Rassegna 19
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Rassegna 19
40 • R A S S E G N A N. 1 9 E S TAT E 2 0 0 5 DI MINO MILANI IL TEATRO FRASCHINI DI PAVIA Dal ‘700 è luogo di cultura e momento di aggregazione civica. Non si può non essere conquistati dall’eleganza, dall’armonia delle linee e dal colore di un tenue verde autunnale... E’certamente un po’ difficile immaginare che cosa possa essere una città (una di quelle che si rispettano, naturalmente) senza il suo teatro; cercava di spiegarmelo un caro amico di Milano, orfano della Scala e non consolato dall’Arcimboldi. Forse con un po’ di indiscrezione, gli ho detto che lo sapevo, e anche meglio di lui, perché (parlando con un milanese avevo prudentemente anticipato: “si parva licet componere magnis” se è possibile paragonare le nostre piccole alle vostre grandi cose) Pavia era stata per una decina d’anni senza il suo unico teatro, annaspando tra tendoni, sale cinematografiche eccetera, e (posso permettermi questo bisticcio?) sospirando quel sospirone di sollievo che, alla fine, era pur riuscita a tirare. Soltanto allora era tornata se stessa a pieno titolo, quando aveva riavuto il Fraschini. Gaetano Fraschini, pavese, tenore acclamato nel mondo, e ammirato specialmente da Verdi, aveva cinquantadue anni, quando, nel 1869, con gesto glorificante, Pavia gli intitolò il suo teatro, ciò che non è cosa da tutti, né da tutti i giorni. Del resto, neanche un simile cambiamento di nome è da tutti i giorni: e quello dismesso, “Dei Quattro Cavalieri” era molto bello e molto del suo tempo: il teatro fu infatti costruito in due soli anni, dal 1771 al 1773, per iniziativa di quattro nobiluomini pavesi. Una lapide, spoglia d’ogni retorica, ricorda che essi lo vollero dedicare “nocturno otio”, noi diremmo “al tempo libero serale”: tempi felici, quelli in cui la parola “cultura” non era tirata in ballo ad ogni momento. Il progetto era del celebre Bibiena. Un bel nome, sì; ogni tanto a qualcuno (come ad esempio a me) sfugge un sospiro di nostalgia, e accade di avanzare l’inutile proposta di tornare ad esso: in realtà, anche se lo si ribattezzasse, i pavesi continuerebbero a chiamarlo Fraschini, così come chiamano “dell’Impero” il ponte sul Ticino, ufficialmente detto “della Libertà.” Davvero, per certe cose, indietro non si torna. 41 • R A S S E G N A N. 1 9 E S TAT E 2 0 0 5 Il Fraschini, con stagioni teatrali sempre dignitose e talvolta di grande rilievo, è ed è stato anche luogo e momento d’aggregazione civica. In anni lontani, anzi, lo è stato fin troppo: a carnevale, veniva trasformato in una gigantesca sala da ballo, e nei palchi “si folleggiava”, come rammenta qualche anziano testimone, il cui entusiastico rimpianto è un po’ difficile da condividere. Durante la seconda guerra mondiale, il teatro compì patetici sforzi per sopravvivere; la bella e promettente ripresa che seguì fu interrotta dalla necessità, davvero improcrastinabile, d’un restauro. Il Fraschini fu dunque chiuso per lavori; ma dopo qualche anno, anche per una città nemica del tempo come Pavia, si cominciò a pensare che le cose andavano per lunghe, e un po’ troppo. Lavori, sì, ma cantiere spesso o spessissimo deserto; donde tristi e desolanti voci di abbandono, di saccheggi d’arredi e di infissi, di degrado crescente. In ogni modo, nel 1994, (due anni a costruirlo nel ‘700, circa dieci a restaurarlo oggi) il teatro fu riaperto, riportato infine “all’antico splendore”, secondo la vecchia formula in uso in questi casi. Quanto brillasse questo splendore storico, non sappiamo; certo quello di oggi ha una luce vivissima: non ci saranno più le dorature, e nemmeno i busti dei ventiquattro re longobardi (ventiquattro: bella fantasia, ammettiamolo, metterne insieme tanti) che lo arricchivano; 42 • R A S S E G N A N. 1 9 E S TAT E 2 0 0 5 i palchi variamente manomessi non avranno più il colore e il carattere d’un tempo: ma tutto è così in ordine, e le luci sono così sapientemente disposte, che non si può non essere conquistati dall’eleganza, dall’armonia delle linee e del colore, d’un tenue verde autunnale, anziché del solito rosso. Un grande protagonista della musica d’oggi ha osservato che se in termini di prestigio non è certamente pensabile comparare il Fraschini alla Scala, altra cosa è farlo in termini di eleganza, suggestione e armonia. Ci si potrebbe insomma spingere a dire che se la seconda avesse lo stile del primo, sarebbe realmente incomparabile. Da quando è stato riaperto, il Fraschini conosce una felice, anzi una sempre più felice stagione. Lo scopo che proponevano i quattro Cavalieri è raggiunto, o forse nuovamente raggiunto e in ogni modo confermato; e possiamo benissimo immaginare che dall’alto del suo busto, nell’atrio, Gaetano Fraschini sorrida soddisfatto sotto i bei baffoni verdiani. 