Il potere… di un atomo: “Hiroshima e Nagasaki”
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Il potere… di un atomo: “Hiroshima e Nagasaki”
TESI Il potere . . . di un atomo: “Hiroshima e Nagasaki” Anno scolastico 2013-2014 Liceo Tecnologico “Giulio Natta” Classe 5ª DLST Alunno: Lubrano di Giunno Fabio pag. 1 INDICE CAPITOLO 1: Introduzione 1.1 Motivazione della mia scelta pag.3 CAPITOLO 2: Mappa di sintesi pag.4 CAPITOLO 3: La STORIA insegna . . . 3.1 “Progetto Manhattan” 3.2 Lo scontro: Giappone e America 3.3 Hiroshima e Nagasaki pag.5 CAPITOLO 4: Cosa dice la scienza . . . 4.1 Atomo, caratteristiche 4.2 Albert Einstein e le sue teorie 4.3 Filosofia della scienza pag.12 CAPITOLO 5: Conseguenze del bombardamento 5.1 Conseguenze ambientali (i terremoti) pag.17 CAPITOLO 6: Atomo e poesia 6.1 Ode all’atomo (Pablo Neruda) 6.2 Breve biografia del poeta e commento “Ode all’atomo” pag.19 CAPITOLO 7: Le mie conclusioni 7.1 Allegati e bibliografia pag. 22 pag. 2 CAPITOLO 1 1.1 MOTIVAZIONI DELLA MIA SCELTA La scelta di trattare questo argomento, è dovuta al mio interesse verso le ricerche scientifiche. Mi è sembrato opportuno approfondire, per la mia tesi di maturità, gli atomi e la bomba atomica poiché volevo mettere in evidenza come alcune scoperte scientifiche possono essere necessarie ma dannose allo stesso tempo. La scissione di un atomo è una delle più grandi scoperte relative al mondo scientifico. Grazie a questa importante “novità” è possibile, ad esempio, rilevare la temperatura corporea, ma fu proprio questo, durante la seconda guerra mondiale, a suggerire la costruzione dell’ordigno più distruttivo al mondo, le cui conseguenze sono ancora oggi presenti. Con lo scoppio di una bomba atomica, non solo si possono distruggere territori e causare la morte di milioni di persone in pochi secondi, ma si libera nell’atmosfera una notevole quantità di elementi radioattivi che, nel tempo, ricadendo nel terreno, causano danni permanenti alla flora e alla fauna di quell’ambiente. Dallo scoppio atomico derivano anche effetti secondari, non trascurabili, come la formazione dei maremoti, dei terremoti, dei venti forti e perturbazioni atmosferiche. Affascinato da tutto ciò, ho deciso di approfondire cosa è accaduto, non solo il 6 agosto del 1945, giorno del primo bombardamento atomico, ma soprattutto le conseguenze che ancora oggi l’umanità subisce. pag. 3 CAPITOLO 2 Progetto Manhattan Con la collaborazione di Albert Einstein Preso come model lo Filosofia della scienza Soffermatosi sullSUGSUGLI caratteristiche degli Gr azi e agl i st ud i de l 6 agosto 1945… Viene sganciata la prima bomba atomica sulla città di Hiroshima Po ne fin e all a Provo ca Conseguenze ambientali pag. 4 Gli atomi Seconda guerra mondiale 1939-1945 CAPITOLO 3 3.1 PROGETTO “MANHATTAN” pag. 5 Durante la primavera del 1939 scienziati provenienti da Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti informarono le rispettive autorità politiche per la scoperta di un possibile esplosivo, potente mille volte di più di un qualsiasi altro esistente. La presenza di questo ordigno sarebbe stata fondamentale durante la Seconda Guerra Mondiale (1 settembre 1939) che vide la nascita di una grande collaborazione tra la scienza e il governo. All’inizio della guerra, la Germania si trovava ad essere l’unico paese europeo in possesso di un progetto in grado di sviluppare l’energia nucleare. In Germania, gli scienziati erano convinti di avere un enorme vantaggio rispetto agli Alleati nelle questioni legate alla fissione nucleare ma, in America contemporaneamente si stava pensando alla realizzazione della prima bomba atomica. Tale progettazione fu realizzata nei laboratori di Los Alamos in Nuovo Messico, attorno al 1945, da un team di scienziati che avevano preso parte al cosiddetto progetto Manhattan. Per la realizzazione della bomba, gli Americani pur essendosi dichiarati neutrali, continuarono