Fra le musiche del Buddha-Bar

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Fra le musiche del Buddha-Bar
EPolis Bari
Sabato 24 ottobre 2015
Waldemaro Morgese – “L’Acquedotto Felice” – romanzo a puntate.ari
5 – Un mausoleo un po’ ridicolo
Fra le musiche del
Buddha-Bar
Cos’è accaduto nella quarta puntata
“Peviene qui in Albania?”
Cosa è accaduto nella quarta puntata:
Sergio pulisce la sua piscina fuoriterra, in compagnia di due libellule che sfiorano
il pelo dell’acqua e sotto l’occhio vigile delle cornacchie e delle tortore. Guardando
l’acqua increspata e pensando alle effigi di navi che ha nella casina capisce che
tutto ciò evoca il suo amore appassionato per il viaggio. Ricorda un suo viaggio di
lavoro nell’Albania appena uscita dalla dittatura di Enver Hoxha e l’incontro
fortuito in aereo con il vescovo di Scutari, che lo invita a visitare la città.
L’
aeroporto di Tirana era una spianata
polverosa dove oltre i malmessi
reticolati si affollavano
mendicanti e donne malvestite,
sporche, che allungavano la mano all’unisono
per chiedere un’elemosina. Dovevano
trascorrere molti anni perché gli
albanesi potessero disporre di un nuovo
scalo moderno, frutto della finanza internazionale.
In compenso la strada che
lo congiungeva alla capitale era moderna,
addirittura illuminata, immersa –
ormai e aimè – solo a tratti in maestosi
boschi e prati erbosi con alti alberi sui
cigli. Quella strada era stata a suo modo
un fiore all’occhiello nell’Albania di
Enver Hoxha, quando l’aeroporto serviva
pressoché solo ai gerarchi del partito e
a pochi turisti privilegiati. A Sergio fin da
quel primo viaggio questo particolare
non era sfuggito: che Hoxha fosse sensibile
al turismo molto selezionato lo sapeva
già perché lo testimoniava una
mappa turistica dell’Albania, quella socialista
appunto perché la carta segnava
la data del 1968. La possedeva
fin da quando era studente. Il quasi incredibile
particolare della mappa era
questo: si intitolava Touring Map ed era
tutta scritta in inglese. Gli aspri paesaggi
di montagna erano così decantati:
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«The beauty of this alpine panorama is
completed by beautiful summers resort,
by characteristic villages, by alpine lakes
that appear like pearls, by foaming
brooks and rivers and by a very rich
flora».
La carta turistica dell’Albania socialista
era un documento molto importante per
Sergio. Un referto storico appunto, nella
sua considerazione. Agli amici che gli
chiedevano informazioni quando la notavano
nella casina, ben incorniciata e appesa
in salotto, lui rispondeva così:
- La tengo ben esposta perché per me
ha il sapore anzi il significato quasi di un
ex-voto, quelle figure della tradizione un
po’ cristiana un po’ pagana. Un oggetto
di culto attraverso cui con il rituale dell’esposizione
credo quasi di offrire un atto di
risarcimento rispetto ai tanti misfatti
della dittatura.
E se l’amico di turno atteggiava una
faccia perplessa o interrogativa, dinanzi a
questa spiegazione un po’ cervellotica,
lui precisava:
- Perché al di là di tutto le immagini di
questa mappa e i toponimi che sono segnati
parlano del popolo albanese, uomini
e donne generosi, orgogliosi delle
proprie tradizioni pluricentenarie e pronti
alla fratellanza: anche angeli degli ebrei
durante la persecuzione. Questa mappa,
insomma, significa per me onorare costoro,
il popolo, così punito e martoriato
durante i decenni di una dittatura crudele
tenuta in piedi in nome di ideali calpestati,
ma in cui, questo il problema,
anche io ho creduto negli anni della gioventù.
