan in Buon compleanno.
giovedì 18 luglio, ore 21.00
Castelcerino di Soave
G.T. E mi e ti e Toni del Teatroprova
E mi e ti e Toni Show
di Clara Sartori
venerdì 19 luglio, ore 21.15
Villa “Gritti” - Villabella di San Bonifacio
Compagnia La Valigia
Divinamente donne
di Ambra Andriolo e Raffaella Dalla Rosa
venerdì 26 luglio, ore 21.15
Villa “Gritti” - Villabella di San Bonifacio
Teatroprova
Come si rapina una Banca
di Samy Fayad
sabato 3 agosto, ore 21.00
Parco “Zanella” di Soave
Teatroprova
Xe tornà… Ruzzante
adattamento di M. Meneghini
sabato 10 agosto, ore 21.00
Castelcerino di Soave
Teatroprova
Corri Pinocchio!
adattamento per burattini e attori
sabato 31 agosto, ore 21.00
Castelcerino di Soave
G.T. E mi e ti e Toni del Teatroprova
Femene
di Clara Sartori
domenica 8 settembre, ore 17.00
Parco “Zanella” di Soave
Teatroprova
Il Gatto con gli stivali
adattamento per burattini e attori
informazioni e dettagli
www.teatroprova.it
attivitànelleregioni
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Libri
&
Teatro
Cenerentole d’autore
Tante belle cose
di David Conati
di Edoardo Erba* - introduzione e interviste di Tiberia De Matteis
La storia di Cenerentola bene o male la conoscono tutti; ma
come sarebbe andata se a riscriverla fossero stati, per esempio, Eschilo, Euripide, Shakespeare, Goldoni o altri grandi autori teatrali? Tra le tante Cenerentole, David Conati sceglie
come modello per il suo esercizio di stile la Cenerentola perraultiana e immagina che a riscrivere la fiaba siano alcuni tra
i grandi autori del teatro di tutti i tempi. Nel volume, pubblicato da Edizioni Corsare (www.edizionicorsare.it), prendono
così vita le sue dodici Cenerentole (ma altre potevano aggiungersi e se ne aggiungeranno, magari con l’intervento dei
lettori) che attraversano tutta la storia del teatro (da quello
greco, al teatro shakespeariano, a quello pirandelliano, per
concludersi con la commedia musicale all’italiana), ma anche
tutti i generi e le forme teatrali. Per la sua operazione letteraria e teatrale David Conati prende come riferimento un’opera
fondamentale che ha rinnovato profondamente l’approccio
alla scrittura in Francia come in Italia, gli Esercizi di stile di
Raymond Queneau che nascono dall’idea
di realizzare in campo letterario quella libertà di variazioni sul tema possibile nella
musica.
Ci sono persone che non riescono a separarsi dalle cose e accumulano tutto nelle loro case finché gli og­getti non li sommergono. Se ne contano a milioni. In America li chiamano
hoarder. E Orsina – la protagoni­sta di “Tante belle cose”, – è
una di loro. Edito da Titivillus (www.titivillus.it), il testo è giocato sul dop­pio piano della commedia e del dramma psicologico. “Tante belle cose” è un lavoro fresco, vivo, pulsante
di energia e comicità. Per la prima volta in Italia veniamo a
conoscenza del mondo degli hoarder: Erba lo attraversa con
grazia, trasformando il dettaglio iperreale in fantasia e il peso
delle cose in una favola che vola.
* Edoardo Erba è nato a Pavia, si è formato alla Scuola del
Piccolo Teatro di Milano e vive a Roma. “Maratona di New
York” è il suo titolo più conosciuto, insieme a “Muratori” e
a “Margherita e il gallo”. “Maratona” è stata tradotta in diciassette lingue, pubblicata in otto e rappresentata in tutto
il mondo. “Margherita e il gallo” è stata rappresentata nei
maggiori teatri italiani. Le opere pubblicate in Italia sono contenute in due raccolte
di Ubulibri. Gli altri lavori sono comparsi
su pubblicazioni e riviste specializzate. Ha
scritto anche vari adattamenti per la scena
italiana, tra cui “Roman e il suo cucciolo”,
premio Ubu 2010.
Il teatro di Roberto Bracco
opere - vol. I
di Roberto Bracco, a cura di Mario Prisco
Roberto Bracco (1861-1943) visse in una
Napoli (quella a cavallo tra i due secoli)
animata da significativi fermenti culturali grazie alla contemporanea presenza di
autori, intellettuali e giornalisti che sollecitarono la nascita di quotidiani, riviste
letterarie, case editrici, correnti artistiche
e filosofiche di tale intensità da dare alla
città un prestigio internazionale raramente
raggiunto in precedenza. Bracco assorbì
questa estrema effervescenza e da autodidatta si improvvisò
giornalista, narratore, poeta, prima di trovare la sua naturale
vocazione nel teatro. I suoi lavori furono tradotti in numerose
lingue e rappresentati in tutta Europa e nelle due Americhe.
L’ostracismo del Fascismo che impose anche il veto sulla proposta di assegnazione del Premio Nobel nel 1926, lo costrinse
a un precoce silenzio artistico. Per i temi trattati (la condizione femminile, i rapporti uomo-donna, l’impegno contro ogni
forma di ingiustizia sociale, l’assurdità della guerra) ruppe
sul piano dei contenuti con il vecchio e precedente teatro
borghese. Anche nelle forme espressive, pur mantenendosi
ancorato ad un cliché tradizionale, Bracco riuscì a infondere
una modernità che, specie nei drammi della piena maturità,
raggiunse punte di grande interesse. In questo primo volume,
Editoria & Spettacolo (www.editoriaespettacolo.it) ha raccolto due drammi (Maternità e La piccola fonte) e una commedia (L’internazionale) in cui vengono presentate tre diverse tipologie femminili che danno la dimensione della straordinaria
attualità della sua opera.
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Orazio Costa prova Amleto
di Maricla Boggio
In questo suo quarto libro dedicato a
Orazio Costa, Maricla Boggio segue il
Maestro mentre prova “Amleto” con gli
allievi dell’Accademia, interrogandolo sulle modalità innovative da lui introdotte
nell’interpretazione dell’opera. Dopo un
anno preparatorio fondato sul metodo mimico, i giovani attori provano l’intera tragedia secondo varie chiavi di lettura: singolarmente o in coro
cimentandosi in tutti i ruoli; attraverso la “collana”, ciascuno
con l’apporto di una battuta, avvicendandosi nell’interpretare un personaggio; individuando attraverso gli Attori una
dimensione del dramma interamente teatrale; attribuendo la
follia di Amleto all’influenza del buffone Yorick, richiamato
alla memoria dal teschio raccolto al cimitero. Ogni potenzialità espressiva viene esaltata in un gioco mimico e fonetico
che scava in un testo il cui protagonista rappresenta l’uomo
moderno a cui ognuno aspira, e si fa criterio di indagine
per ogni futura interpretazione. Intense e praticate da tutti,
queste prove sono un allenamento per la vita, che anche al
lettore segnalano aperture inedite per la comprensione del
testo. Completano il volume, edito da Bulzoni (www.bulzoni.
it), gli appunti delle lezioni di regia di Orazio Costa sul dramma shakespeariano raccolti dall’autrice, allora sua allieva in
Accademia, e le riflessioni tratte dai Quaderni in cui per quasi
cinquant’anni il Maestro ha spesso volto il pensiero al personaggio di Amleto.
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delle tue imposte sui redditi e lo trasformeremo insieme in progetti di
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