a scambiarsi informazioni con la Gran Bretagna, relative alla fissione nucleare. Nel giugno 1942, il presidente americano Roosevelt, ebbe pag. 6 la conferma che la Germania voleva costruire una bomba atomica perciò diede l’avvio al Progetto Manhattan, affidato a Robert Oppenheimer. Inizialmente la realizzazione della bomba si presentava come una possibilità poco reale. Il progetto Manhattan rimase segreto fino al bombardamento del Giappone; come laboratorio di ricerca fu scelto quello di Los Alamos, posto isolato, per mantenere la segretezza. La progettazione della prima bomba atomica fu portata avanti per oltre due anni solo in forma teorica a causa della mancanza di materia prima per la sua costruzione: l'uranio 235 (U-235) e il plutonio 239 (Pu-239). Nell’estate del 1943 si iniziò la costruzione delle bombe atomiche con la realizzazione della prima chiamata Little Boy. Anche il Giappone aveva iniziato nel 1941 il suo progetto nucleare molto simile a quello tedesco. Il progetto nucleare tedesco e quello giapponese non furono completati in tempo per poter essere utilizzati durante la guerra. Non vi è alcun dubbio che, se il progetto fosse stato portato a termine, la bomba sarebbe stata da loro stessi utilizzata sugli altri paesi partecipanti al conflitto. Foto 1: pannelli di controllo e operatori del progetto Manhattan Foto 2: tre scienziati si confrontano dopo l’evento della bomba atomica 3.2 LO SCONTRO: GIAPPONE E AMERICA Nella Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti si erano dichiarati neutrali mentre il Giappone era coinvolto in un patto stipulato con la Germania e l’Italia (Patto Tripartito nel 1940); nonostante gli USA fossero neutrali, era stata promulgata una legge che autorizzava Roosevelt a fornire materiale bellico agli “Alleati”. pag. 7 La mattina del 7 Dicembre 1941, la base navale americana di Pearl Harbor venne attaccata senza dichiarazione di guerra dai giapponesi. Solo dopo la fine della guerra si seppe che il Governo americano era stato avvertito in precedenza della possibilità di un attacco, anche se non se ne conosceva con esattezza il tempo ed il luogo. In seguito all’attacco la migliore parte della Marina Militare statunitense venne messa fuori combattimento e tutta la zona del Pacifico Meridionale ed Occidentale e dell’Asia Orientale, rimase senza difesa di fronte all’avanzata giapponese. I motivi dell’attacco a Pearl Harbor si devono al divieto di esportazione del ferro, petrolio e olio imposto dall’America al Giappone il 26 luglio del 1941. Dopo Pearl Harbour si scatenò in tutta l'America una violenta forma di razzismo nei confronti dei giapponesi-americani che sfociò nell'internamento degli americani di origine giapponese in veri e propri campi di concentramento. Il giorno successivo, l’8 dicembre, gli USA dichiararono guerra al Giappone e l’11 dicembre Germania e Italia, dovendo rispettare le condizioni del “patto tripartito”, dichiararono guerra pag. 8 all’America. La sconfitta di Pearl Harbour non costituì un disastro per gli Americani anzi permise loro di produrre una maggior quantità di armi. Il Giappone aveva perciò scatenato contro se stesso la più grande potenza mondiale. Il 26 maggio 1942 le navi giapponesi si diressero verso le isole Midway per tentare di sconfiggere nuovamente gli americani che però le avvistarono grazie ad alcuni idrovolanti. Il primo attacco venne portato dagli aerei americani il 3 giugno; il giorno seguente, mentre le portaerei giapponesi lanciavano i loro aerei contro la basi dell'isola, gli americani attaccarono nuovamente. Il primo successo fu degli americani mentre i giapponesi continuavano a perdere le loro portaerei. Questa battaglia, che avrebbe dovuto portare alla conquista delle isole da parte dei giapponesi, si concluse con una piena vittoria americana. Con lo scontro di Midway si chiuse il periodo dell'offensiva giapponese. Gli americani dall’atteggiamento