Il grande padre della patria Enver due
anni dopo la morte ebbe l’onore di un
mausoleo tutto per lui, le cui forme architettoniche
svettavano verso il cielo di Tirana
convergendo in un unico vertice. Al
tempo della visita di Sergio quel mausoleo,
una piramide un po’ ridicola per
verità, dopo essere stato trasformato in
discoteca per i giovani della notte era divenuto
museo della dittatura a imperituro
ricordo delle generazioni e anche luogo di
esposizioni e di dibattito pubblico.
- Ce n’era proprio bisogno (confidò
Sergio ai suoi collaboratori) perché la mistificazione
era giunta eccezionale perfino
sulle nostre sponde con le onde di
Radio Tirana; figuriamoci nei confini albanesi,
dove negli ultimi anni il regime si è
macchiato di molto sangue innocente e
ha perseguitato gli oppositori trascinandovi
le loro innocenti famiglie.
Negli incontri di lavoro con due suoi colleghi
albanesi, ora funzionari molto influenti,
seppe di tante nefandezze. Persone
che scomparivano nella notte e che
non facevano più ritorno, imprigionate,
torturate e fatte morire di stenti. Le loro
famiglie poste al bando. Il collega gli confidò:
- Io ero ragazzo e mi fu impedito di studiare,
fui costretto a vivere sulle montagne,
isolato in case di pietra al freddo.
L’altra fu più fortunata, ma raccontò a
Sergio: - Non si contano i libri sequestrati
dal dittatore, veri tesori secretati. Solo
dopo la morte di Hoxha la vedova alleviò
la dittatura, per forza di cose, perché le
dissero riservatamente che ormai rischiava
la vita.
L’Albania era un paese bellissimo.
Sergio lo percorse da nord a sud e nella
parte centrale ammirò lo splendore delle
icone d’oro in chiese isolate nella campagna,
aperte incredibilmente a tutti: tavole
collocate in sequenza per disegnare
uno scenario magnifico e scintillante.
Questi splendori convivevano con musei
posticci dell’eroe nazionale Giorgio Castriota
Skanderbeg morto nel 1468 dopo
aver unificato le etnie del paese. Ma
anche con gallerie d’arte e con panorami
da capogiro, salendo su per le montagne.
- E’ vero (riconosceva Sergio), qui antichissimi
borghi sono stati trasformati in
Disneyland per il consumo dei turisti con
le strade zeppe di bancarelle e le cianfrusaglie
più ovvie, ad esempio Skanderbeg
a cavallo in tutte le pose.
- Ma ciò è compensato dai tesori intatti,
dai reperti romani a vista, dalle centinaia
di paesucoli con le tradizioni popolari vive
e operanti e dal grande museo della
storia skipetara allestito nella capitale.
C’erano però anche molte cose che non
andavano bene: Elbasan ad esempio,
grosso centro che quando fu visitato da
Sergio portava vive le ferite delle industrie
chimiche inquinanti.
Sergio in Albania aveva animato un ambizioso
progetto di collaborazione culturale
fra i due popoli rivieraschi e nei momenti
di rilassamento non disdegnava affatto
di immergersi nella movida notturna
della capitale, tutta concentrata nel
block un tempo riservato rigorosamente
alla burocrazia di partito e dello stato
(che peraltro coincidevano). Ora invece
brulicante di bar e discoteche affollate di
giovani e giovanissimi.
- Mio caro Sergio, ti confesso che mi fa
una certa impressione essere qui, in
mezzo a queste musiche!
Il noto romanziere esordì così cercando
forse di togliersi di impaccio, data la situazione
del tutto inconsueta in cui si era
venuto a trovare. Lo scrittore aveva sulle
spalle una lunga carriera letteraria ed
anche diplomatica che non aveva mai incrociato
i ritmi elettro-etnici di Claude
Challe e Raymond Visan…
L’ACQUEDOTTO FELICE 5 UN MAUSOLEO UN PO’ RIDICOLO La quinta
pntata del libdi emaro Morgese
Enver Hoxha due anni
dopo la morte ebbe
l’onore di un mausoleo
tutto per lui, una
piramide un po’
ridicola per verità
Sergio in Albania aveva
animato un ambizioso
progetto culturale, ma
non disdegnava
di immergersi nella
movida della capitale