Anche le ferie devono avere senso È vietato oziare

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Anche le ferie devono avere senso È vietato oziare
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LA PROVINCIA
GIOVEDÌ 30 AGOSTO 2012
Lecco Estate
Le vacanze intelligenti - 13
a
La
solidarietà in volo
a
PIERINO PENATI
ristoratore con stella Michelin
A
«Anche le ferie
devono avere senso
È vietato oziare»
N
on è su questa terra il
luogo privilegiato delle vacanze di Pierino
Penati.
Per lui andare in vacanza significa staccarsi in senso letterale dal
suolo e volare.
«Fin da piccolo appena sentivo
un aereo passare, non smettevo
di guardarlo sinché non scompariva. La curiosità per quelle macchine volanti che si libravano nell’aria nonostante la loro grandezza, era enorme. Mi sarebbe piaciuto capire come funzionavano
e chi c’era su quegli aerei che mi
passavano sopra la testa. Così col
passare del tempo sono riuscito a
salirci sopra ed a comprendere
quanto sia bello volare».
Pierino Penati non ha bisogno di
presentazioni. Il ristorante che
porta il suo nome è stella Michelin ormai da tantissimi anni ed è
uno dei fiori all’occhiello della nostra ristorazione. Lo incontriamo
per parlare di vacanze in pieno
agosto, dunque anche per lui il
concetto di vacanza non è quello
legato al luogo comune che vorrebbe vederci staccare dal quotidiano.
«Ho ricevuto da mio padre un’educazione secondo cui tutto si
può fare tranne oziare. E mio
papà parlava poco, ma quando lo
faceva voleva essere ascoltato.
Anche da piccolo, dunque, durante le vacanze estive mi trovava
sempre qualcosa da fare: dal pulire il viale ad andare per funghi.
Da lì ho imparato che qualunque
cosa si faccia deve avere un senso. Per questo non sono capace di
stare con le mani in mano ed anche la vacanza deve avere uno
scopo, altrimenti è tempo buttato via».
La conseguenza di tutto questo
sta nel fatto che anche il volo non
è per Pierino Penati il giochino
della domenica, tanto per fare
qualcosa.
«Con un amico ci siamo detti che
bisognava dare un senso al nostro
volare ed allora eccoci nel 1974 diretti verso il Mali, in Africa, per
incontrare padre Arvedo Godina,
che lì aveva una missione. Teniamo presente che in quegli anni
non si parlava di Africa turistica,
basti dire che fu necessario richiedere un permesso anche per
«Appena sentivo
un aereo passare,
lo seguivo
con gli occhi»
La prima tappa
il Mali, poi il Brasile
per aiutare
chi ha bisogno
scattare alcune fotografie. In ogni
caso arrivammo in una giornata
caldissima in un luogo che sembrava deserto. L’unico suono era
un ticchettio molto simile a quello di una macchina per scrivere.
Lo seguimmo e trovammo padre
Arvedo. L’incontro fu abbastanza curioso perché quando ci vide
e ci sentì parlare in italiano ci
chiese subito da dove sbucassimo
e noi con la più assoluta innocenza rispondemmo "Da Barzanò".
Potete immaginare la festa che ci
fece. Lui peraltro è un grande uomo di chiesa, che sta facendo un
lavoro straordinario e che noi, nel
nostro piccolo, cerchiamo di aiutare».
Se il Mali è stata la prima tappa,
altre ne sono seguite visto che
l’immaginazione e l’intraprendenza di Pierino Penati sono notevoli.
«Padre Arvedo era aiutato da alcune suore il cui ordine aveva una
casa anche in Brasile. È stato naturale progettare un volo verso
quella terra; una traversata dell’Atlantico di grande fascino, per
arrivare in un luogo ricco di contraddizioni».
Gli insegnamenti paterni hanno
lasciato il segno e Pierino Penati
affida ai suoi viaggi il valore aggiunto di un aiuto a coloro che ne
hanno bisogno.
«In generale cerco sempre di fare ogni cosa con un minimo di criterio. Non mi piace buttar via il
tempo. E questo non solo quando
viaggio. L’altro giorno, per esempio, sono stato a Bellagio ed ho
avuto ancora una volta la conferma della bellezza del paesaggio in
cui viviamo».
In questo contesto non può mancare un accenno anche a quella
cucina di cui il Pierino è un rappresentante rinomato.
«Oggi anche la cucina deve puntare all’essenziale. Chi si siede a
tavola vuole mangiare cibi molto
buoni e soprattutto riconoscibili».
A fine anno Pierino Penati ha poi
in serbo una vera sorpresa. «Finalmente riuscirò a pubblicare il
mio libro "Al ristorante come a
teatro". È la narrazione di quello
che accade anche dietro le quinte di un ristorante, scandito dal
ciclo delle stagioni, che per me sono cinque. Alle quattro tradizionali io aggiungo il Natale.
Da piccolo non sono mai riuscito
a godermelo perché i miei avevano l’osteria e si lavorava anche
quel giorno; allora ogni anno il
Natale è per me un giorno speciale, la mia quinta stagione appunto». ■ Gianfranco Colombo
Pierino Penati nel suo orto: «Non sono capace di stare con le mani in mano»