difensivo adottato dopo Pearl Harbour, passarono ad una fase di maggiore aggressività. Il 7 agosto gli americani si avvicinarono a Guadalcanal, isola conquistata dal Giappone durante l’espansione coloniale. L'obiettivo principale era il controllo di questi territori per impedire al Giappone di usarle come basi per minacciare le rotte dei rifornimenti. Le forze destinate ad occupare l'isola erano costituite da Marines. Dopo alcuni giorni gli americani arrivarono a Guadalcanal e riuscirono a bombardare i giapponesi. Con questa battaglia gli americani portarono a termine la prima grande vittoria strategica sui Giapponesi prima di gettare le due bombe atomiche. E’ proprio a partire dal successo di questa campagna militare che gli USA continuarono la loro battaglia che culminò con la sconfitta del Giappone e la fine della II Guerra Mondiale. Il 22 novembre 1943 il presidente Roosevelt, il primo ministro Winston Churchill e il leader della Cina nazionalista si incontrarono a Il Cairo, in Egitto, per discutere su come sconfiggere il Giappone. pag. 9 . 3.3 HIROSHIMA E NAGASAKI Il mattino del 6 agosto 1945 alle 8:16, l'Aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica "Little Boy" sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell'ordigno "Fat Man" su Nagasaki. Il numero di vittime dirette è stimato da 100 000 a 200 000, quasi esclusivamente civili. Nell’estate del 1945 ad essere distrutte furono le due città di Tokyo e Kobe. Gli Stati Uniti decisero di non “sprecare” la bomba atomica contro un arsenale militare, ma di puntare ai centri abitati per sfruttare gli effetti psicologici che l’episodio avrebbe avuto sulla pag. 10 popolazione ed il governo giapponese. Per questo fu scelta Hiroshima, che a quell’epoca era un centro strategico dal punto di vista militare, ma anche un polo industriale. Gli Alleati scelsero questa città come obiettivo perché nei dintorni non vi erano campi di prigionieri di guerra. Al momento dello scoppio della bomba atomica, avvenuta il 6 agosto, pare che ad Hiroshima ci fossero circa 255 mila persone. L’avvicinamento dei velivoli americani nello spazio aereo giapponese fu subito rilevato dai radar, ma poco prima del lancio della bomba l’allarme fu ridimensionato perché gli aerei non erano bombardieri, quindi potevano essere facilmente tenuti sotto controllo. L’esplosione della bomba atomica avvenne a 580 metri dal suolo, e lo scoppio violentissimo provocò la morte di circa ottantamila persone. Il 90% della città fu rasa al suolo, e le fiamme divorarono in pochissimo tempo la maggior parte degli edifici presenti. Dal quartiere generale di Tokyo non si resero subito conto dell’accaduto: la linea telegrafica centrale era saltata e non vi era possibilità di raggiungere Hiroshima in alcun modo. Un ufficiale di volo fu mandato ad effettuare un sopralluogo e riferire cosa fosse successo. A circa 160 km dalla città l’ufficiale ed il suo copilota notarono con stupore i resti che la bomba atomica aveva lasciato. Dopo aver informato Tokyo, furono organizzati subito i soccorsi. Le persone sopravvissute (circa il 20% della popolazione) morirono successivamente per avvelenamento a causa delle radiazioni e per le necrosi sopraggiunte. pag. 11 Foto 3: la firma del patto Tripartito tra Giappone, Italia e Germania. Foto 4: articolo di giornale britannico descrive il bombardamento di Pearl Harbor Foto 5: i presidenti Roosevelt e Churchill durante un loro incontro Foto 6: prima pagina del “The New York Times” in seguito ai bombardamenti Foto 7: Hiroshima, prima e dopo il bombardamento CAPITOLO 4 4.1 ATOMO, CARATTERISTICHE L’atomo è la più piccola porzione di un elemento chimico che conservi le proprietà dell’elemento stesso, deriva dal greco e significa “indivisibile”. pag. 12 Fu introdotta dal filosofo greco Leucippo per definire le entità elementari, indistruttibili e indivisibili, di cui egli riteneva che fosse costituita