43 • R A S S E G N A N. 1 9 E S TAT E 2 0 0 5 UNA STRUTTURA DI SPETTACOLO DI ALTO LIVELLO QUALITATIVO DI ANTONIO SACCHI PRESIDENTE DELL’ISTITUZIONE TEATRO FRASCHINI L’attività del Teatro “Fraschini” negli ultimi anni è stata importante per diverse ragioni, ma soprattutto per quello che riguarda la serietà e la coerenza della programmazione delle stagioni teatrali e l’oculata gestione economica. Ciò è stato possibile grazie al sostegno da parte del Comune di Pavia e al concorso di privati sempre più sollecitati dal crescente valore socio culturale del Teatro. Il buon lavoro fin qui svolto ha portato il “Fraschini” ad ottenere un sempre più convinto consenso da parte del pubblico pavese; inoltre il Teatro si è progressivamente imposto nell’ambito dello spettacolo italiano come un luogo che conferisce prestigio perché inserisce abitualmente nella sua programmazione artisti di elevata qualità e di grande fama e allestimenti di livello internazionale. Questi risultati hanno favorito il riconoscimento di “Teatro di Tradizione” assegnato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel novembre dell’anno 2003: un traguardo a lungo atteso. Il Teatro “Fraschini” è il teatro pubblico e storico della città di Pavia. Questa condizione lo ha spinto ad essere attento alle esigenze e ai bisogni dei diversi “pubblici”, perseguendo nella sua programmazione un giusto equilibrio tra le proposte più popolari e quelle che possono interessare un pubblico più esigente. Uno degli obiettivi è stato quello di contrastare, da una parte, la corsa all’intrattenimento fine a se stesso e dall’altra di evitare una cultura per pochi privilegiati. In questo contesto si è ben collocata la attenzione rivolta all’Università e al mondo della scuola. I risultati conseguiti sono effettivamente significativi: aumento costante del numero degli abbonati (l’indice di occupancy dei posti a sedere supera l’80% della capienza complessiva del teatro che è di 700 posti); oltre 43.000 spettatori presenti in ciascuna stagione in una città che non arriva a ottantamila abitanti; incassi superiori a euro 600.000, riscontrati al termine di ogni 44 • R A S S E G N A N. 1 9 E S TAT E 2 0 0 5 stagione; valutazioni positive da parte degli spettatori; soddisfazione espressa dagli artisti. Tutto ciò ha confortato quelle scelte di fondo che hanno qualificato il “Fraschini” come struttura di spettacolo di alto livello qualitativo, frequentata con passione e amore dal pubblico, apprezzata anche dai sostenitori economici, in definitiva sempre presente nel tessuto sociale e culturale cittadino. Gli ambiti della programmazione artistica hanno riguardato e riguardano i settori della Lirica, della Prosa, della Nuova Drammaturgia, della Danza, della Musica e dell’Operetta. In particolare per quanto attiene alla Stagione Lirica strategica si è rivelata la partnership con la Fondazione Banca del Monte di Lombardia a favore del progetto “Lirica al Fraschini”. L’intero complesso delle attività del Teatro ha avuto come fedeli sostenitori molti soggetti privati. Con Banca Regionale Europea, ad esempio, sono stati realizzati gli eventi culturali legati all’occasione del Capodanno che hanno visto tra i protagonisti Goran Bregovic e Nicola Piovani, solo per citarne un paio. Questo solido rapporto con soggetti privati ha prefigurato la possibilità di un loro prossimo coinvolgimento “istituzionale” nella gestione del Teatro, assicurandone una partecipazione stabile e definita. Il Teatro Fraschini è, tra l’altro, uno dei protagonisti dell’attività dell’Associazione “I quattro cavalieri” che ha tra i suoi scopi il sostegno alla orchestra “I Solisti di Pavia” diretti dal noto violoncellista Enrico Dindo. Lo sviluppo delle attività potrebbe preludere ad un vero e proprio ruolo guida del Teatro nell’organizzazione di una politica della cultura che riproponga al centro del sistema amministrativo il cittadino come risorsa sociale, economica e morale. 45 • R A S S E G N A N. 1 9 E S TAT E 2 0 0 5