Sognando Ayrton Senna, la sua ultima notte

Transcript

Sognando Ayrton Senna, la sua ultima notte
29-04-2014
Data
EUROPAQUOTIDIANO.IT (WEB)
Pagina
1
Foglio
Segui @weuropa martedì 29 aprile 2014 login Sezioni Home Interni Esteri Cultura Multimedia Robin Editoriali Commenti Speciali Regioni Shop Cerca: Cerca
Cultura Davide Vannucci 29 aprile 2014 STAMPA Sognando Ayrton Senna, la sua ultima notte Tre giorni che scossero la Formula Uno, dal 29 aprile al primo maggio del 1994, raccontati – con l'aiuto della fantasia – da Giorgio Terruzzi, che era a Imola Segui @weuropa SHOP EUROPA Odiens – Sbirciando l’Italia dal buco dell’A u d i t e l d i S t e f a n o B a l a s s o n e articoli correlati Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
Codice abbonamento:
Tweet I tre giorni che sconvolsero il mondo (della Formula Uno) si aprirono il 29 aprile e si conclusero il primo maggio dell’anno 1994. Prima lo schianto che manda al centro medico Rubens Barrichello. Poi, l’impatto maledetto di Roland Ratzenberger, un ragazzone di Salisburgo, stessa età di Ayrton Senna ma carneade del circus, che perde la vita alla curva dedicata, ironia della sorte, a Giles Villeneuve. E ancora, la Benetton di J.J. Lehto che si pianta nella piazzola, centrata da una mandria di bestie a motore, coi rottami che cadono sugli spettatori. Ma soprattutto quel secondo e tre decimi che separano la rottura del piantone dello sterzo di Senna, a 307 km orari, dall’incidente fatale contro la curva del Tamburello, a 216 km. La morte di un mito. L’inizio di un mito. Giorgio Terruzzi, firma di Corriere della Sera, Mediaset e Gq, è stato testimone oculare di quel week­end maledetto, a Imola, esattamente venti anni fa, e ha voluto raccontarlo immaginando. Si è messo nei panni di Ayrton, o meglio ha costruito un Ayrton immaginario assemblando momenti ed episodi desunti dal reale. Il risultato è un libro ricco di aneddoti, spunti e riflessioni, pubblicato dalla casa editrice romana 66thand2nd e intitolato Suite 200, come il numero della stanza dell’Hotel Castello, a Castel San Pietro Terme, occupata da Senna nel corso della sua ultima notte. Solo due mesi dopo, in un pomeriggio afoso di Pasadena, quel Brasile ancora in lutto avrebbe vinto la sua quarta coppa del mondo di calcio, battendo ai rigori l’Italia. Roberto Baggio, in un’intervista di quattro anni fa, fece appello al sovrannaturale, sostenendo che era stato Ayrtona spingere verso l’alto il suo pallone, quella traiettoria sbilenca che dagli undici metri finì per bucare il cielo, ben al di là della traversa di Taffarel. E mentre Baresi piangeva, e la bandiera ordem e progresso si muoveva a zig zag in mezzo al campo, Carlos Dunga e Claudio Branco innalzavano uno striscione di sette parole: « Senna… aceleramos juntos, o tetra é nosso» , il primo pensiero era per lui, l’uomo che aveva fatto piangere il Brasile tante volte. Lacrime sì, ma di gioia. L’ultima notte di Ayrton immaginata da Terruzzi è un accavallarsi di ricordi, impressioni, suggestioni. Un universo onirico, ma dai tratti ben definiti, come i personaggi che lo popolano. Il padre Milton, modi e tratti autoritari, artefice, a suo modo, del pilota Senna. Gli regalò il primo kart, a 4 anni, e, a 8 anni, un secondo, non un giocattolo, ma un motore da cento chilometri orari, consegnando al piccolo Ayrton le chiavi del suo paradiso. Il fratello Leonardo. Le donne della sua vita. Lilian, la prima e unica moglie, sposata in fretta e in fretta abbandonata, come se non fosse possibile amare una signora e, al tempo stesso, la ricerca della gloria. La star televisiva Xuxa e poi Cristina, anch’essa vittima del suo egoismo. Infine, l’ultima fiamma, Adriane, che la famiglia continuava a respingere. Un numero insufficiente, secondo il perfido Nelson Piquet, che per ferirne l’immagine fece circolare il sospetto della sua omosessualità. Piquet, uno dei rivali che passeggia in quell’ultima notte, assieme al nemico per antonomasia, Alain Prost, il Professore, l’uomo dei duelli rusticani in Giappone che decisero il titolo nel 1989 e nel 1990. Più tardi Ayrton ammise di avere speronato volontariamente l’antagonista. Perché lui era feroce, di una ferocia cruda, e non faceva prigionieri. Era maniacale e guardava al dettaglio, come tutti i numeri uno («se lo fai, fallo bene» , era il mantra paterno). Cercava l’autocritica e il miglioramento di sé. Fervido credente, era convinto di dover omaggiare il proprio talento, restituendo qualcosa di perfetto, di divino. Sid Watkins, l’ex medico della Formula Uno, l’angelo dell’intervento estremo, gli disse di mollare tutto e «di andare a pescare» , dopo l’incidente a Ratzenberger. « Ci sono cose che sfuggono al nostro controllo, ho bisogno di continuare» , rispose Ayrton. Anche se la sua Williams «era una sedia elettrica» , rigida, ingestibile, c’era quel ragazzino terribile, Michael Schumacher, un animale simile a lui, feroce e pericoloso, che bisognava assolutamente mettere in riga. @vannuccidavide TAG: Ayrton Senna, Formula Uno, Giorgio Terruzzi, Suite 200 Tweet Segui Europa quotidiano Segui @weuropa 099500
€0,99 

Documenti analoghi

Suite 200. L`ultima notte di Ayrton Senna di Giorgio

Suite 200. L`ultima notte di Ayrton Senna di Giorgio vittima delle sue bizze, fu proprio Ayrton, l’uomo venerato come una divinità; il pilota  che aveva addirittura affermato di aver corso con il Signore accanto. La Formula Uno  senza dubbio cambiò q...

Dettagli

ayrton senna e il fato

ayrton senna e il fato lascia perdere ­gli disse­ non correre domani, ci sono molte altre cose da fare. Hai vinto tre titoli  mondiali, sei il miglior pilota del mondo. Non hai bisogno di rischiare ancora. Andiamocene vi...

Dettagli