la materia. Per gli antichi filosofi atomisti, infatti, la materia era costituita da atomi, particelle minime indivisibili di quattro tipi o elementi: aria, acqua, terra e fuoco. Dopo la scoperta della possibilità di dividere l’atomo, risultato della ricerca del fisico italiano Enrico Fermi, l’idea che la scienza ha dell’atomo è molto cambiata. Per la fisica oggi, un atomo è un sistema complesso costituito da un nucleo centrale formato da protoni, particelle a carica positiva, e neutroni, particelle a carica neutra, attorno al quale ruotano come satelliti gli elettroni, che hanno carica negativa. Ogni sostanza ha una sua struttura atomica, dovuta alla quantità, disposizione e natura dei componenti atomici. Per la chimica, l’atomo, invece, è la più piccola particella capace di combinarsi in un composto o in una reazione. L'atomo non è altro che una struttura di energia che ponendosi in una gerarchia di particelle assume una forma che è possibile analizzare anche dal punto di vista chimico. Le reazioni chimiche sono generalmente dovute alla forza elettromagnetica che un atomo manifesta attraverso la sua carica positiva o negativa o attraverso altre combinazioni. E' per questo che più un atomo è pesante (ossia costituito da più protoni e neutroni) più è instabile (radioattivo) come il caso del Uranio usato per la fissione nucleare, quando un atomo è troppo voluminoso la forza forte che ha un piccolo raggio d'azione non riesce a tenerlo unito per molto tempo. Attorno al nucleo "orbitano" gli elettroni (carica negativa) che salvo condizioni particolari sono dello stesso numero dei protoni, ogni elettrone si trova ad una certa distanza dal nucleo che dipende dalla sua energia cinetica (livello energetico) ossia più un elettrone è veloce più riesce a stare lontano dai protoni (similmente a un satellite attorno a un pianeta). Si definiscono due quantità per identificare ogni atomo: il numero atomico, cioè il numero dei protoni del nucleo, e il numero di massa, cioè la somma del numero dei protoni e dei neutroni. Normalmente, il numero degli elettroni che ruotano attorno al nucleo è uguale al numero dei protoni nel nucleo. Essendo dette cariche di valore uguale (a parte il segno), un atomo è normalmente elettricamente neutro. Per questo motivo la materia è normalmente pag. 13 elettricamente neutra. Tuttavia esistono atomi con un numero di elettroni diverso dal numero atomico: si parla in questo caso di ioni. Gli atomi aventi lo stesso numero atomico hanno le stesse proprietà chimiche. Tutti gli atomi con lo stesso numero atomico appartengono allo stesso elemento. Due atomi possono differire anche nell'avere numero atomico uguale ma diverso numero di massa. Simili atomi sono detti isotopi ed hanno le stesse proprietà chimiche Gli atomi esistenti in natura sono 92 e sono elencati in una tavola, la tavola periodica degli elementi o tavola di Mendeleyev. Gli atomi sulla sinistra di questa tavola sono detti metalli ed hanno la proprietà di perdere con una certa facilità elettroni diventando ioni positivi. Gli atomi sulla destra, invece, sono detti non metalli ed hanno la proprietà di acquistare elettroni, cioè di diventare ioni negativi. Gli altri atomi hanno proprietà di perdere od acquistare elettroni in maniera meno netta. Certi atomi si possono addirittura comportare da metalli o da non metalli a seconda dei casi. Foto 8: rappresentazione schematica di un atomo Foto 9: esempio di tavola periodica degli elementi 4.2 ALBERT EINSTEIN E LE SUE TEORIE “Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività” pag. 14 Albert Einstein, nacque il 1879 a Ulm, da una famiglia di origine ebraica. Trascorse la sua infanzia a Monaco di Baviera, ma terminò gli studi in Svizzera, laureandosi al Politecnico di Zurigo (1900). Prese la cittadinanza svizzera per assumere un impiego all’Ufficio Brevetti di Berna. Il modesto lavoro gli consentì però di dedicare gran parte del suo tempo allo studio della fisica. Nel 1905 pubblicò tre studi teorici. Il primo e più importante studio che conteneva la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta. Il secondo studio, relativo al moto browniano, destinato a confermare l’esistenza degli atomi. Il terzo studio, sull’interpretazione dell’effetto fotoelettrico, avanzava l’ipotesi della propagazione della luce mediante quanti discreti di energia (fotoni); quest’ultimo studio gli valse il premio Nobel nel 1921. Nel 1916 pubblicò la memoria: I fondamenti della teoria della Relatività generale, frutto di oltre dieci anni di studio. Questo lavoro è considerato dal fisico stesso il suo maggior contributo scientifico e si inserisce nella sua ricerca rivolta alla geometrizzazione della fisica. Con l’avvento al poter di Hitler, Einstein fu costretto ad emigrare negli USA, dove insegnò all’Università di Princeton. Einstein disprezzava la violenza e la guerra, ma fu doppiamente coinvolto nella realizzazione della bomba atomica. In primo luogo perché è uno dei risultati della teoria della relatività, in secondo luogo perché scrisse, insieme a molti altri fisici, una famosa lettera al presidente Roosevelt, che segnò l’inizio per la costruzione dell’arma nucleare. Terminata la guerra Einstein s’impegnò attivamente contro la guerra e le persecuzioni razziste, compilando una dichiarazione pacifista contro le armi nucleari. Morì, a Princeton, nel 1955. Nel 1905 Albert Einstein pubblica la sua teoria della relatività, demolendo tutti i concetti principali su cui si basava la concezione Newtoniana dell'Universo. Secondo tale teoria, lo Spazio non è tridimensionale ed il pag. 15 tempo non è un'entità a sé. Entrambi sono profondamente connessi e formano il cosiddetto Spazio/Tempo. In questo senso non è possibile parlare di Spazio separatamente dal Tempo, e viceversa. Inoltre, si evidenzia la Non fluidità Universale del Tempo, vale a dire che il Tempo non è lineare ne assoluto, ma è relativo. Un esempio: Prendiamo due osservatori che si muovono a velocità diverse: ognuno di loro collocherà l'avvenimento osservato in maniera diversa dall'altro per via della diversa velocità. Quindi tutte le misurazioni che coinvolgono lo Spazio ed il Tempo, perdono il loro valore assoluto. Pertanto, sia il Tempo sia lo Spazio non sono che elementi che servono a spiegare i fenomeni. Secondo la teoria della Relatività di Einstein, in condizioni particolari, due osservatori possono cogliere due avvenimenti in ordine inverso: cioè, per l'osservatore 1 l'avvenimento A accade prima dell'avvenimento B, mentre per l'osservatore 2 l'avvenimento B accade prima dell'avvenimento A. 2 E = mc "E" indica l'energia contenuta o emessa da un corpo c" la costante costituita dalla velocità della luce. m" la massa corrispondente Foto 10: Albert Einstein prende parte al progetto Manhattan 4.4 FILOSOFIA DELLA SCIENZA “Un filosofo puro è un coltello senza né lama né manico” Schlick La filosofia della scienza è quel ramo della filosofia che studia i fondamenti e le implicazioni della scienza, sia riguardo alla logica e alle scienze naturali, come la pag. 16 fisica o la biologia, sia riguardo alle scienze sociali, come la sociologia, la psicologia o l'economia. La filosofia della scienza è legata in generale alla filosofia della conoscenza e all'epistemologia e cerca di spiegare la natura dei concetti , come la scienza spiega la natura e come la utilizza per i suoi fini. Inoltre si preoccupa di verificare la validità delle informazioni e i tipi di ragionamento che si usano per arrivare a delle conclusioni; Tra i più importanti esponenti troviamo Popper. Popper è stato senz'ombra di dubbio uno dei più grandi filosofi del Novecento. I suoi primi bersagli furono il Positivismo e quelli che consideravano valido solo quel che è verificabile con l'esperienza. Ma egli si occupò anche di politica e di molti altri problemi, su cui espresse sempre la sua originale opinione. Nella Logica della scoperta scientifica (1° edizione 1934), egli ritiene di aver risolto un problema filosofico fondamentale, quello della induzione (il passaggio dal particolare al generale ". L'induzione si intende in due modi: induzione per enumerazione o ripetitiva ed induzione per eliminazione. Entrambi i tipi per Popper non sono validi. La prima consiste di osservazioni spesso ripetute, le quali dovrebbero fondare qualche generalizzazione della teoria. Ma la mancanza di validità di tale genere di ragionamento è ovvia: nessun numero di osservazioni di cigni riesce a stabilire che tutti i cigni sono bianchi o che la probabilità di trovare un cigno che non sia bianco è piccola. Dunque l'induzione per enumerazione è fuori causa: non può fondare nulla. D'altro canto, l'induzione eliminatoria si fonda sul metodo della eliminazione o confutazione delle teorie false. In passato si credeva infatti che, eliminando tutte le teorie false, si potesse far valere la teoria vera. Ma non si rendevano conto che il numero delle teorie rivali è infinito anche se, di regola, in ogni momento particolare possiamo prendere in considerazione un numero finito di teorie. Dunque l'induzione non esiste ed è un errore pensare che la scienza empirica proceda con metodi induttivi. Il non aver mai visto cigni non-bianchi ha portato l'uomo ad effettuare un'induzione, a sostenere che tutti i cigni fossero bianchi, ma ci si è accorti che esistevano anche, nei Paesi orientali, cigni neri! Connessa alla teoria dell'induzione, vi è secondo Popper l'altra idea per cui la mente del ricercatore dovrebbe essere una mente priva di presupposti, di ipotesi, di sospetti e di problemi. Questa idea è chiamata da Popper osservativismo ed è secondo Popper un mito. La realtà è che noi siamo invece una tabula piena dei segni che la tradizione e l'evoluzione culturale ci ha lasciato. L'osservazione è sempre orientata da aspettative teoriche: in altri termini, allo scopo di osservare, dobbiamo avere in mente una questione ben definita; un esperimento o prova presuppone sempre qualcosa da sperimentare o provare. Per Popper la ricerca non parte da osservazioni ma da problemi. CAPITOLO 5 5.1 CONSEGUENZE AMBIENTALI (I TERREMOTI) pag. 17 Uno degli effetti delle esplosioni nucleari è lo spostamento momentaneo dell’asse terrestre che provoca violente vibrazioni conosciute con il nome di terremoti. I terremoti infatti, sono forze del terreno provocate da una rapida liberazione di energia all’interno della litosfera. Possono essere di due tipi: -tettonici quando sono provocati dal movimento delle placche litosferiche -vulcanici quando sono legati all’attività vulcanica e spesso sono accompagnati dal movimento di magma che fuoriesce in superficie. Gli elementi fondamentali di un terremoto sono: -l’ipocentro è il punto interno nella litosfera in cui si origina il terremoto. Può essere superficiale, intermedio o profondo in base alle profondità. -L’epicentro è il punto della superficie terrestre, situato verticalmente all’ipocentro. -Le onde sismiche sono delle potenti oscillazioni formate dall’energia che si libera nell’ipocentro. Possono essere di tre diversi tipi: longitudinali, trasversali e superficiali. Le prime due si originano nell’ipocentro e vengono chiamate appunto anche onde interne. Nello specifico le onde longitudinali chiamate anche onde P hanno una velocità di circa 6 km/h e in seguito al loro passaggio nelle rocce si formano dilatazioni. Le onde trasversali vengono chiamate anche onde S e fanno compiere alla roccia oscillazioni, queste onde si propagano solo nei solidi. Le onde superficiali o onde L si originano nell’epicentro e dipendono dalle due onde precedenti, si propagano diversamente dalle altre in superficie. La scienza che si occupa dello studio dei terremoti è la Sismologia e lo strumento è il sismografo con cui vengono misurate le scosse su un tracciato. La valutazione di queste forze può avvenire tramite due modi: pag. 18 La scala Mercalli o scala Mcs fu messa a punto dal sismologo Giuseppe Mercalli e valuta l’intensità del fenomeno, ossia gli effetti che una scossa produce in superficie. Ha un grado di intensità che varia da I a XII , le scosse superiori al livello IX provocano il crollo di edifici. La scala Richter è una scala che valuta la forza di un terremoto basandosi sul Sismografo. L’unità di misura è il magnitudo (M), ovvero l’energia che si libera nell’ipocentro del terremoto. Questa scala è strumentale e esprime la violenza reale di in terremoto CAPITOLO 6 6.1 ODE ALL’ATOMO (PABLO NERUDA) Piccolissima stella, sembravi per sempre sepolta, e nel metallo, nascosto, pag. 19 il tuo diabolico fuoco. Un giorno bussarono alla tua minuscola porta: era l'uomo. Con una scarica ti liberarono, vedesti il mondo, uscisti nel giorno, percorresti città, il tuo gran fulgore arrivava a illuminare le esistenze, eri un frutto terribile d'elettrica bellezza, venivi a affrettare le fiamme dell'estate, e allora giunse armato d'occhiali di tigre e armatura, con camicia quadrata, con sulfurei baffi e coda di porcospino, giunse il guerriero e ti sedusse: dormi, ti mormorò, avvolgiti tutto, atomo, ché sembri un dio greco, una primaverile modista parigina, adagiati sulla mia unghia, entra in questa cassettina, e allora il guerriero, ti mise nel suo gilè come se fossi soltanto una pillola nordamericana, e se ne andò per il mondo e ti lasciò cadere a Hiroshima. […] 6.2 BREVE BIOGRAFIA DEL POETA E COMMENTO pag. 20 Pablo Neruda è lo pseudonimo che Ricardo Eliecer Neftalí Reyes Basoalto scelse in onore del poeta cecoslovacco Jan Neruda. Nacque a Parral nel 1904, da famiglia modesta; frequentò le scuole fino al liceo nella cittadina di Temuco e poi l'università a Santiago. Dal 1926 al 43 girò il mondo come rappresentante diplomatico del suo paese, nel '36-37 visse l'esperienza della guerra civile spagnola non soltanto da spettatore interessato. Nel 1944, tornato in Cile, s'iscrisse al partito comunista cileno e fu eletto senatore. Dal 1948 al 1952 fu perseguitato e costretto all'esilio per la sua presa di posizione contro il neo dittatore Gonzalez Videla; così tornò a viaggiare per il mondo. Nel 1971 guadagna il premio nobel per la letteratura, nel 1973 torna in Cile e in quello stesso anno muore a Santiago subito dopo il colpo di Stato del generale Pinochet. “Ode all’atomo” è una poesia scritta da Pablo Neruda che esprime con efficacia tutte le ansie, le paure, le attese che nutre l'uomo di oggi nei confronti dell'energia atomica. Essa può essere causa di gravi disastri ambientali, ma, se usata sapientemente contribuisce al bene dell'umanità. Infatti il poeta descrive l’atomo come un elemento innocente e puro, pag. 21 paragonandolo quasi a un neonato partorito dall’uomo rappresentato come un signore con baffi e camicia. L’atomo di per sé non è pericoloso ma lo diventa a causa dell’anima malvagia dell’uomo che lo coccola solamente poiché conosce gli effetti distruttivi. Proprio come se fosse un neonato, il guerriero-uomo se ne prende cura, chiudendolo con delicatezza in un cassettino e poggiandolo delicatamente sulla propria unghia, portandolo con se per tutto il mondo e decidendo di lasciarlo cadere su Hiroshima . CAPITOLO 7 7.1 BIBLIOGRAFIA pag. 22 Siti consultati: -Wikipedia -Enciclopedia Treccani - “Temi di Geografia generale” di Angela Mossudu - “La materia e le sue trasformazioni, chimica” di J. Brady e F.Senese - “Filosofia cultura cittadinanza” di F. Trabattoni e A. La Vergata - “Leggere la storia, profilo documenti e storiografia” M. Manzoni, F.Occhipinti, F. Cereda - Wikiquote -Ode all’Atomo di Pablo Neruda Ringraziamenti calorosi per la gradita collaborazione del team docenti che mi ha seguito quest’anno in particolare: S. Rho, A. De Vittorio, S. Nicolini. pag. 23